CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia...

25
1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE, CRIMINALE E INVESTIGATIVA Fondazione Guglielmo Gulotta di Psicologia forense e della Comunicazione Gennaio Giugno 2013 IL CAMMINO VERSO UNA SCIENTIFICITÀ DELLA PERIZIA PSICOLOGICA PER L’AFFIDAMENTO DEI FIGLI IN CASO DI SEPARAZIONE E DIVORZIO DOCENTE Avv. Prof. GUGLIELMO GULOTTA ELABORATO di Dott.ssa SILVIA SPANO’

Transcript of CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia...

Page 1: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

1

Psicologia & Giustizia

Anno XV, numero 1

Gennaio – Luglio 2014

CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE, CRIMINALE

E INVESTIGATIVA

Fondazione Guglielmo Gulotta di Psicologia forense e della Comunicazione

Gennaio – Giugno 2013

IL CAMMINO VERSO UNA SCIENTIFICITÀ DELLA PERIZIA

PSICOLOGICA PER L’AFFIDAMENTO DEI FIGLI IN CASO DI

SEPARAZIONE E DIVORZIO

DOCENTE

Avv. Prof. GUGLIELMO GULOTTA

ELABORATO di

Dott.ssa SILVIA SPANO’

Page 2: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

2

INDICE

1. VERSO UNA SCIENZA APPLICATA AL CONTESTO PERITALE……...pag.4

1.1 Dalla consulenza tecnica clinico-tradizionale a quella sistemica.........pag.7

1.2 La tecnica peritale di Gulotta..................................................................pag.9

2. PER DELLE LINEE GUIDA IN MATERIA DI AFFIDAMENTO DEI FIGLI

IN CASO DI SEPARAZIONE E DIVORZIO - L'importanza del "relazionale" nel

sistema psicoforense della famiglia.........................................................................pag.12

2.1 Protocollo Di Milano..............................................................................pag.14

2.2 "La PAS esiste. La PAS non esiste": documento psicoforense sugli ostacoli

alla bigenitorialita’ ed al loro superamento...................................................pag.16

2.3 Le responsabilita' dei Tribunali italiani: la carta di Civitanova

Marche............................................................................................................pag.19

CONCLUSIONI …………………………………………………………………pag.21

BIBLIOGRAFIA…………………………………………………………………pag.24

Page 3: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

3

“Ogni assunzione non prospettata ad essere confutabile

riguardante valutazione sui minori in caso di

affidamento crea delle situazioni a rischio

per i minori in questione” Gulotta, 1983

L’intento di questo contributo è principalmente quello di mostrare l’importanza e la

necessità di tendere verso una maggiore scientificità del contesto peritale in materia di

affidamento dei figli in casi di separazione e divorzio dei genitori. Dopo una sintetica

definizione di cosa sia la perizia in tale ambito e di cosa s’intenda per “scientificità

applicata al contesto peritale”, si è voluto dimostrare come l’importante passaggio tra il

modo tradizionale di fare perizia a quello di stampo prettamente psicologico sia

avvenuto in concomitanza ai grandi mutamenti storico–epistemologici avvenuti dagli

anni ‘70 fino ad oggi. Si è messo in risalto, dunque, come sia divenuta sempre più

chiara l’esigenza di potere disporre di linee guida univoche per ridurre al minimo il

margine di discrezionalità del singolo consulente e per fornire standard professionali e

scientifici non solo per i medesimi, ma anche per magistrati e legali che tutti i giorni

hanno a che fare con il difficile compito di collaborare per la scelta della migliore

soluzione affidataria, non solo nel qui ed ora, tenendo sempre a mente la dimensione

prognostica delle decisioni giudiziarie.

A seguire, all’interno della perizia di stampo psicologico, si è voluta approfondire una

prospettiva valorizzata solo negli ultimi anni, seppur presente da tempo all’interno del

contesto peritale: la perizia propriamente detta “sistemica”, il cui precursore fu

Guglielmo Gulotta già negli anni ’70 e, a seguire, Vittorio Cigoli ed altri professionisti

i quali hanno ritenuto valida e maggiormente efficiente tale prospettiva. Questo modo di

intendere e svolgere la perizia tende a volere utilizzare “in senso relazionale il contesto

consulenziale” (Cigoli & Iafrate, 1983), assumendo come criterio-guida "la continuità

dell’esercizio delle funzioni genitoriali" (Gulotta, 1983), differenziandosi notevolmente

dalla vecchia concezione di “genitore psicologico” (J. Goldstein, A. Freud, A. Solnit,

1973), riflesso anche di una maturazione culturale e legislativa in materia di

affidamento di minori. Infine, nell’intento di potere dimostrare l’importanza di

proseguire nel cammino di ricerca di un comune e validato “modus operandi” nelle

pratiche di valutazione in materia di affidamento, è stata fatta un’importante rassegna di

Page 4: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

4

alcuni documenti creati per tale scopo dai professionisti più illustri nel panorama

psicogiuridico italiano in materia di affidamento, mettendo in evidenza, nella parte

conclusiva, i punti essenziali dell’ultimo convegno su questo tema, “Genitorialità e

bigenitorialità” tenutosi a Padova il 16 febbraio 2013 che è voluto essere una sintesi di

tutte le recenti evoluzione in tale cammino.

1. VERSO UNA SCIENZA APPLICATA AL CONTESTO PERITALE

La perizia in materia di affidamento è uno strumento adeguato alla tutela del minore

(Malagoli Togliatti & Lubrano Lavandera, 2003) e si riferisce ad un’attività

essenzialmente diagnostica e non terapeutica (Camerini, Volpini, Lopez, 2011),

finalizzata allo studio dei rapporti interpersonali fra i componenti della famiglia. Il Ctu

viene chiamato dal giudice come suo ausiliario, in base alla normativa del codice di

procedura civile, mantenendo un punto di vista obiettivo ed imparziale. Allo psicologo,

infatti, non spetta il compito né di prendere le decisioni, di competenza del giudice, né

di difendere una delle due parti, compito proprio dei legali (Bricklin, 2005).

Ciò che solitamente viene richiesto allo psicologo come consulente in materia di

affidamento è uno studio approfondito delle caratteristiche psicologiche e delle capacità

educative dei genitori, così come delle modalità con le quali i figli percepiscono e

vivono i rapporti con essi e, attraverso la stesura di una relazione, presentare al giudice

una valutazione accurata ed il più possibile aderente alla realtà in modo da consentire di

scegliere le modalità di affidamento più opportune per la situazione specifica (ibid.).

E’ ormai assodato quanto i procedimenti di affido siano delicati e specifici e la

superficialità e la soggettività con le quali, spesso, i professionisti si calano nel valutare

le situazioni attorno al minore possono essere spesso molto pericolose, non potendo

disporre di strumenti specifici e culture di riferimento scientifiche che possano

consentire un approccio unitario, chiaro ed in linea sia con l’attuale legge 54 del 2006,

con la stessa Costituzione italiana (art. 30) e con le Convenzioni Internazionali

riguardanti il fanciullo. Le conclusioni che ne trae il perito non sono sottoponibili a

nessun controllo e l’unica garanzia, non sempre verificabile, è la supposta

professionalità, deontologia ed esperienza del Ctu (Cesarano e Lomuscio, 1983). Fino a

Page 5: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

5

questo momento sono mancate delle norme che abbiano disciplinato l’utilizzo di

metodologie cui il consulente deve attenersi per seguire le sue indagini (Bricklin, 2005).

La mancanza di una cultura di riferimento è evidente anche nello stesso ambiente

giuridico, in quanto, come evidenziato anche dalle ultime sentenze in materia di

affidamento, non esistendo una linea guida che unisca le varie professionalità nei

procedimenti affidatari, si crea un contesto frammentato e pieno di crepe, in cui le scelte

molto spesso riflettono le contraddizioni di un cattivo funzionamento del sistema

giudiziario e, dunque, anche di quello psicogiuridico.

Oggi, nella cultura contemporanea, la scienza è diventata il Paradigma Del Sapere;

diventa, dunque, necessario sviluppare dei criteri di valutazione che assicurino

oggettività alle conclusioni raggiunte dagli esperti attraverso le evoluzioni ed i mezzi

scientifici. In generale, affinchè i risultati di un procedimento valutativo possano essere

dichiarati scientifici, bisogna che siano presenti i seguenti requisiti:

la “falsificazione” dei giudizi espressi in considerazione di tutte le ipotesi alternative

e del loro grado di validità;

la “verificabilita” attraverso l’analisi degli elementi osservati;

l’affidabilità e la replicabilità delle tecniche utilizzate ovvero la probabilità di

ottenere i medesimi risultati a partire dai riscontri svolti da osservatori diversi

(Camerini, Volpini, Lopez, 2011).

Ne consegue che per effettuare adeguati procedimenti valutativi in materia di

affidamento bisogna tener conto di vari aspetti:

uso di protocolli che fungano da piattaforma comune a chi si imbatte nel terreno

delle Ctu in materia di affidamento. Come si avrà modo di illustrare, più avanti,

infatti, il Protocollo di Milano, così come il Pronunciamento della Bigenitorialità e

la Carta di Civitanova, sono stati creati con lo scopo di fornire linee guida

univoche ai professionisti del contesto psicogiuridico, così come a far confluire le

scoperte e le nozioni proprie della psicologia, intesa come scienza, con la cultura

legislativa attuale in materia di minori;

Specificità delle competenze dello psicologo in veste di consulente.

Allo psicologo consulente non basta condurre un assessment psicologico sul

bambino, sugli adulti e sulla famiglia; servono anche buone conoscenze della

psicopatologia del bambino, della famiglia e dell’impatto che il divorzio può avere

Page 6: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

6

sui figli così come la familiarità con le procedure legali riguardanti il divorzio, e la

determinazione della custodia, e buone conoscenze delle ultime scoperte

scientifiche e professionali in merito alle procedure ed ai metodi di selezione ed

osservazione dei dati;

molteplicità dei metodi e presenza di più fonti per la raccolta dei dati per consentire

una maggiore validità nella scelta della migliore custodia per il minore (Brickling).

Ciò significa l’uso sia di metodologie formali, di strumenti cioè caratterizzati da

una struttura convenzionale (i test), ma anche di metodologie informali, cioè di

strumenti la cui struttura si vada delineando nel corso dell’interazione a partire

dagli obiettivi e dal paradigma di riferimento del consulente: colloquio,

osservazione diretta di ciascun genitore con il bambino, o del bambino con

entrambi i genitori, nello svolgimento di un compito, uso di videoregistrazioni,

colloqui con altre persone significative, indagine ambientale relazionale;

uso di test specificatamente validati per il contesto peritale in materia di

affidamento. All’interno delle metodologie formali, a parte quelli già utilizzati

tradizionalmente: si distinguono i test aspecifici, cioè non specificatamente creati

per essere utilizzati nel corso di consulenza tecniche in materia di affidamento dei

figli (fra questi si ricordano il Children’s report of parental behavior (Crpb),

Family Relation Test (FRT), Indicatore dei rapporti familiari (IRF), Million

clinical inventories), ma che risultano comunque adattabili a tale ambito (Gulotta,

1997), ed i test specifici, quelli appositamente creati per le situazioni di

affidamento in casi di separazione e divorzio

nuovi criteri nella ricerca del genitore affidatario.

Ciò significa fare riferimento a dei criteri che tengano maggior conto della dimensione

relazionale dei componenti di una famiglia come ad esempio il criterio dell’accesso

all’altro genitore e l’individuazione delle risorse latenti, possibilmente, presenti nel

sistema familiare, al di là della conflittualità emergenti nella dimensione coniugale

della coppia; ciò per facilitare la ristrutturazione del sistema nella fase post separativa:

“attenuare il più possibile il conflitto coniugale e migliorare al massimo le condizioni

della prole” (Cigoli, Gulotta, Santi, cap. 5, p. 142). Diventa chiara l’importanza della

valutazione delle capacità genitoriali, in quanto dato della relazione ritenuto indicatore

molto importante sia rispetto al fanciullo che all’altro coniuge. Tecnicamente, inoltre,

Page 7: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

7

allo studio strutturale delle interazioni familiari, si affianca anche lo studio prognostico

della famiglia: prevedere, a partire dalla situazione attuale, la strutturazione che le

relazioni potranno assumere dopo lo scioglimento del sistema coniugale ed il

successivo affidamento dei figli.

1.1 DALLA CONSULENZA TECNICA CLINICO-TRADIZIONALE A QUELLA

SISTEMICA

“… resomi conto che ascoltando i partners separatamente … si era portati involontariamente a dare ragione a chi

era più capace di farsela dare …, trovai interessante la possibilità di trarre dati dalla osservazione dei partners

insieme, magari con il figlio da affidare …”

(Gulotta, 1997)

L’impianto psicogiuridico in casi di affidamento di minori è stato influenzato sia dalle

evoluzioni storico-legislative avvenute nei vari decenni, a partire dagli anni ’70 ad oggi,

al livello nazionale ed internazionale (P. Bisio, N. Selvaggi, 1983), sia dagli studi

psicologici sull’infanzia e sul divorzio: si pensi alla legge sul divorzio, alla modifica del

diritto di famiglia, così come alle influenze di contesti culturali più ampi, quali ad

esempio la propagazione delle Convenzioni riguardanti il Diritto del Fanciullo

(Convenzione di New York, quella Europea sull’esercizio del diritto sui minori). Tutto

ciò ha consentito la diffusione all’interno del contesto culturale e legislativo del

cosiddetto principio della bigenitorialità, il diritto cioè di ogni fanciullo “ad

intrattenere contatti diretti con entrambi a meno che ciò non sia contrario al suo

interesse preminente” (ART. 9 C.N.Y).

È anche interessante notare come a tale evoluzione epistemologica generale siano

seguiti, all’interno del contesto psicogiuridico, altri mutamenti in ambiti più specifici.

Ad esempio:

nella conduzione della perizia, si ha l’importante passaggio dalla cosiddetta Perizia

Psichiatrica a quella di stampo Psicologico; in particolare, dagli anni ’70 in poi

viene delineata la “Perizia Sistemica”.

i quesiti posti dal magistrato, il quale modifica il proprio meta contesto (tale

termine, proveniente dall’approccio sistemico-relazionale, si riferisce all’insieme di

idee, pensieri e valori che guidano in modo inconsapevole l’operato del giudice,

riflettendo l’ambiente socio-culturale in cui è inserito) dirigendo il lavoro del

Page 8: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

8

consulente sempre più verso uno studio relazionale dei componenti della famiglia;

infatti, mentre prima l’interesse principale del giudice era individuare il genitore più

idoneo (“genitore psicologico”), riflesso spesso di una inconscia compartecipazione

dello stesso, insieme ai legali delle parti, alle dinamiche conflittuali che si

sviluppavano fra gli ex coniugi –l’una a scapito dell’altro-, dagli anni ’90 in poi, e

via via sempre più attualmente, diventa prioritaria la tutela del minore (minore da

oggetto di tutela a soggetto avente dei diritti), e secondaria quello degli adulti, e di

conseguenza la continuità della relazione di quest’ultimo con entrambi i genitori.

Oggi, nonostante questa lenta, ma progressiva attenzione alle interazioni familiari nei

procedimenti di affidamento dei figli in casi di separazione coniugale, non è ancora però

presente un Paradigma peritale definito che sia di riferimento e guida per tutti coloro

che lavorano in tale ambito e che concretizzi il diritto alla bigenitorialità di ogni

fanciullo, pietra cardine ormai sia del contesto legislativo nazionale (Art 155 bis c.p.c,

art 30 Costituzione) che di quello internazionale.

Fino a non molto tempo fa il consulente dei tribunali era uno psichiatra, o tutt’al più, un

neuropsichiatra infantile, sia nei procedimenti penali che civili, compresi quelli

riguardanti la separazione coniugale ed il relativo affidamento dei figli. In quel contesto,

il ruolo dello psicologo era solo quello di testista. Tutto ciò iniziò a mutare con l’entrata

in vigore, nel 1975, del nuovo Diritto di Famiglia, attraverso il quale più che soffermarsi

esclusivamente sulla presenza di patologie, o segni gravi di immoralità, in uno dei due

coniugi, venne data maggiore attenzione all’influenza dei fattori psicologici nelle

situazioni da esaminare segnando il passaggio dalla cosiddetta perizia di stampo

psichiatrico a quella di stampo via via più psicologico. Ci si rese sempre più conto della

ricchezza di informazioni rinvenibile dallo studio della relazioni, dati che non si

sarebbero potuti recapitare dalla valutazione delle singole individualità, in quanto al di

fuori della consapevolezza della famiglia.

La Perizia Psichiatrica, attualmente, ha l’obiettivo di stabilire le condizioni di salute

psichica di un soggetto e la sua capacità di intendere e di volere; per questo è utilizzata

maggiormente in ambito penale e, dunque, per accertare o meno la presenza

nell’imputato di un vizio di mente (Cesarano, 1997), classificandolo sistematicamente

all’interno di categorie morbose prestabilite e constatando, anche, il livello di eventuale

Page 9: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

9

compromissione delle sue funzioni psichiche (A. Quadrio, C. Cappellaro, L. Rizzardi,

1980).

La Perizia Psicologica, inclusa quella specificatamente Sistemica, invece, non ha mai

avuto a che fare con l’individuazione di segnali patologici di uno o di entrambi i

genitori e, pertanto, non si tratta di una diagnosi nosografica. Il concetto chiave è quello

di “relazione”, in quanto suo obiettivo è la valutazione, non solo delle caratteristiche

personali dei soggetti in esame, ma anche dei rapporti interpersonali fra i componenti

della famiglia.

Nasce l’esigenza di studiare le personalità in relazione alle altre: padre e figlio, madre e

figlio, dei coniugi insieme, dell’intera famiglia, dei vari componenti con altre persone

che partecipano direttamente o meno alla situazione in esame (nonni, conviventi).

1.2 LA TECNICA PERITALE DI GULOTTA

Fu Guglielmo Gulotta, negli anni ’70, a tentare l’ardua impresa di uscire dalla vecchia

concezione consulenziale, nella quale fare perizia equivaleva alla ricerca del genitore

affidatario più idoneo, spesso a scapito dell’altro; egli volle liberarsi dall’obiettivo,

spesso fallimentare e non utile ai fini del benessere del minore, di attribuire torto o

ragione alle parti ascoltandole separatamente, dando molta importanza al concetto di

“relazione” all’interno della famiglia, attraverso l’uso di metodologie multiple e

specifiche di raccolta dati e di strumenti creati ad hoc per il contesto di valutazione in

questione.

Per sistema, s’intende “un insieme di unità organizzate fra loro ed interagenti”; in altre

parole ci si riferisce a come le singole particelle (unità) siano in scambio continuo

(organizzate) ed interagenti allo scambio di informazioni e di messaggi tra le unità. Tale

definizione applicata ai sistemi umani, in questo caso la famiglia, significa che

quest’ultima, in quanto sistema, sia qualcosa di più della somma dei singoli elementi

che la compongono; significa anche che esiste uno scambio continuo fra i suoi

componenti e che, in conseguenza di ciò, le informazioni ricavabili dallo studio

dell’intero sistema, e dei sottosistemi, non sia equivalente a ciò che si può raccogliere

dalla valutazione delle singole persone. Partendo da tali presupposti, Gulotta definisce il

gruppo familiare come “un insieme interrelato in cui il comportamento, le emozioni e

Page 10: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

10

gli atteggiamenti di ciascuno sono in relazione con quelli di tutti gli altri” (Gulotta,

1997, p.23).

La tecnica peritale di Gulotta applicata in materia di affidamento può essere sintetizzata

attraverso i seguenti punti:

Scopo. Studio ed osservazione dei componenti della famiglia attraverso colloqui

individuali, ma anche e soprattutto in interazione con gli altri, non negando che si tratti

di un contesto di lite e conflitto e partendo dal principio proprio, ormai, sia del diritto

(L. 54/2006, diritto alla bigenitorialità del fanciullo) che della psicologia (le ricerche

confermano come, fra le variabili relazionali più predittive di un buon adattamento dei

figli alla situazione post-separazione, ci sia la buona relazione dei figli con entrambi i

genitori (Dunlop e Burns, 1988; Demo, 1992, Simons e coll., 1994), andando al di là

dunque di metodologie e tecniche che potrebbero rinforzare la conflittualità fra i coniugi

(quando ad esempio la valutazione peritale ha come obiettivo l’individuazione del

genitore più idoneo);

Criteri da valutare per l’affidamento. Diviene fondamentale il criterio della continuità

dell’esercizio delle funzioni genitoriali e, più nello specifico, il criterio dell’accesso

all’altro genitore. Un genitore viene valutato idoneo specialmente se:

protegge sinceramente agli occhi del figlio l’immagine dell’altro genitore,

consapevole che il piccolo abbia idealmente bisogno di entrambi;

sopperisce ai suoi bisogni fisici, materiali e psicologici;

genera nel bambino un senso di fiducia in se stesso.

Metodi e strumenti. Vi è l’uso di più metodologie (provenienti dai racconti dei soggetti

stessi che dalle osservazioni), confrontabili fra loro: colloqui-individuali e congiunti-,

somministrazione di test, osservazioni videoregistrate dei membri della famiglia, con

particolare attenzione non solo ai contenuti delle comunicazioni, ma anche ai processi

comunicativi che si osservano fra i membri.

Vengono usati, inoltre, diversi strumenti, sia specifici, come già accennato, quale

l’intervista strutturale di Watzlawick, il cuore della tecnica peritale di Gulotta ed il

Disegno Congiunto della famiglia –elaborato, come si avrà modo di vedere più avanti

nella trattazione- in secondo momento da V. Cigoli- così come alcuni test aspecifici

quali il Blacky test (Blum, 1971), un test proiettivo per bambini, l’Indicatore delle

Page 11: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

11

relazioni familiari, per lo studio della percezione che ogni soggetto ha delle relazioni

con gli altri familiari, il Reattivo delle frasi di Sacks per gli adulti.

A partire dalla tecnica sistemica elaborata e sperimentata dal professore Gulotta nel

campo dell’affidamento dei figli in casi di separazione dei genitori, furono fatti poi

importanti passi nel cammino di ricerca di metodologie sistematizzate che potessero

consentire al consulente psicologo di avere una visione della famiglia come unità

interagente e non come somma dei singoli componenti. Fu Vittorio Cigoli, un

decennio più tardi, infatti, a prendere fra le mani le perizie sistemiche eseguite da

Gulotta, approfondendo la concezione di sistema all’interno dello studio delle

famiglie in casi di separazione, comprendendo anche in tale ricerca il ruolo non

marginale del sottosistema giudiziario ed elaborando il cosiddetto “DISEGNO

CONGIUNTO”, attraverso il quale ricavare una classificazione tipologica delle

configurazioni familiari. Si tratta di uno strumento grafico interattivo, costruito con

un sistema di codifica e di valutazione strutturato ed analitico, Vi sono diverse fasi:

1) la Strutturazione del setting: per l’esecuzione del disegno; 2) l’accoglienza della

famiglia: lasciando ai membri, soprattutto ai bambini, il tempo di familiarizzare con

l’ambiente e le figure presenti (CTU, CTTP, ecc.); 3) Definizione del compito e

consenso: specificando che il disegno da svolgere serve semplicemente per avere un

quadro più completo ai fini della perizia. 4) Consegna del materiale: viene

consegnato alla famiglia un foglio formato A3, matite, gomme e colori. Il tempo

impiegato per l’esecuzione del disegno varia in media dai 15 ai 20 minuti; 5)

Osservazione: si osserva il grado di partecipazione dei diversi membri della

famiglia, l’utilizzo dello spazio (vicinanza/distanza tra i vari membri durante

l’esecuzione, esclusione di un membro, etc.); l’utilizzo del materiale (utilizzo dei

colori, eventuali cancellature, etc.) 6) Discussione sul compito svolto: si discute

insieme alla famiglia sul disegno, facendo in modo che la famiglia racconti i vari

personaggi disegnati e il tema del disegno. Questa fase può risultare molto utile per

far vedere alla famiglia un nuovo modo di comunicare (quello espressivo, oltre

quello verbale) così come la possibilità di avere uno spazio e un tempo comune,

nonostante gli eventuali conflitti presenti.

In uno dei testi scritti da V. Cigoli con lo scopo di diffondere la tecnica sistemica,

intitolato “Il legame disperante” (Cigoli, Galimberti, Mombelli, 1988) si legge: “con i

Page 12: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

12

self report gli individui si pongono al di là del loro sistema di appartenenza e dentro

una relazione diretta con il ricercatore. […] Se al centro dell’attenzione invece c’è

l’interazione fra persone […] il fuoco attenzionale si viene a trovare all’interno della

famiglia […] i sui membri si confrontano attraverso uno strumento”. Nel caso del

disegno congiunto, ad esempio, sulla base di un compito da svolgere insieme “il

ricercatore cerca di cogliere ciò che caratterizza la famiglia in quanto gruppo,

osservando le interazioni” (ibid., p. 41).

A parte gli strumenti suddetti, attualmente fra i test ritenuti validi per lo studio del

sistema familiare in materia di affidamento, in particolare rispetto alla valutazione delle

competenze genitoriali, la letteratura, internazionale e nazionale, propone una vasta

gamma di strumenti: fra questi l’ACCESS (A Comprehensive Custody Evalution

Stanard System) di B. Bricklin, composto a sua volta da 5 test (PORT, PPCP, APSIP,

BPS, PASS), l’APS-I (Assessment of Parental Skills-Interview) di G. B. Camerini e

collaboratori ed il Lousanna Trilogue test.

2. PER DELLE LINEE GUIDA IN MATERIA DI AFFIDAMENTO DEI FIGLI

IN CASO DI SEPARAZIONE E DIVORZIO

L'importanza del "relazionale" nel sistema psicoforense della famiglia

“Questa è l’epoca della sistemica e quello che conta non è solo capire quale

sia la personalità dei singoli coniugi, ma anche la natura della relazione, la

qualità parentale, le capacità genitoriali e la misurazione di quest’ultime....se

c’è materia scientifica il giudice, il peritus peritorum, sarà maggiormente

propenso a fare tesoro del suo lavoro, è la scienza che decide… è la scienza

l’unico paradigma del sapere"

(G. Gulotta, G Camerini, Padova, Febbraio 2013)

In questo capitolo saranno passati in rassegna tre documenti, creati con lo scopo di

fornire linee guida univoche ai professionisti del contesto psicogiuridico, così come a

far confluire le scoperte e le nozioni proprie della psicologia, intesa come scienza, con

la cultura legislativa attuale in materia di minori:

Page 13: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

13

• il PROTOCOLLO DI MILANO1 creato nel Marzo 2012, dai professionisti

più illustri del panorama psicoforense nazionale, per donare una struttura

scientifica ai procedimenti consulenziali in tema di affidamento;

• il PRONUNCIAMENTO PER IL DIRITTO ALLA BIGENITORIALITÀ2

(Ottobre 2012) per chiarire le idee fuorvianti in merito all’Alienazione

Parentale;

• la CARTA DI CIVITANOVA3 (Dicembre 2012), in relazione al bisogno di

incentivare i tribunali italiani a sanzionare le violazioni dei diritti minorili,

primi fra tutti quello alla bigenitorialità ed al rispetto della vita privata e

familiare.

Le parole chiave diventano dunque:

• il concetto di RELAZIONE, nella valutazione delle dinamiche familiari,

andando oltre la rilevazione di singoli tratti di personalità nei soggetti da

esaminare,

• i DIRITTI RELAZIONALI, ormai caposaldo della cultura legislativa

internazionale, cioè il diritto di ogni soggetto, adulto o bambino che sia, a

vivere in modo sano le proprie relazioni, prima di tutto quelle familiari, in

quanto alla base della formazione della sua personalità e delle capacità di stare

nel mondo;

• il concetto di SISTEMA (e dunque l’importanza di tenere conto del contesto

sia familiare che del più ampio contesto psicogiudiziario) corrispondente al

riconoscimento dell'influenza che ogni singolo intervento in materia di

affidamento -quale ad esempio quello di un magistrato, di un avvocato o di un

consulente- ha rispetto all’obiettivo finale che è la tutela del fanciullo.

Fenomeni quali l’alienazione parentale, le tremolanti metodologie

argomentative di cui si servono spesso i consulenti nelle loro valutazioni o la

1 http://www.psicologiagiuridica.eu/psicologia-giuridica/43-separazioni-e-divorzi/300-protocollo-di-milano.html 2 http://www.psicologiagiuridica.eu/psicologia-giuridica/43-separazioni-e-divorzi/338-documento-psicoforense-

sugli-ostacoli-bigenitorialita.html

3 http://www.arcobaleno.re.it/Data/Sites/1/documenti/documentieventi/carta-di-civitanova-marche-def.pdf

Page 14: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

14

delega senza controllo dei tribunali italiani ai servizi territoriali, considerati

adesso in una prospettiva sistemica fanno emergere il bisogno, ormai primario,

di tendere verso un’univocità delle concezioni e degli interventi nei

procedimenti psicogiudiziari in materia di minori e famiglia.

2.1 PROTOCOLLO DI MILANO

L’esperto impiega più strumenti al fine di garantire accuratezza ed obiettività…

utilizza metodi integrati e strumenti di osservazione …impiega, pertanto, una metodologia,

dei criteri di valutazione e degli strumenti pertinenti rispetto all’oggetto

di indagine ed accertati dalla comunità scientifica

Protocollo di Milano, art. 8 (in ruoli e limiti del consulente)

Com’è accaduto in ambito penale minorile con la Carta di Noto, il bisogno che

soggiace alla creazione del Protocollo di Milano risiede principalmente nella volontà di

spingere il contesto psicoforense verso una scientificità dei procedimenti consulenziali

in tema di affidamento e di sistematizzare, finalmente, decenni di studi e ricerche,

nell’intento di mettersi al passo con le evoluzioni scientifiche in tema di famiglia ed

infanzia e con l’attuale cultura legislativa internazionale (“Convention on the Rigths of

the Child” approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre

1989, la Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli, redatta a

Strasburgo il 25 gennaio 1996 e il Regolamento n.2201/2003 Bruxelles II bis ed i

principi dell’American Psychology Association).

Il documento rappresenta un riferimento concettuale, normativo, procedurale e

metodologico, per consentire al consulente psicologo di sviluppare un’identità

professionale adeguata alle proprie funzioni e per acquisire metodologie atte a

consentire una maggiore validità dei procedimenti valutativi in materia di affidamento.

Il protocollo inoltre è utile indirettamente anche a tutti coloro (i legali, il magistrato, le

parti in questione) coinvolti nei procedimenti giudiziari in casi di affidamento, per

spingerli verso una collaborazione tendente prima di tutto a garantire la tutela reale del

minore.

Nella prima parte del documento viene messo in evidenza il momento in cui si struttura

l’idea sostanziale per la creazione del protocollo, il convegno tenutosi a Milano nel

Marzo 2012, organizzato dalla Fondazione Guglielmo Gulotta e dall'Ordine degli

Page 15: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

15

Avvocati di Milano e dall'AIAF Lombardia; vi è, poi, una parte incentrata

principalmente sugli aspetti deontologici e procedurali della consulenza e, l’ultima

parte, in cui è proposta una guida metodologica, particolarmente interessante rispetto ai

fini della trattazione, in quanto vengono chiariti sia gli obiettivi cardini della valutazione

dello psicologo in veste di consulente che l’oggetto di indagine così come i metodi e gli

strumenti da utilizzare per una valutazione accurata.

Rispetto agli obiettivi della valutazione, si nota come il protocollo sia del tutto in linea

con la pietra cardine ormai in materia di affidamento al livello internazionale

corrispondente al diritto alla bigenitorialità. La finalità principale diventa, infatti, la

rilevazione prognostica delle possibilità di una buona riorganizzazione del sistema

familiare dopo l’evento separativo, attraverso l’individuazione del tipo di risorse della

famiglia, oggetto di valutazione, affinché l’evento separativo non sia percepito come

rottura totale, ma come un processo che, se giustamente svolto, attraverso interventi

psicogiudiziari adeguati, può aiutare quest’ultima a ricostruirsi.

Più che la rilevazione dei tratti caratteristici di ogni singolo soggetto, l’oggetto di

indagine della valutazione psicoforense diventa adesso complesso, in quanto bisogna

indagare diverse aree, corrispondenti ad esempio alle cause scatenanti il conflitto

parentale, alla qualità del legame di ciascun genitore con il figlio, all’individuazione

delle disfunzionalità e delle risorse potenziali e residue della famiglia, individuali e

relazionali, così come quelle del contesto allargato, sia pubblico che privato. Di

fondamentale importanza diviene la valutazione delle capacità genitoriali (funzioni di

cura, protettiva, empatica, organizzativa e di accesso all’altro genitore), un dato ormai

indubbiamente indicativo sia rispetto all’attuale funzionamento del sistema familiare

che, al livello prognostico, della possibilità di un buon adattamento o meno della

famiglia nella fase post-separativa.

Nel protocollo, la metodologia sistemica viene proposta come via maestra atta a

consentire uno studio più accurato della famiglia nel contesto forense, come già

descritto a proposito della tecnica peritale di Gulotta, nonostante essa, anche se in

maniera via via più ridotta, stenti ad essere accettata come modalità in grado di dare

maggiori informazioni sulla famiglia.

Page 16: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

16

2.2 "LA PAS ESISTE. LA PAS NON ESISTE": DOCUMENTO

PSICOFORENSE SUGLI OSTACOLI ALLA BIGENITORIALITA’ ED AL

LORO SUPERAMENTO

“I giudici della Cassazione si perdono nella sterile polemica

se la PAS esista o meno, ma il problema è un altro:

la legge garantisce al minore il diritto a mantenere

un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi

i genitori e stabilisce che nel caso in cui madre

o padre ostacolino questo rapporto l’affido

condiviso può essere revocato. I giudici applichino le leggi”

Giorgio Vaccaro, avvocato esperto in diritto familiare4

La PAS è un fenomeno individuato per la prima volta, nel 1980, da R. Gardner, che

può colpire i figli di genitori separati in presenza di accese conflittualità fra gli ex

coniugi; si manifesta attraverso un ingiustificato e netto rifiuto di avvicinare uno dei

due genitori (genitore alienato), in seguito alla “programmazione” ed al “lavaggio del

cervello” eseguito dall’altro (genitore alienante). Non si può parlare di PAS in quei

casi in cui sia riscontrata una vera e propria violenza verso il minore, in quanto

l’alienazione di risposta da parte del bambino sarebbe giustificata.

Il dubbio sull’esistenza della PAS crea molte scissioni nel sistema giudiziario, ma anche

in quello scientifico internazionale, in quanto non è tutt’ora confermata la sua validità

come malattia mentale nel DSM IV, nonostante però ne sia previsto il suo inserimento

nella prossima edizione del manuale all’interno dei Disturbi relazionali3. La SINPIA

(Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), invece,

contempla tale fenomeno nelle linee guida in tema di abuso dei minori (SINPIA, 2007).

Tutto ciò comporta una gran confusione nel sistema giudiziario, in quanto alcuni giudici

partono dal presupposto che se la PAS non è ammessa fra le malattie mentale, allora

non esiste.

Il documento sugli ostacoli alla Bigenitorialità, denominato anche “Pronunciamento per

il diritto alla Bigenitorialità”, nasce proprio dalle numerose controversie, critiche e

scissioni in merito all’Alienazione Parentale che hanno travolto il sistema giudiziario e

la comunità scientifica internazionale negli ultimi tempi. Tale documento, creato dal

Page 17: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

17

medesimo movimento di studiosi che si è impegnato per la realizzazione del Protocollo

di Milano, si propone di definire il fenomeno dell’alienazione parentale come una

malattia della relazione (Gulotta, 2011) e non una problematica individuale, chiarendo

che, ai fini legislativi e tutelanti il minore, è importante prima di tutto riconoscere

nell’esistenza del fenomeno del rifiuto immotivato di un figlio verso un genitore la

violazione del diritto alla bigenitorialità, e che il suo non riconoscimento “a che fare

con il commettere un errore grossolano e fuorviante” (Pronunciamento al diritto alla

Bigenitorialità, art. 10) e, dunque censurabile, ostacolando seriamente i potenziali di

sviluppo psicoevolutivo del minore coinvolto. D'altronde, neppure il mobbing e lo

stalking sono riconosciute come malattie mentali, o sindromi, ma ne sono stati

dimostrati comunque gli effetti deleteri su chi ne è stato vittima (Gulotta, Convegno

Padova, 2013).

Due sentenze molto recenti della stessa sezione della Cassazione, rispettivamente la n.

5847/13 del 12 Febbraio 20134 e la n. 7041/13 del 6-20 marzo 2013

5, riflettono le

crepe presenti attualmente nel sistema psicogiudiziario a proposito della PAS. Nei

suddetti casi, infatti, nonostante la sezione fosse composta dal medesimo presidente,

sono state espresse posizioni diametralmente opposte rispetto allo stesso fenomeno: la

Sentenza n. 5847 dell’8 marzo 2013 della Cassazione, propone il caso di una

separazione personale di coniugi e del conseguente affidamento congiunto dei figli

minorenni, prima, e poi, a seguito di giudizio di appello, trasformato in esclusivo alla

madre, poiché la Corte di appello, in base a quanto riportato da una relazione del

servizio di Psichiatria competente, ha riconosciuto come causa del comportamento

negativo dei figli verso l’altro genitore, gli atteggiamenti ostruzionistici del padre, che

ha screditato la figura materna ed ostacolato gli incontri, danneggiando l’equilibrio

psicofisico dei figli. La Cassazione conferma il verdetto della Corte di Appello

riconoscendo l’“esistenza di una sindrome di alienazione parentale causata da pressioni

paterne” (ibid.). Interessante notare, inoltre, come, in tale caso, la Cassazione respinga

anche l’audizione dei minori, nonostante l’età di questi risultasse adeguata, motivando

tale scelta dal fatto che la forte pregnanza della condotta ostruzionistica paterna non

avrebbe consentito ai figli di esprimere le loro reali intenzioni.

4 http://www.personaedanno.it/attachments/article/42027/5847.2013%20testo.doc 5 http://www.magistraturademocratica.it/mdem/qg/articolo.php?id=74

Page 18: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

18

La Sentenza della Cassazione 7041/2013, depositata il 20 marzo 2013, invece,

corrisponde all’ultima sentenza espressa rispetto al caso del bambino di Cittadella. Tale

caso, inizia, come il precedente, con l’evento separativo di due coniugi e con il

conseguente ed iniziale affidamento in primo grado alla madre. In seguito, la Corte di

appello, dopo la CTU, decide di affidare il minore al padre, inserendolo in una struttura

residenziale educativa, poichè la madre risultava alienante rispetto alla figura paterna. In

base alle conclusioni del consulente, la signora non aveva per nulla incoraggiato o

favorito la ricostruzione del rapporto con il padre, mantenendo in realtà un controllo ed

un potere assoluto sul figlio, presentando, dunque, un deficit nelle capacità genitoriali e,

nello specifico, un’inadeguatezza rispetto al "criterio dell’accesso all’altro genitore",

che sappiamo essere, allo stato dell’arte, un criterio fondamentale per garantire

l’equilibrio psicofisico dei figli e dunque il loro diritto alla bigenitorialità. La madre

poneva ricorso in Cassazione, la quale rigettando il verdetto della Corte, ha sostenuto

che i giudici della Corte di appello si siano affidati alle conclusioni della consulenza

tecnica sull’accertamento della PAS, senza però valutare la validità sul piano scientifico

di tale patologia e non tenendo conto che tale teoria non risulti ancora scientificamente

consolidata. In questo caso la Cassazione non ha riconosciuto, dunque, la validità

scientifica della PAS:

“di certo non può ritenersi che, soprattutto in ambito giudiziario, possano adattarsi delle soluzioni

prive del necessario conforto scientifico” (Sentenza della Cassazione 7041/2013)

Rispetto all’ultima sentenza sopradetta, recentemente la SINPIA ha ammonito le

autorità giudiziarie “che non devono sostituirsi alla comunità scientifica” e ha fatto un

esplicito riferimento ad una sentenza del 2010, la Cozzini (Cass. Pen. 17.09.10, n.

43786), nella quale, fra i criteri di scientificità di una teoria, è direttamente confermata

la generale accettazione della stessa da parte della comunità di esperti (ibid.). Dato che

l’esistenza dell’alienazione parentale, dunque, risulta confermata da un’ampia

letteratura nazionale ed internazionale, pare che anche la Cassazione nella sentenza

7041 abbia omesso alcune considerazioni importanti e valide rispetto a tale fenomeno.

Tutto ciò ha dei risvolti importanti anche per il consulente psicologo, il quale deve

armarsi di scientificità ed accuratezza attraverso una formazione specifica, l'uso di

Page 19: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

19

strumenti validati, di metodologie sistematizzate e multiple, e di procedimenti che

donino obiettività e validità alle proprie valutazioni.

2.3 LE RESPONSABILITA' DEI TRIBUNALI ITALIANI: LA CARTA DI

CIVITANOVA MARCHE

Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e

familiare, del suo domicilio e della sua corrispondenza. Non

può esservi ingerenza della pubblica autorità nell’esercizio

di tale diritto se non in quanto tale ingerenza sia prevista

dalla legge e in quanto costituisca una misura che, in una

società democratica, è necessaria per la sicurezza nazionale

(ART 8, Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti

dell'uomo e delle libertà fondamentali)

Il tribunale ha l’obbligo di fare di tutto per consentire il

riavvicinamento del genitore e del figlio, nonostante il

conflitto genitoriale

Sentenza Lombardo, 29.1.13

La tutela del minore a volte non corrisponde a semplici interventi di controllo saltuario

o di delega ai servizi sociali territoriali da parte dei tribunali. In alcuni casi, per garantire

il benessere al minore bisogna mettere in atto interventi, anche forti, ma che ne

consentano la reale tutela. Nei casi di affidamento di minori dopo la separazione dei

genitori, il tribunale ha l’obbligo di fare di tutto per consentire che i figli possano

mantenere relazioni stabili con entrambe le figure genitoriali, nonostante il conflitto

genitoriale, considerando anche l’importanza di un intervento immediato, in quanto

spesso il tempo ha degli effetti deleteri sulla qualità delle relazioni e sulla formazione

delle personalità di soggetti in età evolutiva.

Oggi la normativa italiana è più che sufficiente a garantire la bigenitorialità (De

Cataldo, Convegno Padova, 2013):

• l’art 403 c.c, che prevede l’allontanamento momentaneo del minore dalla famiglia in

un luogo sicuro, quando questo si trovi in una condizione di grave pericolo per la

sua integrità psicofisica;

• l’art 709 ter c.p.c comma 2 e 3, riguardante i provvedimenti rispetto ai genitori nel

momento in cui mettano in atto gravi inadempienze o atti che comunque arrechino

Page 20: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

20

pregiudizio al minore od ostacolino il corretto svolgimento delle modalità di

affidamento;

• l’art 614 bis c.p.c, che prevede la richiesta da parte del giudice di somme di denaro

per ogni violazione o inosservanza ovvero per ogni ritardo nell’esecuzione del

provvedimento.

Le norme esistono, ma devono esserci anche gli strumenti efficaci che rendano tale

protezione effettiva.

Nelle sentenze Piazzi, nel 2010, e Lombardo, nel 2013, la CEDU ha condannato i

tribunali italiani per non avere preso i giusti provvedimenti riguardo quei

comportamenti antigiuridici commessi dagli adulti a scapito dei bambini per non aver

garantito il sacro diritto alla bigenitorialità dei fanciulli. In nessuno dei due casi,

nonostante le evidenti difficoltà di relazione esistenti fra il minore ed uno dei due

genitori, i giudici del TM erano riusciti a dare giustizia, fermandosi solo ad emettere una

serie di disposizioni ed affidando poi la gestione degli incontri ai servizi sociali i quali

ne erano risultati impossibilitati per volontaria opposizione dell’altro genitore.

All’interno della Convenzione per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo esistono due

articoli, il 34 ed il 35, che danno la possibilità ai cittadini, all’interno degli Stati Europei

firmatari di tale Convezione, di accedere alla Corte Europea quando essi sentano di

essere state vittime di una violazione posta in essere dal proprio Stato e se abbiano

esaurito tutte le vie di ricorso interne (ed entro sei mesi dalla data della decisione interna

definitiva). Ed è ciò che è accaduto nei due casi suddetti.

In linea con quanto appena detto, nel dicembre 2012, la comunità scientifica

giuspsicologica italiana ha varato un altro importante documento, sottoscritto dai più

illustri neuropsichiatri e psicologi forensi: la Carta di Civitanova Marche, che

rappresenta un altro passo nel cammino verso la sistematizzazione dei procedimenti

giudiziari in caso di affidamento dei figli di genitori separati per consentire la diffusione

di buone pratiche in ambito psicoforense. In assenza di tali linee guida ufficializzate,

può accadere che siano gli stessi professionisti operanti nei casi i quali, non avendo

chiaro come sia giusto operare, tendono a non garantire il sacro diritto del minore al

rispetto della vita familiare (art 8 CEDU) ed in generale dei diritti relazionali di adulti e

bambini.

Page 21: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

21

Il documento è suddiviso principalmente in due parti: la prima riguardante le linee di

indirizzo giuridico per giudici, pubblici ministeri, avvocati, consulenti, che lavorano per

l’attuazione di provvedimenti per la tutela dei diritti relazionali, sulla base della

normativa e della giurisprudenza internazionale e nazionale sopracitata.

La seconda parte, invece, ha a che fare con l’elenco delle buone prassi per proteggere

tali diritti; queste riguardano sia l’attuazione di provvedimenti specifici da parte delle

autorità amministrative in caso di gravi inadempienze o di atti che arrechino pregiudizio

al minore, sia gli interventi dei servizi socio sanitari, i quali non hanno a che fare con

“l‘esecuzione di un provvedimento giudiziario, ma concorrono all’attuazione di tali

provvedimenti” (Carta di Civitanova).

CONCLUSIONI

IL CONVEGNO SULLA "BIGENITORIALITA"- PADOVA 16 FEBBRAIO 2013

Le conclusioni che seguono non sono e non possono essere un vero e proprio epilogo in

quanto “bisogna continuare a camminare” ed è quello che si è fatto con l'ultimo

convegno, “LA GENITORIALITA’ E LA BIGENITORIALITA’”, tenutosi il 16

Febbraio 2013 a Padova, che ha visto la partecipazione delle diverse figure

professionali operanti nel delicato campo dell’affidamento dei figli in caso di

separazione dei genitori: il professore-avvocato Guglielmo Gulotta, la Prof.ss De

Cataldo, coautrice insieme a Gulotta della rinomata Carta di Noto, il prof. Sartori,

illustre docente nel campo delle neuroscienze forensi, la prof.ssa Magro, l’avvocato

Forza, il magistrato Gustavo Sergio, presidente del TM di Napoli, il professore

Camerini, autore di uno dei più sofisticati strumenti di rilevazione delle capacità

genitoriali. In tale occasione sono stati mostrati i passi chiave che stanno percorrendo

per garantire il rispetto alla bigenitorialita in ambito psicogiudiziario.

• il Protocollo di Milano,

• il Pronunciamento per il diritto alla Bigenitorialità,

• le Sentenze, Piazzi e Lombardo, attraverso cui la Corte Europea ha condannato per

ben due volte ed in poco tempo i tribunali italiani per non avere garantito la tutela

dei diritti relazionali di genitori e figli, quei diritti aventi a che fare con la

dimensione relazionale, emotiva ed affettiva delle persone,

Page 22: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

22

• la Carta di Civitanova Marche e l’importanza di mettere in atto quei provvedimenti

(ad esempio art 709 ter) per la battaglia per i diritti del fanciullo, difficilmente

messi in atto nel sistema giudiziario italiano, seppur esistenti ed in linea con le

convenzioni e le normative internazionali (art 8 CEDU, ART 7-9-18 Convenzione

Di New York) e quelle nazionali esistenti per il rispetto dei diritto alla bigentiorialità

di ogni bambino;

• gli studi, allo stato dell’arte, riguardo i danni che l’assenza di uno, o di entrambi i

genitori, può arrecare nel bambino;

• l’importanza della scienza come unico paradigma del sapere e di un approccio

"evidence based", più che di una scienza argomentativa che dà luogo solo a pareri

contrastanti,

• la letteratura internazionale e la misurazione delle capacità genitoriali, ritenute ormai

un dato fondamentale per la scelta affidataria, specie il criterio dell’accesso, per

aiutare la famiglia a mettere in campo le proprie risorse al di là degli aspetti

conflittuali,

• un esame accurato di un gruppo di perizie in materia di affidamento per mettere in

luce gli aspetti di forza e di debolezza del modo di lavorare di un consulente e

l’importanza di inserire un prova scientifica nel proprio lavoro.

L’obiettivo è sempre quello di incentivare, promuovere e proseguire nel cammino verso

• la sistematizzazione degli interventi e delle metodologie in ambito psicoforense

della famiglia,

• la considerazione della complessità insita in tema di famiglia ed infanzia;

• l’importanza di assumere un paradigma che abbia come oggetto indagine, più che lo

studio del singolo caso o del singolo individuo, la relazione fra individui e

l’influenza dei contesti e meta contesti, compresi quelli giudiziari, nella

determinazione dei comportamenti degli individui e dell’efficacia degli interventi.

• un cammino sempre più scorrevole, infine, verso una struttura scientifica del lavoro

consulenziale per offrire validi contributi ed uscire dall’attuale impasse in cui si

ritrovano i tribunali rispetto alle buone prassi in materia di affidamento, potendo

indicare finalmente in modo univoco e valido a tutti coloro che lavorano per il

Page 23: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

23

benessere del minore quali siano le vie regie per consentire la reale tutela e la

valorizzazione dei diritti relazionali.

Utilizzando metodologie ed interventi validati si potranno effettuare interventi efficaci,

ad esempio rispetto al fenomeno dell’Alienazione Genitoriale, “non è una questione di

sindrome o non sindrome – sostiene il prof. Gulotta- il fenomeno esiste e bisogna

saperlo diagnosticare ed a tal proposito è stato creato un altro importante documenti,

quello del Pronunciamento” (Gulotta, Convegno Padova, 16 Febbraio 2013).

Termina qui questo affascinante percorso nei meandri del mondo psicoforense della

famiglia, nella speranza che si possa procedere nella direzione che si è intrapresa con la

creazione di documenti ad hoc atti prima di tutto a regolamentare e rendere più fluidi e

celeri gli interventi per garantire il diritto alla bigenitorialità ad ogni bambino, figlio di

genitori separati.

Page 24: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

24

BIBLIOGRAFIA

BISIO, P., SELVAGGI, N. (1997), Un esame ei metodi peritali dagli anni '70 ad oggi,

in Cigoli V., Gulotta G., Santi G., Separazione, divorzio ed affidamento dei figli, II° ed.,

Giuffrè, Milano

BLUM, G. (1971), Le "Blacky Pictures", una tecnica per l'esplorazione delle dinamiche

della personalità, O. S, Firenze

BRICKLIN, B. (2005), Nuovi test psicologici per l'affidamento dei figli in casi di

separazione e divorzio. L'access, Ed. Giuffrè, Milano

CALLENDO, G. (1992), Gli orientamenti nel Tribunale di Milano, in

DELL'ANTONIO, VINCENZI, AMATO (a cura di) L'affidamento dei minori nelle

separazioni giudiziali, Giuffrè, Milano

CESARANO, F., LO MUSCIO, E. (1997), Metodologie e criteri comunemente usati:

un esame di 15 perizie, in Cigoli V., Gulotta G., Santi G., Separazione, divorzio ed

affidamento dei figli, II° ed., Giuffrè, Milano

CIGOLI, V., GALIMBERTI, C., MOMBELLI, M. (1998), Il legame disperante. Il

divorzio come dramma di genitori e figli, Raffaello Cortina Editore

CIGOLI, V., IAFRATE, R. (1997), Dai risultati della ricerca empirica sul divorzio

all'uso sistemico relazionale della CTU, in Cigoli V., Gulotta G., Santi G.,

Separazione, divorzio ed affidamento dei figli, II° ed., Giuffrè, Milano

Genitorialità e Bigenitorialità, Convegno nazionale di Padova, 16 Febbraio 2013

GOLDSTEIN, J., FREUD, A., SOLNIT, A. (1973), Beyond the Best Interests of the

Child, Free Press, New York

GULOTTA, G. (1997), L'affidamento dei figli: riflessioni per gli anni duemila, in

Cigoli V., Gulotta G., Santi G., Separazione, divorzio ed affidamento dei figli, II° ed.,

Giuffrè, Milano

GULOTTA, G. (2011), Compendio di psicologia giuridico-forense, criminale ed

investigativa, Giuffrè, Milano

MALAGOLI TOGLIATTI, M., LUBRANO LAVANDERA, A. (2003), La consulenza

tecnica di ufficio nei procedimenti di separazione e divorzio: primi risultati di una

ricerca sui cambiamenti nella prassi dei consulenti nel Tribunale di Roma, in Minori e

Giustizia, 3, pp. 93-116

QUADRIO, A., CAPPELLARO, C., RIZZARDI, L. (1980), Considerazioni sulla

perizia psicologica per l'affidamento dei minori in caso di separazione personale dei

Page 25: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE… XV, n_1/Spanò.pdf · 1 Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 1 Gennaio – Luglio 2014 CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA FORENSE,

25

coniugi, in SERRA S. (a cura di), Psicologia e Giustizia, questioni di Psicologia

Giuridica, Ed. Giuffrè, Milano

SINPIA (2007), Linee guida in tema di abuso sui minori, Trento, Erikson

SPARPAGLIONE, R. (1997), Criteri giudiziari nell'affidamento della prole, in Cigoli

V., Gulotta G., Santi G., Separazione, divorzio ed affidamento dei figli, II° ed., Giuffrè,

Milano

WATZLAWICK, P., BEAVIN, J. H., JACKSON, D.D. (1971), Pragmatica della

comunicazione umana, Astrolabio Ubaldini