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Metodologia di Insegnamento
Le competenze pedagogiche del tecnico
Il processo di insegnamento / apprendimento
A cura di Katya Iannuccidell’Organico Didattico di SRdS Coni Liguria
Genova, 28/09/2019
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Corso Aspiranti Allenatori FIJLKAM
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Lo Sport per te è:
Competizione?
Educazione?
Benessere?
Altro?
Cosa ne pensi?
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LE COMPETENZE PEDAGOGICHE DEL
TECNICO
Quali? Come usarle nello sport?
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Il Tecnico FIJLKAM:
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Chi é?
Cosa fa?
Quali competenze
dovrebbe avere?
Chi è un allenatore?
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Competenze
• Tecniche
• Tattiche
• Psicologiche
• Didattiche
• Comunicative
• Personali
• Organizzative
• Ecc….
Ruolo
• Tecnico
• Educatore
• Supporto
• Leader
• Comunicatore
• Figura di riferimento
• Modello
• Ecc…
Caratteristiche
personali
• Consapevolezza
del proprio ruolo
• Auto-coscienza
• Auto-critica
• Auto-conoscenza
• Empatia
• Equilibrio interiore
• Ecc….
Le competenze professionali
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Sapere
Saper
fare
Saper
essere
Il «mondo» dell’allenatore
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• Un allenatore fa parte di un sistema costituito oltre che dalla
Federazione Sportiva di cui fa parte anche da:
Allenatore
Genitori
Dirigenti
Scuola
Altri professionisti dello
Sport
Atleti
Punto di riferimento quotidiano
• L’allenatore è un importante riferimento
per l’atleta: può dirgli/le molto sulla sua
prestazione ed essere un importante
supporto nel raggiungimento degli
obiettivi che questi si è posto.
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L’allenatore
• L’allenatore moderno non è più soltanto colui che
insegna la tecnica, ma deve avere anche altre
competenze.
• Da un punto di vista psicologico le competenze
(soft skills) più importanti sono:
- La leadership
- Le capacità comunicative (sono fondamentali!)
- La capacità di risoluzione dei problemi (problem
solving)
- Consapevolezza di se stesso e del proprio ruolo.9http://liguria.coni/scuola-regionale
Da Atleta ad Allenatore
Passaggio dalle competenze tecniche
alle competenze didattiche.
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Allenare non è come allenarsi.
Chi sa fare una
cosa non è detto
che sappia spiegare
ad altri come farla.
essere capaci di
insegnare e
trasmettere.
DAL PUNTO DI VISTA DELL’ALLENATORE
Da dove iniziare? Come allenare? Come posso fare?
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Quali domande farsi?
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A che punto è
l’atleta ora?
In cosa può
migliorare?Cosa sa fare?
Allenamento
delle skills
dell’atleta
Dopo aver risposto alle tre domande
precedenti…
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Da allenatore comeposso farlo/a migliorare?
Quali soluzioni posso trovare per
allenarlo/a al meglio?
Aspetti su cui allenarsi insieme
Comunicazione
Rapporto allenatore – atleta
Motivazione e obiettivi
Auto-efficacia
Resilienza
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Altre caratteristiche essenziali
• Empatia: «è la capacità di comprendere cosa
un'altra persona sta provando». L’allenatore deve
essere in grado di sperimentare una profonda
comprensione empatica del mondo dell’atleta, e deve
anche essere capace di comunicargli qualche aspetto
importante della sua comprensione.
• Considerazione positiva: è importante che l’allenatore
sperimenti e mantenga verso l’atleta un atteggiamento
positivo, consapevole e comprensivo di quanto e come
veramente sia.
• Atleta = persona con le sue esigenze e le sue
potenzialità.
INSEGNAMENTO E APPRENDIMENTO
Dai primi passi all'atleta esperto
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L'apprendimento prosegue durante
tutto l'arco di vita
… e continuiamo ad imparare
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Impariamo
Cresciamo
Nasciamo
Definizione
L’apprendimento è quella modificazione
comportamentale che consegue, o viene indotta da,
un’interazione con l’ambiente ed è il risultato
dell’esperienza.
• È importante distinguere i cambiamenti
comportamentali causati dai processi di
maturazione biologica (universali) e quelli che
riflettono l’apprendimento (individuali e personali).
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Quali aree cerebrali sono coinvolte
nell’apprendimento?
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Psicologia e apprendimento
Principali teorie:
Jean Piaget stadi dello sviluppo cognitivo
Lev Vygotskji zona sviluppo prossimale
Jerome Bruner lo «Scaffolding»
(impalcatura)
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Piaget: gli stadi dello sviluppo cognitivo
1. Stadio senso-motorio: dalla nascita ai 2 anni. Il bambino
inizia la conoscenza della realtà che lo circonda; prima
forma di linguaggio verbale.
2. Stadio pre-operatorio: 2/6 anni. Il bambino non distingue
la netta differenza tra realtà oggettiva, fantastica e
soggettiva, è egocentrico. Conclude lo sviluppo del
linguaggio.
3. Stadio operatorio-concreto: 6/11 anni. Il bambino sa far
risalire l’evento alle condizione che l’hanno generato, si
assiste ad una differenziazione tra i livelli di realtà
oggettiva e fantastica.
4. Stadio operatorio formale: 11/14 anni. Il ragazzo ha la
possibilità di applicare le operazioni cognitive non solo agli
oggetti ma anche alle ipotesi formulate in parole . 21http://liguria.coni/scuola-regionale
Vygotskij: la zona di sviluppo prossimale (ZSP)
• L’apprendimento del bambino
si svolge con l’aiuto degli altri.
• ZSP = è la distanza tra il livello
di sviluppo attuale del bambino
e il livello di sviluppo
potenziale che egli può
raggiungere sotto la guida di
adulti o in collaborazione con i
pari più competenti di lui.
• L’educatore dovrebbe proporre
problemi di livello superiore
rispetto alle sue attuali
competenze, in modo da
stimolarlo, ma non così difficili
da risultargli incomprensibili
compiti all’interno della ZSP
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Livello di sviluppo
potenziale
Zona dello sviluppo
prossimale
Livello di
sviluppo attuale
Tipi di apprendimento
1. Apprendimento osservativo (per imitazione)
2. Apprendimento per condizionamento
3. Apprendimento per prove ed errori
4. Apprendimento per intuizione (insight)
5. Apprendimento per comprensione
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1. L’apprendimento osservativo
• Si tratta dell’apprendere a fare qualcosa attraverso
l’imitazione e la riproduzione. Questo tipo di
apprendimento (che è presente anche negli animali) si
verifica solo a certe condizioni:
A. L’attenzione dell’osservatore deve essere focalizzata sul
comportamento osservato e tale attenzione si mantiene anche
senza essere direttamente premiata o rinforzata;
B. L’osservatore deve essere capace di cogliere il
comportamento osservato come valido per sé;
C. Deve esistere la capacità di ricordare e richiamare il
modello comportamentale a distanza di tempo e quando si
verificano le condizioni appropriate.
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Modellamento
• Secondo A. Bandura, l’apprendimento può
avvenire per un processo di “modellamento”:
colui che osserva modifica il proprio
comportamento sulla base dell’osservazione di
un altro agente che gli offre quindi il modello da
apprendere.
• Per la messa in atto di un determinato
comportamento, sono di fondamentale importanza
le aspettative e le valutazioni che in passato egli ha
fatto su tale comportamento.
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2. Apprendimento per condizionamento
• Si basa sul rinforzo, che può essere positivo o
negativo, e sull’associazione tra uno stimolo ed
una risposta specifici (vedi condizionamento
classico e operante; teorie di Pavlov e Skinner)
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3. Apprendimento per prove ed errori
• Richiede un certo tempo per stabilizzarsi.
• Il bambino arriva ad adottare il comportamento corretto
soltanto dopo aver fatto numerosi tentativi e dopo aver
eliminato tutte quelle azioni e quelle strategie che non
portano al risultato sperato;
• Molti movimenti specifici delle varie discipline sportive,
vengono appresi in questo modo.
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4. Apprendimento per intuizione (insight)
Ricerche di Wolfang Koehler sugli scimpanzè.
• L’insight (intuizione): consiste, nella capacità di strutturare
in modo radicalmente nuovo e diverso gli elementi
dell’ambiente a disposizione dando ad essi un significato
preciso in una struttura unitaria e coerente di pensiero
corrispondente alla soluzione del problema.
• È tanto rapido da sembrare immediato. In realtà la persona
che ha una intuizione compie un lavoro mentale durante il
quale schemi dati, simboli, ricordi, emozioni vengono
confrontati e collegati in una sorta di ragionamento molto
veloce. Si basa su conoscenze già assimilate.
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5. Apprendimento per comprensione
• Si basa sul ragionamento, sulla capacità di cogliere
i nessi logici e significativi tra gli avvenimenti, i
comportamenti, le idee.
• Ad esempio, verso i 5 – 6 anni il bambino riesce a
seguire il filo logico nei ragionamenti perché il
pensiero diventa più dinamico.
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Stili di apprendimento
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Stile di
apprendimento Caratteristiche di chi usa lo stile
Visivo Utilizza materiali visivi, osserva e riproduce i movimenti
Uditivo Ascolta le persone, preferisce le discussioni e i dibattiti
KinesteticoPreferisce le dimostrazioni pratiche, è attivo ed esplora
l’ambiente circostante (si muove).
Approccio
analiticoParte dai dettagli per costruire il quadro generale
Approccio globaleSi costruisce una visione d’insieme, cercando di cogliere il
concetto centrale
5 fattori principali nell’apprendimento
Il nostro profilo è una
combinazione di
cinque fattori
principali che
determinano il nostro
livello di
concentrazione, la
nostra motivazione e
la nostra capacità di
assimilare
informazioni.
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Emisfero predominante
Modalità di percezione
Bisogni fisiciCondizioni ambientali
Caratteristiche sociali
Apprendimento motorio
• L’apprendimento di determinate capacità motorie è
possibile solo quando la struttura mentale
predisposta e organizzata è in grado di integrare al
suo interno, modificandosi, l’informazione
necessaria.
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L’apprendimento motorio è il risultato di schemi
cognitivi generali deputati a guidare o generare
precisi atti motori finalizzati.
Dimensione cognitiva
dell’apprendimento motorio
È importantissima tra i 6 anni e l’adolescenza il
bambino deve essere in grado di produrre un ampio
repertorio di comportamenti motori, divenendo
competente nell’usarli
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I prerequisiti dell’apprendimento motorio
Idoneità del bambino a un dato apprendimento
motorio
– Grado di maturazione neurofisiologica e delle funzioni
percettive e cognitive
Disponibilità del bambino ad apprendere e a fare
esperienza
– Ruolo della Motivazione
Opportunità del bambino di apprendere
– Contesto socioculturale favorevole e presenza di adulti di
riferimento (insegnanti, allenatori, etc.) ben preparati
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Come fare?
Che tipo di attività si possono proporre ad un
gruppo composto da bambini e bambine?
Come li alleniamo? A cosa?
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Attraverso il gioco
(finalizzato all’attività motoria)
Passare dal gioco per arrivare allo sport, con l’obiettivo di:
creare consapevolezza di sé stessi e dell'attività,
accettazione dell'altro e dell'autorità rendendo la
partecipazione dell’atleta divertente e motivante!
sviluppare gli schemi e le capacità motorie (condizionali
e coordinative) su cui costruire efficacemente tutti i gesti
sportivi;
sollecitare le capacità cognitive e le life skills (ad
esempio: l'attenzione, l'osservazione, la comprensione, la
memoria, la capacità di risolvere problemi, di scegliere)
che servono sia nello sport sia nella vita.
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La crescita va considerata come una
questione:
• Fisiologica/Biologica: crescita fisica;
• Psicologica: sviluppo della personalità;
• Sociale: rapporto con la società.
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Allenamento vs. Addestramento
• Addestramento = prevede la ripetitività di un determinato
gesto tecnico che viene usato come unica risposta ai diversi
problemi motori o situazioni di gioco da risolvere
• Allenamento = costruisce le competenze motorie
necessarie all’atleta per progredire e migliorare nel tempo la
propria prestazione sportiva. È vario ed adeguato all’età ed
al livello.
• Attenzione alla specializzazione precoce = rischio
burnout
– Causato da allenamenti troppo intensi e specialistici rispetto all’età e
al livello dell’atleta
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Rappresentazione mentale del
movimento e sviluppo
• Un programma motorio adatto ad un bambino di 6 anni non
può essere utilizzato dallo stesso a 12.
• Crescendo e cambiando lo schema corporeo, anche le
rappresentazioni mentali del movimento e la sua
organizzazione neurofisiologica sono in costante
cambiamento. Di solito le modificazioni sono parallele.
• I giovani atleti in cui questo passaggio è particolarmente
evidente, possono sembrare non più in grado di eseguire
alcuni gesti tecnici.
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Interdipendenza
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Apprendimento
Insegnamento
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Insegnare Comunicare
Consapevolezza di
affrontare con successo un
determinato compito
intrinseca alla pratica
sportiva
COMUNICAZIONE E APPRENDIMENTO
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È così importante per un allenatore
saper comunicare?
Oggi proprio sì
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Le capacità comunicative
sono fondamentali per un
allenatore.
cintura nera di
comunicazione
La comunicazione…
…. riguarda lo scambio di 2 o più messaggi tra 2 o
più persone e coinvolge praticamente tutte le forme
di contatto che intratteniamo con i nostri simili.
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messaggio
In pratica
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Le modalità di comunicazioneI livelli del messaggio
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Non verbale
55%
Para-verbale
38%
Verbale 7%
Comunicazione para-verbale
• Gli elementi che vengono a caratterizzare la
modalità del comunicare para-verbale sono:
a) il tono della voce;
b) il volume della voce;
c) tempo e durata;
d) il timbro;
e) la dizione;
f) il ritmo.
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Comunicazione non verbale
«Non importa solo cosa dici, ma come lo dici»
Si articola in due sottogruppi:
a) linguaggio del corpo;
b) relazioni spaziali.
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Comunicare per
• spiegare/mostrare e
motivare le nostre
proposte/richieste (aspetto
tecnico, tattico,…e NON),
• fornire feedback
(positivi/negativi), precisi,
non generici, non vaghi
(aspetto tecnico,
tattico,…) ,
• fornire feedback sulla
prestazione e non sulla
persona.49http://liguria.coni/scuola-regionale
Grazie alla comunicazione,
un allenatore dovrebbe essere in grado di:
• coinvolgere
• informare
• motivare
• infondere fiducia.
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Porsi le domande giuste
Quale è l’obiettivo della mia
comunicazione?
che cosa voglio/devo ottenere?
Che cosa voglio comunicare?
quali sono i contenuti
In che contesto mi trovo?
Come dirò ciò che voglio comunicare?
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Per comunicare bene bisogna sapere
1. A chi si comunica,
2. L'obiettivo
principale della
comunicazione
3. Cosa si comunica.
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Le 7 C della comunicazione efficace
CHIARA.
CONCISA.
CONCRETA.
CORRETTA.
COERENTE.
COMPLETA.
CORTESE.
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Da evitare
• sottolineare solamente quello che gli atleti non
fanno bene: sottolineando solo l’errore questo
verrà appreso;
• rimproverare piuttosto che correggere: il
rimprovero «attira l’attenzione», mentre la
correzione cancella l’errore;
• affrontare il discorso partendo sempre «alla
lontana»: meglio comunicare in maniera chiara,
concisa e soprattutto assertiva.
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Da fare
• Usare frasi affermative: fornisce indicazioni operativeimmediate;
• Evitare il più possibile il «Non»: spesso il «non» è unaparticella superflua nella comunicazione;
• Sottolineare gli aspetti positivi: molte volte l’atleta èconsapevole dei propri errori;
• Dire chiaramente chi fa che cosa: senza essere vaghi;
• Rispondere alle domande e alle richieste;
• Se necessario, comunicare il proprio dissensoassertivamente agli atleti, senza giudicare o insultare;
• Incoraggiare e sostenere;
• Combattere la «cultura degli alibi».
55http://liguria.coni/scuola-regionale
Motivare comunicando
Le frasi dell’allenatore: cose da non dire o da dire ad un atleta
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DA NON DIRE
•DEVI vincere
•Bisogna che tu faccia
primo/a
•Non sai fare niente
•Devi battere
assolutamente
quell’avversario
DA DIRE
•PUOI FARCELA
•Incoraggiare sempre e in
tutti i modi
•Trasmettere FIDUCIA: si
può anche attraverso i gesti,
le espressioni del volto. A
volte non servono le parole.
57http://liguria.coni/scuola-regionale
«C’è un circolo virtuoso nello
sport: più ti diverti più ti alleni;
più ti alleni più migliori;
più migliori più ti diverti».
Pancho Gonzales
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