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Corso Allievo Allenatore Roma 15maggio – 9 Giugno 2009 Elenco docenti Formatore C.N.A.: Tiziano Carradore (Formatore territoriale C.N.A.) Direttore organizzativo: Fausto Cipriani (Formatore nazionale C.N.A.) Docente della Scuola dello Sport del CONI : Stefania Nicotra Formatore provinciale C.I.A.: Luca Ferri Preparatore fisico del C.N.A.: Federico Pannoncini

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Corso

Allievo Allenatore

Roma 15maggio – 9 Giugno 2009

Elenco docenti

Formatore C.N.A.: Tiziano Carradore (Formatore territoriale C.N.A.) Direttore organizzativo: Fausto Cipriani (Formatore nazionale C.N.A.) Docente della Scuola dello Sport del CONI : Stefania Nicotra Formatore provinciale C.I.A.: Luca Ferri Preparatore fisico del C.N.A.: Federico Pannoncini

Elenco partecipanti:

1. Biondini Daniele 2. Blasi Alessandro 3. Bonafede Giulio 4. Camardella Antonio 5. Cesanetti Corrado 6. Danesi Marco 7. De Martino Filippo 8. Deodati Davide 9. Di Cagno Daniele 10. Di Giacomo Patrizio 11. Galati Luca 12. Grossi Leonardo 13. Iacoangeli Alessio 14. Iacoboni Luca 15. La Schiazza Jacopo 16. Lorenzin Marco 17. Maestri Claudio 18. Mastrobuoni Enzo 19. Maviglia Danilo 20. Panunzio Vincenzo 21. Romagnoli Dario 22. Rossi Daniele 23. Santucci Giacomo 24. Scatola Gianfranco 25. Spinella Ugo 26. Tizi Emiliano

INDICE

1 Strutturazione corso 2 Storia della pallacanestro 3 Simbologia 4 Elementi di didattica 5 Fondamentali senza palla 6 Ball handling 7 Arresti e partenze 8 Fondamentali individuali di Difesa 9 Palleggio 10 Passaggio 11 Tiro 12 Regolamento tecnico 13 Aspetti psicologici 14 Preparazione fisica 15 Bibliografia 16 Schede di osservazione

1) Strutturazione del corso Il corso di allievo allenatore prevede 40 ore di lezione, suddivise in 13 moduli, compreso il modulo esame. Al termine del corso, i corsisti ritenuti idonei in base all’esame sostenuto, devono arbitrare 15 partite e partecipare a 4 incontri formativi che si terranno nel corso dell’anno seguente. Una volta soddisfatti questi requisiti l’allievo allenatore può iscriversi al corso di allenatore di base, che da diritto ad allenare tutti i campionati regionali (fino alla c maschile e alla b femminile). La tessera di allievo allenatore, che viene rilasciata al termine del corso, qualora venga superato l’esame, da invece diritto esclusivamente a sedere in panchina nei campionati regionali accanto ad un tesserato CNA. La tessera ha validità annuale, ma da la possibilità di iscriversi al successivo corso di allenatore di base per i due anni seguenti.

2) Storia della pallacanestro

La Pallacanestro o, meglio, basket, uno degli sport più popolari e diffusi nel mondo, ha, a differenza di altri sport noti e blasonati, un’origine e un inventore certi. La pallacanestro nasce a Springfield (Massachussets), nel dicembre 1891 dalla fertile mente di James Naismith un insegnante di educazione fisica.

LA NASCITA

� Dicembre 1891

� Springfield -Massachussetts

� YMCA College

� James Naismith

� “A new game”

� 9c9 – 7c7 – 8c8 – 5c5

� 20 gennaio 1892 prima partita ufficiale

� Chicago – Iowa 15-12 prima partita tra college

� 1936 disciplina olimpica -Berlino

Il gioco del basket nasce perché serviva uno sport da fare al chiuso durante i mesi invernali. Unico vincolo, è che si potesse praticare nella palestra del college e che non potesse determinare episodi di violenza. Il basket come tutti gli sport americani ha il principio di difendere i propri territori e di conquistare i territori altrui, esattamente come tutto il pensiero americano, difendere la propria patria e cercare di difendere tutto il resto. Naismith fisso due ceste di frutta ai bordi più alti della palestra, determinando cosi l’altezza dell’anello (3,05 m) e giocando con un vecchi pallone da calcio. I tabelloni ancora non esistevano, ma per motivi di praticità vennero introdotti solo dopo lunghe trattative, venne aggiunta anche la retina perché visto che i canestri erano ceste di frutta con un fondo ogni volta che si realizzava un cesto bisognava salire con una scala e recuperare il pallone. Attraverso la sperimentazione, regole e tecniche si perfezionarono rapidamente, ed ancora oggi si modificano con discreta frequenza. Naismith ideò la pallacanestro prendendo spunto da un vecchio gioco che lui faceva da piccolo, le basi rimanevano le stesse, il gesto atletico della parabola e il gioco era fatto. Lui inserì 5 semplici principi e appena 13 regole. PRINCIPI FONDAMENTALI

1. Il gioco viene praticato con un pallone rotondo che può essere trattato solo con le mani.

2. Non e consentito camminare con il pallone in mano 3. I giocatori possono prendere una posizione in campo in qualsiasi momento e

dovunque preferiscono. 4. Non è permesso il contatto fisico tra i giocatori. 5. Il goal e collocato orizzontalmente in alto.

Le 13 regole originali di James Naismith:

1. La palla può essere lanciata in qualsiasi direzione con una o entrambe le mani. 2. La palla può essere colpita in qualsiasi direzione con una o entrambe le mani,

ma mai con un pugno. 3. Un giocatore non può correre con il pallone, deve lanciarlo dal punto in cui lo

ha preso. 4. La palla deve essere tenuta in una mano o tra le mani; le braccia o il corpo non

possono essere usate per tenerla. 5. Non è possibile colpire con le spalle, trattenere, spingere, colpire o scalciare in

qualsiasi modo un avversario; la prima infrazione da parte di qualsiasi giocatore di questa regola è contata come un fallo, la seconda squalifica il giocatore fino alla realizzazione del punto seguente o, se è stata commessa con il chiaro intento di infortunare l'avversario, per l'intera partita; non sono ammesse sostituzioni.

6. Un fallo consiste nel colpire la palla con il pugno, nella violazione delle regole tre e quattro e nel caso descritto dalla regola 5.

7. Se una squadra commette tre falli consecutivi, conterà come un punto per gli avversari; consecutivi significa senza che gli avversari ne commettano uno tra di essi.

8. Un punto viene realizzato quando la palla è tirata o colpita dal campo nel canestro e rimane dentro, a meno che i difensori non tocchino o disturbino la palla; se la palla resta sul bordo e l'avversario muove il canestro, conta come un punto.

9. Quando la palla va fuori dalle linee del campo, deve essere rimessa in gioco dalla persona che per prima l'ha toccata; nei casi dubbi, l'umpire deve tirarla dentro il campo; chi rimette in campo la palla ha cinque secondi: se la tiene più a lungo, la palla viene consegnata agli avversari; se una squadra continua a perdere tempo, l'arbitro darà loro un fallo.

10. L'umpire è il giudice dei giocatori e prende nota dei falli, comunicando all'arbitro quando ne sono commessi tre consecutivi; ha il potere di squalificare un giocatore secondo la regola 5.

11. L'arbitro è il giudice della palla e decide quando la palla è in gioco, all'interno del campo o fuori, a chi appartiene e tiene il tempo; decide quando un punto è segnato e tiene il conto dei punti con tutte le altre responsabilità solitamente appartenenti ad un arbitro.

12. La durata della gara è di due tempi da quindici minuti, con cinque minuti di riposo tra di essi.

13. La squadra che segna il maggior numero di punti nel tempo utile è dichiarata la vincitrice dell'incontro. Nel caso di pareggio, il gioco può continuare, se i capitani sono d'accordo, fin quando non viene segnato un altro punto.

Il 15 gennaio 1892 Naismith pubblicò le regole del gioco: è la data di nascita ufficiale della pallacanestro. Lo sport divenne popolare negli Usa in brevissimo tempo, cominciando subito dopo a diffondersi in tutto il mondo, attraverso la rete YMCA; gli allievi di Naismith divennero missionari, nel vero senso della parola, e mentre viaggiavano nel mondo per portare il messaggio cristiano, riuscivano a coinvolgere i giovani nel nuovo gioco. Fu aggiunto al programma olimpico in occasione delle Olimpiadi estive di Berlino 1936 (anche se vi era stato precedentemente un torneo di basket in contemporanea alle Olimpiadi di St. Louis 1904, non riconosciuto ufficialmente dal CIO). In quella occasione, Naismith consegnò la medaglia d'oro agli Stati Uniti, che sconfissero in finale il Canada. La pallacanestro in Italia Ecco le date più importanti da ricordare :

� 1907 : In Italia si comincia a giocare al basket con la traduzione delle regole del gioco ad opera di Ida Nomi (membro della commissione tecnica della Federginnastica) con il nome di "Palla al cesto".

� 1919 : si ebbe il primo incontro, nei giardini della Villa Reale di Monza � 1920 : lo sport venne ammesso nella Federginnastica e si svolse il primo

campionato di pallacanestro italiano (vinse la Forza e Costanza Brescia). � 1921 : fondazione della Federazione Italiana Pallacanestro. � 1922 : venne approvato lo statuto costitutivo della Federazione Italiana Basket-

Ball. � 1930 : la Federazione venne riconosciuta dal CONI e si trasferì a Roma sempre

nell'ambito della Federginnastica. Primo campionato femminile. � 1931 : la Federazione divenne autonoma. � 1932 : venne costituita a Roma la Federazione Internazionale (AIBA). Negli

anni Trenta quindi divenne sport con diffusione nazionale. Una diffusione più capillare dello sport si ebbe però solo dopo la seconda guerra mondiale in seguito all'arrivo delle truppe di liberazione. Storia delle squadre italiane Adolfo Bogoncelli nel 1936 fondò la Pallacanestro Olimpia, con la sponsorizzazione del marchio Borletti. Diventarono famosi, giocatori come Castelli, Paganelli e Canetta, e dieci anni dopo esordì un altro campione Cesare Rubini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Virtus Bologna diventa la protagonista del basket italiano. Squadra già fondata nel 1922, vinse il suo primo scudetto nel 1946, contrastata solo dall'Olimpia Milano. E per vari anni lo scudetto fu solo di queste due squadre.

Negli anni Sessanta esordisce l’Ignis Varese Una piccola cittadina lombarda a nord di Milano vinse lo scudetto e nei Campionati 1962 e 1963 Milano, che in quel periodo era sponsorizzata dalla Simmenthal, ottenne la rivincita, ma il Varese rivinse nel 1964. I tre scudetti consecutivi della Simmenthal consacrarono la squadra milanese nell'Olimpo del Basket. La squadra che nel 1966 vinse anche la Coppa dei Campioni aveva giocatori come Riminucci e Bill Bradley, campione dell'Nba americana che per un anno aveva deciso di giocare in Italia. Dieci anni dopo la pallacanestro è uno sport di grande diffusione e la squadra del Varese diventa la protagonista assoluta. Vinse sette scudetti e cinque Coppe dei Campioni. Nel1966 esordisce Dino Meneghin, il più grande giocatore italiano di tutti i tempi, Insieme a lui nella Ignis gioca il messicano Manuel Raga Navarro. Nel 1972 arrivò il famoso Bob Morse, campione indiscusso. Nel 1976 lo scudetto tornò a Bologna dopo 21 anni. Il primo campionato degli anni Ottanta fu vinto dalla Squibb Cantù Il 1983 è l'anno del Bancoroma con Valerio Bianchini che vinse a Milano. Nell’anno successivo la squadra conquistava la prestigiosa Coppa Intercontinentale. La Granarolo Bologna vinse invece il campionato del 1984, chiudendo il ciclo della squadra vittoriosa negli anni Settanta. Successivamente Milano e Pesaro furono le protagoniste indiscusse, negli anni Ottanta. Nella squadra milanese c’erano giocatori come Bob McAdoo, Joe Barry Carroll e Russ Shoene, insieme a Roberto Premier e Dino Meneghin. Nel 1987 la Tracer si aggiudicò il Grande Slam del basket, la Coppa Italia e Coppa dei Campioni. Mentre la Scavolini Pesaro, vinse gli scudetti 1988 e 1990. Dopo lo scudetto di Pesaro, nel 1991 si impose la Phonola Caserta di Nando Gentile e Vincenzo Esposito, vittoria importante, che per la prima volta consegnò il campionato di basket a una squadra del Sud Italia. L'anno successivo trionfò la Benetton Treviso. Negli anni Novanta nel campionato italiano la squadra di Bologna, dal 1993 al 1995 si aggiudicò tre scudetti consecutivi. Successivamente, altre quattro edizioni del Campionato Italiano di Basket sono state ancora caratterizzate dal dominio bolognese. Se escludiamo lo scudetto di Varese del 1999, gli altri tre sono rimasti al Bologna. Nel 2000 si afferma anche la Fortitudo Bologna. Forti investimenti delle due formazioni bolognesi hanno messo in crisi le vecchie grandi squadre del campionato italiano. Nelle stagioni 2001/2002 e 2002/2003, i bolognesi della Skipper hanno dovuto cedere in finale alla squadra di Treviso.

3) Simbologia

Per quanto riguarda i primi due punti degli elementi di didattica, disegnare la pallacanestro e preparare un piano di allenamento, entrambi necessitano di una precisa simbologia. La simbologia riportata sotto è quella utilizzata a livello internazionale da chiunque si occupi di pallacanestro.

Esercitazione in aula sulla simbologia

Ogni allievo dovrà riprodurre (disegnare) i seguenti esercizi: 1° es.: una fila di giocatori con la palla sul fondo del campo fuori campo, una seconda fila di giocatori senza palla in ala a destra, un’altra fila senza palla in ala a sinistra. Il primo giocatore con la palla passa al primo giocatore della fila alla sua destra. Il primo giocatore della fila opposta (fila di destra) effettua un taglio verso la linea del tiro libero, riceve palla si arresta e tira. Si cambia lato in senso antiorario. (per la soluzione vedi cap. Es. 1 :) 2° es.: una fila di giocatori con la palla al centro fuori dalla linea dei 3 punti, rivolti verso il canestro. Un’altra fila senza palla in ala destra. Il primo giocatore con la palla passa al primo giocatore in ala, effettua un taglio profondo (dai e vai) ed esce sul lato opposto (ala sinistra), il giocatore che ha ricevuto in ala destra palleggia verso il

centro si arresta e passa al giocatore che ha ultimato il taglio il quale riceve in posizione di ala e tira. (per la soluzione vedi cap. Es. 2:) 3° es.: una fila di giocatori con la palla in angolo a sinistra, un’altra senza palla in angolo a destra. Il primo giocatore con la palla palleggia lungo la linea laterale, arrivato a centrocampo effettua un cambio di senso e si accentra. Contemporaneamente il primo giocatore senza palla corre verso il centrocampo lungo la linea laterale di destra, arrivato a centrocampo effettua un cambio di senso e si accentra. Il primo giocatore passa la palla al compagno che riceve, palleggia e tira in corsa (terzo tempo) da destra. Al termine chi tira prende il rimbalzo, si cambia fila. (per la soluzione vedi cap. Es. 3:.) 4° es.: due file di giocatori disposti in ala destra e sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Il primo giocatore di destra effettua un accenno di taglio verso il canestro, poi taglia verso la linea del tiro libero, riceve palla dal primo giocatore con la palla della fila di sinistra si arresta, effettua una partenza incrociata dal lato opposto rispetto al passatore e tira in corsa (terzo tempo) prende il proprio rimbalzo e cambia fila. Il giocatore che ha passato la palla effettua a sua volta l’esercizio. Si cambia fila al termine. (per la soluzione vedi cap. Es. 4:) 5° es.:dato il disegno dell’esercizio riportato di seguito si descriva l’esercizio medesimo:

(per la soluzione vedi cap. Es. 5: )

Esercitazioni in aula sulla simbologia: soluzioni

Es. 1 :

Es. 2:

es.1: una fila di giocatori con la palla sul fondo del campo fuori campo, una seconda fila di giocatori senza palla in ala a destra, un’altra fila senza palla in ala a sinistra. Il primo giocatore con la palla passa al primo giocatore della fila alla sua destra. Il primo giocatore della fila opposta (fila di destra) effettua un taglio verso la linea del tiro libero, riceve palla si arresta e tira. Si cambia lato in senso antiorario.

es. 2: una fila di giocatori con la palla al centro fuori dalla linea dei 3 punti, rivolti verso il canestro. Un’altra fila senza palla in ala destra. Il primo giocatore con la palla passa al primo giocatore in ala, effettua un taglio profondo (dai e vai) ed esce sul lato opposto (ala sinistra), il giocatore che ha ricevuto in ala destra palleggia verso il centro si arresta e passa al giocatore che ha ultimato il taglio il quale riceve in posizione di ala e tira.

Es. 3:

Es. 4:

es. 3: una fila di giocatori con la palla in angolo a sinistra, un’altra senza palla in angolo a destra. Il primo giocatore con la palla palleggia lungo la linea laterale, arrivato a centrocampo effettua un cambio di senso e si accentra. Contemporaneamente il primo giocatore senza palla corre verso il centrocampo lungo la linea laterale di destra, arrivato a centrocampo effettua un cambio di senso e si accentra. Il primo giocatore passa la palla al compagno che riceve, palleggia e tira in corsa (terzo tempo) da destra. Al termine chi tira prende il rimbalzo, si cambia fila

es. 4: due file di giocatori disposti in ala destra e sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Il primo giocatore di destra effettua un accenno di taglio verso il canestro, poi taglia verso la linea del tiro libero, riceve palla dal primo giocatore con la palla della fila di sinistra si arresta, effettua una partenza incrociata dal lato opposto rispetto al passatore e tira in corsa (terzo tempo) prende il proprio rimbalzo e cambia fila. Il giocatore che ha passato la palla effettua a sua volta l’esercizio. Si cambia fila al termine.

Es. 5:

Una fila di giocatori con la palla sulla linea del centrocampo lato sinistro del campo. Il primo palleggia verso l’interno (mano destra) e posto un ostacolo sul gomito della linea tiro libero effettua un cambio di direzione e di mano, palleggia e va a concludere in corsa (terzo tempo) e prende il proprio rimbalzo. Si ritorna sulla stessa linea.

4) Elementi di didattica

- Disegnare la pallacanestro.

- Preparare un piano di allenamento.

- Osservare i giocatori.

- Osservare le esercitazioni.

L’allenatore può osservare i proprio giocatori con 2 metodi: • Naturale: è il metodo più impreciso, e consiste nell’analizzare i movimenti e i

comportamenti durante l’allenamento, senza l’utilizzo di alcun tipo di test.

Sistematico: in questo metodo vengono utilizzate delle griglie di valutazione che periodicamente verranno sottoposte al giocatore; in questo modo possiamo osservare in maniera precisa e dettagliata, l’evoluzione del giocatore L’allenatore è prima di tutto un insegnante, il suo compito è quello di far apprendere le tecniche, i movimenti ed altro in funzione della disciplina che si propone di insegnare. È in questa ottica deve essere visto il suo ruolo, ed è indipendente dalla disciplina, dallo sport che si vuole insegnare. In particolare un allenatore si prefigge il compito di insegnare uno sport, e per questo deve focalizzare la sua attenzione al compito di verificare le abilità di ogni singolo atleta con cui lavori, migliorare le abilità, perfezionarle. L’abilità di ogni singolo atleta è variabile in funzione di molte, troppe variabili: l’età, da quanto tempo ha approcciato lo sport, proviene da altre discipline, corporatura, attitudine allo sport. L’allenatore deve distinguere le varie condizioni personali e progettare un lavoro di insieme volto a migliorare sia il gruppo (tutti gli atleti del gruppo: la pallacanestro è un gioco di squadra!), che il singolo. Solo attraverso questo mix, l’allenatore riuscirà ad elevare il livello dei propri atleti. Ogni singolo atleta, ancor più se giovane o alle prime esperienze, dovrà essere sufficientemente motivato, stimolato. Molto importante è l’ambiente che si crea in palestra: deve essere divertente innanzitutto; gli atleti giovani si avvicinano ad uno sport prima di tutto con lo scopo di divertirsi, magari insieme ad amici. In questo modo si crea il gruppo, ogni atleta si deve identificare nel gruppo di cui fa parte. Se

un’atleta non trova, non sente questo feeling difficilmente resterà a far parte del gruppo. Perché si sentirà escluso, perché non verrà considerato alla pari. Altro! È risaputo che se un atleta giovane abbandona una disciplina sportiva spesso è più per colpa dell’ambiente che lo circonda che non per motivi tecnici. Comunque sia l’abbandono da parte di un atleta va sempre visto come una nota negativa per l’Allenatore: o perché non ha saputo creare o integrare un atleta nel gruppo, o per motivi più prettamente tecnici. Su questo deve soffermarsi a riflettere. L’allenamento deve essere principalmente visto come un divertimento, e questo sarà possibile soprattutto se gli esercizi che dovrà effettuare saranno diversificati e particolari. I bambini possono trovare divertente, molto divertente effettuare esercizi di ball handling, laddove un atleta adolescente invece avrà bisogno di eseguire altro. L’allenatore dovrà trovare modo di far divertire i propri atleti proponendo esercizi che siano soddisfacenti per loro senza dimenticare che questi devono essere di ausilio alla crescita tecnica dei propri atleti, devono essere strumenti per aumentare le abilità tecniche di ognuno! Insegnare tali abilità, aumentare il grado di abilità di un atleta significa far effettuare allenamenti con esercizi adeguati. Il tipo, il numero di ripetizioni, la durata degli esercizi dipendono dal gruppo atleti che si sta allenando, la loro maturazione tecnico\fisica, la “confidenza” con il mondo della pallacanestro del gruppo. L’allenatore deve basarsi su questi indici per costruire il singolo allenamento all’interno del set di allenamenti programmato per l’intera stagione o per un periodo di tempo medio\lungo. L’allenatore deve sapersi adattare anche alle infrastrutture che la società per cui opera può permettersi. Inutile illustrare un esercizio che prevede l’uso di 6 canestri quando se ne hanno a disposizione solo due; oppure esercizi con 2 palloni per ogni atleta quando esiste una scarsità di palloni. Inoltre, gli esercizi devono essere anche commisurati in funzione del numero di atleti che si stanno allenando in quel momento. Un utile preambolo consiste nello spiegare agli atleti la differenza tra esercizi con distribuzione dei giocatori in fila o riga. Serve per “capirsi al volo”, non perdere troppo tempo per la “dislocazione” degli atleti. Per certi versi è utile spiegare il programma di ogni allenamento prima di iniziare, lasciando a disposizione lo schema degli esercizi che si vogliono attuare (magari evitando di dare risalto agli esercizi più “faticosi”). I programmi di allenamento devono seguire uno schema, il quale è relativo agli obiettivi che si vogliono ottenere. In questo campo l’improvvisazione gioca brutti scherzi. Programmare significa sapere effettuare esercizi differenti ma che abbiano uno scopo ben individuato. Lasciare il giusto tempo al singolo atleta così come al gruppo di “digerire” i vari movimenti, aumentando la difficoltà nel tempo ed inserendo cose nuove man mano che si sono consolidate le abilità in quelle già incamerate. Prima di ogni esercizio è di fondamentale importanza la dimostrazione che può essere di tre tipi:

1. diretta: l’allenatore mostra i movimenti dell’esercizio (tipico per gli esercizi relativi ai fondamentali con la palla);

2. indiretta: l’allenatore utilizza un giocatore (normalmente il più dotato nel movimento che si vuole spiegare) come dimostratore;

3. mista, diretta e indiretta: l’allenatore ed un atleta, o più di uno eseguono i movimenti dell’esercizio.

Durante la fase degli esercizi, soprattutto quelli relativi ai fondamentali con la palla, può essere opportuno sottolineare, con il giusto metodo, i diversi livelli di abilità tecnica del gruppo. Questo deve servire a far comprendere agli atleti, soprattutto se giovani o alle prime armi, che determinati movimenti devono essere perfezionati, mentre altri nel gruppo sono già in grado di svolgerli senza difficoltà. Tutto questo che non diventi, però, oggetto di scherno da parte di chi possiede le abilità a discapito di chi è meno preparato. È importante che l’atleta che effettua un errore durante un movimento abbia la consapevolezza di averlo commesso. Questo aiuta l’allenatore a poter correggere l’errore, aiuta l’atleta a comprendere dove si commette l’errore e come apprendere le correzioni che l’allenatore suggerisce. Le correzioni vanno assolutamente effettuate! Si può scegliere il modo di attuarle:

• si ferma l’allenamento e tutti in silenzio ascoltano l’allenatore in merito; • l’allenatore fa continuare l’esercizio al resto del gruppo, portando con se

l’atleta per correggere il movimento (soprattutto se si ha disposizione un assistente).

Entrambe le condizioni vanno bene, dipende dalla situazione, dal tipo di errore, dal livello dell’atleta rispetto al gruppo e dal gruppo stesso. La correzione va fatta proponendo il modo corretto di svolgere l’esercizio, il movimento; bisogna indicare, spiegare dove e come si commette l’errore per poi indicare la soluzione. In alcune situazioni, soprattutto nello spiegare i giochi, un allenatore può ascoltare il parere degli atleti del gruppo, della squadra. Soprattutto nello svolgimento di un determinato gioco, ascoltare il parere di un atleta può rappresentare il modo di conoscere quanto il gruppo, la squadra ha assimilato le filosofie di gioco dell’allenatore. Questo discorso può valere solo per atleti e gruppi evoluti, mai per giocatori principianti o giovani. Deve essere però assolutamente chiaro che la decisione va presa dal solo allenatore, il quale si assume tutte le responsabilità: rispetto dei ruoli! Se allenare significa aver a che fare con uomini, persone, allora è fondamentale il modo con cui un allenatore si relaziona con i propri atleti. Il modo, il tipo di linguaggio deve essere consono al livello degli atleti a disposizione. Anche l’uso della voce gioca un ruolo importante: variare il timbro della voce, enfatizzare certi movimenti, urlare in alcuni casi (mai in faccia a qualcuno!!!), sono espedienti di riscontro che un atleta impara a recepire. È bene sottolineare se un atleta, o l’intera squadra ha fatto qualcosa di cui essere contenti! Fare i complimenti perché un atleta ha eseguito un buon movimento è bene, così come se la squadra ha fatto qualcosa di importante. Per i più giovani si può

accompagnare questo gesto con il regalare un gadget, anche una piccola cosa rende il giovane giocatore orgoglioso e magari spinge gli altri a migliorarsi sempre più. L’altra faccia della medaglia è costituita dalle i punizioni. Bisogna usarle con tatto ed opportunamente. Deve essere un modo per evidenziare i comportamenti non corretti sia del singolo atleta che del gruppo. Strillare o umiliare non solo non aiuta ma è controproducente. È necessario sottolineare che un allenatore è anche un educatore, non può permettersi di utilizzare in modo errato le punizioni; queste servono, ma a patto di renderle efficaci e non strumentali! Lasciare fuori dal campo i propri problemi, mai utilizzare le punizioni come una vendetta nei confronti di qualcuno, mai personalizzare la faccenda. Deve essere uno strumento di aiuto alla crescita tecnica della squadra, del singolo atleta. Il grado di miglioramento nel tempo si può misurare attraverso l’osservazione dei comportamenti. I comportamenti vanno osservati sia nel contesto naturale (in campo e fuori) sia in modo sistematico attraverso schemi, test di valutazione. I giocatori, soprattutto se atleti evoluti, vanno sistematicamente valutati attraverso test specifici. Ad esempio ogni due mesi, o 3 volte l’anno si possono valutare le percentuali di tiro in varie condizioni, così da misurare eventuali miglioramenti, o comunque saggiare cosa\quanto è cambiato durante la stagione. Per le squadre di più alto livello, e per giocatori evoluti, queste valutazioni andrebbero effettuate anche dal punto di vista fisico\atletico, al fine di migliore, saggiare le condizioni di ogni atleta durante la stagione agonistica. Anche l’apprendimento va saggiato durante la singola stagione, ma soprattutto durante le stagioni seguenti. Si dice che un atleta inizia ad apprendere quando inizia ad approcciare lo sport, ma poi questo apprendimento può continuare anche per 10-12 anni a seguire. L’allenatore deve prendere in considerazione il livello di maturazione di ogni singolo atleta e saggiarne, possibilmente, le capacità residue di apprendimento, per valutare fino a che punto spingersi oltre. Esiste la possibilità che un set di movimenti non riescano ad un atleta in determinate occasioni, mentre saltuariamente questi stessi movimenti trovano un’esecuzione corretta. In questi casi è possibile che l’atleta sia in fase di maturazione fisica e\o tecnica. Continuare a lavorare significa poter vedere questo movimento eseguito perfettamente in ogni situazione (apice dell’apprendimento, almeno per il singolo movimento). In altri casi, questa dicotomia si evidenzia sistematicamente: in questo caso il problema può essere di altra natura (psichica) l’atleta durante le fasi agonistiche non riesce ad esprimere tutto il proprio bagaglio tecnico. In questo caso il problema è di altro genere, la fase di apprendimento comunque è arrivata al limite fisiologico! Le fasi dell’apprendimento possono essere distinte in tre macro aree:

• coordinazione grezza: l’atleta si sta avvicinando al gioco e sta iniziando ad apprendere i movimenti, i fondamentali; in questo deve essere consapevole dei propri limiti, derivati per lo più dalla sua scarsa pratica al gioco;

• coordinazione fine: l’atleta sa effettuare i movimenti, alcuni anche in maniera ottima, ma ha bisogno ancora di apprendere meglio come utilizzarli in tutte le possibili situazioni;

• coordinazione avanzata: l’atleta è padrone dell’esecuzione dei movimenti, ha conseguito un’ottima abilità tecnica.

L’allenatore deve essere sensibile a tutti questi aspetti. Avere il polso costante della situazione. Avere il giusto feedback, conoscere le varie situazioni di ogni singolo atleta, parlare con loro per appianare dissapori, soprattutto se dio ordine tecnico\sportivo inerente l’ambiente. Il talento influisce molto sull’apprendimento, sia in termini positivi che negativi. Positivamente, quando un atleta ha qualcosa di innato che gli permette di imparare, apprendere meglio, più facilmente, più velocemente i movimenti che gli vengono insegnati. In questo gioca molto anche l’attitudine mentale ad essere umili. Senza un adeguato insegnamento anche l’atleta più talentuoso finirà con per non raggiungere quella maturità che le sue potenzialità gli permetterebbero. Negativamente, quando un atleta ha facilità nel fare le cose, ne ha consapevolezza, e proprio per questo motivo, non si impegna nel giusto modo; l’allenatore deve trovare il modo di far nascere gli stimoli per far capire quanto importante sia che l’apprendimento viene anche a seguito di un continuo lavoro un palestra. L’apprendimento può essere anche una questione di maturità fisica: non si possono chiedere ad atleti molto giovani di compiere movimenti non adeguati alla propria condizione fisica, magari per carenze muscolari, tipico degli adolescenti nel periodo di sviluppo. L’allenatore visto quale insegnante ha come compito quello di far apprendere, di insegnare ai propri allievi. Questo è un aspetto all’interno di una gestione corretta dei rapporti che egli stesso deve avere nei confronti di:

• giocatori (tutti); • genitori (nel caso di atleti giovani, giovanissimi); • società; • colleghi.

Un allenatore è al servizio della società per cui opera e ne deve condividere gli obiettivi e la filosofia di vita, rischia altrimenti di essere un “pesce fuor d’acqua”. Ciò non vuol dire sminuirsi, o, peggio, tentare di essere la fotocopia di qualcun altro. Imparare da tutti, atleti compresi, ma personalizzare le proprie competenze. Essere se stessi, dare un imprinting personale a tutto ciò che si fa. Un elemento importante è la collaborazione con tutto lo staff tecnico. Nel caso di società con squadre ai più diversi livelli, è cosa buona che le squadre giochino in maniera analoga, pur con il rispetto della differenza di età delle varie squadra, e, inevitabilmente, con la differenza di qualità tecnico\tattiche. In questo modo si creano giocatori versatili, capaci, cioè, di accettare e i poter giocare con gruppi diversi. L’allenatore deve insegnare agli atleti come essere autonomi, ma saper far loro gestire questa autonomia. Nel caso di giocatori giovani dotati, l’esperienza con gruppi di età maggiore può servire a far capire come determinati adattare alcuni movimenti: in alcune situazioni si possono effettuare, in altre no!.

5) Fondamentali senza palla I fondamentali senza palla sono importanti nel gioco della pallacanestro perché si gioca più senza palla che con la palla. Utilizzare bene i fondamentali senza palla significa, tra l’altro, scegliere il movimento più idoneo in funzione della situazione di gioco. Giocare senza palla significa: a) aiutare un compagno a smarcarsi, portare un blocco; b) aiutare il compagno con la palla in mano, creare spazio per lui, fare un taglio in modo da portare fuori dal proprio spazio un difensore che potrebbe portare l’aiuto al difensore del compagno con la palla; c) muoversi per ricevere, taglio dentro, taglio fuori, cambio di direzione e velocità Per riuscire a gestire correttamente questi fondamentali, il giocatore deve possedere equilibrio, sia statico che dinamico, e rapidità: - equilibrio, ovvero la capacità di compiere un gesto tecnico potendo farne un altro immediatamente senza perdere la stabilità ed il controllo del proprio corpo: mantenere il baricentro basso e le gambe pronte a qualsiasi tipo di spostamento; - rapidità, ovvero la capacità di effettuare alla massima velocità un fondamentale in modo corretto. Per eseguire correttamente i fondamentali senza palla è necessario muovere bene i piedi. I fondamentali senza palla principali sono: - Posizione fondamentale - Cambio di direzione - Giro in corsa - Giro - Cambio di senso - Cambio di velocità Posizione fondamentale: prevede che il giocatore pieghi le gambe parallele tra loro ad una larghezza che sia simile o pari a quella delle spalle, i piedi devono essere paralleli tra loro leggermente ruotati verso l’esterno, la schiena dritta e leggermente spostata in avanti, fino all’altezza dei piedi. Cambio di velocità: può essere lento\veloce o veloce\lento. Nel caso di cambio di velocità lento\veloce, il piede posteriore è quello che da la spinta, le spalle si muovono in avanti alla ricerca di spazio e per mettere il difensore in posizione di minor contrasto. Cambio di direzione:; il giocatore dovrà poggiare il 1° piede prima sul tallone e poi sulle punte, il 2° sulla punta; quindi effettuerà il primo passo corto, una torsione del busto, quindi girerà il 2° piede nella nuova direzione spostando anche il peso del

corpo, il 2° passo sarà lungo con lo scopo di guadagnare più spazio. quando un giocatore decide di modificare la sua direzione, è sempre accompagnato da un cambio di velocità per superare agevolmente il difensore. Cambio di senso: simile al cambio di direzione, ma in questo caso la nuova direzione sarà di 180° rispetto alla precedente, ci si ferma con un piede in avanti rispetto all’altro e si effettua un giro. Giro: può essere sia frontale che dorsale: Giro frontale: dalla posizione fondamentale, scelgo uno dei due piedi come perno (come se fosse la punta di un compasso) mentre l’altro si muove in rotazione frontale, giro davanti al mio ostacolo. Giro dorsale: dalla posizione fondamentale, scelgo uno dei due piedi come perno mentre l’altro si muove in rotazione dorsale. La scelta del giro dorsale o frontale dipende dalla situazione in cui mi trovo a dovermi muovere, scegliendo il modo che meglio mi permetta di liberarmi o creare spazio Esercizi svolti sul campo: 1. disposti sul fondo in coppia distribuendo le coppie su tutto il lato corto, il primo giocatore corre fino alla linea del tiro libero ed effettua un giro frontale, poi corre verso la linea del centrocampo ed effettua un secondo giro frontale alternando il piede perno, poi corre verso la linea del tiro libero ed effettua un ulteriore giro frontale, infine corre verso il fondo, il secondo giocatore parte quando il primo ha completato il primo giro; 2. dalla posizione fondamentale dondolarsi spostando il peso del corpo dalle punte dei piedi ai talloni e viceversa in continuità; 3. disporsi in fila lungo tutta la linea laterale del campo ad una distanza di almeno 1 metro l’uno dall’altro; correre girando lungo le linee esterne del campo al fischio effettuare il cambio di senso e riprendere a correre in direzione contraria; 4. sempre in fila disporsi sulla linea di fondo, il primo giocatore corre verso il gomito della lunetta ed effettua un cambio di direzione frontale poi si dirige verso l’incrocio della linea del centrocampo con quella laterale ed effettua un secondo cambio di direzione frontale, poi si dirige verso il gomito della lunetta ed effettua l’ultimo cambio di direzione frontale. Il secondo giocatore parte quando il primo ha effettuato il primo cambio di direzione. Si ripete l’esercizio cambiando il senso di rotazione (oraria\antioraria);

6) Ball handling

Il ball handling è una dote molto importante per ogni giocatore di basket, a prescindere dal suo ruolo o dalle sue “caratteristiche”. Con il termine inglese ball handling, la cui traduzione è trattamento di palla, si intende la capacità del giocatore di essere padrone della palla in tutti i movimenti tecnici, in particolare nella ricezione, nel passaggio e nel palleggio. Per riuscire ad acquisire e migliorare il trattamento della palla bisogna utilizzare degli esercizi specifici facendo molta attenzione ai dettagli nella modalità di esecuzione da parte dei giocatori. Quasi nessuno degli esercizi che verranno proposti in seguito riproduce una vera e propria “situazione di gioco”, ma tutti servono per acquisire capacità che permetteranno poi di “addomesticare” la palla senza problemi in fase di gioco. Gli esercizi possono essere suddivisi, in relazione all’obiettivo che si prefiggono, in: - esercizi per la rapidità delle mani; - esercizi per la sensibilità delle dita; - esercizi propedeutici per i gesti tecnici. Tutti questi esercizi possono essere ulteriormente suddivisi in base alle modalità di svolgimento in: - esercizi con palleggio o senza palleggio; - esercizi con un pallone o con due palloni; - esercizi individuali o a coppie; - esercizi da fermo o in movimento. Il miglioramento nel trattamento della palla si ottiene attraverso: • l’aumento della velocità di esecuzione dell’esercizio; • la combinazione di più esercizi. • l’aumento progressivo della difficoltà dell’esercizio; Esercizi svolti sul campo: - pizzicare la palla: il pallone viene toccato solo con le dita e passato da una mano all’altra tenendo le braccia distese in alto, poi distese in avanti, quindi in basso; poi si effettuano tutti questi movimenti in continuità; - ninnananna: si fa passare il pallone da una mano all’altra mentre il braccio della mano che riceve il pallone effettua una sbracciata verso l’alto, l’allenatore deve verificare che entrambe le braccia vengano sollevate sopra la testa e che il movimento sia armonico e fluido;

- far passare il pallone dal dorso al palmo della mano facendolo roteare, prima con una mano poi con l’altra; - far saltellare il pallone sul dorso poi sul palmo, prima con una mano poi con l’altra; - far passare il pallone dietro la schiena prima in un verso poi nell’altro; - far passare il pallone dietro la testa prima in un verso poi nell’altro; - far passare il pallone dietro le gambe, tenute unite, prima in un verso poi nell’altro; - svolgere gli esercizi numero 5, 6 e 7 in continuità; - portare una gamba avanti e far passare il pallone dietro la gamba portata avanti, poi invertire la posizione delle gambe; - far passare il pallone dietro una gamba posta in avanti, poi portare le gambe in parallelo, far passare il pallone dietro entrambe le gambe, poi portare in avanti l’altra gamba e farci passare il pallone dietro. L’esercizio va svolto in continuità, prima in un verso e poi nell’altro; - otto sotto le gambe; - far passare il pallone tra le gambe, cambiando la posizione delle stesse saltellando (ad es. prima gamba destra avanti, poi gamba sinistra avanti); - lanciare la palla dietro la schiena facendola rimbalzare sotto le gambe, riprenderla da dietro la schiena e rilanciarla davanti, sempre facendola rimbalzare sotto le gambe; - lanciare il pallone in aria e riprenderlo dietro la schiena; - lanciare il pallone in aria e riprenderlo davanti immediatamente dopo che ha rimbalzato, nel punto più vicino possibile a terra; - palleggio basso sotto le gambe: il pallone rimane in mezzo le gambe e le mani cambiano la posizione davanti\dietro; - in posizione seduta, con le gambe incrociate, palleggiare lateralmente, il palleggio deve essere molto basso; poi alternare il modo di palleggiare: palleggio con il palmo della mano, con il dorso, con il pugno, con il taglio della mano; alternare la mano destra e la mano sinistra; - sdraiati pancia sotto, palleggiare lateralmente; mantenendo vivo il palleggio passare dalla posizione sdraiata a quella seduta, poi sdraiarsi sulla schiena e cambiare mano; - Esercizio da svolgere con due palloni: si palleggia con la mano destra, il pallone tenuto nella mano sinistra viene passato a quella di destra e contemporaneamente il pallone con cui si stava palleggiando si passa alla mano sinistra con un cambio di mano; poi ripetere l’esercizio cambindo la mano di partenza; - a coppie, con un pallone per uno: un giocatore fa da guida ed effettua una serie di palleggi liberi variando il più possibile i movimenti, l’altro effettua a specchio i movimenti del compagno; Poi si cambiano i ruoli nella coppia di giocatori.

7) Arresti e partenze

Sia gli arresti che le partenze sono movimenti fondamentali nella pallacanestro. Tali movimenti sono spesso legati tra di loro (es. arresto e partenza, ma anche partenza e arresto), oppure possono essere associati ad altri movimenti (es. arresto e tiro). Gli obiettivi di questi 2 fondamentali sono la gestione dello spazio/tempo attraverso iniziative che garantiscono un vantaggio sulla difesa. Gli arresti e le partenze hanno due elementi base in comune:

� l’equilibrio � l’uso del piede perno

Arresti

Gli arresti si possono suddividere, in base all’esecuzione, tra: � arresti a un tempo � arresti a due tempi

Nel caso dell’arresto un tempo i piedi toccano terra contemporaneamente, prima con l’avampiede e poi con il tallone, ed il giocatore può scegliere quale piede usare come perno. Per quanto riguarda l’arresto a due tempi il piede perno è il primo dei due a toccare terra. Quando si esegue questo tipo di arresto bisogna fare attenzione a poggiare prima il tallone e poi l’avampiede del piede perno. Gli arresti possono anche distinguersi, rispetto alla situazione, in:

� arresto dopo il palleggio � arresto dopo la ricezione

Entrambi questi tipi di arresti possono essere effettuati sia ad uno che a due tempi. Partenze Le partenze si suddividono in:

� partenza incrociata � partenza diretta

La partenza incrociata prevede che si utilizzi la mano destra e la gamba sinistra, e viceversa. La base di partenza è la posizione fondamentale: busto dritto, ginocchia piegate, appoggiati in posizione di equilibrio sugli avanpiedi (baricentro basso). Il pallone deve essere mantenuto all’altezza dell’inguine in modo saldo, ponendo attenzione a mettere i pollici a T. In base a come si è effettuato l’arresto si sceglie il lato dove partire. Ad esempio se un giocatore vorrà partire verso il lato destro con la partenza incrociata dovrà mettere palla a terra con la mano destra e contemporaneamente spostare la gamba sinistra. Ovviamente per partire verso il lato sinistro dovrà usare la mano sinistra e la gamba destra. Al fine di evitare un’infrazione di passi si deve

sincronizzare il primo palleggio col primo passo facendo toccare il pallone a terra contemporaneamente all’appoggio del primo piede che si muove. Il risultato che vogliano ottenere è un movimento quasi contemporaneo di spalla, braccia e gamba in modo da essere coordinati, veloci e quindi prendere vantaggio sull’avversario tagliandolo fuori col corpo da un repentino recupero difensivo La partenza diretta prevede invece l’uso di mano e gamba appartenenti alla stesso lato del corpo (ad es. mano destra e gamba destra) ed è per questo che viene anche chiamata “partenza stessa mano stesso piede”. Dunque un giocatore che vorrà partire verso destra con la partenza diretta metterà la palla a terra con la mano destra e sposterà per prima la gamba destra; il primo passo, tendenzialmente verso destra, deve essere breve e contemporaneo al palleggio onde evitare di staccare il piede perno prima che la palla tocchi terra. In questo caso è fondamentale che il secondo passo di sinistro sia fatto subito ed abbia la finalità di tagliare fuori l’avversario abbinato anche al movimento della spalla sinistra che ruotando il busto va a protendersi nella direzione di partenza. Per partire verso il lato sinistro il procedimento sarà ovviamene opposto. Esercizi svolti sul campo:

Disporre i giocatori sparsi sul campo: - effettuare un autopassaggio riprendere la palla con arresto ad un tempo, quindi effettuare un giro frontale e ripetere lo stesso esercizio nel verso opposto; - stesso esercizio ma con arresto a due tempi; - stessi esercizi di prima ma con giro dorsale, arresto ad un tempo, arresto a due tempi; - stessi esercizi di prima ma mimando il tiro dopo l’arresto, arresti ad un tempo e a due tempi; - stesso esercizio di prima ma dopo l’arresto effettuare una partenza diretta, non si effettua il giro, continuare fino alla fine del campo, dopo la partenza effettuare due\tre palleggi, poi di nuovo autopassaggio; - stesso esercizio di prima ma con partenza incrociata; - giocatori a coppie, un pallone per coppia; si parte uno di fronte all’altro, il giocatore senza palla effettua uno scivolamento laterale verso un lato a scelta, il compagno effettua un passaggio schiacciato terra dall’altro lato, il giocatore deve recuperare il pallone scivolando e facendo l’arresto quando recupera l palla; recuperato il pallone fa effettuare lo stesso esercizio all’altro giocatore della coppia; - stesso esercizio di prima, ma il giocatore senza palla effettua un passo indietro, uno in avanti, poi uno scivolamento verso un lato, poi recupera il pallone; - sempre a coppie con un pallone, il giocatore senza palla deve posizionarsi davanti al giocatore con la palla a circa 3\4 metri dandogli le spalle, il giocatore con la palla effettua un passaggio (tipo lob) da un lato o dall’altro a scelta purché il pallone rimbalzi davanti al giocatore senza palla, questi deve intercettare il pallone facendogli fare il numero minimo di palleggi , recuperato il pallone effettua un giro frontale e si

dispone per fare lui il passatore, l’altro si posizionerà spalle a canestro davanti al giocatore con la palla; - giocatori posizionati in fila sulla linea di centro campo rivolti verso un canestro, ognuno con un pallone. Il primo della fila passa la palla all’allenatore, posizionato sulla lunetta con già un pallone in mano, poi correre verso la parte sinistra, riceve una palla sulla linea del tiro libero, facendo arresto ad un tempo, ripassa il pallone all’allenatore e corre dal lato opposto a prendere l’altro pallone, effettua di nuovo arresto a un tempo, partenza diretta verso canestro e tiro in corsa; - stesso esercizio ma con partenza incrociata dopo l’arresto; . stesso esercizio ma con arresto a due tempi e partenza incrociata; - stesso esercizio ma con arresto a due tempi e partenza diretta; - stessi esercizi di prima ma cambiando il lato da cui si effettua la partenza verso canestro; - disporre metà giocatori in ala sinistra senza palla, l’altra metà al centro con la palla; il giocatore in ala effettua uno smarcamento, riceve la palla con arresto ad un tempo, facendo attenzione a mettere i piedi rivolti verso il canestro di attacco; dopo la ricezione fa una partenza incrociata verso il fondo e tiro in corsa; - stesso esercizio di prima ma con partenza diretta sul fondo. L’allenatore deve fare attenzione che non si il giocatore non faccia infrazione di passi. - stesso esercizio di prima ma con arresto a due tempi e partenza incrociata sul fondo; - stesso esercizio di prima ma con arresto a due tempi e partenza diretta sul fondo; Lo stesso tipo di esercizio va effettuato facendo le partenze verso il centro, anziché verso il fondo, e facendo arresto e tiro invece che tiro in corsa. 8) Fondamentali individuali di difesa La difesa è uno degli aspetti principali del gioco della pallacanestro, nonché un mezzo tecnico fondamentale per vincere le partite. Tecnicamente la difesa si può suddividere in tre settori di applicazione: difesa sul portatore di palla; difesa sul giocatore senza palla; difesa ai rimbalzi. C’è una differenza molto importante rispetto ai fondamentali offensivi: in difesa gioca un ruolo molto rilevante il fattore psicologico, la voglia di sacrificarsi su ogni pallone favorisce, e di molto, la possibilità di effettuare una buona difesa. Questa volontà, si traduce nel fare in modo che gli attaccanti non possano prendere tiri facili, che non possano passare la palla in tranquillità, che debbano faticare per effettuare i loro schemi e movimenti in attacco. Un altro fattore fondamentale è la comprensione dell’importanza del lavoro di squadra: un giocatore può marcare benissimo il proprio avversario, ma se all’occorrenza non aiuta il suo compagno di squadra saltato dal suo avversario, sarebbe stata una difesa inutile e malfatta: tutti i giocatori in campo non hanno fatto una buona difesa.

Il programma del corso prevede di insegnare alcuni aspetti generali riguardanti: � la posizione difensiva; � l’uso delle gambe; � l’uso delle mani; � gli scivolamenti; � il cambio di guardia.

Ci occuperemo principalmente della difesa a uomo, uno contro uno, con la massima pressione sulla palla. Partendo dal presupposto che, per quanto bravo possa essere il difensore, non si può annullare un giocatore, lo si può al massimo limitare. Il compito della difesa è quello di rallentare il portatore di palla se l’azione si svolge lontano dal canestro, di stringere gli spazi quando l’azione è vicino al canestro. Il punto fondamentale di ogni difesa, o quasi, è comunque che si deve sempre stare tra il proprio avversario e il canestro che si difende. Gli elementi più importanti per la difesa sono i seguenti:

� dati psicologici: voglia di vincere, voglia di non essere battuto dal proprio avversario né dalla squadra avversaria, voglia di soffrire fino all’ultimo secondo;

� dati tecnico-fisici: gambe, ma soprattutto piedi, devono essere rapidi e reattivi; mani e braccia devono essere altrettanto rapidi e reattivi, in particolare le mani devono essere rapide per rubare la palla, ma senza perdere l’equilibrio, evitando di cadere nei trabocchetti che alcuni palleggiatori fanno ai danni dei difensori;

� posizione difensiva: è simile alla posizione fondamentale, già vista nei fondamentali individuali offensivi; gambe larghe quanto le spalle e flesse in avanti, piedi paralleli, busto leggermente spostato in avanti e piedi leggermente alzati, il peso grava principalmente sugli avampiedi, braccia flesse mani estese e con i palmi rivolti in avanti. Durante lo scivolamento i piedi devono seguire lo spostamento dell’avversario, mentre le mani quello del pallone: una mano dovrà stare in basso seguendo il pallone per impedire o limitare i cambi di direzione in palleggio dell’avversario, l’altra mano sarà in alto per coprire le linee di passaggio o comunque per mettere pressione durante i passaggi. È importante che i difensori non tentino di rubare la palla, il rischio è quello di perdere l’equilibrio, di sbilanciarsi, e di permettere all’avversario di saltare il difensore.

� scivolamento: nel caso di scivolamento laterale, la gamba opposta al lato di scivolamento è quella che spinge mentre quella dallo stesso lato è la gamba guida. Mentre esegue lo scivolamento il difensore dovrà rimanere sempre con la gambe piegate, i passi saranno brevi, poiché un passo troppo lungo provoca la perdita di equilibrio; i piedi non dovranno mai incrociarsi, sempre per essere sicuri di non perdere l’equilibrio.

Nel caso di difesa su un attaccante con la palla, il piede di spinta dovrà posizionarsi sempre più o meno in direzione centrale rispetto alle gambe dell’avversario, mentre quello di guida dovrà superarlo. Se un giocatore viene battuto, non deve più

scivolare, deve correre. Il cambio di guardia è un mezzo giro dorsale, il piede perno inizialmente è il piede di guida, concluso il mezzo giro diventerà il piede di spinta. Altri concetti di difesa individuale sono:

� guardia chiusa: difesa sul taglio, il difensore rivolge lo sguardo sempre all’attaccante, non lo perde di vista, ma accetta di perdere per un attimo la visione della palla e del gioco;

� guardia aperta: difesa sul taglio, il difensore non perde mai il contatto visivo con la palla accettando di perdere il contatto con l’attaccante nel momento di passaggio del tagliante al centro dell’area.

� salto verso la palla: si effettua questo movimento normalmente in tutte le condizioni di difesa, ma è basilare nella difesa del dai e vai. Si esegue un salto verso la palla per opporre il corpo al taglio dell’avversario e costringerlo a tagliare dietro il difensore.

Un singolare insegnamento, fondamentale, è quello di parlare in difesa: i giocatori in campo devono dare una serie di indicazioni ai compagni di squadra per permettere loro di adeguare i proprio movimenti difensivi. Ultimo elemento, ma comunque uno dei più importanti è il riconoscimento della cosiddetta linea della palla: la linea immaginaria che passa per la posizione in cui si trova il pallone ed è parallela alla linea di fondo campo; non bisogna mai difendere sopra la linea della palla.

Esercizi svolti sul campo: 1. Disposti su una metà di campo di fronte all’allenatore assumere la posizione fondamentale di difesa, seguendo i gesti dell’allenatore effettuare 1 scivolamento laterale verso destra, laterale verso sinistra, in avanti, indietro; 2. effettuare lo stesso esercizio ma con 2 scivolamenti; 3. giocatori disposti a coppie sul fondo del campo sul prolungamento della campana; i due giocatori della coppia si dispongono uno di fronte all’altro; i 2 giocatori della prima coppia corrono fino alla linea del tiro libero, poi effettuano scivolamenti fino al centro campo, poi corrono ancora verso l’altra linea del tiro libero quindi ancora scivolamenti fino al fondo campo, si rientra correndo lentamente, la seconda coppia parte quando la prima ha superato il centro campo; 4. disporsi a coppie ad uno degli angoli del campo, 1 contro 1 senza palla a mezzo campo, un giocatore corre cambiando direzione spesso, l’altro effettua scivolamenti tentando di porsi sempre davanti all’altro giocatore, sulla linea laterale chi scivola deve mettere il piede fuori dal campo o almeno deve toccare la linea, in modo da chiudere la strada all’attaccante; 5. disporre i giocatori su una metà di campo di fronte all’allenatore, questi con i gesti comunica i movimenti di scivolamenti da effettuare, in più però può gridare le parole: tiro (in questo caso i giocatori devono effettuare un salto come per prendere un rimbalzo), palla (i giocatori devono buttarsi pancia a terra come per recuperare un pallone), sfondamento (eseguire uno scivolamento all’indietro, prendere posizione stando fermi, mimare lo sfondamento, rullare all’indietro), tra un movimento e l’altro i giocatori devono muovere i piedi facendo hockey step.

9) Il palleggio Il palleggio è il fondamentale che serve a muoversi sul campo insieme al pallone: è forse il fondamentale più utilizzato sul campo da gioco, anche se bisogna ricordarsi di non abusarne; può essere usato in diverse situazioni, eseguito in diversi modi ed avere diverse finalità. Ogni giocatore deve essere in grado di palleggiare bene ed in egual modo sia con la mano destra, che con la mano sinistra; per questo motivo l’allenatore deve lavorare di più sulla “parte debole” del giocatore (ad es. la sinistra in caso di giocatore destro), piuttosto che sulla “parte forte”. Inoltre è estremamente importante che il giocato sia in grado di capire in quali situazioni usare il palleggio, ed anche quale tipo di palleggio usare. Il palleggio serve per:

1) Andare in contropiede, ovviamente fino a che non si può passare la palla ad un compagno in posizione più avanzata;

2) Trasferirsi sul campo;

3) Battere il diretto avversario e, a volte, anche l’avversario in aiuto; 4) Migliorare l’angolo di passaggio, per aiutare la ricezione del compagno di

squadra; 5) Uscire da una situazione di pericolo, come ad esempio un raddoppio; 6) Dare inizio ad un gioco organizzato.

Possono distinguersi fondamentalmente due tipi di palleggio: - palleggio veloce - palleggio protetto Il palleggio veloce, che si usa, ad esempio, per andare in contropiede, va eseguito con la mano che spinge la palla da dietro verso avanti, con il giocatore che deve correre dietro alla palla, cercando però di non perderne ai il controllo. Nel caso del palleggio veloce non sarà possibile proteggere efficacemente il pallone come nel caso del palleggio protetto; il palleggio dovrà essere quindi il più basso possibile in modo da rendere complicata per il difensore un’azione di disturbo. Il palleggio protetto, invece, si esegue con il corpo in posizione fondamentale e leggermente di lato per proteggere la palla con lo stesso. La mano con cui si effettua il palleggio deve spingere la palla dall’alto verso il basso, mentre la mano che non palleggia deve essere posizionata in modo da proteggere la palla. Il palleggio va sempre effettuato con le dita ben divaricate ed utilizzando soltanto i polpastrelli della mano, mai con il palmo. Questo tipo di palleggio, di solito, viene eseguito lateralmente, parallelo alla gamba corrispondente alla mano con cui si sta palleggiando (ad es. mano destra e gamba destra). Un altro tipo di palleggio, utilizzato più raramente, è il palleggio in arretramento, che è simile al palleggio protetto, ma si esegue con la mano che spinge la palla da davanti verso indietro e si utilizza appunto per indietreggiare quando, ad esempio, si è soggetti ad un raddoppio di marcatura. E’ importantissimo fare attenzione che la mano che palleggia non si trovi mai sotto alla palla, in nessun tipo di palleggio, ma sempre sopra o lateralmente alla stessa. Il palleggio è un fondamentale al quale sono legati diversi movimenti, riportati qui di seguito:

1) cambio di velocità; 2) cambio di senso; 3) cambio di direzione; 4) cambio di mano frontale; 5) cambio di mano tra le gambe; 6) cambio di mano dietro la schiena; 7) giro in palleggio, oppure mezzo giro; 8) spostamento laterale in palleggio; 9) finte di cambio di mano; 10) esitazione in palleggio;

Cambio di senso: il giocatore inverte il proprio “senso di marcia” di 180° mantenendo vivo il palleggio Cambio di mano frontale: si spinge la palla da una mano all’altra, sempre palleggiando, e facendo toccare la palla a terra prima di ripalleggiarla con l’altra mano Giro in palleggio: normalmente si effettua il giro dorsale, si spinge il pallone indietro in mezzo alle gambe, il giocatore deve girare velocemente il busto e la testa. Il piede perno è quello opposto alla mano con cui si inizia il giro. Potrebbe risultare pericoloso per il fatto che si presta al raddoppio di marcamento, si perde per un attimo la visualizzazione del campo e del gioco. Mezzo giro: il giocatore inizia il movimento come se fosse il giro, poi una volta che il pallone è in mezzo e alle gambe lo recupera con la stessa mano e continua a palleggiare rifacendo in senso contrario il mezzo giro che aveva iniziato, in questo caso il cambio di velocità e ancora più importante. Cambio di mano dietro la schiena: il giocatore palleggia, ad esempio, con la mano destra, passa la palla dietro la schiena facendola rimbalzare a terra una volta, e poi la riprende con la mano opposta, in questo caso la sinistra. Cambio di mano sotto le gambe: si effettua come il frontale, ma il palleggio non avviene davanti al corpo ma in mezzo alle gambe, è molto importante stare con le gambe piegate. La gamba che sta in posizione avanzata è quella opposta alla mano che palleggia. Spostamento laterale in palleggio: si palleggia lateralmente al corpo mentre con piccoli passi o con scivolamenti il giocatore si sposta dallo stesso lato del palleggio. Finte di cambio di mano: il giocatore finge di cambiare mano, per sbilanciare il difensore, e poi continua a palleggiare con la stessa mano Esercizi svolti sul campo: 1) palleggio da fermi: i giocatori sono disposti sul campo larghi davanti all’istruttore. Si eseguono palleggi laterali (altezza ginocchio, bassi, alti), poi dondolando la palla frontalmente, poi lateralmente. In questa serie di esercizi l’allenatore ha anche il ruolo del dimostratore e deve dimostrare come si palleggia. Gli esercizi vanno eseguiti sia con la mano destra che con la mano sinistra.

2) Giocatori posizionati come all’esercizio precedente; si esegue il palleggio con cambio di mano in tutte le sue possibilità: in mezzo alle gambe, dietro la schiena, giro in palleggio, mezzo giro. 3) Giocatori distribuiti in riga sulla linea di fondo del campo, si palleggia verso la prima linea del tiro libero con la mano destra, sulla linea del tiro libero si effettua un cambio di mano frontale (accenno di cambio direzione), si continua a correre verso il centrocampo, si effettua un nuovo cambio di mano frontale, si corre verso la linea del tiro libero e si effettua l’ultimo cambio di mano sempre frontale. Sul fondo si attende che tutti abbiano completato l’esercizio e lo si inizia nuovamente cambiando la mano di inizio dell’esercizio. 4) Lo stesso esercizio precedente, ma effettuando il cambio di mano dietro la schiena, poi effettuando il giro, poi effettuando il cambio di mano sotto le gambe. 5) Giocatori distribuiti sulla linea perimetrale del campo in fila, palleggiare lungo il perimetro con la mano esterna, al fischio dell’allenatore effettuare un cambio di senso, ricominciando poi a correre palleggiando sempre con la mano esterna; 6) Giocatori posizionati a coppie sulle linee laterali ognuno con un pallone; ogni coppia avrà un giocatore su un lato del campo e uno sul lato opposto. Si inizia palleggiando con la mano sinistra verso il centro del campo, quando i due compagni si incrociano effettuano entrambi tre palleggi in arretramento e poi un cambio di mano frontale; quando i due compagni si incrociano nuovamente si danno un five

basso, poi si continua a palleggiare con la mano destra verso la linea laterale opposta rispetto a quella da cui si è partiti; arrivati sulla linea si effettua arresto e giro frontale; poi si riparte cambiando mano rispetto alla precedente partenza. 7) Lo stesso esercizio precedente ma con cambio di mano dietro la schiena, poi sotto le gambe e poi con il giro in palleggio; 8) Due file negli angoli di fondo campo e due file negli angli di metà campo; tutti i giocatori con il pallone. Intorno al tiro libero sono posizionati quattro ostacoli, uno corrispondente ad ogni fila. Il primo giocatore di ogni fila parte con la mano destra ed arriva di fronte all’ostacolo, effettua due palleggi in arretramento e cambio di mano frontale, poi continua a correre e si mette in fila nella fila alla sua destra. L’esercizio va effettuato anche con cambio di mano dietro la schiena, sotto le gambe e giro in palleggio, inoltre si deve partire prima con la mano destra e poi con la mano sinistra; 9) Giocatori posizionati in 4 file ai 4 angoli del campo. A metà campo sono posizionati 4 ostacoli, due per ogni lato del campo, ed ogni ostacolo viene assegnato ad una fila; inoltre ogni fila corrisponde ad una squadra. I primi della fila partono e corrono verso l’ostacolo, effettuano un giro completo intorno allo stesso e vanno a tirare in terzo tempo; poi prendono il rimbalzo e tornano nella loro fila effettuando il percorso al contrario. Vince la squadra che arriva prima a 10 canestri

10) Il passaggio Il passaggio rappresenta la massima espressione della coniugazione dei postulati di base del gioco della pallacanestro: - spazio - tempo - collaborazione - equilibrio Il passaggio può essere definito come la collaborazione nello spazio e nel tempo in

modo vantaggioso.

Questo fondamentale si effettua dunque per ottenere un vantaggio oppure per mantenerne uno acquisito, come nel caso del back-door. Il passaggio può essere anche molto utile in fase di raddoppio sull’attaccante il quale, in difficoltà, passerà ad un suo compagno; altro utilizzo è quello di usare il passaggio per far spostare la palla il più velocemente possibile, poichè la palla “viaggia” mediamente più velocemente con i passaggi che con i palleggi. Questo fondamentale può essere esaminato secondo 3 fattori e spesso un cattivo passaggio può essere dovuto ad una o più cause inerenti i processi sotto elencati:

• Psicologici: un giocatore che viene raddoppiato ha difficoltà a cedere la palla; oppure un giocatore che ha paura di perdere la palla è più propenso ad effettuare passaggi sbagliati.

• Fisici: il passatore cerca di compiere passaggi che non sono alla sua portata.

• Tecnico/tattici: il passatore nel momento del passaggio compie un movimento non corretto, oppure sceglie un tipo di passaggio sbagliato; il ricevitore non segnala con le mani dove farsi passare la palla, o non fa niente per aiutare il passatore cercando di posizionasi nel migliore dei modi.

Effettuato il passaggio, il ricevitore deve afferrare il pallone; la presa può avvenire a una o due mani. Per i giocatori più giovani si consiglia sempre di allenarli sulla presa a due mani, e con le dita ben distese e i pollici convergenti dietro la palla. Per i giocatori più esperti, sempre che le loro condizioni psico/fisiche lo permettano, la posizione delle mani sarà con i pollici a T, in modo tale da poter compiere nel modo più veloce possibile l’esecuzione dei fondamentali offensivi. Un altro tipo di ricezione, comunque più adatti per giocatori già formati, è l ricezione ad una mano: utilizza una sola mano che deve essere bene stesa al fine di coprire il pallone; l’altra mano dovrà immediatamente seguire la precedente in modo da chiudere il pallone tra le due mani. Il ricevitore, prima e durante il passaggio, deve chiamare la palla (con una o due mani), andare incontro al pallone (in modo tale da evitare che l’avversario possa intercettare il passaggio stesso), e deve rimanere in equilibrio per poter prendere correttamente il pallone.

Il giocatore che ha intenzione di passare il pallone, deve essere in grado di vedere quello che succede tra lui e il canestro, scegliendo con precisione la zona dove effettuare il passaggio; questa capacità viene detta visione periferica.

Molto importante è anche la finta di passaggio, utile per creare un vantaggio nei confronti del proprio difensore; la finta però deve essere adeguata alla situazione di gioco e deve avere una giusta velocità di esecuzione ( né troppo veloce né troppo lenta ). Quelli sotto elencati sono i più frequenti tipi di passaggio, che ogni giocatore dovrebbe padroneggiare: • Passaggio a due mani dal petto diretto: è il primo dei passaggi ad essere

insegnato, lo si esegue dalla posizione fondamentale ed è relativamente semplice da apprendere e controllare, ma di improbabile esecuzione durante una partita. Il lancio della palla prevede che le braccia restino distese dopo il lancio, ad accompagnare la palla nella sua traiettoria.

• Passaggio a due mani dal petto schiacciato a terra: prevede che la palla venga

schiacciata a terra a circa 2/3 della linea mediana che separa i due giocatori. La palla deve giungere all’altezza del busto. E’ buona norma non abusare di questo tipo di passaggio visto che tende a rallentare il gioco.

• Passaggio a due mani sopra la testa: è caratterizzato dal fatto che, chi lo esegue,

cerca di sfruttare al massimo la sua altezza ed è ovviamente sconsigliato nel caso in cui l’attaccante sia più basso del diretto avversario.

• Due mani laterale: effettua come il passaggio 2 mani petto, ma l’esecuzione

porta il passatore a spostarsi su un lato, la gamba dello stesso lato accompagna il movimento. Si usa per rubare spazio al difensore

• 1 mano baseball: è il passaggio delle aperture di contropiede, quando il pallone deve essere lanciato ad una distanza considerevole. Il pallone va portato con la mano che esegue il passaggio accanto all’orecchio quindi si effettua la spinta ed il braccio finisce completamente esteso così come la mano che deve accompagnare il pallone (in questo assomiglia alla tecnica di tiro). Poiché il passaggio viene effettuato per lunghe distanze, bisogna prestare molta attenzione alla possibilità che i giocatori, soprattutto se giovani, possano non avere l’adeguata forza fisica negli arti superiori per effettuare questo tipo di passaggio. Questo può portare a ritenere non efficace soprattutto in casi di giocatori ancora non evoluti.

• 1 mano laterale: si esegue come nel passaggio laterale a due mani, ma in questo

caso avendo un solo braccio per completare l’esecuzione si ha a disposizione una maggiore apertura. Il pallone viene spostato da un lato e si esegue accompagnando con un passo della gamba dello stesso lato.

• passaggio consegnato: è l’unico passaggio che non crea spazio ma anzi lo diminuisce, quindi è da utilizzare solo in determinate situazioni. Il passatore deve compiere un giro dorsale bloccando il pallone con due mani, di cui una sopra e l’altra sotto, il ricevente deve effettuare un movimento andando incontro al proprio compagno e strappando letteralmente il pallone dalle mani del compagno. Spesso è utilizzato nella fasi di inizio gioco tra guardia e guardia, o tra guardia e pivot, normalmente nella parte superiore della metà campo avversaria. Raramente come apertura per il portatore di palla.

Esercizi svolti sul campo:

Riscaldamento 1) Disposti sul campo a coppie in riga a distanza di circa 2\3 metri una coppia dall’altra, ogni coppia con un pallone e disposti uno di fronte l’altro. Passare il pallone: • due mani petto; • due mani schiacciato terra; • due mani sopra la testa; • due mani laterale destra e sinistra alternati; • una mano laterale destra e sinistra alternati; • una mano dal palleggio. 2) A terzetti o quartetti sempre disposti su tutto il campo un solo pallone per gruppo. Il primo giocatore con la palla viene marcato da un latro giocatore, chi ha il pallone deve lavorare 4\5 secondi ed il difensore deve ostacolare i movimenti, non è consentito palleggiare, si può usare il solo piede perno. Il giocatore con il pallone deve effettuare il passaggio al suo compagno che si trova di fronte. Una volta che ha effettuato il passaggio corre a difendere al giocatore che ha il pallone. Si effettua in continuità, non è consentito effettuare due volte lo stesso passaggio

3) Giocatori disposti su 4 angoli di una metà campo. Inizialmente un solo pallone in campo. Il giocatore con la palla passa alla sua destra (due mani petto) e corre dietro la fila del giocatore cui ha passato palla. Chi riceve effettua la stessa cosa: passa alla sua destra e corre dietro la fila. Dopo un po’ si aggiunge un secondo pallone, poi un terzo e possibilmente un quarto. L’esercizio va ripetuto passando alla propria sinistra invertendo così il senso di rotazione. 4) Giocatori disposti sempre su 4 angoli di una metà campo. Inizialmente un solo pallone in campo. Il giocatore con la palla (1) effettua un passaggio due mani petto al giocatore della fila alla sua destra, corre verso il centro in diagonale e riceve palla sulla linea dei tre punti dal giocatore cui aveva passato la palla (2). Questi ricevuto il pallone lo ripassa a (1) il quale lo passa a (3) e corre in diagonale dietro la fila del giocatore a cui ha effettuato il secondo passaggio. Si cambia fila esclusivamente in diagonale. Una volta che (2) ha ricevuto il pallone, corre in diagonale verso la linea dei tre punti e riceve da (3), ricevuta palla la passa a (4) e corre dietro la fila di (4). (3) dopo aver passato a (2) corre in diagonale verso

la linea dei tre punti e riceve da (4), quindi passa al primo giocatore della fila dove originariamente era (1).

In quest’ultima figura la conclusione del primo ciclo dell’esercizio 4. Dopo un po’ (e solo quando i giocatori in campo avranno acquistato un ritmo corretto), l’allenatore potrà aggiungere un secondo pallone, quindi un terzo ed infine un quarto.

5) A terzetti in fila a fondo campo, un pallone per ogni terzetto. Il giocatore con la palla palleggia verso la linea dei tre punti in posizione centrale. Contemporaneamente il secondo giocatore va a difendere sul palleggiatore mentre il terzo giocatore corre in diagonale verso la linea laterale. Arrivati al centro come in figura, chi palleggia effettua un giro e passa al secondo attaccante, il quale dopo aver toccato la linea laterale effettua un taglio verso il canestro riceve dal palleggiatore e tira in corsa senza palleggiare. Il difensore dovrà impedire un passaggio facile. La composizione di questo esercizio deve far intuire come la collaborazione spazio e tempo sia essenziale. Se i due attaccanti non si muovono in corretta sincronia, oppure chi deve ricevere non si muove per avere una buona linea di passaggio, l’esercizio non viene completato correttamente, a prescindere dal fatto che si arrivi a concludere oppure no!

11) Il tiro Si può definire come la concretizzazione di un vantaggio preso individualmente o di

squadra. Spesso questo fondamentale viene trascurato in favore di altri esercizi, come la difesa o lo schema da eseguire. Diverse volte capita che venga elogiato solo il giocatore che ha segnato, non considerando la restante parte della squadra, la quale si può essere sacrificata per passare la palla al tiratore stesso. Un buon tiro parte dalla presa corretta del pallone: la migliore è quella a “T” cioè con il pollice della mano di tiro posizionato in asse verticale, mentre l’altra mano con il pollice in asse orizzontale. Altro fattore importante è l’allineamento: indice, polso, gomito, punta del piede devono essere rivolti a canestro. Di norma, il gomito dovrebbe rimanere vicino al corpo in maniera naturale; a volte alcuni giocatori tendono a tenerlo troppo largo rispetto al normale, ma se il movimento di tiro avviene in maniera fluida è bene non correggere l’impostazione del gomito, e lasciare al giocatore la propria posizione comoda di tiro. Il discorso cambia quando parliamo di giocatori molto giovani, i quali, disponendo il gomito in maniera errata, tirano usando due mani; in questo caso è bene correggere il movimento. Durante il tiro, la mano guida rimarrà a lato del pallone, accompagnandolo fino al rilascio del pallone stesso; il giocatore, prima del rilascio, punta il canestro guardando attraverso le braccia alzate in posizione di tiro. In questo modo tutti i dati necessari verranno trasmessi al cervello, il quale attiverà i muscoli del corpo, permettendo una giusta spinta da parte delle gambe, una parabola di tiro corretta con la forza adeguata. La corretta impostazione di tiro vuole che il giocatore effettui contemporaneamente questi movimenti: spinta sulle gambe tramite i piedi verso l’alto, con le braccia si distendono verso l’alto e, quasi alla fine dell’esecuzione, la mano guida “lascia” la presa del pallone per permettere al braccio della mano di spinta di estendersi verso l’alto; alla fine del movimento l’indice della mano di spinta dovrà eseguire la cosiddetta “frustata”, un movimento rapido che permetterà al pallone di ruotare nel verso contrario a quello di spinta, lo spin. Subito dopo il rilascio, le braccia devono rimanere per pochi attimi ancora nella posizione di tiro, in quanto c’è il rischio che lo spin, cioè la rotazione, possa non avvenire, non portando a una possibile realizzazione. Questa serie di movimenti sono quelli consigliati, perché ritenuti perfetti, ma non sempre è così: infatti può capitare che un giocatore, pur non avendo uno stile di tiro molto elevato, abbia percentuali di canestri di tutto rispetto; proprio per questo l’allenatore non deve correggere il suo movimento. Esistono diversi tipi di tiro:

• Tiro da fermo: è quello utilizzato nei tiri liberi; i piedi sono larghi come l’ampiezza delle spalle, con le punte rivolte verso il canestro, gambe piegate in

posizione fondamentale, peso sugli avampiedi e le mani si trovano una sotto la palle e l’altra a guida del pallone. Il tiro si esegue distendendo completamente gambe, braccia, e mano con il polso che esegue la frustata per far roteare il pallone.

• Tiro in elevazione: simile al precedente, ma inoltre si esegue un piccolo salto. Normalmente si usa per tirare in controtempo contro un difensore, e si esegue dopo un palleggio o una ricezione.

• Tiro in sospensione: Uguale a precedente, ma in questo caso si effettua un

salto più in alto e il rilascio del pallone avviene quando il giocatore si trova al punto massimo di elevazione.

• Tiro in corsa: sono il terzo tempo e il secondo tempo; Il terzo tempo si esegue

effettuando in corsa ed in continuità i due appoggi consentiti. Normalmente si insegna che correndo da destra si tira con la mano destra effettuando il primo passo con il destro ed il secondo con il sinistro, da sinistra si fa il contrario. Il primo passo sarà più lungo, per ottenere un maggior vantaggio contro la difesa, mentre il secondo più corto, in modo tale che la gamba riesca a darci il maggior slancio possibile verso l’alto, e l’altra gamba piegata seguirà il movimento con il ginocchio verso l’alto. Si usa nei contropiedi e in caso di 1C1. Il secondo tempo è analogo al terzo tempo solo che si effettua solo il primo dei due passi, viene molto usato in penetrazione dal centro, in questo caso si tira con la mano opposta a quella del passo.

• Tiro ad uncino o gancio: attualmente è un po’ di disuso rispetto agli anni ’60-

’70-’80. Si parte con il giocatore che da le spalle al canestro, il pallone viene tenuto con entrambe le mani, la mano di spinta sotto il pallone, quella di guida di lato. Si effettua un mezzo giro con il piede di appoggio opposto a quella della mano di spinta, si porta il pallone verso il canestro facendo in modo che la spalla opposta sia perpendicolare al petto dell’avversario (si recupera spazio nei confronti del difensore), si distende il braccio facendo partire il movimento con braccio e mano estese verso l’esterno, si chiude il movimento con una sbracciata verso il canestro e frustata del polso.

• Semigancio: simile al precedente, ma non c’è una distensione completa del

braccio e il pallone parte più vicino al corpo; attualmente tra i due, questo tipo è il più usato.

Come per il passaggio, gli errori commessi durante il tiro possono dipendere da diversi fattori:

• Fisici: il giocatore non ha ancora la forza sufficiente per compiere il tiro da distanze non elevate, come il tiro da 3 punti; in questo caso è bene diminuire la

distanza di tiro e parlare col giocatore, spiegandogli che man mano che il suo corpo si svilupperà, potrà tirare da distanze sempre maggiori.

• Tecnico/tattici: il giocatore tira in maniera errata, spinge male con le gambe, oppure usa un tipo di tiro sbagliato nella situazione in cui si ritrova; anche in questo caso dovremmo lavorare col giocatore affinchè riesca ad acquisire sia una buona meccanica di tiro, sia quale tipo di tiro è giusto usare in quella determinata occasione.

• Psicologici: il giocatore ha paura nel tirare, probabilmente non ha un buon rapporto con la squadra o anche con se stesso. Occorre lavorare sul concetto di gruppo, di squadra. Proporgli maggiori responsabilità in situazione di gioco analoghe.

Oltre a questi 3 fattori, ci sono altri motivi per i quali un tiro non va mai a segno. Per esempio, se il nostro tiro risulta essere troppo laterale (nel senso che esce sempre dallo stesso lato) probabilmente è un problema di tecnica, cioè che si utilizza per tirare anche la mano guida, quindi il pallone acquista una spinta non costante; in questo caso correggere l’impostazione facendo tirare il giocatore con un solo braccio, e lavorare sul rilascio della palla. Nel caso di un tiro che gira sul ferro ed esce, la causa può essere nella mano di spinta, che non è centrata e fa toccare il pallone per ultimo con l’anulare anziché l’indice. Se il tiro è lungo, il braccio si estende verso avanti, con le spalle in posizione arretrata, e il tiro risulta Piatto, bisogna far ripetere il tiro senza preoccuparsi del pallone, facendo rilassare le spalle e lavorando in modo tale che il braccio spinga verso l’alto. Se invece si vede un giocatore che ha una buona meccanica di tiro, ma il tiro è impreciso e l’errore non è sistematico, allora è possibile che il giocatore non metta ben a fuoco il canestro.

Esercizi eseguiti in campo: 1. Giocatori sparsi in metà campo, ognuno con un pallone. Da fermi si effettua il movimento di spinta del braccio utilizzando solo un braccio, senza mano di guida. Si alternano mano destra e mano sinistra. 2. Lo stesso esercizio effettuando il movimento di tiro direttamente dal palleggio senza utilizzare la mano guida. Si alternano mano destra e mano sinistra. 3. Giocatori disposti su 3 file intorno alla campana, una fila in angolo a destra, una in angolo a sinistra, l’altra al centro. Ogni giocatore con il pallone. Mettersi in posizione di tiro e tirare da fermo senza l’uso delle gambe, utilizzare la propria mano. Poi effettuare lo stesso movimento ma dopo 3 saltelli sullo stesso posto. Poi dopo 3

saltelli laterali, poi dopo 3 saltelli uno avanti l’altro indietro, poi nuovamente in avanti. Lo stesso movimento da fermo cambiando mano;

4. giocatori disposti su due file, una in ala a destra l’altra in ala a sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Questo effettua un finta di taglio verso il fondo, cambio di direzione e taglio verso la linea del tiro libero. Riceve palla dal primo giocatore della fila di sinistra, si arresta ad un tempo e tira in elevazione o in sospensione. Il primo giocatore della fila di sinistra dopo aver passato il pallone effettua lo stesso movimento a specchio del primo giocatore andando al tiro; 5. Lo stesso esercizio con arresto a due tempi; 6. due file di giocatori ognuno con la palla disposti sui gomiti della lunetta (una fila sul gomito destro, l’altra sul gomito sinistro), con partenza in posizione di tiro, eseguire il terzo tempo da destra con tiro destro, da sinistra con tiro di sinistro; 7. lo stesso esercizio di prima ma dopo aver effettuato 3 saltelli sul posto; 8. analogo al precedente, ma i giocatori effettuano l’otto sotto le gambe e poi effettuano il terzo tempo quando l’allenatore da il via;

9. giocatori disposti su due file, una in ala a destra l’altra in ala a sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Questo effettua un finta di taglio verso il fondo, cambio di direzione e taglio verso la linea del tiro libero. Riceve palla dal primo giocatore della fila di sinistra, si arresta, finta il tiro ed effettua una partenza incrociata verso la parte opposta da cui si arrivati. Il primo giocatore della fila di sinistra dopo aver passato il pallone effettua lo stesso movimento a specchio del primo giocatore andando al tiro; arresto ad un tempo; 10. lo stesso esercizio di prima ma con partenza diretta;

11. tutti i giocatori in fila ognuno con il pallone a centrocampo rivolti verso un canestro. Il giocatore passa la palla all’allenatore che si trova sulla lunetta, questi la passa (accompagnando il pallone o facendolo rullare) al giocatore che in corsa lo segue ed effettua il tiro in terzo tempo,

destro-sinistro se l’allenatore ha passato la palla a destra, sinistro-destro se l’allenatore ha passato la palla a sinistra. Una variante consiste nel far rotolare il pallone a terra, serve per insegnare anche a riprendere l’equilibrio dopo aver raccolto un pallone vagante; 12. Mikan drill: un giocatore con il pallone quasi sotto canestro (un passo indietro) rivolti verso il canestro, effettuare il passo e tiro in semigancio in continuazione una volta da destra, una volta da sinistra. Poi invertire la posizione, sempre sotto canestro un passo verso il fondo rivolti verso il canestro avversario. Non utilizzare il tabellone. 12) Il regolamento tecnico Per frequentare il corso di allenatore di base bisogna arbitrare 15 partire, per questo motivo nel corso di allievo allenatore è previsto un modulo relativo al regolamento e alle tecniche di arbitraggio. La lezione è incentrata su diversi elementi:

• Comportamento (cosa deve e non deve fare un arbitro prima, durante e dopo una partita).

• Regolamento (regole del gioco). • Decisioni (falli tecnici, antisportivi ed espulsioni).

L’arbitro è tenuto ad arrivare al campo di gioco un’ ora prima dell’orario di inizio della partita. La sua prima attività è quella di verificare che le strutture tecniche siano idonee (tabelloni, cerchi e strutture canestri) e che il campo di gioco sia praticabile. La squadra di casa dovrebbe avere a disposizione una struttura di riserva in caso di rottura di tabellone o cerchio. Se il campo è impraticabile la partita può essere spostata, se invece è indisponibile la partita non viene disputata e l’arbitro deve chiudere il referto. Le decisioni infatti, delle varie sanzioni (partita persa) spettano al giudice sportivo. In ogni caso, se la partita non viene disputata, l’arbitro deve consegnare in comitato tutte le 4 copie del referto, senza darne copia alle squadre come avviene normalmente. Qualora una delle due squadre riesca ad avvertire del proprio ritardo (causa traffico o incidente) l’arbitro dovrà attendere oltre i 15 minuti previsti dal regolamento. Una volta accertata la possibilità di effettuare la partita, l’arbitro deve verificare la presenza delle attrezzature da tavolo (referti, cronometro, palette dei falli e freccia per possessi alternati). Il referto lo deve portare lui stesso. E’ previsto che la squadra ospitante metta a disposizione 2 persone per la gestione del tavolo (una per cronometro, una per referto di gioco); inoltre, al tavolo sono ammessi un dirigente per ogni squadra e l’eventuale dirigente addetto agli arbitri per la squadra ospitante. Ogni squadra dovrà consegnare all’arbitro la propria LISTA R che contiene tutti i nominativi delle persone che possono sedersi in panchina o al tavolo

(giocatori, allenatore, aiuto allenatore, addetto statistiche, accompagnatore, medico, massaggiatore, preparatore fisico, secondo dirigente e addetto agli arbitri). Questa lista deve essere firmata dal presidente o dall’accompagnatore o dall’allenatore o dal capitano. L’aiuto allenatore può stare in panchina se e soltanto se è provvisto della tessera gare e possiede l’abilitazione minima di allenatore di base; un allievo allenatore non può rimanere in panchina se non c’è l’allenatore. Qualora nella Lista R sia presente un giocatore che non effettui il riconoscimento, è possibile farlo giocare, previo riconoscimento, anche alla fine della partita. Il riconoscimento si effettua prima dell’inizio della partita (prima la squadra di casa, poi la squadra ospite); l’arbitro chiama il cognome di ognuno dei giocatori i quali rispondono con il nome di battesimo ed il numero di maglia. L’allenatore deve esibire la tessera gare. All’inizio della partita l’arbitro deve annotare i giocatori che entrano scrivendo una x nell’apposito riquadro. Dopo ogni quarto di gioco l’arbitro deve chiudere il referto; deve annotare l’ora di inizio e di fine del quarto e i punteggi parziali. Alla fine della partita, segnare con una linea tutto ciò che nel referto può essere redatto (falli, sospensioni); indicare la squadra vincente e il punteggio; consegnare la copia alle due squadre e infine eventualmente redigere le parti relative a comportamenti non corretti da parte di pubblico o squadre. Le persone presenti in panchina e in campo sono soggette a vari tipi di fallo che vanno indicati a referto nel seguente modo:

• P= fallo • P2 = fallo su tiro da 2 punti • P3 = fallo su tiro da 3 punti • U = fallo antisportivo • D = espulsione • T = tecnico • TC = tecnico all’allenatore • TB = tecnico ai panchinari

Se vengono fischiati 2 tecnici all’allenatore questi deve lasciare il campo di gioco perché espulso. L’inizio della partita sarà effettuato tramite la cosiddetta “ palla a due “ ; da questo momento si attiverà il possesso alternato per l’intera durata dell’incontro. Per le infrazioni di gioco il fischio è accompagnato dalla mano alzata verso l’alto e l’indicazione dell’infrazione commessa. Le violazioni possono essere: � a tempo : 3 secondi - 5 secondi - 8 secondi - 24 secondi; � di campo : palla o piede del giocatore con la palla in mano fuori dal campo;

passaggio indietro; ingresso in area dopo il tiro libero; � con la palla: passi; doppio palleggio; palla accompagnata;

I 3 secondi vengono fischiati mimando con il braccio basso e la mano con le 3 dita rivolte verso il basso “dondolando”. I 5 secondi vengono fischiati con il braccio laterale e muovendo la mano verso l’esterno. Gli 8 secondi vengono segnalati se il pallone non ha oltrepassato la metà campo. I 24 secondi vengono segnalati dall’arbitro toccando la propria spalla 2 volte con la mano ripiegata; essi non vengono resettati se il pallone è toccato dalla squadra avversaria, ma rimane in possesso di chi attacca e se la palla tocca solo il tabellone. Le infrazioni di campo sono tutte quelle situazioni che comportano la fuoriuscita del pallone e anche nel caso in cui esso tocchi le linee di gioco. Una particolare infrazione di campo si commette nel caso dei tiri liberi, cioè: l’invasione. Ne esistono 3 tipi:

1. invasione del tiratore: il giocatore che batte il tiro libero entra nell’area dei 3 secondi prima che la palla tocchi il ferro del canestro; l’arbitro fischia, non convalida l’eventuale canestro ed assegna una rimessa laterale alla squadra in difesa.

2. invasione dei giocatori a rimbalzo: se un giocatore entra nell’area dei 3 secondi prima che il giocatore abbia lasciato la palla nella fase di tiro. Se l’infrazione è commessa da un difensore, l’arbitro convalida l’eventuale canestro oppure fa ripetere il tiro se non vi è stato canestro; viceversa se l’infrazione è commessa da un giocatore in attacco, l’arbitro convalida l’eventuale canestro oppure assegna rimessa laterale alla squadra in difesa nel caso di mancato canestro.

3. invasione dei giocatori fuori dalla linea dei 3 punti: viene sanzionata come nel caso precedente.

Le violazioni con la palla sono di 3 tipi:

1. passi: non sono ammessi più di 2 appoggi in terra in continuità una volta che il pallone è stato recuperato dal palleggio (è importante l’uso del piede perno)

2. doppio palleggio: una volta che il giocatore ha chiuso il palleggio, non può ripalleggiare.

3. accompagnata: il giocatore non può prendere il pallone con la mano dal basso mentre palleggia.

I falli vengono indicati dall’arbitro con braccio teso con pugno serrato, verso l’alto se il fallo è commesso da un giocatore in difesa, verso avanti nel caso di fallo commesso in attacco. Esistono vari tipi di fallo:

1. tocco sul braccio dell’attaccante 2. blocco irregolare 3. spinta 4. sfondamento 5. fallo antisportivo

Dopo 4 falli di squadra per ogni quarto scatta il “bonus”: ogni volta che la squadra che ha 4 o più falli ne commette 1 ulteriore, la squadra avversaria batterà 2 tiri liberi. Se un giocatore commette il 5° fallo personale deve essere sostituito da uno in panchina; la sostituzione deve essere sempre segnalata dall’arbitro (braccia incrociate alte). Esercizi svolti sul campo: L’esercitazione in aula ha riguardato alcune delle infrazioni classiche di gioco, in particolare il formatore ha focalizzato l’interesse circa i seguenti movimenti:

���� arresto ad uno e due tempi ed il rischio di compiere passi al momento dell’inizio del palleggio;

���� movimenti di spostamento a seguito di un rimbalzo; ���� infrazioni di passi o doppio palleggio nel caso di giro in corsa con movimento

non corretto; ���� spostamenti e leciti e non durante la fase di rimessa.

Oltre alle informazioni è stato mostrato il corretto uso delle mani e delle dita nella fase di segnalazione dei numeri di maglia dei giocatori nel caso di falli fischiati. Segnalazione dei falli commessi: come si mimano e come devono essere segnalati al tavolo. 13) Aspetti psicologici Allenare significa innanzitutto insegnare qualcosa. Questo principio primo è indipendente dalla disciplina che si vuole insegnare; quindi si può tranquillamente applicare alla funzione di allenatore di una disciplina sportiva. Al fine di esplicare la funzione di allenatore occorre avere diverse competenze oltre a quelle più squisitamente tecniche:

• competenze pedagogiche; • competenze gestionali.

Le competenze pedagogiche dell’allenatore devono essere atte a: 1. riconoscere, sostenere e sviluppare le motivazioni degli allievi; 2. comunicare efficacemente con gli atleti; 3. osservare gli atleti in allenamento ed in gara.

Quelle gestionali invece, devono permettere all’allenatore di: 1. gestire il rapporto allenatore – allievo; 2. gestire i rapporti con staff, dirigenti, etc; 3. gestire il rapporto con i genitori.

Inoltre l’allenatore deve conoscere: • Il processo dell’apprendimento; • La dimensione etica dello sport.

Si è già detto che un allenatore deve avere competenze tali da: � Sapere: cioè avere competenze tecniche circa la disciplina che si deve

insegnare, ed avere la capacità di comunicare il proprio sapere. � Saper fare: l’allenatore deve saper applicare quello che conosce. Tutto ciò che

attiene l’allenamento, la programmazione, l’organizzazione, l’osservazione, la valutazione degli allenamenti rientra in questo principio.

� Saper far fare: l’allenatore deve essere in grado di saper far fare ad un gruppo di atleti ciò che si prefigge di insegnare.

Un altro aspetto rilevante è quello del saper essere. Il ruolo, il compito, gli obiettivi che un allenatore si prefigge devono andare a braccetto con la consapevolezza di ciò che si è come persona, non solo dal punto di vista prettamente tecnico, ma umano a 360°, soprattutto quando l’allenatore svolge la propria attività con atleti molto giovani. L’allenatore assume un ruolo importante in questi casi, una figura che si affianca ad altre di assoluta importanza che sussistono nella vita dei giovani atleti: genitori, familiari, insegnati scolastici, etc. Insegnare è un compito complesso perché rivolto ad allievi con caratteristiche individuali, simili ma uniche! Nel caso di insegnamento di discipline sportive, il fulcro del processo deve essere l’atleta, ognuno dei quali ha proprie caratteristiche peculiari. Le differenze tra i vari atleti riguardano sfere differenti: capacità motorie, fisiche, atletiche, tecniche, psicologiche, comportamentali, etc. Queste differenze devono essere sempre costantemente monitorate dall’allenatore. Nel farlo, egli deve considerare che i modelli prestazionali, cioè le capacità di ogni singolo atleta di apprendere, sono estremamente differenti da individuo ad individuo. È inoltre opportuno verificare subito quali sono gli obiettivi della società, soprattutto nel caso in cui si deve operare con atleti giovani. Infatti, differente è l’approccio che si attua nei confronti di ogni atleta nel caso in cui la società spinga fortemente verso l’agonismo, rispetto ad una società in cui si pratichi lo sport allargato a tutti senza spingersi fortemente verso l’agonismo. In questi casi è bene chiarire subito con i genitori prima, e con gli atleti dopo quali sono gli obiettivi della società e del gruppo. Poi sta al singolo atleta, o ai genitori, decidere se è opportuno che si rimanga in quel gruppo, in quella società, oppure è più opportuno cercare una soluzione alternativa. Una volta che si inizia un’attività sportiva, viene soddisfatto un bisogno; poi occorre verificare se sussistono ancora altri bisogni da soddisfare al fine di indurre l’atleta a non abbandonare la disciplina intrapresa. La possibilità che un atleta non abbandoni dipende molto dalle motivazioni che l’atleta trova in sè per continuare. In questo l’allenatore gioca un ruolo fondamentale, deve “solleticare” queste motivazioni, far sì che l’atleta trovi sempre un ambiente per lui confortevole, interessante, in sintesi stimolante. Ci sono molte figure che possono essere legate all’allenatore:

o Addestratore o Biomeccanico\chinesiologo o Amico, confidente o Padre, guida, educatore, portatore di principi o Psicologo o Insegnante, maestro o Preparatore fisico o Medico\terapeuta o Tecnologo o Progettista e manager di progetti e sistemi di documentazione o Intrattenitore, animatore o Organizzatore di eventi e attività o Veicolo di immagine ed operatore marketing

Un altro ambito complesso con cui un allenatore si trova a convivere è quello della gestione dei rapporti interpersonali. In particolare se l’attività viene svolta con allievi giovani, è maggiormente presente la necessità di relazionarsi con i genitori i quali possono, purtroppo molto più spesso del necessario, influenzare in modo non positivo il rapporto relazionale tra allievo ed allenatore. I casi in cui si innestano condizioni sfavorevoli li possiamo così elencare:

� disinteresse, sotto investimento: il ragazzo non è seguito durante le fasi tecniche, i genitori non presenziano le gare, l’atleta non trova i propri genitori a rincuorarlo dopo una sconfitta o a fargli i complimenti dopo una vittoria;

� onnipresenza: è esattamente il caso opposto, la presenza dei genitori è fin troppo “presente”, asfissiante;

� attività familiari troppo incentrate nello sport: il giovane atleta vive in una famiglia in cui lo sport è troppo presente, aumenta il livello di attesa da parte dei genitori che non fanno vivere lo sport con tranquillità, vengono esercitate troppe pressioni, troppi paragoni all’interno ma anche all’esterno della famiglia;

� valori antisportivi: pur di raggiungere la vittoria, non si considerano valide le regole sportive di rispetto e di competizione sana;

� proiezioni dei desideri e motivazioni proprie: i genitori proiettano sui figli i propri desideri, le proprie motivazioni, non è un caso che la scelta dello sport fatta dai genitori spesso si tramuta in un abbandono perché il figlio non ha la stessa motivazione del\dei genitori;

� mancanza di ambizioni o ambizioni smisurate: riassume elementi già presentati, i genitori riversano sul figlio anche proprie frustrazioni, magari per non essere riusciti a raggiungere livelli sportivi prefissati, e normalmente si da la colpa ad un qualche infortunio, vero o presunto che sia, ad un tecnico, o comunque a scusanti più o meno veritiere;

� frustrazioni all’indipendenza dell’allievo: è possibile quando i genitori hanno paura della possibilità che il proprio figlio diventi troppo “autonomo”! (ricordiamo che uno degli obiettivi dello sport è quello di creare atleti

autonomi, capaci cioè di prendere decisioni in perfetta autonomia, di pensare da soli, estremizzando questo concetto, il genitore può arrivare a considerarlo negativo per la crescita del proprio figlio);

� accuse, colpevolizzazioni dette con sarcasmo: il tono di disprezzo usato nuoce all’autostima che il ragazzo deve avere per trovare le proprie motivazioni e continuare.

� analisi negative a fine gara: il figlio viene “investito” da una serie di critiche solo negative a fine gara su movimenti errati, errori di vario genere

� comportamenti perturbativi durante la gara: i genitori hanno atteggiamenti offensivi, di minaccia nei confronti degli arbitri, dei giocatori avversari, sovvertendo quel set di regole comportamentali che lo staff tecnico si prodiga ad insegnare agli allievi, rispetto degli avversari, degli arbitri, etc;

� interferenze con il ruolo dell’allenatore: è in parte assimilabile alla onnipresenza, il genitore si “intromette” nelle discussioni tecniche, si spinge oltre,il ragazzo può confondere i ruoli e non accettare più gli insegnamenti perché “mio padre dice…”.

Tutti questi aspetti possono presentarsi anche in combinazione tra loro, l’allenatore deve saper fronteggiare queste situazioni e porre un freno laddove le difficoltà di relazioni diventino problematiche. Il compito professionale di ogni allenatore, indipendentemente dal livello della società in cui l’allenatore opera, è quello di uniformarsi alle direttive e agli obiettivi della società. Una volta stabilito l’obiettivo societario, e garantita la collaborazione con tutti i rappresentanti dello staff tecnico, l’allenatore viene chiamato ad esprimere le proprie competenze tecniche. A queste, se ne affiancano altre di natura differente dal campo tecnico; l’allenatore dovrà essere in grado di:

1. motivare 2. comunicare; 3. programmare; 4. osservare; 5. valutare.

Per quanto riguarda le motivazioni abbiamo già detto che sono essenziali per procedere nell’attività sportiva. Possono essere di tipo differente: un atleta continua perché si diverte, oppure perché gli piace far parte proprio di quel gruppo anche se non è tanto interessato all’aspetto agonistico. Qualcun altro è invece spinto solo dalla convinzione di poter accrescere le proprie capacità tecniche. Qualsiasi siano le motivazioni, l’allenatore deve foraggiarle, senza creare illusioni, ma neanche infrangere i sogni di un atleta. Per quanto riguarda invece la programmazione, si richiama il concetto secondo cui l’allenatore dovendo lavorare per obiettivi è chiamato ad individuare tutte le fasi propedeutiche per ottenere l’obiettivo prefissatosi. La programmazione significa quindi progettare un piano di allenamento che sia a lungo periodo, semestrale, a

medio periodo, mensile\trimestrale, breve periodo, settimanale, brevissimo periodo, giornaliero. Tali programmi vanno ovviamente monitorati, ed è qui che entrano in gioco le fasi dell’osservazione e della valutazione; ci sono due modi per monitorare il lavoro svolto o in fase di svolgimento:il primo è l’osservazione, in campo per ciò che concerne gli aspetti tecnici, fuori per quelli che riguardano gli aspetti di affiliazione. Osservare se esistono i progressi che ci si aspettava, se sono superiori o inferiori. In entrambi i casi occorre saper rimodulare il proprio piano di allenamento; un secondo tipo di controllo può invece essere effettuato tramite le schede di valutazione, che richiedono quindi un’osservazione abbastanza specifica e sistematica La comunicazione: Un discorso a parte va fatto invece per la comunicazione, che è una delle caratteristiche più importanti di un allenatore, in quanto chi non sa ben comunicare non è affatto in grado di insegnare. La comunicazione è una dote che sebbene potenzialmente innata, va in qualche modo acquisita. In questa esemplificazione fa gioco l’esperienza. Si può diventare buoni comunicatori espletando le proprie attività e nel tempo acquisire nuove competenze, osservando il proprio modo di comunicare ed i risultati che si raggiungono con il modo di comunicare di altri. È sempre un processo dinamico,si impara solo se si continua ad acquisire competenze. Un errore comune è quello di ritenere che la comunicazione sia dettata dall’eloquenza. Chi riceve la comunicazione effettua un filtro alla comunicazione stessa. La traduce in elementi per se stesso. Il processo è tale per cui il messaggio che è partito può arrivare distorto in qualche parte, quello che il comunicatore aveva intenzione di dire è arrivato fatalmente distorto, privo dell’efficacia che aveva nelle intenzioni di chi ha inviato il messaggio stesso. È da ricordare come la comunicazione non verbale è importante quanto quella verbale sia per esprimere veri e proprio concetti che, soprattutto, per trasmettere più facilmente sentimenti, affetti. Sussistono alcune regole di comunicazione didattica da seguire, il messaggio deve essere:

� diretto e chiaro: troppi giri di parole fanno perdere efficacia; � specifico: inutile effettuare preamboli con esempi e altro che non siano propri

del campo relativo; � adatto alle capacità di interpretare: il lessico deve essere chiaro, se l’allenatore

ha a che fare con bambini, bisogna esemplificare, non si può utilizzare lo stesso linguaggio che si utilizzerebbe con studenti universitari;

� non contraddittorio rispetto a messaggi precedenti: generano insicurezza negli atleti, generano confusione, se sussiste una contraddizione va spiegata, in modo che l’atleta comprenda che in una certa situazione va fatta una cosa, un

movimento, in una situazione analoga ma diversa per certi versi, va fatto qualcos’altro;

� ridondante senza essere monotono: ripetere le cose se necessario, senza per tediare, portare alla noia gli atleti.

Così come ci sono delle regole da rispettate, esistono degli elementi che invece ostacolano una buona comunicazione:

o far valere il proprio ruolo\status: tipica è la situazione in cui l’allenatore si rivolge dicendo “stai zitto!” oppure “è così perché lo dico io”;

o parlare sopra un altro; o sollecitare soluzioni affrettate: “dai dimmi quello che devi dirmi”; o utilizzare etichettamenti; o rigettare responsabilità; o negare sentimenti altrui; o contraddire per principio; o rimproverare.

L’apprendimento Il processo dell’apprendimento è complesso sotto vari punti di vista, ma esistono dei punti fermi, che vale la pena di ricordare:

o apprendere significa modificare il proprio comportamento sulla base di ciò che è stato insegnato;

o ciò che si apprende dipende dal modo in cui l’insegnamento viene “comunicato”, da cosa viene comunicato, dalle motivazioni che stanno alla base dell’interesse a ciò che viene insegnato;

o non tutti apprendono allo stesso modo: il grado o la capacità di apprendimento è fortemente soggettivo, dipende dall’individuo, e viene influenzato dalle caratteristiche tecniche di base, dal livello di capacità motoria (condizioni antropomorfe), dal livello motivazionale, etc;

o teoricamente si può apprendere sempre, senza limiti di età; nel caso di discipline sportive si può continuare ad apprendere anche oltre i 10\12 anni dall’inizio dell’attività sportiva, ma non è un dato scientifico.

Le fasi dell’apprendimento L’apprendimento è un processo dinamico senza separazioni precise. Gli studiosi sono comunque concordi nel definire il manifestarsi di tre fasi attraverso le quali si manifesta l’apprendimento di una abilità:

• fase di coordinazione grezza; • fase di coordinazione fine; • fase di disponibilità variabile (coordinazione avanzata, maestria)

1. La fase della coordinazione grezza può dirsi raggiunta quando l’aspetto esterno del movimento corrisponde nei tratti generali alla tecnica richiesta, ma viene eseguito solo in condizioni favorevoli (ad es. l’atleta ha compreso la tecnica del tiro in terzo tempo, ma la effettua solo in allenamento, mai in partita);

2. il ritmo complessivo del gesto è stato compreso, ma le contrazioni e le decontrazioni muscolari non si succedono in scansione cronologica adeguata (scarsa capacità a sincronizzare tutte le fase del moto muscolare);

3. la forza è usata in modo inappropriato (normalmente si eccede nell’uso della forza, perché i movimenti no sono eseguiti correttamente);

4. la fluidità dell’esecuzione è insufficiente vi sono momenti di stasi fra preparazione ed esecuzione tecnica;

5. l’ampiezza dei movimenti è scarsa o comunque inadeguata, diseconomia del movimento;

6. i movimenti parziali non sono ancora correttamente coordinati fra loro; 7. i segmenti distali non sono controllati; 8. la precisione e la costanza del movimento sono ancora poco sviluppate.

Il corretto processo di apprendimento necessità di una continua esercitazione sui movimenti oggetto della disciplina sportiva. Questa continua esercitazione porta il singola allievo a migliorarsi fino ad arrivare alla seconda fase di apprendimento (coordinazione fine), sebbene, occorre ricordarlo, non vi è un salto da una condizione all’altra, ma una costante evoluzione. La fase della coordinazione fine può dirsi raggiunta quando:

• l’immagine esterna del movimento è caratterizzata da un decorso armonioso del gesto;

• la tecnica è aderente al modello richiesto, il movimento è eseguito quasi senza errori, il livello della prestazione è buono;

• la struttura dinamica è corretta, vi è un’esatta successione temporale di contrazioni e decontrazioni;

• un buon livello di fluidità caratterizza il gesto anche nei momenti di inversione del movimento;

• l’ampiezza dei movimenti è adeguata; • la forza è usata in maniera corretta, scompaiono movimenti sinergici inutili, il

gesto è più economico; • i movimenti parziali presentano un più elevato grado di coordinazione; • periodi di stasi nell’apprendimento possono essere seguiti da rapidi

miglioramenti; • precisione e costanza nell’esecuzione caratterizzano il movimento.

L’ultima fase del percorso di apprendimento è quella della stabilizzazione della coordinazione fine e sviluppo della disponibilità variabile. In questo casi si assiste ai seguenti fatti:

• l’aspetto esterno dell’esecuzione motoria è molto simile a quello della fase precedente;

• la padronanza del gesto è elevatissima;

• i movimenti parziali sono estremamente coordinati in ogni parte del movimento;

• i movimenti sono precisi ed “economici”, con il minimo indispensabile di dispendio di forza, non si eccede in movimenti inutili all’economia del gesto nel suo complesso;

• adattamento a condizioni diverse ed improvvise, con elevati livelli di prestazione;

• sensazione di piacere legata alla consapevolezza del controllo completo del movimento.

14) La preparazione fisica

La preparazione fisica ha acquisito ormai da diversi anni una parte fondamentale di ogni disciplina sportiva. Grazie allo studio mirato, si sono potute ottenere diverse tecniche per la preparazione fisica nella pallacanestro. Tutto ruota sulla definizione di allenamento: “l’insieme degli interventi e stimoli di tipo fisico e psicologico finalizzati al miglioramento di una prestazione”. L’allenamento quindi porterà all’accrescimento del singolo atleta, ed è bene che questi allenamenti vengano ripetuti periodicamente nel tempo. Durante ogni esercitazione dobbiamo sempre aver ben presente chi abbiamo davanti a noi e, di conseguenza, il tipo di sforzo da far eseguire in base a caratteristiche quali:

• L’età: un bambino eseguirà esercizi del tutto differenti da un adulto. • Il livello tecnico: il carico di una squadra dilettante sarà ovviamente minore

rispetto a una di alto livello. • Gli aspetti morfologici: sesso, peso, altezza, ecc.. • Gli impegni personali. • Le abitudini: in un gruppo ci saranno sempre gli atleti disposti a lavorare di più

altri di meno. Un altro indice di riferimento è dato dalla capacità di carico, ovvero la capacità di sostenere un lavoro fisico per un tempo determinato, ed essere poi in grado di ripristinare le energie. I parametri del carico sono:

• L’intensità: qualità dello sforzo chi si compie. • Il volume: quantità di sforzo. • La densità: rapporto tra durata e recupero. • La progressività: aumento del carico di lavoro. • La continuità: si riferisce all’arco di tempo, per esempio una stagione.

I tipi di esercizi da compiere durante l’allenamento dipendono molto dal contesto in cui si opera; questi fattori sono:

• Lo spazio; • Le attrezzature; • Il tempo.

La preparazione fisica ha una storia recente, infatti se ne iniziò a parlare agli anni 70’-80’. I primi preparatori venivano dall’atletica leggera, e proprio per questo si generò un problema: i giocatori eseguivano movimenti di corridori, saltatori, quindi nulla a che vedere con la pallacanestro. Negli anni 80’- 90’ comparve la moda dei “body builder” , cioè il giocatore iniziò ad aumentare la propria massa con il solo scopo di essere più “forte”, a scapito della loro stessa velocità e agilità. Oggi invece si sta andando incontro alla morfofunzionalità dell’atleta: la preparazione terrà conto dei movimenti specifici della disciplina, in questo caso della pallacanestro. La teoria moderna sulla preparazione fisica si concentra nel trovare risposta a due domande chiave:

• Quali caratteristiche funzionali sono coinvolte? • Quale il contributo dei singoli fattori implicati nella performance?

A queste domande si può rispondere con una tecnica chiamata “match analysis”, cioè l’analisi delle varie caratteristiche presenti durante le fasi della partita. Grazie a questa analisi, si cerca di individuare e sviluppare quelle caratteristiche che sono maggiormente coinvolte nel gioco. Da uno studio effettuato del 2000, si è rilevato che durante le fasi di gioco, l’attività cardiaca si attesta sull’89% di quella massima. Questo ci dimostra come lo sforzo che viene effettuato sia molto intenso. Inoltre, altri studi hanno dimostrato che esiste un rapporto tra fasi di gioco e recuperi di circa 1:1 e che sono presenti alle 800 alle 1200 accelerazioni e decelerazioni medie nell’arco di una partita. Fattori della prestazione:

• per il 73% del tempo si gioca senza pause fino a 60” • il 78% delle pause dura 60” di cui il 30% sotto i 20”

Come abbiamo potuto notare la pallacanestro è uno sport che contiene fasi di gioco molto intense, frazionate, ma in cui lo sforzo si mantiene sempre su livelli molto elevati. Alle fasi attive, si susseguono delle fasi di recupero (come i tiri liberi). Lo scopo della preparazione fisica è quello di incrementare il sistema energetico più adatto allo sport che si sta praticando. Per sistema energetico si intendono i muscoli, i quali generano movimento; la loro contrazione può essere possibile solo grazie alla scissione dell’ATP. Questa molecola viene distribuita grazie a 3 meccanismi:

• Sistema aerobico; • Sistema anaerobico alattacido; • Sistema anaerobico lattacido.

Nonostante tutti e 3 i sistemi vengono utilizzati in maniera differente durante l’attività sportiva, i primi due sono quelli maggiormente presenti nei giocatori di pallacanestro. Nel sistema aerobico si verifica un’ossidazione di zuccheri e grassi, con la quale avviene la risintesi dell’ATP e la produzione di acqua e anidride carbonica. Questo sistema energetico ha una lunga durata ma una potenza abbastanza bassa e si recupera in tempi lunghi.

Il sistema anaerobico alattacido è quello che viene usato per sforzi di breve durata ma di elevata intensità, come salti, arresti, scatti; quest’energia ha una durata di 6-7 secondi e si recupera in tempi brevi. Il sistema anaerobico lattacido viene usato per gli sforzi brevi, ma abbastanza lunghi da provocare un respiro affannato; questo porta ad una situazione di crisi che costringe il giocatore a rallentare per ritornare ad una condizione di equilibrio. In questo sistema avviene la glicolisi, con risintesi dell’ATP e produzione di acido piruvico e lattico. Ha una durata di circa 45” e una potenza alta, ma si recupera in maggior tempo. La strutturazione di un allenamento prevede tre fasi principali: 1. una prima fase detta di attivazione; 2. una parte centrale; 3. un’ultima fase detta di disattivazione o defaticamento. L’attivazione è la fase iniziale dell’allenamento e dovrebbe avere una durata compresa tra 8 e 10 minuti. In molti casi ed in funzione del tipo di esercizi effettuati va considerata come una forma di prevenzione dei traumi. Per questa fase si possono utilizzare strumenti come:

• Elastici • Superfici instabili (per esempio i discofit) • Segna campo • Line step (pezzi di gomma piuma dello spessore di 2\3 cm)

La prevenzione dei traumi non riguarda solo i muscoli adibiti al movimento, ma soprattutto le fasce muscolari che sostengono le articolazioni, come caviglie, ginocchia. Come sappiamo, nella pallacanestro sono presenti moltissimi movimenti che rendono instabile l’equilibrio, gravando sulle articolazioni. Per questo motivo gli esercizi che si andranno a compiere, renderanno il giocatore in grado di sopportare carichi maggiori, aumentando il cosiddetto “range muscolare”. Altri esercizi molto utili sono quelli che riguardano il controllo del disequilibrio, cioè delle posizioni in cui c’è un equilibrio instabile. Quando si riesce a potenziare i muscoli stabilizzatori oltre a ridurre il rischio di traumi si permette di esprimere potenza e quindi accelerazione. Alcuni esercizi per la stabilizzazione sono, per esempio, quelli riguardanti il rinforzo della parete addominale sia frontale, dorsale che laterale. Esercizi che servono per aumentare la possibilità, la capacità di un atleta a rientrare nella posizione fondamentale quando si opera in equilibrio precario o disequilibrio. La posizione fondamentale del giocatore prevede:

• Piedi : leggermente ruotati e distanti quanto la larghezza delle spalle. • Ginocchia: semi piegate sulla proiezione dei piedi. • Bacino: basso e fissato dalla curva lombare. • Spalle: leggermente in avanti non oltre i piedi e scapole addotte.

Un giocatore di pallacanestro tende a modificare più volte la propria posizione di equilibrio a scapito di un disequilibrio continuo; ne sono tipici esempi le situazioni di:

• Tiro • Partenza

• Difesa (scivolamenti) • Arresti

Si dovranno effettuare esercizi per il mantenimento della posizione non in forma statica ma dinamica e per la gestione del disequilibrio: si possono utilizzare superfici instabili in appoggio monopodalico (su un solo piede) o bipodalico (su entrambi i piedi), si tratta di dischi che non garantiscono alcun equilibrio (discofit), l’atleta dovrà pertanto eseguire l’esercizio cercando di mantenersi in equilibrio ed in posizione fondamentale. L’attivazione preparatoria all’attività centrale dell’allenamento può consistere in:

• Spostamenti in avanti, indietro e laterali • Cambi di velocità (accelerazioni e decelerazioni) • Cambi di direzione • Salti • Arresti • Torsioni • Scivolamenti

Si possono effettuare singoli esercizi, o esercizi con movimenti susseguenti alternati. Il lavoro di condizionamento metabolico deve essere intervallato. Possiamo distinguere tre tipologie di esercizio intervallato:

• Ripetute • Interval training • Intermittente

La figura seguente ci mostra l’andamento delle frequenze cardiache nelle tre diverse tipologie. Occorre evidenziare che il tempo totale di allenamento metabolico dovrebbe essere circa il 20% del tempo totale di allenamento settimanale. Il lavoro da preferire è quello che indichiamo con intermittente.

Indichiamo di seguito gli indicatori parametrici che lo caratterizzano: Numero giocatori coinvolti (1c0-5c5) • Durata della fase attiva (5”-20”) • Tempo di recupero (10”-30”) • Zona di svolgimento (metà campo o tutto campo) Un aspetto che è molto sentito per i giocatori è quello della capacità di effettuare salti ripetuti, tipiche delle situazioni a rimbalzo. In alcuni giocatori, soprattutto quelli alti e/o non dotati di buona muscolatura, questo tipo di esercizi può provocare traumi alla schiena. In alcuni casi si possono evitare questo tipo di esercizi, ricorrendo ad esercizi per la rapidità dei piedi, caratterizzati da: • Alta intensità • Breve durata (max 6”- 8’’) • Recuperi completi (20”- 25”) Come attrezzatura di aiuto si possono utilizzare: • Line step (pezzi di gomma piuma dello spessore di 2\3 cm) • Percorsi con cinesini • Linee del campo Con l’utilizzo delle line step bisogna sempre tener sotto controllo sia lo spostamento orizzontale del centro di gravità che va tenuto sempre basso sia il mantenimento di una posizione cestistica durante l’esecuzione (braccia e sguardo avanti). Molto importante aumentare, passo dopo passo, la risposta motoria creando esercitazioni sempre più complesse ma in maniera costante e graduale. Il preparatore fisico deve sempre ricordarsi quali siano i fattori che influenzano la prestazione, deve avere conoscenza di come gestire le informazioni che vengono riversate agli atleti (semplici e non troppe). Inoltre deve sempre considerare che è preferibile concentrarsi sulla globalità del movimento piuttosto che sul singolo gesto.

Esercizi pratici proposti di cui alcuni svolti in campo: Attivazione:

1. Mobilità articolare (5 minuti) : • statica in cerchio: caviglie, ginocchia, anche, tronco, spalle; • dinamica a file: circonduzioni, slanci, torsioni, affondi, aperture,

chiusure;

2. Andature - spostamenti (5 minuti) : • spostamenti avanti indietro; • scivolamenti: • andature semplici; • cambi di ritmo e direzione; • arresti; • elevazioni.

3. Propriocettività (5 minuti) : • percorsi su varie superfici, su discofit ball handling individuale, a

coppie, a gruppi (anche con line step o cinesini) monopodalico e bipodalico 10”- 12” e cambio.

Stabilizzatori:

1. Bouncing (stabilizzatori arti inferiori): blocchi bipodalici e monopodalici frontali e laterali curando la posizione fondamentale:

• dalla corsa avanti, laterale, dietro • dallo skip o dal rimbalzo • con gli elastici a coppie • dallo scatto.

2. Stabilizzatori spalle:

• Statica in cerchio con elastici: o scapolate e affondo o mezzo squat e scapolata o arciere

• Statica in cerchio senza elastici: o lavori di rinforzo per la muscolatura profonda del dorso (back work).

3. Stabilizzazione CORE:

• Statica in cerchio: o tenute addominali sui gomiti (frontali, laterali) o tenute glutei 20” o tenute dorso alternate.

• Dinamica : o con elastici o fit ball

Lavori di rapidità dei piedi:

1. Linee del campo o nastro (per riscaldamento e per scivolamenti)

• Con palleggio e stepping laterale o frontale + terzo tempo o tiro in sospensione

2. Line step da 1cm: • stepping in tutte le forme 6” max (associato anche con palleggio o

passaggio) • associati alla propriocettività • associati ai cinesini

3. Scaletta • coordinazione e reattività 2” • esecuzioni in skip con toccate fuori e accelerazioni in frequenza

4. Cinesini • croce • passaggi a 8 • percorsi brevi max 6” • associati alla propriocettività • associati alle line step

Lavori di velocità:

1. Scatti con cambi di direzione e psicocinetica (max 15 metri) 2. A coppie con partenza visiva (anche con il pallone) e cambio cinesino 3. A terzetti con e senza palla (gioco del touch)

Lavori di forza (funzionali):

1. Squat su superfici instabili: • anche con palla dietro e manubri • con torsioni • con palla medica

2. Squat j bipodalico e monopodalico controllato su rialzo

3. Squat j su telo elastico 4. Passaggi sotto al nastro 5. Spinte alternate su rialzo

Lavori metabolici (condizionali) Intermittente:

1. campo in largo (15metri) 2. corsa lenta - veloce- camminare (tot lavoro 18’- 20’ con i recuperi da 1’-

1’30”): • l - v - v – c per 3’ • l – v – v – v - c per 2’30” x2 • l – l – v – v – v – v - c per 2’

3. possesso palla senza palleggio e recupero in tiro libero:

• 3vs3 – 4vs4 – 5vs5 / a metà campo - a tutto campo / 6-8-10 passaggi (10”- 15”- 20”) / tiro libero (20”-25”)

4. passaggio a colore diverso (psicocinetica) senza palleggio: • con difesa passiva • con triangolazione

5. Con gesti tecnici: • Dalla linea di fondo, scatto fino a metà campo, cambio direzione e scatto

sulla linea da 3, ricevo e tiro in sospensione; recupero in corsa lenta diagonale fino linea da 3 opposta

• 2 cambi di direzione, ricevo e terzo tempo; recupero camminando sulla linea di fondo

Defaticamento:

1. Posture e scarico colonna a terra (senza e con elastici): • flessori, glutei, adduttori, colonna

2. al muro • posizioni tenute almeno 2’ lasciando agire la forza di gravità

15) Bibliografia

Insegnare il basket Roberto Di Lorenzo – Guido Saibene

Diventare coach Ettore Messina Formare formatori Tommaso Biccardi – Pietro Mango Elementi di didattica A.Madella Il mio credo cestistico Dan Peterson Basket Ettore Messina Basket essenziale Dan Peterson

16) Schede di osservazione Nome………………………………………………………….. Data ………………..

FONDAMENTALI INDIVIDUALI SENZA PALLA Osservazioni positive Osservazioni negative

Osservazioni positive Osservazioni negative

Osservazioni positive Osservazioni negative

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P A L L E G G I O Osservazioni positive Osservazioni negative

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P A S S A G G I O Osservazioni positive Osservazioni negative

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Osservazioni positive Osservazioni negative

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T I R O Osservazioni positive Osservazioni negative

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Osservazioni positive Osservazioni negative

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ARRESTI E PARTENZE Osservazioni positive Osservazioni negative

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BALL HANDLING Osservazioni positive Osservazioni negative

Osservazioni positive Osservazioni negative

Osservazioni positive Osservazioni negative

Un particolare ringraziamento agli allievi allenatori Filippo De Martino e Luca Iacoboni per la preziosa collaborazione nella stesura di questo quaderno tecnico. Tiziano Carradore