CORRIERE DELLA SERA
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35Corriere della Sera Sabato 12 Gennaio 2013
A Firenze, m’incammino su peruna delle stradine che salgonosulla collina di Bellosguardo
e, quasi arrivato da amici, nel mezzodella strada sento un forte profumodolce e speziato. Mi guardo in giroper vedere da dove venga: nonostan-te sia già buio riconosco i soliti allo-ri, pittosfori, cipressi e quant’altro èin vista ma nulla che possa esserne lafonte. Strano, quell’odore lo cono-sco, ce l’ho sulla punta della linguama non riesco a ricordare... inonda lastrada per una tratto di una buonaventina di metri, quindi la pianta inquestione deve essere ancora più lon-tana, visto che non è in vista. Son inritardo per la cena, così salgo e chie-
do a Chiara se ha ideada dove origini.
Mi fa affacciareda una finestrasul retro ed ec-co il colpevo-le, un vecchiocalicanto, che
per evitar con-fusioni col lonta-
no parete america-no è meglio chiamare
col suo nome scientifico, Chimonan-thus praecox (nella foto).
Importato per la prima volta in In-ghilterra nel 1766 dalla Cina, dovecresce fino ai 1000 metri d’altitudine,questo cespuglione deciduo non hamolto da offrire per nove, dieci mesil’anno: né le foglie ruvide né la cresci-ta disordinata sono assai attraenti.Ma da fine dicembre ai primi di mar-zo sbocciano i piccoli fiori giallogno-li e traslucidi, con un secondo giro dipetali rossastri all’interno di corollefortemente profumate: ne bastanoun paio di rami per profumare tuttauna stanza. Lento a germinare, radi-care per margotta e a fiorire per la pri-ma volta, questo arbustone sganghe-rato è tra le più fini piante del giardi-no invernale. Perché fiorisca abbon-dantemente è fondamentale il caldoestivo, quindi va piantato in pieno so-le addossato a un muro a sud in giar-dini freschi; altrove fiorisce bene an-che in mezzombra. Non potatelo, senon per eliminare qualche vecchio ra-mo dalla base quando il cespo è trop-po congestionato; limitatevi a tagliarqualche rametto qua e là ora, da go-dere in casa al caldo.
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Q uattro amici e un banco-ne. Idea attorno a cui ènato il ristorante Pisac-co, inaugurato pochi me-si fa a Milano: il progetti-
sta, l’avvocato, il consulente di eno-gastronomia e, ovviamente, lo chefstellato (Andrea Berton), tutti con-cordi nel voler mettere in comunel’amore ma soprattutto la loro visio-ne della cucina. E così, varcato l’in-gresso, protagonisti sono due gran-di banconi ovali di zinco messi difronte alle zone operative: qui si gu-sta una fetta di torta, ci si accomodaa bere un calice di vino ma si può an-che cenare seduti sugli sgabelli. «È ilretaggio del bar del paese, dove si en-tra, ci si siede accanto a chi non si
conosce. E si abbattono le barrieretra chi è arrivato e chi invece qui cilavora», dicono l’architetto TizianoVudafieri e Giovanni Fiorin, enoga-stronomo, due dei soci fondatori. Sì,perché la novità è la condivisionedelle preparazioni: sul bancone si tri-ta, si affetta, si allestiscono i piatti.«L’idea proviene da come ciascunodi noi usa la propria cucina di casa:grande o piccola che sia, gli ospiti bi-vaccano, partecipano con le loroidee, aiutano. E poi si mangia ma so-prattutto si sta assieme e ci si diver-te», sottolineano entrambi.
Dallo spazio pubblico all’abitazio-ne, e ritorno: percorso della cucinada dieci anni a questa parte. Bastipensare alla Convivium di Anto-nio Citterio per Arclinea che,nel 2002, con le isole operati-ve prese dal mondo dellagrande ristorazione (ma contavolo annesso), scardinò ilconcetto della cucina dome-stica separata da tinello e zo-na pranzo, trasformandola inun luogo vero di aggregazio-ne. Una svolta che oggi significabanconi multifunzione per am-bienti ampi o per open-space ma an-che soluzioni adatte a piccoli appar-
tamenti cittadini: «Penisole tonde inrovere grezzo come grandi taglieridove preparare i cibi e consumareun piatto veloce, oppure isole pocoprofonde con tavoli ribaltabili su cuicenare in pochi senza sentirsi soli,ideali per le "minifamiglie" di oggi»,dicono Ludovica e Roberto Palom-ba, che secondo questi principi han-no progettato per Elmar la nuova cu-cina Slim. La differenza sta, oggi, nelcoinvolgimento: dedicarsi ai fornelliè un’attività, per molti, ormai irri-nunciabile. «La sensazione è cheadesso tutto si usi veramente; benvengano i graffi e l’aspetto vissuto:chi ama davvero cucinare non se nepreoccupa, l’importante è avere tut-
to quello che serve per preparare be-ne e senza sforzo».
Quindi, fondamentali elettrodo-mestici e utensili giusti: «Per esem-pio le piastre a induzione con cui ilcalore si regola al millimetro. Oggice ne sono persino a superficie conti-nua che permettono di sfruttareogni punto», dice Fiorin.
Certo, oggi la cucina è trasversalee assorbe influssi da ogni parte delmondo: «Per me è il "luogo delle cu-riosità", dove sperimentare saporiprovati nei paesi lontani», affermaRoberto Palomba che, rispetto allamoglie Ludovica, sta più volentieriai fornelli (non per niente tra i suoiultimi progetti c’è una serie di pia-stre combinabili per cuocere allagiapponese). Da Pisacco, ma anche acasa dei proprietari, robot e abbatti-tore di temperatura sono tra gli elet-trodomestici preferiti anche se, sot-tolineano: «Chi ama davvero cucina-re non può fare a meno dei coltelliprofessionali — dai multiuso ai giap-ponesi — e di taglieri di legno ampidove appoggiarsi: perché preparare
"a mano" dà risultati migliori. Ed èpiù appagante».
Cucine attrezzate come un set diMasterChef, amici con cui metterein comune esperienze (culinarie enon): tutti concordi? «Per me cucina-re è un piacere impagabile. Ma, co-me i veri chef, sono geloso e non miinteressa la condivisione — provocal’attore Massimo Ghini —. Certo, sequalcuno arriva per due chiacchierementre sono ai fornelli mi fa piace-re, però senza eccessi, altrimenti midistraggo. Ma nessun aiuto, per cari-tà». Da lui in comune si mette il pia-cere di stare assieme: «Ma dopo, a ta-vola. E in sala da pranzo». Né cuci-na-living quindi, né tantomenoopen-space: «Soprattutto perché cer-ti piatti si fanno a porta chiusa: pergli odori e per non svelare le propriemanie. E poi lasciamo alla cucinaquella sacralità che da sempre la ca-ratterizza». Dunque tutti assieme incucina sì, ma con giudizio. E guai aportarsi il lavoro. Se poi l’ultimo gri-do tra i taglieri è dotato di supportoper iPad, basta resistere alla tentazio-ne e usarlo per navigare solo tra lericette.
Silvia Nani© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dietro ilgiardino
Che profumoil Calicanto
di Carlo Contesso
Abitare Le idee
Piani dicondivisione
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Socialità
Gli scettici
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1 Di Boffi,design P. Lissoni
«2008» con penisola 2 Slimdi Elmar, design L. e R. Palomba
3 Convivium, di A. Citterio per Arcli-nea: isola con tavolo elevabile 4 Icon
di G. Bavuso per Ernestomeda, con pe-nisola estraibile 5 Cocciopesto e accia-io nero per Minà di Minacciolo 6 Pianoper cottura a vapore, wok e teppan-yaki Domino di KitchenAid 7 Taglie-
re K Workstation di KnIndustriecon supporto iPad 8 Cappa
estraibile Adagio di Elicacon sistema touch
control
Dalle case ai ristoranti le soluzioniche uniscono la preparazione e ilconsumo del cibo in compagnia
L’attore Massimo Ghini: «Per mestare ai fornelli è un piacereimpagabile: non voglio intrusi»
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Tuttofare Cooking Chefdi Kenwood: in acciaioinox, è dotato di una seriedi accessori per tutti i tipidi preparazioni, inclusa lacottura a induzione
Passioni Sotto, al banconedel ristorante milanesePisacco il progettistaTiziano Vudafieri, alle suespalle Giovanni Fiorin(foto D. Piaggesi). Sopra,bistecchiera Dressed, inalluminio decorato, designMarcel Wanders per Alessi
Impilabili Le sedute«Sga.bello» di Dada, rivestite
in pelle o poliuretano colorato