Coronavirus: chi ci cura? · regioni tanto amata da Zaia e Bo-naccini. Non è difficile dare una...

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n queste convulse ore di allar- me coronavirus pensiamo sia opportuno evitare esternazioni e improvvisare proposte. Altrettanto doveroso ci sembra però osser- vare quanto sta accadendo in una prospettiva politica e, da questa, fare alcune considerazioni di ordi- ne generale I Va ribadita, innanzi tutto, l’eccel- lenza del Sistema Sanitario Na- zionale. Ci sembra che, sottoposti a condizioni di stress eccezionali, i presidi sanitari – incluso ovvia- mente quello pinerolese - stiano dimostrando un alto livello di pro- fessionalità, competenza, capaci- tà comunicativa con una popola- zione bombardata da allarmismi e informazioni spesso contradditto- rie. A tutto il personale sanitario va il nostro sostegno e l ’impegno a difendere il servizio pubblico contro gli attacchi congiunti cui è stato sottoposto in questi anni. Può essere utile, a tal proposito, abbozzare un breve riassunto storico. Nei “trenta gloriosi”, cioè negli anni che dal secondo dopo- guerra arrivano fino alla svolta neoliberista degli anni Ottanta, l’Italia ha saputa “fare sistema” (concetto oggi abusato e usato del tutto a sproposito) sviluppato due settori vitali per l’intera popo- lazione: quello sanitario e quello scolastico. Campi in cui un robu- sto welfare ha permesso di ridurre la forbice degli squilibri sociali ga- rantendo a tutta la popolazione la difesa della salute e l’accesso all’istruzione e alla formazione. Non sono mancati errori e spre- chi. Ma l’ubriacatura liberista ha risposto a queste criticità indican- do un’unica soluzione: la privatiz- zazione. La scuola ha resistito un po’ di più per il semplice fatto che il “valore aggiunto” ricavabile dall’immissione sul mercato del sistema è piuttosto basso. La sa- nità è stata investita invece fron- talmente da tagli indiscriminati di risorse e personale, da “raziona- lizzazioni” irrazionali, da trasferi- menti di denaro a piccoli e grandi centri privati che sono spuntati come funghi su tutto il territorio nazionale. Non proseguiamo oltre – lo faremo in altra sede - ma po- niamo una domanda: cosa han- no fatto gli studi privati in que- sti caotiche ore? Hanno forse messo a disposizione attrezzatu- re, sedi, personale infermieristico, amministrativi, logistica? Non ci ri- sulta. Domandiamoci allora per- ché il principio di “sussidiarietà” (concetto politico e giuridico molto complesso) è stato interpretato solo come un invito a non ficcare il naso negli affari delle strutture private, beneficiarie di un trasferi- mento di denaro che utilizzato nel settore pubblico consentirebbe di tappare molte falle del sistema. E poniamo anche un altro interro- gativo, muovendo anche in que- sto caso da quanto sta accaden- do in questi giorni. Immaginiamo quale risposta a un’emergenza come questa – dal fortissimo im- patto economico – potrebbe dare un paese organizzato secondo l’autonomia differenziata delle regioni tanto amata da Zaia e Bo- naccini. Non è difficile dare una ri- sposta, immaginando scenari molto più confusi di quelli attuali. Non sono quesiti di poco conto, per i territori e per la politica na- zionale; per l’immediato e per un futuro prossimo. Non si tratta di inchiodare le forze politiche a scelte remote. Ma esprimiamo un po’ di fastidio di fronte all’inces- sante richiesta di consigli a perso- naggi come Prodi, il Clinton de’ noantri, il grande asfaltatore del settore pubblico, l’apripista di tutte le privatizzazioni. E chiediamo a tutte le forze politiche di sinistra e centro sinistra di esprimere, ri- spetto a sanità e istruzione, una progettualità che segni un’inver- sione di tendenza. Non lasciamo l’idea di socialismo in balia delle rimembranze craxiane. Declinia- molo sui territori a partire da quanto di più sociale vi sia: casa, salute, scuola. qualcosa di sinistra Commenti ai fatti della settimana di rosso pinerolese numero quattordici – 29 febbraio ‘20 Coronavirus: chi ci cura? Servizio Pubblico e disimpegno privato

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n queste convulse ore di allar-me coronavirus pensiamo sia

opportuno evitare esternazioni eimprovvisare proposte. Altrettantodoveroso ci sembra però osser-vare quanto sta accadendo in unaprospettiva politica e, da questa,fare alcune considerazioni di ordi-ne generale

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Va ribadita, innanzi tutto, l’eccel-lenza del Sistema Sanitario Na-zionale. Ci sembra che, sottopostia condizioni di stress eccezionali,i presidi sanitari – incluso ovvia-mente quello pinerolese - stianodimostrando un alto livello di pro-fessionalità, competenza, capaci-tà comunicativa con una popola-zione bombardata da allarmismi einformazioni spesso contradditto-rie. A tutto il personale sanitariova il nostro sostegno e l’impegnoa difendere il servizio pubblicocontro gli attacchi congiunti cui èstato sottoposto in questi anni. Può essere utile, a tal proposito,abbozzare un breve riassuntostorico. Nei “trenta gloriosi”, cioènegli anni che dal secondo dopo-guerra arrivano fino alla svoltaneoliberista degli anni Ottanta,l’Italia ha saputa “fare sistema”(concetto oggi abusato e usatodel tutto a sproposito) sviluppatodue settori vitali per l’intera popo-lazione: quello sanitario e quelloscolastico. Campi in cui un robu-sto welfare ha permesso di ridurre

la forbice degli squilibri sociali ga-rantendo a tutta la popolazione ladifesa della salute e l’accessoall’istruzione e alla formazione.Non sono mancati errori e spre-chi. Ma l’ubriacatura liberista harisposto a queste criticità indican-do un’unica soluzione: la privatiz-zazione. La scuola ha resistito unpo’ di più per il semplice fatto cheil “valore aggiunto” ricavabiledall’immissione sul mercato delsistema è piuttosto basso. La sa-nità è stata investita invece fron-talmente da tagli indiscriminati dirisorse e personale, da “raziona-lizzazioni” irrazionali, da trasferi-menti di denaro a piccoli e grandicentri privati che sono spuntaticome funghi su tutto il territorionazionale. Non proseguiamo oltre– lo faremo in altra sede - ma po-niamo una domanda: cosa han-no fatto gli studi privati in que-sti caotiche ore? Hanno forsemesso a disposizione attrezzatu-re, sedi, personale infermieristico,amministrativi, logistica? Non ci ri-sulta. Domandiamoci allora per-ché il principio di “sussidiarietà”(concetto politico e giuridico moltocomplesso) è stato interpretatosolo come un invito a non ficcareil naso negli affari delle struttureprivate, beneficiarie di un trasferi-mento di denaro che utilizzato nelsettore pubblico consentirebbe ditappare molte falle del sistema.

E poniamo anche un altro interro-gativo, muovendo anche in que-sto caso da quanto sta accaden-do in questi giorni. Immaginiamoquale risposta a un’emergenzacome questa – dal fortissimo im-patto economico – potrebbe dareun paese organizzato secondol’autonomia differenziata delleregioni tanto amata da Zaia e Bo-naccini. Non è difficile dare una ri-sposta, immaginando scenarimolto più confusi di quelli attuali.

Non sono quesiti di poco conto,per i territori e per la politica na-zionale; per l’immediato e per unfuturo prossimo. Non si tratta diinchiodare le forze politiche ascelte remote. Ma esprimiamo unpo’ di fastidio di fronte all’inces-sante richiesta di consigli a perso-naggi come Prodi, il Clinton de’noantri, il grande asfaltatore delsettore pubblico, l’apripista di tuttele privatizzazioni. E chiediamo atutte le forze politiche di sinistra ecentro sinistra di esprimere, ri-spetto a sanità e istruzione, unaprogettualità che segni un’inver-sione di tendenza. Non lasciamol’idea di socialismo in balia dellerimembranze craxiane. Declinia-molo sui territori a partire daquanto di più sociale vi sia: casa,salute, scuola.

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Commenti ai fatti della settimana di rosso pinerolese

numero quattordici – 29 febbraio ‘20

Coronavirus: chi ci cura?Servizio Pubblico e disimpegno privato

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ell’epoca dei Social Network lacreazione online di nuove

Community (cioè, citando la Trecca-ni, di quei “gruppi di persone che siincontrano, discutono e si scambia-no informazioni attraverso la rete”) èsempre una strada complicata daintraprendere. Si sbaglierebbe se siponesse la questione in termini pu-ramente competitivi, cioè di merca-to: la lotta sarebbe persa in parten-za: ciò che riesce ad offrire Face-book, o anche Instagram, non lo riu-scirebbe ad offrire nessuno; soprat-tutto se si ritiene sia valore aggiuntola profilazione e, quindi, la persona-lizzazione della propria Home page(gli algoritmi, si sa, sono tali da pre-sentare agli utenti ciò che – proprioin base alla profilazione – catturanol’attenzione con l’effetto ormai notodelle cosiddette camere d’eco).D’altra parte abbiamo imparato cheFacebook & C. hanno un certo con-trollo sui nostri dati personali e chesono opache tanto le modalità concui essi vengono utilizzati (gli algo-ritmi) quanto i percorsi che essi fan-no nella loro cessione ad agenzie

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e/o altro (il problema, quindi, non ètanto la privacy perché ad essa ri-nunciamo nello stesso momento incui accendiamo il nostro PC o pren-diamo in mano lo smartphone perscambiare messaggi o foto).

“Caro Mark, mi puoi gentilmentedire a chi vendi i miei dati personalie come esattamente li utilizzi?” Po-tete immaginare la risposta del CEOdi Facebook quale sarebbe: più omeno la stessa che dareste voi,proprietari di una pasticceria, allosconosciuto che dovesse chiedervila ricetta segreta del “Bonèt piùbuono di Pinerolo”!

Andiamo avanti.

Come porsi di fronte alla creazionedi una Community locale? Ci riferia-mo a “Pinerolo Smart”, declinazioneterritoriale della più ampia piattafor-ma Community Smart (CS), allaquale aderiscono alcune testategiornalistiche e associazioni di Pine-rolo (che grazie alla piattaforma di-stribuiscono contenuti giornalistici einformativi delle proprie attività) eche dovrebbe fornire piccoli servizidi base (numeri utili, medici di base,farmacie aperte) in una vera e pro-pria logica di Community. Una ideache ci sembra avere del potenziale.

Rintracciamo due punti deboli: il pri-mo è che stiamo parlando di uncompetitor di piattaforme sociali on-line già usate (Facebook, WhatsAppo Telegram, per citare quelle più fa-mose); il secondo è che non sem-bra risolvere il problema dell’opaci-tà.

Segue nel prossimo numero

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Pinerolo Smart – la città in mano.Di chi?

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a Prefettura di Torino ha pubblicato il nuovo bando perl'accoglienza dei richiedenti asilo recependo le circolari

Salvini e provocando così un taglio del 50% delle diarie pa-gate agli enti gestori. Questo cosa significa? Perdita del posto di lavoro di centinaia di noi lavoratori im-piegati su questo bando e un peggioramento drasticodell'accoglienza garantita ai richiedenti asilo: in pratica ciòche viene richiesto è di garantire semplicemente un pasto eun tetto sopra la testa dei richiedenti asilo politico. Il bando scadrà il 3 marzo 2020, è necessaria una nostra mo-bilitazione per non PERDERE IL POSTO DI LAVORO e pergarantire UN SISTEMA DI ACCOGLIENZA DI QUALITÀ.

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Corteo cittadino: Giovedì 5 marzo

dalle 17 alle 20 di fronte alla Prefettura

Ritirare il bando abrogare i decreti sicurezza

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A Pinerolo l'ANPI ha inaugurato lacampagna tesseramento per il 75*anno di Libertà sotto i portici di Pinerolo.Tante le tessere fatte, soprattutto di nuovi iscritti. C'è una nuova ricerca di Resistenza nell'aria.La sede dell'Anpi è aperta tutti i mercoledì pomeriggio in piazza Giglielmone a Pinerolo. Il banchetto tornerà sotto i portici in prossimità del 25 aprile.

Ma davvero affidereste la città a chi, di fronte a una emergenza (o a una presuntaemergenza), blocca addirittura la propria attività politica?

ANPIverso la gente

carnevale

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Lotto non solo l’otto marzoRiprendiamoci i nostri corpi

ra qualche giorno si festeggeràcome ogni anno la giornata della

donna ma l’emergenza creata dal vi-rus Covid19 non ci consentirà di pre-sidiare strade e piazze come avrem-mo voluto. Saremo comunque pre-senti il 4 aprile in piazza a Pinerolo.Anche quest’anno le donne riceve-ranno mazzetti di fiori o di mimosedai loro compagni e fidanzati e moltedonne si ritroveranno per passareuna serata insieme. Ma per molte dinoi la festa della donna è soprattuttol’occasione per fare il punto della si-tuazione sulle questioni non solofemminili, ma femministe, intesecome pensieri di consapevolezza, ra-dicamento, diversità, cambiamento,lotta. Parlare dei corpi delle donneper noi vuol dire parlare dei corpi po-litici, resistenti, sessuali che ognunadi noi incarna e rappresenta.

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Sono questi tre corpi che racchiudo-no una pluralità di esperienze che apartire dall’otto marzo 2020 vogliamoricordare, presidiare, divulgare e sucui vorremmo confrontarci, esporci,batterci, perché rappresentano unapluralità di esperienze che vale lapena conoscere una ad una.

IL CORPO DELLE DONNE NELMONDO: POLITICO, SESSUA-LE, RESISTENTEIn questo otto marzo 2020 non più difragilità e di passività delle donne vo-gliamo parlare, ma di autodetermina-zione, di resistenza, di autodifesa, dicreatività. Le donne non sono vittimepassive, predestinate, isolate: voglia-mo evitare di riprodurre lo stereotipovittimizzante e promuovere invece ilracconto di donne resistenti controuna violenza sia privata che politica,vogliamo narrare e divulgare alcunestorie di donne che hanno dato vita amovimenti di lotta e solidarietà. L’autodeterminazione delle donne edelle soggettività LGBT è valore di-scriminante, nonché obiettivo, di tuttele pratiche che in Italia e nel mondosi sviluppano e segnano un percorsoindividuale e collettivo attivo e politi-co nei movimenti femministi. Voglia-mo rifiutare ogni discorso o retoricasu un presunto “destino biologico”determinato da fragilità, inferiorità e

vittimismo delle donne perché questisono concetti imposti da un immagi-nario figlio del patriarcato. Gli stereo-tipi sessuali, il diritto, la chiesa el'idea di una famiglia tradizionale chedi fatto non esiste - come barbara-mente proponeva il Decreto PILLONche abbiamo criticato e contrastato-evidenziano la connessione intimatra gli strumenti di dominio e l’imposi-zione della norma che definisce cosaè normale, accettabile, riproducibile. Riteniamo che la violenza di generefisica, politica, sociale, vada estirpatanon solo dai luoghi dell’educazioneprivata, personale (quella che si ri-produce in famiglia), ma anche e so-prattutto dai luoghi della formazioneistituzionale: dalle scuole e dalle uni-versità che possono e devono esse-re luoghi primari di contrasto alla vio-lenza di genere e di decostruzionedegli stereotipi interiorizzati. Questa decostruzione è possibile apartire dal linguaggio, perché ormai ènoto che la lingua italiana è una lin-gua sessuata, dove il genere maschi-le ha prevalso per migliaia di anni, acausa di una visione maschilista epatriarcale dei rapporti personali,sessuali, sociali, giuridici e politici.Nella scuola in primis si dovrebbeavere il coraggio e il dovere di pro-porre percorsi di conoscenza, rispet-to e consapevolezza dei corpi, dellesessualità, delle emozioni, fuori daidogmi o da presunte normalità di ge-nere, ma considerando tutti i tipi disessualità e corpi possibili: omoses-sualità, transessualità, transgender,ecc. Solo conoscendo e confrontan-dosi nel luogo preposto dal sistemaper la formazione e l’educazione, lascuola, si potrà combattere il germedella violenza e della discriminazioneverso chi, esprimendo orientamentisessuali diversi, fluidi, non predeter-minati, risulti non allineato ad unapretesa normalità. Il germe della vio-lenza sia essa verbale o fisica, nonsi sfoga solo nei casi attinenti la que-stione di genere maschio/femmina,ma si scaglia contro tutte le diversità,tra cui per esempio le donne migrantiche pagano il prezzo discriminatoriodue volte: in quanto donne ed inquanto migranti, quindi prive degli

stessi diritti giuridici, sebbene imper-fetti, delle donne cittadine italiane. Rifiutiamo ogni tipo di normalizzazio-ne, intanto perché questa non esisteed in secondo luogo perché la solaidea di normalizzazione presupponeche le differenze debbano essere nelbene e nel male eliminate o alla me-glio ignorate, generando percorsi didiscriminazione, razzismo e sofferen-za. Crediamo infine che la scuola (e lefamiglie future poi lo saranno di con-seguenza) debba essere il luogo del-la prevenzione, intesa in primo luogocome prevenzione delle malattie ses-sualmente trasmissibili o delle gravi-danze indesiderate, ma anche pre-venzione da soprusi, derisione, mole-stie fisiche e verbali cui le giovanidonne si trovano spesso a dover ri-spondere con atti privati singoli,quando invece sarebbe richiesta unaassunzione di responsabilità comuni-taria ed istituzionale, poiché tali so-prusi sono il risultato di una narrazio-ne sociale e politica capitalistica,concentrata su di un orizzonte disto-pico (nel quale contestualmente an-che l’elemento Natura diviene acces-sorio) e maschilista.In questo ultimo anno nel mondosono accaduti fatti tragici e straordi-nari che ci portano a vedere come ledonne, in diversi angoli della Terra eper motivi apparentemente diversi traloro, stiano lottano per la propria au-todifesa ed autodeterminazione. Frale altre parliamo ad esempio del mo-vimento delle donne curde che, insie-me agli uomini curdi hanno impugna-to le armi per difendere la loro libertàe per resistere all’oppressione turcae più in generale all’oppressione isla-mica, combattendo al contempo peruna alternativa concreta all’attualemodello economico e sociale mon-diale.Le donne curde quindi sono il baluar-do di una resistenza ad un’imposizio-ne non solo religiosa, militare, cultu-rale e sociale, ma anche di genere,perché nella società curda, a diffe-renza della società islamica, la don-na partecipa al benessere e al fioriredella società.

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Non solo le donne curde hanno do-vuto prendere le armi per difendere iloro corpi con i loro corpi, ma per di-fendere la loro idea di società total-mente democratica, la loro cultura, laloro lingua, le loro tradizioni. Hannodovuto prendere le armi per difenderela loro identità di donne e di curde.

In questi ultimi mesi dall’altra partedel mondo un altro popolo ha solleva-to coraggiosamente la testa, si trattadelle donne cilene che alla fine del2019 hanno occupato decine di piaz-ze ed in migliaia hanno eseguito il fla-sh mob “Un violador en tu camino”,ripreso dalle donne di tutto il mondo eadattato in base alle caratteristiche dioppressione, discriminazione e vio-lenza subiti nei vari Paesi, caratteristi-che che cambiano forma ma non in-tento. Le donne cilene, attraverso laperformance del Violador hanno volu-to sollevarsi e denunciare una situa-

zione diffusa di stupri, femminicidi eimpunità. Ma è anche un’accusa ver-so la violenza dei militari e dei poli-ziotti che forti della loro divisa, lì comeovunque, abusano della loro posizio-ne per richieste umilianti e denigrantie come si può ben capire, questesono violenze non legate ai rapportipersonali, ma sono atti politici. Il femminicidio, atto di sopraffazione econtrollo, in Cile come in Brasile, haraggiunto livelli impressionanti ed untragico culmine si è toccato con l’omi-cidio di Marielle Franco, attivista per idiritti umani, membro della Commis-sione statale per i diritti umani di Riode Janeiro, difensora dei diritti delledonne nere, dei giovani nelle favelas,delle persone Lgbti e di altre comuni-tà emarginate.

Il 4 aprile a Pinerolo saremo inpiazza per informare, per proporre eindagare su argomenti che non do-

vrebbero essere tabù, per stimolareprocessi di partecipazione attiva, percreare relazioni e inclusione attraver-so le pratiche femministe passate,presenti e future. Vogliamo rilanciare l’importanza dellacostruzione di nuove reti solidali, riaf-fermare cioè la forza della comunità,del sostegno, della sorellanza e dellaconsapevolezza che “se una donnapuò fare oggi ciò che 50 anni fa nonera consentito, deve ringraziare unafemminista”.

Collettivo lotto non solo l’otto

uesta settimana tutto [apparente-mente] si è fermato. Il corona vi-

rus ha dettato l'agenda politica e eco-nomica del nostro territorio. Scuolechiuse e manifestazioni annullate.Tanti i comunicati su come compor-tarsi e su cosa non fare. Persino i sin-dacati confederali hanno emanatouna circolare a tutela dei lavoratori.Ma qualcosa non torna.

Q Infatti tante le aziende che hannocontinuato a lavorare e far lavorare, ole aziende che hanno distribuito infor-mative che invitano i lavoratori adavere un atteggiamento responsabilee attento. La Regione Piemonte ha emanatol'ordinanza che chiude le scuole e leagenzie formative, ma chiarisce che ilpersonale della Scuola Pubblica sta acasa, mentre le agenzie formative

continuano a lavorare erogando tutti iservizi che non sono direttamented'aula. Il Sindaco con un'ordinanzadichiara chiuse le palestre comunali,ma quelle private con opportune pre-cauzioni [non così convincenti] pos-sono continuare l'attività. Incoerenza, superficialità o calcolopolitico?

Incoerenza virale