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Settembre - Ottobre 2003 5 Bimestrale di informazione a cura del Consiglio dell’Ordine Spediz. in a.p. 45% - art. 2 comma 20/b - L. 662/96 Fil. di Napoli INGEG ERI APOLI notiziario dell’ordine di

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Settembre - Ottobre 2003

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Bimestrale di informazione a cura del Consiglio dell’Ordine

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Settembre - Ottobre 2003ORDINE DEGLI INGEGNERI DI NAPOLI

Bimestrale di informazione a cura del Consiglio dell’Ordine

EditoreConsiglio dell’Ordine degli Ingegneri

della Provincia di Napoli

Direttore EditorialeLuigi Vinci

Direttore ResponsabileArmando Albi Marini

Redattore CapoPietro Ernesto De Felice

Direzione, Redazione e Amministrazione80134 Napoli, Via del Chiostro, 9

Tel. 081.5525604 - Fax 081.5522126www.ordineingegnerinapoli.it

[email protected]/c postale n. 25296807

Comitato di direzioneEdoardo Benassai

Annibale de Cesbron de la GrennelaisSalvatore Landolfi Francesco Mondini

Marco Senese

RedattoriMarcello AgrustiEdoardo Benassai

Annnibale de Cesbron de la GrennelaisCamillo Alfonso Guerra

Salvatore LandolfiCesare Papa Malatesta

Aniello NappiMario Pasquino

Ambrogio PreziosoMarco Senese

Federico SerafinoFranco Sisto

Luciano Varchetta

Coordinamento di redazioneClaudio Croce

Progetto grafico e impaginazioneDenaro Progetti

StampaGrafica Nappa snc - Aversa (Ce)

Reg. Trib. di Napoli n. 2166 del 18/7/1970Spediz. in a.p. 45% - art. 2 comma 20/b

L. 662/96 Fil. di Napoli

Finito di stampare nel mese di ottobre 2003

Associato U.S.P.I.Unione Stampa Periodica Italiana

In copertina: la Stazione marittima, con unoscorcio del Maschio Angioino, vista da PiazzaMunicipio

Notiziariodel Consiglio dell’Ordine

degli Ingegneridella Provincia di Napoli

La pubblicazione del materiale pervenuto è subordinata al giudizio della redazione. Ai testi potrannoessere apportate modifiche concordate con gli autori; in caso di necessità la redazione si riserva il di-ritto di sintetizzare i testi. Articoli, note e recensioni, firmati o siglati, impegnano esclusivamente laresponsabilità degli autori.

◗ EDITORIALEElezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine 3di Luigi Vinci

◗ QUALIFICAZIONELa qualificazione del progettista anche per l’appalto integrato 5di Giovanni Angotti

◗ PROFESSIONEEvoluzione della tecnologia e futuro della città 8di Michele Rossi

◗ EDILIZIATesto Unico per l’edilizia: adempimenti e responsabilità 12di Pasquale Gaudino

◗ SICUREZZAIl rispetto delle regole per la sicurezza sui cantieri 19di Mauro Fusco

I vigili del fuoco di Napoli a sostegno della città 31di Alfio Pini

Valutazione del rischio chimico nei laboratori di ricerca 48di Vittorio Lama

◗ AMBIENTEUna gestione imprenditoriale per salvaguardare l’ambiente 24di Eduardo Pace

◗ URBANISTICANapoli-Berlino: periferie a confronto 27di Paride G. Caputi

◗ IMPIANTIImpianti fotovoltaici: il ruolo degli ingegneri docenti 35di Gennaro Saccone

◗ INGEGNERIAAnalisi di affidabilità di un ripascimento artificiale 39di E. Benassai, M. Calabrese, A. Ragone, G. Sorgenti degli Uberti

◗ LEGGI E CIRCOLARI 57

◗ SENTENZE 60

◗ ATTIVITÀ DELL’ORDINE 64

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Settembre-Ottobre 2003

3EDITORIALEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

◗ Come comunicato agli iscritti, mediantei due avvisi sul giornale “La Repubblica”nei giorni consecutivi del 5 e del 6 ottobrescorsi, lunedì 20 ottobre 2003 si è proce-duto, presso la sede dell’Ordine in via delChiostro n° 9 - Napoli, all’apertura del-l’urna contenente le schede elettorali vota-te lo scorso anno nel periodo elettoralefebbraio–giugno a seguito della decadenzadel Consiglio dell’Ordine.L’urna era stata sigillata il 26 giugno2002, a seguito dell’entrata in vigore delD.L. n° 107/2002 e delle disposizioni im-partite dal Ministero della Giustizia cheimposero la sospensione di tutte le operazioni elettora-li presso gli Ordini, i Collegi ed i Consigli Nazionalidelle varie professioni, pur essendo stato raggiuntopresso il nostro Ordine il quorum dei voti richiesto perla validità della votazione.La più recente Legge 1° agosto 2003, n. 200 “Prorogadei termini e disposizioni urgenti ordinamentali”, al-

l’art. 16, comma 2 bis, ha poi sbloccato lasituazione disponendo che “sono conside-rati validi i rinnovi degli organi degli ordi-ni professionali le cui operazioni di votoerano già in corso alla data di entrata invigore del decreto legge n° 107/2002“.Lo stesso Ministero della Giustizia, ad unanostra richiesta di precisazioni sulle mo-dalità con cui procedere allo scrutinio del-le schede conservate nell’urna sigillata, hatestualmente risposto: “L’art. 16 della Leg-ge 200/2003 autorizza a ritenere valide leoperazioni elettorali in corso per il rinnovodi codesto Consiglio, che conseguentemente

possono concludersi con la proclamazione degli elettied il successivo insediamento del Consiglio. Pertanto ilConsiglio così eletto resterà in carica sino al 30 giugno2004 a norma dell’art. 4 del D.L. 107/2002 convertitocon modificazioni dalla Legge 173/2002“.Lo spoglio delle schede e l’assegnazione delle preferenzeha dato i seguenti risultati:

Elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’OrdineDI LUIGI VINCI

Luigi Vinci

Presidentedott. ing. Luigi Vinci

Consiglieri (in ordine alfabetico)dott. ing. Edoardo Benassaidott. ing. Annibale De Cesbron De La Grennelaisdott. ing. Pietro Ernesto De Felicedott. ing. Matteo De Marino

dott. ing. Paola Maronedott. ing. Nicola Mondadott. ing. Mario Pasquinodott. ing. Ferdinando Passerinidott. ing. Giorgio Pouletdott. ing. Benedetto Scarpatidott. ing. Marco Senesedott. ing. Federico Serafinodott. ing. Vittoria Rinaldidott. ing. Luciano Varchetta

RISULTANO ELETTI I SEGUENTI INGEGNERI

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Come è noto la Legge n.166/2002 ha innovato radicalmen-te la disciplina dell’appalto inte-grato, da un lato liberalizzandonel’applicabilità a tutti gli appalti diimporto inferiore ai 200.000 euro ea quelli di importo superiore ai 10milioni di euro (che insieme costi-tuiscono per quantità e valore laporzione più significativa degli ap-palti di lavori pubblici posti in es-sere ogni anno nel nostro Paese) edall’altro modificando i requisiti diqualificazione dei progettisti in es-so impegnati.

Per quanto riguarda quest’ultimoaspetto l’art. 19, comma 1–ter dellaLegge n. 109/1994, sì come intro-dotto dall’art. 7, l° comma, lett. 1),n. 2, della Legge n. 166/2002, dis-pone che: “L’appaltatore che parte-cipa ad un appalto integrato di cuial comma 1, lettera b), deve posse-dere i requisiti progettuali previstidal bando o deve avvalersi di unprogettista qualificato alla realiz-zazione del progetto esecutivo indi-viduato in sede di offerta o even-tualmente associato; il bando indi-ca l’ammontare delle spese di pro-gettazione esecutiva comprese nel-l’importo a base di appalto ed i re-quisiti richiesti al progettista, inconformità a quanto richiesto dallanormativa in materia di gare diprogettazione.”

Con riferimento specifico allaqualificazione delle imprese chepartecipano all’affidamento di unappalto integrato, va consideratoanche quanto previsto dall’art. 18,7° comma, del D.P.R. n. 34/2000che dispone: “Per la qualificazionenecessaria a realizzare lavori pub-blici affidati in appalto a seguitodi appalto concorso, ovvero oggettodei contratti di cui all ‘articolo 19,comma 1, lettera b), numero 1)della Legge, oppure affidati in con-

cessione, il requisito dell’idoneitàtecnica è altresì dimostrato dallapresenza di uno staff tecnico com-posto da laureati e diplomati as-sunti a tempo indeterminato. Il nu-mero minimo dei componenti lostaff dei quali almeno la metà inpossesso di laurea, è stabilito indue per le imprese qualficate finoalla terza classifica, in quattro perle imprese appartenenti alla quartaed alla quinta classifica, ed in seiper le imprese qualificate nelleclassifiche successive.”

Il sistema di qualificazione del-l’impresa concorrente all’affida-mento di un appalto integrato, conriferimento all’attività di progetta-zione, si compone quindi di un du-plice requisito: il possesso dell’at-testazione di progettazione e co-struzione, nonché il possesso deirequisiti previsti per l’affidamentodei servizi di progettazione dallanormativa di riferimento si comeindividuati dalla stazione appal-tante nel bando di gara. Il quadronormativo sopra riportato deponeinequivocabilmente per il concorsodi entrambi i requisiti; difatti nel-l’art. 18, 7° comma, D.P.R. n.34/2000 il legislatore trattandodella capacità tecnica, fa uso del-l’inciso “altresì” con riferimentoall’attestazione di progettazione edesecuzione, con ciò esplicitandoche tale attestazione si aggiunge,ma non si sostituisce alle ordinarieforme di qualificazione del proget-tista riguardando, non quest’ulti-mo, ma l’impresa.

L’Autorità per la vigilanza sui la-vori pubblici ha espresso le proprieconsiderazioni relativamente allaqualificazione dei concorrenti del-l’appalto integrato dapprima con ladeterminazione n. 27 del 16 otto-bre 2002 e successivamente con ladeterminazione n. 31 del 18 di-

Settembre-Ottobre 2003

5QUALIFICAZIONEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

La qualificazione del progettistaanche per l’appalto integratoDI GIOVANNI ANGOTTI

Presidente Centro Studi C.N.I.

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1Tale soglia è oggi pari a 100.000 euro.

2Consiglio di Stato, 3 febbraio 1999, n. 112 TAR Puglia – Bari, sentenza 24 marzo 2000, n. 1248

3TAR Lazio, sentenza 8 luglio 2003, n. 6078

cembre 2002. In tali determinazionil’Autorità riconosce e ribadisce chela sola attestazione di progettazioneed esecuzione dell’impresa di cui al-l’art. 18, 7° comma, del D.P.R. n.554/99 è del tutto inidonea a com-provare una effettiva capacità e pre-parazione del progettista organicoall’impresa chiamato ad espletare laprestazione tecnica in quanto colle-gata ad un automatismo che impo-ne, è vero, la presenza, nell’organicodell’impresa, di un determinato nu-mero di tecnici a seconda della clas-sifica di iscrizione, ma prescindedalla effettiva esperienza e capacitàdei medesimi.

Contraddicendo in toto tali consi-derazioni l’Autorità nella determi-nazione n. 31 del 18 dicembre 2002ha affermato però che “Qualoral’importo della progettazione esecu-tiva previsto nel bando di gara sia,invece, pari o inferiore a euro100.000 stante che la normativa inmateria di gare di progettazionenon prevede per tale caso specificirequisiti - la qualificazione di pro-gettazione e costruzione è condizio-ne necessaria e sufficiente per par-tecipare alla gara.”

Tale affermazione non solo con-trasta con il dettato letterale dellaLegge, ma anche con il consolidatoorientamento della giurisprudenzaper il quale “Il provvedimento diconferimento dell’incarico di proget-tazione e di direzione dei lavori dicompetenza comunale, anche se nonpreceduto da selezione di tipo con-corsuale o paraconcorsuale in ragio-ne del suo importo inferiore ai40.000 ECU1 e caratterizzato, quin-di dall’elemento fiduciario, deve darconto dell’effettuata verifica dell’e-sperienza e della capacità professio-nale del professionista prescelto, conspecifica indicazione degli elementioggettivi dei quali l’una e l’altra so-no desunti, anche con riferimentoalla particolare tipologia dei lavorida eseguire”2.

Si aggiunga, per comprenderel’assoluta irragionevolezza dell’af-fermazione dell’Autorità, che uncompenso di 100.000 euro per solaprogettazione esecutiva (comprensi-vo di spese), costituisce quello corri-spondente ad un appalto di operestradali (VIA) dell’importo di circa15 milioni di euro, e di edilizia (J/C)di circa 8 milioni di euro; operecomplesse che per l’Autorità potreb-bero essere progettate da un impresaqualificata ai sensi del D.P.R. n.34/2000, senza alcuna valutazionecirca le competenze e le esperienzematurata dai tecnici inseriti nel suoorganico. Agli stessi tecnici peraltropotrebbero essere affidati prestazio-ni specialistiche, per opere di impor-to anche più contenuto, quali quelledella progettazione architettonica,dei recuperi edilizi, impiantistica,strutturale, geotecnica.

Va peraltro evidenziato che i tecni-ci inseriti negli organici dell’impresasono generalmente impegnati nelleattività di organizzazione o direzionedel cantiere e possiedono perciò qua-lifiche ed esperienze del tutto diverseda quelle richieste per la redazionedei progetti esecutivi connessi all’ap-palto integrato.

L’interpretazione dell’Autorità chelegittima il ruolo progettuale del-l’appaltatore, privo dei requisitiprofessionali non garantiti dallamera partecipazione all’organizza-zione dell’impresa di un certo nu-mero di tecnici, costituisce quindiuna palese violazione della legisla-zione professionale e di quella deilavori pubblici.

Sulla questione è recentemente in-tervenuto anche il T.A.R. Lazio3 cheha ritenuto che “i soggetti che sianoin possesso della qualificazione Soacome appaltatori integrati, in quan-to hanno già dimostrato in tale sedela capacità progettuale mercé 1’in-dicazione di adeguati professionisti,non hanno bisogno di indicare insede di offerta i nominativi dei tec-

nici che opereranno la progettazio-ne, mentre tale incombente risultanecessario per quelle imprese chepartecipano ad un appalto integratoma che non sono state qualificate insede Soa per esso ma solo per la co-struzione dell’opera”.

I giudici amministrativi di primogrado argomentano tale decisionesostenendo che l’art. 19 della Leggen. 109/1994 come novellato dallaLegge n. 166/2002 riguarderebbeesclusivamente i sistemi di realizza-zione dei lavori pubblici (ivi com-preso l’appalto integrato) indivi-duando per ciascuno di essi “unaserie di regole di tipo ottimalistico”,senza, però, abrogare ovvero modi-ficare in alcun punto l’art. 8 dellastessa Legge in materia di qualifica-zione delle imprese, la cui presenzaè condizione necessaria e sufficienteper la partecipazione alle gare pub-bliche. Sicché, proseguono i giudiciamministrativi, avendo l’impresaqualificata come appaltatore inte-grato, già attestato la propria capa-cità progettuale “mercè l’indicazionedi adeguati professionisti” non saràobbligata a sottostare ad ulterioriaccertamenti in sede di gara.

In verità anche l’argomentare delT.A.R. Lazio nella pronuncia in esa-me appare poco persuasivo e lascia“scoperte” alcune questioni di signi-ficativa rilevanza.

Innanzitutto, oltre alle osservazio-ni espresse relativamente alle deter-minazioni della Autorità, si ricordache l’ambito oggettivo di operativitàdel D.P.R. n. 34/2000 è circoscrittoesclusivamente agli appalti d’impor-to superiore ai 150.000 euro rima-nendo scoperta l’intera fascia di va-lore al di sotto di tale importo; pro-prio la novella della Legge n.166/2002 ha però esteso l’ambito dioperatività dell’appalto integrato ailavori d’importo inferiore ai 200.000euro. A voler valutare le osservazio-ni dei giudici amministrativi nonpuò sfuggire, quindi, che esse si

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QUALIFICAZIONE6ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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al prof. ing. Mario Pasquini, per l’assunzione della direzione del dipartimento di “Scienza delle Costruzioni“presso la facoltà di Ingegneria della Federico II.

al prof. ing. Maurizio Giugni, direttore del dipartimeno di “Ingegneria Idraulica ed Ambientale G. Ippolito” pres-so la stessa facoltà.

COMPLIMENTI

mostrano inapplicabili quanto menoagli appalti d’importo pari o inferio-re ai 150.000 euro per i quali nonopera il sistema di qualificazione delDecreto “Bargone”; per lo meno inquesti casi, allora, non si potrà pre-scindere da una qualificazione “or-dinaria” dei progettisti. Vacilla, dun-que, lo stesso assioma del Tribunalesecondo cui le norme di cui all’art.19, Legge 109/1994 sarebbero circo-scritte esclusivamente ad una seriedi regole di tipo “ottimalistico”.

Anche sotto il profilo logico-siste-matico va ricordato, come sopraesposto, che il 7° comma, dell’art.18 del D.P.R. n. 34/2000 fa, si, espli-cito riferimento, per la qualificazio-ne sotto il profilo dell’idoneità tec-nica necessaria a realizzare lavori inappalto integrato, anche alla “pre-senza di uno staff tecnico compostoda laureati e diplomati assunti atempo indeterminato”, ma non spe-cifica quali competenze debbanopossedere tali laureati e diplomati.

Potrebbe quindi risultare legittimala posizione di una impresa che haottenuto la qualificazione come ap-paltatore integrato grazie al posses-so di uno staff composto da laureatie diplomati in materie tecniche (in-gegneria e architettura) ma del tuttoprivi di competenze e di esperienzain materia di progettazione.

Ancora, poi, va ricordato che ilD.P.R. n. 34/2000 sembra fare esclu-sivo riferimento alla qualificazionedelle imprese in materia di esecuzio-ne dei lavori pubblici e non anchein quella di progettazione; probabil-mente nell’ambito ditale limite og-gettivo che va interpretato il signifi-cato del 7° comma, dell’art. 18 che,lungi dall’escludere l’esigenza diuna qualificazione del progettista,impone all’impresa esecutrice dei la-vori ulteriori requisiti di capacitàtecnica. Non è fondato, quindi, il ri-schio paventato dai giudici ammini-strativi di vanificazione della porta-ta dell’art. 8 della Legge 109/1994

che ritiene la qualificazione condi-zione necessaria e sufficiente ai finidella partecipazione ad una gara diappalto; tale norma, infatti, limita lapropria portata applicativa alla solaesecuzione dei lavori pubblici e nonanche ai casi nei quali, come nel-l’appalto integrato, la prestazione darendere è articolata nella attivitàprogettuale ed, appunto, in quella diesecuzione.

In conclusione non sembra corret-to sostenere che la qualificazione diappaltatore integrato sia sufficientea dimostrare la capacità progettualedell’impresa qualificata; tali capaci-tà, anche nell’appalto integrato equalunque sia l’importo dei lavori,debbono continuare ad essere ri-scontrate in capo ai singoli profes-sionisti incaricati dell’attività diprogettazione. È questo il solo modoper preservare e garantire la qualitàdell’attività di progettazione e, diconseguenza, la qualità dei lavoripubblici.

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7QUALIFICAZIONEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Gli ingegneri sono stati indub-biamente tra i fautori dello svilup-po della società industriale chepartendo dall’assunto della localiz-zazione in aree concentrate deifattori della produzione, aveva as-segnato, soprattutto, ai centri ur-bani e metropolitani il ruolo dicentri propulsori di vita, di rag-gruppamento e di sviluppo umano.Questo modello oggi è entrato irre-versibilmente in crisi: la fine del-l’epoca industriale ci consegna unanuova realtà sociale composita earticolata nella quale convivonogli elementi del passato, il legamecon le proprie radici e quelli delfuturo, che si avvia ad imboccarela strada della massima diversifica-zione in un contesto nel quale l’e-lemento determinante diventa ilsapere, così come lo era la forza fi-sica nelle società agricole e il capi-tale nelle società industriali. Inquesta nuova realtà gli ingegnerisono chiamati a vincere la sfidache i due grandi fenomeni dell’ini-zio del nuovo millennio pongono:la globalizzazione dei rapporti e lamondializzazione dell’economia.

Il nuovo secolo che si è aperto citrova pertanto impegnati a riconsi-derare il significato stesso dellanostra professione, del suo svilup-po che non potrà essere estraneoalla nostra tradizione culturale e alnostro orizzonte prospettico.

Sappiamo che l’avvento della so-cietà dell’informazione post-indu-striale è un evento rivoluzionarioin quanto non rappresenta- solol’evoluzione del vecchio paradigmasotteso alla società della macchinache ha portato all’attuale assettodel territorio, bensì si propone co-me un nuovo paradigma per moltiversi incompatibile con il prece-dente e perciò stesso portatore diun nuovo modello di organizzazio-

ne territoriale e sociale che va go-vernato, senza considerarlo cultu-ralmente migliore o peggiore delprecedente, iniziando col fornireuna chiave di lettura, di compren-sione, di strutturazione socio-poli-tica più consona agli equilibri ter-ritoriali che si andranno via viaformando e alla cui costruzione lanostra categoria, non solo, nonpuò essere esclusa ma al contrariodovrà partecipare in modo deter-minante.

Se la nostra epoca è dunque con-trassegnata da un nuovo grandepassaggio storico conseguente allatrasmissione dell’informazione tra-mite nuovi processi tecnologici, al-lora l’informazione stessa diventala nuova ricchezza, il nuovo mer-cato, il nuovo lavoro, il nuovo po-tere, il nuovo sviluppo.

Introdotta nelle residenze con latelematica, diventa anche la formaalternativa di socializzazione delmodo di vivere degli uomini.

E se tutto ciò a cui stiamo assi-stendo non è una semplice accele-razione superficiale dei ritmi in-trinseci ad uno stesso processo dievoluzione storica, ma è qualcosadi più e di più complesso, alloracrediamo che occorra un forte pro-getto politico e civile per far si chetutti gli abitanti non venganoesclusi da tale evoluzione, ma en-trando in questa evoluzione giun-gano alla piena consapevolezza delproprio ruolo di cittadini.

Gli ingegneri italiani si ponganopertanto questo obbiettivo ambi-zioso ma al tempo stesso inevitabi-le di contribuire ad elaborare e de-finire questo forte progetto, di ri-pensare ed attualizzare in terminidi civiltà e di sviluppo dell’affasci-nante territorio nel quale viviamo,i contenuti di una nuova cittadi-nanza cercando di prevedere quali

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PROFESSIONE8ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Evoluzione della tecnologiae futuro della cittàDI MICHELE ROSSI

Ingegnere

Memoria presentata al 48° Congresso Nazionale degli Ingegneri d’ItaliaVibo Valentia, 9-12 settembre 2003

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saranno i lineamenti che connature-ranno il futuro assetto territorialeche, per il momento, si evolve nelsegno dell’incertezza e a volte, seguardiamo oltre oceano, anche dellatragedia.

Dovrà essere ricercata la defini-zione di un equilibrio fra le esigenzedi un mercato globale e l’orizzontedei valori culturali, economici e re-lazionali che sono propri di qualsia-si momento storico partendo dallaconstatazione che il progresso dellatecnologia ha sempre influenzato lastruttura e la configurazione degliinsediamenti umani. Basti pensare acome il variare delle tecniche belli-che di conquista delle città abbiacondizionato la forma urbana nonpiù delimitata dalle mura o a comela diffusione dell’automobile abbiainfluenzato la dispersione urbana.

Oggi la rivoluzione telematica stadeterminando le condizioni per unmutamento nella vita degli uomini enella cultura dei popoli che influiràcertamente nella configurazionespaziale delle nostre città e nel com-portamento dei cittadini incidendoprofondamente sulla stessa natura ela stessa ragione di esistenza deiluoghi che da sempre hanno datoconcretezza all’esigenza degli uomi-ni di vivere assieme in spazi comu-ni. Una delle ipotesi che viene deli-neata è che al termine di questamutazione, con l’annullamento delleantiche delimitazioni urbane, finire-mo per trovarci tutti dispersi in unasterminata periferia il cui centro, o“non centro”, sarà un luogo soltantovirtuale con tutti gli abitanti, citta-dini di un’unica immensa città: ilmondo.

I più convinti assertori della ine-luttabilità informatica sostengonoche la fine della centralità urbanasarà compensata da una nuova for-ma di aggregazione civile quella chedovrebbe derivare dall’appartenenzaalla città globale strutturata sui“bit” nella quale l’innovazione tec-nologica e il nuovo modo di comu-nicare che essa propone, costituiràla base di partenza per una diversamaniera di concepire l’architetturadella città, di vivere la mobilità al-l’interno dello spazio urbano e di ri-

comporre la dicotomia tra la cittàdei luoghi (quella di pietra) e la cittàdei flussi (quella immateriale dellerelazioni) e finirà con l’instaurareun vero e proprio processo interatti-vo tra l’uso dell’informazione e laprogettazione di nuovi spazi archi-tettonici. Si renderà pertanto neces-sario, sempre secondo questa ipote-si, elaborare una cultura del proget-to che dovrà consentire di dar vitaad una nuova architettura per unasocietà che sta già cambiando pro-fondamente il modo di comunicaree quindi di interagire tra i suoi com-ponenti.

Questa nuova cultura del progettosarà espressa da operatori preparatialle tecniche per la messa a punto dimodelli di progettazione, di produ-zione dell’architettura e di gestioneottimale delle funzioni che dovran-no disporre di un insieme di cono-scenze diverse da quelle in possessodagli attuali tecnici dell’urbanisticae dell’architettura.

Infatti se l’architettura è il prodot-to di un insieme di elementi che co-erentemente intervallati danno vitaai manufatti nei quali si svolgono leattività dell’uomo, l’architettura de-gli edifici di questa città telematica,in coerenza con le esigenze dellanuova società, dovrà innovare me-todologie, criteri, materiali, utiliz-zando in maniera opportuna tuttoquello che il progresso scientifico etecnologico metterà a disposizione.Il sistema spazio-funzionale dell’e-dificio e il sistema spazio-funziona-le della città, cioè la nuova architet-tura e la nuova urbanistica, andran-no pensate e ridefinite all’interno diuna stessa coerente logica.

In una stessa visione integrata, al-l’interno della quale la rete tecnolo-gica di connessione si configurerà,fin dall’inizio, come elemento strut-turante, la griglia tecnologica di ba-se e il modulo spaziale caratterizze-ranno il progetto in un’ottica di si-nergia tra struttura edilizia e “rete”tecnologica.

L’architettura di un edificio nasce-rà all’unisono con l’architettura del-le comunicazioni secondo una me-todologia che si differenzia radical-mente da quella attualmente appli-

cata per la progettazione e gestionedi edifici definiti “intelligenti”, chevengono progettati secondo una lo-gica che tu già utilizzata per la co-struzione delle prime automobili cheavevano la forma delle carrozze peri cavalli che intendevano sostituire.L’automobile, successivamente haassunto le forme aerodinamiche chemeglio sfruttano la potenza del mo-tore in funzione di proprie esigenzetecnologiche e funzionali.

La griglia flessibile nella quale sa-ranno inserite le unità funzionali,sarà caratterizzata da elementi chesi compongono e ricompongono ininsiemi sempre diversi, in configu-razioni sempre in equilibrio con l’u-tilizzatore con la sua percezione econ le sue esigenze di funzionalità edi comfort.

Ciascun modulo spaziale potrà es-sere costituito, nel suo aspetto defi-nitivo da una funzione sostanzial-mente indipendente dalla sua collo-cazione nello spazio: esso potrà es-sere configurato a seconda dell’evo-luzione e dei cambiamenti registratidalle attività elementari che costi-tuiscono il ciclo di produzione. L’ap-profondimento costruttivo, tecnolo-gico e progettuale dovrà essere defi-nito di volta in volta in conseguen-za dell’analisi della funzione. Ma èovvio che questa architettura intelli-gente può esistere soltanto in uncontesto urbano intelligente. Ciò si-gnifica che la progettazione di qual-siasi edificio deve avvenire tenendoconto che le sue funzioni e le sueattività dovranno essere intercon-nesse con quelle di altri edifici pros-simi e lontani.

Si determineranno così nuovi epiù complessi livelli di “organizza-zione” delle attività umane che con-tribuiranno a trasformare la cittàtradizionalmente intesa come “spa-zio dei luoghi” in “spazio dei flussi”.Aree e volumi urbani, sinora utiliz-zati quali meri contenitori di fun-zioni e attività umane, tenderanno amutarsi in “siti virtuali”, mentre icollegamenti tra i diversi punti dellacittà, sinora assicurati da canali ma-terici, si evolveranno sempre piùverso comunicazioni immateriali trai diversi nodi della rete di comuni-

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cazione. Questa rete virtuale confi-gura quella che l’odierna letteraturaspecialistica definisce “la città digi-tale” nella quale le infrastrutture dicomunicazione rendono possibile ilsuperamento della rigidità dei vin-coli spaziali, funzionali ed economi-ci della città tradizionale per appro-dare ad una nuova forma organiz-zativa che si modella in ragione del-la propria rete comunicazionale: la“città a rete”.

Se per alcuni studiosi la trasmis-sione dell’informazione tramitenuovi processi tecnologici porterà alsuperamento della città fisica cosìcome essa si è venuta sedimentandonel corso dei secoli e alla formazio-ne di una “metacittà” nella quale glispazi di interconnessione e di vitadella città si dissolverebbero nel vir-tuale e dove “agorà” elettroniche ecyberspazi, cioè non luoghi, sop-pianterebbero le strade e le piazzeurbane, per altri l’affermarsi di nuo-ve tecnologie non prelude automati-camente al decadimento fisico dellacittà e tanto meno alla sua scom-parsa ma all’acquisizione di una di-versa organizzazione della vita ur-bana che ne sarà avvantaggiata inqualità.

I sostenitori di questa secondaipotesi amano ricordare che un’altraprevisione formulata in un recentepassato sulla fine della città definitadal modello insediativi affermatosinell’Europa a causa della sua disper-sione nel territorio, non ha trovatoconferma come attestano le più re-centi indagini e le più accreditate ri-cerche sul mancato gradimento del-la pubblica opinione agli insedia-menti dispersi nel territorio. Infattisi constata che:1) le imprese di maggior successo nel

campo della comunicazione e dellenuove tecnologie creative, apronosistematicamente le sedi dei lorouffici nei centri storici o nelle zoneurbane ad alta densità, non soloper motivi di immagine e rappre-sentanza, ma perché in questi con-testi il lavoro risulta più creativoed efficace, molto più che in unparco tecnologico sperduto in una“valley” decentrata.

2) la richiesta di abitazioni nei centristorici è talmente alta da causareun “incremento” notevole deiprezzi degli immobili ivi ubicati.

3) le città progettate e costruite nelrecente passato a bassa densitàinsediativa non hanno fornitomodelli validi di riferimento, anzialcune di esse come ad esempioLos Angeles, hanno finito colmanifestare, esaltandoli, gli stessiinconvenienti per ovviare i qualierano sorte, quali la congestione,l’inquinamento e la conflittualitàsociale.

Viene inoltre fatto notare, a pro-posito della presunta sostituzionedel traffico veicolare con quello te-lematico, che il numero complessivodegli spostamenti delle persone edelle merci non si è affatto ridottonel tempo anzi è cresciuto esponen-zialmente via via che i mezzi di co-municazione, per lo scambio deimessaggi passavano dalla lettera altelegrafo, al telefono, alla postaelettronica in quanto corrisponden-temente si sono evolute anche letecniche di trasporto, passando dallacarrozza trainata dai cavalli, al tre-no, all’automobile, all’aeroplano. Daciò si può dedurre che anche quan-do ogni persona potrà esercitare leproprie funzioni collegandosi in retesenza avere la necessità di spostarsi,gli spostamenti saranno destinati acrescere vistosamente, ed è probabi-le che saranno sempre i luoghi, chein passato hanno richiamato piùtraffico, ad essere i più frequentatiin futuro.

E questo perché la città è ben piùche un insieme di edifici, di strade,di piazze, è soprattutto il coagulo ditanti modi di essere che si incontra-no, si scontrano, si fecondano, si ar-ricchiscono, coagulo che è stato ingrado di assorbire tutti i cambia-menti apportati in passato dalla tec-nologia attraverso una lenta meta-bolizzazione che ha consentito dimantenere, comunque, inalterate leproprie caratteristiche peculiari.

I processi di trasformazione legatiall’introduzione delle tecnologie in-formatiche, sempre secondo questaseconda ipotesi, influenzeranno sì la

forma concreta degli insediamentima non annulleranno la città allaquale va riconosciuto il merito diaver definito la storia del mondo ci-vile. Rimetteranno, comunque, indiscussione regole, abitudini e cer-tezze consolidate, e senza dubbioaccresceranno in maniera dramma-tica problemi già gravi, come la de-localizzazione delle attività produt-tive, il gigantismo delle megalopoli,la congestione del traffico.

Indipendentemente dalle risposteche scaturiranno, la città del futu-ro si articolerà, comunque, attra-verso strutture infinitamente com-plesse per cui la tecnologia appli-cata all’informazione non sarà solouno strumento, ma dovrà diventareuna filosofia del lavoro di proget-tazione, attraverso la quale defini-re nuovi parametri estetici e nuovesensibilità comunicative, per pro-gettare spazialità per così dire po-limorfe a basso contenuto invasivoche faranno convivere bellezza edefficienza, storia e futuro e per ga-rantire le interconnessioni e la mo-bilità senza le quali qualsiasi cittàè destinata alla decadenza e all’e-sclusione. Questo significa che lenuove tecnologie conterranno in séanche gli strumenti e i suggeri-menti ai quali ricorrere per sfrutta-re vantaggiosamente le opportuni-tà che vanno razionalmente orien-tate, senza farsi influenzare dallaconvinzione che la telematicacambierà tutto, ma anche senzafarsi condizionare da pregiudizinegativi e timori esistenziali altret-tanto ingiustificati,

La fase che ci attende andrà gesti-ta attraverso l’inserimento nella tra-ma urbana, mano a mano che la cit-tà diventa più complessa, di nuovielementi di aggregazione sia fisiciche sociali rendendo possibile l’af-fermazione di valori condivisi chepermettano di caratterizzare la cittàdel terzo rnillennio con propri spe-cifici valori semantici.

L’urbanistica deve fin da ora mi-surarsi con questa prospettiva asse-gnando all’elettronica il ruolo di ge-stire sistemi sempre più complessi inmodo realmente efficace, affinché

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PROFESSIONE10ORDINE DI NAPOLI

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sia possibile non annullare ma con-servare e valorizzare il patrimoniodi cultura e di immagine che le no-stre antiche città ci trasmettono eche hanno mantenuto nel lungoscorrere del tempo in cui si sonosviluppate e trasformate.

La cultura urbanistica dovrà pren-dere coscienza della necessità diconfrontarsi con questa trasforma-zione incalzante, forse già in atto,comunque improcrastinabile, difronte alla quale una condanna tota-le potrebbe apparire un imprudenterifiuto della realtà. Soltanto gli inge-nui si illudono di poter annullarenegandolo ciò che non gradiscono.

Se sapranno affrontare la realtàcosì come essa già da ora si prefigu-ra, gli ingegneri potranno svolgere

un ruolo strategico per il futuro af-fermando un proprio modello disviluppo, nella consapevolezza checosì facendo svolgeranno un servi-zio per l’intera collettività, impe-gnandosi fin d’ora a dare una conti-nuità al lavoro che qui abbiamo de-lineato e che non dovrà fermarsidentro queste sale.

I temi fondamentali che qui ab-biamo affrontato dovranno esseresviluppati nel corso dei prossimimesi per giungere ad una comples-siva assunzione di impegni che ciconsenta di prendere piena coscien-za del ruolo che possiamo svolgeree con ciò recuperare l’orgoglio dellenostre origini riaffermando con for-za la capacità di indicare, con lasaggezza dei principii scritti nel no-

stro codice genetico, la strada perun nuovo sviluppo in un quadro disereno e leale confronto con gli altriattori che opereranno con le nostrestesse motivazioni.

Gli ingegneri italiani saprannovincere le sfide che li attendono sesapranno essere se stessi fino infondo, valorizzando le proprie pecu-liarità e facendo proprie le strategiedi sviluppo specifiche e coerenti conla propria tradizione e le proprie ri-sorse: operare secondo il linguaggiodella modernità e progettare secon-do i canoni della tradizione, nellaconsapevolezza che gli obbiettivi egli ideali che perseguiamo si forma-no con la dura realtà che scaturiscedal inondo dell’esperienza fisica edumana.

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11PROFESSIONEORDINE DI NAPOLI

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Lubrano e De Crescenzo al 48° Congresso Nazionale degli Ingegneri d’Italia di Vibo Valentia

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Questa memoria, non esaustivadella tematica trattata, è stata ela-borata con il proposito di suscitareil giusto interesse e l’apertura diuna discussione tra gli addetti ailavori, professionisti privati o dienti pubblici, che saranno interes-sati dalla riorganizzazione proce-durale in materia di costruzioni e,in particolare, di strutture conse-guente all’entrata in vigore del Te-sto Unico per l’edilizia.

1. IntroduzioneLo stravolgimento nel modo di

intendere la pratica edilizia causa-ta dall’entrata in vigore del D.P.R.6.6.2001, n. 380 meglio conosciutocome Testo Unico per l’edilizia po-trà percepirsi nella sua completez-za solo quando procedure e com-petenze entreranno a pieno regime.

La rivoluzione copernicana del-l’aspetto procedurale dell’attivitàedilizia ha nella creazione di unufficio denominato Sportello Unicoper l’Edilizia il punto più significa-tivo. Tale ufficio, finalizzato allacura dei rapporti tra privato edamministrazione e tra amministra-zioni interessate a pronunciarsi inordine ai singoli interventi edilizi,è destinato a diventare il perno delsistema autorizzativo e di vigilan-za. In materia di strutture tali radi-cali mutamenti impongono unaconoscenza da parte dei professio-nisti pubblici e privati dei nuoviadempimenti e responsabilità.

Accanto allo sportello per l’edili-zia, che per comodità chiameremoin seguito SUE, nel settore dellecostruzioni si propone un soggettonon nuovo, l’Ufficio Tecnico Re-

gionale (da ora UTR), erede dellesezioni provinciali del Genio Civi-le, rinnovato nelle sue competenzetecniche. Se, infatti, il SUE, depu-tato alla ricezione e allo smista-mento per competenza di ogni al-tro atto relativo all’edilizia, assolveil ruolo di garante e riferimento delrispetto delle procedure, l’UTR as-sume più di prima la veste di con-trollore e riferimento tecnico inmateria di strutture.

È da tale innovazione che scatu-riscono i problemi legati alla rior-ganizzazione da un lato degli uffi-ci tecnici dei comuni, dall’altro alpotenziamento di competenze ri-chiesto all’UTR per il corretto as-solvimento di queste mansioni.

Ulteriori elementi di problemati-cità della nuova normativa sonodovuti alla necessità di armonizza-re quanto previsto a livello nazio-nale con la legislazione regionaleed i relativi regolamenti attuativi.In Campania, in particolare, ciò si-gnifica rendere i procedimenti cheandremo ad illustrare organici coni dettami della L.R. 9/83 e i regola-menti relativi alla fase di vigilanzae controllo della progettazione edell’esecuzione dei lavori.

2. Le innovazioni proceduraliCome si è avuto modo di annun-

ciare, le novità maggiori riguarda-no la parte procedurale degli ap-palti di lavori (in particolare dicommittenti privati) in cui la com-ponente strutturale rivesta un ruo-lo significativo.

Il Testo Unico, nella Parte II –Normativa Tecnica per l’edilizia,vuole operare una riorganizzazione,

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EDILIZIA12ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Testo Unico per l’edilizia:adempimenti e responsabilitàDI PASQUALE GAUDINO

Ingegnere

Dirigente Ufficio Tecnico della Provincia di Napoli

Con la nota del collega De Paola, nel numero 4, abbiamo aperto un di-battito, su un tema vitale per la professione di ingegnere. Continuiamoora ospitando la nota dell’ingegnere Pasquale Gaudino.

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non sempre riuscendo negli intenti,delle principali normative nazionaliin capo strutturale, in particolaredella Legge 3 febbraio 1974 n. 64 edella Legge 5 novembre 1971 n. 1086e s.m.i.. Le normative regionali indi-rettamente interessate dal testo unicosono la Legge Regionale 7 gennaio1983 n. 9 ed il recente D.P.G.R. 27marzo 2003 n. 196 Regolamento diattuazione per l’espletamento deicontrolli a campione.

In estrema sintesi le problemati-che di fondo riguardano:- il conferimento di un nuovo ruolo

allo SUE;- l’attribuzione di notevoli compe-

tenze tecniche all’UTR;- l’omogeneizzazione del nuovo dis-

positivo con la normativa dellaRegione Campania.Per comodità di trattazione, come

tra l’altro effettuato dal legislatore,si distinguono i due casi di costru-zioni in generale e quella specificadella zona sismica.

Il dispositivo generico (artt. 64–76del Testo Unico) deve considerarsiapplicabile nelle zone dichiaratenon sismiche; da ciò deriva che inCampania bisogna applicare unica-mente la seconda procedura (artt.83–106 del Testo Unico).

Zona non sismicaPrima dell’inizio dei lavori il co-

struttore (nelle prime stesure dellalegge il soggetto incaricato era ilDirettore dei Lavori) denuncia (intriplice copia con allegati progettua-li) l’opera al SUE il quale provvede atrasmetterla all’UTR (sostituendo difatto il precedente deposito effettua-to al Genio Civile). Contestualmenteil Direttore dei Lavori (si noti lamaggiore congruenza della primaversione, in cui il D.L. effettuavatutto quanto necessario e propedeu-tico alla fase attuativa) presenta alSUE l’atto di nomina del collaudato-re scelto dal committente con relati-va dichiarazione di accettazionedell’incarico e certificazione atte-stante le condizioni di non essereintervenuto nella fase di progetta-zione, direzione ed esecuzione delleopere effettuata dal collaudatore.

Durante la fase esecutiva la vigi-

lanza si attuerà nei modi in seguitoesposti.

Ultimati i lavori strutturali (coinci-dendo, secondo il Testo Unico, talefase con il completamento della co-pertura), il Direttore dei Lavori ne dàcomunicazione (è sottintesa la conte-stualità) al SUE e al collaudatore. En-tro 60 giorni da tale data il Direttoredei Lavori deve redigere la Relazionea strutture ultimate, dandone triplicecopia al SUE. Di tali copie (con atte-stazione dell’avvenuto deposito) unapermane agli atti del SUE, una vienesmistata dal SUE all’UTR, la terza vie-ne riconsegnata al Direttore dei Lavo-ri che la consegna al Collaudatorecon i relativi allegati (certificazionisui materiali impiegati, esito di provedi carico, ecc.). Sempre nel termineperentorio di 60 giorni decorrentidalla comunicazione del D.L. di finelavori il Collaudatore deve effettuareil collaudo. Si nota, a tal proposito,l’incongruenza temporale per cui ilcollaudatore ha 60 giorni di tempoper ultimare il suo compito, per ilquale è necessario elaborato la Rela-zione a strutture ultimate presentabiledal D.L. nei medesimi 60 giorni. Sa-rebbe risultata più logica una previ-sione di partenza della fase di collau-do dal momento della consegna ditale elaborato. Il Collaudatore redige,quindi, il certificato di collaudo in-viandone copia all’UTR, al commit-tente ed al SUE. È singolare rilevarecome il SUE non compie il suo ruolodi fulcro nei rapporti tra Collaudatoree D.L. e tra il primo e l’UTR.

Una notevole innovazione (art.67) consiste, infine, nella possibilitàofferta al Collaudatore, in caso didifficoltà tecniche e per complessitàesecutiva dell’opera, di rilasciare incorso d’opera collaudi parziali.

Si evidenzia la onerosità tecnicadei collaudi statici parziali (in zonanon sismica), che spesso presuppon-gono la rivisitazione della progetta-zione, ove non si sia tenuto contopreliminarmente di questa fase diutilizzo delle strutture.

Zona sismicaPiù complesso e articolato l’iter

previsto per le costruzioni ricadentiin aree dichiarate sismiche. Il detta-

to normativo del Testo Unico, cheintegra le specifiche norme tecnicheemanate dai ministeri preposti a li-vello nazionale, deve leggersi conquanto già previsto dalla Legge Re-gionale 9/83. Le prime innovazioniapportate dal D.P.R. 380/2001 ri-guardano la materia urbanistica e lospinoso problema delle sopraeleva-zioni. Per quanto riguarda il parereobbligatorio da richiedersi all’UTRper strumenti urbanistici generali eparticolareggiati di comuni dichia-rati sismici, al termine di 60 giorniper il pronunciamento si accompa-gna l’istituto del silenzio-diniego. Lederoghe all’osservanza delle normetecniche, già garantita dalla Legge64/74, devono essere previste già infase di P.R.G. e successivamenteconfermate nei piani particolareg-giati. Una novità più sostanziosa ri-guarda la possibilità di sopraelevare.L’autorizzazione a sopraelevare (dicompetenza dell’ente locale comu-ne) è consentita soltanto previa cer-tificazione dell’UTR. Tale certifica-zione (che si ha ragione di credereemessa a seguito di specifica richie-sta con deposito di progetto inoltra-ta al SUE e da questo smistata al-l’UTR precedentemente alla denun-cia finale) deve specificare il nume-ro massimo dei piani che è possibilerealizzare in sopraelevazione e l’i-doneità della struttura esistente asopportare il carico. Stante la porta-ta tecnica di quanto previsto dallacertificazione, si ha l’ulteriore con-ferma della necessità di attribuireconsistenza e adeguatezza alle strut-ture regionali.

Per quanto riguarda l’attivazionedell’iter amministrativo secondo ilTesto Unico la denuncia di inizio la-vori strutturali (come precedente-mente descritta) viene sostituita inzone sismiche da un preavviso scrit-to inoltrato al SUE con le stesse mo-dalità e con allegato il progetto. Adesso deve allegarsi una specifica re-lazione sulle fondazioni. L’inoltrodel progetto e della comunicazioneè effettuato da chiunque intendaprocedere – leggasi il committente –in totale disaccordo con la disposi-zione in zona non sismica espostain cui tale compito è del costruttore.

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13EDILIZIAORDINE DI NAPOLI

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Il contenuto minimo dei progettiviene determinato dall’UTR; la Re-gione Campania, in tal senso, ha de-finito cosa debba intendersi per de-posito del progetto nel recenteD.P.G.R. 27 marzo 2003 n. 196.

In zone sismiche i lavori non pos-sono iniziare (ad esclusione di zonea bassa sismicità) senza la preventi-va autorizzazione scritta dell’UTR.Tale autorizzazione viene rilasciataentro 60 giorni (termini certi in luo-go della totale assenza di previsionitemporali della precedente Legge64/74) dalla richiesta e comunicataal SUE per i provvedimenti di com-petenza (sostanzialmente per la co-municazione agli interessati). Di-venta significativo che, in occasionedi opere da realizzare con sempliceDenuncia di Inizio dell’Attività edi-lizia (e la casistica si è oltremodoampliata proprio in virtù del TestoUnico e dell’eliminazione dell’istitu-to dell’autorizzazione), l’interessatopossa iniziare i lavori solo “su se-gnalazione” del SUE.

Proprio per bilanciare questo ulte-riore appesantimento dell’iter, av-verso il provvedimento o in caso diritardo, si è previsto il ricorso alpresidente della giunta regionaleche decide definitivamente.

Come già precedentemente previ-sto, in caso di riclassificazione si-smica, chi ha iniziato già le operestrutturali deve darne comunicazio-ne entro 15 giorni all’UTR. A segui-to di verifica della compatibilità diquanto già realizzato e del rispettodelle normative tecniche, l’UTR neautorizza o meno il completamento;in caso di mancata osservanza dellenorma tecniche e di impossibilità direndere conforme quanto realizzato,è l’UTR stesso ad annullare la con-cessione ordinando la demolizionedella parte già costruita.

Le particolarità della normativa sismica nella Regione Campania

La Legge 9/83 della Regione Cam-pania ha validità nei comuni dellaCampania classificati sismici; in se-guito alla D.G.R. del 7.11.2002 n.5547 tutti i comuni della regione ri-sultano essere classificati sismici(degli 81 comuni precedentemente

non classificati, 51 sono in 3 cate-goria e addirittura 30 in seconda),per cui in Campania si applica uni-camente il secondo procedimentoesposto integrato con le disposizioniregionali.

Le particolarità della L.R. 9/83, di-rettamente derivante dalle motiva-zioni storiche che ne causarono l’e-manazione, risiede nella attribuzio-ne di responsabilità e nella puntua-lizzazione della fase di vigilanza.

La denuncia di inizio dei lavori(definito semplicemente deposito delprogetto) è da effettuarsi dal com-mittente (anche in tal caso il dispo-sto potrebbe essere armonizzato conla procedura nazionale ordinariache vede nel costruttore il soggettodenunciante) prima dell’inizio deilavori; tale deposito è valevole an-che ai sensi della L. 1086/71 se inte-grato con la relazione sui materiali.Anche quest’ultima opzione apparesuperata, in quanto la procedura delT.U. obbliga alla consegna di unarelazione illustrativa riguardante ca-ratteristiche, qualità e dosature deimateriali impiegati.

La Legge Regionale prevede, inparticolare, la partecipazione attivadella figura del geologo, denunciatacome i rimanenti tecnici interessatialle opere, che deve redigere unadettagliata relazione geologica, difondamentale supporto, in zone si-smiche, alla relazione geotecnica esulle fondazioni.

Essendo obbligatorio comunicareil nominativo e l’accettazione del-l’incarico del collaudatore congiun-tamente alla denuncia di inizio deilavori (vedi prassi ordinaria delT.U.), non può più verificarsi il casodi mancata nomina nei tempi asse-gnati di tale professionista.

Per quanto riguarda la fase di sor-veglianza, la Regione Campania haoptato per un controllo a campionein fase di progettazione e di esecu-zione tramite sorteggio (alcune ca-tegorie di opere sono sottoposte au-tomaticamente a controllo).

Per tale fase si ravvedono le mag-giori necessità di omogeneizzazionedella normativa.

La fase del controllo viene attiva-ta, infatti, a seguito dell’avvenuto

deposito del progetto. Se il progettorisulta tra quelli sorteggiati o ob-bligatoriamente soggetto a controllosulla progettazione, il committenteo il costruttore che esegue inproprio (si noti la solita discrepanzacon il dettato del T.U.) deve comu-nicare l’inizio dei lavori all’UTR.

Tale ultima fase della procedurarisulta nei fatti soppressa, in quantoal precedente sistema deposito/sor-teggio/comunicazione di inizio la-vori si sostituisce un contestuale de-posito con denuncia di inizio lavorial SUE (intendendosi per inizio deilavori l’effettivo inizio della realiz-zazione delle strutture, escludendole lavorazioni preliminari).

In realtà, dovendo il committenteobbligatoriamente attendere l’auto-rizzazione scritta dell’UTR ad inizia-re i lavori (entro i 60 giorni dal de-posito oltre, come prima esposto,eventuali sviluppi), si potrebbe in-terpretare questa ulteriore comuni-cazione come una puntualizzazionedell’effettivo inizio dei lavori (laddo-ve, non avendo certezza della tem-pistica, nella comunicazione inizialenon si può essere così precisi, dandosignificato alla sua qualificazione dipreavviso scritto). Ma, in ogni caso,questo è uno dei principali punti daprecisare.

A sottolineare l’inadeguatezza so-praggiunta di quanto previsto nelRegolamento di attuazione dellaL.R. 9 appare significativo sottoli-neare come la comunicazione di ini-zio lavori di cui sopra dovrebbe es-sere effettuata non oltre 15 giornidall’effettivo inizio.

Necessita, in definitiva, chiarire lafase del sorteggio e della vigilanzatenendo conto che la comunicazio-ne è precedente ai lavori e conte-stuale al deposito del progetto e che,per potere effettivamente dare inizioalla fase realizzativi, necessita l’au-torizzazione dell’UTR.

3. Le fasi della vigilanzaÈ utile effettuare una distinzione

tra la vigilanza delle procedure, cosìcome sopra esposte, e una vigilanzapiù specificamente tecnica.

La vigilanza procedurale viene at-tuata prioritariamente dal SUE nella

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EDILIZIA14ORDINE DI NAPOLI

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persona del dirigente. Da sottolinea-re che precedentemente le comuni-cazioni di riscontrate inosservanzevenivano inviate a pretore e prefet-tura, mentre ora si inoltrano solo al-l’autorità giudiziaria competente eall’UTR. La conseguente eventualecomunicazione di sospensione deilavori viene intimata dal dirigentedel UTR (e non più dal prefetto) agliinteressati, dandone comunicazioneal dirigente del SUE che ne deve cu-rare l’osservanza. I lavori riprendo-no a seguito delle verifiche (con ri-sultato positivo) attuate dall’UTR.

La vigilanza sull’osservanza dellenorme ordinarie e sismiche è attua-ta, invece, da funzionari, ufficiali edagenti preposti che trasmettono i re-lativi verbali di inosservanza al-l’UTR. Il dirigente dell’UTR, dopoaver disposto i necessari accerta-menti, trasmette il verbale all’auto-rità giudiziaria.

Questa vigilanza in Campania èattuata mediante controlli a cam-pione. A causa della complessità ditali controlli, il cui contenuto puòdesumersi dagli elaborati da deposi-tare come in seguito descritto, il co-stituendo UTR si avvale attualmentedell’ausilio del Dipartimento diAnalisi e Progettazione Strutturaledell’Università degli Studi di Napoli“Federico II”, ma è sottintesa l’indi-spensabilità di acquisire nell’ufficiole competenze adeguate nel medioperiodo.

In particolare il controllo sullaprogettazione (effettuato sul 3% deiprogetti depositati e su tutti quelliobbligatoriamente soggetti) tende averificare la completezza degli ela-borati tecnici allegati, controllando:- che la relazione geologica e quella

geotecnica siano esaustive e co-erenti con le scelte attuate nellaprogettazione del sistema fondale;

- la correttezza dell’applicazionedelle norme tecniche e le ipotesidi base adottate;

- la corrispondenza (e questa è unapiacevole novità) tra il progettostrutturale e quello architettonico.I controlli sulla realizzazione (ef-

fettuato sui 2/3 dei progetti sorteg-giati a controllo sulla progettazionee su quelli obbligatoriamente sog-

getti) si effettua mediante sopralluo-ghi di tecnici dell’UTR in cantiere erelazione di relativi verbali illu-stranti l’avanzamento dei lavori, laverifica a discrezione della geome-tria delle strutture e dei dettagli co-struttivi significativi, i controlli suimateriali e le prove di carico effet-tuate, la verifica della documenta-zione di cantiere prevista.

4. Adempimenti e responsabilitàAppare indispensabile, quindi, ri-

assumere in un quadro sinottico gliadempimenti procedurali e le re-sponsabilità di ogni singolo sogget-to che prende parte ad un appalto dilavori strutturali, per quanto previ-sto dal Testo Unico integrato con lenorme regionali.

CommittenteAppare unicamente nella legge re-

gionale e nella normativa nazionalein zona sismica quale soggetto cheinoltra la denuncia di inizio dei la-vori depositandone gli elaboratiprogettuali

ProgettistaOltre ad avere responsabilità diret-

ta della progettazione di tutte lestrutture e dell’organico inserimentodei manufatti prefabbricati nell’ope-ra, predispone e firma gli allegatitecnici descrittivi per la denuncia diinizio lavori (in Campania c’è l’ag-gravante di responsabilità dell’asse-verazione dell’avvenuta osservanzaalle norme sismiche).

Non ha altri ruoli nel procedimentoautorizzativo.

GeologoHa un ruolo ben delineato e obbli-

gatorio solo per la L.R. 9/83. Asse-vera, come il progettista, l’osservan-za del progetto al corpus normativosismico e redige la relazione geolo-gica.

Direttore dei LavoriÈ responsabile della rispondenza

dell’opera al progetto, del rispettodelle prescrizioni di esecuzione,della qualità dei materiali e dellaposa in opera degli elementi pre-fabbricati.

Controfirma per accettazione l’al-legato sui materiali nella denunciadi inizio lavori e gli elaborati pro-gettuali solo per interventi in zonesismiche.

Inoltra al SUE e al collaudatore lacomunicazione dell’ultimazione del-le strutture coincidente con la co-pertura dell’edificio (decorrendo datale termine il tempo per collaudarel’opera).

Redige la Relazione a StruttureUltimate con relativi allegati entro60 giorni, inoltrandola al SUE e alcollaudatore.

È responsabile della tenuta dei do-cumenti di cantiere di cui al T.U.(consistenti in tutti gli atti depositatiin occasione della denuncia di iniziolavori e del giornale dei lavori).

CostruttoreÈ il soggetto che effettua la de-

nuncia delle opere al SUE. Richiede,in caso di esecuzione in proprio,terna di collaudatori all’ordine pro-fessionale provinciale degli Inge-gneri o degli Architetti.

CollaudatoreControlla, prima dell’inizio dei la-

vori, i calcoli statici ed esercita lavigilanza in concomitanza al pro-cesso costruttivo delle opere denun-ciate, provvedendo, con il D.L., allaverifica dei particolari costruttivi.

In caso di accertamento di fattocostituente violazione delle normesismiche, compila processo verbaleinviando opportuna relazione alUTR.

Riceve dal D.L. la comunicazionedel completamento della strutturaed effettua il collaudo entro 60giorni. Ultimato il collaudo, inoltrala relativa certificazione al SUE, alUTR e al committente.

SUEÈ il perno del complesso processo

previsto dal T.U. Tra le sue mansio-ni, per opere strutturali, riceve esmista atti ed esegue alcune attivitàspecifiche. In estrema sintesi

Riceve:- la denuncia del costruttore per

inizio dei lavori;

Settembre-Ottobre 2003

15EDILIZIAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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- la comunicazione di ultimazionedelle strutture dal Direttore deiLavori;

- la Relazione a Strutture Ultimatedal Direttore dei Lavori;

- la disposizione di sospensione deilavori dall’UTR;

- l’autorizzazione ad eseguire i la-vori in zona sismica per i provve-dimenti di sua competenza.

Trasmette:- all’UTR e al costruttore una copia

della denuncia di inizio lavoricon attestazione dell’avvenutodeposito;

- all’autorità giudiziaria e all’UTRle violazioni procedimentali ac-certate.

Attua:- la vigilanza sull’osservanza degli

adempimenti procedurali, nellapersona del Dirigente o responsa-bile competente;

- l’osservanza di quanto dispostodall’UTR in caso di sospensionedei lavori.

UTRAncora più significativo è il ruolo

dell’Ufficio Tecnico Regionale, per ilquale si configura un ruolo dallespiccate valenze tecniche. In sintesil’UTR

Riceve:- denuncia di inizio lavori struttu-

rali con allegati progettuali dalSUE;

- relazione a Strutture Ultimate dalSUE;

- copia del collaudo (unica inviatanon dal SUE ma direttamente dalcollaudatore);

- eventuali segnalazioni di inosser-vanza degli adempimenti proce-durali dal SUE;

- verbali da funzionari, ufficiali edagenti interessati ai lavori di vio-lazioni del complesso delle norme(procedurali e tecniche);

- comunicazione da coloro che giastanno costruendo in caso di ri-classificazione sismica;

- verbale del collaudatore in caso diaccertamenti di violazioni.

Trasmette:- comunicazione, a firma del diri-

gente, di sospensione dei lavori alD.L. al costruttore e al committen-te, con comunicazione al dirigentedel SUE;

- certificazioni (non è precisato, maprobabilmente al SUE) in meritoalle sopraelevazioni;

- autorizzazione ai lavori in zonesismiche;

- processo verbale di violazioni tec-niche e procedurali accertate al-l’autorità giudiziaria competente;

- autorizzazione alla prosecuzionedei lavori in corso in caso di ri-classificazione sismica.

Attua:- riscontri delle inadempienze pro-

cedurali segnalate dal SUE e quel-le da verbali tecnico e/o procedu-rali da funzionari ed altri profes-sionisti preposti;

- accertamenti dell’avvenuto ade-guamento alle difformità procedu-rali segnalate;

- verifiche sulle sopraelevazioni esulla compatibilità strutturale de-gli interventi con la preesistentestruttura;

- autorizzazione per l’inizio dei la-vori in zone sismiche (da rilascia-re entro 60 giorni);

- controlli di compatibilità di quan-to eseguito e di quanto da esegui-re in caso di riclassificazione;

- in caso di impossibilità a renderecompatibile quanto eseguito allenorme tecniche, nella persona deldirigente, l’annullamento dellaconcessione ordinando la demoli-zione di quanto già costruito;

- la determinazione del contenutominimo dei progetti da presentarein zone sismiche (la Regione Cam-pania ha già provveduto con il ci-tato D.P.G.R del 2003).

5. Documenti da produrreSi illustra di seguito un quadro

dei principali documenti da produr-re nel corso della fase propedeuticae conclusiva dei lavori.

Denuncia inizio lavori strutturaliDeve riportare nome e recapito del

committente, progettista delle strut-

ture, D.L. e del costruttore (in Cam-pania anche del geologo).

Deve avere in allegato (triplicecopia):- progetto (elaborati grafici e rela-

zioni di calcolo) con esaurientedescrizione dei calcoli, ubicazione,tipo e dimensioni delle strutture,conoscenza dell’esecuzione dell’o-pera e delle condizioni di solleci-tazioni (firmato dal progettista);

- relazione illustrativa su caratteri-stiche, qualità e dosature dei ma-teriali impiegati nella costruzione(firmata dal progettista e dal D.L.);

- asseverazione del progettista edel geologo dalla quale risulti cheil progetto è stato redatto nel ri-spetto della normativa sismicanazionale (in Campania per zonesismiche);

- relazione geologica.Contestualmente deve avvenire,

ad opera del Direttore dei Lavori,l’atto di nomina del collaudatore el’accettazione del medesimo.

Per quanto riguarda il deposito delprogetto, relativo all’intero organi-smo strutturale, esso deve contenere(secondo le norme di attuazione re-gionali esposte):- relazione geologica, riportante:

• inquadramento geologico del sito;• indicazione della fattibilità del-

l’opera in relazione alla stabilitàdi insieme della zona ed aglieventuali effetti dannosi deri-vanti dalla costruzione dell’ope-ra in progetto;

• giustificazione della tipologia difondazione adottata;

• schematizzazione del terreno aifini del calcolo della portatadelle fondazioni e dei cedimenti.

- relazione tecnica generale, ripor-tante:• descrizione sintetica della co-

struzione con indicazione delleprincipali dimensioni e della ti-pologia strutturale;

• materiali utilizzati per le strutture;• valori dei carichi accidentali as-

sunti;• coefficienti adottati per la valu-

tazione delle azioni sismiche emetodo di analisi utilizzato;

• schemi strutturali considerati,

Settembre-Ottobre 2003

EDILIZIA16ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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metodi di calcolo adottati e cri-teri di verifica utilizzati.

- relazione di calcolo, riportante:• descrizione particolareggiata

delle strutture;• caratteristiche meccaniche dei

materiali utilizzati;• analisi dei carichi unitari;• analisi dei carichi sulle membra-

ture;• determinazione dei pesi ai fini del

calcolo delle azioni sismiche;• descrizione del modello di cal-

colo assunto e del metodo dianalisi strutturale utilizzato peril calcolo delle caratteristichedella sollecitazione;

• descrizione delle condizioni dicarico elementari e delle lorocombinazioni assunte ai fini del-le verifiche e sintesi dei risultati;

• verifiche di resistenza degli ele-menti strutturali;

• verifiche di compatibilità deglispostamenti.

- relazione sulle fondazioni/geotec-nica, riportante:• esplicito riferimento alla relazio-

ne geologica ed alle schematiz-zazioni del terreno ivi riportate;

• descrizione dettagliata delle ope-re di fondazioni e delle eventualiopere accessorie quali sbanca-menti, rinterri, drenaggi, conso-lidamenti, muri di sostegno, ecc.;

• verifiche al carico limite dellefondazioni, considerando anchegli effetti delle azioni sismicheorizzontali;

• calcolo dei cedimenti;• calcoli di eventuali opere acces-

sorie.- elaborati grafici di progetto, con-

tenenti:• indicazioni delle caratteristiche

dei materiali utilizzati ed even-

tualmente delle necessarie pre-scrizioni esecutive;

• indicazioni delle predisposizioninecessarie per l’inserimento deidifferenti impianti tecnici che inqualche modo interferisconocon le strutture;

• tutti in particolari costruttivi ne-cessari per rappresentare com-pletamente l’opera nelle su di-verse fasi di realizzazione;

• ove necessario una descrizionedettagliata della successionedelle fasi costruttive e delle mo-dalità di posa in opera dei mate-riali e degli elementi strutturali;

• illustrazioni relative ad eventua-li opere accessorie.

Eventuali denunce di variantevanno effettuate con le stesse mo-dalità e temporalizzazioni.

Comunicazione dell’avvenuta ultimazione delle strutture

Effettuata dal D.L. al SUE e al col-laudatore. Di fondamentale impor-tanza in quanto da tale momentodecorrono i 60 giorni per ultimare ilcollaudo

Relazione a strutture ultimateIn tale relazione, che deve essere

consegnata entro 60 giorni dall’ulti-mazione dei lavori al SUE, il D.L. di-chiara il corretto adempimento del-l’iter precedente (dalla denuncia diinizio lavori), esponendo in allegato:- certificati delle prove sui materiali

impiegati emessi da laboratori au-torizzati;

- indicazioni dei dati di tesatura etipologia della coazione impressaper elementi in precompresso;

- esito di eventuali prove di caricocon verbali relativi.

Copia della stessa viene inoltrataal collaudatore.

Certificato di collaudoTale certificato viene inviato dal

collaudatore all’UTR e al commit-tente, dandone comunicazione alSUE.

È un documento che dovrebbeavere il SUE (non è precisato), mache occorre ripresentare allo stessoufficio per il rilascio della licenzad’uso o di agibilità.

6. Sanzioni previsteSi conclude l’esposizione con

un’elencazione delle sanzioni previ-ste in caso di inosservanze o ina-dempienze.

L’omessa o ritardata denuncia delcostruttore dell’inizio dei lavoristrutturali è punita con l’arresto finoa tre mesi o con l’ammenda da 103a 1032 euro.

La non corretta tenuta dei docu-menti di cantiere (vedi sopra) impli-ca la punizione del D.L. con un’am-menda da 41 a 206 euro.

Il D.L. che omette o ritarda la Re-lazione a Strutture Ultimate è sog-getto alla stessa pena di cui imme-diatamente sopra.

Il collaudatore che non completail collaudo entro i termini di 60giorni è soggetto all’ammenda va-riabile da 51 a 516 euro.

Chiunque consenta l’utilizzazionedella costruzione prima del rilasciodel certificato di collaudo arresto fi-no a un mese o ammenda da 103 a1032 euro.

Le violazioni procedurali e tecni-co/normative (in zona sismica) sonopunite con ammenda da 400000 a20 milioni (ammenda non adeguatain euro).

Settembre-Ottobre 2003

17EDILIZIAORDINE DI NAPOLI

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Settembre-Ottobre 2003

19SICUREZZAORDINE DI NAPOLI

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PremessaIn contemporanea con la emana-

zione del DPR n. 222 del 3.7.2003“Regolamento sui contenuti mini-mi dei piani di sicurezza nei can-tieri temporanei o mobili, in attua-zione dell’articolo 31, comma 1,della Legge 11 febbraio 1994, n.109”, la Prefettura di Napoli rinno-va, con una serie di iniziative, icontrolli sul rispetto delle regolenei cantieri dove si svolgono lavorio in genere appalti pubblici.

Come noto l’opinione pubblicaguarda al comparto dei “lavoripubblici” con un certo sospetto.

Ciò è avvalorato da una serie didisavventure eclatanti nel quale ilsettore è incorso: cattiva esecuzio-ne di lavori, condizionamenti am-bientali, casi di corruzione, graviinfortuni nei cantieri, etc.

Il tutto esaltato da campagnegiornalistiche tese più allo scanda-listica che al commento della noti-zia che aumentano il disfavoreverso l’intero comparto edile chein questo ultimo decennio ha persomigliaia di posti di lavoro.

La caduta occupazionale non harisparmiato gli ingegneri.

E vero che la stagnazione occu-pazionale ha numerose ragioni, traesse una certa incapacità delleAmministrazioni Pubbliche a por-tare a compimento i programmi diinvestimento, una accertata caren-za professionale degli organici tec-nici degli Enti, l’elevato dinamismonormativo del settore. Ciò ha com-portato una riduzione di appaltinel settore che, avendo da contral-tare il disfavore del legislatore ver-so gli affidamenti a trattativa pri-vata, ha comportato una diminu-zione sia dei fatturati sia dei gettitifinanziari delle imprese di tagliomedio che garantivano una stabileoccupazione nel settore.

È dunque aumentata la necessitàdi concorrenza: più concorrenti in-torno a meno appalti.

Solo alcune imprese hanno resi-stito, altre hanno ceduto.

La perdita di posti di lavoro haingrossato le liste di disoccupazio-ne di buone maestranze, le qualihanno fatto fatica a tornare nel ci-clo produttivo regolare.

Si è così creata una offerta dimanodopera in soprannumero,manodopera progressivamente piùdisposta ad accettare compromessipur di avere una occupazione.

Nel frattempo la elevata concor-renza tra le imprese (oltre a favori-re i ribassi elevati) ha consentito lacrescita di alcune imprese che, purdi acquisire commesse a ribassielevati, hanno adottato praticheelusive delle norme proprio nelsettore della occupazione.

È dunque quanto mai opportunomantenere alto il livello di vigilan-za sul rispetto delle norme.

Finalmente una iniziativa concretaLa Prefettura di Napoli, per mi-

gliorare il grado di controllo sul ri-spetto delle regole nei “LavoriPubblici”, ha dato corso ad una se-rie di impegnative iniziative:- l’istituzione del protocollo di le-

galità con le principali StazioniAppaltanti della provincia;

- l’istituzione di un osservatorioper gli appalti ed i servizi di im-porto superiore a 250.000 Euro;

- la costituzione del “Gruppo di la-voro interforze” volto a contra-stare gli effetti distorsivi sulmercato degli appalti, consistentinei comportamenti elusivi dellenorme e prescrizioni dei contratticollettivi dei lavoratori, delle leg-gi e dei regolamenti sulla tutela,sicurezza, salute, assicurazione eassistenza.

Il rispetto delle regole per la sicurezza sui cantieriDI MAURO FUSCO

Ingegnere

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SICUREZZA20ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

In particolare, mentre le primedue attività servono a dare comple-tezza formale ad un lavoro di con-trasto alle attività criminose che sisviluppano intorno al settore degliappalti pubblici in genere (siano es-si costruzioni, smaltimento di rifiu-ti, pulizie, refezione e servizio men-sa etc.), molto importante mi sem-bra la concreta attività sul territoriodi “pool” di esperti, provenientidall’INPS, INAIL, ASL, Ispettoratodel Lavoro, obbligati a lavorare in-sieme ed insieme “costretti” a veri-ficare nel concreto cosa succede neicantieri di lavoro, poiché, secondomolti, la spietata concorrenza chesi fanno le imprese nel nostro terri-torio ha radice nella sottaciuta cer-tezza che alcune norme possono es-sere eluse.

Le più facili norme da eludere so-no quelle che tutelano i lavoratori.

In una provincia dove l’occupa-zione stabile è una chimera, per gliimprenditori vi è la disponibilità dimanodopera a buon mercato (lavoronero?).

Con questo non si vuole dire chele imprese aggiudicatrici ricorranodirettamente al lavoro “nero”, macon il processo del subappalto - natosecondo il criterio della esecuzionedi opere di elevata specializzazione -i terzisti (autorizzati o meno) intro-ducono al lavoro di sovente operaisprovvisti di mezzi di protezione in-dividuale, di copertura assicurativa,di adeguata preparazione al lavoro.

Il subappalto è di norma il metodoelusivo più praticato per consentire,sotto una forma apparente di legali-tà, la deviazione dalla norma.

Eppure le norme esistenti sono se-verissime.

Il legislatore ha stabilito precise limitazioni in tema di subappalti

Innanzitutto è la Merloni che sta-bilisce precisi limiti alle quote di la-voro subappaltabili (max il 30%della categoria principale).

Ciò è legato al concetto di qualifi-cazione e specializzazione dell’im-presa che può conseguire un appaltopubblico.

L’impresa deve essere specializzatanel settore, per farlo deve avere di-

rette capacità esecutive che si dimo-strano con il possesso in organico diattrezzature e soprattutto di mae-stranze qualificate.

Ma chi controlla realmente se lemaestranze sono qualificate, ovverose sono in organico diretto alla dittaaggiudicatrice dell’appalto?

Si ricorda che se viene documen-tato in corso di esecuzione di un ap-palto la esistenza - da parte delladitta aggiudicatrice - di un subap-palto non autorizzato, per esempio,la Legge 55/90 prevede tra l’altroche la Amministrazione debba risol-vere il contratto, debba segnalare ilfatto alla Procura della Repubblicaper la apertura di un procedimentopenale contro gli Amministratoridella società, debba applicare lasanzione pari ad un terzo dell’am-montare del contratto.

Ma chi vuole che queste normecosì violente siano applicate?

Io non ho memoria di casi di con-tratti risolti per violazione della L.55/90 se non per intervento direttodella Procura.

Né tantomeno si ha notizia dicontratti risolti dalle Amministra-zioni in seguito a segnalazioni deiCoordinatori per la Sicurezza in fasedi esecuzione ai sensi del D.Lgs.494/96.

Infine, le norme impongono chesiano le Amministrazioni aggiudica-tici a sostituirsi alle imprese ina-dempienti nei casi di mancatoadempimento degli obblighi sociali.

Io non ho memoria di prassi con-solidate di sostituzione delle Ammi-nistrazioni nei pagamenti a favoredegli Enti Previdenziali.

Insomma la mia sensazione è chegli Enti Pubblici non siano stati – inquesti anni – in condizione di appli-care rigorosamente le leggi.

La moralizzazione del settore dei la-vori pubblici passa attraverso lamessa a punto di tutti i meccanismidi controllo

Eppure, nonostante le eventualitànegative che possono verificarsi acausa di una risoluzione in danno diun appalto per violazione delle nor-me sulla sicurezza e salute dei lavo-ratori, a mio parere è indispensabile

una nuova fase di lotta alle inadem-pienze nei lavori pubblici.

È necessario che sia controllato,con rigore e puntualità, se le impre-se aggiudicatici degli appalti adotti-no politiche osservanti delle normein tema di occupazione.

Da questo punto di vista la costi-tuzione del “Gruppo di lavoro inter-forze” mi sembra un grande passoin avanti nella lotta alla illegalitànel nostro settore.

Ovviamente auspico che il gruppodi lavoro, oltre a sviluppare la azio-ne di controllo, proponga la istitu-zione di meccanismi automatici cheavvengano in via telematica, par-tendo dai dati forniti dalle StazioniAppaltanti in tema di previsione dioccupazione della manodopera chesi paragonino con i dati concreti deiversamenti presso gli Enti Previden-ziali attraverso opportuni parametridi riallineamento.

Faccio un banale esempio, che èpleonastico per gli addetti ai lavori.

La norma prevede che il progetti-sta elabori il quadro della incidenzadella manodopera. Questa è una ela-borazione di base molto importante,rappresenta la previsione di occupa-zione di manodopera a cagione dellavoro da appaltarsi.

A seguito della consegna dei lavo-ri il Responsabile del Procedimentodeve comunicare questo dato aglienti previdenziali, unitamente alnominativo della Ditta aggiudicatri-ce e ad altre informazioni sui tempidi esecuzione.

Si può quindi effettuare una stimadi quanto una ditta debba versareper il lavoro in questione.

Imponendo l’adozione di un codi-ce differenziato di versamento percantiere si può facilmente controlla-re se le imprese sono nei parametrirevisionali.

In caso di disallineamenti dai datirevisionali si possono programmareaccertamenti in contraddittorio.

L’esempio espresso sopra è solouno dei molti metodi di controlloautomatico che si possono adottaree che ovviamente è suscettibile dicritiche o di miglioramenti.

Il pool di lavoro avrà sicuramenteidee molto più chiare sull’argomen-

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21SICUREZZAORDINE DI NAPOLI

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to. Mi sembra consigliabile, però,che alla fase di controllo partecipi-no anche i funzionari dell’Osserva-torio Regionale sui Lavori Pubblici(o quelli dell’Autorità per la Vi-glianza sui Lavori Pubblici) sia perl’elevato grado di preparazione chehanno sull’argomento, sia per assi-curare la disponibilità dei dati inloro possesso.

In ogni caso l’iniziativa della Pre-fettura è troppo importante per nonavere l’appoggio incondizionato ditutta la categoria.

Il ruolo della categoria degli ingegneri

Occorre ricordare che il campo delcontrollo, in tema di salute e sicu-rezza dei lavoratori, è devoluto dallegislatore al “Coordinatore per lasicurezza in fase di esecuzione”.

Ricordiamo anche che – sia per leenormi responsabilità penali che in-vestono il ruolo, sia per la costantevigilanza che occorre effettuare incantiere – la nuova tariffa D.M.4.4.2001 (applicabile al solo settore

dei Lavori Pubblici) riconosce al Co-ordinatore un compenso sicuramen-te adeguato al ruolo.

Questa parcella ce la dobbiamoguadagnare sul campo!

Non si deve lasciare spazio a luo-ghi comuni, o a facili pietismi neiconfronti delle imprese.

Gli appaltatori devono documen-tare tra l’altro al Coordinatore:- l’osservanza dei contratti collet-

tivi;- l’adozione dei principi informatori

del D.Lgs 626/94 (formazione, in-formazione, dotazione dei DPI,prevenzione sanitaria, mansioniadeguate alle capacità etc.);

- l’adozione dei piani operativi disicurezza, di emergenza, di eva-cuazione;

- il rispetto del Piano di Sicurezza;- la eventuale presenza di ditte sub-

appaltatrici.

Ricordiamo che il legislatore hastabilito che in ogni appalto pubbli-co gli “oneri per la sicurezza” nonsono soggetti a ribasso.

Il nuovo DPR 222/2003 pubblica-to il 21 agosto recita al comma 6dell’art. 7:

“Il direttore dei lavori liquidal’importo relativo ai costi della sicu-rezza previsti in base allo stato diavanzamento lavori, sentito il coor-dinatore per l’esecuzione dei lavoriquando previsto”.

Ciò vuol dire che non abbiamoscuse, dobbiamo incidere nel concre-to perché siano rispettate le norme.

Mi rendo conto che il singolo puòsentirsi isolato nelle proprie iniziati-ve, ma non si dimentichi che l’Ordi-ne ha da molti anni messo a dispo-sizione dei colleghi uno “sportellosicurezza” verso il quale – riservata-mente - possono confluire segnala-zioni di anomalie di comportamenti.

Solo con un rinnovato impegnomorale si può favorire la instaura-zione di un mercato dalle regolecerte. Solo con un costante impegnomorale sarà garantito il rispetto pertutti i componenti tecnici del pro-cesso costruttivo: progettisti, diret-tori, coordinatori, collaudatori.

Prot. 20607/Gab/VI sett del 28 luglio 2003

Oggetto: Appalti di lavori pubblici - Vigilanza e con-trollo sui cantieri per la tutela dei lavoratori.

Com'è noto, il settore degli appalti pubblici occupasicuramente una posizione centrale, testimoniata, tral'altro, dall'istituzione dell'Autorità per la Vigilanza suiLavori Pubblici, con pregnanti funzioni di vigilanza edi regolamento del mercato.

Con la Legge Merloni, di riforma dei pubblici appal-ti, cui vanno collegate le ulteriori disposizioni conte-nute nel regolamento di attuazione, nonché nel capi-tolato generale d'appalto, sono state dettate specifi-che norme, finalizzate ad assicurare trasparenza, effi-cacia ed efficienza all'attività amministrativa nel set-tore in parola.

In tale ottica va letto, infatti, il combinato dispostodall'art. 7 della legge n. 109/94 e successive modifica-zioni, nella parte in cui è stata prevista la figura delresponsabile unico del procedimento e dall'art. 7 delD.P.R. n. 554/99 che ha attribuito al responsabile delprocedimento, al di là delle funzioni elencate al suc-cessivo art. 8, il compito di creare le condizioni affin-ché il processo realizzativo dell'intervento risulti con-dotto in maniera unitaria, in relazione ai tempi ed aicosti preventivati, alla qualità richiesta, alla manuten-zione programmata, nonché alla sicurezza ed alla sa-lute dei lavoratori; il tutto in conformità a qualsiasialtra disposizione di legge in materia.

Salva diversa indicazione il responsabile ha l'obbli-go, altresì, di valutare il piano generale di sicurezza,che; com'è noto, deve costituire parte integrante delcontratto d'appalto ed i cui oneri, evidenziati neibandi di gara, non sono soggetti a ribasso d'asta.

PREFETTURA DI NAPOLIUFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO

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Settembre-Ottobre 2003

SICUREZZA22ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Peraltro, la verifica sull'osservanza delle norme po-ste a salvaguardia della sicurezza dei cantieri, nonchédelle maestranze, ivi impegnate in siffatte attività,costituisce, com'è noto, un doveroso impegno, ritenu-to oltremodo necessario e da estrinsecarsi medianteinterventi duraturi e costanti, proprio al fine di scon-giurare il verificarsi di eventi dannosi, di pregiudizionon solo per i diritti patrimoniali dei lavoratori, maanche per quelli afferenti la salute e l'integrità fisicadegli stessi.

Si ritiene, infatti, sotto il profilo cautelare della pre-venzione, che, nelle ipotesi di esecuzione di lavoripubblici, un ruolo centrale non possa che essere as-solto soprattutto dalle stazioni appaltanti pubbliche;ciò proprio al fine di evitare, all'un tempo, non solo lapossibile e non meno probabile insorgenza di formeindebite di sfruttamento delle maestranze impiegate,ma anche l'eventuale elusione, ove non adeguata-mente ed efficacemente contrastata, della specificanormativa dettata da leggi e regolamenti in materiadi contribuzione previdenziale e/o assicurativa.

Uno degli aspetti più inquietanti dello sfruttamentodella mano d'opera e costituente, senza alcun dubbio,fonte di viva preoccupazione per la sicurezza stessadei lavoratori, è proprio il fenomeno del cosiddetto"lavoro nero”.

Occorre, dunque, porre in essere sinergiche strate-gie comuni, finalizzate ad attuare forme di prevenzio-ne e di penetrante contrasto a siffatto fenomeno,avendo cura di sensibilizzare oltremodo i soggetti (re-sponsabile del procedimento, personale adibito alladirezione dei lavori, cui, a vario titolo, incombe la re-sponsabilità di dare esatta e regolare esecuzione allanormativa sui lavori pubblici, armonizzata con le dis-posizioni di cui al Decreto Leg.vo n. 494/96 e succes-sive modificazioni.

Per l'effetto, vorranno codeste stazioni appaltantirichiamare la particolare attenzione del responsabiledel procedimento, nonché del personale addetto alladirezione dei lavori, affinché per quanto di rispettivacompetenza, venga sempre assolto, con puntualità etempismo, il compito di verifica e di concreta attua-zione del piano di sicurezza, nonché il coordinamentoper la sicurezza (laddove previsto) ed in generale l'e-secuzione delle opere nelle condizioni di sicurezza perle maestranze, avendo cura di porre in essere una per-sistente e capillare azione di vigilanza per la piena os-servanza delle norme regolatrici.

Quanto, poi, ai comportamenti assunti dagli appal-tatori, codeste stazioni appaltanti vorranno rigorosa-mente verificare l'osservanza delle disposizioni nor-mative dettate in particolare dagli artt. 6, 7, 8, 13 delcapitolato generale d'appalto ex. D.M. LL.PP. n. 145del 19.4.00.

In particolare, è appena il caso di evidenziare comea garanzia dell'osservanza degli obblighi ricadenti incapo all'appaltatore, codeste stazioni appaltanti sianotenute ad operare, sull'importo netto progressivo deilavori, una ritenuta dello 0,50% e come, per ciò checoncerne l'emissione di ogni certificato di pagamen-to, il responsabile del procedimento debba provvederea dare comunicazione, per iscritto, con avviso di rice-vimento agli Enti previdenziali ed assicurativi com-presa la Cassa Edile, ove richiesto.

A mero fine esemplificativo si ritiene utile, nell'oc-casione, allegare n. 3 (tre) fac-simile di comunicazio-ne, riferibili alle varie fasi del rapporto contrattualed'appalto (stipula, acconto, conto finale dei lavori) eche codeste stazioni avranno cura di trasmettere de-bitamente compilate agli Organi di Vigilanza, al veri-ficarsi dei presupposti.

Ciò posto, si confida nella particolare attenzione esensibilità che codeste stazioni appaltanti vorrannoriporre alla presente circolare per il raggiungimentodelle finalità sopradescritte e nella consapevolezzache - si ribadisce - solo un intervento sinergico, daattuarsi in maniera capillare e costante, può assicura-re un adeguata tutela dei diritti dei lavoratori e con-tribuire, nel contempo, ad avviare una più sollecita ri-presa economico produttiva, nell'interesse anche del-l'Erario.

Tanto si ritiene opportuno evidenziare, rammentan-do che la mancata osservanza delle surriferite diretti-ve, sarà oggetto di valutazione da parte del GruppoInterforze sugli appalti di OO.PP., istituito, di recente,presso questo U.T.G., in ossequio al Decreto Intermini-steriale del 14.3.03 e deputato ad esaminare le risul-tanze degli accessi ispettivi sui cantieri per l'accerta-mento e verifica del rispetto della normativa in mate-ria di lavoro, nonché delle misure relative alla sicurez-za fisica dei lavoratori.

In attesa di ricevere un cortese cenno di assicura-zione, si ringrazia per la fattiva collaborazione.

IL PREFETTO(Profili)

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Settembre-Ottobre 2003

AMBIENTE24ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

La stagione estiva ripropone lo“scottante” problema della salva-guardia del Patrimonio Naturaledall’aggressione degli incendi e,prima ancora, del suo monitorag-gio per la prevenzione di fenomenidolosi.

Volendo teorizzarne un approc-cio ingegneristico, potremmo direche il problema si configura comeun insieme dalla conformazionetriangolare che vede al centrol’“homo” (… non sempre sapiens!)ed ai vertici le attività di “conser-vazione”, “gestione” e “protezione”del Patrimonio sia esso Naturale opiù in generale, Culturale (e checomunque chiameremo general-mente Patrimonio).

Il baricentro del sistema governale tre attività apicali: riversando inmaniera diversa l’impegno versouna o l’altra, il baricentro si decol-loca trasformando sostanzialmentela geometria del triangolo che as-sume la forma scalena, isoscele ov-vero, nel migliore equilibrio, laforma equilatera.

L’ottimizzazione vuole che sitenda ovviamente alla forma equi-latera, dove esiste una giusta equi-valenza tra i tre angoli e tra i trelati, una perfetta simmetria multi-laterale, un preciso equilibrio, do-ve, quindi, viene dato lo stesso pe-so e profuso lo stesso impegno sianella “conservazione” che nella”gestione” e nella “protezione” delPatrimonio.

La soluzione quindi risiede pro-prio nell’assegnare lo “stesso peso”a tutte le tre attività e per far que-sto basta considerarle tra lorostrettamente interconnesse e fun-zionalmente correlate.

La storia degli ultimi anni ci se-gnala come, per far fronte a deva-stanti situazioni di abbandono edi degrado, la Pubblica Ammini-

strazione o gli Enti di competenza– come alcune Soprintendenze –siano intervenute decretando la“museificazione” di ampie partidel Territorio vietando tutto e …anche oltre.

Questa politica non si è rivelatala scelta migliore perché il Cittadi-no allontana dal “suo cuore” quelleparti del Territorio, non le ricono-sce più come sue e di conseguenzanon è istintivamente disposto a de-dicarci proprie risorse ed energie,anche economiche.

Dagli studi fatti, anche in primapersona nell’ambito dello svolgi-mento di incarichi professionali,risulta inequivocabilmente che lamigliore cura del Patrimonio si hacon un suo sapiente uso e godi-mento, offerto alla fruizione col-lettiva.

La rivalutazione e la valorizza-zione del Patrimonio ne innesca ilnaturale processo di affezione daparte del Cittadino che pian pianosi riappropria emotivamente dellasua Città, ovvero del Centro Stori-co, ovvero della piccola baia, ov-vero della collina con la sua retedi “sentieri natura” e ne diventa ilnaturale, istintivo e, se vogliamo,a volte inconsapevole custode.

La “Conservazione” del Patrimo-nio, passa quindi obbligatoriamen-te attraverso il suo recupero e lasua valorizzazione e per far ciò, lacapacità progettuale della nostraClasse Professionale è in grado diportare il suo contributo di altaqualità fornendo alla P.A. anchetutte le risposte alle tante disponi-bilità, anche Comunitarie, nonsempre soddisfatte.

Trova oggi soluzione anche ilprincipale problema che per la P.A.resta quello economico finanziario,ovvero il reperimento e la disponi-bilità di risorse per fronteggiare i

Una gestione imprenditorialeper salvaguardare l’ambienteDI EDUARDO PACE

Ingegnere

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25AMBIENTEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

costi professionali, di realizzazionee gestionali.

Entriamo quindi nella sfera gravi-tazionale dell’attività di “gestione”.

Il bene da tutelare va inteso come“patrimonio” di un’Azienda che nedeve pianificare una strategia di va-lorizzazione e produttività.

È il caso, ad esempio, di porzionidel territorio comunale in cui sianoriscontrabili valenze di tipo natura-listico ovvero paesaggistico ovverostorico o, ancora, urbanistico, ar-cheologico, antropico, …, o sempli-cemente aree che per quel Territoriorappresentino una particolare me-moria storica.

Anche per limitate porzioni diTerritorio, il principio da applicaremutua ed adatta la più ampia ac-cezione del concetto di Parco, doveesiste un Ente (privato o pubblico-privato) che ne è deputato alla ge-stione.

L’Ente iscrive al proprio patrimo-nio societario tutte le peculiarità delTerritorio e le emergenze a vario ti-tolo e progetta un sistema organicoed integrato di iniziative che do-vranno essere gradualmente immes-se sul mercato.

A tal proposito valgano a solo ti-tolo di esempio, due iniziative danoi progettate, e relative alla valo-rizzazione del Centro Storico di Ca-

pua ed alla valorizzazione dei Sen-tieri Natura sull’Isola di Capri.

In entrambi i casi si sono messe“in rete” le diverse emergenze rile-vate sul rispettivo Territorio (Patri-monio storico, artistico ed architet-tonico nel primo caso, Patrimonionaturale, storico e paesaggistico nelsecondo) creando degli itinerari te-matici che costituiscono (o costitui-ranno) la struttura portante di pro-poste turistiche, per il segmento sco-lastico ad esempio, o di eventi on-si-te che sfruttino anche la cantierizza-zione di interventi di recupero.

La cultura dei mass media ci hainsegnato quale e quanto grande siail ruolo della comunicazione e ciò èvero anche in questo caso perchéun’adeguata operazione di marke-ting (non solo territoriale) è proprioin grado di diffondere la propostache è scaturita dalla progettualitàintegrata, diventa lo strumento perla fertilizzazione del mercato e perl’attivazione dei flussi finanziari acopertura dei costi di interventostrutturale e di gestione.

Il Patrimonio deve essere visto so-lo ed esclusivamente come “un” pa-trimonio da valorizzare e gestireproduttivamente e che ovviamentenon può e non deve essere danneg-giato o degradato, pena la crisi del-l’Ente gestore.

Tornando all’esperienza prima ri-portata, studiare e strutturare una re-te di Sentieri Natura consente di ren-dere percorribile e fruibile una deter-minata parte di Territorio, in manieraordinata ed irregimentata: i SentieriNatura conducono il Turista adden-trandolo in zone spesso isolate, sti-molandolo all’osservazione ed am-mirazione di aree naturali o comun-que a bassissima antropizzazione esempre distanti dai Centri Abitati.

Il Turista diventa l’inconsapevole,ma cosciente, “sentinella” di quellaporzione di Territorio, affiancandosia tutti quei cittadini che progressi-vamente si riaffezionano alla pro-pria Terra anche stimolati da inizia-tive che l’Ente può attivare coinvol-gendoli fin dall’età scolare.

Il Patrimonio viene così “usato”ma nello stesso tempo viene con-trollato, curato, coccolato e protettoe, ovviamente, tutto questo si tradu-ce in significative ricadute economi-che sull’intera economia locale, conla generazione di nuovi posti di la-voro e la fertilizzazione di un tessu-to imprenditoriale che spazia dalterziario a quello di produzione, fi-no a quello artigianale.

Un operazione unica che mixasaggiamente alcune gocce di busi-ness con le dosi di salvaguardia, va-lorizzazione ed occupazione.

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26ORDINE DI NAPOLI

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Oggetto: modalità di tenuta del registro di contabilità.

In esito a quanto richiesto con nota del 26 marzo 2003, si comunica che il Consiglio dell’Autorità nell’adu-nanza del 29 maggio 2003 ha approvato le seguenti osservazioni.

Deve preliminarmente rilevarsi che l’utilizzo di programmi di contabilità computerizzati è prevista per tutti idocumenti contabili, atteso che, ai sensi dell’art. 155, comma 4 del regolamento generale, in tema di “accerta-mento e registrazione dei lavori”, “la contabilità dei lavori può essere effettuata anche attraverso l’utilizzo diprogrammi informatici in grado di consentire la tenuta dei documenti amministrativi e contabili nel rispettodi quanto previsto dagli articoli che seguono”.

La disposizione richiamata sembra proiettata, dunque, verso un’applicazione generale ai documenti di conta-bilità non prevedendo limitazioni o deroghe espresse in ordine ad taluni di essi.

Peraltro, né le norme del regolamento generale che disciplinano la tenuta del registro de quo (artt. 163 esegg.), né le norme generali per la tenuta della contabilità (artt. 183 e segg.) sembrano escludere l’utilizzo diprogrammi informatizzati per la tenuta del registro di contabilità.

Alla luce di quanto sopra, pertanto, sembrerebbe ammissibile l’utilizzo di simili programmi anche per la ge-stione di quest’ultimo.

Rimane, tuttavia, l’obbligo del rispetto delle formalità prescritte dal Dpr 554/99, come pure indicato nel cita-to art. 155, comma 4, dello stesso regolamento.

In particolare, l’art. 163 reg., in tema di “forma del registro di contabilità”, stabilisce che le pagine del registrode quo devono essere preventivamente numerate e firmate dal responsabile del procedimento e dall’appaltato-re, mentre l’art. 183, comma 2, stabilisce che il registro di contabilità deve essere firmato sul frontespizio da re-sponsabile del procedimento.

Infine, in ordine all’obbligo di bollatura, come riformato dalla legge 18 ottobre 2001 n. 383, si rappresentache l’art. 8 della medesima, ha riconosciuto la competenza dell’Ufficio del Registro delle Imprese, istituito pres-so le Camere di Commercio, in ordine alla numerazione ed alla bollatura del registro di contabilità; tale compe-tenza è stata, peraltro, confermata dall’Unionecamere.

La relativa richiesta deve essere inoltrata con le modalità stabilite dalla Circolare del Ministero dell’Industriadel 27 ottobre 1998 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 286 del 16/11/1998.

Inoltre, in ordine a quanto disposto dalla suddetta legge 383/2001 e relativa Circolare dell’Agenzia delle En-trate n. 92 del 22/10/2001, si rappresenta che il Ministero dell’Economia e delle Finanze – Agenzia delle Entrate/ Direzione Centrale Normativa e Contenzioso – con risoluzione n. 97/E del 27/3/02, ha disposto che “sono sog-getti all’imposta in caso d’uso, nella misura di euro 10,33 (art. 3 della Tariffa), per ogni esemplare dell’atto, do-cumento o altro scritto e per ogni 100 pagine o frazione di 100 pagine o del relativo estratto, i seguenti docu-menti: giornale dei lavori, libretto delle misure, lista settimanale, registro di contabilità, sommario del registrodi contabilità, stato di avanzamento lavori, certificato per il pagamento di rate, conto finale dei lavori e relativarelazione”.

Alla luce della suddetta Risoluzione, pertanto, si ritiene che il registro di contabilità, è soggetto all’imposta dibollo di euro 10,33, come sopra illustrato.

Dalle considerazioni svolte, pertanto, sembrerebbe ammissibile l’utilizzo di programmi informatizzati per latenuta del registro di contabilità, con l’obbligo, tuttavia, del rispetto delle formalità prescritte del Dpr 554/99,ed apponendo sul medesimo l’imposta di bollo, come stabilito con risoluzione n. 97/E del 27/3/02 del Ministerodell’Economia e delle Finanze – Agenzia delle Entrate / Direzione Centrale Normativa e Contenzioso.

AUTORITÀ PER LA VIGILANZA SUI LAVORI PUBBLICI

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27URBANISTICAORDINE DI NAPOLI

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Un qualsivoglia confronto traNapoli e Berlino deve partire daun’incontrovertibile constatazionedimensionale:- il territorio di Napoli ammonta a

circa 120 kmq con una popola-zione, al 2001, di poco superioreal milione di abitanti;

- la città di Berlino (che è ancheun land federale) ha una dimen-sione di circa 900 kmq con unapopolazione di circa 3,5 milionidi abitanti.

La grande estensione territorialedella città di Berlino, risalente allaGross-Berlin del piano urbanisticodel 1920, comprende aree edificatealternate ad aree-natura ed a par-chi pubblici secondo una densitàterritoriale complessiva nettamenteinferiore a quella della città di Na-poli, infatti solo il 44,87 per centodel territorio di Berlino risulta oc-cupato da abitazioni, mentre ben il17,52 per cento della superficie ècoperta da boschi.

La struttura della città di Berlinoè storicamente organizzata, alme-no fin dal su citato piano di Wa-gner, secondo un sistema policen-trico tale che per la capitale tede-sca si parla di “periferie interne”,luoghi dismessi o da recuperare: laperiferia non coincide, dunque conla parte lontana dal centro fisico emonumentale della città, quantopiuttosto con aree contraddistinteda fenomeni di degrado o sotto-utilizzo.

Non è un caso che uno dei temichiave della Berlino post-unitaria èstato proprio quello di dare carat-tere e peso ai quartieri centrali del-la città che per certi versi eranoquelli in cui più forti erano i feno-meni di degrado ed i margini disfruttamento residuo. Ciò in lineacon il suddetto carattere policentri-

co e discontinuo dell’edificato,tanto è vero che i circa 80.000nuovi alloggi realizzati dal 1991ad oggi sono stati articolati inquartieri (vorstat, sobborghi) auto-nomi funzionalmente e formal-mente, con popolazione variabiledai 3000 ai 12000 abitanti.

Al di là del fondamentale saltodi scala che non a caso è stato ri-chiamato ad apertura di questa re-lazione è proprio dai concetti dipolicentrismo e di alternanza traaree urbane e parchi che è interes-sante partire per confrontare leesperienze di Napoli e Berlino.

Ciò che si intende sostenere èche la particolare condizione oro-grafica di Napoli, impedendo la sa-turazione a macchia d’olio del ter-ritorio contermine il centro storico(che è uno dei più grandi in asso-luto) ci offre, oggi, le premesse perfare quanto a Berlino è stato dadecenni l’obiettivo e la concretaprassi della pianificazione e dellestrategie di sviluppo.

Pure con le dovute differenze,infatti, anche per Napoli si puòparlare di una città fatta da piùcentri, in particolare per quanto ri-feribile allo sviluppo degli insedia-menti storici dei casali, annessi alComune proprio a partire dagli an-ni venti.

Quella che oggi definiamo comu-nemente periferia di Napoli, si puòfar quindi coincidere, in una primaapprossimazione, con l’espansioneurbana oltre il continuo collinare,caratterizzata dalla formazione didifferenti quartieri che coprono8.000 ha, ovvero circa i due terzidell’intero territorio comunale edospitano 450.000 abitanti, pari al45 per cento della popolazione cit-tadina.

La carenza di servizi e attrezza-ture è il dato quantitativo princi-

Napoli-Berlino:periferie a confrontoDI PARIDE G. CAPUTI

Assessore alle Periferie del Comune di Napoli

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URBANISTICA28ORDINE DI NAPOLI

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pale, che misura l’assoluta necessitàdi una riqualificazione, anche con-siderando il dato relativo all’incre-mento demografico, per il quale daldopoguerra ad oggi i 13 quartieriche chiudono l’arco perimetraledella città da Bagnoli a San Gio-vanni a Teduccio, hanno raddop-piato il proprio peso insediativo etendono ad occupare un ruolo cre-scente nelle dinamiche della demo-grafia cittadina.

Ciò di cui intendo parlare riguardal’indirizzo di questa Amministrazio-ne per il territorio cittadino: la pro-mozione del tema del policentrismo,il rafforzamento delle identità diciascun quartiere di corona al cen-tro storico di Napoli.

Napoli non occuperà più suoli li-beri: la variante del Prg in corso didefinitiva approvazione prevede lacostituzione di parchi a tutela dellecolline che separano i quartieri traloro. Proprio per questo la città siconfronta – e ciò sta già avvenendoda alcuni anni – col tema della ri-qualificazione delle “periferie inter-ne”, siano esse grandi aree indu-striali dismesse (orientale ed occi-dentale) o parti urbane di ediliziaresidenziale pubblica (emblematicoil caso di Scampia) in cui il temadella riqualificazione tocca anche“dimensioni sociali”.

Le iniziative avviate attraversol’utilizzo di strumenti operativi e ri-sorse finanziarie messe a disposizio-ne dal governo centrale, prefigura-no, in aderenza con le nuove previ-sioni urbanistiche della variante alPrg, un processo di trasformazioneche questa Amministrazione ha as-sunto come griglia strutturale perun ridisegno del ruolo che i diversiquartieri della fascia periferica po-tranno sostenere nel futuro.

La Variante generale del Prg neldettare le regole della trasformazio-ne fissa un punto di grande impor-tanza: collega il tema dell’identitàdei quartieri di corona alle straordi-narie risorse del patrimonio am-bientale, naturale e agricolo, ancoraesistente che a sua volta viene rein-terpretato e valorizzato come siste-ma di parchi territoriali. Questonuovo ruolo urbano e strutturante

della geografia evidenzia nuovi “li-miti”, allargati rispetto a quelli deiquartieri storici periferici, coerenticon le urbanizzazioni più recenti econ l’attuale dimensione del conte-sto urbano.

Si evince una nuova dimensionedei “quartieri” in grado di misurarsicon lo scenario metropolitano, seintesi e potenziati come realtà urba-ne complesse la cui nuova identitàsi delinea come frutto della valoriz-zazione delle varie ed eterogeneeidentità, storiche e recenti, che licompongono.

Casali rurali storici, insediamentidi edilizia pubblica, frammenti dilottizzazioni, piani interrotti, inse-diamenti industriali dismessi, nuovimanufatti, sistemi infrastrutturali,residui di ordinamenti agrari si af-fiancano, talvolta si sovrappongono,senza produrre sintesi ma ribadendoin un comune scenario naturale ilsenso ultimo della contemporaneità:la compresenza di più identità inse-diative, eterogenee sia sul piano fi-sico che della loro significazione.

Da tutto questo deriva la possibili-tà di inquadrare interventi e proble-matiche a scala diverse:- Il recupero ambientale del patri-

monio naturale, come nel caso delprogetto di sistemazione idrogeo-logica della Collina dei Camaldoli;

- il potenziamento di centralità in-site nei singoli pezzi (storici, diedilizia pubblica, edifici o com-plessi, industriali, dismessi, ecc.);

- la creazione di nuove centralità ingrado di precisare i nuovi sistemidi relazione che possono stabilirsiall’interno di questo compositomosaico.

In particolare l’edilizia pubblicache costituisce più del 50 per centodel patrimonio residenziale periferi-co rappresenta una grande opportu-nità se inserita in una prospettivapiù ampia di valorizzazione e recu-pero delle identità dei contesti peri-ferici e del loro fabbisogno di strut-ture produttive e attrezzature.

Faccio solo due esempi, già prece-dentemente illustrati ma che mi pia-ce richiamare per raccontarvi quan-to nelle periferie questa Ammini-

strazione ha avviato o sta portandoa compimento:1. il piano di sostituzione dei pre-

fabbricati;2. il programma di riqualificazione

di Scampia.

Il piano di sostituzione degli al-loggi realizzati a Chiaiano, Pianurae Soccavo con i fondi delle Leggi25/80 e 219/81, sostituirà gli alloggiin edilizia prefabbricata pesante, ca-ratterizzati da fenomeni di forte de-grado, con edifici nuovi, realizzatisecondo un modello costruttivo tra-dizionale, integrato con sistemi dibioarchitettura.

Allo scopo il Comune di Napolinel 2002 ha bandito un concorso diidee ed ha richiesto una attenzioneparticolare alla “cucitura” dell’inter-vento rispetto al tessuto edilizio cir-costante, al fine di realizzare conti-nuità con il tessuto urbano e socialeesistente.

Questo programma realizzerà neiprossimi 8 anni circa 1507 alloggi,offrendo una nuova qualità dell’abi-tare ai residenti. Con questo pro-gramma si pone concretamente ma-no al processo, che non rimarràconfinato a questi quartieri, di do-verosi interventi che, sulla base del-la valutazione delle caratteristichetecniche costruttive e funzionali delpatrimonio edilizio “dell’emergenza”post-terremoto, copriranno tuttal’intera gamma delle tipologie di in-tervento, dall’abbattimento e rico-struzione degli edifici, al risana-mento, fino agli interventi manu-tentivi.

Un altro esempio di interventonella periferia, emblematico per iltema del rinnovamento urbano, è ilprogramma di riqualificazione urba-na del quartiere Scampia che preve-de la costruzione di 926 alloggi diEdilizia Residenziale Pubblica afronte della demolizione degli edifi-ci delle “Vele”, oltre alla realizzazio-ne del Centro di Protezione Civile,di un polo produttivo integrato e dialtre attrezzature pubbliche.

Questo grande progetto darà siste-mazione abitativa definitiva agli at-tuali residenti delle “Vele” (conside-rato che gli edifici versano in condi-

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29URBANISTICAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

zioni di forte degrado e non assicu-rano condizioni di comfort e di vivi-bilità accettabili) attivando nel con-tempo un processo di riqualificazio-ne urbanistica ed edilizia, di rivita-lizzazione socio-economica, che re-cupera una piena ri-funzionalizza-zione del territorio di Scampia me-diante un articolato insieme di ini-ziative ed interventi contenuti in unprogramma unitario e coordinato.

Un punto essenziale del program-ma di riqualificazione è quello difavorire la partecipazione di investi-menti privati nel processo di tra-sformazione del quartiere: un primoesempio di questa scelta è la gara incorso per l’intervento denominato“Piazza della Socialità”, nella qualeè già richiesto dal bando un investi-mento da parte di imprenditori pri-vati per definire un finanziamentomisto (sono giunte, al riguardo,quattro proposte da parte di altret-tanti privati concorrenti).

Progressivamente le Vele da recu-perare vanno svuotandosi e l’Ammi-nistrazione si sta avvalendo dellacollaborazione di un’associazione divolontariato che segue le famigliecon opera di “accompagnamentosociale” per fronteggiare i problemiche potrebbero derivare dal trasferi-mento, soprattutto per le fasce piùdeboli dei residenti.

Al posto delle vele precedente-mente abbattute, sono oggi in fasedi costruzione nuovi alloggi conunità commerciali ai piani terra.Queste residenze, insieme alla futuraPiazza della Socialità ed al NuovoCentro per la Protezione Civile, in-tendono completare la ricostruzionedi un vero e proprio luogo urbanocentrale, di memoria e di identità.Questo pezzo di città sarà dunquecaratterizzato dalla riproposizionedegli elementi tipici della scena ur-bana: la grande infrastruttura, lazona residenziale e la piazza, intesacome luogo d’incontro e di socialità.

Qui il paragone con Berlino puòtracciarsi in merito soprattutto agliinterventi per le aree interne delcentro storico della capitale tedesca(Kulturforum di Hans Schauroun ela ex City di Berlino Ovest) dove,seguendo contenuti diversi dalla

pianificazione e dalla progettazionedei primi anni novanta, si è perse-guito un aumento della funzione re-sidenziale, il ritorno a dimensione“normale” delle strade tropo larghee il recupero di terreno edificabileall’interno della città: a Scampia èin atto una analoga revisione del-l’impianto originale, soprattutto unadecisiva dotazione di funzioni a ser-vizio della residenza e commerciali,che ripropongono in qualche modola “cortina edificata ottocentesca”con edifici prospettanti le strade (lequali assumono una sezione piùcontenuta) che ospitano attività, so-prattutto commerciali, ai piani terra.

La riqualificazione punta soprat-tutto ad un rinforzo dei servizi allaresidenza e delle attrezzature, taleda realizzare una nuova strutturaurbana integrata. Scampia abbando-na poco alla volta il carattere di uninsediamento monofunzionale,quartiere-dormitorio: in luogo diuna delle vele (la vela H) sorgerà ilnuovo Centro di Protezione Civileprogettato dal prof. Gregotti, nel-l’ambito dello studio relativo al re-cupero del Lotto M l’Amministrazio-ne ha inoltre proposto la destinazio-ne di una delle quattro Vele (la piùpiccola) a Casa degli Studenti.

In prossimità delle Vele sorgeinoltre il più grande parco urbanocittadino nel quale, ancora secondoil programma di riqualificazione,dovranno essere individuate altrefunzioni specifiche come ad esem-pio la “Fattoria dei bambini” (vi sa-ranno allevati animali domesticicon finalità didattiche e di socializ-zazione a beneficio dei bambini del-le scuole cittadine), ed il Butterfly-room, la Casina delle Farfalle, ecc.destinate a connotare questo grandepolmone verde come un nuovo polodi attrazione.

Questi sono solo alcuni degli in-terventi che, poco alla volta, stannoridefinendo la struttura urbana deiquartieri periferici e ricostruendo ilrapporto col centro della città eduna spinta verso tale ridefinizionedell’organismo urbano viene del re-sto dallo stesso nuovo piano dei tra-sporti, in particolare delle reti suferro che, accorciando le distanze

tra centro e periferia, influisce forte-mente sulla composizione socialedei quartieri offrendo inoltre, con lacostruzione delle nuove stazioni pe-riferiche, l’occasione per definirenuove centralità.

Accanto a tutti questi interventi cisono poi le politiche produttive, so-ciali, ed in parole povere la politicaculturale di questa Amministrazio-ne, tesa al riscatto delle periferie daogni tipo di marginalità.

Il quadro di interventi e program-mi avviati, consente oggi di precisa-re quindi in modo nuovo il temadelle periferie napoletane: intendia-mo ripartire dal quartiere.

La scala del quartiere va assuntacome lo strumento essenziale di co-noscenza, programmazione e verifi-ca degli interventi.

Decidere dunque una volta pertutte di cancellare il termine “perife-ria” e parlare da oggi in poi di“quartieri” corrispondenti ad ambitichiaramente circoscritti non è unescamotage demagogico o una fi-nezza terminologica, ma una condi-zione sostanziale, necessaria e preli-minare, per poter mettere a fuoco ivalori latenti e potenziali, i bisogniappunto, delle diverse entità territo-riali e urbane.

L’attività svolta dall’Amministra-zione per le periferie ha costituito ilpresupposto per quello che oggi sivuole strutturare come un progettosinergico di valorizzazione e di svi-luppo della città di corona, progettoche intende mettere in rete i diffe-renti programmi a partire dai biso-gni e dalle vocazioni dei quartieri,definendo per ciascuno di essi, unaidea-forza.

Per idea-forza, qui si intende laprefigurazione delle nuove identitàurbane che possano riscattare la fa-scia periferica come insieme diquartieri dotati di una “propria fi-sionomia urbanistica” (per dirla conPiccinato) e che trasformeranno“ogni periferia in centro” (per dirlacon la Iervolino). In altri termini,l’esplicitazione della logica portantein grado di motivare i vari interven-ti anche al di là del proprio ambitoimmediato. Solo attraverso la consi-derazione delle profonde differenze

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URBANISTICA30ORDINE DI NAPOLI

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e specificità sociali e urbanistiche èpossibile mettere a punto conoscen-ze e prefigurazioni che consentanodi riconoscere a tutti i contesti la di-gnità di parti di città.

Ciò in primo luogo significa ga-rantire, contesto per contesto, quar-tiere per quartiere, un adeguato li-vello di vivibilità ma anche focaliz-zare il ruolo specifico o i ruoli spe-cifici già consolidati o potenziali,che ciascun quartiere svolge o puòsvolgere rispetto non solo alla cittàdi Napoli, ma allo scenario metro-

politano che più propriamente iden-tifica ormai la realtà urbana parte-nopea.

In questa nuova dimensione levocazioni latenti nei vari contestirivelano le rinnovate identità cheentrano in scena: Soccavo si ripro-pone oggi come “Quartiere dei par-chi e della scienza”, Barra-S. Gio-vanni come “Quartiere del mare edella cultura”, Ponticelli proiettatoverso il sistema vesuviano come“Quartiere del commercio e del vi-vaismo”, i quartieri nord d’altopia-

no, Chiaiano, Piscinola-Marianella,Miano, Secondigliano, Scampia, S.Pietro a Paterno, compresi tra il si-stema collinare e dei valloni e la“strada degli americani”, come“Quartieri dei parchi e della produ-zione” a stretto contatto con l’entro-terra campano.

Precisare e fissare, quartiere perquartiere, obiettivi chiari e condivisipuò consentire di delineare i para-metri di qualità da assumere comeriferimento nella valutazione dipriorità e gerarchie.

E’ stata pubblicata, sul sito www.autorita.energia.it dell’Autorità per l’Energia Elettrica e Gas alla sezione attivi-tà istituzionale, la delibera 103/03

“Linee guida per la preparazione, esecuzione e valutazione dei progetti di cui all’art. 5, comma 1, dei de-creti ministeriali 24 aprile 2001 e per la definizione dei criteri e delle modalità per il rilascio dei titoli diefficienza energetica”.

L’allegato A, che forma parte integrante della delibera stessa, fissa l’ambito di applicazione, definisce i metodidi valutazione dei risparmi, la modalità di preparazione ed esecuzione dei progetti con la dimensione minimarichiesta, i tipi e caratteristiche dei titoli di efficienza energetica (TEE).Si attendeva tale delibera per poter individuare i contorni entro i quali i soggetti interessati devono svolgere ilproprio ruolo.I Progettisti possono riscontrare se l’attività, o l’insieme di attività, di propria competenza può definire il pro-getto che produce risparmi di energia certa e quantificabile presso i propri clienti.Il Protocollo d’intesa, sottoscritto con la Napoletanagas nello scorso mese di giugno, di cui è stata già data no-tizia sul n. 4 del Notiziario dell’Ordine, può iniziare a trovare applicazione e produrre i primi concreti risultati.È ipotizzabile che entro il mese di dicembre p.v. si possa concretizzare un primo momento di sensibilizzazionesu un tema che riveste una così rilevante importanza. Per tutta la stagione estiva erano giornalieri gli articoli di stampa su prevedibili, programmate interruzioni dienergia; il black-out che ha interessato tutta la penisola è ancora di recente memoria.

IL RISPARMIO ENERGETICO: UN ULTERIORE TASSELLO

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I vigili del fuoco di Napoli sono sempre stati un punto di riferimentocostante per la popolazione; un qualcosa di decisamente “tangibile” sucui poter contare sempre, in qualsiasi ora della giornata e per qualsiasiemergenza.

Il comando, con le sue 12 sedi di terra, una portuale, una aeroportualedue sulle isole (Capri ed Ischia), copre le richieste di soccorso (nel 2002,sono state 33.682) sull’intero territorio provinciale, che si estende su diuna superficie di circa 1200 km2; la sede più impegnata, con 4.811 inter-venti, è stata la sede centrale, seguita dal distaccamento di Scampia con3.295.

L’imponente sede centrale, di recente costruzione, è situata vicino alcentro direzionale, ed ha sostituito la storica sede del centro cittadino divia del Sole e ospita, tra l’altro, gli uffici della prevenzione che, media-mente ogni anno, “lavorano” più di 3.500 istanze tra esami progetto, so-pralluoghi, deroghe, rinnovi di certificati di prevenzione incendi, ecc.

Nel 2002 sono state presentate 3.669 istanze.

Un comando che deve assicurare i servizi di soccorso, emergenza, pre-venzione in una provincia dalle problematiche così complesse, ha neces-sità di diverse risorse umane che, per Napoli sono così suddivise:

I vigili del fuoco di Napolia sostegno della cittàDI ALFIO PINI

Comandante dei Vigili del Fuoco di Napoli

da “Obiettivo Sicurezza” del maggio 2003

Sedi dei Vigili del Fuoco di Napoli

Codice sede Totale interventiAeroporto 14B 16Afragola 12B 2.964Capri 13B 208Castellammare 6B 1.939Centrale 1B 4.811Centro Storico 18B 3.156Ischia 11B 783Mostra 4B 2.347Nola 7B 1.804Nucleo Elicotteri 21B 1Nucleo Sommozzatori 20B 18Orientale 2B 3.079Pianura 15B 1.903Ponticelli 9B 2.934Porto 13B 373Pozzuoli 5B 1.876Scampia 8B 3.295Vomero 3B 2.175Totale 33.682

Totale pareri sopralluoghi rinnovi volture derogheIstanze presentate 3669 1664 1091 758 125 31

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SICUREZZA32ORDINE DI NAPOLI

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L’impegno economico per la ge-stione del comando, nell’anno scor-so, è stato di circa 5.000.000 di eu-ro, mentre risultano 237 gli auto-mezzi in carico ai vigili del fuoconapoletani, tra i quali 39 autopom-pa serbatoio (Aps), 12 autobottepompa (Abp), 27 autofurgoni (Af),15 mezzi movimento terra e 10mezzi di soccorso aeroportuali.

Il comando di Napoli è sede del nu-cleo regionale avanzato NBCR (nu-cleo, biologico, chimico e radioattivo)

ed è strutturato con un funzionario edun capo reparto giornaliero, due unità(un capo reparto ed un capo squadra)per ogni turno di servizio, e con lasquadra operativa è in grado di effet-tuare interventi in ambito NBCR, rile-vazione sostanze pericolose, soccorsotecnico urgente e la gestione della retenazionale automatica della radioatti-vità per le competenze della direzioneregionale dei vigili del fuoco dellaCampania. La struttura si avvale didue autofurgoni attrezzati con rileva-

tori di sostanze chimiche non con-venzionali e di sostanze tossiche, fia-lette colorimetriche, esplosimetri mul-tigas, autorespiratori a ciclo chiuso,autorespiratori a ciclo aperto in com-posito, tute antigas riutilizzabili e mo-nouso, maschere facciali con filtri,termocamere ed altre attrezzature spe-cifiche. Il gruppo sportivo del coman-do di Napoli è dedicato alla memoriadel funzionario elicotterista D. Padulae prevede diverse attività sportive, siaagonistiche che amatoriali, quali: lottalibera, pallavolo, podismo e calcio.L’attività trainante del gruppo è la lot-ta libera che, sotto la guida di un excapo reparto del corpo ora in pensio-ne, Marigliano, è riuscita ad ottenereeccellenti risultati nazionali ed inter-nazionali. La società sportiva ha datoalla nazionale italiana alcuni grandicampioni della lotta stile libero ed èstata premiata dalla F.I.L.P.J. nel 1991per i risultati conseguiti nei campio-nati del mondo (due medaglie dibronzo) nei campionati europei (unargento ed un bronzo) e nel torneointernazionale Milone (un argento).

Il gruppo sportivo ha, inoltre, ri-cevuto la medaglia d’onore per me-riti sportivi nel 1988 ed il diplomadi benemerenza per l’oro olimpicodi Mosca 1980.

Oltre alla lotta libera, ottimi risul-tati sono stati conseguiti dai ragaz-zi della pallavolo, attualmente inserie D e la sezione podistica dovesono iscritti ottimi atleti, tra i qualiil vigile permanente Moio che hapartecipato con la nazionale italia-na, nel 2002, ai campionati mon-diali di Parigi. La capacità e l’espe-rienza dei vigili del fuoco napoleta-ni per riconoscere le lesioni nellestrutture edilizie, purtroppo spessoderivate anche dai numerosi inter-venti che vedono coinvolti fabbrica-ti e strutture lesionate, hanno per-messo di salvare numerose personedi un condominio in via Arenellainteressato dal parziale crollo diun’ala del fabbricato di sette piani.Era il giugno 2001, infatti, quandogli operai di una ditta, che stavanoeffettuando lavori nel seminterratodel fabbricato, si accorgevano delloschiacciamento dei pilastri dell’edi-ficio e richiedevano l’intervento del-

AUTOMEZZI COMANDO DI NAPOLI

Aps (autopompa serbatoio) 39Abp (autobotte pompa) 12Abp/Boschivi 4A/Tridimnesionale/Snorke 1Ag (autogrù) 4As (autoscala) 7Al (autolettiga) 3Af/Pol (auto furgone polisoccorso) 3Af/Op (auto furgone operativo) 5Af/Combi 6 Anfib 2Mpb (motobarca pompa) 4Trattrice 1Mezzi Movimento Terra 15Bus 4Fs/Neve 1Ca (campagnola fuoristrada) 15Av (auto vetture) 35Automezzi aeroportuali 10Rimorchi e Carrelli 30Af (auto furgone) 27Act (auto carro) 9

I MIGLIORI RISULTATI

Olimpiadi1976 Montreal Claudio Pollio 14° classificato1980 Mosca Claudio Pollio 1° classificato1996 Atlanta Michele Luizzi 17° classificato

Campionati Mondiali1976 Las Vegas Gabriele Catalano 6° classificato1978 San Diego Claudio Pollio 10° classificato1979 Città del Messico Claudio Pollio 5° classificato1983 Chicago Marcello Troncone 6° classificato

Totale CR CS VPFunzionari 35Stac 109

143 309 538

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Se qualcuno mi chiedesse quale è il comando piùcomplesso del Corpo nazionale dei vigili del fuocoverrebbe spontaneo rispondere Napoli.

Non perché a Napoli il sottoscritto ha passato bentrenta anni di servizio, ma perché il comando vive edopera nella realtà sociale più variegata e complessadella Nazione, perché il territorio di competenza èesposto in maniera considerevole a tutti i rischi speci-fici esistenti in tutti gli altri comandi, ma qui tutticomplicati dalle popolosità che in alcune zone è para-gonabile se non superiore a quella di Hong Kong, cioè2400 abitanti per chilometro quadrato.

È chiaro che l’attività di comando è governata dauna parte degli eventi incidentali possibili in relazio-ne alle condizioni idrogeomorfologiche, dall’altra dalnumero di abitanti e in particolare dalla densità diabitanti.

Inoltre l’attività dei comandi provinciali sempre piùsi distingue per il carattere sociale, oltreché di soccor-so tecnico urgente ed anche in questo senso la diffu-sa carenza dei servizi sociali forniti ai cittadini con-corre ad appesantire in modo considerevole l’attivitàdi soccorso.

Ogni comando ha incendi più o meno estesi, di edi-fici, di fabbriche, di boschi: il comando di Napoli pre-senta tutte queste varietà, dai grandi incendi di piaz-za Mercato, a quello della torre A del nuovo tribunale,all’incendio delle Raffinerie Agip Petrolio, per finirecon i grandi incendi in cavità a 30-40 metri sotto il li-vello stradale come nel caso dei gradoni di Chiaia. Quinon solo un falegname versava i residui delle lavora-zioni (trucioli e segature) in una cavità del vecchio si-stema acquedotto, ma era anche solito stimarne il li-vello facendo scendere nel pozzo di ventilazione dellacavità stessa (orecchio di monte) un foglio di giornale

acceso. Con il risultato che quando la cavità fu piena,dopo diversi decenni di immissioni il tutto s’incendiòcausando anche il grave dissesto della cavità stessa edell’edificio sovrastante.

Il personale del comando di Napoli è diventato pernecessità uno dei più esperti per le verifiche di stabi-lità in quanto gran parte del centro urbano e dei co-muni a nord furono a suo tempo edificati con mate-riali di tufo estratto in sito, cosicché tutti i cosiddettiquartieri spagnoli, ma anche un gran numero di co-muni limitrofi hanno al di sotto profonde cavernescavate nel banco di tufo.

Il trasporto di materiali non ancora compattati aroccia sui banchi di tufo, per esempio a causa dei fo-gnoli rotti o per la perdita delle tubature fognarieprincipali oppure delle condotte di approvvigiona-mento determina la formazione di voragini che pos-sono coinvolgere sia il piano stradale, con lo sprofon-damento della strada, sia il piano di fondazione degliedifici, con il crollo totale o parziale. Più o menoovunque i vigili del fuoco fanno verifiche di stabilità;a Napoli non solo le verifiche sono molte numerose,ma la dinamica di formazione delle cavità è tale chein presenza del manifestarsi di lesioni il fenomeno di-viene estremamente rapido e richiede da parte del-l’accertatore competenza, presenza di spirito e tem-pestività di decisione.

I banchi di tufo sottostanti i vecchi insediamentiurbani rammentano che la città capoluogo sorge tradue vulcani: il primo ha ormai quasi totalmente esau-rito la sua attività ed è posto a nord ovest tra l’isoladi Ischia, Bagnoli, Pozzuoli, Monte di Procida. Si fatuttora ricordare per l’attività di bradisisma che conricorrenza determina fatti parossistici come quelli delperiodo 1983-1984 quando i soccorritori furono co-

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33SICUREZZAORDINE DI NAPOLI

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le squadre dei vigili del fuoco. I vi-gili del fuoco immediatamente in-tervenuti, dopo aver accertato lagravità delle lesioni, hanno provve-duto all’immediata evacuazione del-l’intero stabile e degli edifici limi-trofi per un totale di circa 200 fami-glie. Appena in tempo: poche decinedi minuti più tardi avveniva il col-lasso della struttura: l’ala posterioredell’edificio in cemento armato crol-lava a causa del cedimento di alcuni

pilastri. Le macerie sono rovinatenell’area cortilizia interna allo stabi-le senza interessare la viabilità.

Sul posto erano presenti circa 50vigili del fuoco coadiuvati da unadecina di automezzi, geofoni, unitàcinofile e forze di polizia per indivi-duare eventuali persone rimaste co-involte dal crollo.

Due giorni dopo il crollo, il sin-daco di Napoli Rosa Russo Iervoli-no ha incontrato l’allora coman-

dante dei vigili del fuoco di NapoliIng. Salvatore Perrone, il caposquadra Giuseppe Arrichiello e ilvigile Marco Salzano per manife-stare la gratitudine e l’ammirazionedi tutta la città per il lavoro svoltoe consegnato una medaglia a tutti isoccorritori, vigili del fuoco, urba-ni, polizia, tecnici degli uffici co-munali e quanti sono interventi perportare soccorso alle persone inte-ressate dal crollo.

NAPOLI: UNA REALTÀ COMPLESSAUn ex comandante di Napoli un po’ speciale!

DI ALBERTO D’ERRICO

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SICUREZZA34ORDINE DI NAPOLI

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stretti a decisioni molto gravi, quali le riduzioni del-l’altezza di un gran numero di edifici per ripristinarecondizioni accettabili di vulnerabilità.

Il secondo vulcano, il Vesuvio, è quello che più d’o-gni altro suscita suggestioni sinistre, sia per la elo-quente testimonianza di Pompei, sia perché alle faldevivono non meno di 600.000 persone, sia perché lecaratteristiche esplosive potranno mettere in seriacrisi quanti non avessero per tempo lasciato la zona.A tal fine è stato redatto il “Piano Vesuvio”, forse ilprimo piano di protezione civile in Italia redatto conpresupposti di livello scientifico e con scelte tecnico-operative singolari.

Si può ovunque capire come l’attività operativa,d’indagine scientifica, di collegamento esterno adesempio con l’università degli studi, con la prefettura,ma anche con le sovrintendenze competenti, sia sti-molata al massimo, tanto più perché, come sopra ac-cennato, non sempre le altre strutture pubbliche pre-poste sono all’altezza seppure siano in via di migliora-mento.

Se le specifiche peculiarità suddette richiamanosenza alcun dubbio risposte che solo i vigili del fuoconapoletani possono dare per la dimestichezza conl’ambiente, Napoli rispetto ad altri grandi capoluoghiè insieme città d’arte e quindi di turismo d’elite e dimassa. Si pensi ai problemi di spostamento dei visita-tori verso le costiere sorrentina ed amalfitana, nonchéverso le isole del golfo.

Rispetto alle altre grandi città Napoli ha una situa-zione viaria principale e secondaria alquanto disastro-sa e ciò non poco incide sulla tempestività del serviziodi soccorso, sulla pazienza dei cittadini, sullo stresscui i soccorritori stessi sono sottoposti.

Dire Napoli vuol dire i problemi di grandi depositi diprodotti infiammabili la cui presenza a ridosso e spes-so all’interno del centro urbano riduce, i vantaggiconnessi con il trasferimento della grande raffineriaMobil Oil; vuol dire grandi petroliere, un numero im-precisato ed imprecisabile di natanti di ogni tipo dalsupertransatlantico alle miriadi di barchette in giroper il golfo, nonché un gran cantiere navale a Castel-lammare di Stabia.

Il flusso turistico presente in tutte le stagioni del-l’anno, è sostenuto sia dall’aeroporto di Capodichino,che da due assi autostradali principali da Roma versoPompei-Sorrento e Salerno.

Dire Napoli per il Corpo nazionale significa anchedire il più importante comando del sud a ridosso edall’interno di zone fortemente sismogenetiche capacidi determinare con ricorrenza eventi luttuosi in città,nella provincia ed in regione. È chiaro che il comandodi Napoli e l’ispettorato regionale della Campaniahanno un compito di prima linea anche in questo set-tore. Al pari di tutti gli altri comandi più grandi, Na-poli tratta una mole considerevole di pratiche di pre-venzione ogni anno, avendo mantenuto tale impor-tante settore anche quando sembrava più opportunoabbandonarlo.

Dovere di ex comandante ed ispettore regionale del-la Campania, nonché di attuale Ispettore generale ca-po, mi inducono a dire che ogni predisposizione, perquanto necessaria, utile ed urgente, certamente darafforzarsi in taluni settori, sarebbe senz’altro ben pocacosa senza lo spirito di dedizione e di sacrificio e senzala spiccata professionalità del personale napoletano:possono farsi degli addebiti, non certo di mancanza digenerosità verso il prossimo, i colleghi, i cittadini.

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È cronaca recente la frequente mi-naccia di black-out elettrici dovuti apicchi di domanda e all’impossibilitàsei sistemi di produzione di soddisfa-re tali richieste. Eppure l’energia so-lare che arriva sulla terraferma è su-periore di oltre 2000 volte agli attua-li consumi energetici mondiali.

Il nostro Paese è tra i favoriti nelricevere questa enorme quantità dienergia totalmente gratuita.

Dal punto di vista ambientale siricorda che ogni kWh prodotto confonte fotovoltaica consente di evi-tare l’immissione nell’atmosfera di0.3-0.5 di CO2 (gas responsabile del-l’effetto serra, ottenuto con la tradi-zionale produzione termoelettricache, in Italia, rappresenta circal’80% della generazione elettricanazionale).

Il programma 10.000 tetti fotovol-taici

Dopo mesi di discussioni e rinvii èpartito il Programma nazionale10.000 tetti fotovoltaici.

Si tratta di un Programma volutocongiuntamente dal Ministero del-l’Ambiente e dal Ministero dell’Indu-stria, per dare un seguito agli impe-gni assunti nella Conferenza di Kio-to, al fine di ridurre le emissioni deigas serra, utilizzando fondi prove-nienti dalla carbon-tax.

Il programma nazionale 10.000tetti fotovoltaici prevede la realizza-zione, in 5 anni, di 10.000 impiantifotovoltaici collegati alla rete elettri-ca, dei quali 9.000 di piccola taglia(potenza compresa tra 1 e 5 kWp) e1.000 di media taglia (da 5 a 50kWp), per una potenza complessivadi 50 Mwp.

Considerando l’ancora elevato co-sto di tale tecnologia, circa 7500 Œper ogni kWp collegato alla rete, unnumero così importante di impiantipotrà essere ottenuto ovviamente so-

lo attraverso adeguati incentivi, chesi concretizzeranno nell’erogazionedi contributi in conto capitale pari al75% del costo totale d’impianto.Grazie a questo programma si preve-de una diffusione dei sistemi foto-voltaici tale da consentire la creazio-ne di un mercato che non sia più so-lo “di nicchia” (alimentazione diutenze isolate), ma, come sta avve-nendo in altri Paesi (Germania eGiappone) davanti a tutti), si rag-giungano dei numeri che consenta-no lo sviluppo di imprese nazionalidi maggiori dimensioni, con positivirisvolti occupazionali.

Gli impianti fotovoltaici (da instal-lare su facciate, tetti, cortili, terrazzi,pensiline, …) saranno collegati allarete elettrica monofase se la potenzadi picco risulterà inferiore ai 5 kW, aquella trifase in bassa tensione nelcaso di potenze superiori. La doman-da di contributo va presentata insie-me ad un progetto di massima del-l’impianto, una serie di dichiarazionirelative ai consumi, all proprietà del-l’edificio su cui si intende eseguirel’installazione, all’impegno del sog-getto interessato a non alienare l’im-pianto per almeno 12 anni.

I fondi previsti per la realizzazionedel programma ammonteranno a250 milioni di euro in 5 anni. Saran-no gestiti dalle Regioni, ma in un si-stema di contabilità separata, e quin-di non saranno soggetti alle regoledettate di anno in anno dalla finan-ziaria per il contenimento della spe-sa pubblica.

L’energia elettrica prodotta confonte fotovoltaica presenta delle par-ticolarità che la rendono preziosa.Prima di tutto si tratta di una fonterinnovabile con un impatto sull’am-biente praticamente nullo. In secon-do luogo, la produzione di energiaelettrica nelle ore di insolazione per-mette di ridurne la domanda alla re-

Impianti fotovoltaici:il ruolo degli ingegneri docentiDI GENNARO SACCONE

Ingegnere

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IMPIANTI36ORDINE DI NAPOLI

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te durante il giorno, proprio quando siverifica la maggiore richiesta.

L’obiettivo, di lungo periodo, è livel-lare i picchi giornalieri delle curve didomanda, ai quali solitamente corri-spondono le produzioni energetichepiù costose.

Aspetti tecnico economiciGli impianti solari fotovoltaici di

connessione a rete hanno la particola-rità di lavorare in regime di inter-scambio con la rete elettrica locale. Inpratica, nelle ore di luce l’utenza con-suma l’energia elettrica prodotta dalproprio impianto, mentre quando laluce non c’è o è insufficiente, oppurel’utenza richiede più energia di quellache l’impianto è in grado di fornire,sarà la rete elettrica che garantiràl’approvvigionamento dell’energia ne-cessaria, fungendo da batteria di ca-pacità infinita.

Se succede che l’impianto solareproduce più energia di quella richiestadall’utenza, tale energia può essereimmessa in rete. In questo caso si par-la di cessione delle eccedenze all’a-zienda elettrica locale.

Per impianti superiori ai 20 kWp siprevede che ci sarà un contatore fi-scale, in base al quale l’autoprodutto-re pagherà le imposte addizionali sul-l’energia prodotta e consumata e uncontatore valido a fini non fiscali maaziendali, in base ai quali verrannoremunerati i kWh ceduti all’aziendaelettrica.

Fino a 20 kWp, invece, il soggettointeressato potrà scegliere tra la con-tabilizzazione dell’energia prodotta,con il relativo riconoscimento eco-nomico, e il net-meeting ossia scam-biare l’energia eterica con l’aziendaelettrica su base annuale, senza alcu-na necessità di partita Iva, che vieneal contrario richiesta se si intende

vendere i kWh prodotti al gestoredella rete.

Quando si parla di potenza elettri-ca generata dai moduli fotovoltaici sitrova sempre il simbolo Wp. La”p” alato della potenza significa di picco efa riferimento alla potenza erogatadal sistema in condizioni ideali: solea mezzogiorno d’estate, irraggiamen-to di 1.000 W/mq e temperatura del-la cella di 25°. Si tratta di un riferi-mento riconosciuto a livello interna-zionale.

La potenza in uscita dell’impiantoovviamente varia col variare dell’in-tensità dell’irraggiamento solare, co-munque si può stimare in 1.200kWh/anno per kWp l’energia elettricautile mediamente prodotta da un im-pianto fotovoltaico installato sul terri-torio italiano (si va da circa1.100kWh/kWp anno di Milano ai cir-ca 1.550 kWh/kWp di Trapani).

Fino a tutto il 1997 in Italia la con-nessione di impianti di autoproduzio-ne sulla rete a BT non era consentita.Il collegamentopoteva avvenire soloin trifase dalla MT in su. La terza edi-zione delle norme CEI 11/20, entratain vigore dal gennaio 1998, consenteil collegamento in BT, sia in monofaseche in trifase, di impianti di autopro-duzione fino a 5 kW.

Poiché il campo fotovoltaico produ-ce energia elettrica sotto forma di ten-sione e corrente continua, mentre larete pubblica presenta una tensionealternata di 230 V (monofase) o 400(trifase), è necessario installare tra imoduli fotovoltaici e la rete un dispo-sitivo (inverter) che trasforma l’ener-gia prodotta dall’impianto solare inenergia utilizzabile dalla rete. Taledispositivo di connessione a rete dis-pone di dispositivi di interfaccia, chegarantiscono non solo una cessionealla rete di energia elettrica di qualità

tale da non creare alcun disturbo allarete stessa, rispettandole caratteristi-che richieste dalle società elettriche,ma anche la sicurezza operativa.

È in corso lo sviluppo di tecnologie,applicazioni avanzate e componentiinnovativi, con l’obiettivo di migliora-re i rendimenti e abbattere i costi.

Le attività di ricerca in corso inclu-dono:• sviluppo di nuovo tipo di celle sola-

ri ad alta efficienza, con tecniche eprocessi innovativi a basso costo el’utilizzo di nuovi e più efficientidesign di celle;

• messa a punto di processi innovati-vi di fabbricazione di celle al siliciocristallino mediante tecniche conelevata efficienza scalabili indu-strialmente;

• sviluppo di moduli fotovoltaici aconcentrazione e messa a punto dicelle a film sottile di siliciopolicri-stallino, cresciute per CVD (Chemi-cal Vapour Deposition) su substraticeramici e ribbon;

• sviluppo di celle fotovoltaiche inno-vative basate su strutture multi-giunzione a film sottili di silicioamorfo e microcristallino e sue le-ghe, per lo sfruttamento ottimaledello spettro solare.

La funzione degli ingegneri nel sistema scolastico

In un confronto tra i diplomati tec-nici italiani ed europei, ricorda un bennoto saggio dell’ing. De Felice, giàispettore del Ministero dell’Istruzione,si sono evidenziate nei soli alunniprovenienti dal nostro sistema scola-stico evidenti competenze progettualied operative

Questo perché, nelle scuole del restod’Europa, l’azione dei docenti in clas-se porta per lo più conoscenze su baseteorica, e solo l’intervento successivo

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di esperti esterni riesce a concretizzareesperienze operative e tecnologiche.

Ciò è spiegabile dall’impiego, nelnostro sistema scolastico, dell’inge-gnere docente che, solo, può portarenella scuola quell’aggancio con larealtà esterna.

Anche in questo caso, dunque, è si-gnificativo il ruolo dell’ingegnere do-cente nel diffondere questa nuovacultura sull’uso razionale dell’energia,

risparmio energetico ed ottimizzazio-ne dei rendimenti e lo sfruttamentodelle fonti alternative rinnovabili.

Questo può avvenire sia nella se-condaria superiore, nell’area meccani-ca ed elettronica/elettrotecnica, sianella media inferiore, con EducazioneTecnica.

La Commissione Scuola ha in pro-gramma Conversazioni su tali temati-che (impianti di captazione e conver-

sione delle fonti energetiche rinnova-bili). Tali iniziative saranno organiz-zate sia ai fini dell’aggiornamentoprofessionale obbligatorio del Com-parto scuola (alla luce del nuovo Con-tratto docenti), sia alla diffusione diquesta nuova cultura nel nostro siste-ma scolastico ed ancora possono esse-re considerate come formazione chepossa favorire occasioni di attivitàprofessionale.

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La Sottocommissione Scuola è guidata dall’ing. De Felice, già Ispettore scolastico, con la stretta collaborazionedell’ing. Vittoria Rinaldi. Vi partecipa un gruppo di una ventina tra docenti e dirigenti scolastici, tutti ingegneri,per lo più insegnanti in Istituti Tecnici e Professionali ma anche appartenenti a scuole medie. Nei precedenti incontri hanno scelto di seguire la strada della concretezza e di proporre incontri e tavole roton-de con la partecipazione di Organi Istituzionali e dell’imprenditoria, i quali potrebbero condividere, omologare esponsorizzare le iniziative del gruppo rivolte all’informazione e formazione dei docenti e dei discenti (vedi l’in-troduzione dei Crediti Formativi per il personale docente ed i dottorati post-diploma) con l’obiettivo d’istituirecorsi di formazione professionale finalizzati alle esigenze del mondo del lavoro. Con questo fine il gruppo hafocalizzato l’attenzione su due argomenti di contenuto impiantistico: 1) il fotovoltaico; 2) l’inquinamento elettromagnetico.

L’incontroAll’apertura dei lavori mi sono presentato quale referente della Sottocommissione Illuminotecnica ed ho breve-mente illustrato il lavoro che sta svolgendo il gruppo e lo scopo della mia presenza che consiste nella volontàdella Sottocommissione, nella veste del gruppo di lavoro preposto, di relazionare per un fattivo interscambio etracciare insieme il percorso didattico per la divulgazione, l’informazione e la formazione del mondo dell’istru-zione per il corretto inserimento dell’individuo nel mondo del lavoro.Dopo avermi fatto rilevare che nell’incontro della Commissione Impianti, tenutosi recentemente, non era pre-sente nessuno della Sottocommissione Illuminotecnica, i responsabili della Sottocommissione Scuola, si sonoresi disponibili ad incontrarci per un affiancamento ed hanno chiesto di organizzare un meeting informativocon l’ing. Di Fraia per comprendere i problemi legati all’inquinamento luminoso, oltre che un dibattito in meritoalla diffusione degli impianti fotovoltaici. L’ing. Rinaldi si è resa disponibile ad un approccio telefonico con il prof. Di Fraia e l’ing. Lizza per discutere lapossibilità di questi incontri ed i dettagli logistici.

COMMISSIONE SCUOLA DELL’ORDINE

Incontro con la Sottocommissione

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1. IntroduzioneIl comportamento morfodinami-

co di un intervento di ripascimentoartificiale è legato all’azione con-comitante di diversi fattori. Tra ifondamentali vanno citati il climaondoso e mareale, la configurazio-ne plano-altimetrica del tratto dilitorale preso in esame, le caratte-ristiche sedimentologiche dei ma-teriali preesistenti e di quelli sceltiper il ripascimento. La complessitàe la simultaneità degli effetti deivari fattori, unitamente alle incer-tezze nei criteri di calcolo, fanno siche la metodologia più appropriataper la previsione dell’evoluzionedell’intervento sia quella basata suun approccio di tipo probabilistico.

In un simile approccio, le varia-bili che influenzano il processo so-no considerate aleatorie. Ne conse-gue che alla posizione assunta dal-la linea di riva, in un dato inter-vallo di tempo, è possibile associa-re una probabilità di accadimento.

La stima di tale probabilità puòessere effettuata in differenti modi.

Adottando la classificazione pro-posta da Burcharth (1992, 1997) sipossono distinguere metodi del I,II, III e IV livello, a seconda della

quantità di informazioni statistichea disposizione e delle schematizza-zioni matematiche adottate per es-se. I metodi del I livello, di naturaquasi deterministica, si basano sul-l’uso di coefficienti di sicurezzaparziale. Nei metodi di II livello, levariabili aleatorie sono trasformatein un insieme di variabili indipen-denti e normali e la probabilità didissesto è stimata attraverso l’indi-ce di affidabilità. Rientrano tra imetodi di II livello le procedurebasate sull’espansione in serie diTaylor della funzione di stato limi-te, approssimata al primo ordine(First Order Reliability Method -FORM) o al secondo ordine (Se-cond Order Reliability Method -SORM). Simili procedure, a frontedi oneri computazionali non ecces-sivi, possono determinare, per su-perfici dotate di convessità nonmodeste, sensibili errori nella sti-ma della probabilità di dissesto(Ditlevsen & Madsen, 1996). Neimetodi del III livello la superficielimite è considerata nella sua effet-tiva espressione e le variabili alea-torie sono descritte attraverso lereali funzioni di probabilità. I me-todi del IV livello sono modelli di

Sommario Nel presente lavoro si propone un’analisi di affidabilità del III livello di

un ripascimento artificiale. Lo stato limite è stato definito ipotizzandoche l’esigenza cui l’intervento dovesse rispondere fosse quella di garantireuna fascia costiera di adeguata ampiezza. Il meccanismo di dissesto con-siderato è il modellamento longitudinale. L’equazione di stato limite èstata scritta con riferimento al modello unidimensionale e alla formula-zione di Dean. Fra le grandezze fisiche che influenzano l’evoluzione delripascimento sono state scelte come variabili aleatorie le caratteristicheondose di largo. La probabilità di fallimento è stata stimata generando unelevato numero di sequenze temporali di altezze, periodi e direzioni delmoto ondoso di largo e, per ciascuna di esse, simulando il conseguentecomportamento della linea di costa. Si è così stimata la frequenza di ac-cadimento dello stato limite. I risultati sono stati confrontati con quelliottenuti con un metodo di II livello.

Analisi di affidabilitàdi un ripascimento artificialeDI E. BENASSAI, M. CALABRESE,

A. RAGONE, G. SORGENTI DEGLI UBERTI

Ingegneri

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ottimizzazione economica, basati sulle stime dei costi direalizzazione e di manutenzione attesi nella vita dell’o-pera. Nel presente lavoro, definito come stato limite l’e-vento in cui la spiaggia assume una dimensione tra-sversale minore di una prefissata soglia, la stima dellarelativa probabilità di accadimento è stata effettuatacon un metodo del III livello.

I risultati sono stati confrontati con quelli ottenuticon un metodo del II livello, al fine di valutare le ap-prossimazioni connesse con la sua applicazione.

2. Equazioni di stato limite e meccanismi di dissestoLa prima fase di una analisi di affidabilità di un qual-

siasi sistema è la definizione della sua funzione, ossiadell’obiettivo che ci si prefigge di raggiungere mediantela sua realizzazione. Si definisce avverso l’evento nelquale tale obiettivo non è raggiunto.

Un ripascimento può essere realizzato, ad esempio,per assicurare una fascia costiera di ampiezza sufficien-te a garantire la protezione delle aree retrostanti dall’a-zione delle mareggiate o tale da consentire lo svolgi-mento delle ordinarie attività ricreative.

L’evento avverso può verificarsi a causa di una seriedi meccanismi, detti di dissesto (failure modes), cheportano il sistema a non soddisfare più i requisiti per iquali è stato progettato. In relazione all’obiettivo sud-detto, i meccanismi di dissesto sono il modellamentolongitudinale, il modellamento trasversale e l’innalza-mento del livello medio marino.

Un intervento di difesa di tipo morbido può dunqueessere schematizzato come un sistema in serie caratte-rizzato dal fault tree riportato nella figura 1.

La formulazione in termini matematici di tali mecca-nismi consiste nella scrittura delle equazioni di stato li-mite. Indicando con ξ (x, t) la posizione assunta dallalinea di riva nella sezione di ascissa x all’istante t, lafunzione di stato limite relativa al mantenimento di unafascia costiera di adeguata ampiezza può scriversi:

avendo indicato con ξlim la dimensione minima tra-sversale da garantire alla spiaggia.

Considerando come meccanismo di dissesto il model-lamento longitudinale, l’evoluzione a lungo terminedella linea di costa è stata studiata attraverso il modellounidimensionale proposto da Pelnard-Considère (1956).

L’integrazione della ben nota equazione

permette di calcolare la funzione ξ (x, t) previa stimadella costante di diffusione G che tiene conto di tutte legrandezze che influenzano il fenomeno. Tale costante èstata valutata con la formulazione di Dean (1992) intermini delle caratteristiche ondose di largo.

in cui il pedice “0” indica le condizioni di largo, il pe-dice “b” quelle al frangimento, β è l’azimuth della nor-male alla linea di riva (con βo azimuth all’istante inizia-le), α è l’azimuth della direzione dalla quale provienel’agitazione ondosa, p è la porosità dei sedimenti e s ilpeso specifico adimensionalizzato rispetto a quello del-l’acqua, K una costante dipendente dal diametro dei se-dimenti, h* è la profondità di chiusura, B l’altezza dellaspiaggia emersa, k il fattore di proporzionalità per fran-gimento “spilling”.

Per un ripascimento di configurazione iniziale rettan-golare, l’equazione (2) è risolvibile analiticamente e am-mette soluzione:

essendo a e b le dimensioni trasversale e longitudina-le del ripascimento.

La funzione ν (x, t) dipende quindi dalle dimensionigeometriche del ripascimento (ampiezza, lunghezza, al-tezza spiaggia emersa, profondità di chiusura), dalle ca-ratteristiche sedimentologiche dei materiali che lo costi-tuiscono e di quelli in sito, e dalle condizioni ondose, inparticolare, dall’altezza, dal periodo e dalla direzione dipropagazione. Nella formulazione delle equazioni di sta-to limite sono state considerate come variabili aleatoriedi base le caratteristiche del moto ondoso di largo, men-tre tutte le altre sono state trattate come deterministiche.

3. Analisi di affidabiitàLa superficie di stato limite (glim=0)divide lo spazio

delle variabili aleatorie nel dominio di sicurezza S (safeset) in cui è glim>0 e in quello di dissesto F (failure set)in cui risulta glim<0.

La probabilità di dissesto (failure probability) è defini-ta dalla equazione:

Figura 1: Fault tree di un ripascimento a protezione delle aree retrostanti

(1)

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(5)

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in cui X è il vettore delle variabili aleatorie di base efX(x) la funzione di densità di probabilità congiunta del-le stesse.

L’affidabilità è il complemento all’unità della probabi-lità di fallimento.

In generale, l’integrale (5) non è risolvibile analitica-mente. La stima della Pf può essere quindi effettuatamediante integrazione diretta – metodi del III livello(Riemann o Monte Carlo) o mediante metodi approssi-mati del II livello (FORM e SORM).

L’analisi di affidabilità è stata applicata ad un ripasci-mento avente configurazione iniziale rettangolare di di-mensione trasversale a = 40m e longitudinale b =3000m, altezza della spiaggia emersa B = 2 m e sedi-menti di diametro medio 0.3 mm, porosità 0.4 e pesospecifico=22000 N/mc. Nella eq. (1) si è posto ξlim =10m. Il clima ondoso di largo è stato dedotto dai datiregistrati dalla stazione ondametrica di Ponza conside-rando un settore di traversia compreso tra 0°N e 180°N.

3.1 Analisi del II livello (FORM)Il valore dell’integrale di volume (5) è stato stimato

attraverso la seguente procedura:• Le variabili aleatorie di base X sono state assunte dis-

tribuite secondo legge normale e trasformate in varia-bili normali standard U;

• La funzione limite è stata trasformata nello spazio Ued è stata sostituita dal suo sviluppo in serie di Tay-lor, troncato al primo ordine, intorno al punto dellasuperficie limite avente la minima distanza dall’origi-ne degli assi (punto di progetto).

• La probabilità di dissesto è stata calcolata attraverso la:

in cui Φ è la funzione di probabilità normale standarde βHL è l’indice di affidabilità, definito come distanza delpunto di progetto dall’origine degli assi.

L’indice di affidabilità è stato calcolato risolvendo ilseguente sistema:

con:

dove Xi sono le variabili aleatorie di base, con valo-re medio µi e deviazione standard σi, e υi le corrispon-denti variabili normali standardizzate. La funzione glim

è stata scritta utilizzando, nella (1), la espressione (4)della ξ (x, t).

3.2 Analisi del III livelloIl valore dell’integrale di volume (5) è stato stimato

mediante una procedura di simulazione tipo Monte Car-lo. Generato un elevato numero di valori delle variabilidi base, la probabilità di dissesto è stata stimata con la:

in cui N è il numero totale di simulazioni e Nf il nu-mero di eventi in cui la funzione limite assume valorenon positivo.

Allo scopo di generare serie di agitazioni ondose, apartire da una sequenza di misure registrate, è stato uti-lizzato il metodo sviluppato da Borgman & Sheffner(1990). Tale metodo è stato applicato per generare se-quenze ondose a partire dai dati registrati dalla stazioneondametrica di Ponza tra il 1989 e il 2001. La duratadelle sequenze è stata scelta di venti anni e cioè con-frontabile con la vita media di un intervento di ripasci-mento artificiale.

In sintesi, sulla base della matrice delle covarianze delcampione a disposizione, sono state generate serie tem-porali che riflettono le proprietà statistiche dei dati ori-ginali, quali la funzione di probabilità delle tre variabilialeatorie altezza, periodo e direzione ondose di largo, lecorrelazioni temporali e spaziali tra di esse e la non sta-zionarietà, data dalle variazioni stagionali.

Nella figura 2 sono confrontate le altezze d’onda si-mulate e registrate. A testimonianza dell’efficacia delmetodo adottato, si nota che il trend temporale è rispet-tato, così come la distribuzione e l’entità dei massimirelativi.

L’equivalenza delle caratteristiche ondose generate eregistrate nei confronti dell’azione erosiva svolta sul lito-rale è mostrata in figura 3, in cui sono diagrammate lefunzioni di frequenza relativa della costante di diffusivitàdi Dean, calcolata per le serie simulate e registrate.

Figura 2: Confronto tra altezze d’onde registrate (aprile 1990) e altezze d’onda simulate

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Per ciascuna delle sequenze generate, integrando l’e-quazione della diffusione con metodo alle differenze fi-nite, è stato simulato il modellamento longitudinale delripascimento.

Al variare del tempo, è stato quindi valutato il nume-ro Nf di eventi in cui si è verificato ξ☯ξlim ed è stata sti-mata, con la (10), la relativa probabilità di fallimento.

3.3 RisultatiIn figura 4 sono riportati i risultati dei metodi di II e

III livello applicati ad un ripascimento aventi le caratte-ristiche indicate all’inizio del presente paragrafo. Perciascuna durata è indicata la probabilità di fallimento,definita come la probabilità che, nel dato intervallo ditempo, si verifichi l’evento avverso, in cui la fascia co-stiera si riduce ad un’ampiezza inferiore a 10 m.

Dalla figura 4 si evince che il metodo di III livelloporta, nel caso esaminato, a stimare valori della proba-bilità di fallimento più elevati.

Lo scostamento tra i risultati dei due metodi può esse-re ricondotto ai seguenti motivi:• nel metodo FORM la superficie limite è stata identifi-

cata con il piano ad essa tangente nel punto di pro-getto;

• nell’analisi del III livello l’equazione di diffusione èstata integrata con metodo alle differenze finite; nel-l’analisi di II livello si è fatto riferimento alla soluzio-ne analitica per ripascimento di configurazione ini-ziale rettangolare;

• nell’analisi di II livello le tre variabili aleatorie sonostate considerate indipendenti e distribuite con leggenormale. Nell’analisi del III livello, invece, è stataconservata sia la funzione di probabilità dei dati diorigine, sia la correlazione tra le variabili.

4. Conclusioni Nel presente lavoro è stata illustrata un’analisi di affi-

dabilità di un ripascimento artificiale.La funzione di stato limite è stata definita consideran-

do che l’obiettivo principale dell’intervento fosse di as-sicurare una fascia costiera di ampiezza sufficiente agarantire la protezione delle aree retrostanti dall’azionedelle mareggiate, o tale da consentire lo svolgimento diordinarie attività ricreative.

Tra i meccanismi che possono portare alla riduzionedella larghezza della spiaggia, è stato considerato il mo-dellamento longitudinale.

L’analisi di affidabilità è stata applicata ad un idealeripascimento avente configurazione iniziale rettangola-re, assumendo le caratteristiche ondose quali variabilialeatorie e tutte le altre grandezze in gioco come deter-ministiche. Generato un elevato numero di successionitemporali di condizioni ondose rappresentative del cli-ma meteo-marino del paraggio (Borgman & Scheffner,1990), l’evoluzione longitudinale a lungo termine del-l’intervento è stata studiata attraverso il modello unidi-mensionale proposto da Pelnard-Considère (1956). Rea-lizzando un adeguato numero di simulazioni, è statopossibile associare alla posizione assunta dalla linea dicosta in un dato istante, in una data sezione, una pro-babilità di accadimento.

La probabilità di fallimento è stata stimata anche conun metodo del II livello di tipo FORM.

I risultati dell’applicazione sono stati riassunti in undiagramma in cui, per ciascuna durata del ripascimento,è stata riportata la relativa probabilità di fallimento, sti-mata con entrambi i metodi suddetti.

Il confronto ha messo in evidenza che, nel caso esa-minato, la probabilità di fallimento stimata con il meto-do del III livello assume valori più elevati. Lo scosta-mento tra i risultati è conseguenza delle ipotesi sempli-ficative poste alla base del metodo del II livello. A fron-te di una sua maggiore completezza, comunque, il me-todo del III livello presenta una onerosità computazio-nale che ne rende difficile l’utilizzo nella pratica cor-rente. Esso potrebbe essere utilizzato per stimare le in-certezze di modello e statistiche connesse con l’uso di

Figura 3: Confronto tra le frequenze relative della costante di diffusività registrata e simulata

Figura 4: Probabilità di fallimento di un ripascimento artificiale per diverse durate

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Dean R.G., Beach nourishment: Design Principles. Proc. Short Course on Design and Reliability of Coastalstructures attached to the 23th Int. Conf. Coastal Engineering, Venice, Italy 1992

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Pelnard, Considère Essai de thèorie de l’èvolution des formes de rivage en plages de stable et de galets. Qua-trième Journèes de l’Hydrauliqe, Les Energies de la Mer, Question 3. 1954

Vrijling H. & Voortman H., Probabilistic design tools and applications. Probabilistic Design Tools for VerticalBreakwaters, Balkema, 2001

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un metodo di II livello o per tarare un metodo di I livel-lo, ai coefficienti di sicurezza parziale.

Un metodo del II livello, invece, può essere utilmenteadottato per effettuare confronti tra differenti interventi oin un algoritmo di ottimizzazione economica (Benassai etAl., 2001b), in cui un metodo del III livello può difficil-mente trovare applicazione (Vrijling & Voortman, 2001).

È bene sottolineare che, benchè nel presente lavoro si

sia fatto riferimento al solo modellamento longitudina-le, la procedura indicata può in modo analogo applicar-si al modellamento trasversale.

L’analisi di affidabilità andrebbe inoltre completatastimando, mediante confronti con risultati di sperimen-tazioni in campo, le incertezze che comporta l’applica-zione dei modelli numerici utilizzati per la simulazionedell’evoluzione del ripascimento.

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Cosa fa un ingegnere gestionale assunto in un’azienda di Servizi?

La scrittura di quest’articolo viene dall’analisi fatta dopo una lunga serie di riunioni alle quali di solito parteci-po e alle quali, mi rendo conto, di dare un contributo non proprio tecnico ma sicuramente metodologico.E allora mi chiedo: un giovane ingegnere ha acquisito la giusta metodologia?Oppure un’altra domanda: È in grado di capire e di decidere quale metodologia usare in quel momento?La nuova figura dell’ingegnere nasce proprio da questa tipica doppia natura.L’ingegnere è una persona che ha una “forma mentis” che gli deve permettere di essere in qualunque situazioneanalitico, sinergico, decisionale, metodologico, progettista, collaudatore, finalizzatore di un processo di qualità.Un giovane ingegnere è capace di fare tutto questo?Partiamo dalle materie che all’Università egli studia negli ultimi anni.Esiste una materia che gli faccia comprendere il processo del Decision Making?Esiste una materia che riesca a dargli un metodo per affrontare, analizzare, capire un progetto?Esiste una materia che gli dia la possibilità di saper comunicare efficacemente?Esiste una materia che gli permetta di essere un buon parlatore in pubblico?Esiste una materia che gli permetta di comprendere un progetto e come portarlo avanti in maniera operativa?È a conoscenza del mercato esterno e di quali sono le componenti politico-tecniche che dovrà affrontare?Esiste una materia che gli faccia comprendere la differenza tra gara, licitazione, elementi delle normative di si-curezza impianti e sicurezza delle reti di TLC?Esiste una materia che gli consente di comprendere quali sono i parametri per prepararsi ad una Gara Pubblica?L’ingegnere deve anche sapere che ha un codice deontologico, ma da chi lo può ricevere?La nuova figura dell’Ingegnere si muove in questi ambiti, è un personaggio che deve non solo essere preparatoe prepararsi al momento opportuno sulla materia, ma lo deve fare con metodo e nel più breve tempo possibilee con la massima redditività!Qualcuno può obiettare e dire: l’ingegnere gestionale è conoscitore di vari aspetti sia economici che industrialie per questo deve essere etichettato e bisogna farlo crescere permettendogli anche un giusto tempo di matura-zione delle proprie competenze!È vero: l’ingegnere gestionale è un potenziale esperto, ma deve muoversi a 360 gradi nell’ambito aziendale, seinserito in un contesto di azienda, consulenziale, se è favorito da un aspetto di attività free-lance e deve puretrovarsi a suo agio se interviene nelle commissioni di valutazione progetti, analisi delle performance di ungruppo di risorse umane.Riguardo alle Risorse Umane l’ingegnere ha la cultura di valorizzazione delle Risorse Umane oppure è visto co-me quello che lavora da solo, si costruisce da solo, si premia da solo? Conosce la realtà di un Call Center?Un ingegnere conosce le caratteristiche di un impianto di cablaggi di una nuove rete di TLC?Egli conosce le varie tecnologie che si nascondono dietro i sistemi di pagamento elettronici dei bancomat edelle case automatiche cambia-valute?Un’altra tendenza moderna è quella di vedere l’ingegnere gestionale e anche quello dell’informazione (laureatiin Elettronica, TLC, Gestionale), legati a filo doppio con l’aggiornamento continuo sia sulla tecnologia e sia sulleapplicazioni che impone la nuova tecnologia.Credo che possa essere importante, in quest’ultimo aspetto, proprio la collegialità delle competenze riscontrabi-li nell’Ordine degli Ingegneri, dove si possono scambiare le esperienze nelle singole attività o consulenze e rica-varne gli opportuni benefici.Credo che sia proponibile che lo stesso Ordine organizzi dei Seminari con esperti esterni e con gli ingegneri chehanno già delle esperienze, su temi di interesse comuni che possano agevolare una rapida ed efficace evoluzio-ne ed un veloce allineamento dei giovani ingegneri alle richieste del mercato attuale.

Ing. Pietro Aterno

I COLLEGHI CI SCRIVONO

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Con riferimento all’articolo “I ribassi per l’aggiudicazione dei lavori pubblici”, pubblicato sul fascicolo di mag-gio-giugno 2003, Vi esprimo il mio franco parere che, pur accettando che la libera concorrenza non sia rinun-ciabile per l’aggiudicazione di lavori di una certa importanza, tuttavia, esistono altre esigenze non meno impor-tanti che non possono essere trascurate se si vuole che il fine ultimo, e cioè la “corretta” esecuzione del lavoro,sia comunque rispettato.

1 - L’art. 21, comma 1 bis, della Legge, stabilisce dei chiari criteri di valutazione delle offerte “anomale” e con-ferisce all’appaltante la facoltà di aggiudicare il lavoro all’offerta che “meno si discosta” dalla soglia di ano-malia.

2 - Fin qui tutto bene seguendo tale criterio, che definirei “prudenziale”, è molto probabile che l’impresa aggiu-dicatrice abbia ottenuto prezzi sufficientemente remunerativi che gli consentano di eseguire il lavoro intutta tranquillità e nel rispetto di tutte le norme esecutive previste nel progetto.

3 - Il guaio comincia dal fatto che l’appaltante “può” e secondo certi giudici “deve” prendere in considerazioneanche le offerte anomale e se le motivazioni addotte sono convincenti aggiudicare il lavoro all’impresa cheabbia fatto il massimo ribasso.

4 - È probabile a questo punto (per me è certo) che l’impresa che si è aggiudicata il lavoro si “inventerà” va-rianti che sovvertiranno il lavoro consentendo di effettuarlo senza quelle perdite che si sarebbero avute dal-la applicazione pura e semplice del ribasso.

Nota non trascurabile: mentre è facilissimo avere ogni notizia riguardante lavori in appalto, è impossibile otte-nere dati certi riguardanti lavori appaltati e conclusi.

Ritornando all’articolo in oggetto con riferimento in particolare all’esigenza che sia previsto un ‘’Collaudatore”esperto ed esterno alla struttura appaltante si pone la assoluta necessità che il collaudo sia del tipo “collaudo incorso d’opera”.Un collaudo previsto solo a fine d’opera potrà evidenziare eventuali difetti costruttivi, ma difficilmente potràeliminarli o porvi rimedio. Con le inevitabili conseguenze.Cordialmente.

Ing. Luigi Percivalli

I COLLEGHI CI SCRIVONO

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Riprende la campagna “Ho voglia d’auto pulita” 2003-2004 Il controllo del gas di scarico nel tempo di un caffé

Finita l’estate riprende “Ho Voglia d’Auto Pulita” 2003-2004, la più grande campagna di controllo delle emissioniveicolari mai effettuata sul territorio provinciale promossa dall’ANEA e dall’Assessorato all’Ambiente dellaProvincia di Napoli.Si è ripartiti il 15 settembre con Pomigliano d’Arco che, vista l’attenta partecipazione e la soddisfacente rispos-ta della cittadinanza riscosse a luglio durante la settimana di controllo, ha deciso di fare il bis. Poi sarà la voltadi Arzano, Torre Annunziata, Nola (entro la fine di quest’anno) e di Acerra, Marano, Caivano, Frattamaggiore,Pozzuoli e San Giorgio a Cremano (nei primi mesi del 2004).Attraverso il controllo dei gas di scarico di circa 5000 veicoli dei 13 comuni della Provincia di Napoli presi a cam-pione per la seconda edizione di questa iniziativa, si intende sia valutare l’effettivo impatto ambientale del traf-fico autoveicolare, sia sensibilizzare il cittadino a mantenere il proprio veicolo in buone condizioni per diminuirela produzione di sostanze inquinanti dannose alla salute umana e all’ambiente.Le operazioni dl controllo sono gratuite e richiedono pochi minuti. Tecnici specializzati della società IDIR/Bosch verificheranno lo stato delle autovetture utilizzando i seguenti indi-catori ambientali: il monossido di carbonio per le auto a benzina e l’opacità per i veicoli diesel. A tutti sarà offer-ta una degustazione di caffè e, in caso di esito positivo della verifica, una confezione di caffè Kimbo.L’Assessore all’Ambiente della Provincia di Napoli, Luca Stamati, afferma: “i vantaggi di una corretta manuten-zione, come del resto risulta da un’attenta indagine, sono molteplici perchè non solo si contribuisce a migliorarela qualità dell’aria ma è possibile ottenere una diminuzione di circa il 5% dei consumi di carburante e dimezzarele probabilità di avarie; senza dimenticare, inoltre, che l’omessa revisione implica una sanzione amministrativache va da un minimo di 137,55 € ad un massimo di 550,20 € nonchè il ritiro della carta di circolazione”.

ANEA - AGENZIA NAPOLETANA ENERGIA E AMBIENTE

Viaggio a Lisbona

In occasione del ponte dell'Immacolata, l'Associazione Ingegneri organizza un viaggio a Lisbona dal 5 all'8dicembre 2003, riservato agli iscritti e ai loro familiari.

La quota di partecipazione è di € 560 circa e comprende: - voli di linea da Napoli- trasferimenti da e per l'aeroporto a Lisbona in bus privato con guida parlante italiano- 3 notti presso l'hotel "Fenix" (4 stelle - centrale) in camere doppie con servizi privati- trattamento di pernottamento e prima colazione a buffet- visita di mezza giornata alla città con ingresso al museo delle carrozze- assicurazione Europe Assistance

Viaggio a Petra

L'Associazione Ingegneri organizza, dal 19 al 23 novembre, un viaggio a Petra in Giordania, in quella che è con-siderata una meraviglia unica al mondo per le mille gradazioni di colori e la maestosità e l'imponenza del pae-saggio.

La quota di partecipazione è di € 950 circa e comprende:- voli di linea in classe economica Napoli-Roma e Roma-Amman andata e ritorno- pernottamenti in hotel 4 stelle in camera doppia con servizi privati- pensione completa- trasporti in pullman o auto con aria condizionata con guida/accompagnatore locale parlante italiano

Lo svolgimento dei viaggi è subordinato al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti.

ASSOCIAZIONE INGEGNERI

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1. Cenni sulla valutazione del rischio chimico

Il D.Lgs. 2.2.02 n° 25 “Attuazio-ne della Direttiva 98/24/CE sullaprotezione della salute e della si-curezza dei lavoratori contro i ri-schi derivanti da agenti chimicidurante il lavoro” determina i re-quisiti minimi per la protezionedei lavoratori contro i rischi perla salute e la sicurezza, che deri-vano, o possono derivare, daglieffetti degli agenti chimici sulluogo di lavoro.

Tra l’altro il Decreto definisce icriteri da adottare per la valutazio-ne del rischio, secondo la visionedel D.Lgs. 626/94, che le situazionidi rischio non sono sempre già co-dificate, ma devono essere valutate,caso per caso, dal sistema internoaziendale (datore di lavoro, diri-genti e consulenti, con la consulta-zione dei rappresentanti dei lavo-ratori), facendo ricorso alle cono-scenze, alla professionalità ed al-l’esperienza di tutti i soggetti.

Si richiamano, sintetizzandoli, iprincipali contenuti del decreto,relativi all’oggetto:

1.1Gli agenti chimici pericolosi sono(art. 2: 72ter)• Le sostanze classificate pericolo-

se dal D.Lgs. 52/97 e le sostanzeche corrispondono ai criteri sta-biliti da tale decreto

• I preparati classificati come peri-colosi dal D.Lgs. 285/98 e i pre-parati che corrispondono ai cri-teri stabiliti da tale decreto

1.2La corretta valutazione delle si-

tuazioni di rischio, introdotte daagenti chimici, si fa prendendo inconsiderazione (art. 2: 72 quater):a) le loro proprietà pericolose;

b) le informazioni fornite dal pro-duttore con la scheda di sicu-rezza;

c) il livello, il tipo e la durata del-l’esposizione;

d) le circostanze in cui viene svol-to il lavoro in presenza di taliagenti, compresa la quantità de-gli stessi;

e) i valori limiti di esposizioneprofessionale;

f) gli effetti delle misure preventi-ve e protettive adottate o daadottare;

g) le conclusioni tratte da eventua-li azioni di sorveglianza sanita-ria già intraprese.

1.3Esaminando e stimando i para-

metri di cui al punto 1.2 per ognisingolo agente, la valutazione puòportare a classificare tre tipi di si-tuazioni:• quando il tipo e le quantità di un

agente pericoloso, le modalità diuso e la frequenza di esposizionedeterminano solo un “rischiomoderato”;

• negli altri casi si dovrà parlare di“rischio non moderato”;

• quando la natura e l’entità deirischi giustificano la non neces-sità di una valutazione più detta-gliata (possiamo parlare di ri-schio irrilevante).

Uno o più Decreti Ministerialidetteranno norme e criteri per de-terminare il rischio moderato.

Allo stato attuale i sistemi più se-guiti sono quelli che fanno riferi-mento ai valori limite di esposizione(TLV = Valore medio ponderato) del-la sostanza: nell’industria ci si staorientando, per ora, a considerarecasi di rischio moderato quelli in cuile concentrazioni non superano il50% del valore limite ammesso.

Settembre-Ottobre 2003

SICUREZZA48ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Valutazione del rischio chimico nei laboratori di ricercaDI VITTORIO LAMA

Ingegnere

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1.4Le misure di prevenzione e protezio-

ne da adottare per ogni agente, nellaipotesi che si possa trattare di rischiomoderato (art. 2: 72 quinquies), sonole seguenti (integrate da quelle ripor-tate sulla scheda di sicurezza):a) progettazione e organizzazione dei

sistemi di lavorazione sul luogo dilavoro;

b) fornitura di attrezzature idonee peril lavoro specifico e relative proce-dure di manutenzione adeguate;

c) riduzione al minimo del numero dilavoratori che sono o potrebberoessere esposti;

d) riduzione al minimo della durata edell’intensità dell’esposizione;

e) misure igieniche adeguate; f) riduzione al minimo della quantità

di agenti presenti sul luogo di la-voro in funzione delle necessitàdella lavorazione;

g) metodi di lavoro appropriati com-prese le disposizioni che garanti-scono la sicurezza nella manipola-zione, nell’immagazzinamento enel trasporto sul luogo di lavoro diagenti chimici pericolosi, nonchédei rifiuti che contengono dettiagenti chimici.

Le misure aggiuntive specifiche daassicurare per le situazioni di rischionon moderato, previste dal D.Lgs.25/02 art. 2: 72 sexies, sono:h) progettazione di appropriati pro-

cessi lavorativi e controlli tecnici,nonché uso di attrezzature e mate-riali adeguati;

i) appropriate misure organizzative edi protezioni collettive alla fontedel rischio;

j) misure di protezione individuali,compresi i dispositivi di protezioneindividuali (DPI), qualora non siriesca a prevenire con altri mezzil’esposizione;

k) sorveglianza sanitaria dei lavora-tori.

2. Caratteristiche delle attività neilaboratori di didattica e di ricerca

2.1Per predisporre correttamente le

procedure per la stima del rischio,nei laboratori chimici di didattica e

di ricerca, occorre preliminarmenterichiamare le principali caratteristi-che delle condizioni di lavoro diquesti particolari ambienti di lavoro.

In essi esiste una grande variabilitàdi tipi e forme di di inquinamento da-gli agenti chimici. Si elencano le prin-cipali cause che lo determinano; essepossono presentarsi singolarmente o,più spesso, coesistere tra loro:

a) uso di: - sostanze facilmente volatili,

come i solventi organici; - sostanze gassose, o soluzioni di

esse, come l’idrogeno solforato,l’acido cloridrico, l’acido nitri-co, l’acido fluoridrico;

- sostanze che danno luogo avapori facilmente condensabili,come ad esempio l’acido solfo-rico, i clorosilani, ecc.

b) agenti chimici che si liberanodurante alcune tecniche di labo-ratorio:- vapori di mercurio nei labora-

tori di polarografie;- vapori di solventi organici nell’u-

so di tecniche cromatografiche;- aerosoli di metalli pesanti nella

spettrografia;- nebbie e oli minerali in presen-

za di bagni termostatici, pompeed altri utensili lubrificati/raf-freddati a olio.

c) cause connesse al trattamentodegli stessi materiali in esame:- resine sintetiche e loro additivi,

coloranti, prodotti della petrol-chimica, di interesse farmaceu-tico, vernici, collanti, metallipesanti e loro leghe, prodotticeramici, composti metallorga-nici, pesticidi, ecc.

2.2Le condizioni di lavoro presenti

nei laboratori - rispetto agli altriluoghi di lavoro che utilizzano si-stematicamente gli agenti chimici –si caratterizzano per alcune peculia-rità, che dovranno necessariamenteessere prese in conto, prima di defi-nire le modalità per valutazione del-l’entità del rischio introdotto dagliagenti stessi.

Tali caratteristiche, che qui sipresentano per grosse linee, sono:- dimensioni generalmente ridotte

degli ambienti;- quantità degli agenti chimici in

gioco, generalmente contenute- durata quasi sempre breve delle

operazioni eseguite;- attività lavorativa non ripetitiva- tempi di esposizione delle perso-

ne, ai singoli agenti, molto va-riabili e difficilmente determina-bili;

- probabilità di molti agenti chi-mici presenti;

- estrema variabilità dell’inquina-mento nel tempo e nello spazio.

2.3Quest’ultima caratteristica si può

meglio esplicitare:L’andamento, nel tempo, delle

concentrazioni di ogni singola so-stanza, nei laboratori, assume for-me che, in linea di massima, sonocaratterizzate da un:- rapido incremento iniziale;- il raggiungimento di un livello

di punta;- un più o meno rapido decremen-

to, a partire dal termine dell’ope-razione.

Naturalmente l’altezza dei livellidi punta e le pendenze delle curvevariano secondo l’entità della sor-gente, le dimensioni del locale, lecondizioni ambientali (ventilazio-ne, ricambi d’aria, ecc.), nonché lecaratteristiche chimico-fisiche del-l’agente stesso (volatilità, diffusio-ne, ecc.).

La probabile presenza di diversesorgenti inquinanti determina al-trettante situazioni di inquina-mento con andamento analogo aquello descritto.

In definitiva, le condizioni com-plessive potranno essere espresseda combinazioni di curve del tiposopraindicato (una per ogni agen-te trattato), più o meno successivenel tempo. Nell’arco della giorna-ta si avrà, quindi, un susseguirsidi esposizioni molteplici, più omeno contemporanee e di brevedurata.

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49SICUREZZAORDINE DI NAPOLI

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3. La valutazione del rischio chimico nei laboratori

3.1Con riferimento ai criteri, previsti

dalla norma e sintetizzati al paragra-fo 1.2, possiamo affermare che, nelnostro caso, essi possono essere cosìapplicati:a) le proprietà pericolose dell’agente

in esame (esplosivo, comburente,infiammabile, tossico, nocivo, irri-tante,…) possono essere note ov-vero si ricavano dalla scheda disicurezza;

b) eventuali ulteriori informazioni,oltre quelle riportate sulla schedadi sicurezza, si possono otteneredalla letteratura scientifica;

c) per quanto esposto al paragrafo2.3, nei laboratori non è possibileconoscere il livello dell’esposizione(le concentrazioni non sono dinorma stazionarie e quindi esisto-no difficoltà serie per la misura) ela sua durata (variabilità ed in-controllabilità dei tempi di esposi-zione delle persone ai singoliagenti);

d) le circostanze di lavoro e le quan-tità in gioco sono elementi che sipossono apprezzare e valutare;

e) per i valori limite di esposizioneprofessionale non possiamo far ri-ferimento a quelli noti, perché es-si sono stati testati per situazioniassolutamente diverse: si riferi-scono ad esposizioni prolungatenell’arco dell’intera giornata lavo-rativa (8 ore), per cinque giornialla settimana e quaranta anni divita lavorativa. (Se si adottasserotali riferimenti per valutare lapresenza di inquinamento chimi-co in laboratorio, si rischierebbedi rinvenire valori di esposizionepraticamente insignificanti, men-tre invece essi potrebbero averepeculiarità tali, dovuti a comples-si effetti di sinergismo, da risulta-re significativi dal punto di vistabiologico);

f) gli effetti delle misure preventivee protettive adottate o da adottarepossono essere valutate;

g) analogamente per le conclusionitratte da eventuali azioni di sorve-glianza sanitaria già intraprese.

Da questo breve esame consegueche la valutazione del rischio intro-dotto dagli agenti chimici, in questiparticolari ambienti di lavoro, nonpuò essere fatta facendo ricorso aquelli che sono i parametri più signi-ficativi per ogni valutazione (livelli,tempi di esposizione, valori limite diriferimento), ma dovrà essere attuatanecessariamente facendo ricorso aglialtri parametri di valutazione, alcunidi essi strumenti più incerti o di tipodel tutto soggettivi.

3.2Provando a schematizzare le consi-

derazioni complessive che portano astimare il rischio (“moderato/non mo-derato”), per questi ambienti di lavo-ro, si potrà dire che:• le situazioni che determinano rischio

moderato, nel nostro caso, per tuttoquanto detto sopra, non potrannoessere individuate facendo ricorso ariferimenti connessi al valore limiteTLV della sostanza. In attesa di indi-cazioni del Decreto Ministeriale dicui al paragrafo 1.3, la valutazione èaffidata alla sensibilità e capacitàdel responsabile del laboratorio, che- sulla scorta di quanto indicato sul-le schede di sicurezza, della cono-scenza delle operazioni a farsi, delleattrezzature disponibili nonché dellepersone impegnate – deve valutarequando nel suo laboratorio si puòparlare di rischio moderato e quandono. Probabilmente - in considerazio-ne delle quantità in gioco, delle fre-quenze di esposizione e dei tempi diesposizione - per la maggior partedelle situazioni di rischio chimiconei laboratori di ricerca, si può par-lare di rischio moderato;

• le situazioni di rischio non modera-to sono sicuramente quelle connes-se all’uso di cancerogeni e mutage-ni, nonché di agenti sottoposti aprotezione radiologica;

• il caso previsto dalla norma (art. 2:72 quater), di “quando la natura el’entità dei rischi giustificano lanon necessità di una valutazionepiù dettagliata, può coincidere – nellaboratorio – con il caso degliagenti chimici posseduti, non at-tualmente in uso, se sono corretta-mente immagazzinati.

3.3E’ appena il caso di precisare che

il monitoraggio ambientale in labo-ratorio - che non può dare rispostecomplessive sull’inquinamento –mantiene, invece, tutta la sua vali-dità, quando occorre, invece, deter-minare la presenza di particolariagenti connessi a certe operazioni, oquando si vuole tenere sotto con-trollo l’andamento di un inquinantein laboratori che svolgono attivitàripetitive, dove le concentrazionidegli agenti principali di base assu-mono forme definitive e prolungate.

3.4Tutto quanto detto per gli agenti

di cui sono note le caratteristiche(riportate nelle schede di sicurezza)dovrà essere applicato anche ai pro-dotti delle reazioni, dei quali spessonon conosciamo le caratteristichechimiche e chimico-fisiche, né tan-tomeno quelle tossicologiche.

In questi casi, per tentare di fareuna valutazione affidabile, occorreràsopperire con ogni altra informazionepossibile e/o procedendo per analogie.

4. Misure generali e specifiche di prevenzione

4.1Alla difficoltà di disporre di un

monitoraggio ambientale, rappre-sentativo delle condizioni di inqui-namento, e nell’incertezza sui valorilimite di riferimento, si deve soppe-rire con un’accorta conduzione dellaboratorio e con la scrupolosa ap-plicazione delle misure fondamentalidi prevenzione e protezione.

E’ appena il caso di segnalare chei migliori risultati si ottengono neilaboratori ben organizzati, che ope-rano secondo i principi della buonaprassi di laboratorio o, comunquecon l’uso radicato di procedurescritte.

4.2Le misure di sicurezza generali,

che dovranno essere assicurate perogni agente, sono quelle già antici-pate al paragrafo 1.4, lettere a)…..g),integrate da quelle riportate nellesingole schede di sicurezza.

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SICUREZZA50ORDINE DI NAPOLI

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Quelle aggiuntive, che dovrannoessere assicurate per ogni situazionedi rischio non moderato sono ripor-tate nello stesso paragrafo, lettereh)…k).

E’ da tener presente che alcunemisure di prevenzione previste dallanorma per rischi “non moderati” (ades.: obbligo dell’adozione di disposi-tivi di protezione individuale e dellasorveglianza sanitaria) sono spessorealizzate normalmente in laborato-rio. Ciò può orientare – in caso didubbio nella valutazione – versoscelte più severe, perché le due prin-cipali misure di prevenzione ricor-date, sono comunque già assicurate.

4.3In queste condizioni, di carenza di

informazioni certe sull’inquinamen-to ambientale assumono importanzaprimaria il monitoraggio biologico ela sorveglianza sanitaria, che danno,in presenza di prodromi di malattiee di altri segnali, importanti contri-buti alla prevenzione.

a) il monitoraggio biologico utilizzaparametri, definiti indicatori biolo-gici distinti in:- indicatori di dose (espressione

dell’accumulo della sostanza nel-l’organismo e della dose metabo-licamente attiva);

- indicatori di effetto (espressionedelle alterazioni biologiche re-versibili, nell’organismo, in faseprecoce);

- indicatori di suscettibilità (espres-sione della condizione individua-le, acquisita o congenita, di limi-tata capacità a far fronte ad undeterminato agente chimico);

b) la sorveglianza sanitaria permettedi tenere sotto controllo medicogli operatori, per verificare l’anda-mento dello stato di salute deglistessi, in presenza di determinatiagenti ed in relazione ad eventualipatologie di cui sono portatori. Il DPR 303/56 “Norme generali perl’igiene del lavoro” che prevedeval’obbligo delle visite mediche pergli addetti a molte lavorazioni arischio, non comprendeva – traqueste - i laboratori di ricerca e di

didattica; a tale carenza normativainvece proprio il D.Lgs. 25/02 haovviato, provvedendo a trasferiresul medico competente il compito,e la responsabilità, di definire il ti-po di sorveglianza sanitaria per gliesposti agli agenti chimici, esten-dendo di fatto la sorveglianza sa-nitaria, al di là degli angusti limitidel decreto cogente in passato.

4.4Sempre perché non si può dis-

porre di mezzi certi di monitorag-gio, è ancora più importante atti-varsi per il miglioramento dellaprofessionalità degli addetti e perla loro educazione ai problemidella sicurezza.

La conoscenza dei rischi chel’attività comporta e la presa dicoscienza della possibilità di evi-tarli o quanto meno ridurli, rap-presentano elementi qualificanti dichi opera nel laboratorio stesso epresupposto deontologico di sal-vaguardia non solo dell’ambientedi lavoro, ma anche dell’ambienteesterno ad esso circostante (in re-lazione alle potenzialità inquinantidelle emissioni aeree e soprattuttodegli scarichi idrici).

Pertanto un rilevante e fonda-mentale contributo alla prevenzio-ne è dato da una corretta forma-zione ed informazione degli addet-ti. La prima deve tendere all’accre-scimento delle persone nel sensodella prevenzione, promuovendol’arricchimento del sapere, l’avan-zamento delle loro abilità profes-sionali e lo sviluppo dei loro at-teggiamenti. La seconda è finaliz-zata a far conoscere i rischi speci-fici cui sono esposti gli interessati;si realizza con circolari, avvisi,cartelli e – per gli agenti chimici –soprattutto con l’etichettatura e leschede di sicurezza.

5. Il quadro delle valutazioni e delle misure da adottare

5.1Trasferendo le considerazioni

fatte alla effettiva operatività,sembra che, per avere un quadro

complessivo e procedere ad un or-dinato giudizio sugli agenti pre-senti in laboratorio, convengaadottare una tabella del tipo alle-gato, che comprenderà l’elenco ditutti gli agenti usati.

Nella tabella proposta sono ri-portati, per ogni agente, solo:- gli elementi utili alla conoscenza

degli agenti stessi e delle lorocaratteristiche di pericolosità(non sono stati inclusi, infatti,dati - previsti in generale dal de-creto - difficilmente individuabi-li nei laboratori di ricerca e discarso valore relativo, per lainapplicabilità dei valori limiteaccettati: quantità in gioco, du-rata dell’intervento, numero disaggi al giorno o al mese, n°persone esposte, tempo di espo-sizione, limite di esposizioneammesso, ecc.);

- le misure di sicurezza richieste,caso per caso, quelle realizzate equelle da realizzare.

Nel caso uno stesso agente siautilizzato in più tipi di reazioni,con possibile diversa rischiosità,occorrerà valutare le diverse situa-zioni in righe separate (La tabellaè predisposta, per semplicità, pertipo di agente, ma va compilataper tipo di situazione di rischio, seper lo stesso agente il rischio variada un caso all’altro).

Per avere uno strumento unico,nella tabella proposta è opportunoriportare anche le particolari mi-sure da assicurare per gli agenticancerogeni e mutageni, previstedall’art. 64 del D.Lgs. 626/94.

5.2Il quadro complessivo che risulta

dalla tabella compilata mostrerà:- le misure di sicurezza ripetitive,

da adottare sempre nel nostro la-boratorio;

- altre misure particolari, necessa-rie solo per alcuni agenti in de-terminate condizioni.

Utile sintesi che permette di te-nere sotto controllo lo svolgimen-to dell’attività in sicurezza.

Settembre-Ottobre 2003

51SICUREZZAORDINE DI NAPOLI

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SICUREZZA52ORDINE DI NAPOLI

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53SICUREZZAORDINE DI NAPOLI

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Nota per la compilazione della tabella di valutazione dei rischi in laboratorio, dovuti ad AGENTI CHIMICI

Premesse

1. La tabella è stata predisposta allo scopo di facilitare, al Responsabile del laboratorio, l’osservanza di quantodisposto da:- D.Lgs. 2.2.02 n° 25 “Attuazione della Direttiva 98/24/CE sulla protezione della salute e della sicurezza dei

lavoratori contro i rischi derivanti da agenti chimici durante il lavoro”.- D.Lgs. 19.9.94 n° 626, Titolo VII (“Protezione dagli agenti cancerogeni e mutageni”), così come modificato

dal D.Lgs. 25.2.00 n° 66.

2. Gli agenti chimici pericolosi sono (D.Lgs. 2.2.02 n° 25, art. 2, 72 ter):- Le sostanze classificate pericolose dal D.Lgs. 52/97 e le sostanze che corrispondono ai criteri stabiliti da ta-

le decreto- I preparati classificati come pericolosi dal D.Lgs. 285/98 e i preparati che corrispondono ai criteri stabiliti

da tale decreto

3. Nelle attività che comportano la presenza di agenti chimici pericolosi possono determinarsi tre situazioni:3.1 La natura e l’entità dei rischi giustificano la non necessità di una valutazione più dettagliata (rischio ir-

rilevante);3.2 Il tipo e le quantità di un agente pericoloso, le modalità di uso e la frequenza di esposizione determi-

nano solo un “rischio moderato”;3.3 Gli altri casi sono considerati di rischio “non moderato”.

4. I produttori sono tenuti (D.Lgs. 3.2.97 n° 52 e D.lgs. 16.7.98 n° 285) a fornire, per ogni agente chimico, lascheda di sicurezza ed ogni altra informazione importante per la salute.

5. Nei laboratori di ricerca il monitoraggio ambientale, ancorché risolvibile dal punto di vista tecnico, non èrappresentativo delle reali condizioni di esposizione (per la complessa variabilità delle concentrazioni di ogniinquinante nel tempo e nello spazio, per la presenza contemporanea di altri agenti, per la dubbia determi-nazione dei tempi di esposizione) e non è comparabile con i valori limiti noti (determinati su una esposizio-ne di 8 ore al giorno per cinque giorni alla settimana e quaranta anni di vita lavorativa), Per questi motivinon si può ricorrere ad esso per la valutazione del rischio in questi particolari ambienti di lavoro.

6. La valutazione è affidata alla sensibilità e capacità del responsabile del laboratorio. - In linea di massima, in considerazione delle quantità in gioco, delle frequenze di esposizione e dei tempi di

esposizione, per molte situazioni determinate dagli agenti chimici nei laboratori di ricerca, si può parlaredi rischio moderato;

- Le situazioni di rischio non moderato sono sicuramente quelle connesse all’uso di cancerogeni e di agentisottoposti a protezione radiologica. Per le situazioni intermedie, quando non si è certi di valutare in modoaffidabile, si possono aggiungere altre misure preventive o protettive non strettamente obbligatorie per ilrischio moderato (per es.: alcune di quelle previste per i rischi non moderati);

- Si potrà considerare rischio irrilevante il possesso di agente chimico non in uso, quando correttamente im-magazzinato.

N.B. Quando gli spazi previsti in tabella saranno insufficienti per fornire informazioni complesse, si farà ricorsoal foglio allegato, con opportuno richiamo nella casella interessata.

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SICUREZZA54ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Nella tabella dovranno essere indicati, in:

Colonna 1 Il numero d’ordine dell’agente chimico riportato in tabella.

Colonna 2 Il nome chimico dell’agente, con l’eventuale indicazione del produttore.

Colonna 3 Categorie di pericolo: Esplosivo, comburente, estremamente infiammabile, facilmente infiammabi-le, infiammabile, molto tossico, tossico, nocivo, corrosivo, irritante (previste dal D.Lgs. 52/97) edancora se: sensibilizzante, cancerogeno, mutageno, tossico per il ciclo produttivo. Segnalare anche se agente chimico sottoposto alle regole di utilizzo dei radioisotopi. (informazionireperibili sull’etichetta e nella scheda di sicurezza).

Colonna 4 I simboli delle Frasi R (di rischio) e loro combinazioni (reperibili sull’etichetta e nella scheda di si-curezza dell’agente).

Colonna 5 I simboli delle Frasi S (consigli di prudenza) e loro combinazioni (reperibili sull’etichetta e nellascheda di sicurezza dell’agente).

Colonna 6 Il risultato della valutazione può essere sinteticamente riportato, con i seguenti codici:- I (rischio irrilevante, che per sua natura ed entità “giustifica la non necessità di valutazione dettagliata “)- M (rischio, che per tipo e quantità di agente impiegato, per le modalità di impiego e per fre-

quenza di esposizione può considerarsi “moderato” ai sensi del D.Lgs. 2.2.02 n° 25, art 72 quin-quies comma 2);

- NM (rischio “non moderato” ai sensi del D.Lgs. 2.2.02 n° 25, art 72 quinquies comma 2).

Colonna 7 Indicare, nei vari casi:

Rischio I: Non compilare

Rischio M: Le misure previste dalla scheda di sicurezza, integrate da quelle indicate dall’art. 72-quinquies del D.Lgs. 2.2.02 n° 25, che qui si riportano:a) progettazione e organizzazione dei sistemi di lavorazione sul luogo di lavoro; b) fornitura di attrezzature idonee per il lavoro specifico e relative procedure di manutenzione

adeguate; c) riduzione al minimo del numero di lavoratori che sono o potrebbero essere esposti; d) riduzione al minimo della durata e dell’intensità dell’esposizione; e) misure igieniche adeguate; f) riduzione al minimo della quantità di agenti presenti sul luogo di lavoro in funzione delle neces-

sità della lavorazione;g) metodi di lavoro appropriati comprese le disposizioni che garantiscono la sicurezza nella mani-

polazione, nell’immagazzinamento e nel trasporto sul luogo di lavoro di agenti chimici pericolo-si, nonché dei rifiuti che contengono detti agenti chimici, tra quelle indicate al paragrafo 3.2 diquesta nota, quelle previste dalla scheda di sicurezza o altre – che è necessario assicurare.

Rischio NM: Le misure previste dalla scheda di sicurezza, integrate da quelle indicate dal D.Lgs.2.2.02 n° 25: h) progettazione di appropriati processi lavorativi e controlli tecnici, nonché uso di attrezzature e

materiali adeguati;i) appropriate misure organizzative e di protezioni collettive alla fonte del rischio;l) misure di protezione individuali, compresi i dispositivi di protezione individuali (DPI), qualora

non si riesca a prevenire con altri mezzi l’esposizione;

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55SICUREZZAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

m) sorveglianza sanitaria dei lavoratori.Per i cancerogeni o mutageni: indicare quali altre misure assicurare, tra quelle previste dall’art.64 del D.Lgs. 626/94, che qui si sintetizzano;

n) limitazione massima possibile degli agenti cancerogeni, nelle varie operazioni, nell’accumulo, ecc;o) limitazione al minimo possibile delle persone esposte nelle aree interessate, opportunamente se-

gnalate, compresi i “vietato fumare”;p) progettare, programmare e sorvegliare che non vi sia emissione di cancerogeni; se ciò non tec-

nicamente possibile, l’eliminazione deve avvenire il più vicino possibile;q) provvedere ad un monitoraggio ambientale (difficilmente attuabile per i laboratori e non utile

a valutare l’inquinamento del locale);r) provvedere alla regolare e sistematica pulitura dei locali, attrezzature, impianti;s) elaborare procedure di emergenze, nei casi di esposizione elevata;t) assicurare che gli agenti cancerogeni siano conservati, manipolati, trasportati in condizione di

sicurezza;u) assicurare che la raccolta e l’immagazzinamento dei rifiuti avvengano in condizioni di sicurezza,

utilizzando contenitori a chiusura ermetica, chiaramente etichettati;v) disporre (su conforme parere del medico competente) misure protettive particolari per quei la-

voratori per i quali l’esposizione può rappresentare rischio particolarmente elevato e quali misu-re igieniche obbligatorie indicate dall’art. 65 del decreto stesso, che qui si sintetizzano;

w) assicurare che gli esposti dispongano di servizi igienici appropriati ed adeguati;x) assicurare che i dispositivi di protez. individ. (DPI) siano custoditi, controllati e puliti ad ogni uti-

lizzazione, e sostituiti quando difettosi;y) vietare l’assunzione di cibi e bevande o fumare nelle zone di lavoro per gli agenti sottoposti a

protezione radiologica indicare le prescrizioni dell’esperto qualificato e del medico autorizzato.

Colonna 8 Indicare eventuali altre misure assicurate (Non compilare in caso di rischio I).

Colonna 9 Indicare le misure di cui alla colonna (7) che non sono state ancora assicurate (Non compilare incaso di rischio I).

Colonna 10 Indicare quali tempi si prevedono per l’attuazione di dette misure ed eventuali provvedimenti so-stitutivi (Non compilare in caso di rischio I).

Colonna 11 Indicare le procedure d’emergenza richieste dall’agente chimico: Lavaocchi, doccia, modalità diprimo soccorso sanitario, (Non compilare in caso di rischio I).

Colonna 12 Indicare le modalità con le quali sono effettuate formazione e informazione dei rischi.(In che mo-do le persone esposte sono messe a conoscenza delle procedure di lavoro, ecc.) (Non indispensabiliin caso di rischio I).

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57LEGGI E CIRCOLARIORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Leggi e circolari

Ministero delle Infrastrutture e dei TrasportiDecreto 8 maggio 2003Recepimento della direttiva 2002/80/CE della Commissione del 3 ot-tobre 2002 che adegua al progresso tecnico la direttiva 70/220/CEEdel Consiglio, relativa alle misure da adottare contro l'inquinamentoatmosferico da emissioni dei veicoli a motore.

Gazzetta Ufficiale n. 206 del 5 settembre

***Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 luglio 2003Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degliobiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposi-zioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) ge-nerati dagli elettrodotti.

Gazzetta Ufficiale n. 200 del 29 agosto 2003

***Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 luglio 2003Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degliobiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposi-zioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a fre-quenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz.

Gazzetta Ufficiale n. 199 del 28 agosto 2003

***Ministero delle Infrastrutture e dei TrasportiDecreto 10 luglio 2003, n. 238Disposizioni concernenti le procedure di omologazione dei filoveicoliper il trasporto di persone.

Gazzetta Ufficiale n. 199 del 28 agosto 2003

***Decreto Legislativo 8 luglio 2003, n. 235Attuazione della direttiva 2001/45/CE relativa ai requisiti minimi disicurezza e di salute per l'uso delle attrezzature di lavoro da partedei lavoratori.

Gazzetta Ufficiale n. 198 del 27 agosto 2003

***Decreto Legislativo 12 giugno 2003, n. 233Attuazione della direttiva 1999/92/CE relativa alle prescrizioni mini-me per il miglioramento della tutela della sicurezza e della salute deilavoratori esposti al rischio di atmosfere esplosive.

Gazzetta Ufficiale n. 197 del 26 agosto 2003

Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione 15 luglio 2003, n. 13Cause di esclusione dalle gare d'appalto per l'esecuzione di lavoripubblici. Profili interpretativi ed applicativi. (Determinazione n.13/2003).

Gazzetta Ufficiale n. 196 del 25 agosto 2003

***Decreto del Presidente della Repubblica 3 luglio 2003, n. 222Regolamento sui contenuti minimi dei piani di sicurezza nei cantieritemporanei o mobili, in attuazione dell'articolo 31, comma 1, dellalegge 11 febbraio 1994, n. 109.

Gazzetta Ufficiale n. 193 del 21 agosto 2003

***Testo Coordinato del Decreto Legge 27 giugno 2003, n. 151Testo del decreto-legge 27 giugno 2003, n. 151, coordinato con lalegge di conversione 1° agosto 2003, n. 214 (in questo stesso supple-mento ordinario alla pag. 5), recante: "Modifiche ed integrazioni alcodice della strada".

Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 186 del 12 agosto 2003

***Decreto Legislativo 12 giugno 2003, n. 210Attuazione della direttiva 2000/9/CE in materia di impianti a funeadibiti al trasporto di persone e relativo sistema sanzionatorio.

Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 184 del 9 agosto 2003

***Cassa Depositi e PrestitiCircolare 29 luglio 2003, n. 1253Linee guida sugli investimenti finanziabili dalla Cassa depositi e prestiti.

Gazzetta Ufficiale n. 184 del 9 agosto 2003

***Ministero delle Infrastrutture e dei TrasportiDecreto 20 giugno 2003Recepimento della direttiva 2001/85/CE del Parlamento europeo edel Consiglio del 20 novembre 2001, e della rettifica, concernente ledisposizioni speciali da applicare ai veicoli adibiti al trasporto pas-seggeri aventi più di otto posti a sedere oltre al sedile del conducen-te e recante modifica delle direttive 70/156/CEE e 97/27/CE.

Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 183 del 8 agosto 2003

***Decreto Legislativo 24 giugno 2003, n. 209Attuazione della direttiva 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso.

Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 182 del 7 agosto 2003

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LEGGI E CIRCOLARI58ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Ministero dell'InternoCircolare 20 giugno 2003, n. 11Influenze della direttiva 97/23/CE, concernente gli equipaggiamentia pressione, nelle procedure di autorizzazione alla commercializza-zione degli estintori d'incendio ed al rinnovo.

Gazzetta Ufficiale n. 182 del 7 agosto 2003

***Ministero delle Comunicazioni Decreto 22 luglio 2003Modalità per l'acquisizione dei dati necessari per la tenuta del cata-sto delle infrastrutture delle reti radiomobili di comunicazione pub-blica.

Gazzetta Ufficiale n. 180 del 5 agosto 2003

***Decreto del Presidente della Repubblica 14 novembre 2002, n. 318Regolamento concernente la realizzazione di progetti e programminei settori aeronautico, spaziale e dei prodotti elettronici ad alta tec-nologia suscettibili di impiego duale, a norma dell'articolo 2 dellalegge 11 maggio 1999, n. 140.

Gazzetta Ufficiale n. 175 del 30 luglio 2003

***Decreto Legislativo 23 giugno 2003, n. 195Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 19 settembre 1994,n. 626, per l'individuazione delle capacità e dei requisiti professionalirichiesti agli addetti ed ai responsabili dei servizi di prevenzione eprotezione dei lavoratori, a norma dell'articolo 21 della legge 1°marzo 2002, n. 39.

Gazzetta Ufficiale n. 174 del 29 luglio 2003

***Ministero delle Attività produttiveDecreto 3 luglio 2003, n. 194Regolamento concernente l'attuazione della direttiva 98/101/CE del-la Commissione del 22 dicembre 1998, che adegua al progresso tec-nico la direttiva del Consiglio 91/157/CEE relativa alle pile ed agli ac-cumulatori contenenti sostanze pericolose.

Gazzetta Ufficiale n. 173 del 28 luglio 2003

***Avviso di rettificaComunicato relativo al decreto legislativo 27 dicembre 2002, n. 302,recante: "Modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente dellaRepubblica 8 giugno 2001, n. 327, recante testo unico delle disposi-zioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione perpubblica utilità".

Gazzetta Ufficiale n. 173 del 28 luglio 2003

Decreto Legislativo 8 luglio 2003, n. 188Attuazione delle direttive 2001/12/CE, 2001/13/CE e 2001/14/CE inmateria ferroviaria.

Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 170 del 24 luglio 2003

***Ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorioDecreto 12 giugno 2003, n. 185Regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque re-flue in attuazione dell'articolo 26, comma 2, del decreto legislativo11 maggio 1999, n. 152.

Gazzetta Ufficiale n. 169 del 23 luglio 2003

***Decreto Legislativo 24 giugno 2003, n. 182Attuazione della direttiva 2000/59/CE relativa agli impianti portualidi raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi ed i residui del carico.

Gazzetta Ufficiale n. 168 del 22 luglio 2003

***Ministero delle Attività produttiveDecreto 30 aprile 2003, n. 175Regolamento recante disposizioni per il rilascio dell'autorizzazione agliorganismi di certificazione in materia di progettazione, di costruzionee immissione in commercio di unità da diporto e loro componenti.

Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 162 del 15 luglio 2003

***C.I.P.E.Deliberazione 14 marzo 2003Programma delle opere strategiche - Programma "Grandi stazioni",legge n. 443/2001. (Deliberazione n. 10/2003).

Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 161 del 14 luglio 2003

***Ministero dell'Economia e delle FinanzeDecreto 7 luglio 2003Tasso di riferimento determinato per il periodo 1° luglio-31 dicembre2003, relativamente alle operazioni a tasso variabile effettuate dagli entilocali, ai sensi dei decreti-legge 1° luglio 1986, n. 318, 31 agosto 1987, n.359 e 2 marzo 1989, n. 66, nonché della legge 11 marzo 1988, n. 67.

Gazzetta Ufficiale n. 160 del 12 luglio 2003

***Ministero delle Attività produttiveDecreto 9 maggio 2003, n. 171Regolamento recante la nuova modulistica per la presentazione e laverbalizzazione delle domande di brevetto per invenzioni industriali,modelli di utilità, disegni e modelli e marchi nazionali.

Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 160 del 12 luglio 2003

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59LEGGI E CIRCOLARIORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Ministero delle Attività produttiveDecreto 27 maggio 2003Graduatorie regionali ordinarie e speciali e graduatorie relative ai"grandi progetti" di cui all'art. 6, comma 3 del decreto del Ministro del-l'Industria, del Commercio e dell'Artigianato n. 527 del 20 ottobre 1995e successive modifiche e integrazioni, concernenti le iniziative ammis-sibili relative alle domande di agevolazione presentate ai sensi del de-creto-legge 22 ottobre 1992, n. 415, convertito, con modificazioni, dal-la legge 19 dicembre 1992, n. 488 per il bando del 2002 del "settore in-dustria" (attività estrattive, manifatturiere, di servizi, delle costruzioni edell'energia) - 14° bando di attuazione e per la seconda applicazionedella misura 2.1.b Pacchetto Integrato di Agevolazioni - PIA Formazio-ne del P.O.N. 2000-2006 "Sviluppo imprenditoriale locale".

Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 157 del 9 luglio 2003

***Agenzia delle EntrateProvvedimento 27 giugno 2003Modifiche al decreto dirigenziale 31 luglio 1998. Introduzione dellemodalità telematiche per l'esecuzione degli obblighi connessi alle pro-roghe, anche tacite, alle cessioni, alle risoluzioni dei contratti di loca-zione e di affitto di beni immobili: approvazione delle relative specifi-che tecniche. Riordino delle disposizioni in materia di registrazione te-lematica dei contratti di locazione e di affitto di beni immobili.

Gazzetta Ufficiale n. 157 del 9 luglio 2003

C.I.P.E.Deliberazione 14 marzo 2003Direttive per la determinazione, in via transitoria, delle tariffe deiservizi acquedottistici, di fognatura e di depurazione per l'anno2002: modifiche ai punti 2.4 e 3.2 della delibera n. 131/2002. (Deli-berazione n. 11/03).

Gazzetta Ufficiale n. 157 del 9 luglio 2003

***Ministero dell'Economia e delle FinanzeDecreto 23 maggio 2003, n. 162Regolamento concernente la riorganizzazione dell'Unità tecnica fi-nanza di progetto, ai sensi dell'articolo 2, comma 4, lettera c), del de-creto legislativo 20 agosto 2002, n. 190.

Gazzetta Ufficiale n. 156 del 8 luglio 2003

***C.I.P.E.Deliberazione 9 maggio 2003Allocazione delle risorse per interventi nelle aree sottoutilizzate -triennio 2003-2005. (Articoli 60 e 61 della legge n. 289 del 27dicembre 2002, legge finanziaria 2003). (Deliberazione n.16/2003).

Gazzetta Ufficiale n. 156 del 8 luglio 2003

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Sentenze

Consiglio di Stato - Sezione VIOrdinanza del 9 ottobre 2003, n. 4398 Gli aumenti tariffari per i servizi di architettura ed ingegneria, decisicon il D.M. del Ministero della Giustizia del 4 aprile 2001, sono validie vanno subito applicati.

***Consiglio di Stato - Sezione VSentenza 1 ottobre 2003, n. 5684 Il fatturato richiesto da un bando per l'ammissione alla gara non puòcertamente essere il doppio dell'importo presunto dell'appalto, madeve essere proporzionale. I requisiti, previsti dagli articoli 13 e 14del D.P.R n. 157/1995, possono essere superati senza però limitare lapartecipazione.

***Consiglio di Stato - Sezione VSentenza 1 ottobre 2003, n. 5675 La decadenza dei vincoli urbanistici preordinati all'espropriazione rendel'area priva di regolamentazione urbanistica. Il Comune è perciò obbli-gato a provvedere a determinare una nuova destinazione per l'area.

***Consiglio di Stato - Sezione VSentenza 29 settembre 2003, n. 5509 Le regole di una gara d'appalto devono essere di norma rispettate in-tegralmente e non possono essere disapplicate nel corso della gara.Se il bando prescrive che le imprese partecipanti ad una ATI devonosottoscrivere la domanda e la domanda è sottoscritta solo dalla ca-pogruppo l'ATI va esclusa dalla gara.

***Consiglio di Stato - Sezione VSentenza 8 settembre 2003, n. 5032 La ristrutturazione di un immobile, ai sensi dell'art. 1, comma 6, lett. b)della Legge n. 443/2001, comprende anche la demolizione e la ricostru-zione con la stessa sagoma. In questo caso, per le distanze tra edifici,possono essere mantenute quelle preesistenti, anche se fuori norma.

***Consiglio di Stato - Sezione VSentenza 23 giugno 2003, n. 3716 La cessione dell'area per la realizzazione della strada, l'effettivo suoutilizzo pubblico, l'inserimento nella toponomastica e la previsione diuna illuminazione pubblica, realizza in modo conclamato la destina-zione ad uso pubblico della strada, indipendentemente dalla formali-tà di cessione con atto pubblico.

Consiglio di Stato - Sezione VSentenza 16 giugno 2003, n. 3380 E' legittima l'esclusione di una ditta il cui legale rappresentante hasubito una condanna penale incidente sul requisito dell'idoneità mo-rale dell'impresa anche se il reato è stato commesso quale rappresen-tante di un'altra impresa e anche se la condanna risale a tempo ad-dietro.

***Consiglio di Stato - Sezione VSentenza 13 giugno 2003, n. 3333 E' al momento del rilascio della concessione edilizia che, a norma de-gli articoli 1, 3, 6 e 11 della Legge n. 10/77, si deve determinare l'en-tità del contributo concessorio e da quel momento scatta l'obbligodel concessionario al pagamento.

***Consiglio di Stato - Sezione VISentenza 30 maggio 2003, n. 2989 Negli appalti di servizi è ammissibile il raggruppamento di imprese ditipo verticale. I requisiti tecnici, economici e finanziari debbono es-sere posseduti dal raggruppamento nel suo complesso e non neces-sariamente anche da ciascun partecipante.

***Consiglio di Stato - Sezione VSentenza 1 ottobre 2003, n. 5648 Se i lavori autorizzati da una concessione o autorizzazione ediliziasono di modesta entità, per determinare l'inizio dei lavori bastanoanche lavori di lieve entità.

***Consiglio di Stato - Sezione VISentenza 27 maggio 2003, n. 2968 In fase di gara l'Amministrazione non può che verificare che le im-prese abbiano le certificazioni SOA per le categorie di lavori richiestedal bando. Non possono entrare nel merito delle categorie certifica-te, né stabilirne l'equipollenza.

***Corte di Cassazione - Sezione I civileSentenza 8 settembre 1999, n. 9508 È nullo il contratto d'appalto per la costruzione di un'opera abusiva,per cui l'appaltatore non ha diritto a percepire nessun compenso perla realizzazione della costruzione (artt. 1346 e 1418 c.c.).

***Corte di Cassazione - Sezione II civileSentenza 6 maggio 1999, n. 4539 All'esperto che abbia provveduto alla valutazione di una pluralitàdi cose pignorate competono distinti onorari per ognuno degli im-porti stimati, salvo la necessità di riaccorpare i beni artificiosa-mente frazionati che abbiano richiesto operazioni peritali pura-mente ripetitive.

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SENTENZE60ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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61UNIVERSITÀORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Premesso che:• Le Linee-Guida per la Politica Scientifica e Tecnologica del Governo, approvate dal CIPE il 19 aprile 2002,

hanno posto, quale obiettivo dell’asse IV, la promozione della capacità d’innovazione nelle imprese attraver-so la creazione d’aggregazioni sistemiche a livello territoriale;

• Le Linee-Guida stesse individuano a tale scopo, tra gli strumenti d’attuazione, lo sviluppo di azioni concer-tate da tradursi in specifici accordi di programma mirati a realizzare sinergie nei programmi e complementa-rietà finanziarie;

• Nell’area della Regione Campania è stata accertata l’esistenza delle condizioni di base, industriali e scienti-fiche, per realizzare un distretto tecnologico di successo ed è stato identificato nei materiali polimerici ecompositi l’ambito dell’iniziativa, con l’obiettivo dell’eccellenza internazionale nell’ambito dell’ingegneria deisuddetti materiali avanzati;

• Il settore dei materiali polimerici e compositi è rilevante per dimensione e per tasso di crescita ed offre,inoltre, significative opportunità di discontinuità tecnologica;

• Le competenze scientifiche e tecnologiche campane, pubbliche e private, occupano, con riferimentoall’ingegneria dei materiali polimerici e dei compositi a matrice polimerica, un posto d’assoluto rilievo a liv-ello nazionale e internazionale, come dimostrato dal numero significativo di ricercatori presenti sul territo-rio, dalla rilevanza delle pubblicazioni scientifiche campane, dalla rete delle collaborazioni con prestigioseistituzioni scientifiche internazionali;

• in questo contesto il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e la Regione Campania sonoimpegnati a svolgere, nei settori scientifici e tecnologici predetti, la propria azione di governo attraversoiniziative mirate:- al sostegno alla ricerca;- al potenziamento dei settori ad elevata tecnologia o di particolare rilevanza strategica,.- all’incremento del grado di innovatività delle imprese;- alla valorizzazione del capitale umano e delle iniziative che promuovono il collegamento tra le imprese ed

i centri tecnologici connessi con le università ed i centri di ricerca;- all’incentivazione della mobilità dei ricercatori sia a livello internazionale sia a livello di scambi tra

Università e imprese- all’efficace coinvolgimento di tutti i soggetti che sono impegnati nello sviluppo del territorio: Enti Locali,

Università, Centri di Ricerca, Imprese, Associazioni.

Il ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca e la regione campania sottoscrivono il presente protocollo d’intesa

Articolo 1Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (di seguito MIUR) e la Regione Campania (di seguitoRegione) si impegnano a contribuire alla realizzazione nel territorio campano di un distretto tecnologico nel set-tore dell’ingegneria dei materiali polimerici e compositi. Costituiscono obiettivi del presente protocollo:a) l’attivazione di infrastrutture condivise per la ricerca e la sperimentazione industriale dei materiali polimeri-

ci e compositi;b) l’attivazione di progetti di ricerca nell’area territoriale di riferimento;

MINISTERO DELL’ISTRUZIONE DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA REGIONE CAMPANIA

Protocollo d’intesa per la realizzazione nell’area campana di un distretto tecnologico nel settore

dell’ingegneria dei materiali polimerici e compositi

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c) la promozione dello sviluppo tecnologico in Campania dei settori applicativi legati ai materiali polimerici ecompositi, al fine di accrescerne il peso sul PIL regionale;

d) il potenziamento della formazione dei talenti operanti nel campo dell’ingegneria dei materiali polimerici ecompositi;

e) la promozione della crescita dell’imprenditorialità tecnologica nell’area del distretto attraverso la costituzionedi un fondo dedicato al seed e all’early stage financing.

A tali fini il MIUR si impegna, nell’ambito delle proprie competenze e attraverso i propri strumenti di interven-to, a contribuire al finanziamento di progetti di ricerca industriale e sviluppo precompetitivo, di formazione pro-fessionale di ricercatori, nei settori del presente protocollo;

Ai fini sopra descritti la Regione si impegna, nell’ambito delle proprie competenze e attraverso i propri stru-menti di intervento, a contribuire al finanziamento per l’attivazione e la gestione di infrastrutture per laricerca e la sperimentazione industriale sui materiali polimerici e compositi; si impegna inoltre a contribuireal finanziamento d’iniziative di promozione delle opportunità offerte dalla ricerca sui materiali polimerici ecompositi per l’innovazione tecnologica delle aziende esistenti e per la creazione di nuove imprese, si impeg-na infine a contribuire al finanziamento di un fondo di seed ed early stage financing per le start-up tecno-logiche del distretto.

Articolo 2Ai fini dell’attuazione del presente Protocollo di Intesa, le parti si impegnano a sottoscrivere uno o più Accordidi Programma che individueranno gli ambiti e le modalità di intervento, gli impegni finanziari reciproci, le formedi coordinamento, di verifica e controllo degli interventi, nonché i tempi di realizzazione e le reciproche tutelein caso di inadempienza.

Articolo 3Aderiscono al presente Protocollo d’Intesa, manifestando il proprio interesse e impegnandosi per il successo del-l’iniziativa i seguenti soggetti:- Università degli Studi “Federico II” di Napoli, per conto del Centro di Competenza “Nuove tecnologie per le

attività produttive”- Istituto Banco di Napoli Fondazione- Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA) S.C.p.A.- Alenia S.p.A.- Bracco S.p.A.- Consorzio T.R.E.- Elasis S.C.p.A.- Fincantieri S.p.A.- MCM S.p.A.- Pirelli Labs S.p.A.- SEDA International S.p.A.- STMicroelectronics s.r.l.

Napoli, 17 luglio 2003 Il Presidente della il Ministro dell’Istruzione Regione Campania dell’Universita’ e della RicercaAntonio Bassolino Letizia Moratti

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