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24 Scarp detenis febbraio 2016 COPERTINA Uno, nessuno, Sono cinquantamila le persone senza dimora che vivono in Italia secondo la ricerca realizzata da Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Fio.Psd, Istat e Caritas Italiana. Per loro, per la prima volta, sono stati fissati dei livelli minimi di assistenza da erogare. Questo il senso delle “Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta in Italia”, documento che stabilisce criteri e progettualità per lo stanziamento delle risorse nel settore della homelessness. Uno su tutti l’housing first, casa subito a chi vive in strada. Le immagini di queste pagine sono tratte da Workshop Homelessness, promosso da Fio.Psd per avere immagini rispettose delle persone e del tema grazie alla collaborazione di Sandro Ariu e Federica De Angeli [email protected]_Scarp 20/01/16 16:21 Pagina 24

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24 Scarp de’tenis febbraio 2016

COPERTINA

Uno, nessuno,

Sono cinquantamila le persone senza dimorache vivono in Italia secondo la ricerca realizzatada Ministero del lavoro e delle politiche sociali,Fio.Psd, Istat e Caritas Italiana. Per loro, per la prima volta, sono stati fissati dei livelli minimi diassistenza da erogare. Questo il senso delle “Linee diindirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adultain Italia”, documento che stabilisce criteri e progettualità perlo stanziamento delle risorse nel settore della homelessness. Uno su tutti l’housing first, casa subito a chi vive in strada.

Le immagini di questepagine sono tratte daWorkshop Homelessness,promosso da Fio.Psd peravere immagini rispettosedelle persone e del temagrazie alla collaborazionedi Sandro Ariu e Federica De Angeli

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25febbraio 2016 Scarp de’tenis

cinquantamila

CreditsInsegnanti: Federica De Angeli (www.federicadeangeli.com)

e Sandro Ariu (www.sandroariu.it)Studenti: Danilo Ciscard, Daniele Zappavigna, Stella Ingrassia,

Enzo Berti, Ettore Chernetich, Ilaria Gallizia, Ombretta Cutuli, Paola Peruch

Fio.Psd: Michele Ferraris e Paolo Pezzana

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presidente Fio.Psd (Federazioneitaliana organizzazioni personesenza dimora) nel commentare le“Linee di indirizzo per il contrastoalla grave emarginazione adulta inItalia”, il documento presentato daFio.Psd, Ministero del lavoro e del-le Politiche sociali e dalle 12 Cittàmetropolitane che stabilisce criterie progettualità per lo stanziamentodelle risorse nel settore della home-lessness.

«Il lavoro è durato due anni –argomenta Avonto – e ci ha vistiimpegnati a incontrare tante realtàsu tutto il territorio nazionale, a

raccogliere le loro buone pratiche,a farne sintesi e a inserirle nel do-cumento finale, che è stato sotto-scritto anche dalla Conferenza sta-to-regioni. La conseguenza più im-portante è che, d’ora in poi, ogniente pubblico che emanerà bandio erogherà finanziamenti lo faràsulla base di queste Linee guida».

A livello di contenuto l’aspettopiù importante del documento èl’invito a sperimentare modelli in-novativi. Su tutti, quello dell’hou-sing first, che prevede l’accesso im-mediato dei senza dimora ad ap-partamenti indipendenti.

di Generoso Simeone

Istat, anno di riferimento: 2014(novembre-dicembre)

Note metodologiche: indagine condotta su 158 comuniitaliani

Nell’indagine NON sono staticompresi:- i senza dimora che nei mesi

dell'indagine non hanno MAIusufruito di un servizio mensa,dormitorio o altro servizio

- minori- rom- chi pur non avendo casa è

ospitato da amici, parenti o simili

«Un documento storicoper una serie di motivi. Perla prima volta non è stato ilMinistero a scriverlo, ma siè arrivati alla sua stesuragrazie a un processo condi-viso e articolato che ha coin-volto tutti gli attori protago-nisti. Per la prima volta ven-gono fissati dei livelliminimi di assistenza da ero-gare a persone in stato digrave emarginazione. Per laprima volta si spinge a pun-tare su modelli innovativi».

È soddisfatta Cristina Avonto,

COPERTINA

CHI È IL SENZA DIMORA

21,4%39,6%

56,0%76,5%58,2%85,7%

UOMO STRANIEROVIVE

DA SOLOVIVE

AL NORDHA LA LICENZA

MEDIAÈ SENZA DIMORA

DA PIÙ DI QUATTRO ANNI

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Molti l’hanno già definita una rivoluzione culturale.Perché per la prima volta inItalia vengono stabiliti dei livelliminimi essenziali, a livellonazionale, per combattere gli stati di bisogno dei senza dimora. Ma anche perché, d’ora inavanti, chi sui territori erogaservizi di contrasto alla povertàdeve fare per forza riferimento,per ottenere finanziamenti, aquesta nuova cassetta degliattrezzi stabilita dal Ministerodel lavoro e delle politichesociali, Fio.Psd e 12 Cittàmetropolitane. Infine, perché leLinee di indirizzo rappresentanoil primo documento ufficiale diprogrammazione nel settoredella grave marginalità cheGoverno, Regioni ed enti localisono chiamati a seguire perinvestire fondi pubblici in servizie strategie abitative innovative.La seconda grande novitàriguarda il servizio di housingfirst. Nell’ambito del complessotema della residenza, le Linee di indirizzo evidenziano come le azioni più efficaci sianoquelle che permettono allepersone di uscire dallacondizione di homeless tramitel’accesso diretto alla casa. (gs)

«Se con questo sistema, a NewYork, sono riusciti a ridurre drasti-camente il numero delle personeche dormono per strada, credo siapossibile applicarlo anche in Italia– dice Cristina Avonto –. Non dicodi chiudere subito tutti i dormitoriperché sarebbe da irresponsabili. Iservizi tradizionali devono rima-nere anche perché sono la rispostaai grandi numeri. Però dobbiamofar crescere modelli innovativi perconcretizzare dei reali percorsi diuscita dalla povertà».

Via alla sperimentazioneLa Fio.Psd, da febbraio 2014, ha av-viato una sperimentazione del mo-dello housing first. In 26 comuni didieci regioni, per un totale di 90 ap-partamenti gestiti da 51 soggetti delprivato sociale, 160 persone sonostate tolte dalla strada e inserite inuna casa. «I risultati ci sono e perquesto si può e si deve seguire que-

Dopo una formazione sull’homelessness, e parecchi sopralluoghiprima degli scatti, i fotografi/allievi hanno lavorato per dieci mesi realizzando una serie diimmagini che indagano a fondo luoghi e persone

Lo scorso dicembre a Roma sono stati presentati i dati della secondaindagine nazionale sulle persone senza dimora curate da Ministerodel Lavoro e delle Politiche sociali, Fio.Psd, Istat e Caritas Italiana, atre anni di distanza dalla prima. La rilevazione sul campo, cuore della nuova indagine, è stata con-

dotta a novembre e dicembre 2014. In quei due mesi, le personesenza dimora che hanno utilizzato servizi di mensa o accoglienzanotturna nei 158 maggiori comuni italiani sono state 50.724, il 2,43‰della popolazione, in aumento rispetto al 2011 (+6,5%), quando eranoil 2,31‰ (47.648 persone). Oltre la metà vive nel nord (diminuisce la presenza nel nord-est),

circa un quarto nel Mezzogiorno (presenza in aumento), con una no-tevole concentrazione nei grandi centri urbani, in particolare Milanoe Roma. Oltre la metà sono concentrati in sette città: Milano (23,7%del totale dei senza dimora in Italia), Roma (15,2%), Palermo (5,7%),Firenze (3,9%), Torino (3,4%), Napoli (3,1%) e Bologna (2%).Tale distribuzione è legata all’offerta dei servizi di mensa e acco-

glienza notturna: circa il 60% ha sede nel nord, solo un quinto nelmezzogiorno. Rispetto al 2011, sono diminuiti i servizi (-4,2%), masono aumentate le prestazioni erogate (+15,4%); ciò non si è tradottoin un pari aumento del numero di senza dimora, in quanto moltedelle prestazioni in più sono state erogate a chi già ne usufruiva. Inparticolare, i posti letto e le mense sono diminuiti entrambi del 4%,ma le accoglienze notturne sono aumentate del 27% e i pasti erogatidel 22%. In crescita servizi diversi: distribuzione medicinali (+6,8%),unità di strada (+8,8%), accoglienze diurne (+3,5%) e centri di ascolto(+7%). Aumentato (+7,3%) anche l’accesso ai servizi sociali.Le persone senza dimora in Italia sono soprattutto uomini, con

meno di 54 anni e con basso titolo di studio. Il 68,7% (ovvero il 97,2%degli italiani e il 48,1% degli stranieri) hanno la residenza anagrafica,cioé sono iscritti all'anagrafe di un Comune. Rispetto al 2011, piùspesso vivono soli e da più tempo sono nella condizione di senza di-mora: diminuiscono coloro che lo sono da meno di tre mesi, mentreaumenta la quota di chi lo è da più di due anni. Più di un quarto dichiara di lavorare (guadagnando in media circa

300 euro), ma diminuiscono coloro che lo fanno stabilmente e au-mentano coloro che non hanno mai lavorato, soprattutto tra gli stra-nieri. Parallelamente cresce anche la quota di chi riceve aiuti in denaroda familiari, amici o parenti e, tra gli stranieri, da estranei (collette,associazioni di volontariato o altro). La separazione dal coniuge o daifigli, insieme alla perdita di un lavoro stabile, è un evento semprepiù rilevante, anche per le donne, nel percorso di progressiva emar-ginazione, sperimentato dal 58% degli stranieri e da quasi il 70%degli italiani (circa 3 punti percentuali in più rispetto al 2011).Dalla precedente analisi, erano state escluse le persone senza di-

mora che non frequentano mense o accoglienze notturne. Ora c’è undato. Anche queste ultime a Torino, infatti, sono state stimate attra-verso le unità di strada e risultano essere il 4,7% della popolazionecomplessiva dei senza dimora; una popolazione limitata e, rispettoa chi si rivolge ai servizi, più spesso dormono per strada, sono italiani(circa la metà), non hanno mai formato legami familiari, non lavoranoe presentano problemi di dipendenza, soprattutto da alcol.

Nicoletta Pannuzi Direzione centrale statistiche socio-economiche Istat

Aumentano i senza dimora in Italia,oltre cinquantamila persone in strada

LA RICERCA

scheda

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DOVE VIVONO

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Le unità di stradarestano uno strumentofondamentale perintercettare tuttequelle persone chenon si rivolgono ai servizi di assistenza

di Laura Guerra

Si chiama Jesce Juornoe deveil suo titolo ad una fra le piùbelle canzoni di Pino Danie-le. Intraducibile invocazionenapoletana che propizia lasperanza di un giorno mi-gliore dà il nome ad un nuovoservizio di accoglienza diur-na attivo nel centro di Napo-li. Jesce Juorno offre ognigiorno un’opportunità: c’è losportello di ascolto, media-zione familiare, counseling equello di consulenza legale etutela dei diritti; ci sono i la-boratori di arte e manualità,gli spazi per le attività ricrea-tive, ci sono i percorsi di pre-qualificazione professionale,un internet point, una biblio-teca.

Si esce dai centri di accoglienzanotturna e invece di doversi orga-nizzare in qualche modo il tempo,

sta via – insiste Avonto –. Tenere lepersone in dormitori e mense tam-pona un’emergenza, ma non per-mette di uscire dalla condizione dibisogno». La presidente Fio.psdevidenzia poi altri aspetti positividelle Linee di indirizzo: «Final-mente viene data una linea unifor-me sul tema della residenza e sispinge verso una reale integrazio-ne tra sociale e sanitario dato chespesso c’è una preponderanzadell’uno a discapito dell’altro. Altroelemento da sottolineare è il rico-noscimento della storia dei servizisociali e di quanto di buono è statofatto finora. Inoltre, viene dato ri-salto al lavoro delle unità di strada,cosa finora mai fatta».

Nel 2016 la Fio.Psd sarà impe-gnata a diffondere le Linee guida.«Aiuteremo i nostri soci – diceAvonto – a leggerle e a interpretar-le. Spiegheremo anche come pro-gettare politiche innovative».

Spazio anche per una critica.«Avremmo voluto – concludeAvonto – qualcosa di più sulle pra-tiche innovative. E manca del tuttola questione del reddito universa-listico. Strumenti di social card nonbastano, ma almeno abbiamo otte-nuto che vengano erogati su tuttoil territorio».

Jesce Juorno,nuoveopportunitàagli homeless

COPERTINA

Un progetto innovativo a Napoli, in cui i senza dimora hanno davveroun’opportunità di crescita personale

NORD OVEST38%

NORD EST18%

CENTRO23,7%

SUD11,1%

FIRENZE3,9%

TORINO 3,4%

NAPOLI3,1%

BOLOGNA 2%

PALERMO5,7%

ROMA15,2%

MILANO23,7%

ISOLE9,2%

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PADOVA

sia che diluvi, faccia freddo o bruciil solleone, si può scegliere di farparte di Jesce Juorno, nuovo serviziodi accoglienza diurna realizzato dal-la cooperativa sociale La Locomo-tiva con il sostegno del Comune diNapoli.

Non solo un riparoAttivato nelle prime settimanedell’anno, si pone l’obiettivo di of-frire ai senza dimora non solo riparoma giornate ricche di attività inte-ressanti, alle quali ogni persona po-trà partecipare orientato dall’équi-pe educativa che ne valuterà le atti-tudini, le risorse e le capacitàdimenticate e sepolte sotto i rovescidella vita in strada.

Gli operatori sociali sono forma-ti per offrire un intervento basatosulla relazione e sulla proposta, par-tendo dall’adesione a un patto for-mativo individuale per ciascun

ospite. In questo modo ogni perso-na si rende protagonista di un per-corso che la rende parte attiva delsuo recupero facendola sentire alcentro. Secondo le propensioni per-sonali l’ospite può potenziare il latoartistico e creativo, riscoprendo labellezza del sapere e del saper fare,attraverso il riuso di oggetti riciclatie materiali naturali; rinforzare leabilità informatiche; riscoprire lebellezze paesaggistiche e artistichedella città durante le visite; ascolta-re musica o vedere film, leggere unlibro durante i laboratori di socializ-zazione e tempo libero; usufruiredello sportello di segretariato socia-le pensato per dare orientamento econsigli utili a risolvere conflitti fa-miliari, gestire pratiche burocrati-che, o affermare i diritti di cittadi-nanza.

In calendario anche laboratori dipre-qualificazione professionale in

cui gli utenti, seguiranno program-mi di formazione, di scrittura crea-tiva e di giornalismo che puntano alreinserimento lavorativo.

Un clima di condivisioneIl clima di condivisione e di familia-rità del servizio di accoglienza siconsolida durante il momento delpranzo previsto quotidianamentedurante il quale insieme si apparec-chia, si partecipa cucinando, si servea tavola. Due le sedi delle attività:l’istituto “Sant’Antonio La Palma”nel rione Sanità e la redazione diScarp de’ tenis nel centro antico.

Jesce Juorno fa parte del SistemaIntegrato per i senza dimora pro-gettato dalla Locomotiva che pre-vede l’accoglienza notturna pressol’istituto “La Palma”, un servizio dihousing sociale a “Villa Jovis”, beneconfiscato alla camorra e il progettoScarp de’ tenis.

29febbraio 2016 Scarp de’tenis

NAPOLI

Come una coincidenza, proprio mentre gli operatori dellaCaritas di Padova stavano lavorando al loro primo progettodi housing first, una parrocchia del centro città li contattòper mettere a disposizione due appartamenti in comodatod’uso. «Ci è sembrato un segno – racconta Sara Ferrari –.Come Caritas ne avevamo altri due, e siamo partiti con il pro-getto La strada verso casa».Quello che stanno sperimentando a Padova è una sorta

di ibrido tra l’accoglienza tradizionale e il modello “puro” dihousing first nordeuropeo, che prevede una sola personaper casa. «Da noi non sarebbe stato sostenibile, perché lepersone non hanno un reddito di cittadinanza e chi non haun lavoro non può contribuire alle spese. Per questo non re-stano per un tempo indeterminato ma per circa un anno».Così dal 2013 hanno accolto una ventina di persone, di

cui otto camminano già con le proprie gambe. Alcuni avevanoquindici anni di strada alle spalle, altre l’avevano persa dapoco o erano a rischio. Come Alessandro: era un artigiano, ma a causa della crisi

perse il lavoro, la casa, tutto. E arrivò pure una condanna adodici mesi in carcere. Lì scoprì di soffrire di una grave formadi diabete che richiedeva molti esami e cure continue. «Finché è stato dentro ha potuto curarsi, quando è uscito,

senza casa, non è più riuscito a essere costante nelle cure: ecome si fa in strada? Aveva iniziato a fare dentro e fuori dal-

Housing first a tempo per chi non ha reddito: «Così in molti hanno potuto ricominciare»

l’ospedale, peggiorando sempre più». Fu il dormitorio a se-gnalarlo alla Caritas. «Gli abbiamo dato una delle nostrecase: con uno spazio suo è riuscito a curarsi fisicamente epsicologicamente. Dopo otto mesi è riuscito a trovare un con-tratto a tempo indeterminato e ora vive autonomamente».Il percorso, certo, è fatto di piccoli passi, che a volte pos-

sono sembrare banali. «C’è stato chi ci ha rivelato che i primigiorni faticava a dormire in un letto vero. O un’altra persona,a cui avevamo chiesto di fotografare dei momenti per luisimbolici della differenza tra la vita in casa e quella in strada,che ha fotografato il water».

Marta Zanella

Gli operatorisociali sono formati per offrire unintervento basatosulla relazione esulla proposta,partendodall’adesione a un pattoformativoindividuale perciascun ospite.Così ognuno sisente parte attiva

50.724il numero dei senza dimorain Italia

2,43 ‰i senza dimora sul totale della popolazione

+ 6,5%percentuale di crescita rispetto al 2011

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L’unità di strada della Caritasdiocesana vicentina è nataun’estate di circa dieci annifa; alcuni volontari del ricove-ro invernale di emergenza,dispiaciuti di perdere i con-tatti con chi aveva dormitoper tanti mesi a Casa SanMartino, decisero di andare atrovarli nei parchi e sotto iportici dove trovavano allog-gio precario durante l’estate.

Alla chiusura del ricovero inver-nale la maggior parte dei senza tettoparte in cerca di lavori stagionali, maalcuni restano e sono proprio i piùproblematici. L’unità di strada si èdata un nome che è anche simbolicodel compito che si prefigge: “Grup-po di condivisione”, si chiama, a si-gnificare il desiderio di affiancarequeste persone e tentare di fare unpo’ di strada insieme.

Rafforzando la relazione si speradi aiutare qualcuno a cambiare leg-germente rotta, ad accettare un sep-

pur minimo progetto per la propriavita, ad affidarsi all’educatore Cari-tas o del Comune per cercare insie-me una soluzione al proprio isola-mento, alla propria esclusione datutti i canali della società. Il gruppodi condivisione è divenuto fin da su-bito una vera e propria unità di stra-da, collegata anche al servizio dellaCroce Rossa, a quello del Comune eai volontari dell’associazione PapaGiovanni XXIII, l’attività ora prose-gue anche nei mesi invernali.

Un servizio di ascoltoQuello Caritas rimane però un ser-vizio che privilegia il contatto e lacondivisione; non si occupa di distri-buire viveri o vestiario, solo copertein caso di necessità, ma si proponedi “agganciare” chi tende a voler re-stare a vivere in strada, riducendo alminimo i rapporti con i servizi e cul-landosi nell’illusione di vivere inquesto modo un’indipendenza inrealtà solo apparente.

In strada peragganciarechi non chiede aiutodi Cristina Salviati

Si chiama “Gruppo di condivisione”l’unità di strada nata per affiancarele persone più problematiche oquelle escluse dai servizi di base

Fare la lavatrice. Sembra semplice, ma per chi sta in strada da anni tornare avivere in una casa vuol dire reimparare a fare mille cose, compreso usare gli elet-trodomestici. «Questa fase è forse quella più complessa: riabituarsi a una casa.Su 43 persone che abbiamo inserito nei nostri 24 appartamenti con il progetto dihousing first, 38 vivono in strada da più di tre anni», spiega Serena Panico del-l’associazione Amici di Piazza Grande.

Lo scorso anno Piazza Grande ha vinto un bando del comune di Bologna,“Housing first Co.Bo”, per dare casa a 64 persone in 16 mesi. Loro avevano giàun progetto simile che in tre anni ha dato un tetto a 44 adulti e 24 famiglie. Ilcomune di Bologna è stato il primo in Italia, insieme a Rimini, a dare il via a unprogetto di housing first promosso da un’istituzione.

Da un mese in uno dei loro monolocali vive Andrej, cinquantenne di originerussa. «Per lui è stata dura entrare: voleva una casa vera, ma ne era anche spa-ventato perché viveva da 25 anni tra strada e dormitori – racconta Panico –.Bello è che anche il vicinato lo sta aiutando. C’è chi gli fa ripartire la caldaiaquando si spegne e lui non sa come fare, lo hanno coinvolto anche nei turni dipulizia del palazzo».

Per accedere a un appartamento non è necessario aver fatto un percorso par-ticolare: «Chiediamo solo che rispettino le regole della civile convivenza e parte-cipino agli incontri settimanali con gli operatori. Nessuno è obbligato, ad esem-pio, a uscire da una dipendenza: la libertà di scelta della persona èfondamentale. Il nostro ruolo è che prendano consapevolezza dei loro compor-tamenti a rischio e decidano di fare dei passi. Certo per noi quando accettano diessere seguiti dai servizi e iniziare una terapia è una vittoria». Chi ha un lavo-retto paga un piccolo contributo: «Sono felici di farlo. E molti confermano cheavere una casa di garantisce quella spinta necessaria per farcela».Marta Zanella

Una casa e la voglia di ricominciare,questa la ricetta di housing first Co.Bo

BOLOGNA

COPERTINA

L’housing first: da quidevono partire i servizidedicati ai senzadimora. La casa è,infatti, il punto da cuipartire per rendereautonome le persone

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31febbraio 2016 Scarp de’tenis

Il servizio di strada èuna rete di volontari pro-venienti da tutta Genovache si occupa di portarepanini, bevande e pasticaldi a persone in diffe-renti situazioni di disagio.Il servizio è attivo 365giorni all’anno e si svolgenelle stazioni e in varipunti della città. Per co-glierne il senso dobbiamopartire dall’elemento prin-cipale del servizio: il pa-nino. Il panino di per sé è pocacosa. Il pane è compostoda pochi e semplici ingre-dienti. Il contenuto, in-vece, può essere vario. Puòconsistere in frittate pre-parate con amore, oppuresottilette e prodotti in sca-tola, gettati lì di fretta. La scelta sta a chi prepara.Usciamo in strada per incontrare la gente, perportare non solo ciò che la comunità prepara perloro, ma anche i “nostri”panini. Quando le giornaterisultano lunghe e fru-stranti, tendo a portarepanini elaborati, con pre-parazioni complesse, macon un sapore che risultaartificiale, incolore chespesso non sazia.Quando le giornate sonopositive invece porto pa-nini semplici, come quelliche si consumano ai chio-schi delle vecchie stazioni. Il panino rivela il suo verosapore, diventando unponte, un mezzo per ri-pensare e condividere lagiornata trascorsa, perparlare male dei politici,per discutere del tempo,per farlo con visi cono-sciuti, o per provare imba-razzo ed entusiasmo cono-scendone nuovi.

Matteo Anselmo

Servizio di stradase il paninodiventa un “ponte”

GENOVA

VICENZA

Dormire in strada è molto oneroso,per la salute e la psiche innanzitutto,ma anche per i legami che sei obbli-gato a rispettare con chi fornisce iservizi. Quello dell’unità di strada èpoi un servizio spesso frustrante,per l’impossibilità di fornire la rispo-sta adeguata a chi si trova in situa-zione di bisogno: incontri personein disagio mentale che, essendo pri-ve di permesso di soggiorno, nonhanno diritto a cure, oppure chenessun servizio specifico si preoccu-pa di conoscere e monitorare.

Ci sono ragazzi appena maggio-renni che non possono accedere aiprogetti adatti alla loro età, oppurecoppie per cui accettare aiuto signi-ficherebbe rinunciare alla propriaintimità.

Il “Gruppo di condivisione” vi-centino si è perciò dato anche ilcompito di segnalare queste lacunedei servizi facendosi carico di solle-citare interventi e aiuti laddove ce nesia bisogno.

Quello della casa, in Sicilia, è un problema di famiglia. Ed è proprioalle famiglie senza casa, a rischio sfratto e a quelle che vivono in conte-sti malsani e non adeguati, che le Caritas di 13 diocesi dell’isola hannoscelto di rivolgersi con il loro progetto di housing first.

«Abbiamo dato casa finora a 145 persone, il 70% di loro apparten-gono a nuclei familiari. La nostra è stata una scommessa: lavorare con lefamiglie invece che coi singoli per certi versi è più complesso da gestire –spiega Domenico Leggio, direttore della Caritas di Ragusa –. Ma sta fun-zionando, tanto che altre città con maggiore esperienza, come Bologna,sono rimaste sorprese dai nostri risultati».

Più complesso perché si tratta di lavorare in rete con tutti i servizi, si-gnifica collaborare con altre realtà per formare gli adulti e aiutarli arientrare nel mondo del lavoro. Ma significa anche stringere alleanzecon le scuole: quando i bambini vivono in alloggi malsani, aumentanole assenze da scuola, gli accessi agli ospedali e ai pediatri. È bastatodare alla famiglia una abitazione adeguata perché in molti casi questiproblemi scomparissero.

Come per Francesco e Anna (i nomi sono di fantasia), due bambini di6 e 4 anni che vivevano in un garage con i genitori, poco più che ven-tenni e troppo precari per affittare un appartamento. È stato un carabi-niere a parlare loro del progetto Housing First Sicilia e a segnalarli a Ca-ritas. «La famiglia, felice di vedere finalmente una luce, si è spostatanella casa che abbiamo trovato per loro con grande emozione, soprat-tutto dei bambini. Da subito sono stati autonomi nel pagarsi le bollettee tra poco il padre, che è un bravissimo muratore e che in questi mesi halavorato duro nei nostri progetti, sarà assunto in una delle nostre coo-perative». (mz)

Housing First Sicilia: «La scommessa?Dare casa alle famiglie in difficoltà»

SICILIA

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