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Giulio Gasparotti (Venezia, 1925) ha cominciato a interessarsi di arti visive come redattore della 3 a pagina del quotidiano “Il Mattino del Popolo” (Ve 1946) e contatti con l’ambiente dell’Accademia di Belle Arti, del Gruppo di Corrente, del Fronte Nuovo delle Arti e dell’amicizia di noti maestri. Giornalista free-lance ha collaborato a diverse riviste specializzate: Le Arti di Garibaldo Marussi, Ars Agency, La Fiera Letteraria, Arte e Turismo, Il Pungolo Verde, La Bottega, Eco d’Arte Moderna, Sette giorni, Sette giorni Veneto (Tv), Arte Triveneta, ecc. Ha diretto i settimanali “Il Veneto” e “Il Nuovo Veneto”. Ha fondato, e diretto per dieci anni, anche come editore, la Rivista Culturale “La Vernice” (Ve). Studioso, conferenziere, critico militante, galleri- sta, si è dedicato agli svolgimenti dell’arte e del- l’estetica contemporanee. Ha scritto saggi e coordinato il Gruppo Pittori Veneti, l’U.P.F. (Unità Pittorica e Formale), Percorsi d’Arte ’90, organiz- zando mostre itineranti in Italia e all’Estero, anche per conto di Enti Pubblici. È stato commissario straordinario ministeriale per la scelta di opere d’arte da collocare in Uffici Pubblici. È consulen- te artistico di varie Associazioni Culturali. Numerose le pubblicazioni, tra le più recenti: Arte Sacra, Breve Storia, Leggere un quadro. In pre- parazione: Il colore nella pittura, La temporalità in pittura. Già libero docente di Storia della critica dell’arte moderna e di Pedagogia dell’espressione visiva. Giulio Gasparotti Edizione La Fornace Pietro Barbieri

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Giulio Gasparotti (Venezia, 1925) ha cominciatoa interessarsi di arti visive come redattore della 3a

pagina del quotidiano “Il Mattino del Popolo” (Ve1946) e contatti con l’ambiente dell’Accademia diBelle Arti, del Gruppo di Corrente, del FronteNuovo delle Arti e dell’amicizia di noti maestri.Giornalista free-lance ha collaborato a diverseriviste specializzate: Le Arti di Garibaldo Marussi,Ars Agency, La Fiera Letteraria, Arte e Turismo, IlPungolo Verde, La Bottega, Eco d’Arte Moderna,Sette giorni, Sette giorni Veneto (Tv), ArteTriveneta, ecc. Ha diretto i settimanali “Il Veneto”e “Il Nuovo Veneto”. Ha fondato, e diretto perdieci anni, anche come editore, la RivistaCulturale “La Vernice” (Ve).Studioso, conferenziere, critico militante, galleri-sta, si è dedicato agli svolgimenti dell’arte e del-l’estetica contemporanee. Ha scritto saggi ecoordinato il Gruppo Pittori Veneti, l’U.P.F. (UnitàPittorica e Formale), Percorsi d’Arte ’90, organiz-zando mostre itineranti in Italia e all’Estero, ancheper conto di Enti Pubblici. È stato commissariostraordinario ministeriale per la scelta di opered’arte da collocare in Uffici Pubblici. È consulen-te artistico di varie Associazioni Culturali.Numerose le pubblicazioni, tra le più recenti: ArteSacra, Breve Storia, Leggere un quadro. In pre-parazione: Il colore nella pittura, La temporalità inpittura.Già libero docente di Storia della critica dell’artemoderna e di Pedagogia dell’espressione visiva.

Giulio Gasparotti

Edizione La Fornace

Pietro Barbieri

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Giulio Gasparotti

4Ia Monografia 1974 Walter Visioli ed. En Plein AirIIa Monografia 1977 G. Gasparotti - P. Rizzi ed. Grafiche S. GiorgioIIIa Monografia 1987 G. Gasparotti - A.M. Quadrio ed. Percorsi d’Arte ’90

Pietro Barbieri

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Introduzione

Il volume – è il quarto – raccoglie opportunamente scelti gli scritti

dedicati a Pietro Barbieri in nove lustri di pittura.

Un primo saggio importante apparve nel 1973 in “En plein air” rivista

pubblicata a Bormio, a cura di Walter Visioli, che ne curò la prima

monografia e le successive grandi mostre in Italia e all’Estero.

Dall’iperrealismo delle escursioni studentesche alle attuali com -

posizioni materiche, il suo linguaggio pittorico resta legato all’in -

terpretazione della realtà e all’accadimento oggettivo rivisti nella sua

trasposizione poetico-fantastica.

Dalle forme compatte alle macchie cromatiche, dalle morbidezze

tonali alle liquide rarefazioni atmosferiche di levità musicale

(scambiate da qualcuno per chiarismo), dalle dissolvenze

luministiche ai profili impalpabili e illusivi, dai nodi figurali sul filo di

diagonali compositive, ai motivi veneziani con sottigliezze tonali

cangianti sotto il cesello della luce, sino ai fondi materico-plastici,

scorrono i rapporti con l’Impressionismo e l’arte contemporanea, pur

ristretti da un’espressione maturata toccando gli opposti e le

alternative non soltanto figurali.

La realtà, per lui, è un grande inventario di forme e di colori ed

insieme un modo di pensare per attuare e attuarsi, per affermarsi e

trovare se stesso.

Nei vari cicli, l’immagine si scopre in nuove presenze spaziali, rivive

in altre sequenze temporali, si trasforma e coinvolge le strutture, si

libera da schemi usuali e preserva la provocazione emotiva, grazie

anche a un colore specifico, direi esclusivo, il colore della mente e

della creatività.

Giulio Gasparotti

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Nei colori un istante di eternità

La storia di Pietro Barbieri è la storia di un uomo rimasto solo, pittoricamente, per-ché i suoi disegni e i suoi dipinti sono sempre di cose espresse e non di cose ve-dute, come le parole.Il dipingere è il suo modo di parlare e parla moltissimo.Nasce a Venezia nel 1940. La guerra è appena scoppiata e la città si prepara, allaveneziana, a sopportare i piccoli e i grandi disagi del “vincere e vinceremo”, rite-nendosi al sicuro dalle incursioni aeree, essendo l’unica città al mondo fatta diacqua, di aria e di luce e per i suoi tesori d’arte. Meno al sicuro per le difficoltà an-nonarie, risolte in parte dalle risorse del mercato iniziate subito al nero, tanto perandar d’accordo con il salso, con l’umidità e con l’alzata di spalle tipica, che fa se-guito a quel…moccoletto.Tre sorelle e un fratello, subito dopo e dopo, gli tennero compagnia, al contrario,perché si occupò a intrattenerli, con giochi e giochini, quando mamma non ce lafaceva più a tenerli tranquilli.Manifesta fin dai primi anni…il dono di prendere in mano un pezzo di carbone ve-getale (il carbon dolce usato nei fornelli per cuocere), una mezza matita regalatadal nonno Attilio amico di Bepi Longo, pittore di encausti, che usava il nero di viteper dare il colore dell’aria ai suoi lavori.Frequenta le Elementari, la scuola del dopoguerra indirizzata a riconsiderare la ri-flessione sull’istruzione con una didattica del “fare” d’importazione; i tempi in fondonon sono tanto cambiati.“Pastrocia”, disegna, colora, ritaglia carta e cartone. Modella a Natale le statuinedel presepe.Canta vicino al presepe in classe. Con pezzetti di gesso raccolti…per caso, o conframmenti di calce trovati in calle, invece di segnare le tappe del “campanon”, im-bratta i muri delle case, schizzando il girotondo dei ragazzi e delle sorelle, figuredi animali, di fiori, di gondole e di barcaroli.Così, di getto, cancellati poi in fretta all’arrivo a casa del padre, prima delle prote-ste degli inquilini.In una giornata piovosa, per far giocare le sorelle, tagliò un copriletto damascatonuovo, per ricavare delle mascherine colorate. La conclusione è immaginabile.Terminate le Elementari è mandato alle Industriali, una scelta, si può dire obbliga-ta, per chi era destinato presto a lavorare.Fu un periodo di scapigliatura, di evasioni controllate, di incontri e di curiosità e diorientamento, assistito dall’appoggio di nonno Attilio, che se lo portava spesso ap-presso e lo iniziò tra l’altro alla scultura. Il padre vedeva e fingeva di non capire, lafamiglia era numerosa e vi entrava un solo stipendio. Lavora e studia. Nelle ore libe-re gioca con amici e conoscenti e nel dopo-partita di calcio, o dopo una nuotata, ouna corsa…da “…i ultimi”, riesce a rimediare, per tutti, anche “par i ultimi”, un pani-no e la Recoaro, disegnando sulle salviettine di carta e sulla tovaglietta di plastica.“Paron, ‘ara che bea”, con tanti sorrisi, strizzatine d’occhio e gomitate.

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Il bar doveva essere sempre diverso, perché le salviettine economiche non resiste-vano e la tovaglietta dopo la pulitura restava “ ‘na patacata”.Inizia presto a lavorare, sul serio. Un lavoro, un altro, un altro ancora, due in unagiornata.È bravo nel disegno libero e nel geometrico, estroso nel colore. Si riposa disegnan-do, in qualsiasi luogo, su qualunque supporto. Canta, ha una bella voce. Recita, ciprova e ci riesce con Tonino Micheluzzi. Studia, si aggiorna con irregolarità. Congli spiccioli che gli restano a fine settimana, acquista libri, carta, cartoncini telati,colori a poco prezzo. Va a lezione. Legge moltissimo. Visita Musei e mostre d’arte.Avvicina i cosidetti maestri. Chiede spiegazioni. Manda giù qualche sberleffo. Rin-grazia e sorride di rimando.Riempie bocconi di carta, scopre le matite grasse: non le può comprare.Il soggetto è dal vero, come modelli utilizza il gatto di casa, le mele nel cestino por-tafrutta, i profili dei familiari e degli amici, i tetti delle case visti dalla finestra.Non è raro vederlo sugli scalini di una chiesa, sulla riva di un canale. In piedi, persi-no sotto la pioggia, con la nebbia, per provare a vista gli spettacoli nuovi della città.Lo affascina, ancor oggi, l’enigma di Venezia con le sue innumerevoli forme, gene-rate dall’aria, dall’acqua, fuse nelle molteplici luci, che le creano e le ricreano.È l’indicazione che caratterizzerà la fase dei colori tenui e sfumati, parecchio tempopiù tardi; del “se vedi na madona”, sentito a Milano: non si vede nulla.Quel cangiar di tinta, le vibrazioni, la nebbia che dissolve cielo e laguna, ovatta escorpora gli edifici. La vita continua, senza spicco di vicende. Le sue aspirazioni ele necessità cominciano ad avere credito in famiglia. Gli comprano qualche opera:amici, conoscenti apprezzano certe suggestioni riviste nella cerchia del vedutismoveneziano.Il servizio militare di leva in marina non lo blocca. L’esperienza matura apportan-do alcune correzioni di rotta temporanee. L’addestramento e la disciplina sonopesanti.Tutto costava extra, il rancio di bordo era…di bordo, tenendo conto che in marinasi mangiava meglio e le sigarette Nazionali erano di qualità.Bisognava, comunque, per dirla nel gergo della naia, arrangiarsi e si arrangiò amodo suo: disegnando, dipingendo, dedicandosi all’intrattenimento quasi goliardi-co per passare le ore in spensierata allegria. Al ritorno a casa, si mette a lavorare.Trova un’occupazione a tempo indeterminato, secondo il linguaggio di oggi.S’imbatte, per fortuna e per destino, in qualcuno che gli dà fiducia e la misura delleproprie possibilità, più affabulatore di lui, tagliente e sarcastico provocatore, sensi-bile e intelligente.Non gli si schiaffa unicamente davanti, con la barba giallognola e l’eterna sigaret-ta sulle labbra, lo sgrezza, lo stimola, lo strapazza, gli fa scattare la vampa, comedal suo accendino usato con frettolosa insistenza. A questo punto, si accendeun’altra fiamma di non poco conto.Incontra Elsa, giovanissima e bella. È l’amore a prima vista: il colpo di fulmine comesi dice. Un amore fatto di sguardi teneri, di leggere carezze, di desideri contenuti,di complici silenzi, di lunghe passeggiate sotto gli alberi nelle verdi campagne vi-cine a casa. Uno stare assieme, tenersi stretti per mano, sfiorarsi appena, guardar-si negli occhi, felici al settimo cielo.

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I cuori battevano all’unisono eper tutta la settimana, aspettan-do l’incontro successivo.Insieme colorano la loro esisten-za e Pietro mette in rete un colo-re sull’altro. È lei a spronarlo.A ospitarlo nella soffitta della suacasa, col permesso di mamma,nello spazio e nella tranquillità:“te pituri e te vardo e stemo insie-me”. Via via, l’angelo bruno, semprepiù volitivo e consapevole, lo ac-compagna nella magnifica av-ventura. La famiglia, il primo figlio, glidanno la carica. Gli aspetti mate-riali frenano un po’ la corsa.È costretto a usare tele confezio-nate con lenzuola dimesse, colorinon di marca, ma…le idee fiori-scono, la ricerca non è condizio-nata.Nel tardo pomeriggio, di un gior-no lontano degli anni Sessanta,l’usciere mi annuncia l’arrivo del capo della Commissione Interna Aziendale.Un canto stanco, breve e isolato, saliva dal canale. Tacque e rimasero il battito delremo sull’acqua e la preoccupazione di una nuova grana col personale.Il rumore dei passi si fermò al battere delle nocche e all’aprirsi dell’uscio. Entrò,chiedendo permesso. Strano. L’andatura era meno spavalda. Lo sguardo e la vocetutt’altro che battaglieri.Barbieri- padre era quasi gentile. Aspetta l’invito a sedersi e tace fintantoché chie-do il motivo della visita. Continua a tacere. Mi alzo, lo accompagno al divanetto esediamo.“Dai che cosa c’è?”, “È per Piero!”. “Che cosa ha combinato?, Vuole un trasferi-mento? Parla!”. “El vol piturar, te par?”.La mia risata lo sconcertò. Aggiunsi che era una buona idea. Ha le qualità. Scrol-lava il capo.Suonai per un caffè.“Di che cosa vivono?”, dice. “Del suo lavoro”, rispondo. “Dipinge nelle ore libere econtinua a lavorare, come stanno facendo Sambo, Rigo, Held, De Ambrosi, F.DaVenezia, El Bronsa.Bevve l’ultimo sorso di caffè. Mi guardò. Si alzò e mi abbracciò.“Stagli vicino, consiglialo, non perderlo di vista, fammi sapere qualcosa, che non simonti, una ramanzina da te la accetta”.

Barbieri padre

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Pietro viaggiò di mostra in mostra, di concorso in concorso, di successo in suc-cesso.Claudio a distanza di anni, dopo essere andato in pensione, qualche mese primadi lasciarci, a un’estemporanea organizzata dal Cral aziendale, invitato d’onore,consegnò al figlio Pietro il primo premio meritato al Concorso.Scorrendo questo libro, dalle recensioni e dalle riproduzioni, è possibile riscontra-re le tappe dei “Nove lustri di pittura” (è il titolo di una mostra antologica allestitanel Marzo 2006, al Centro d’Arte “L.Sturzo” di Mestre).Un itinerario da seguire nella totalità, come un insieme, come una forma non divi-sibile in elementi isolati. Già se n’erano accorti gli amici della Nuova Figurazione diBormio: Visioli, Mainardi, Castiglioni, Bianchi, Zaccaria…negli anni Settanta.A metà degli anni Settanta, durante la mostra personale tenuta a Venezia, alla Gal-leria “En plein air”, l’indimenticabile maestro Carlo Cherubini, tra un commento, unabattuta, un aneddoto – era lì ogni pomeriggio – non smise, a conclusione dei suoireportages, di consigliargli di prendere la via di Parigi per “incontrare il mondo,senza sfuggire dal reale, dall’incanto dei colori, dall’emulazione”.“Prova a farti contagiare”, insisteva: “Prova”.Quando tempo e denaro glielo permisero, Barbieri iniziò a sviluppare, nei primianni Ottantacarge project.Ospite, a Parigi, di Remi Soccal, lavora anche nello studio di Lus Agnet, a Chantilly.Gallerie e Salons ospitano le sue composizioni.Conosce Andrée e Denise Leleup (lei, presidentessa dell’Associazione ArtisticaItalia-Francia). Con il loro tramite, un Gruppo di pittori veneti, noti e affermati, arri-varono in trasferta a Montmatre, selezionati da “noi”.Lavora per il Comitato del XVIII Arrondissement di Montmatre, con la concessionedi poter dipingere a la Place du Tertre (nei pressi del Sacro Cuore).L. Jeanson, critica del quotidiano “L’Oise Matin”, recensendo la rassegna degli ar-tisti veneti invitati, definì “Etannants”, les tableaux di Barbieri.“Le Pierrot avec les ballons”, è acquisito dal Comune di Creil-Oise (cfr. Le Courrierde l’Oise, del 1 marzo 1982).Il dipinto “La Salute”, dal Comune di Parigi, esposto tuttora nell’Ufficio del Comita-to dei Festeggiamenti cittadini (cfr. Il libro d’oro del Salon).Qualche tempo dopo è risucchiato dagli Scambi Culturali fino a Tübingen, Elsin-gen, Stoccarda (Germania)*, dove si parla molto, si discute, ci si confronta, perraccontare in un’altra fruizione, le risonanze after della nostra pittura, in prospetti-ve culturali e critiche diverse.La partita fu giocata sul suo modo quasi mistico di fare pittura, sul repertorio, sullestrutture compositive e sulle partiture cromatiche.Non scommise sulla venezianità, coinvolse la qualità esecutiva nel conto del colo-re ed... il cielo di quelle giornate, rimase uguale al cielo di qualsiasi altro giorno.* (col patrocinio dei Collezionisti Schwieder)

La sua estrema attenzione alla realtà e al colore, negli anni Ottanta, nel periodo pa-rigino, è segnalata da Kravetz, Remi Soccal, L. Angnet, Pignon, P.Toma, Layolo,Penin Hervé, J. Paullet, G. Silvestri ecc.Ma già prima, Gastone Breddo, Remo Brindisi, Augusto Murer, Renzo Zanutto, Ar-

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mando Tonello, il suo maestro Mariano Missaglia (la barba giallognola), RobertoJoos, Mario Stefani…avevano notato la tonalità locale (per citare: i gialli e i verdi deiColli Euganei) e il colore che si dà una forma. Il suo fine, ho di continuo ripetuto,non è tanto rappresentare una visione, quanto racchiudere le cose, l’atmosfera, lospazio, la luce nell’espressione del loro essere nel senso di esistere.Le numerose opere a carattere sacro, sparse in chiese, cattedrali, nel Museo Vati-cano, in ogni Regione, sono condotte a modelli essenziali, al “Motivo”, a un proto-tipo mentale di elaborare le immagini qualunque possa essere il soggetto rappre-sentato.In Sicilia, nella seconda metà degli anni Ottanta, patrocinato dagli sponsor Castro-vinci Munafò, ha allestito una serie di Mostre personali collegate alle opere sacredella Chiesa di Augusta. I numerosi collezionisti hanno apprezzato in modo partico-lare fra le opere profane: Le contessine, Le figure, Le Venezie, I cavalli in laguna.Pietro Barbieri è del nostro secolo. Scrive libri e poesie. Questi però non sono lasua vera scrittura. La sua scrittura è la pittura. Una pittura di cose come le vede lui.E consapevolmente si propone di esprimere.Sembra diverso ed è uguale. Costante eppure disinvolto ancora oggi nella maturi-tà. Tradizionale e moderno, si pone in un registro alto dell’arte italiana. Ora più di-sposto all’evocatività, stimolata dalle memorie che recuperano la festività dellospettacolo cromatico.Egli è cresciuto col suo tempo e rimane fedele a se stesso,Ha raggiunto il rango che gli spetta.

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Mici (particolare) - 1961

Venezia - O. 50x40 - 1969

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Pietro con la famiglia - 1972

Il vaso di vetro - 1963 Il ritratto di Elsa del ’62

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Nel novembre 1976 scrivevo...

Per leggere e capire i quadri di PIETRO BARBIERI è necessario lasciarsi coinvol-gere dal suo stile pacato e sciolto che s’affida a prontezza d’intuizioni e a rare evi-denze. Il suo discorso ispirato, mai eccentrico, sempre ordinato, impone al lettored’accostarsi ad una narrazione, adeguata ed essenziale, ricca di rispondenze conla realtà effettiva, ma senza enfasi. È convinto che i collegamenti col reale debba-no essere proposti agli altri con chiarezza d’idee e purezza di cuore, senza subor-dinazioni concettual-ideologiche o d’altra natura. È inutile cercare, nei suoi quadrie nei suoi disegni, il facile o presunto sottofondo che va, invece, scoperto a un li-vello più profondo, là dove le sue intuizioni si trasformano in sistema di relazioni ecoerenze significative. Induce il fruitore a integrare il suo discorso come coautoreo per lo meno a collaborarvi, esimendolo dal rimanere a lungo freddo astante. Neviola l’impassibilità o lo costringe a qualcosa di più di un mero compiacimento diconvenienza. A chi non ne recepisce l’argomentazione, e trova le sue opere pococonsistenti e povere di materia, è possibile sdrucciolare sull’equivoco d’intendere i

suoi quadri come atteg-giamenti di un’indoleparticolarmente sensibi-le, d’impronta lirica, nel-l’ambito d’un raffinatogusto indirizzato ai valo-ri suggestivi. Ma le suefonti d’ispirazione e isuoi principi sono trop-po evidenti e sicuri perpoterli confondere, oltreche significativi perchédimostrano co me è pos-sibile rifarsi, in tempicome gli attuali, con ori-ginalità, al tradizionale,respingendo l’i dea lità ir-realizzabile del passato,le banalità e le lusinghedel presente.Barbieri vive nel suotempo e in una società,la nostra, che, a causad’un dissennato com-portamento despiritua-lizzante, ha ribaltato l’in-tendimento escatologi-Maternità - 1968

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co primario in un credo tendente al continuo sod disfacimento dei bisogni superflui.E in questa società del benessere e della crisi non compresa e mal sopportata, nelmito della scienza e della tecnologia, invece di strabiliare anche lui, offre, in unascetismo rivolto all’esterno, i suoi sermoni: visioni di quiete, di contemplazione,amore per la natura, insomma il bello, qualunque sia la provenienza, che passa at-traverso il crogiuolo dello spirito.Qui, perciò, l’introduzione, e la presentazione di Paolo Rizzi che segue, non sonodi compiacenza per sconcertare chi s’avvicina alla sua pittura, ma una messa afuoco sul poco o sul tanto di positivo e convincente (dipende dai gusti e dalla pre-parazione) che vi si può trovare, tenendo che ogni quadro è sofferto e che non sisente un personaggio, né vuol strafare e si considera un uomo come tanti altri, che,tra pregi e difetti, sa utilizzare i vari elementi di certezza, di difesa e di riconosci-mento a sua disposizione.Cominciò bambino a scolpire figurette in legno e a disegnare fumetti per divertire ifratelli minori; continuò durante la scuola, fino al servizio militare, quando disegna-va e dipingeva vamps siluettanti sui solini della marinara dei commilitoni e paesag-gi del Tirreno sulle salviette di trattoria per rimediare un pasto integrante quellodella naia. I suoi divertimenti preferiti erano, e lo sono ancora, le visite ai musei ealle gallerie d’arte e lo studio dei maestri del passato.I primi veri e propri quadri su tela, magari ricavati da vecchie lenzuola da lui stes-so intelaiata, videro la luce e i primi commenti intorno al 1960, con una lunga seriedi ritratti, in una ricerca figurale collocata nella classicità tradizionale, dalle robustestrutture costruttive e spaziali, dal tonalismo consistente e plastico. Seguirono igatti e le nature morte improntate all’aspetto reale e oggettivo, entro cui s’adden-

Natura morta - 1970 - O. 50x40 Il poeta - 1972 - O. 50x60

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trava per cogliere ogni connotato visibile, nell’esattezza didascalica e descrittiva ditipo fotografico, quasi iperrealismo, sfiorante gli effetti del colpo d’occhio, in una di-latazione di forma, nel colore compatto, lucido, netto, in una profondità e continui-tà visive, dove tutto appariva circoscritto da linde atmosfere statiche, e da luci am-bientali regolanti i contorni.Seguirono i paesaggi e le Venezie, nelle quali alcune compiacenze formali risenti-vano della più evoluta elaborazione, maturata e affidata a sottili accordi tonali, aequilibrii soffusi e luminosi, in provvisorietà di soddisfazioni integrate che lasciava-no pronosticare il prossimo traguardo.Nella nuova esperienza inserisce l’iniziale tematica, i ricordi, l’ambientazione, di cuiriporta la misura compositiva unitaria, la forza, l’assolutizzazione dei riverberi, ledissolvenze luminose, che nella freschezza espressiva, diventano vera realtà. Lospazio pittorico, prima in un ruolo passivo di ambiente-luogo d’azione, diventa par-tecipante. I rapporti con l’impressionismo si ritrovano, ora, nella tematica veduttisti-ca, d’anima veneziana, nei paesaggi, ai quali ritorna per ritrovare i motivi felicid’una luminosità interna, propria all’ambiente prediletto, che si trasfonde verso il1970 nei gialli e nei verdi dei Colli Euganei, dopo un soggiorno a Arquà Petrarca,nei risalti del rapporto immediato con una natura in rovina a causa dell’uomo.Nel 1973 il discorso si completa, si affina nell’efficacia di una memoria che acqui-sta luce e spazio negli azzurri e nei rosati di altri paesaggi e su altri temi: i fiori e gliinterni e le figure.Un’ultima meditazione contribuisce a farlo esprimere in un dominio di trasposizionifantastiche e di evocazioni, un complesso di caratteri e rapporti segreti, inediti, mo-dulati, vibranti in scansioni configuranti un tempo sospeso, una sorta di vuoto so-

Rio - 1975 - O. 50x60

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noro, in uno spazio infinito, assoluto, di complemento figurale-fantastico, avvolgen-te, dove il bianco costituisce una porzione neutra, una sintesi in divenire, che puòdefinirsi solo e in relazione agli altri elementi compositivi.Il paesaggio è il tema continuo e inesauribile, resistente lungo l’itinerario creativonella somma immaginativa. Irrealtà e concretezza si avvicendano, si giustappon-gono, si succedono sia in termini immediati sia in quelli traslati. In tale espansione,gli altri motivi (maschere, suonatori, figure in genere, maternità, giostre, cavalli inlaguna, gabbiani in volo, la sacra famiglia dell’emigrato nella chiesa di Carpenedo,l’Ultima Cena nella Malga dei Faggi a Gosaldo, il Cristo, ecc.) s’introducono persortirne in traduzioni di vita, nel pieno manifestarsi, nella necessità di ricerca e diattesa che si esprimono nello svolgersi delle immagini che si rilanciano in invenzio-ni, nelle quali la realtà appare a intermittenze, come nel sogno.A questo modo i rapporti e l’invenzione di forme penetrano nell’apparente per con-seguire e capire la realtà e per cogliere, filtrato dal libero gioco della fantasia, piùd’un riferimento ad aspetti e interrogativi del mondo d’oggi, balenanti per qualcheistante, per essere riassorbiti nel racconto-dialogo, sciolti in nodi e in frammenti dicui si configura la nostra esistenza.Il suo intento non viene ancora meno e oggi la sua pittura ha raggiunto unpunto tale da avvalorare le fatiche del percorso e i coerenti orientamenti segui-ti di tappa in tappa senza soluzioni di continuità e il pennello continua a canta-re sulle tele...

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e Paolo Rizzi aggiungeva:

“La luce nasce dal buio” diceva Caravaggio. Per Piero Barbieri, la luce nasce in-vece dalla stessa luce. Una tautologia? Ho di fronte a me i dipinti di questo fermis-simo pittore mestrino:chiarori sfumati, aloni, dilatazioni, abbagli visivi. Luce contro luce. Occorre aguzza-re lo sguardo, immergerlo dentro la materia così finemente sgranata nelle infinite-simali gradazioni del chiaro:entrare cioè in un’altra dimensione, non soltanto ottica.Già questo – all’inizio – è uno choc: il dover aggiustare la vista oltre le consue-te modalità, in una messa a fuoco sempre difficile, persin fastidiosa.Si tratta di “veder oltre”, quasi stravedere, ma non tanto in senso fisico (aggiu-stamento della pupilla) quanto in una dimensione che chiamerei metafisica, cioèal di là della fisicità quotidiana delle cose. In altre parole: la pittura di Barbieriimpone a chi la osserva uno sforzo di materializzazione delle cose, quindi di spi-ritualizzazione.La realtà diventa memoria: e che come tale si ritrasforma in ectoplasma, in luce.L’obiezione che di fronte ai quadri di Barbieri, potrebbe esser fatta, è questa: si trat-ta di un mero accorgimento o di una modalità necessaria ai fini espressivi? Siamotroppo abituati – inutile ripeterlo – ai dettati della moda, ai conformismi, o meglio aifinti anti-conformismi (che è lo stesso).È giusto verificare. Ho riflettuto su questo problema e la chiave che ho trovata mipare più che plausibile: risiede nell’autenticità del fare.Barbieri discende da una linea pittorica tipicamente veneziana, lui che a Venezia ealla sua civiltà è legato in maniera quasi morbosa: è la stessa linea del più lieve ro-cocò settecentesco, alla Pellegrini, ripresa categorialmente più tardi dai romantici(basterebbe citare le vaporose chiarità di Turner) e quindi presente nel “veneziani-smo” degli impressionisti, fino al primissimo Seibezzi, a Guidi e a tutta una genera-zione di “chiaristi” veneziani.Colore come carezza di piuma, foglia iridescente che si posa sul brillio della tela,tremito d’aria, riflesso mobilissimo di acque; quindi pittura come memoria, incanta-mento, attonita pausa di stupore.Qui, in questa dimensione, si riallaccia il discorso di Barbieri, in una continua ten-sione di non fermarsi all’apparenza, alla pura visualità, ma di percepire le cose, glioggetti, lo stesso paesaggio, in una veste di “ricreazione” dell’esperienza.Non quindi pura fenomenologia del vedere, ma introspezione al di là, appunto,della stessa visione.Ecco che i personaggi di Barbieri – il dolce violinista, l’arlecchino, le meste ma-ternità, i cavalli immersi nell’opalescente laguna, lo stormir d’ali dei colombi, l’ap-parizione del fogliame in campagna, la figura dolente del Cristo – si presentanoai nostri occhi nel bagno di un’atmosfera rarefatta, spiritualizzata, di vaga pro-pensione simbolista.In questa atmosfera si specchiano, limpidi, anche i nostri pensieri, condotti per

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mano dalle “figurine” di un gioco incantato, verso un eden fantastico, di pacatacontemplazione.È un modo per dirci che l’apparenza delle cose può ingannarci, ci inganna: eche la vera realtà è al di là, nel cantuccio intimista dell’immaginazione, dove iprati fioriti, e le melodie del violino magico prendono corpo, assurgono a simbo-li d’una condizione di pace, di equilibrio, di perenne serenità. In fondo, questiquadri di Barbieri diventano immagini dei nostri sogni lontani: un modo non perevadere dalla realtà del vivere, ma per ampliare la nostra stessa conoscenza delmondo, al di là del confine della vista e all’interno dell’insondabile confine dellanostra psiche.

Giostra1977 - O. 50x60

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Ascoltando Bheetoven (1980 - Mestre)

Le pareti svanisconoal loro posto un cielo ceruleo...brividi percorrono questo misero corpoche trascina con se un’animapiù grande di lui...Ah poter con l’umiltà dei grandisoffrire, gioire, vivere... oltre la vitagodere di questa immensità...pietà per chi non sa udire...

A Venexia (1974 - Bormio)

Me pianxe el cuora vedarte cussì, queta a subirè malegrassie de i altri.Chi te bastona e te ferissenol distruge solo tima el mejo de noialtri.Ah, se ‘e me ‘agrime podesse ridarte vitaSe el mio dolor calmasseEl sadico furor de chi soèo de bessi vive...ma del mio doèor se ridecome de un matoo come de un traviàche in sto mondo de savi no se gà integrà.(Pubblicato su rivista En plein ain nel maggio 1974).

Dipingere (1998 - Mestre)

Di fronteuna tela bianca, nitida...mischio i coloriun attimo di silenzioe poi... la vita.

Nostalgia (Parigi 1982)

Il colore scioltotavolozza di legno striatoil pennello non scorrela tela rimane abbozzatail grigio dell’anima, cuore pesantePlace du Tertre è vuotala folla s’insinua tra i cavallettiè anonimala tela rimane cosìil grigio nell’animaun colombo amicolascia passando il suo segnocapisco che non è giornatail colore sciolto...il grigio dell’animaParigi non è Venezia

Barbieri poeta

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Roberto ValandroArquà Petrarca

Il Barbieri ha saputo cogliere con rara semplicità eimmediatezza l’essenza del paesaggio euganeo,fatto di colore, di atmosfere sempre rinnovatisi su unaiterazione di profili sinuosi, di ondulazioni, di linee chesi annullano senza contrasto sul fondo della vastapianura verdeggiante.Un paesaggio che non incute timori, che non riecheg-gia sentimenti violenti: e tutta questa suggestiva sere-nità viene trasfusa nelle tele, delicatamente, con do-sati accostamenti di tonalità smorzate, mai squillanti,in una trasfigurazione spesso fantastica.Con l’armonioso mondo della natura contrastano in-vece, ma soltanto in parte, le figure di uomini o didonne, colte in sequenze diverse, dalla festa in ungiorno di carnevale allo straniamento di chi si trova

immerso nella caotica vita di città, accomunate tutteda un lieve timbro di tristezza impresso inequivocabil-mente sui volti allungati, dai profili luminosi oppuresfuggenti, negli atteggiamenti un po’ duri o sgraziati,quasi meccanici.Resta il colore, sempre delicato e sfumato, a risolve-re questo senso di mestizia in viva partecipazione:l’artista vuole rispondere ai dubbi ed ai contrasti inun’esistenza affannata, spesso inumana, ritornandoalla misura dell’uomo, alla sua misura, una misuratutta interiore, che gli viene man mano enucleando at-traverso una coerente attività pittorica che rivela unatotale, intima gioia di vivere e di scoprire.

Colli Euganei1972 - O. 60x70

Nei pressi di Asolo1973 - O. 60x70

Anni ’60/70

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Gianluca - 1976 - O. 60x80

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Ieri martedì grasso - 1986 - O. 60x80

Anni ’80

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Opere che testimoniano il suo interesse per una resalirica del mondo umano e naturale in cui vive e opera.Nei suoi dipinti velatissimi in trasparenze nivee, il mo-tivo di fondo deve essere sottoposto ad una letturaattenta per emergere in tutte le sue componenti ecomunicarsi integralmente all’osservatore. L’ascen-denza di Barbieri al Chiarismo (movimento pittoricosviluppatosi negli anni Trenta a Milano in opposizioneal Novecento) appare evidente dalla predilezione peri toni chiari e luminosi.Gli esempi di Del Bon, Lilloni e Spilimbergo sono an-cora vivi nella recuperata visione post-impressionisti-ca e l’artista ne appare convinto seguace in una di-mensione peraltro assai personale che sembra ac-

centuare la fluidificazione dell’immagine.Egli sfuma in un bagno di luce, allo stesso modo, icontorni delle figure e delle forme lagunari, immer-gendole in uno spazio atemporale; è così che affer-ma la sua volontà (espressa anche in impegnativeopere d’arte sacra) di collocare i dati oggettivi nellasfera onirica trasfigurandoli e rendendoli mediatoridel proprio mondo interiore attraverso una paziente eraffinata elaborazione della materia cromatica.

Ratto della mente1989 - O. 50x70

Fulvio MonaiGorizia

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Un autore, questo Barbieri, davvero dotato di straor-dinarie capacità artistiche, nel senso più completo,tecnico, intellettivo e sensitivo.Egli ci fa sentire la sua arte attraverso un linguaggiopieno e profondo, capace di cogliere l’animo umanofin nei più reconditi segreti. Quadri che si esprimonoda sé, trasportandoci presto in una tale condizione didolcezza interiore, fino a renderci testimoni che è pro-prio nei beni dello spirito che risiede l’eterna veritàdelle cose.Opere la cui vivificante luminosità si esprime anche at-traverso qualche lieve tocco positivamente romanticoe opportunamente impressionistico, mentre la suapercezione cromatica sembra anch’essa nascere dauna condizione di spazio non meno intimo e vi vo.

Il Riposo - 1988 - O. 50x70

Silvio Del FabbroGorizia

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Ape regina - 1988 - O. 50x70 Primi passi - 1989 - O. 30x40

“…Io quello infinito silenzio a queste voci vo’ compa-rando…”.Penso non ci sia pensiero migliore che colga lo spiri-to artistico di Pietro Barbieri. È necessario un acco-stamento mistico avvicinandosi alle sue opere ondepoter apprezzare maggiormente la spiritualità che daesse traspare.L’entrare in esse è danzare, è poesia visiva. Fuorie-sce con prepotente forza una purezza di immaginiche svela bontà, fissata in lagune invase da raggicrepuscolari, nelle quali libera sfocate figure di caval-li privati dell’aspetto animale per presentarceli comeangeli di libertà, protetti dai silenzi della palude, e cu-stoditi dal paesaggio veneziano: quasi riparo delcontagio umano.E riprende il misticismo mettendo a fuoco gli antichi

e semplici giochi di bimbi, nelle vesti di clown o inquelle di musicisti, assorti, d’aria angelica, ed eleva-ti al simbolo della sofferenza, curati da colori rosa-az-zurro, che divengono emblemi di spiritualità esclu-dendo completamente l’immagine realista.La fragilità e la tenerezza che dominano le sue opereè un richiamo al dovere dell’amare, sottolineata davolti di donna nei quali la luce del conforto e la gra-zia aristocratica dei gesti si condisce ottenendo unasublime comunione d’amore.La sua pittura chiara, figurativa funge da testimo-nianza ad una grande sensibilità presente nell’arti-sta mentre le sue opere emanano un fluido di sup-plica di chi le guarda, che l’attento e acuto osserva-tore riscontrerà in una richiesta di calore, affetto,protezione!

Antonio FavaratoPadova

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Martedì grasso - 1989 - O. 60x70

Luciano BertacchiniBologna

Laura SeslerPadova

…Vissuta fra realtà e sogno, la pittura di P. Barbieri.Cieli, case, oggetti, vólti che si trasformano nel fluiredi superfici luminose, di diaframmi trasparenti, ormaispogli di materia.Un avvicendarsi di rosa, di azzurri, stemperati nell’an-cor leggibile ricordo di quotidiane e affettive immagini…

I quadri di Pietro Barbieri documentano la sua ricercadi comunicazione con il pubblico attraverso un diret-to e graduale coinvolgimento della sensibilità visivaed emotiva dello spettatore attratto dal tenue croma-tismo di quelle tele in cui dapprima scorge soltantomacchie colorate che, immerse in una luce diffusa,solo più tardi si rivelano come figurazioni saldamentecostruite.La “scoperta” delle immagini sulla tela induce a ricer-carne il significato e, a questo punto, ha inizio il dialo-go tra il pubblico e l’artista che attraverso le forme di-pinte propone vari temi di riflessione: l’ansia di libertàdell’uomo d’oggi, visualizzata come un volo di pallon-cini colorati nello spazio del cielo, gli affetti familiarisintetizzati nel gruppo della madre con il bambino, lafede religiosa espressa in immagini sacre codificate.

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Pegaso - 1989 - O. 50x50

…La ricerca pittorica di Pietro Barbieri trova la sualontana connotazione nel chiarismo, non tuttavia inquello lombardo degli anni trenta promosso da DelBon, Spilimbergo, Lilloni e De Rocchi, ma in quel par-ticolare clima di ricerca sul colore instaurato dai pitto-ri di Ca’ Pesaro e dai continuatori, dal 1908 al 1930circa.Pietro Barbieri guardò inizialmente a Semeghini e alprimo Seibezzi, poi, più tardi al Guidi, che gli ponevadirettamente i problemi legati al rapporto spazio-luce.Così il giovane pittore veneziano affrontò quest’impe-gno, che resta primario nella sua pittura più recente,inteso a liberare le sue immagini dal peso della fisici-tà per pervenire, attraverso la rarefazione del colore el’intervento di una delicata emotività, alla evidenzia-zione di uno spazio interiore nel quale trova postol’apporto della fantasia.

Salvatore MaugeriVicenza

Pietro Barbieri fa testimonianza d’una grande sensi-bilità che egli ci rivela con i suoi lavori – poiché, l’es-sere è come le cose – bagnati da una atmosferapressoché eterea dove il colore degli azzurri rendesempre più la lontananza del motivo scelto.La sua tavolozza, molto personale, chiede un certotempo di silenzio e di concentrazione.(Paris-Soir)

J. Lus-AgnetParis

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Particolare - Pegaso - 1989

Quel cancello di Gorizia - 1989O. 30x40

Tenero tratteggia con amore, in un chiarissimo tuttosuo, fuori d’ogni scuola e dagli schemi convenziona-li, stati d’animo e sensazioni di un istante, lasciando-ne intravvedere, però, e qui è la magia dei suoi qua-dri, la futura evoluzione. La freschezza della pennel-lata, la misura della composizione, un sapiente do-saggio dei volumi costituiscono, in maniera irripetibi-le l’unicità di ogni sua opera. Il discorso che vi stadietro e che si può riassumere nel rispetto della inti-mità altrui e nella modestia nell’accostarvisi, trasparedalla delicatezza del segno e dalla serietà dell’impe-gno: una mostra dunque da non perdere e da assa-porare lentamente come una bella favola.

Michele Dalla CostaVenezia

Espressioni – momenti di un mondo trasformato in si-lenti forme diafane, quasi evanescenti, imposte sullelevigate stesure dello spazio – quadro, con un senti-mento antico della luce – colore; sono velature su ve-lature sulla immagine – apparenza, manifestazione diatmosfera sorgenti dalla memoria e modulate, evol-ventesi in un gioco armonico nei quasi illeggibili ele-menti di un sogno che non si spegne ma si esalta informe corali nel corso della sua vicenda pittorica.Le immagini di Barbieri fluttuano modulate in tinte elo-quenti e sensibili nella impaginazione orchestrale,nella dinamica compositiva dove l’oggetto si saldacon la figura: sono momenti di estremo equilibrio,quasi interiore consegna di una testimonianza delmondo onirico di Barbieri. E sono i «Palloncini» liricinei toni sorprendenti della tenue colorazione: idealitàpoetica che rivela una palpitante sensibilità conver-gente verso una elevazione emozionale nel clima sof-fuso dello spazio fisico.

Cornelia Mora TabogaBologna

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Ricami - 1990 - O. 60x70

Ferruccio GardVenezia

Pietro Barbieri va considerato, di diritto, come uno deipiù interessanti pittori veneziani delle ultime genera-zioni.Molti suoi quadri si ispirano alla magia di Venezia, cheviene riportata sulla tela, con una suggestiva, quasiaffettuosa osmosi, filtrata da colori delicatissimi, tra-sparenti, come fosse un riflesso sulle onde policromedell’altrettanto magica laguna.Paesaggi, cavalli che emergono dalla laguna, volti, fi-gure, e anche temi religiosi. Fra questi ultimi, recenteè una Maternità, dove la Madonna e il Bambino sonoraffigurati, nel momento Divino del parto, in modo af-fatto irriverente: che accentua, anzi, l’atmosfera di sof-ferta religiosità. Una testimonianza in più della versa-tilità e della maturità raggiunte dal pittore mestrino.

Federico CastellaniVenezia

Un discorso sommesso. Il pittore Piero Barbieri, ricor-rendo, per esprimersi, ad una maniera artistica vinco-lata al mezzo tono, è riuscito ad ottenere immaginievocate praticamente smaterializzando la realtà puri-ficandola da ogni scoria materialistica. Una specie dimaterialismo moderno pieno di atmosfera, di respiro,d’incontro con l’anima.

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Mariano MissagliaPadova

… I suoi paesaggi, tutti legati tra di loro da una sintroppo controllata coerenza nella maniera, giocanougualmente su toni caldi e velati, dove i volumi sonomessi in risalto da zone di luce e di ombra e dovetutto si dissolve e si concretizza in una sintesi che cidà nell’insieme una visione magica delle cose, chesta tra la favola e il sogno: e questo è anche un modoper scrivere dell’autentica poesia.

Don A. TrevisiolCarpenedo

…I suoi personaggi sanno della ricchezza “dei pri-gioni”; sembra quasi stiano per uscire dalla materia echiedano allo spettatore l’aiuto indispensabile, la col-laborazione necessaria per precisarsi, definirsi, direparole complete; non sono quadri da vedere, ma da“vivere”.

Francesco BrasileVenezia

…Ma Barbieri non è certo uomo d’arte che si limitaad accontentarsi di quel che gli può offrire la plateadella sua provincia e difatti le sue mostre venezianesono sempre il traguardo, appuntamento annuale deisuoi giri di esperienze e di mostre fuori patria con unpubblico e una critica che vuol convincere…È dun-que il caso di dire che Venezia ha un suo pittore, unartista tra i più rappresentativi e interessanti.

Antonio TodaroArquà Petrarca

Pietro Barbieri è un pittore veneziano, dotato di unaspiccata personalità artistica e delicata che gli con-sente di trasformare le piccole cose della vita quoti-diana in simboli universali.Dalle prime esperienze neoimpressionistiche è pas-sato con una personale ricerca coloristica ad una pit-tura di sapiente modulazione, ricercata negli effettiluminosi ed incline alla trasfigurazione fantastica at-traverso una visione in sintesi in cui il substrato reali-stico sovrappone, liricamente elaborata, un’interpre-tazione moderna, pittoricamente basata su un cro-matismo delicato, armonioso, sfuggente. Dal lindoredei suoi colori, dall’immediatezza delle sue immagini,l’artista ci permette di incontrare nei suoi lavori laparte migliore del nostro più intimo.Marine, paludi, paesaggi, angoli di casa, figure didonne e di Pierrots, nature morte…tutto un mondotrasfigurato da una passione convinta e amorosa. Èuna pittura viva che aiuta a vivere: momenti intensi dicromatismo che possono umanizzare la nostra aridagiornata lavorativa.

Laura Facchinelli

Dalle opere della prima giovinezza (scorci intrisi diuna materia scura, opaca), attraverso un progressi-vo rischiararsi del colore e una ricerca di linee co-struttive sempre più essenziali, Barbieri giunge, ametà circa degli anni Settanta, a quelle sfumaturechiare, a quelle parvenze velate e quasi evanescen-ti che ne costituiscono il suo carattere più persona-le. Dal paesaggio, ai gruppi di figure, ai ritratti, lecreazioni di Barbieri sembrano germogliare dalnulla, non tanto strappate alla realtà visibile quantoproiettate verso l’esterno della sfera interiore.

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Carlo OcchipintiLa Spezia

La pittura di Pietro Barbieri, sia per i suoi temi cheper la tecnica impiegata ad olio particolarissima, sirivela molto legata al suo luogo natale e a tutta lacultura artistica così ricca di personalità ed opere diinfinita sapienza.Questo luogo non può che essere Venezia, una dellecittà italiane maggiormente conosciute per le operedi grandi artisti quali Tintoretto, Tiziano, Giorgione…Pietro Barbieri sente particolarmente (e come nonpotrebbe?), la lezione di questi maestri, riuscendo acostruire un linguaggio pieno di sentimento antico ecomunque sempre moderno e attuale.Barbieri provoca, con le sue opere, grande commo-zione, e si dimostra particolarmente sensibile nel mo-strare scene della vita di Cristo, non cadendo mainella retorica o in immagini ripetute; infatti il modo di

svolgere e di presentarci questo tipo di linguaggio egenere, dimostra una spiccata predisposizione del-l’artista ad esprimere non scene della vita quotidiana,ma visioni divine e ultraterrene, avvicinandosi alla re-altà soprannaturale e trascendentale.Tali realtà vengono sottolineate dall’atmosfera cheregna nelle immagini di questo artista, un’atmosferaeterea, un offuscarsi delle forme e degli spazi cheinnalzano la composizione verso le parti più alte delcosmo, toccando gli spazi infiniti e misteriosi del-l’universo.L’opera di Barbieri è fatta di morbidezza, di forme ap-pena accennate, di uno svolgersi della materia colo-ristica che si trasforma così in non materia, lo scio-gliersi in essenza delle entità corporee e verso mondiultraterreni e infiniti.

Reti - 1983 - O. 50x70

Burano - 1981 - O. 30x40

Volo - 1984 - O. 60x80

Anni ’80

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Un volto di donna, l’apparire della figura del Cristo, citrasportano in alto, lontano dalla realtà e spinti versodimensioni inspiegabili ma esistenti. Sono tutte sensa-zioni percepite magicamente dalla sensibilità dell’arti-sta, che si muove in questa sfera naturale, rivelandoimpressioni e sensazioni interiori che, attraverso la pit-tura, prendono corpo e si materializzano…

Festa di Carnevale - 1986 - O. 60x80

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Teatrino della vita - 1990 - O. 100x120

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Nave aPorto Marghera1994 - O. 60x80

Giostra a Venezia1994 - O. 50x60

Anni ’90

Gianni AnglisaniGradisca d’Isonzo

La sua pittura, collocandosi in una dimensione chia-rista, del chiarismo rivaluta e porta a maggiore incisi-vità le possibilità decorative. E che Barbieri, oltre aessere un artista serissimo sul piano della ricercatecnica, è un uomo ricco di umanità e di intelligenza,le quali gli consentono di guardare con occhio di-staccato alle cose del mondo – com’è dovere d’arti-sta – ma non tanto da farlo cadere nel pericolo della“esecuzione“, sia pur preziosa, di opere di maniera.I suoi personaggi, calati, fasciati da una luce che limodella in un unico canto pittorico, sono personaggidi ogni giorno, ai quali il pittore guarda con affettuo-sa partecipazione.

Senonché Barbieri ha anche una ulteriore e non ulti-ma qualità: sa dosare con sapienza i suoi interventicromatici, senza forzare mai la mano, creando cosìun ritmo ampio palpitante di vita, pieno di allusionifantastiche, e pieno, anche, di quel suo caldo, giovia-le senso del vivere.Pittore, dunque, dalla forte personalità, il quale, attra-verso gli anni, ha saputo approdare a questa sua at-tuale, convincente poesia cromatica, a questi lumino-si messaggi, a queste commoventi evocazioni, spen-dendosi tutto nell’atto creativo, senza mai scaderenello scontato, mantenendo, anzi, un rigore che è dif-ficile cosa a trovarsi oggi.

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In laguna1993 - O. 30x40

Caigo a Venezia1996 - O. 50x70

Ivano SgarbossaTreviso

Se le opere sono legate all’autore da un filo, quelloche unisce Pietro Barbieri alle sue creazioni pittori-che è un ricamo di venezianità, tanto balza evidenteil rapporto ideale che lega l’artista alla propria terrad’origine. Nato, e cresciuto per nove lustri, in questiluoghi intrisi d’arte, così come dalle ferree regoledella Serenissima, Piero non ha adottato mezze misu-re per scolpire la propria personalità e la sua fisiono-mia artistica.Esploratore per vocazione, ha percorso i sentieridella vita sempre disponibile a dissetare il viandantecon la propria acqua, a ricercare esperienze nuovedalle quali ricavare arricchimenti interiori. Questa suainclinazione lo ha condotto a congiungere le proprieesperienze artistiche con impegnative ricerche sulcampo della formazione delle tinte, intese come uso

e scelta dei materiali che le compongono e dei le-ganti, alla scoperta, o riscoperta, dei segreti antichidei grandi maestri del passato, artefici ancor primadei colori che della loro opera.Accantonato il segno come elemento, troppo facile,di separazione di contorni e di piani – così come i ri-flessi acquei pur rendendo l’immagine, la spoglianodella sua fisionomia più geometrica – prediletto il co-lore e sovente nelle tonalità più sfumate, così comele brume autunnali e le nebbie primaverili della lagu-na stemperano la potenza ed il calore dei toni natu-rali, ogni tema di Pietro Barbieri percorre sulle ali diqueste prodigiose intuizioni aereo-marine-spiritualiquella creazione-invenzione che costituisce ognisua opera.Così avviene che le immagini si fluidifichino, si stem-

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perino in un continuo sforzo ideale teso ad avvicinar-le al magnifico piuttosto che al reale.E se ciò è compito già difficile nel rappresentare il vi-sibile, allorché basta un lampo di sole fra le nuvole,od un velo di nuvola sul sole, a stabilire, per un atti-mo, distanze, dimensioni e rapporti in assoluto con-trasto con la realtà materiale, tanto più che si dimo-stra arduo ed esigente il tema prediletto dal nostroartista che ricerca più la rappresentazione dell’invi-sibile e del trascendente che della materia. Barbieri,in stretta sintonia con il suo modo di intendere ilruolo della vita, sempre alla ricerca di spazi e tra-guardi più impegnativi, si muove con padronanzanell’ambito dei soggetti religiosi per i quali la propriavocazione pittorica ha trovato le più felici espressio-ni raffigurative.

Quel che colpisce di lui è il perenne, sempre affina-to, tentativo di esprimere il massimo dei valori che lafigura è chiamata a raccogliere, con il minimo dei co-lori, quasi per rendere in questo modo il divario tral’esigenza di rivestire con raffigurazioni umane certiconcetti spirituali e, con essi, l’essenza più profondadella spiritualità.In questo sollevarsi sulla punta dei piedi, per tocca-re terra il meno possibile, Barbieri dimostra il suoimpegno scrupoloso di uomo e di artista e così lovediamo, noi che gli siamo vicini.

Cavalli a San Giorgio - 1994 - O. 60x80

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Suono del silenzio1994 - O. 100x120

A. LayoloParis

Un pittore come Barbieri cerca le ispirazioni nel piùprofondo di se stesso ed è evidente che un artista diquesta tempra, come numerosi pittori celebri, desi-deri soprattutto renderci partecipi della sua ricerca.Come lo «sfumato» di Leonardo risolve le difficoltàdel disegno assicurando l’unità delle forme nello spa-zio attraverso l’atmosfera, così lo stile della pitturaevanescente di Barbieri esprime tecnicamente e in-tellettualmente l’armonia del tutto a scapito voluto egraduale della precisione della forma; i suoi esseriappaiono allora come personaggi visti attraverso unvelo diafano.Barbieri permette in tal modo, alla facoltà misteriosa,più o meno disciplinata e più o meno sviluppata inciascuno di noi, di ricostituire personalmente e d’in-

terpretare liberamente tutta la potenza di espressio-ne della sua immagine esoterica e, forse, attraversoil giuoco sottile delle intercomunicazioni soggettive, ilpensiero del suo messaggio esoterico.Altrimenti e brevemente detto: cerebralmente e attra-verso una rappresentazione pittorica e con uno stilemolto personale Barbieri ci rende leggibile l’invisibile.Barbieri pittore ad un tempo astrattamente figurativo,lirico, mistico, iniziatico?Arrivati ad un’epoca in cui la chiarezza del mondosembra diminuire, Barbieri, è forse, semplicementeun pittore che esprime con colori quasi immateriali lemalinconie e i canti della sua anima luminosa.

(Le Figaro)

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Nel bosco - Acquerello Ieri è piovuto - Acquerello

Paolo TietoPadova... Si rivela nei suoi dipinti più recenti una nuova ma-turità, che segna un livello assai più ragguardevole diquanto non abbia dimostrato un passato pur nontanto lontano. E non è un fenomeno sporadico, limi-tato a pochi quadri che l’affermazione trova avallonelle ultime personali, tutte ricche di opere di notevo-le livello, strettamente legate da una tecnica ormai in-confondibile e pur diverse nell’ampia gamma deisoggetti o delle differenti angolature prospettiche.Nature morte, fiori, nudi femminili, paesaggi; soprat-tutto paesaggi, perché la terra in cui egli è nato evive, Venezia, gli suggerisce, con la poesia dolce emalinconica dei suoi inesauribili scorci, motivi sem-pre nuovi, diversi per impostazione architettonica eper armonia di colori. La simbiosi di una natura vera-

mente unica con costruzioni che sembrano più disogno che di realtà, porta Barbieri a diventar narrato-re sensibile, ad esprimersi con tratti sommessi, quasiimpercettibili e a colorare il suo discorso con tocchidi perla.È questa, forse, la nota più saliente che lo contrad-distingue e ne segna i contorni in maniera netta eprecisa.

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Tonezza - Acquerello Il ponte naturale - Acquerello

Paolo RizziVenezia

…L’immagine pittorica, per Pietro Barbieri, si formada trepide aggregazioni di colore, per lo più su duetoni di fondo (il rosa e l’azzurro) lievemente stempe-rati e vibrati con dolcezza.Questa mostra al “En Plein air” conferma i progressidel giovane pittore veneziano sulla strada di una“musicalità” del colore; ed è il colore che si smateria-lizza secondo ritmi e sottili cadenze, fino a creare unanuova suggestiva realtà trasfigurata.…Di fronte ai quadri di Barbieri occorre aggiustare ilfuoco della visione. L’artista ci costringe infatti adun’ottica tutta sua: chiarissima, lattiginosa, come unabbaglio. Uno sforzo di adattamento: poi l’immagineemerge dall’alone e ci si presenta in una dimensioneche, da fisica, diventa spirituale. Un volo di colombe,i cavalli sulla laguna, il suonatore, il volto dolcissimodi una donna: un ectoplasma impalpabile. La pitturaè lieve come una carezza di piuma. Si galleggia nella

bambagia azzurra: è un attimo di lirismo, breve, for-s’anche timido, ma che può incantare

Orfango CampigliVenezia

Con le “creature” di Pietro Barbieri…tutto si faluce…una luce che scaturisce dalla stessa luce delpittore; lo sguardo deve essere intenso e profondoper capire le cose o le figure che impresse penetra-no dagli occhi al cuore. Una pittura dal tenue colore,evanescente, priva di qualsiasi peso, che si perdenella straordinaria delicatezza e bellezza di luci az-zurre, rosa, nebulosi bianchi; i grandi effetti di traspa-renza sono incantevoli poesie ed acuti lirici di profon-de realtà.

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Antonio M. QuadrioGalleria “Percorsi d’Arte ’90” - Venezia

La grafica di Barbieri si dimostra altrettanto impegna-tiva quanto la sua pittura. Dall’attività grafica emergo-no fondamentali punti di contatto con l’attività pittori-ca, punti che sono testimonianza di coerenza, con-nessione e continuità logica di un pensiero e deimezzi espressivi che lo traducono in immagini.Barbieri attinge dalla realtà di ogni giorno i dati ed itermini di riferimento più vicini alla sua poetica trasfi-gurandoli con la dolcezza della sua indole. Eccospiegato il risultato della sua grafica ove lo svolgersidei temi, sempre ricchi di ritmo e di dinamismo, si ri-solve in situazioni sempre rapide, brevi, adeguate e

valevoli sia sul piano del reale come su quello dell’im-maginario fantastico.Venezia, la sua anima, i suoi personaggi, la suaacqua, le sue trasparenze vengono riscoperte nel-l’immagine grafica di Barbieri con una musicalità eduna dolcezza tali da fermare il tempo e lo spazio.La luce, anche ove il mezzo tecnico non lo consenti-rebbe, è sempre partecipe ed interprete principale enel gioco semplice dei volumi, nel ritmo dei piani edei contorni provoca lo stato d’animo per arrivare apura poesia.

La bauta Vogando verso San Giorgio

Leda e il Cigno Nonna Paolina

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Momoleto

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Eleonora e Deborah

Elsa Linda

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Il gatto nero - Disegno

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Pietro Barbieri

La grande tradizione veneta e il suo colorismo tonale in Pietro Barbieri trova un fer-vido continuatore ed innovatore. La sua ricerca, fin dagli inizi della sua attività pit-torica, si è incentrata su un’euresi che pone come punto focale l’indagine sul colo-re e sulla luce che da esso si emana. Egli si è fatto affascinare dall’essenza del pig-mento, dalle sue proprietà chimiche, dalle reazioni che fa innescare quando lo simischia, e dalle sensazioni che, una volta steso sulla tela, esso fa percepire all’oc-chio di chi lo guarda. È chiaro, perciò, che il soggetto tende a diventare pretesto omeglio invito, per prendere pennello e spatola, e dipingere. Per far ciò egli si è datoun’impostazione vicina all’accademismo, diretta alla comprensione delle basi es-senziali della tecnica pittorica che servono a imparare ad usare i “ferri del mestie-re”. Sulla base di ciò ha iniziato il suo personale percorso, fino agli esiti odierni, chelo vede padroneggiare poliedricamente, e talvolta inventare , le più svariate tipolo-gie pittoriche, tra cui spiccano l’affresco, l’olio, l’acrilico e l’acquerello. È propriol’acquerello è la tecnica che il maestro predilige e ritiene importante e quasi più im-pegnativa del colore ad olio per l’attenzione che necessita sia per la mescolanzatra pigmento ed acqua, sia per la stesura delle campiture che molto spesso nonpermettono ripensamenti.Questa sua esperienza accumulata durante tutta la sua intensa ed internazionalecarriera fatta di lavoro, studio, confronti ed amicizie con altri grandi artisti, ha volu-to condividerla con coloro che hanno deciso di addentrarsi nel mondo dell’Artedando vita ad una scuola. In essa vi è la possibilità di poter apprendere concreta-mente i concetti e le modalità di esecuzione della pittura secondo le esigenze deisingoli partecipanti, ma ponendo come punto cardine la piena autonomia espres-siva per evitare così la creazione di sterili emulazioni o “pittori della domenica”.La progressione delle sue opere ha testimoniato questo percorso: il colore si è fattosempre più rarefatto, per divenire sottile vibrazione, tanto che sembra esso stessogenerare sia la tela sulla quale è stato steso, sia la luce che si irradia così dal di-pinto, sottolineando l’armonia della composizione. In conseguenza la raffigurazio-ne, spesso vicina al figurativo e al naturalistico, sembra perdere i connotati realisti-ci, ammantandosi di algide atmosfere e delicate movenze lontane dal tempo edallo spazio, che catapultano l’immagine dipinta in una dimensione astorica eageografica. Si compie così un viaggio iperbolico dove per un attimo si è sollevatida terra e si viaggia spensierati con l’immaginazione. Solo soffermandosi attenta-mente, e tralasciando il colpo d’occhio, si arriva a scorgere, tra queste opalescen-ze, il soggetto, che si manifesta in tutta la sua compiutezza e bellezza.Scorrendo l’opera di Barbieri, si palesa, vista anche la sua ampia conoscenza dellastoria dell’arte, una personalità tutta protesa a carpire i segreti della pittura per po-tersi così estraniare dal mondo che lo circonda, dalla turbolenta contingenza, e ri-trovare, come afferma egli stesso, un attimo di silenzio e poi... la vita.

Siro Perin

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Acquerello - 2004 - 56x76

In questa “nevicata”, l’effetto neve è risolto, comeuna improvvisazione musicale alla tastiera (l’acqua-rello è una musica).Non c’è il bianco su bianco, più bianco. L’intensità èdata dalla trama leggermente abrasa al momentogiusto, da sembrare rigata e intessuta, addensatafino ad accogliere la penetrazione di luce. Un legge-ro reticolo di corpuscoli infiniti si sovrappone ad altri,simili, per creare la sensazione di strato.La pigmentazione s’imbratta nella cancellazione eciò che sta sopra non ripulisce ciò che sta sotto, masi deposita facendo virare il bianco nel proprio colo-

re e approdare a una sfumatura residua: la bianchi-tudine nuova, di Barbieri.È un’astrazione, dove il vero non si stacca mai dallarealtà, che spiega invece il fenomeno.

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Pinocchio - Acquerello

Il poeta Andrea Legrenzi di Milano

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In attesa d’ispirazione - 2003 - Acquerello

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Lo stallone rosso - 1999 - O. 50x70

Venezia ha sempre trasmesso agli artisti, siano essipittori, musicisti o poeti, quel senso magico e miste-rioso che in fondo è la chiave segreta dell’opera d’Ar-te.Ed ecco che il pittore veneziano Pietro Barbieri ha sa-puto cogliere da questa magica atmosfera quegli at-timi fugaci e fermarli come per incanto sulla tela.Quei suoi cavalli che nascono dall’acqua verdognola

della laguna, i colombi che prendono forma comefossero nuvole di vapore, quelle sue figure, quei voltisono tutti filtrati e rivisti attraverso i mille specchi dellalaguna. Quei suoi colori delicatissimi, gli accosta-menti di verdi e di blu, sono semplicemente i coloridell’ambiente in cui vive l’artista e dove ha imparatola grande lezione della pittura.

Augusto Murer (1922-1985)scultore – Falcade, 11-1-77

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Montello - 1999 - O. 50x60

Soffuse atmosfere avvolgono delicate e romantichevisioni veneziane, i giochi felici dell’infanzia, la gioiaspensierata di un tempo ormai lontano che continua-mente ritorna alla memoria. Ai sommessi ricordi delpassato si aggiungono le trasparenti incursioni nellamitologia e nell’indeterminatezza visiva dei giardinidell’Ade, in luoghi misteriosi dove si placa la sincerapassione di Pietro Barbieri, raffinatissimo pittore ve-neziano che inaugura, quest’anno, la stagione espo-sitiva della galleria «L’incontro».La pittura di questo colto autore, sorretta da una pro-fonda conoscenza dei mezzi tecnici, pur aderendoad una creatività di carattere tradizionale, sperimen-ta innovazioni tecniche e formali qualitativamenteesemplari. Stemperando il colore, dividendo la partechimica da quella del pigmento naturale egli ottieneuna sostanza cromatica pura che gli permette di pla-smare una materia capace di rivelare la genuina sen-sibilità di un pensiero creativo tradotto nelle luminoseaeree, vibranti figurazioni della sua opera.«Il colore organizza la struttura formale e fa affiorare

“il sentimento del colore”, il controcanto segreto cheapre alla dimensione moderna, agli allargamenti dicultura figurativa, alle confluenze emozionali, ai valo-ri lumistici», scrive con estrema chiarezza Giulio Ga-sparotti del lavoro di Pietro Barbieri. E proprio dal co-lore, così accuratamente preparato, così amorevol-mente usato, nasce la pittura di questo coerente pit-tore veneziano una pittura che possiede la forza direcuperare intonazioni, atmosfere e ricordi senzastrapparli dalle loro ideali ambientazioni, ma sempli-cemente riportandoli, tra velature e magiche traspa-renze, nella realtà attuale. Pietro Barbieri tende acomporre una espressione pittorica che rinviene nel-l’essenzialità velata del tocco quella ricchezza dicontenuti e di delicate stesure che sembrano prove-nire direttamente dal «profondo dell’anima».Le sue immagini, animate di feconda ariosità, appa-iono lievi e luminose, ed immerse in situazioni reali eoniriche, allo stesso tempo, sembrano porsi al limitedella percezione come estreme sintesi cromatiche dimemorie e di sentimenti.

Giorgio Trevisanda “L’Arena” del 30.09.90

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“Nàiadi” - affresco 3x3m - Sett. 2001 - Villa De Toni

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Galleria “Luigi Sturzo”

Nove lustri… punto e capoPersonale di PIETRO BARBIERI

marzo 2006

È l’omaggio ai 45 anni di pittura di Barbieri. Un traguardo importante, che avrebbedovuto avere sostegni attivi diversi. Una rassegna destinata ad un maggiore carat-tere antologico, che conserva tuttavia la coerenza costante di stile, di personalità,di ricerca libera e aperta, di scoperta e di espressione poetica della realtà. Ciò cheè diventata ciò che non è e ciò che è stato si fa ciò che è.Una mostra che ancora una volta, porta alla ribalta la nostra Galleria la cui attivitàè rivolta, al di là delle ragioni di ogni accadimento, a far conoscere i valori artisticidell’opera d’arte nella complessa e problematica realtà quotidiana, nel vero spes-sore storico che possa essere comunicato e affidato a un codice pittorico. Nelletecniche miste e negli acquerelli di oggi, ma anche negli olii di ieri, Barbieri non hasolo dipinto il quadro, lo ha realizzato.Realizzare non vuol dire riportare sulla tela, o sul foglio, una cosa vista, un paesag-gio, uno scorcio. Significa tradurre la tonalità, la generalità, la trama della visione. To-nalità, generalità, trama esistenti esclusivamente come idea, come coscienziosità.Così, egli realizza il quadro, secondo la sua idea di pittura. Potrei aggiungere cheè un teatro visivo denso di tracciati, di profili, di colori, di luci, di materia, attenzio-ne, non indicativi dei semplici aspetti di cose, di luoghi, di testimonianze e parteci-pazione alla vita.Un atto amoroso di identificazione della realtà. L’intelligenza delle emozioni.Basta guardare “Mattino di nebbia”, in cui la dominazione visiva non sostituisce lecose, ma valorizza le relazioni cromatiche e strutturali, che condensano l’immagi-ne in un coagulo di irradiazioni e di traiettorie, la metamorfosi di un fenomeno na-turale. La fantasia inesistente e fantastica, reale. Ogni vicenda pittorica si comple-ta nel respiro della vita.Come le bottiglie di Morandi, la marine di De Stäel, un ritratto di Giacometti.Non sono riferimenti elogiativi e di confronto. È il solo modo di spiegare la sua ri-cerca e quel “punto e a capo” che vuol scavare oltre l’apparenza, ritrovare unmodo d’essere, il suo modo di porsi di fronte alle cose, per rielaborare le immagi-ni, le sue immagini.Quadro per quadro, anche nella iterazione sul motivo, scorre la felicità creativa diquesta pittura.La continuità appassionata del suo lavoro, la lucidità interpretativa, gli accordi pienitra forma e materia, gli accostamenti e i contrasti di colore, il fascino delle luci, il pro-cedimento espressivo, le fusioni atmosferiche, gli spazi carichi di effetti godibili, itagli di inquadratura, completano il ritmo e l’ordine armonico.Provate a cercarli anche voi. Capirete che il mondo si può fare a meno di abbellirlo.

Giulio Gasparotti

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Anni 2000/2006

Mattina di nebbia - Tecnica mista - 2006 - 60x70

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Venezia - Tecnica mista - 2002 - 50x70

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Passeggiata a Sirmione - Tecnica mista - 2005 - 60x70

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Fauno - Tecnica mista - 2006 - 50x70

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“Autoritratto” - Tecnica mista - 2003 - 50x60

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Cascata nel bosco - Tecnica mista - 2001 - 50x60

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Squero - Tecnica mista - 2001 - 60x70

Enzo De Martino

Una selezione di dipinti che, nelle intenzioni dichiara-te dal pittore, vogliono essere un nuovo inizio, unasorta di “punto e a capo”. Pietro Barbieri (Venezia1940) conferma ad ogni buon conto una sua maniera“turneriana” di intendere la pittura, fatta di velaturesoffuse e delicate, attraverso le quali emerge a voltequalche barbaglio di colore più acceso. E natural-mente l’indistinta conformazione della visione, spes-so dedicata a Venezia.

da Il Gazzettino di sabato 25 marzo 2006

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La cacciata - Tecnica mista - 2004 - 60x70

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Burattini e marionette - Tecnica mista - 2006 - 60x70

Elio SalernoAugusta

Ho colto la poesia del suo spirito, autenticamenteispirata, che conferisce all’opera segni e caratteripropri, attinti nel proprio spirito stesso e nel modo delsuo concepire.Del resto nel concepire c’è anche l’apporto della fan-tasia che non va intesa come artificio. Concepire lafantasia in siffatta maniera, sarebbe come adoperareuna locuzione deteriore, non appropriata. La fantasiadell’artista è ben diversa, è connaturata in lui; e, comedice Schiller, «v’è un solo vaso per accogliere l’operadella fantasia; e questo vaso è la fantasia stessa»;cioè il proprio sentire in maniera non tattile, il goderenella immaginazione di figurazioni che si scostanodalla realtà, corporeamente non distinte e non defini-te, circonfuse di dissolvenze che si distaccano dal

particolare, per giungere all’universale; per chi crede,direi, per giungere alla contemplazione della divinità;qualsiasi essa fosse; ma presa soltanto come sorgen-te della ispirazione, a testimonianza di un fatto, quel-lo, cioè, del dialogo sofferto, intercorso tra l’artista eDio!

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Murazzi - Tecnica mista - 2006 - 50x60

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Ricordi d’infanzia - Tecnica mista - 2006 - 60x80

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Rose sulla tavolozza - Tecnica mista - 2006 - 50x70

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Caro Piero,dopo aver rivisitato la tua arte pittorica durante l’allestimento dell’ultima mostra, tiscrivo queste righe con l’umiltà di colui che di arti visive conosce solo le emozioni.È semplicemente straordinario il percorso evolutivo dei tuoi dipinti! E, credimi, sodi apparire retorico nell’usare la parola “straordinario”, ma non mi sovviene altro ter-mine, perché altra parola non mi sembra acconcia per esprimere nella sua pienez-za quanto sei riuscito a produrre visivamente!È come se un giorno ti fossi svegliato (ma non è così…) ed avessi deciso di dipin-gere su di un ideale muro veneziano, unico al mondo, come unica è Venezia, i ri-cordi emotivi del tuo intimo e, quindi, rendere incancellabili le luminosità emotivedel tuo animo.Quasi con rabbia, dipingendo sul tuo muro stillante umori di salsedine, brillante diacqua e ricolmo di ricordi senza tempo del tuo inconscio, vuoi dimostrare che i tuoi“ectoplasmi” sono fantasmi veri, nella gioia e nella tristezza: nella purezza ridentedi una nevicata o nella cupezza di una laguna veneziana, a malapena emergentedalle brume.In quella “contessina”, dal sorriso appena abbozzato (o forse è un ansimo!?...) silegge tutta la dolcezza seduttiva dell’eterno femminino, rafforzato e reso reale dalsupporto murario su cui aleggia, immerso in liquido colorato di alto lirismo.È in questi mezzi la tua arte, apparente mente semplice e ripetitiva. Ma di semplicee ripetitivo c’è solo l’immediatezza delle emozioni che suscitano in chi guarda, per-ché le fruizioni positive danno il senso della vera arte, che non ha bisogno di elu-cubrazioni intellettive per essere compresa e toccare nell’intimo e godere. Perchédi godimento, in definitiva, si tratta, allorquando la traslucidità baluginante dei tuoiquadri pervade l’animo di chi li guarda. Ma, specie per me, i tuoi dipinti sono ricor-di di altri mondi, suggestioni incastonate nella pietra; sono fissaggi di sogni che alridestar del mattino svaniscono; sono fuochi d’artificio fermati indelebilmente al mo-mento del massimo splendore; è poesia di colori; è musica in crescendo o che staper tacere in un ultimo singulto di violino trillante; sono delicate finezze pittoriche didifficile esecuzione e che solo il tocco dell’artista vero possono creare; sono le tueinimitabili visioni fluttuanti quasi nel cosmo, Piero!Questi i miei giudizi sulla tua arte, che, forse, a molti potrebbero sembrare esa -gerati, ma ripeto, io penso che tutto ciò che produce sentimenti veri non va “bilan-ciato” da finte supponenze, ma espressi in pro rompente solarità.Piero, questo è quanto mi sentivo di doverti dire in pienezza di amicizia e tantodico, perché ti meriti ogni elogio per le tue in di scus se qualità artistiche.Un abbraccio affettuosamente fraterno,

Mestre 15 – 03 – 2006tuo Ettore D’Auria

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Via Crucis Stazione XII - Chiesa Sacro Cuore di Gesù Augusta - 1986

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Battesimo di CristoPala Duomo di Cavarzere - 1978 - O. 178x320

Jacques KravetzFontenay sous Bois

Vorrei anche ritornare sui suoi quadri, soprattuttosulle tele religiose che mi hanno colpito molto.Credo che esse abbiano prodotto su di me l’effettoche lei si attendeva.Senza dubbio si avvicinano all’espressione simboli-ca, ma in una maniera del tutto personale e originalee ciò che vuol dire, a mio avviso, che si potrebbepassare davanti ad esse senza consacrare loro l’at-tenzione che meritano. Del resto è proprio questoche le rende simili a Venezia.Potrebbe in effetti avvenire, per il viaggiatore troppofrettoloso, di attraversare la città dei Dogi, soprattut-to quand’essa si vela e si ammanta nelle brume chele sono abituali, e ne tragga un ricordo confuso diluce monotona.Ciò vorrebbe dire che non ha saputo scrutare i vapo-

ri che stagnano sulla laguna e per questa ragionenon arriverà mai alla rivelazione. Una rivelazione nonbrutale e immediata che viene per gradi, propriocome nei suoi quadri.Ecco perché le parlavo, davanti le sue tele, quelleche sono esposte alla “parrocchia S.Marco” di Me-stre, di una scalinata che condurrebbe alla visione.I gradini e i piani di questa scalinata mentale, impalpa-bile, corrisponderebbero agli stadi della scoperta.Esse suggerirebbero anche che l’iniziazione può esse-re progressiva e che il suo primo movimento è essen-ziale, come la parola stessa lo indica, al punto che que-sto stesso movimento si arresterebbe al mondo profa-no, e conviene farlo seguire da un cammino ascenden-te la cui ricompensa, il cui premio sarà la luce.

(traduzione dal francese)

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Resurrezione di LazzaroIsola di S. Giorgio Maggiore - 1978 - O. 130x100

Cena in Emmaus - 1985 - O. 130x170Chiesa Sacro Cuore - Augusta

Ave Maria - 1988 - O. 60x70Chiesa Sacro Cuore - Augusta

Via Crucis Stazione V - 1986 - O. 50X70Chiesa Sacro Cuore - Augusta

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Il battesimo - Parrocchia S.M. Araceli - S. Marco D’Alunzio (ME) - 1988 - O. 130x170

Gianluca CominVenezia

Le quattordici originali stazioni della sua Via Crucissono state l’occasione per incontrare parte della miafamiglia, di cui ho sempre sentito parlare, tanto ebene. Ma è stato un incontro anche con il pittore dicui conoscevo un ritrattino a pennarello di mia cuginaCarolina appeso nel salotto della nonna.Quel pomeriggio di sabato 7 dicembre, assieme amia madre, cicerone dell’albero genealogico, ho per-corso quella mostra così semplice e nuova. Premetto.Non sono un critico d’arte, e me ne guardo dall’esser-lo anche se la ricca «galleria» di pittori veneziani eveneti di casa mia (mio padre si appassionò alla pit-tura fin da quando aveva vent’anni) ha affinato il miosguardo.È un Cristo tenue e vellutato, quello che i fedeli dellaChiesa del Sacro Cuore di Augusta a Siracusa, ado-reranno. Una passione, quasi una processione dovu-ta e riflessa dalla mente del pittore alla tela, che con-centra l’occhio, la mente e lo spirito sull’unico prota-gonista. Gesù, in un rapporto con chi rivive, da cre-dente o no, la tragedia, che si fa personale, diretta,totale. Perchè è così, io credo, che la pittura di Pietro,

il Cristo di Pietro, vogliono essere vissuti: un rapportodiretto ed intenso tra il suo personaggio (parte di luistesso) e lo spettatore. Un rapporto cercato e medita-to da quell’aura tenue e delicata dei suoi colori, chetanto ricordano l’ambiente veneziano veneto dellasua origine.La scelta di un unico personaggio, anche se il Cire-neo, la Veronica che gli asciuga il viso, l’incontro conle donne, la Maddalena ai piedi della croce, la stessacroce, strumento di morte, sono presenti comeombre, è mirata, a stringere in un abbraccio cromati-co il dolore, «ciò che era scritto», la salvezza degliuomini, la loro incapacità di comprendere e il volto diCristo, unico specchio della Passione.Ho incontrato così in un solo pomeriggio mio cuginoed il pittore.Mi riprometto di conoscere meglio sia l’uno che l’altro.L’uomo, perché da una tale soavità della pittura nonpuò corrispondere che un animo altrettanto gentile; ilpittore, perché, quei colori, quella patina nebbiosa,spalmata sulle sue tele, mi riportano di un tratto neiluoghi più intimi e cari della Venezia dei veneziani.

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Adoratio

Pochi colori accordati da squisite dolcezze di trasparenti bianchi e azzurri, unastruggente e sintetica iconografia, la luce dell’occhio di Dio che si infiltra in areesfumate nei sentieri dell’immaginario e dell’infinito, caratterizzano quest’opera reli-giosa di Pietro Barbieri.Adoratio o la Venerazione, o l’Occhio di Dio, è una preghiera a colori, una raffigu-razione del tempo dello spirito. L’edicola in cui si conserva l’Eucarestia è illumina-ta dalla luce dipinta retrostante, in una simmetria di posizione rappresentativa di unordine trascendentale, di un axis mundi, di una Legge suprema. L’intuizione di Bar-bieri, in questa e in tutte le sue composizioni di arte sacra è di creare una icono-grafia libera da schemi, dove l’atmosfera tersa e vaporosa pare assumere un effet-to di straniamento seguendo l’infinitizzazione luminosa.La postura degli angeli, a destra e a sinistra, acquista il simbolo espressivo dell’im-maginario figurale, paragonabile ai cosidetti autos, le rappresentazioni sacre spa-gnole sui misteri, ricostruite per mettere in moto la partecipazione del massaggio.Le tre sezioni si concentrano attorno alla colonna marmorea del Ciborio in una stu-penda sintesi l’occhio di Dio, l’occhio della Luce. La Luce da cui tutto è sorto e allaquale tutto ritorna.Ogni pennellata è preghiera.La combinazione delle immagini non illustra, ma entra dentro il tema, avvalendosidi sensibilità, di esperienza, di ragione, che stanno alla base dell’espressione arti-stica.Allargate alla conoscenza dell’uomo, della società della storia per scoprire le sor-genti della fede.L’Adoratio non è solo il risultato ben riuscito dell’abilità pittorica dell’artista.È in particolare la partecipazione ad una verità, che è la verità di tutti, vista nellacompletezza del suo più alto valore.È un inno per voci e luci superiori fissate nei tempi interiori: il moto dell’anima e delcuore.La scena per esigenze strutturali è suddivisa in tre settori dai vasti fondi variegati,convergenti al centro in un ardore che sembra esaltare incensi dai campi di calo-re.Ai lati, nella liquida stesura delle tinte, volteggiano gli Angeli senza peso, con mo-venze istantanee, coordinate e fuse dai sottili valori plastici, con ritmo e notevole ri-lievo luminoso, in uno spazio di diagonali incrociate finalizzate ad oggettivare le im-pressioni visive da destra a sinistra.I loro corpi trascorrono vaporosi e leggeri nel cielo come nubi stracciate da refolid’aria.Le teste e le mani sono definite nel rispetto di certe regole plastiche.Ma non c’è disegno. Le forme si sorreggono nel loro contornarsi nelle chiare tra-sparenze.La composizione è scorrevole, serena, concisa, efficace, lungo linee fuggenti eriassuntive, senza superficiali aggiunte. Al centro, domina la luce che scende per asse dall’Eterno.

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La luce divina espressa in forma artistica, si propaga dilagando e irradiandosi nelgioco dei colori, in chiarori translucidi e balenanti di accordi di ininterrotte armonie.L’emozione è manifestata dal colore capace di far spazio al divino. Lo spazio evocaun altro luogo, il luogo dello spirito.I colori, poi, nei loro accostamenti, fissano l’allegoria e il simbolo, in modo da la-sciare aperto un varco nella meditazione, anzi al bisogno spirituale dell’incontro.La raccolta polifonia di azzurri indica l’aspirazione del finito nell’infinito, nell’eterno,fra incantati idilli di colore e di luci.Dice Sant’Agostino: “…nell’interiorità dell’uomo abita il vero” e “Dio è in me, più mestesso di me”. Cioè quella chiarezza e quella luce che ognuno di noi è nei suoi mo-menti migliori.

Giulio Gasparotti

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AdoratioLa chiesa dedicata a San Pietro Orseolo, che si trova a Mestre in viale don LuigiSturzo, è di recente costruzione (1975), in una zona inizialmente a edilizia popola-re, ma ora ricercata e ambita come la migliore zona residenziale della Terraferma.L’arrivo dei residenti, alla spicciolata, mano a mano che le case crescevano, hacondizionato sia il costituirsi di una Comunità che la realizzazione di strutture ade-guate alla vita sociale, anche perché la speculazione edilizia mirava alle abitazionilasciando al Comune, latitante, l’onere delle infrastrutture. La parrocchia era, e perlo più lo è ancora, l’unico riferimento aggregativo del Rione.Quanto più la gente si incontrava tanto più crescevano gli interessi comuni e l’am-bizione per il territorio dove si progettava di mettere radici profonde.Con questo senso di appartenenza ognuno dava il proprio contributo nei modi chepiù gli erano consoni. Così la Casa della preghiera comune veniva via via assu-mendo l’attuale accogliente spazio di incontro e di meditazione. Fra coloro che ge-nerosamente e fervida intuizione ha condiviso questo progetto vi è l’amico carissi-mo, Pietro Barbieri. Si è presentato un giorno in canonica con gli occhi lucidi perl’emozione e gesti un po’imbarazzati, deciso, se non avevamo nulla in contrario, di“affrescare” la piccola nicchia dove si conserva il Santissimo Sacramento, a destradell’altare…”se poi non ti piace, gli dai una mano di bianco!”.Il suo desiderio di rendere caldo ed espressivo il luogo da dove si irradia l’Amoredi Dio per gli uomini fu gioiosamente accolto dal parroco e dagli amici della Galle-ria don Sturzo.E quando, alla Messa della Comunità, il prof. Giulio Gasparotti ha presentato ai fe-deli l’opera realizzata, sottolineando la delicatezza dei colori e la spiritualità dellacomposizione, uno scroscio di applausi ha manifestato approvazione e ricono-scenza al M° Barbieri, nostro parrocchiano.

Don Rinaldo Gusso

Adoratio - Chiesa S. Pietro Orseolo - Mestre (VE) - 2001Affresco cappella del santissimo

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Spirito Salesiano - Istituto Salesiano S. Marco Venezia Mestre - 1991 - O. 200x400

Luci VenezianeMarida Faussone Boido

L’artista veneziano Pietro Barbieri ha raccolto un’am-pia personale nella Sala Espositiva del Palazzo Pro-vinciale (fino al 20 marzo). Attivo dagli anni Sessan-ta, l’artista ha allestito numerose personali in Italia eFrancia, legando la propria ricerca espressiva algruppo “En plein air” di Bormio ed eseguendo sva-riate opere a soggetto sacro per chiese parrocchiali,tra cui è la recente composizione “Spirito Salesia-no”(1990) posta nella Cappella dell’Istituto SalesianoSan Marco di Mestre. La concezione pittorica di Pie-tro Barbieri si permea delle esperienze luministiche echiariste della tradizione pittorica veneziana e lom-barda otto-novecentista.

Lievi maternità, impalpabili fiori, esili cavallini in lagu-na, enigmatiche maschere, vecchi gabbiani emergo-no, nell’intatta essenza naturalistica, ermeticamentetrasfigurata dalla percezione, in trame di toni e semi-toni su gamme di rosa e di azzurri, intersi trapassi esommesse velature, in cui si smaterializzano e si ri-compongono, all’intuizione ottica ed alla dimensionepsico-emozionale, le dinamiche volumetrie formali, invirtù di un’intensa compenetrazione lirica e di un’at-tenta indagine sul colore e sulla luce.

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Michele Dalla CostaVeneziaIl colore, nelle opere di Pietro Barbieri, è sempre puli-to, ispirato a moduli chiaristi eppure lontano da ogniaccademismo e maniera. Si stende fluido ed omoge-neo sotto una pennellata continua e sicura, e, all’im-provviso, diventa «segno», si fa corpo, volto, paesag-gio, natura morta: scandisce volumi, suggerisce con-tinui e diversi piani prospettici, li fa emergere in unasequenza pigra e trasognata da una tela che parenon avere dimensioni. Tutto è costruito, ma lo è conintelligenza, e all’osservatore sembra improvvisato.L’occhio “scopre“ particolari, dettagli di vita, ritagliquasi mnemonici di una Venezia autunnale o prima-

verile, ed indugia volentieri ad assaporare una realtàche gli è proposta con un dosaggio da alchimista.Ecco, questo della “proposta“ è forse un discorsoche bisogna fare e che torna a merito del Barbieri.Ogni suo quadro è in sè completo, finito, ma, nellostesso tempo, ed è forse questo il fascino segretodella sua pittura, lascia molto alla sensibilità di chi loguarda: così l’immagine si rinnova ad ogni occhiata esi arricchisce dell’esperienza personale dell’osserva-tore che, in un certo senso, sente quell’immagine“«sua» e vi trova qualcosa che prova ma che non rie-sce, perché è dono fatto a pochi, ad esprimere.

Sacra Famiglia - Chiesa di Carpenedo - Mestre - O. 130x170

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Mario StefaniVenezia

Pietro Barbieri è uno di noi ma ha occhi di fanciullo.S’incanta ai colori del cielo alle luci delle albe e deitramonti, sogna e trascrive sulla carta con brevi anno-tazioni, il suo mondo poetico.Perché Barbieri è poeta del pennello. Si può scrivereuna poesia prendendo in mano una penna o tenendofra le mani un pennello. Lo strumento non conta,conta il risultato.Pietro Barbieri ha raggiunto una piena maturità, e lodimostra la sottile armonia dei suoi colori, di un’inte-riorità concretizzata sulla tela, dove attese, tensioni sirisolvono cromaticamente e diventano verità profon-da, umanissima.Lo spazio, il colore, i temi suoi preferiti, si uniscono, sifondono dialogicamente in un’unica testimonianza disperanza e di amore alla vita. Per questo le sue natu-

re morte, i suoi fiori, non sono esangui ma ci parlano,così i cavalli nella laguna che noi troviamo così natu-rali, i suoi ritratti, i suoi temi religiosi. Barbieri è inna-morato della vita non della morte.Per questo la sua “grazia” è un dono della vita, allavita. L’armonia nell’opera di Barbieri è racchiusa insegreti trasparenti. Chiara è la sua pittura seppur cosìevanescente.La dimensione più mentale che fisica si ritrova in tuttala sua ricerca, che dura ormai da sempre. La ricercadi quest’autore non si esaurisce ancora ma tende arendere l’anima o ciò che per essa si intende attraver-so il corpo, quasi l’invisibile attraverso il visibile, l’ionascosto e più recondito estrapolato e portato allaluce, finalmente, in un sottile e castissimo osanna alcolore e alla luce.

Pentecoste

Ultima cena - Chiesa S. Maria Ausiliatrice - Gazzera - VE

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Beata Imelda LambertiniChiesa Congregazione Suore Imeldiane - Idice S. Lazzaro (BO) - 1991 - O. 130x170

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Ricordi

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Pietro con il Maestro Mariano Missaglia1968

Mostra Galleria En Plen Air (Ve - 1975)

Con W. Visioli, P. Tieto, R. Joos1975

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Critici e artisti:festeggiamenti per i 100 anni delpittore I. Pierescaa

1976 - Con GiorgioBianchi e l’allievoMarinoni a Bormio

Con Guido Carrer -1977

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Con R. Bevilacqua e Renato Russo -1977

Personale aGradisca d’Isonzo -1977

Mostra ai MuseiProvinciali diVicenza con F. Gard, R. Joose S. Maugeri - 1978

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Con il PatriarcaMarco Cè - 1978

Personale a Gorizia- 1978

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Elsa con Federico Da Venezia Galleria S. Giorgio -Mestre - 1980

Con Di Venere, A.Murer e Gasparotti -1980

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Con Pio Penzo - 1981

1980 - GruppoU.P.F. nello studioRuggero Battocchio,Pietro, RobertoJoos, Tullio Bonso,Bruno Gerardi,Franco Rossetto

A Parigi conE. D’Auriae J. Silvestri - 1982

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Con R. Joos e G. Voltolina - 1985

Con l’attore VittorioPregel sul palco del teatro Toniolo -Mestre - 1984

Con Miro Renner a Gorizia - 1985

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Con Avvocato E. SalernoLella e PippoCastrovinciElsa, Riccardo e Maria Grazia.Inaugurazione palaChiesa S. Cuore -AugustaO. 130x200 - 1985

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Consegna del premio Augusta per la Cultura - 1987da parte del Sindaco Vittorio D’Amico

Con Don GaetanoIncardona presentazione ViaCrucis al Municipio di Augusta - 1986

Mostra per i 25 annidi pittura con Sig.ra Carrer,Gasparotti, Quadrio e Sandra Degan -1986

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Con i pittori friulaniAnglisani, Fred Pittino,Gasparotti, Ripellino, Del Sal, al Kursaal diJesolo-Lido - 1987

La famiglia Barbieri- Galleria Il Caso -Avezzano (AQ) -1987

Cesco Magnolato,un amico, Barbieri, Fred Pittino e Gasparotti - 1988

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S.E. Card. Poletti,prefetto Sabatino,questore d’Auria.Autorità alla mostradi Asti - Palazzodella Provincia -1990

Carlo Marconi,Pietro Barbieri,Franco Rossetto -BarchessaComunale, Mirano 1990

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Con Giorgio De Battista - 1994

Con E. Jodie,Gasparotti,Benvenuti e M. Stefani - 2000

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Affrescando Villa Gatti - 2001

Vetrina Degan - Mestre 2004

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Fusioni degli affreschi in Villa Gatti - 2001

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Galleria “LUIGI STURZO”

Prolusione alla personale di Pietro Barbieri - marzo 2006

Chi non lo conosce?Quel “buona giornata”, sparata con gioia cordiale, per strada o per telefono, mi ri-corda di continuo la stretta di mano, gli incontri, i contatti, gli scambi di idee con imolti amici artisti di ieri e di oggi, grandi nomi della pittura veneziana, italiana, eu-ropea. Ne ha bazzicato tanti. Un nome ne richiama subito un altro e un altro anco-ra. Chi li mette in fila? Per non intimidirvi: ormai fa parte della storia.È però importante non metterli mai insieme, come suggeriva il suo primo mercan-te, quel W. Visioli di Bormio, che lo ha lanciato e conosce ancora a meraviglia i me-andri dell’arte.“Nove lustri di pittura... punto e a capo”, il titolo della rassegna, vuol significareche in pittura esistono luoghi e punti riconoscibili. Luoghi e punti di partenza, di ar-rivo, di ritorno, di ripresa della realtà, della fantasia, di poesia visiva, di indirizzi diesiti, che non rompono la sintassi di forme e colori, di luci, di atmosfere, di legami edi sviluppi, di vincoli progettuali, determinati come dimensioni e impronte durevoli.Dimensioni e impronte lontane, in grado di far scoprire, o di riscoprire, l’ambiente,la natura, un ricordo, un racconto, quali risultati di scelte ideali, di coincidenze distati d’animo, di identificazioni simboliche, sempre confermate nella consapovelez-za del far pittura.Guardando i quadri esposti, viene da pensare che c’è una iconografia mutevoledella realtà, inafferrabile, tanto da far dubitare del cosiddetto fattore oggettivo. In-fatti, dovrebbero essere per tutti, i modi di pensare un cielo, uno slargo d’orizzon-te, uno scorcio, un panorama, un interno, una postura, ecc.Barbieri non usa il convenzionale. Percepisce e capisce. Guarda e vede. Rimaneun classico nella leggerezza di un’atmosfera, nella quiete di un’evocazione, nelsussulto della memoria, nell’indicazione di un mito.Il suo è un realismo di minoranza, ora si usa dire di nicchia, che coglie il vero, ilbello, l’interessante, il provocatorio, l’essenziale direi, messi in vista dagli stessistrati della materia. È la stessa nota del poeta che sa leggere e scrutare il segretodella vita, il suo movente, la sua esistenza, l’individualità, il sentimento.Sulla tela, o sul foglio negli acquerelli, prendono l’abbrivio ambienti e strutture varie,composizioni di forme, di colori, di luci che cambiano colore. E qualcosa in più.Concetti, sensazioni, valori espressivi, inseriti negli spazi quasi in una danza, unaorchestrazione completamente articolata e armonizzata.Per me sono “momenti visivi”, e scusate il gioco di parole, tra il moment, vo-cabolo inglese che vuol dire l’attimo da cogliere, ed il latino memento, che si-gnifica ricordo.Attimi, ricordi, riverberi dentro e fuori.All’inizio, negli anni delle grandi impressioni, c’era una sorta di nebbia colorata esilenziosa, una distesa trasparente. Ancora affiorante.

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Poi, la visione tornò a mostrarsi. Al medesimo posto, spalancato a spazi nuovi, apunti inaspettati, a suoni cromatici più evidenti, più durevoli.Era, ma è lo stesso ancora adesso, un entrare nel paesaggio, dove tutto si rincor-re, prende la profondità dell’orizzonte, sfiora il primo piano, in un fulgore che sape-va e sa di icona.Lo spazio di Tintoretto. Anche la dinamica del buco di Fontana.Mi fermo. Non è il cosa o il come. C’è il percettibile, ciò che non tutti possono vedere.Oggi, si registra meglio la struttura. Dico meglio: si vedeva già prima. L’ambientesi racconta. Il colore fa cantare l’aria, fa trillare il Carnevale. Caratterizza una fiaba,un racconto, a suo modo, pur essendo molte le regole.È il John Waine del pennello e del colore: non sbaglia un colpo.Secondo una leggenda ebraica, Dio creò l’uomo per farsi contare delle storie, per-ché si annoiava.Barbieri ci racconta le sue storie, viste a distanza come in un censimento, in quan-to la realtà sta scomparendo e ce la vuol far ritrovare nei quadri in un lascito a fu-tura memoria.Nel “punto e a capo” ci sono degli andirivieni che misurano il presente.C’è anche la visione del Giorgione, che trasfigura poeticamente la realtà. Però,alla Barbieri.

Giulio Gasparotti

Pubblico alla personale di Barbieri - Galleria Don Sturzo - Mestre

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Bibliografia

Pietro Barbieri è nato a Venezia nel 1940.Ha allestito oltre 100 personali ed innumerevoli collettive in Italia e all’estero, esponendo piùvolte ai Salons Internazionali in Francia: De La Treille (Atelier) – Senlis; Salons Culture –Creil Oise; Mairie Annexe du XVIII – Paris; Salon des Printemps – Paris; Salon des ArtistesFrançais – Paris; Salon des Artistes Italiens – Paris.Sue opere si trovano in pinacoteche pubbliche e private, Musei ed Enti vari. Quarantasei, acarattere sacro, sono collocate in varie Chiese e luoghi di culto.Ha fatto parte dei gruppi: Nuova Figurazione Lombardia “En plen Air”; Gruppo Artisti veneti;Ass. Culturale di Belluno; Ass. Culturale Italia-Francia (Creil-Oise); Comitato per MonmartreParis; Artisti del Gruppo U.P.F. e Percorsi d’Arte ’90, Ass. Culturale La Fornace.Ha illustrato numerosi libri e riviste ed ha raccolto la sua ultra decennale esperienza d’artistanel suo libro “L’esperienza in un quaderno” edito dall’Associazione Culturale “La Fornace”.

Della sua opera si sono interessati molti critici tra i quali vogliamo ricordare: A. Murer, G. Gasparotti, G. Trevisan, S. Held, P. Rizzi, A.M. Quadrio, R. Joos, M. Stefani, A. Ballis, G. Sambo, S. Maugeri, S. Weiner, M. Dalla Costa, M. Renner, M. Petternella, P. Tieto, J. Kravetz, E. D’Auria, A. Rossi, G. Mugnone, R. Valandro, L. Selser, G. Sambo, A. Todaro, S. Del Fabbro, E. Buda, G. Gigli, Pagan, Porcaro, L. Bertacchini, A. Favarato, O. Campigli, A. Lajolo, F. Monai, G. Anglisani, C. Taboga, E. Salerno, G. Comin, C. Occhipinti, J. Lus Anget, F. Basile, F. Gard, F. Castellani, L. Facchinelli, M. Missaglia, A. Trevisiol, I. Sgarbossa, W. Visioli, M. Morales, T. Dellisanti, E. De Martino, S. Perin, R. Ballarin, Americo Alberti, P. Negri. C. De Lainseque, G. Pagan, Madida Boido, Luigi Sassi, Vitt. Magno, Polastro, ALF, Brignolo, don Gino Bortolan, M. Bonifacio, S. Del Fabbro, Mario Morales.

Parigi (1982) - Place du Tertre - Piero al lavoro

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NOTE BIO-BIBLIOGRAFICHE

La Pietà - S.E. Card. Poletti Arcivescovado (Torino)

Sacra Famiglia dellʼEmigrato - Chiesa di Carpenedo (Ve).

Resurrezione - Chiesa di S. Marco Evangelista - Mestre-Venezia.

Pierrot avec les ballons - Pinacoteca Comunale di Creil-Oise (F).

Il prestigiatore - Pinacoteca Circolo Culturale “Rotonda” - Mestre-Venezia.

S. Barbara - Cappella di bordo Nave Caio Duilio - M.M. Taranto.

Apoteosi di Civenna - Pinacoteca Comune di Civenna (Lago di Como) (Co).

Sacra Famiglia - Villa Flangini - Asolo (Tv).

Trittico dedicato alla Madre - Chiesa di S. Paolo - Mestre-Venezia.

Arlecchino in grigio - XVIII Arrondissement, Clos-Montmartre, Paris (F).

Ultima Cena - Malga dei Faggi - Gosaldo (BL).

Ultima Cena - Chiesa della Gazzera - Mestre-Venezia.

Pentecoste - Chiesa della Gazzera - Mestre-Venezia.

La Nevicata - Galleria d’Arte Moderna - Cavarzere.

Laguna - XVIII Arrondissement, Clos Montmartre - Paris (F).

Quattro Stagioni - XVIII Arrondissement, Clos-Montmartre - Paris (F).

Colombi a Rialto - Pinacoteca Place du Tertre - Paris (F).

Battesimo di Cristo - Duomo S. Mauro - Cavarzere (Ve).

Il Battesimo - Chiesa di S. Pietro - Torbe di Negrar (VR).

Cena di Emmaus - Convento Benedettino - S. Miniato al Monte Firenze.

Resta con noi (affresco) - Villa Flangini - Asolo (Tv).

Il Gabbiano - Pinacoteca - Cortina d’Ampezzo (BL).

Resurrezione di Lazzaro - Aula Magna sc. Grafiche - Fond. G. Cini Venezia.

E tutto si fa luce (croce greca) - Chiesa di S. Marco - Mestre-Venezia.

La vecchia del tombolo - XVIII Arrondissement, Clos-Montmartre - Paris (F).

Venezia (serie di disegni) - Ospedale Civile - Caracas (Venezuela).

Ecce Homo - St. Philip’s Vicariage - Eastbourne (GB).

Cena di Emmaus - Chiesa S. Cuore - Augusta (SR).

Pentecoste oggi - Chiesa S. Cuore - Augusta (SR).

Doppia Maschera di Arlecchino - Museo Provinciale Gorizia.

Cavalli in laguna - Museo Provinciale Vicenza.

Venezia (tre dipinti) - Amm.ne Provinciale Siracusa.

La nevicata - Pinacoteca Comunale - Selva di Cadore (BL).

Via Crucis (14 tele) - Chiesa S. Cuore - Augusta (SR).

Annunciazione - Parrocchia S. Stefano - Caorle (VE).

La salute - Pinacoteca Comunale - Paris (F).

Carnevale a Venezia (disegno) - Museo Statale - Sibenik (YU).

Beata Imelda Lambertini - Chiesa Congregazione Suore Imeldiane - Idice S. Lazzaro Bologna.

Il Battistal Veneratio (affresco) - Chiesa S. Pietro Orseolo - Mestre-Venezia.

Spirito Salesiano - Istituto Salesiano S. Marco - Mestre-Venezia.

Burano, Colonne dell’Amelia - Mestre-Venezia.

4 Stagioni (affreschi) - Park Hotel Villa Giustiniani - Marocco (Ve).

Naiadi (affresco) - Villa De Toni - Mestre-Venezia.

Verso Cytera (affresco) - Villa Gatti - Olmi (TV).

Caʼ Dario - Pinacoteca Accademia Gen. P.P. - Roma.

Neve a Venezia - Shariah art Museum - White Arab Emirate

Ecce Homo Gabbiani, Ritratto di Famiglia - Tübingen, Pinacoteca di H.D. Schwieder

Leda - Collezione Günther - Lago di Costanza

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Amici delle Arti – Mestre (VE)Art Murale - Paris (F)Arte Moderna - Sala Civica - Cavarzere (VE)Associazione Culturale S. Marco - Venezia-MestreBenvenuti – VeneziaBertin - Piove di Sacco (Pd)Bevilacqua LaMasa - VeneziaBiblioteca Municipale - Selva di CadoreBiennale - Sovico (MI)Bottega (La) - GoriziaBottega del Quadro - Feltre (BL)Ca’ dei Ricchi - TrevisoCasa di Laura - Arquà Petrarca (Pd)Castello di MontagnanaCastello di Pergine ValsuganaCave (La) - TrevisoCella (La) - Carpenedo (Ve)Cenacolo Culturale S. Carlo - Venezia-MestreCentro Civico - Venezia-MestreCentro Culturale - Tessera (Ve)Centro Culturale D’Ambros - Cavarzere (Ve)Centro Culturale DE ANDRÈCentro d’Arte S. Vidal - VeneziaCentro Giovanile S. Paolo - Venezia-MestreCentro Russia Ecumenica - RomaCentro Storico - FirenzeCida-Piperno - RomaCircolo Culturale Pittorico - Chioggia (Ve)Circolo dei Nobili - Augusta (Sr)Circolo Ufficiali M.M. - Augusta (Sr)Città di Cantù - Cantù (Co)Comune di Marcon (VE)Contea (Sala d’Arte) - Bormio (So)Conventino - Salò (Bs)Cupola (La) - PadovaDe La Treille (Atelier) - Senlis (F)De Luca - BellunoEglise Saint-Pierre - Senslis (F)En Plain Air - Bormio (So)En Plain Air - VeneziaGrotta - BellunoGruppo Cinque - Venezia-MestreIl Caso – Avezzano (AQ)Incontro (L’) - VeronaKursaal - Jesolo Lido (Ve)

La Cornice – Piove di SaccoLa Fornace – Venezia MestreLa Giostra – AstiMacchiavello (II) - FirenzeMaggio Monselicense - Monselice (Pd)Mairie Annexe du XVIII° - Paris (F)Michelangelo - Venezia-MestreMontecarlo alla parete “Amici miei” (mostrapermanente)Motel Agip - TriesteMotel Agip - VeronaMulini - PortogruaroMusei Prov. (Chiesa di S. Giacomo) - VicenzaMuseo Civico - BellunoMuseo Diocesano d’Arte Sacra - VeneziaOpera Bevilacqua LaMasa - VeneziaPalazzo Jappelli - Piove di Sacco (Pd)Palazzo Provincia – AstiPasqualigo (Del) - VeneziaPercorsi d’Arte – VeneziaPiovese - Piove di Sacco (Pd)Plusart - Venezia-MestrePulce (La) - Venezia-MestreQuadro in soffitta - Acireale (Ct)S. Angelo - VeneziaS. Giorgio - Venezia-MestreSala Comunale Esposizioni - Civenna (Co)Sala d’Arte - Merano (Bz)Sala Esp. Cattolica Ass. - VeronaSala Espositiva Meggiani - TarantoSala Esposizioni d’Arte - Courmayeur (Ao)Sala Maestri Comacini – CIVENNA (CO)Salon Culturel - Creil-Oise (F)Salon d’Automme - Grand Palais - Paris (F)Salon de Printemps - Senlis (F)Salon des Artistes Français - Paris (F)Salon des Artistes Italiens Paris (F)Sasso – BellunoSerenissima - Gradisca d’Isonzo (Go)Stalla (La) - Lignano (Ud)Terrazza (La) - Cortina d’Ampezzo (Bl)Tiziano Vecellio - Vittorio Veneto (Tv)Velocipede - Bibione Pineta (Ve)Veneta - Venezia-MestreVetrina d’Arte, Degan Cornici – Mestre (VE)Villa Pompeiana - Sorrento (Na)

Gallerie e mostre

Torre Civica - Piazza Ferretto - Mestre (2006)

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Finito di stampare nel mese di Settembre 2006

presso EUROPRINT industria graficaQuinto di Treviso (TV)