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Provincia di Mantova Settore Ambiente – Ecologia Dipartimento di Fisica Università di Bologna CONVENZIONE TRA PROVINCIA DI MANTOVA E DIPARTIMENTO DI FISICA DELL’UNIVERSITA' DI BOLOGNA Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione di Protezione Civile per il Rischio Sismico PARTE II: RISULTATATI ANALISI DI PERICOLOSITÀ

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Provincia di Mantova

Settore Ambiente – Ecologia

Dipartimento di Fisica Università di Bologna

CONVENZIONE TRA PROVINCIA DI MANTOVA E

DIPARTIMENTO DI FISICA DELL’UNIVERSITA' DI BOLOGNA

Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione di Protezione Civile

per il Rischio Sismico

PARTE II: RISULTATATI ANALISI DI PERICOLOSITÀ

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5 La pericolosità sismica del Mantovano _____________________________________________ 3

5.1 L’inquadramento geologico _________________________________________________________ 3 5.1.1 L’assetto tettonico della Pianura Padana _____________________________________________________ 6 5.1.2 La tettonica recente ____________________________________________________________________ 17

5.2 La sismicità _____________________________________________________________________ 21 5.2.1 La sismicità storica (principali terremoti a livello regionale)_____________________________________ 21

5.2.1.1 I risentimenti provocati dai maggiori terremoti storici ______________________________________ 26

5.3 Le storie sismiche di sito ___________________________________________________________ 29

5.4 La pericolosità sismica nel mantovano _______________________________________________ 33 5.4.1 Risultati secondo il metodo di Cornell______________________________________________________ 33

5.4.1.1 Elenco dei Comuni mantovani ________________________________________________________ 35 5.4.2 Risultati dell’approccio di Sito____________________________________________________________ 40

5.5 Possibili effetti di amplificazione ____________________________________________________ 50

6 Conclusioni__________________________________________________________________ 51

8 Appendici ___________________________________________________________________ 53

Appendice A: Scala stratigrafica-geocronologica _________________________________________ 53

Appendice B: curva di pericolosità _____________________________________________________ 54

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5 La pericolosità sismica del Mantovano

5.1 L’inquadramento geologico

La provincia di Mantova, ubicata al centro della Pianura Padana (fig. 5.1), è

compresa nei Fogli 48 (Peschiera del Garda), 61 (Cremona), 62 (Mantova), 63

(Legnano), 74 (Reggio nell’Emilia), 75 (Mirandola) della Carta Geologica

d’Italia in scala 1:100.000. Dalla lettura di queste carte è possibile individuare le

principali caratteristiche geologiche e geomorfologiche del territorio mantovano.

Figura. 5.1 – La Provincia di Mantova

La geomorfologia pressoché pianeggiante della provincia è solcata da una rete

idrografica a bassa densità che partendo dai limiti provinciali occidentali

comprende i seguenti fiumi principali: Chiese, Mincio, Oglio e Secchia, tutti

confluenti nel Po, che scorre nella parte meridionale della provincia (fig. 5.2).

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È nella porzione più settentrionale della territorio provinciale che si può

individuare un paesaggio di bassa collina, con altitudine massima inferiore ai

180 m, appartenente alla cerchia morenica del basso Lago di Garda (comuni di

Castiglione delle Stiviere, Solferino, Cavriana, Monzambano e Ponti sul

Mincio).

Figura. 5.2 – Idrografia del territorio mantovano e principali allineamenti neotettonici. MN-

MR = Allineamento Mantova - Marcaria; S. B Po – Gr = Allineamento S.

Benedetto Po – Garolda.

La litologia è caratterizzata per lo più da depositi quaternari continentali

(Olocene- Pleistocene, di età inferiori ai 2 Ma) di origine alluvionale. In

particolare, a ridosso dei corsi d’acqua principali (Po, Mincio, Chiese), questi

depositi sono a composizione sabbioso-ghiaiosa-ciottolosa di tipo alluvium o di

terrazzo. Questa tipologia deposizionale interessa la maggioranza del territorio

provinciale nella fascia che va dal confine cremonese a quello veronese (tra

Mincio, Po ed oltrepo al confine con Reggio Emilia) e costituisce una litologia

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riscontrabile fino al limite sud-orientale della provincia (tra la confluenza del

Secchia nel Po e i confini con le provincie di Modena, Ferrara e Rovigo).

Nelle zone di Acquanegra sul Chiese ed Asola (Foglio 48 Peschiera del Garda,

Foglio 61 Cremona) si trovano depositi fluviolacustri argillosi risalenti al

periodo interglaciale Würm-Riss (fine Pleistocene-inizio Olocene, databile a 10

Ka). I deposito morenici dell’Anfiteatro del Garda sono costituiti principalmente

da materiali provenienti dalla degradazione di rocce eruttive e metamorfiche e,

subordinatamente, da rocce sedimentarie.

Nella pianura medio-mantovana (Foglio 61 Cremona, Fogli 62 Mantova,

Foglio 63 Legnago) si hanno depositi alluvionali continentali collegati alla

cerchia morenica suddetta: depositi fluvioglaciali degli antichi scaricatori e

depositi fluviali di rimaneggiamento dei suddetti accumuli morenici e

fluvioglaciali legate ai fiumi Chiese e Mincio. Questi depositi appaiono

attualmente sproporzionati soprattutto nei confronti delle attuali capacità di

trasporto del fiume Mincio e sono perciò da ricollegare principalmente

all’azione degli scaricatori del sistema morenico centrale del Garda. Essi

dovevano possedere, in passato, portate e capacità di trasporto molto maggiori

delle attuali, come viene evidenziato dal fatto che attualmente scorrono in alvei

ampi e incassati nella pianura circostante.

I termini riconoscibili sul terreno sono compresi in un intervallo di tempo che

va dall’interglaciale Mindel-Riss (Pleistocene medio) all’attuale (Olocene) a

litologia prevalentemente ghiaioso-grossolana con strato di alterazione argilloso

rossastro. Il materiale è prevalentemente ghiaioso e sabbioso fino

all’allineamento Mantova-Marcaria (vedi fig. 5.2). A sud di questo e fino al Po è

prevalentemente sabbioso-limoso. Il passaggio tra le due zone è contrassegnato

dalla presenza continua di depositi torbosi, direttamente affioranti sulla sponda

sinistra del Lago Superiore di Mantova o rinvenibili a debole profondità (0.50-

2.00 m) nei pressi di Marcaria.

L’area a nord di Mantova è caratterizzata dalla presenza di più ordini di

terrazzi fluviali, soprattutto evidenti lungo il corso del Mincio. A sud di

Mantova l’elemento morfologico più rilevante è rappresentato dalle Valli di

Buscoldo, un’area depressa di alcuni metri rispetto alle zone circostanti.

Nella fascia intorno all’attuale corso del Po (Foglio 62 Mantova, Foglio 74

Reggio nell’Emilia, Foglio 75 Mirandola tra la confluenza del Secchia nel Po e i

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confini con le provincie di Modena, Ferrara e Rovigo), i terreni affioranti sono

riferibili prevalentemente all’Olocene, appartenenti alla fase durante la quale il

Po e i suoi affluenti alpini hanno depositato una spessa coltre di materiale

alluvionale. Si tratta di sabbie fini lungo il corso del Po e dello scolo Zara

(corrispondente ad un antico ramo del fiume Oglio) e di limi sabbioso e/o

argillosi nella restante zona. Nella medesima area si riscontrano forti spessori di

sedimenti marini Plio-Pleistocenici (dell’ordine di alcune migliaia di metri), ai

quali si può attribuire, dalla lettura della carta delle isopache, una potenza tra i

2000 e 5000 m, dei quali circa il 20% è attribuibile al Pliocene inferiore, circa il

45% al Pliocene medio-superiore e circa il 35% al Pleistocene marino.

5.1.1 L’assetto tettonico della Pianura Padana

L’attuale assetto tettonico della Pianura Padana è determinato dalla storia

geologica che ha prodotto i suoi due principali confini strutturali: le Alpi

Meridionali che la delimitano a nord, l’Appennino Settentrionale che la

delimitano a sud (Fig. 5.3). È all’interno di queste strutture tettoniche che si

possono ricercare le sorgenti simogenetiche, storicamente attive o potenziali,

rilevanti per la pericolosità sismica della provincia di Mantova.

L’origine e la forma degli Appennini e delle Alpi Meridionali sono dovute alla

convergenza tra le Placche Africana ed Europea che è in corso dal Cretaceo

Superiore.

L’evoluzione tettonica degli Appennini Settentrionali è da collegarsi alla

migrazione di età Neogenica della deformazione, da ovest ad est ed attraverso il

dominio dell’Avampaese Adriatico, come conseguenza della subduzione in

arretramento verso NW-W della litosfera della microplacca Adria.

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Figura. 5.3 – Mappa strutturale semplificata della Pianura Padana, si possono

osservare i due principali sistemi arcuati, Nordappenninico e Sudalpino,

divisi dalla copertura Quaternaria indeformata. “A” Pieghe del

Monferrato, “B” Pieghe Emiliane, “C” Pieghe Romagnole-Ferraresi.

I profili sismici effettuati nella Pianura Padana (fig. 5.4) mostrano strutture

tettoniche compressive al di sotto dei depositi sedimentari Pliocenici inferiori-

Quaternari. Fasi tettoniche compressive hanno prodotto queste pieghe

asimmetriche e sovrascorrimenti, aventi direzione NE o NNE, queste strutture si

sono sviluppate nella copertura sedimentaria terrigena e nelle sequenze

carbonatiche mesozoiche.

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Figura. 5.4 – Pagina precedente: tracce delle sezioni sismiche nella Pianura Padana; in

questa pagina, dall’alto verso il basso: ricostruzione della sezioni sismica

Varignana-Ferrara-Copparo (A-A’) perpendicolare al Sistema di Pieghe

Arcuate Romagnole-Ferraresi; ricostruzione della sezioni sismica Soragna-

Piadena (B-B’) perpendicolare al Sistema di Pieghe Arcuate Emiliano.

In accordo con numerosi studi e come visibile nelle sezioni sismiche in figura

5.4, gli attuali limiti orografici e strutturali degli Appennini Settentrionali non

coincidono. Il fronte strutturale Nord Appenninico si estende infatti per più di 50

Km nella Pianura Padana al di sotto della copertura Quaternaria. Si identificano

tre principali sistemi arcuati di sovrascorrimento, grossolanamente orientati E-

W, partendo da occidente (vedi fig. 5.3):

1) Sistema di Pieghe Arcuate del Monferrato (A), è il più interno ed

occidentale, esso segna l’ultima fase orogenetica tardo Pliocenica.

2) Sistema di Pieghe Arcuate Emiliane (B), rappresentano il sistema centrale

di sovrascorrimenti arcuati più prossimo all’Omoclinale Alpina e

ampiamente collidente con il contrapposto, antico e sepolto, Fronte

Sudalpino. L’ultima e più importante fase che ha interessato questo sistema

arcuato si è attuata dal tardo Pliocene.

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3) Sistema di Pieghe Romagnole-Ferraresi (C), costituiscono il più orientale e

complesso tra i sistemi di archi ed anche il più complesso tra i maggiori

allineamenti della Pianura Padana. Le “Pieghe Romagnole”, le strutture più

interne dell’arco, sono caratterizzate da una disarmonia strutturale delle

formazioni clastiche Terziarie rispetto alle formazioni carbonatiche

Mesozoiche.

La struttura arcuata di questi tre sistemi è consistente con le strutture simili

arcuate della catena appenninica peninsulare.

I tre sistemi arcuati della Pianura Padana meridionale sono tutti di età

Neogenica (Miocene superiore-Pliocene superiore) e sono grossolanamente

concentrici ai più antichi ed interni Archi Appenninici generati dal

sovrascorrimento degli Appennini Settentrionali sull’avanfossa Padana. La

complessità di queste strutture arcuate può essere messa in relazione alla

maggiore rigidità delle due porzioni crostali, “blocchi”, ubicate al di sotto di

Mantova e Pavia (conosciuti in letteratura come Mantua e Pavia block), Ogni

blocco ha impedito la propagazione laterale delle superfici di scollamento

determinando la formazione delle strutture arcuate.

Evidenze geofisiche supportano la definizione di questi “blocchi crostali”.

Dalla figura 5.5 si possono rilevare le anomalie magnetiche rilevate in volo

relative alle aree a sud di Mantova e Pavia. Queste anomalie magnetiche positive

(> 2900 nT) sono da attribuirsi alla presenza in profondità di rocce contenenti

minerali ferromagnetici quali le rocce magmatico-vulcaniche. L’ipotesi è

confermata da carotaggi profondi effettuati nelle aree in cui sono riscontrabili le

anomalie magnetiche. Perforazioni presso Rodigo (MN) hanno individuato

spesse vulcaniti triassiche, mentre carotaggi presso Battuda (CR) hanno rilevato

la presenza di vulcaniti permiane e di un alto strutturale del basamento

cristallino. Corpi vulcanici neogenici sono invece stati evidenziati al di sotto di

Mortara (CR). La deformazione degli archi appenninici settentrionali, provocati

dai blocchi crostali, ha permesso la formazioni di notevoli trappole sedimentarie.

Nell’area Parmigiana-Reggiana si misura uno spessore di più di 7 Km di

sedimenti Plio-Pleistocenici.

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Figura. 5.5 – Profilo degli archi sepolti al di sotto della Pianura Padana centrale rapportate

ai valori delle anomalie aereomagnetiche. Le due maggiori anomalie positive

(frecce) approssimano bene il Mantua e Pavia Blocks che separano i singoli archi.

Il raccorciamento riferibile agli archi sepolti si incrementa procedendo verso est

come il numero dei singoli sovrascorrimenti appartenenti al singolo sistema

arcuato. Ciò è consistente con la rotazione antioraria degli Appennini rispetto ad

un polo di rotazione occidentale (Linea Villalvernia-Varzi-Levanto). La

complessità di queste strutture sepolte emerge dall’osservazione delle sezioni

sismiche bilanciate realizzate perpendicolarmente alle Pieghe Emiliane e a

quelle Ferraresi-Romagnole (fig. 5.4) che danno un immagine più accurata di

questo catena poliarcuata sepolta.

Il fronte sepolto degli Appennini, costituito dagli archi Neogenici della Pianura

Padana, è ampiamente sovrascorso al di sopra dell’Avampaese Padano ed

Adriatico suggerendo una subduzione crostale di tipo “A” in cui, disattivato il

piano di subduzione di crosta oceanica, si ha collisione crosta continentale-crosta

continentale con sprofondamento di quella meno densa.

Le strutture di sovrascorrimento embricate sono caratterizzate da flats (piani di

scorrimento a basso angolo) i cui livelli principali di scollamento sono

localizzati alla base del Messiniano (argilliti euxiniche), al limite Mesozoico-

Terziario (scaglia Cinerea), o alla base del Mesozoico (evaporiti di Burano e/o

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peliti Verrucane). I ramps (piani di scorrimento ad alto angolo), normalmente,

tagliano le unità clastiche terziarie. Le pieghe frontali, associabili alle strutture di

sovrascorrimento, sono sottili o assenti, mentre quasi ogni fronte di

sovrascorrimento mostra, nel suo retro, una ben definita anticlinale asimmetrica.

Le strutture di duplex (duplicazioni tettoniche) non sono sufficientemente

definibili. Di norma i piani di sovrascorrimento mostrano un crescente

approfondimento procedendo da Nord a Sud. È riscontrabile una precisa

distribuzione spazio-temporale dei fronti di scorrimento (fig. 5.3). Infatti il

sistema di sovrascorrimenti avanzava progressivamente verso l’asse della

Pianura Padana tra il Miocene superiore e la fine del Pliocene inferiore, in

accordo con una propagazione a piggy-back dei fronti di sovrascorrimento (dove

l’età dei sovrascorrimenti decresce procedendo dall’avampaese alle porzioni più

interne).

A partire dal Pliocene medio le strutture frontali più esterne degli archi Padani

sono state serrate e la loro deformazione è continuata solo nei fronti intermedi o

più meridionali. Un’ulteriore ed intensa riattivazione tettonica Quaternaria ha

interessato i fronti più esterni precedentemente menzionati lungo il margine

Appenninico attualmente esposto (Lineamento Pedeappenninico) con modalità

“fuori sequenza” (overstep) dei sovrascorrimenti. La riattivazione, a partire dal

Pliocene medio, del Lineamento Pedeappenninico è da mettersi in relazione con

il forte ed opposto movimento verticale dell’Appennino in direzione del settore

adriatico che ha provocato notevoli effetti di tettonica gravitativa (Coltri Liguri

Plioceniche).

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La struttura della Catena Alpina è divisa principalmente in due grandi domini

tettonici dal Lineamento Insubrico o Periadriatico (costituito dai segmenti detti

Linea della Gail-Pusteria, delle Giudicarie, del Tonale e del Canavese): a Nord

del lineamento si distinguono le Alpi S.S., mentre a sud il Dominio Sudalpino o

Alpi Meridionali (fig. 5.6).

Figura 5.6 – Classificazione cronologica generale dei fronti compressionali all’interno delle

Alpi Meridionali. “D” Arco Orobico, “E” Arco delle Giudicarie-Val Trompia. “F”

Arco del Friuli-Giulia.

Le Alpi s.s., la più classica catena a falde sia di basamento che di copertura,

mostrano tutti i gradi di metamorfismo, con trasporto tettonico (vergenza) verso

l’Avampaese europeo. Il Sudalpino invece ha prodotto prevalentemente strutture

ad embrici di tipo esclusivamente post-collisionale con vergenza verso

l’Avampaese Padano-Adriatico, interessando sia il basamento che la copertura.

Nella Pianura Padana si possono quindi distinguere, nella parte settentrionale, il

Sistema di Pieghe Sudalpine e l’Omoclinale Pedealpina nella Parte centrale (Fig.

5.3 e 5.6).

I sistemi arcuati delle Alpi Meridionali sono di differenti età, essi mostrano

un’evidente polarità spazio-temporale (vergenza) in direzione SE e non sono

concentrici. Il sistema occidentale, l’arco più interno “D”, è di età Paleogenica;

quello centrale “E”, parzialmente sepolto sotto la Pianura Lombarda, risale al

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Miocene superiore ed è bruscamente piegato in corrispondenza del batolite

oligocenico dell’Adamello. Del sistema orientale “F” gli archi più esterni

risalgono al Miocene superiore-Pliocene superiore, risultando coevi agli archi

sepolti nord-appenninici, ma si sono sviluppati solamente aldilà del fronte dei

primi due archi sudalpini. Questo scenario asimmetrico può essere messo in

relazione con l’effetto “ostacolo” provocato dalla Piattaforma Veneta (Dolomiti

e Lessini) agente come blocco rigido per effetto della sua peculiare storia

magmatica e deposizionale che parte dal Paleozoico (intrusioni granitoidi

Erciniche, vulcanismo Permiano, vulcanismo e tettonogenesi medio-triassica,

vulcanismo paleogenico). Inoltre, la relativa vicinanza tra la Piattaforma Veneta

ed il “Blocco di Mantova” ha condizionato lo sviluppo di una rilevante porzione

della crosta continentale Padana con un’evoluzione spazio-temporale

asimmetrica del sistema di archi.

L’opposta vergenza superficiale, grossolanamente simmetrica, dei due sistemi

arcuati (Alpino e Appenninico) non evidenzia un cinematismo altrettanto

simmetrico. Infatti, come accennato in precedenza, gli archi Neogenici della

Pianura Padana possono essere meglio spiegati come un sovrascorrimento sopra

l’Avanfossa Padano-Adriatica causato dalla rotazione dell’intero Sistema

Appenninico per l’apertura del Mar Tirreno. Al contrario, gli archi coevi

Sudalpini più orientali, sono originati dai sottoscorrimenti della crosta Adriatico-

Padana verso NNW sotto le Alpi Meridionali che risultano cinematicamente

passive (fig. 5.7).

La propagazione verso sud del Sistema Embriciato Padano è stato comunque

condizionata dal comportamento più rigido della crosta continentale indeformata

e dallo stato collisionale in atto tra gli opposti fronti del Sudalpino ed il bordo

più esterno degli Archi Emiliani.

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Figura 5.7 - Sezione cinematica semplificata N-S attraverso il settore orientale della Pianura

Padana che evidenzia il collegamento tra i fronti sepolti Appenninico e Sudalpino.

Le strutture più interne del Sudalpino sono rappresentate da sistemi che

mostrano, come i loro omologhi nord appenninici, una triplice suddivisione

(vedi fig. 5.6): Sistema Occidentale, Sistema Centrale ed Sistema Orientale.

Un’attenta datazione di ogni elemento strutturale, quando possibile, mostra che

l’organizzazione strutturale segue tre principali catene arcuate, di differente età

corrispondenti ai tre principali sistemi strutturali. I primi due sistemi, partendo

da ovest, si accrescono uno attorno all’altro. Il terzo sistema, ad est, occupa una

posizione esterna ed è separato di primi due da una zona centrale meno

deformata (la Piattaforma Veneta o Dolomiti-Lessini). La successione è la

seguente:

1) Arco Orobico (D). Rappresenta il sistema più interno attivo dal Cretaceo

Superiore al Paleogene. Il sistema d’archi si sviluppa circa est-ovest tra la

zona dei Laghi ed il Massiccio dell’Adamello in prossimità del quale subisce

una netta deviazione verso SW. L’arco Orobico rappresenta una tipica catena

di sovrascorrimento orientato E-W a vergenza meridionale che ha

intensamente coinvolto il basamento cristallino pre-Westfaliano (Carbonifero

sup.) nelle strutture più profonde. Il sistema deformativo è sigillato, in

discordanza stratigrafica, dai depositi della fase di Molassa tardo Oligocenica

(Formazione della Gonfolite).

2) Arco delle Giudicarie-Val Trompia (E). È il sistema intermedio ed il più

arcuato tra i tre. Risale al Miocene medio-inferiore. La direzione

preferenziale NNE-SSW assunta dall’asse delle Giudicarie è fortemente

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curvata verso ovest in corrispondenza della Val Trompia e del bresciano

incuneandosi al di sotto della Pianura Padana dove forma delle ampie

strutture sepolte che rappresentano la metà dell’Arco Orobico. La metà

orientale si sviluppa tipicamente ad est del massiccio dell’Adamello e a nord

della Val d’Adige. L’arco è composto da un sistema di spesse coltri di

sovrascorrimento principalmente scollatisi dalle coperture Mesozoiche,

eccetto per quelli più interni in cui il basamento si sviluppa in coltri di

ricoprimento. La direzione NNE-SSW dell’asse Giudicariese è bruscamente

deflesso in direzione E-W a sud del Lago di Garda e sepolto al di sotto della

Pianura Lombarda dove dimostra anche qui un’età deformativa Miocenica

medio-superiore. Una deflessione, simile a quella descritta, è osservabile a

sud del massiccio dell’Adamello. Il sistema più interno, Arco Orobico,

insieme all’intermedio, Arco Giudicarie-Val Trompia, rappresentano l’intero

settore occidentale delle Alpi Meridionali.

3) Arco del Friuli-Giulia (F). È il sistema più esterno che rappresenta la

maggior parte del settore orientale delle Alpi Meridionali. L’arco presenta un

complesso fronte esterno concavo di età Pliocenica-Quaternaria, è questa la

principale zona simogenica responsabile dell’elevata sismicità dell’area

carnico-friulana. In questa struttura le antiche fasi compressionali non sono

facilmente distinguibili dalle intense e più recenti deformazioni del fronte. È

in questa porzione di Sudalpino che si riscontrano le maggiori deformazioni

come dimostra la stretta embriciatura della catena a falde e sovrascorrimenti

evolutasi principalmente nel paleozoico superiore, e parzialmente inferiore,

coinvolgendo strutture Erciniche (paleozoiche).

Tutti i tre sistemi Sudalpini sono nettamente limitati, in senso frontale o latero-

frontale, dal rigido blocco tabulare, o lievemente inclinato, costituito dall’area

Dolomitico-Lessina. Quest’area costituiva il dominio paleogeografico della

Piattaforma Veneta Mesozoica che deve le sue caratteristiche ad eventi

magmatici (Intrusioni Granitoidi tardo Erciniche, Plateau Ignimbritico

Permiano, magmatiti medio Triassiche e Paleogeniche) e deposizionali (in

condizioni, di variabile durata, di piattaforma di mare poco profondo) i cui

ultimi risalgono al Paleozoico superiore.

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È possibile definire alcuni tra gli elementi che accomunano e distinguono i due

sistemi poliarcuati, Nord Appenninico e Sudalpino. Questi possono essere

riassunti come segue:

1) I due sistemi, pur mostrando opposta vergenza (verso sud per il Sudalpino e

verso nord per l’Appennino Settentrionale), hanno in comune l’avampaese

costituito da una porzione indeformata della Pianura Padana. L’Avampaese

Padano si dimostra essere un elemento non omogeneo, esso è infatti

morfologicamente composto da tre differenti porzioni (fig. 5.3) e da due

principali suddivisioni strutturali: l’Omoclinale Pedealpina (al di sotto della

Pianura Padana) e L’Omoclinale Adriatica (più ad oriente al di sotto della

Pianura Veneta).

2) La distinzione in sistemi arcuati tripartiti, attribuibile alle strutture Sudalpine

e Nord Appenniniche, ha caratteristiche spazio-temporali ben definite.

Spazialmente gli archi Padani sono all’incirca concentrici rispetto ai più

antichi ed interni Archi Appenninici. Gli Archi Sudalpini invece si

discostano notevolmente dalla struttura concentrica esemplificata.

Cronologicamente gli Archi Padani risalgono principalmente al Messiniano-

Pliocene (ignorando una polarità di breve durata verso Est), mentre gli Archi

Sudalpini mostrano una polarità di maggiore durata, come i più recenti

sviluppatisi nei settori occidentali. Ciò rappresenta il maggiore elemento

asimmetrico in rapporto all’evoluzione geologica dei due sistemi, riflettendo

un’accentuata differenza strutturale tra gli Archi Padani, un sistema attivo di

sovrascorrimenti, e quelli Sudalpini, sistema passivo ad embrici.

3) La vergenza superficiale, approssimativamente simmetrica ed opposta,

rilevabile in fig. 5.3, non riflette la cinemetica profonda dei sistemi (fig. 5.7).

Gli Archi Appenninici Padani debbono la loro origine al maggiore

sovrascorrimento differenziale della catena Appenninica sopra l’Avampaese

Padano-Adriatico collegato all’apertura del Mar Tirreno. Al contrario il

Sudalpino, esterno, e l’Arco Del Friuli-Giulia sono stati generati nello stesso

tempo dal sottoscorrimento della crosta Padano-Adriatica, in direzione

NNW, al di sotto delle Alpi meridionali ferme rispetto all’avampaese

comune.

4) Entrambi i sistemi arcuati sono notevolmente limitati da blocchi crostali,

rigidi ed indeformati. Le dimensioni ed ubicazione di questi ostacoli crostali

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17

hanno fortemente influenzato lo sviluppo assiale dei sistemi arcuati

determinando situazioni d’intersezione con conseguente sviluppo di rami

d’arco secondari. In particolare, l’azione di questi blocchi crostali,

individuabili nel Mantua e Pavia Block e nella Piattaforma Veneta,

impedendo l’ulteriore estensione laterale di ogni sovrascorrimento, è stata

fondamentale per l’assetto finale delle strutture arcuate.

In sintesi, il Domino Padano ha raggiunto il suo attuale assetto come risultato

di una compressione asimmetrica bilaterale che ha agito in più tempi

nell’intervallo Miocene superiore-Pliocene, compressione applicata in modo

differente nei bordi meridionali e settentrionali del sistema. Quest’ultima

condizione ha provocato una progressiva riduzione dello spazio indeformato

della Pianura Padana ed il suo graduale assottigliamento. L’alto tasso di

sedimentazione Plio-Pleistocenico all’interno dell’Avanfossa Padana in

restringimento è da mettersi in relazione con il generale arretramento ed

approfondimento del depocentro Padano. La conseguente subsidenza della

Pianura Padana è stata incrementata dalla compressione Neogenica, come pure

dai carichi implicati dagli spostamenti tettonici dei depositi sedimentari più

recenti.

5.1.2 La tettonica recente

In riferimento ai dati disponibili sembrerebbe che, tra il Pliocene inferiore e

tutto il Pleistocene (5.2-0.7 Ma), nell’area attualmente compresa tra il Mincio e

l’Adige, vi sia stata una lenta subsidenza non compensata dalla sedimentazione

fino tutto il Pleistocene. Solo dopo questo periodo si è avuto il colmamento del

bacino di deposizione anche se i 350-450 m di sedimenti Quaternari tra Mantova

e Verona testimoniano un perdurare del movimento di subsidenza.

Nell’intervallo citato si è quindi avuto un abbassamento del suolo continuo e

generalizzato.

Tra gli elementi lineari (faglie, allineamenti tettonici, ecc.), l’unico elemento

riferibile all’intervallo temporale sopraccitato è la “Faglia S. Benedetto Po –

Garolda” (vedi fig. 5.2 e 5.8), prosecuzione della “Faglia del fiume Secchia” e

riconosciuta attiva in tempi più recenti (700–18 Ka). Questa faglia, unico

“disturbo” tettonico a carattere regionale di quel periodo, ha interessato anche la

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18

zona reggiana, provocando, insieme ad una serie di altre dislocazioni ad essa

parallela, la torsione e la troncatura della “Dorsale Ferrarese”. La “Faglia S.

Benedetto Po – Garolda” sembra avere regolato l’ansa fluviale del Po presso San

Benedetto Po e quella del Mincio a Garolda. Entrambe le curve fluviali risultano

allineate NNE-SSW lungo l’elemento lineare tettonico.

Nel intervallo 700–18 Ka è stata probabilmente attiva la “Faglia dei Laghi di

Mantova”, una probabile dislocazione in direzione Est-Ovest dedotta dalla

brusca variazione nelle strutture litostratigrafiche che si hanno a Nord e a Sud

dei Laghi di Mantova, dove si passa infatti da sedimenti prevalentemente

ghiaioso-sabbiosi a nord a sedimenti prevalentemente sabbioso-limosi a sud. In

tempi più recenti (da 18 Ka ad oggi), la “Faglia dei Laghi di Mantova” sembra

avere influenzato la struttura dell’attuale drenaggio naturale (si veda fig. 5.2). Si

può constatare come all’altezza dell’ipotetico disturbo tettonico vari corsi

d’acqua presentino inflessioni del tipo di quella del Mincio all’entrata e

all’uscita dei Laghi di Mantova. Analoghi indizi, rilevabili anche ad Ovest della

zona in esame, darebbero un carattere regionale a tale lineamento tettonico. Il

suo effettivo sviluppo viene limitato solo al tratto dove esistono anche altri

elementi di valutazione. Inoltre, al di sotto della città di Mantova, i depositi

sabbioso-ghiaiosi, affioranti a Nord dei laghi, si trovano 5-6 m di profondità,

ricoperti da depositi argillosi-torbosi. Infine, localizzati in una fascia lungo lo

stesso elemento lineare, sono identificabili depositi torbosi superficiali o a

debole profondità. Queste evidenze testimoniano un abbassamento dell’area a

Sud di questa dislocazione. È riscontrabile infatti un abbassamento continuo e

generalizzato che ha interessato tutta l’area della Pianura Padana tra il Pliocene

ed il Quaternario (fig. 5.8). Tale movimento è dedotto dal notevole spessore di

sedimenti continentali. L’abbassamento appare più accentuato nell’area

corrispondente all’attuale corso del fiume Po, dove la potenza dei depositi

alluvionali e maggiore. Questa situazione potrebbe essere collegata, almeno per

il settore sud-occidentale al disturbo tettonico costituito dalla faglia dei Laghi di

Mantova.

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19

Figura 5.8 - “NEOTECTONIC MAP OF ITALY” 1: 500.000 C.N.R.- P.F.G.; particolare

del territorio Mantovano. Legenda:

UNITÀ DESCRIZIONE

2b Movimento alternati alto-basso, tendenza al sollevamento nel Pliocene e Quaternario.

4c Sollevamento lieve o moderato, interrotto o stazionario e/o in diminuzione nel Pliocene e Quaternario.

5a Continuo ed intenso abbassamento nel Pliocene e Quaternario. Deformazioni per lo più assenti o, localmente, moderate come pieghe

5b Moderato abbassamento generalizzato, localmente interrotto per stazionarietà e/o debole sollevamento nel Pliocene; più intenso e continuo abbassamento nel Quaternario. Prevalente deformazione: faglie dirette e pieghe.

5c Moderato abbassamento nel Pliocene inferiore; debole o moderato sollevamento nel Pliocene medio-superiore e Quaternario. Prevalente deformazione: faglie dirette e pieghe.

6a Intenso abbassamento dei bacini longitudinali asimmetrici interposti tra le culminazioni locali affette da prevalente sollevamento. Forti deformazioni da faglie, pieghe e sovrascorrimenti.

6b Intenso abbassamento generalizzato. Moderate deformazioni, principalmente da pieghe, localmente da sovrascorrimenti.

7a Abbassamento quasi continuo nel Pliocene e Pleistocene inferiore; generale sollevamento già dal Pleistocene medio.

7b Abbassamento sino al Pliocene medio o superiore, localmente interrotto e/o seguito da stazionamento o sollevamento; abbassamento nel Pleistocene inferiore seguito da sollevamento fino al Pleistocene medio.

8a Sollevamento quasi continuo nel Pliocene e Quaternario.

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20

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21

5.2 La sismicità

Per stimare la sismicità del Mantovano, definita come la distribuzione

temporale e spaziale dei terremoti (paragrafi 3.3.2 e seguenti), si è utilizzato il

Catalogo Parametrico dei Forti Terremoti in Italia o CPTI (si veda il par.

4.2.2.1). Le stringhe di dati in esso contenuti, riferiti ai singoli terremoti,

riportano per ciascun evento, limitatamente alle conoscenze disponibili, la data

(anno, mese, giorno, minuto, secondo), la località epicentrale (latitudine e

longitudine), i valori di Intensità (massima ed ipocentrale) e di magnitudo

(macrosismica, strumentale e stimata). Il catalogo sismico CPTI ha permesso di

ricostruire la storia sismica del mantovano (par. 5.2.2) e dei risentimenti (effetti

macrosismici) per i singoli comuni (par.5.3).

5.2.1 La sismicità storica (principali terremoti a livello regionale)

La tabella 5.2 riporta i dati epicentrali dei terremoti che hanno provocato

risentimenti nei comuni mantovani nel periodo coperto dal catalogo sismico

CPTI cioè dal 217 a.C. al 1992. Le caselle vuote sono da imputarsi alla

indisponibilità di dati attendibili. Le sigle utilizzate nella tabella 5.2 sono

riportate in tabella 5.1, in particolare nella colonna dei riferimenti bibliografici

(cod.biblio) la sigla “CFTI” si riferisce al “Catalogo dei Forti Terremoti in

Italia”, mentre la sigla “DOM” fa riferimento al catalogo sismico di sito “DOM

– un database di osservazioni macrosismiche di terremoti in area italiana al di

sopra della soglia di danno” (entrambi sono descritti nel paragrafo 4.2.1.1).

L’ubicazione degli epicentri dei terremoti, di Intensità MCS maggiore o uguale

a V, è rappresentata in figura 5.9. In particolare l’ubicazione epicentrale fa

riferimento alla Zonazione Sismica del GNDT descritta nel paragrafo 4.2.2 e

illustrata in figura 4.2.

Tabella 5.1 – sigle utilizzate in tabella 5.2 (dati epicentrali estratti dal catalogo sismico

CPTI).

area max effetti Area in cui si sono risentiti i massimi effetti

Cod.biblio Codice bibliografico di riferimento

n.punti int Numero di stazioni per cui si hanno dati d’intensità

Imax MCS Intensità massima (×10) secondo la scala MCS

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22

I0 MCS Intensità epicentrale (×10) secondo la scala MCS

lat Latitudine

Lon Longitudine

Mm Magnitudo macrosismica (×100); ricavata attraverso relazioni

tabellari dall’intensità I0;

Ms

Magnitudo Strumentale (×100); in assenza del valore misurato

direttamente: Ms=1.25 Ml-1.39 oppure Ms=mb-0.89; dove Ml è

la magnitudo locale, mb sono le magnitudo ricavata dalle onde

di volume (par.2.1.4)

Ma Magnitudo media pesata (×100) ottenuta dalla media pesata, in

funzione dell’errore associato, dei valori di Mm e Ms

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23

Tab

ella 5.2 - Terremoti che hanno provocato risentimenti, storicamente accertati, n

ella Provincia di M

antova. F

onti CPTI.

anno

mese

giorno Ora min

sec area max effetti

cod.biblio

n.punti int

Imax MCS

I0 MCS

lat

lon

Mm

Ms

Ma

1.117

1

3

13

VERONESE

CFTI

85

90

95

45.330

11.200

630

649

96

1.222

12

25

11

BASSO BRESCIANO

CFTI

40

90

85

45.480

10.680

580

605

109

1.234

3

20

FERRARA

DOM

5

70

70

44.836

11.618

480

45

1.323

2

25

19

BOLOGNA

CFTI

5

65

55

44.500

11.330

400

20

1.348

1

25

CARNIA

DOM

46

95

95

46.254

12.883

630

666

150

1.438

6

11

20

PARMENSE

CFTI

12

80

80

44.850

10.230

540

547

181

1.455

12

20

20

45

MEDIA VALLE DEL RENO

CFTI

7

75

70

44.420

11.270

480

481

185

1.474

3

11

20

30

MODENA

DOM

12

60

60

44.647

10.925

430

439

601

1.501

6

5

10

APPENNINO MODENESE

CFTI

19

90

85

44.520

10.850

580

582

204

1.505

1

3

2

BOLOGNA

CFTI

31

70

70

44.480

11.250

480

525

207

1.511

3

26

14

40

SLOVENIA

CFTI

66

100

90

46.200

13.430

600

651

212

1.570

11

17

19

10

FERRARA

CFTI

60

80

75

44.820

11.630

510

527

231

1.693

7

6

9

15

GOITO

DOM

13

70

70

45.280

10.644

480

495

254

1.695

2

25

5

30

ASOLANO

CFTI

82

100

95

45.800

11.950

630

661

276

1.738

11

5

0

30

PARMA

DOM

10

70

70

44.906

10.028

480

515

612

1.741

4

24

9

20

FABRIANESE

DOM

135

90

90

43.425

13.004

600

608

303

1.743

2

20

16

30

BASSO IONIO

CFTI

77

90

95

39.850

18.780

630

690

305

1.786

12

25

1

RIMINESE

CFTI

91

80

80

43.980

12.580

540

554

338

1.796

10

22

4

EMILIA ORIENTALE

CFTI

26

70

70

44.620

11.670

480

548

352

1.799

5

29

19

CASTENEDOLO

DOM

12

65

65

45.403

10.271

460

464

256

1.802

5

12

9

30

VALLE DELL'OGLIO

CFTI

66

85

80

45.420

9.850

540

554

355

1.806

2

12

NOVELLARA

DOM

28

70

70

44.862

10.671

480

493

875

1.810

12

25

0

45

NOVELLARA

DOM

33

70

70

44.898

10.712

480

497

876

1.818

12

9

18

52

LANGHIRANO

DOM

27

75

75

44.668

10.286

510

540

615

1.826

6

24

12

15

SALO'

DOM

19

55

55

45.600

10.517

400

416

258

1.828

10

9

2

20

VALLE DELLO STAFFORA

CFTI

105

80

75

44.820

9.050

510

555

375

1.831

9

11

18

15

REGGIANO

CFTI

24

75

75

44.750

10.550

510

527

378

1.832

3

13

3

30

REGGIANO

CFTI

93

75

75

44.770

10.470

510

543

382

1.834

2

14

13

15

ALTA LUNIGIANA

DOM

101

85

85

44.449

9.859

580

550

549

1.836

6

12

2

30

BASSANO

DOM

26

80

75

45.807

11.823

510

526

389

1.851

8

3

GIUDICARIE

DOM

15

60

60

45.938

10.561

430

449

260

1.855

7

25

12

VALLESE

CFTI

52

85

85

46.217

7.850

580

576

403

1.857

2

1

PARMENSE

DOM

22

65

65

44.749

10.480

460

494

619

1.859

1

20

7

55

COLLALTO

DOM

36

70

65

45.893

12.103

460

450

411

1.864

3

15

ZOCCA

DOM

13

65

65

44.337

11.059

460

769

1.868

5

22

21

ROVERETO

DOM

8

55

55

45.888

10.869

400

241

1.873

3

12

20

4

MARCHE MERID.

CFTI

196

90

80

43.080

13.250

540

586

418

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24

anno

mese

giorno Ora min

sec area max effetti

cod.biblio

n.punti int

Imax MCS

I0 MCS

lat

lon

Mm

Ms

Ma

1.873

6

29

3

58

BELLUNESE

CFTI

200

95

95

46.150

12.380

630

633

419

1.873

9

17

LIGURIA ORIENTALE

DOM

68

65

65

44.497

10.283

460

532

537

1.875

3

17

23

51

ROMAGNA SUD-ORIENT.

CFTI

144

80

80

44.070

12.550

540

565

423

1.881

1

24

16

4

BOLOGNESE

CFTI

30

70

65

44.320

11.350

460

476

430

1.884

9

12

PONTIGLIO

DOM

24

60

60

45.570

9.856

430

39

1.885

2

26

20

48

SCANDIANO

DOM

78

60

60

45.208

10.169

430

488

622

1.887

2

23

5

21

50 LIGURIA OCCIDENTALE

CFTI

1.515

100

90

43.920

8.070

600

629

436

1.889

3

8

2

47

BOLOGNA

DOM

32

60

60

44.518

11.237

430

39

1.891

6

7

1

6

14 VALLE D'ILLASI

CFTI

403

90

85

45.570

11.170

580

561

442

1.894

11

27

FRANCIACORTA

DOM

168

65

65

45.568

10.192

460

448

292

1.895

4

14

22

17

SLOVENIA

CFTI

296

80

80

46.130

14.530

540

625

446

1.898

3

4

CALESTANO

DOM

260

70

65

44.503

10.314

460

465

584

1.900

3

4

16

55

VALDOBBIADENE

DOM

99

65

60

45.850

12.067

430

488

222

1.901

10

30

14

49

58 SALO'

CFTI

191

80

80

45.580

10.500

540

555

457

1.907

4

25

4

52

BOVOLONE

DOM

136

60

60

45.318

11.073

450

446

1.909

1

13

0

45 BASSA PADANA

DOM

799

65

65

44.579

11.688

460

540

533

1.911

2

19

7

18

30 ROMAGNA MERIDIONALE

CFTI

185

70

70

44.120

12.080

480

520

511

1.914

10

27

9

22

GARFAGNANA

DOM

618

70

70

43.911

10.598

480

580

573

1.916

5

17

12

50

ALTOADRIATICO

CFTI

130

80

80

44.000

12.630

540

600

582

1.918

7

19

19

3

SALO'

DOM

8

40

40

45.326

10.438

440

392

1.919

6

29

15

6

13 MUGELLO

CFTI

269

90

90

43.950

11.480

600

630

618

1.920

9

7

5

55

40 GARFAGNANA

CFTI

640

100

95

44.180

10.280

630

650

648

1.926

1

1

18

4

3

SLOVENIA

CFTI

63

75

75

45.770

14.280

510

560

560

1.929

4

20

1

9

46 BOLOGNESE

CFTI

639

80

70

44.470

11.130

480

540

536

1.935

6

5

11

48

FAENTINO

DOM

27

60

60

44.260

11.876

510

506

1.936

10

18

3

10

BOSCO CANSIGLIO

DOM

267

90

90

46.088

12.380

600

580

588

1.951

5

15

22

54

LODIGIANO

DOM

126

60

65

45.254

9.550

460

490

491

1.967

12

30

4

19

BASSA PADANA

DOM

40

60

60

44.604

11.997

430

530

509

1.971

7

15

1

33

23 PARMENSE

CFTI

228

80

75

44.820

10.350

510

540

545

1.972

10

25

21

56

PASSO CISA

DOM

198

50

50

44.068

10.041

470

448

1.976

5

6

20

FRIULI

DOM

772

95

95

46.241

13.119

630

650

643

1.983

11

9

16

29

52 PARMENSE

CFTI

833

70

65

44.770

10.270

460

490

483

1.984

4

29

5

3

GUBBIO/VALFABBRICA

DOM

713

70

70

43.256

12.530

480

550

517

1.986

12

6

17

7

BONDENO

DOM

604

60

60

44.879

11.334

400

410

1.987

4

11

2

26

COLLIALBANI

DOM

96

60

60

41.694

12.683

360

382

1.988

3

15

12

3

REGGIANO

DOM

160

65

60

44.788

10.684

360

382

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25

Figura. 5.9 - Sismicità della porzione di Pianura Padana, Lombardia sudorientale, Veneto Meridionale, Emilia,

Toscana Settentrionale. Estrazione dei terremoti con intensità epicentrale maggiore-uguale al V MCS dal Catalogo Sismico CPTI.

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26

5.2.1.1 I risentimenti provocati dai maggiori terremoti storici

Sono qui riportate le descrizioni dei risentimenti sismici più rilevanti osservati

storicamente nella Provincia mantovana, e soprattutto nella città di Mantova,

imputabili ai maggiori terremoti storici. Le descrizioni sono tratte dal “Catalogo

dei Forti Terremoti in Italia 461 a.C. – 1980” a cura dell’Istituto Italiano di

Geofisica e Storia Geofisica Ambiente (descritto nel paragrafo 4.2.2.1). I

terremoti riportati, a parità di intensità epicentrale e di distanza, sono quelli che

hanno provocato i maggiori risentimenti nel territorio Mantovano.

L’intero catalogo CFTI è consultabile al sito: http://www.ingrm.it/homita.htm

Tra parentesi sono indicate: l’intensità epicentrale Ie. e l’intensità al sito risentita

a Mantova Is (la sigla DOM indica che l’intensità al sito è tratta dal catalogo di

osservazioni macrosismiche DOM, vedi par.4.2.2.1). La descrizione esaustiva

dei parametri di ogni terremoto è indicata in tabella 5.2.

La cronaca più antica, di cui si hanno fonti documentarie, descrive gli effetti

del terremoto del 3 gennaio 1117 (Ie = IX Is >VI DOM), uno dei più intensi e

distruttivi nella storia del Nord Italia:

“Danni generici attestati negli annali mantovani1. Per l'area circostante è stato rinvenuto un documento di donazione del conte Abbas de Sabbioneta alla chiesa di San Pietro del 1132

per restaurare l'edificio2; nell'atto tuttavia non si fa alcuna menzione del terremoto come

possibile causa dei danni che possono essere attribuiti anche alle frequenti alluvioni nella

zona.

Nel contesto sociale il terremoto del 1117 ebbe notevoli ripercussioni in tutto il Nord Italia: “Il terremoto ebbe una fama enorme, come un evento assai importante per la società e la

cultura del tempo. La difficoltà della ricostruzione degli effetti è dovuta anche a un contesto

abitativo molto diverso dall'attuale: la regione padana era contrassegnata agli inizi del XII

secolo da una grande estensione delle paludi e delle zone boschive. Le città avevano una

bassa densità abitativa e comprendevano vasti spazi rurali al loro interno. Il sistema

economico delle "curtes" aveva caratterizzato l'abitato extra urbano in piccoli insediamenti

sparsi. Le città attraversavano in quegli anni una fase di ripresa economica e demografica,

segnata da un forte dinamismo dei poteri laici ed ecclesiastici nel riassetto delle strutture

urbane e delle campagne circostanti. Le numerose fondazioni di chiese, di edifici pubblici, di

mura urbane testimoniano appunto una crescita degli investimenti nell'edilizia, anche al di là

degli effetti sismici, come segno di un più generale sviluppo economico. Nessuna fonte

contiene una stima delle vittime, menzionate solo in maniera generica, elemento dovuto anche

al carattere delle fonti. Il terremoto si impresse a lungo nella memoria delle popolazioni del

Veneto e dell'alta Emilia: lo testimoniano documenti che usano il terremoto come elemento di

riferimento cronologico per datare altri avvenimenti sociali.”

1 Volta L.C. Compendio cronologico-critico della storia di Mantova dalla sua fondazione sino ai nostri tempi. Mantova 1807 2 Donazione del Conte Abbas di Sabbioneta alla Chiesa di San Pietro di Mantova (1130) in "Archivio Capitolare della Cattedrale di Mantova fino alla caduta dei Bonacolsi", vol.3, s.I. Verona 1924

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Di questo terremoto sono state individuate due scosse: una prima avvenuta fra

il 2 e il 3 gennaio in ora notte/alba (circa le ore 7:30 GMT) e una seconda, più

forte, avvenuta nel primo pomeriggio (circa alle ore 13:00 GMT) del 3 gennaio.

Entrambe le scosse sono ricordate con notevole precisione dalle fonti,

ovviamente entro i riferimenti cronologici del tempo (canto del gallo, vespri o

indicazione dell'ora antica). Non è possibile per i limiti della documentazione,

identificare gli effetti dell'una e dell'altra scossa: tuttavia si sa che la prima

riguardò prevalentemente l'area tedesca (Augsburg); entrambe sono ricordate

anche per l'Italia, ma il quadro è ovviamente cumulativo. L'analisi degli effetti

ha riguardato centinaia di località, ma solo per 73 in Italia e 11 all'estero è stato

possibile attribuire, a diversi livelli di attendibilità, una categoria di effetti.

Le fonti coeve fanno riferimento a pochi centri colpiti: Verona risulta

concordemente la città più danneggiata; si può, infatti, constatare che le chiese

del periodo romanico, che erano in questa città numerose, furono distrutte o

gravemente danneggiate, molte non più ricostruite. Le fonti ricordano, inoltre,

come fortemente danneggiati alcuni centri della bassa pianura veneta, l'area

lungo il corso dell'Adige (Ronco) e la parte settentrionale della pianura emiliana.

Danni precisi costituiti da crolli parziali, sono attestati alle chiese cattedrali di

Cremona, di Modena, di Piacenza e all'abbazia di Nonantola. Per l'Appennino

non si hanno dati, in quanto mancavano centri culturali importanti in grado di

produrre informazioni. Resta isolato il caso di Pisa, unico centro a sud dell'area

padana in cui un effetto di risentimento è testimoniato da una fonte coeva

autorevole (pur nella imprecisione oraria del tempo). Per quanto riguarda

informazioni sugli effetti negli edifici ecclesiastici, si è desunto un quadro

generale basato su storiografia fededegna, e sugli studi più autorevoli degli

storici dell'arte romanica; l'insieme rende ragione anche della grande fama avuta

da questo terremoto non solo nel medioevo, ma anche in tempi moderni. Effetti

di risentimento precisi a Reims e a Montecassino furono ricordati negli annali

monastici (oscillazione delle immagini sacre appese nelle chiese); più generici

gli effetti a Colonia e in varie città della bassa Germania. Resta incerta la

citazione di Bari come estremo limite del risentimento ("usque Barim"), fatta in

una fonte coeva, forse come enfatizzazione della grande estensione dell'area in

cui il terremoto fu sentito.

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Tra gli effetti sull’ambiente le cronache riportano la menzione di grandi

sconvolgimenti dei fiumi, in particolare in Italia il Po e l'Adda e nell'Europa

centrale l'Unstrut e la Mosa.

Un altro terremoto che ha colpito soprattutto i comuni dell’Alto Mantovano è

stato quello del 25 dicembre 1222 (Ie = IX Is =V DOM) con epicentro nel

bresciano. Le cronache riportano i seguenti risentimenti nel mantovano: “Tarde e indirette le fonti sul terremoto nella città di Mantova; Donesmondi

3, dopo aver

menzionato le numerose vittime di Brescia, sostiene che a Mantova non vi furono danni oltre

lo spavento; generiche le notazioni di Platina4, autore quattrocentesco, sulla rovina delle

mura di Mantova restaurate dai Gonzaga; solo Visi5 ipotizza grandi distruzioni in città per

analogia con altre città lombarde e specificatamente con Verona e Brescia.”

Descrizioni di danni materiali, nella città di Mantova, sono riportate nelle

cronache relative all’evento sismico del 26 marzo 1511 (Ie = IX Is =VI DOM): “La scossa del 26 marzo causò il crollo di camini e alcuni danni alla facciata della chiesa

di S. Agnese6 ”

e del terremoto del 17 novembre 1570 (Ie = VIII Is= V DOM): “ Forte risentimento della scossa segnalato da diverse fonti coeve

7; nella lettera di Miroglio

al duca di Mantova si escludono danni8”

Nel secolo dei Lumi le descrizioni sono molto articolate, come si osserva nella

descrizione del terremoto del 22 ottobre 1796 (Ie = VII Is= IV-V DOM): “Fu avvertita una forte scossa

9. Ebbe una durata di 6 secondi e causò il crollo di parecchi

comignoli10. Tale evento accrebbe il disagio della popolazione, già provata dai disagi della

guerra e dalle continue piogge11.”

Tipici indizi di risentimenti pari a VI MCS sono descritti, nella città di

Mantova, in occasione del terremoto del 30 ottobre 1901 (Ie = VIII Is= VI): “Si segnalò la caduta di qualche camino in via Breda di Mezzo e dai tetti delle carceri del

Broletto12.”

Non sono stati invece descritti danni causati del terremoto del 7 settembre

1920 (Ie = X Is= VI):

3 Donesmondi I. Dell'historia ecclesiastica di Mantova, voll.2. Mantova 1612 4 Platina [Bartolomeo Sacchi] Historia urbis Mantuae, ab ejus origine usque ad annum 1464 (sec.XV), in "Rerum Italicarum Scriptores", ed. L.A.Muratori, tomo 20, coll.617-618, 641-862. Milano 1731 5 Archivio di Stato di Mantova, doc Patrii, b.47, Memorie storiche della città di Mantova dall'anno 1184 al 1275, Scritte da Giovanni Battista Visi Mantovano, parte 1, ms. sec.XVIII. 1783 6 Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, Mantova e Paesi, b.2482, Lettera di Lodovico Fontana, Mantova 27 marzo 1511.1511 7 Archivio di Stato di Firenze, Mediceo, b.2893, Lettera di B.Canigiani al Segretario di Stato Concini, Ferrara 20 novembre 1570. 1570 8 Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, Corrispondenza interna, b.2583, Lettera del conte Ettore Miroglio al duca di Mantova, Governolo 20 novembre 1570. 1570 9 Mantovani Il territorio sermidese e limitrofi. Bergamo 1886 10 Gionta S. Il Fioretto delle croniche di Mantova raccolto da Stefano Gionta notabilmente accresciuto e continuato sino all'anno 1844 per cura di Antonio Mainardi. Mantova 1844 11 Volta L.C. Compendio cronologico-critico della storia di Mantova dalla sua fondazione sino ai nostri tempi. Mantova 1807

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“La scossa, durata 15s, fu avvertita con un po' di panico; non si verificarono danni13.”

In tempi più recenti, il terremoto del 6 maggio 1976 (Ie = 10 Is= VI) ha prodotto i seguenti effetti: “Il 6 maggio, alle 21:05 (20:05 GMT), furono avvertite scosse di terremoto che causarono

panico14.”

L’evento sismico più recente che ha interessato il mantovano, contenuto nel catalogo CFTI, è quello del 9 novembre 1983 (Ie = 6.5 Is= VI). Gli effetti macrosismici sono stati così riassunti: “La scossa, della durata di 30s, fu avvertita generalmente in casa e da pochi all'aperto, con

vibrazione di porte e finestre, leggera oscillazione di oggetti sospesi e in qualche caso

spostamento di piccoli mobili15.”

5.3 Le storie sismiche di sito

Sono qui di seguito riportate le massime intensità macrosismiche risentite nei

comuni mantovani (tabella 5.3). Le fonti sono quelle fornite dal GNDT e le

modalità di attribuzione sono ampiamente discusse nel capitolo 4.2.2.1. La

figura 5.10 illustra la distribuzione territoriale dei valori massimi di intensità

attribuiti ad ogni comune (valore considerato equiprobabile per l’intero territorio

comunale). Questa distribuzione risulta tutt’altro che casuale. Si può infatti

facilmente osservare che, a fronte di intensità massime medio-basse (minori o

uguali al IV o di VII MCS), questi valori sono stati riscontrati nei comuni posti

nelle zone di risentimento distali rispetto agli epicentri macrosismici di alcuni

dei più forti terremoti storici. In particolare i Comuni dell’Alto Mantovano, ai

confini con Brescia e Verona, hanno risentito di effetti macrosismici maggiori in

virtù della loro relativa vicinanza all’epicentro del forte terremoto che ha colpito

Verona nel 1117 e Brescia nel 1222. Analogamente le massime intensità

storiche (VII MCS), riscontrate nei Comuni del sud-ovest della Provincia, sono

da collegarsi con la vicinanza all’area sismogenetica del Reggiano-Parmense. La

situazione del Comune di Mantova, “isola” di intensità VII MCS “circondata”

da intensità massime risentite minori o uguali al VII MCS, può essere spiegata

con la scelta operativa del GNDT di “arrotondare” al grado superiore le massime

intensità storicamente risentite, che per il capoluogo di provincia è VI-VII MCS.

12 Gazzetta di Mantova, 1901.10.30/31, a.39, n.297. Mantova 1901 13 Gazzetta di Mantova, 1920.09.08, n.78. Mantova 1920 14 ANSA Documentazione Elettronica, Notiziario italiano, maggio-settembre 1976. Roma 1976

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Si possono però invocare anche ragioni storiche dato che Mantova, per

l’importanza socio-economica che ha ricoperto nei vari secoli, è il comune

dotato del record macrosismico presumibilmente più completo, come numero di

risentimenti sismici registrati nel proprio passato. Questo non esclude quindi che

anche altri comuni limitrofi a Mantova abbiano sperimentato in passato intensità

superiori a quelle riportate minori o uguali VI MCS. Risulta invece anomalo il

caso del Comune di Magnacavallo, simile al caso di Mantova, ma non

giustificabile con le stesse ragioni per carenza di fonti documentarie. L’intensità

VII MCS, attribuita al Comune di Felonica, non è anomala in quanto simile ai

valori di intensità dei comuni ferraresi e rodigini confinanti.

In base alla storia sismica e ai valori delle massime intensità macrosismiche

osservate, la Classificazione Sismica, in vigore dal 1986 e curata dal Servizio

Simico Nazionale (si veda par. 4.1), definisce tutti e 70 comuni della Provincia

di Mantova come “non classificati”, pertanto non sottoposti ai vincoli

progettuali e di sicurezza richiesti dalle tre categorie sismiche (Fig. 5.11).

15 Assessorato Ambiente e Difesa del Suolo della Regione Emilia-Romagna, Risposte al Questionario Macrosismico Sperimentale CNR-GNDT relativo a 429 località, pervenute nel periodo novembre-dicembre 1983. 1983

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Figura 5.10 - Intensità massima risentite in Lombardia, nel riquadro in viola la Provincia di

Mantova. Fonti GNDT. Si veda anche il sito: http://emidius.itim.mi.cnr.it/GNDT/IMAX/MAPPE_PROVINCE/3.html

Tabella 5.3 - Valori delle Intensità massima risentita nei comuni della Provincia di Mantova.

Fonti GNDT. Si veda anche il sito: http://emidius.itim.mi.cnr.it/GNDT/IMAX/MAPPE_PROVINCE/3.html

MASSIME INTENSITÀ MACROSISMICHE OSSERVATE NELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Comune Reg. Prov. Comun. Lat Lon Imax

ACQUANEGRA SUL CHIESE 3 20 1 45.16320 10.43314 <= 6

ASOLA 3 20 2 45.22140 10.41304 7

BAGNOLO SAN VITO 3 20 3 45.09053 10.87671 <= 6

BIGARELLO 3 20 4 45.17813 10.89673 <= 6

BORGOFORTE 3 20 5 45.04947 10.75003 <= 6

BORGOFRANCO SUL PO 3 20 6 45.04959 11.20624 <= 6

BOZZOLO 3 20 7 45.10229 10.48345 <= 6

CANNETO SULL`OGLIO 3 20 8 45.15005 10.37900 <= 6

CARBONARA DI PO 3 20 9 45.03645 11.22971 <= 6

CASALMORO 3 20 10 45.26091 10.40628 7

CASALOLDO 3 20 11 45.25438 10.47734 7

CASALROMANO 3 20 12 45.19929 10.36819 <= 6

CASTELBELFORTE 3 20 13 45.21454 10.89189 <= 6

CASTEL D`ARIO 3 20 14 45.18791 10.97506 <= 6

CASTEL GOFFREDO 3 20 15 45.29746 10.47635 7

CASTELLUCCHIO 3 20 16 45.15004 10.64719 <= 6

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32

CASTIGLIONE DELLE STIVIERE 3 20 17 45.38744 10.49297 7

CAVRIANA 3 20 18 45.34751 10.59884 7

CERESARA 3 20 19 45.26426 10.56901 7

COMMESSAGGIO 3 20 20 45.03646 10.54479 <= 6

CURTATONE 3 20 21 45.13317 10.72056 <= 6

DOSOLO 3 20 22 44.95423 10.64086 7

FELONICA 3 20 23 44.97841 11.35133 7

GAZOLDO DEGLI IPPOLITI 3 20 24 45.19944 10.58100 <= 6

GAZZUOLO 3 20 25 45.06783 10.58265 <= 6

GOITO 3 20 26 45.25507 10.67423 7

GONZAGA 3 20 27 44.95400 10.82079 <= 6

GUIDIZZOLO 3 20 28 45.31743 10.58160 7

MAGNACAVALLO 3 20 29 45.00513 11.18289 7

MANTOVA 3 20 30 45.15196 10.77507 7

MARCARIA 3 20 31 45.11846 10.53307 <= 6

MARIANA MANTOVANA 3 20 32 45.19279 10.48665 <= 6

MARMIROLO 3 20 33 45.22037 10.75571 <= 6

MEDOLE 3 20 34 45.32606 10.51412 7

MOGLIA 3 20 35 44.93321 10.91219 <= 6

MONZAMBANO 3 20 36 45.38612 10.69318 7

MOTTEGGIANA 3 20 37 45.03613 10.76435 <= 6

OSTIGLIA 3 20 38 45.06603 11.13661 <= 6

PEGOGNAGA 3 20 39 44.99734 10.85872 <= 6

PIEVE DI CORIANO 3 20 40 45.03476 11.10680 <= 6

PIUBEGA 3 20 41 45.22723 10.53402 <= 6

POGGIO RUSCO 3 20 42 44.97809 11.12146 <= 6

POMPONESCO 3 20 43 44.92802 10.59362 7

PONTI SUL MINCIO 3 20 44 45.41128 10.68649 7

PORTO MANTOVANO 3 20 45 45.18784 10.79057 <= 6

QUINGENTOLE 3 20 46 45.03780 11.04589 <= 6

QUISTELLO 3 20 47 45.00653 10.98292 <= 6

REDONDESCO 3 20 48 45.16784 10.51345 <= 6

REVERE 3 20 49 45.05164 11.13067 <= 6

RIVAROLO MANTOVANO 3 20 50 45.07025 10.43438 <= 6

RODIGO 3 20 51 45.19908 10.62494 <= 6

RONCOFERRARO 3 20 52 45.13420 10.95498 <= 6

ROVERBELLA 3 20 53 45.26629 10.77004 <= 6

SABBIONETA 3 20 54 44.99869 10.48903 7

SAN BENEDETTO PO 3 20 55 45.04083 10.92965 <= 6

SAN GIACOMO DELLE SEGNATE 3 20 56 44.97077 11.03182 <= 6

SAN GIORGIO DI MANTOVA 3 20 57 45.16522 10.84156 <= 6

SAN GIOVANNI DEL DOSSO 3 20 58 44.96637 11.07901 <= 6

SAN MARTINO DALL`ARGINE 3 20 59 45.09684 10.51743 <= 6

SCHIVENOGLIA 3 20 60 44.99692 11.07218 <= 6

SERMIDE 3 20 61 45.00318 11.29759 <= 6

SERRAVALLE A PO 3 20 62 45.06715 11.09154 <= 6

SOLFERINO 3 20 63 45.36819 10.56740 7

SUSTINENTE 3 20 64 45.06851 11.02400 <= 6

SUZZARA 3 20 65 44.99159 10.74442 <= 6

VIADANA 3 20 66 44.92870 10.52244 7

VILLA POMA 3 20 67 45.00092 11.11493 <= 6

VILLIMPENTA 3 20 68 45.14116 11.03394 <= 6

VIRGILIO 3 20 69 45.11911 10.78841 <= 6

VOLTA MANTOVANA 3 20 70 45.32090 10.65896 7

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33

Figura. 5.11- Classificazione sismica dei Comuni della Provincia Mantovana (rettangolo in

arancio), a cura del Servizio Sismico Nazionale, in vigore dal 1986. I diversi

colori corrispondono alle diverse categorie sismiche: rosso = 1° cat. (nessun

Comune in Lombardia); arancio = 2° cat.; giallo = 3° cat. (nessun Comune in

Lombardia); grigio = non classificato (tutti i Comuni della Provincia di Mantova).

5.4 La pericolosità sismica nel mantovano

5.4.1 Risultati secondo il metodo di Cornell

Le stime di pericolosità qui riportate sono state realizzate in base all’approccio

probabilistico secondo il metodo di Cornell (vedi paragrafi 3.3.3 e seguenti),

questo prevede l’utilizzo di alcuni dati di base (catalogo sismico e zonazione

sismogenetica, si veda il paragrafo 4.2.3) e l'adozione di criteri e metodi per

l'elaborazione di tali dati (incertezza sulla geometria delle zone sismogenetiche,

calcolo degli intervalli di completezza e stazionarietà del catalogo sismico,

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calcolo dei tassi di occorrenza dei terremoti, relazione di attenuazione). Questa

è, come si è visto, una metodologia probabilistica ampiamente consolidata ed

impiegata a livello internazionale.

Tali stime sono conformi alle stime di pericolosità sismica del Territorio

Italiano effettuate dal Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti (GNDT),

dall’Osservatorio Geofisico Sperimentale di Trieste (OGS) e dal Servizio

Sismico Nazionale (SSN).

La carta di pericolosità, in valori di accelerazione di picco atteso o PGA

(Figura 5.12), nella quale vengono rappresentati i valori medi corrispondenti ad

una probabilità di superamento del 10% in 50 anni (periodo di ritorno di 475

anni), è caratterizzata da valori mediamente più elevati (da 3 a 10 centesimi di g)

rispetto a quella realizzata dal SSN nel 1998, in particolare nell'Italia centro-

meridionale. Rispetto alla carta realizzata dal GNDT (1998) i valori di PGA

sono lievemente inferiori (1 - 5 centesimi di g) nell'Italia centro-settentrionale.

Nella carta di pericolosità sismica, in intensità MCS (Figura 5.13), sono invece

riportati i valori di intensità MCS massima attesa corrispondenti a una

probabilità di superamento del 10% in 50 anni (periodo di ritorno di 475 anni).

Le principali differenze rispetto alle carte precedenti (GNDT e SSN) sono

contenute entro mezzo grado ad esclusione di alcune zone dove si raggiunge una

differenza massima di un grado. Rispetto alla carta GNDT tali differenze sono

dovute fondamentalmente al diverso metodo di calcolo dei tassi di occorrenza.

Le zone a maggior pericolosità sono del tutto simili a quelle evidenziate nella

carta in PGA. Vi sono tuttavia alcune evidenti differenze dovute principalmente

all'utilizzo di attenuazioni differenziate per ogni zona sismogenetica, rispetto

alle attenuazioni valide a scala nazionale utilizzate nella carta in PGA.

Le carte di pericolosità rappresentano lo stato dell'arte disponibile al momento

della stesura del presente documento nel quale sono stati unificati e ottimizzati i

criteri e i metodi di elaborazione senza tuttavia intervenire sui dati (zonazione e

catalogo) e sulla metodologia (Cornell) di base. Ulteriori modifiche nelle stime

di pericolosità del territorio italiano potranno derivare dalle ulteriori analisi nei

campi suddetti, che sono già in corso. In particolare, la modifica della

definizione delle zone sismogenetiche e l'introduzione di modelli ibridi, che

utilizzano anche dati sulle singole faglie, avrà sicuramente un notevole effetto

sulle stime di pericolosità. Anche eventuali modifiche del catalogo sismico, in

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35

particolare per quanto riguarda l'attribuzione di magnitudo agli eventi storici e

l'introduzione delle repliche, potrebbero risultare determinanti. Vanno infine

sottolineati due limiti importanti della metodologia di Cornell che potranno

essere superati dagli studi in corso: a) l'assunzione che la generazione dei

terremoti possa essere rappresentata da un processo stazionario "poissoniano" e

quindi la "mancanza di memoria" del tempo trascorso dall'ultimo evento; b) la

"spalmatura" uniforme della sismicità all'interno delle zone sismogeniche che,

attraverso l'uso di attenuazioni inversamente proporzionali alla distanza,

attribuisce il massimo valore di pericolosità sempre al centro della zona, a

prescindere dalla reale ubicazione degli eventi.

5.4.1.1 Elenco dei Comuni mantovani Nell’Elenco dei comuni in tabella 5.4 sono indicati con i seguenti valori:

PGA10/50s valori medi di PGA con una probabilità di superamento del 10% in 50 anni (periodo di ritorno di 475 anni)

I10/50m Valori di intensità MCS con una probabilità di superamento del 10% in 50 anni (periodo di ritorno di 475 anni)

Le carte di pericolosità sismica riportano valori distribuiti su una griglia di

celle con passo di 1 km. I valori dell’elenco si riferiscono al capoluogo

comunale individuato attraverso le sue coordinate geografiche. È stato attribuito

al capoluogo il valore della cella in cui esso ricade. È opportuno ricordare che i

dati di intensità massima attesa, riportati in cifre decimali, vanno arrotondate in

eccesso per assimilarle alla classe di intensità MCS espressa in numeri romani.

Perciò, un valore di intensità attesa di 5.7, per esempio, va letto come intensità

VI MCS. Le classi utilizzate in figura 5.12 e 5.13 sono le seguenti. Per le

intensità MCS:

• VI = approssimazione dei valori compresi tra 5.5- 6.4 (verde);

• VII = approssimazione dei valori compresi tra 6.5- 7.4 (giallo);

Per i valori di massime accelerazioni di picco (PGA) sono state utilizzate le

seguenti classi (in frazioni di g):

• (0.051-0.100)g (azzurro)

• (0.101-0.150)g (verde)

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Dalla distribuzione dei valori di intensità massima attesa (fig. 5.13) si può

osservare che nella classe di Intensità VII MCS ricadono i valori stimati per

alcuni Comuni dell’Alto mantovano–Sud Lago di Garda (Castiglione delle

Stiviere, Solferino, Ponti sul Mincio, Monzambano, Cavriana, Volta Mantovana,

Medole, Guidizzolo, Castel Goffredo). Per i comuni di Castiglione delle

Stiviere, Solferino e Ponti sul Mincio è stimata il massimo valore (6.7)

descrittivo dell’intensità MCS. Per il resto dei comuni mantovani i valori

calcolati ricadono nella classe di intensità attesa pari a VI MCS.

In figura 5.12 si può osservare la distribuzione dei valori di PGA aventi

probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni sempre riportati in tabella 5.4.

Analogamente alla distribuzione dei valori di intensità anche per i valori di

accelerazione orizzontale, o PGA, i massimi relativi (0.101-0.150)g si

riscontrano nei comuni più vicini alle Province di Brescia e Verona (Ponti sul

Mincio, Monzambano, Volta Mantovana, Cavriana, Guidizzolo, Medole,

Solferino, Castiglione delle Stiviere). È invece riscontrabile una differenza nella

distribuzione dei massimi relativi di PGA, rispetto alla distribuzione delle

intensità, attesi nei diversi Comuni. In figura 5.12 si individuano 7 comuni

(Gonzaga, Moglia, San Giacomo delle Segnate, San Giovanni del Dosso, Poggio

Rusco), posti al confine con le provincie di Reggio Emilia e Modena, per cui si

stimano valori di PGA compresi tra (0.101-0.150)g e non presentanti i massimi

relativi di intensità stimata (VII MCS). Per i comuni rimanenti i valori di PGA

previsti ricadono nell’intervallo (0.051-0.100)g.

Tabella 5.4 - Elenco dei Comuni della Provincia di Mantova: valori rappresentativi dell’Intensità Macrosismica

e PGA con probabilità di superamento del 10% in 50 anni (periodo di ritorno di 475 anni). I valori di “Intensità” in colonna I10/50 sono da leggersi secondo le classi: (5.5-6.4 = VI MCS); (6.5-7.4 = VII MCS).

Codice ISTAT Comune I10/50m PGA10/50s

3020001 ACQUANEGRA SUL CHIESE 5,9 0,081

3020002 ASOLA 6,2 0,084

3020003 BAGNOLO SAN VITO 5,7 0,077

3020004 BIGARELLO 5,7 0,074

3020005 BORGOFORTE 5,7 0,079

3020006 BORGOFRANCO SUL PO 5,6 0,094

3020007 BOZZOLO 5,9 0,078

3020008 CANNETO SULL'OGLIO 5,9 0,082

3020009 CARBONARA DI PO 5,6 0,096

3020010 CASALMORO 6,3 0,108

3020011 CASALOLDO 6,2 0,101

3020012 CASALROMANO 6,1 0,083

3020013 CASTELBELFORTE 5,8 0,074

3020014 CASTEL D'ARIO 5,6 0,073

3020015 CASTEL GOFFREDO 6,5 0,116

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Codice ISTAT Comune I10/50m PGA10/50s

3020016 CASTELLUCCHIO 5,8 0,077

3020017 CASTIGLIONE DELLE STIVIERE 6,7 0,138

3020018 CAVRIANA 6,6 0,123

3020019 CERESARA 6,2 0,098

3020020 COMMESSAGGIO 5,9 0,082

3020021 CURTATONE 5,8 0,075

3020022 DOSOLO 6,1 0,091

3020023 FELONICA 5,8 0,111

3020024 GAZOLDO DEGLI IPPOLITI 6,1 0,082

3020025 GAZZUOLO 5,9 0,077

3020026 GOITO 6,2 0,098

3020027 GONZAGA 5,9 0,103

3020028 GUIDIZZOLO 6,6 0,120

3020029 MAGNACAVALLO 5,7 0,094

3020030 MANTOVA 5,7 0,075

3020031 MARCARIA 5,8 0,076

3020032 MARIANA MANTOVANA 5,9 0,083

3020033 MARMIROLO 6,0 0,077

3020034 MEDOLE 6,6 0,122

3020035 MOGLIA 5,9 0,117

3020036 MONZAMBANO 6,6 0,130

3020037 MOTTEGGIANA 5,7 0,084

3020038 OSTIGLIA 5,6 0,081

3020039 PEGOGNAGA 5,7 0,088

3020040 PIEVE DI CORIANO 5,6 0,093

3020041 PIUBEGA 6,2 0,084

3020042 POGGIO RUSCO 5,9 0,115

3020043 POMPONESCO 6,1 0,099

3020044 PONTI SUL MINCIO 6,7 0,129

3020045 PORTO MANTOVANO 5,9 0,078

3020046 QUINGENTOLE 5,6 0,093

3020047 QUISTELLO 5,7 0,092

3020048 REDONDESCO 6,0 0,083

3020049 REVERE 5,6 0,094

3020050 RIVAROLO MANTOVANO 6,0 0,079

3020051 RODIGO 6,0 0,080

3020052 RONCOFERRARO 5,6 0,074

3020053 ROVERBELLA 5,9 0,081

3020054 SABBIONETA 6,0 0,085

3020055 SAN BENEDETTO PO 5,7 0,090

3020056 SAN GIACOMO DELLE SEGNATE 5,9 0,108

3020057 SAN GIORGIO DI MANTOVA 5,7 0,074

3020058 SAN GIOVANNI DEL DOSSO 5,9 0,107

3020059 SAN MARTINO DALL'ARGINE 5,9 0,077

3020060 SCHIVENOGLIA 5,7 0,094

3020061 SERMIDE 5,8 0,108

3020062 SERRAVALLE A PO 5,6 0,080

3020063 SOLFERINO 6,7 0,136

3020064 SUSTINENTE 5,6 0,082

3020065 SUZZARA 5,8 0,084

3020066 VIADANA 5,9 0,083

3020067 VILLA POMA 5,7 0,094

3020068 VILLIMPENTA 5,6 0,075

3020069 VIRGILIO 5,7 0,075

3020070 VOLTA MANTOVANA 6,5 0,114

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Figura

5.12 – Pericolosità dei Com

uni della Provincia di Mantova espressa come Picco di Accelerazione M

assimo Atteso o PGA, in frazioni

di g, con una probabilità di superamento del 10%

in 50 anni (periodo m

edio di ritorno di 475 anni) calcolati secondo l’app

roccio

di Cornell.

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Figura

5.13

– Pericolosità dei Com

uni della Provincia di Mantova espressa come Intensità MCS m

assima attesa, con un

a prob

abilità di

superamento del 10%

in 50 anni (periodo medio di ritorno di 4

75 anni) calcolati secondo l’approccio di Cornell.

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40

5.4.2 Risultati dell’approccio di Sito

Si è anche effettuata la stima della pericolosità dei Comuni Mantovani secondo

l’approccio probabilistico di Sito, descritto nei paragrafi 3.3.3.2 e seguenti. Tale

stima è stata effettuata utilizzando un software specificatamente sviluppato.

Il programma richiede i seguenti input:

• Catalogo epicentrale: CPTI (217 a.C.-1992);

• Catalogo dei risentimenti: estrazione realizzata appositamente dei

risentimenti dei comuni mantovani dal catalogo sismico CPTI;

• File dei comuni mantovani con relative coordinate geografiche (latitudine,

longitudine) e codice di identificazione;

• Raggio di ricerca degli epicentri nell’intorno di ogni comune: 250 Km;

• Passo per l’analisi di completezza del catalogo sismico: 5 anni;

• Intervallo di copertura del catalogo epicentrale: 217 a.C. – 1992;

• Tempo di esposizione: 50 anni (equivalente ad un tempo medio di ritorno di

475 anni);

Con questi input sono state calcolate le probabilità di eccedenza dei gradi MCS

pari e superiori alla soglia di danneggiamento (VI, VII, VII, VIII, IX, X, XI),

l’intensità massima attesa relativi ad un tempo di esposizione 50 anni per

ciascuno dei 70 comuni mantovani. Non sono state invece calcolati i valori di

PGA attesi. Questa scelta è specifica, poiché, come si è visto nei paragrafi

2.2.1.2 e 2.2.1.3, la PGA non è un valore che definisce in maniera affidabile il

danneggiamento. Uno studio di pericolosità sismica il cui scopo è la massima

attendibilità possibile delle stime è quindi preferibile si basi sui soli valori di

intensità.

Il programma utilizzato permette diverse opzioni di calcolo. L’opzione “solo

effetti attenuati” calcola la stima di pericolosità partendo dalle sole intensità

epicentrali attenuate, secondo la relazione di attenuazione descritta nel par.

3.3.3.2.2. I risultati sono riportati in tabella 5.5. Per tutti e 70 i comuni

Mantovani l’intensità attesa così calcolata, in un tempo di esposizione di 50

anni, è pari ad un’intensità VII MCS. Si può evidenziare per quasi il 90% dei

comuni una sovrastima di un grado MCS rispetto alla stima effettuata secondo

il metodo di Cornell. Questo è spiegabile con una maggiore “conservatività”

del metodo di sito. In altri termini, le stime di pericolosità effettuate con questo

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approccio tendono a sovrastimare sistematicamente le intensità attese rispetto

al metodo di Cornell, per effetto di una più corretta considerazione di tutte le

fonti di incertezza sulle proprietà di attenuazione che condizionano la

metodologia.

In tabella 5.6 sono invece riportati i valori di pericolosità, calcolati con

l’opzione “effetti osservati” sulla base cioè dei soli risentimenti sismici

disponibili per ogni comune. Per questa stima sono stati considerati solo gli

eventi maggiori o uguali all’intensità minima di danneggiamento (maggiori o

uguali a VI MCS). Si può segnalare che 45 comuni, secondo i dati disponibili,

non hanno sperimentato risentimenti maggiori o uguali al VI MCS, 18 comuni

hanno avuto solo un risentimento di questa entità, 5 comuni hanno

sperimentato almeno due risentimenti di intensità VI MCS. In questi casi la

completezza del catalogo “per comune” è insufficiente per permettere il calcolo

della stima di pericolosità con l’opzione “effetti osservati”. Solo per il Comune

di Mantova, che dispone di 8 record macrosismici, è possibile formulare una

stima dell’intensità attesa in 50 anni, stimata pari a VI MCS, e le probabilità di

eccedenza di alcune intensità (VI = 61%; VII = 3%).

In tabella 5.7 sono riportate le probabilità di eccedenza e l’intensità massima

attesa, per un tempo di esposizione di 50 anni, ottenute con l’opzione di calcolo

“effetti attenuati e osservati”. In questa modalità le intensità epicentrali

attenuate al sito sono corrette con le intensità effettivamente risentite in ogni

comune (subordinatamente alla disponibilità delle fonti documentarie).

Osservando i dati in tabella, o la sua rappresentazione grafica (figura 5.15), si

osserva che per tutti i Comuni mantovani l’intensità massima attesa, per un

tempo di esposizione di 50 anni, rimane pari a VII MCS.

In generale, si dovrebbe osservare che le intensità massime attese calcolate

con l’opzione “effetti attenuati e osservati” diminuiscono (normalmente di un

grado MCS) rispetto alle intensità calcolate con l’opzione “effetti attenuati” in

quei siti (comuni) dotati di un record macrosismico sufficientemente completo.

L’effetto è dovuto ad un ridimensionamento delle incertezze sulle intensità

attese che la combinazione intensità attenuate-intensità risentite al sito apporta.

La “ricalibrazione” è osservabile come una generale diminuzione (decimi di %)

delle probabilità di eccedenza calcolate dalle sole intensità attenuate, queste

però possono aumentare (sempre in frazioni di %) in funzione del record delle

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intensità risentite. L’opzione “effetti attenuati e osservati” aumenta quindi

l’attendibilità del calcolo delle probabilità di eccedenza delle singole intensità e

soprattutto evita che le intensità massime attese risultino inferiori a quelle

storicamente risentite, cosa che non accade con il metodo di Cornell, come

risulta da un confronto delle tabelle 5.3 e 5.4.

L’utilizzo delle intensità effettivamente risentite, in ciascun territorio

comunale permette di calibrare le intensità epicentrali attenuate rendendole più

conformi alle caratteristiche di risposta sismica del sito. Da ciò è quindi

possibile rilevare in quali comuni sono state sperimentate intensità anomale,

indizio di effetti di amplificazione. Se le intensità calcolate al sito attraverso le

relazioni di attenuazione sono inferiori a quelle storicamente registrate, è molto

probabile la presenza di condizioni favorevoli a fenomeni di amplificazione

locale delle onde sismiche. Dai dati di intensità attesa in tabella 5.7 è possibile

escludere questa situazione. Non si riscontrano, infatti, né aumenti di intensità

attesa, né aumenti di probabilità di eccedenza delle singole intensità.

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Tab

ella 5.5 - Valori di Pericolosità calcolati con le sole intensità epicentrali MCS attraverso la relazione di attenuazione indicata nel

testo. S

ono

ripo

rtati,

da sinistra a destra, il cod

ice comunale, il Com

une, latitudine, longitudine, le p

robabilità d

i

eccedenza per le intensità M

CS (VI, V

II, V

III, IX, X

, XI) calcolate per 50 anni, l’Intensità attesa è calcolata per il tem

po

di esposizione di 5

0 anni.

pericolosità da effetti attenuati

codloc Comune LAT LON VI VII VIII IX X XI Iatt

20001 ACQUANEGRA SUL CHIESE 45.163 10.433 0.81 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20002 ASOLA 45.221 10.413 0.80 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20003 BAGNOLO SAN VITO 45.090 10.876 0.81 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20004 BIGARELLO 45.178 10.896 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20005 BORGOFORTE 45.049 10.750 0.83 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20006 BORGOFRANCO SUL PO 45.049 11.206 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20007 BOZZOLO 45.102 10.483 0.82 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20008 CANNETO SULL`OGLIO 45.150 10.379 0.81 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20009 CARBONARA DI PO 45.036 11.229 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20010 CASALMORO 45.260 10.406 0.79 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20011 CASALOLDO 45.254 10.477 0.80 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20012 CASALROMANO 45.199 10.368 0.80 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20013 CASTELBELFORTE 45.214 10.891 0.79 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20014 CASTEL D`ARIO 45.187 10.975 0.79 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20015 CASTEL GOFFREDO 45.297 10.476 0.80 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20016 CASTELLUCCHIO 45.150 10.647 0.81 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20017 CASTIGLIONE DELLE STIVIERE 45.387 10.492 0.80 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20018 CAVRIANA 45.347 10.598 0.80 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20019 CERESARA 45.264 10.569 0.80 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20020 COMMESSAGGIO 45.036 10.544 0.84 0.44 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20021 CURTATONE 45.133 10.720 0.81 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20022 DOSOLO 44.954 10.640 0.87 0.47 0.09 0.01 0.00 0.00 7.0

20023 FELONICA 44.978 11.351 0.80 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20024 GAZOLDO DEGLI IPPOLITI 45.199 10.581 0.80 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20025 GAZZUOLO 45.067 10.582 0.84 0.44 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20026 GOITO 45.255 10.674 0.80 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20027 GONZAGA 44.954 10.820 0.85 0.46 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20028 GUIDIZZOLO 45.317 10.581 0.80 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20029 MAGNACAVALLO 45.005 11.182 0.81 0.42 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20030 MANTOVA 45.151 10.775 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20031 MARCARIA 45.118 10.533 0.82 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

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44

20032 MARIANA MANTOVANA 45.192 10.486 0.81 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20033 MARMIROLO 45.220 10.755 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20034 MEDOLE 45.326 10.514 0.80 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20035 MOGLIA 44.933 10.912 0.85 0.45 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20036 MONZAMBANO 45.386 10.693 0.82 0.45 0.09 0.01 0.00 0.00 7.0

20037 MOTTEGGIANA 45.036 10.764 0.83 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20038 OSTIGLIA 45.066 11.136 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20039 PEGOGNAGA 44.997 10.858 0.84 0.44 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20040 PIEVE DI CORIANO 45.034 11.106 0.81 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20041 PIUBEGA 45.227 10.534 0.80 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20042 POGGIO RUSCO 44.978 11.121 0.82 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20043 POMPONESCO 44.928 10.593 0.88 0.49 0.09 0.02 0.00 0.00 7.0

20044 PONTI SUL MINCIO 45.411 10.686 0.82 0.46 0.09 0.01 0.00 0.00 7.0

20045 PORTO MANTOVANO 45.187 10.790 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20046 QUINGENTOLE 45.037 11.045 0.81 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20047 QUISTELLO 45.006 10.982 0.82 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20048 REDONDESCO 45.167 10.513 0.81 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20049 REVERE 45.051 11.130 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20050 RIVAROLO MANTOVANO 45.070 10.434 0.83 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20051 RODIGO 45.199 10.624 0.80 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20052 RONCOFERRARO 45.134 10.954 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20053 ROVERBELLA 45.266 10.770 0.80 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20054 SABBIONETA 44.998 10.489 0.86 0.46 0.09 0.01 0.00 0.00 7.0

20055 SAN BENEDETTO PO 45.040 10.929 0.82 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20056 SAN GIACOMO DELLE SEGNATE 44.970 11.031 0.83 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20057 SAN GIORGIO DI MANTOVA 45.165 10.841 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20058 SAN GIOVANNI DEL DOSSO 44.966 11.079 0.82 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20059 SAN MARTINO DALL`ARGINE 45.096 10.517 0.83 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20060 SCHIVENOGLIA 44.996 11.072 0.82 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20061 SERMIDE 45.003 11.297 0.80 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20062 SERRAVALLE A PO 45.067 11.091 0.80 0.40 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20063 SOLFERINO 45.368 10.567 0.81 0.44 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20064 SUSTINENTE 45.068 11.024 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20065 SUZZARA 44.991 10.744 0.85 0.45 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20066 VIADANA 44.928 10.522 0.89 0.49 0.09 0.02 0.00 0.00 7.0

20067 VILLA POMA 45.000 11.114 0.81 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

20068 VILLIMPENTA 45.141 11.033 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20069 VIRGILIO 45.119 10.788 0.81 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0

20070 VOLTA MANTOVANA 45.320 10.658 0.80 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0

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45

Tab

ella 5.6 - Valori di Pericolosità calcolati a partire dai soli risentimenti osservati storicamente nei singoli com

uni mantovani. Sono

ripo

rtati, da sinistra a destra, il cod

ice comunale, il Com

une, latitudine, lon

gitudine, le probabilità di eccedenza per le

intensità MCS (VI, VII, V

III, IX, X

, XI) calcolate per 50 anni, l’Intensità attesaè calcolata per il tem

po di espo

sizione di

50 anni.

Pericolosità da effetti osservati

codloc Comune LAT LON VI VII VIII IX X XI Iatt risloc

20001 ACQUANEGRA SUL CHIESE 45.163 10.433 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20002 ASOLA 45.221 10.413 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20003 BAGNOLO SAN VITO 45.090 10.876 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20004 BIGARELLO 45.178 10.896 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20005 BORGOFORTE 45.049 10.750 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20006 BORGOFRANCO SUL PO 45.049 11.206 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20007 BOZZOLO 45.102 10.483 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20008 CANNETO SULL`OGLIO 45.150 10.379 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20009 CARBONARA DI PO 45.036 11.229 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20010 CASALMORO 45.260 10.406 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20011 CASALOLDO 45.254 10.477 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20012 CASALROMANO 45.199 10.368 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20013 CASTELBELFORTE 45.214 10.891 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20014 CASTEL D`ARIO 45.187 10.975 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20015 CASTEL GOFFREDO 45.297 10.476 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20016 CASTELLUCCHIO 45.150 10.647 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20017 CASTIGLIONE DELLE STIVIERE 45.387 10.492 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20018 CAVRIANA 45.347 10.598 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20019 CERESARA 45.264 10.569 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20020 COMMESSAGGIO 45.036 10.544 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20021 CURTATONE 45.133 10.720 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20022 DOSOLO 44.954 10.640 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20023 FELONICA 44.978 11.351 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20024 GAZOLDO DEGLI IPPOLITI 45.199 10.581 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20025 GAZZUOLO 45.067 10.582 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20026 GOITO 45.255 10.674 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20027 GONZAGA 44.954 10.820 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 2

20028 GUIDIZZOLO 45.317 10.581 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20029 MAGNACAVALLO 45.005 11.182 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20030 MANTOVA 45.151 10.775 0.61 0.03 0.00 0.00 0.00 0.00 6.0 8

20031 MARCARIA 45.118 10.533 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

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46

20032 MARIANA MANTOVANA 45.192 10.486 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20033 MARMIROLO 45.220 10.755 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20034 MEDOLE 45.326 10.514 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20035 MOGLIA 44.933 10.912 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 2

20036 MONZAMBANO 45.386 10.693 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20037 MOTTEGGIANA 45.036 10.764 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20038 OSTIGLIA 45.066 11.136 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20039 PEGOGNAGA 44.997 10.858 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20040 PIEVE DI CORIANO 45.034 11.106 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20041 PIUBEGA 45.227 10.534 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20042 POGGIO RUSCO 44.978 11.121 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20043 POMPONESCO 44.928 10.593 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20044 PONTI SUL MINCIO 45.411 10.686 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20045 PORTO MANTOVANO 45.187 10.790 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20046 QUINGENTOLE 45.037 11.045 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20047 QUISTELLO 45.006 10.982 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20048 REDONDESCO 45.167 10.513 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20049 REVERE 45.051 11.130 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20050 RIVAROLO MANTOVANO 45.070 10.434 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20051 RODIGO 45.199 10.624 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20052 RONCOFERRARO 45.134 10.954 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20053 ROVERBELLA 45.266 10.770 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20054 SABBIONETA 44.998 10.489 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 2

20055 SAN BENEDETTO PO 45.040 10.929 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20056 SAN GIACOMO DELLE SEGNATE 44.970 11.031 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20057 SAN GIORGIO DI MANTOVA 45.165 10.841 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20058 SAN GIOVANNI DEL DOSSO 44.966 11.079 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20059 SAN MARTINO DALL`ARGINE 45.096 10.517 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20060 SCHIVENOGLIA 44.996 11.072 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20061 SERMIDE 45.003 11.297 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

20062 SERRAVALLE A PO 45.067 11.091 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20063 SOLFERINO 45.368 10.567 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20064 SUSTINENTE 45.068 11.024 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20065 SUZZARA 44.991 10.744 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 2

20066 VIADANA 44.928 10.522 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 4

20067 VILLA POMA 45.000 11.114 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20068 VILLIMPENTA 45.141 11.033 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20069 VIRGILIO 45.119 10.788 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 0

20070 VOLTA MANTOVANA 45.320 10.658 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.0 1

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47

Tab

ella 5

.7 - V

alori di Pericolosità dei Com

uni Mantovano calcolati a partire dalle intensità epicentrali attenuate e corrette con le

intensità osservate. S

ono

ripo

rtati,

da sinistra a destra, il cod

ice comunale, il Com

une, latitudine, lon

gitudine, le

prob

abilità di eccedenza per le in

tensità MCS (VI, VII, V

III, IX, X

, XI) calcolate per 50 anni, l’Intensità attesa è calcolata

per il tempo

di esposizione di 5

0 anni

Pericolosità da effetti attenuati e osservati

codloc Comune LAT LON VI VII VIII IX X XI Iatt risloc

20001 ACQUANEGRA SUL CHIESE 45.163 10.433 0.80 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 2

20002 ASOLA 45.221 10.413 0.82 0.46 0.06 0.01 0.00 0.00 7.0 15

20003 BAGNOLO SAN VITO 45.090 10.876 0.84 0.38 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 2

20004 BIGARELLO 45.178 10.896 0.78 0.40 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 4

20005 BORGOFORTE 45.049 10.750 0.83 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 4

20006 BORGOFRANCO SUL PO 45.049 11.206 0.78 0.39 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 3

20007 BOZZOLO 45.102 10.483 0.81 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 11

20008 CANNETO SULL`OGLIO 45.150 10.379 0.80 0.40 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 10

20009 CARBONARA DI PO 45.036 11.229 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 1

20010 CASALMORO 45.260 10.406 0.79 0.40 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 1

20011 CASALOLDO 45.254 10.477 0.79 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 3

20012 CASALROMANO 45.199 10.368 0.80 0.40 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 3

20013 CASTELBELFORTE 45.214 10.891 0.78 0.40 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 4

20014 CASTEL D`ARIO 45.187 10.975 0.75 0.35 0.06 0.01 0.00 0.00 7.0 12

20015 CASTEL GOFFREDO 45.297 10.476 0.79 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 5

20016 CASTELLUCCHIO 45.150 10.647 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 4

20017 CASTIGLIONE DELLE STIVIERE 45.387 10.492 0.73 0.33 0.05 0.00 0.00 0.00 7.0 14

20018 CAVRIANA 45.347 10.598 0.80 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 4

20019 CERESARA 45.264 10.569 0.80 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 3

20020 COMMESSAGGIO 45.036 10.544 0.84 0.44 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 2

20021 CURTATONE 45.133 10.720 0.81 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 1

20022 DOSOLO 44.954 10.640 0.87 0.46 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 6

20023 FELONICA 44.978 11.351 0.78 0.40 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 3

20024 GAZOLDO DEGLI IPPOLITI 45.199 10.581 0.78 0.40 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 3

20025 GAZZUOLO 45.067 10.582 0.82 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 3

20026 GOITO 45.255 10.674 0.79 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 6

20027 GONZAGA 44.954 10.820 0.93 0.37 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 16

20028 GUIDIZZOLO 45.317 10.581 0.79 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 4

20029 MAGNACAVALLO 45.005 11.182 0.91 0.51 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 4

20030 MANTOVA 45.151 10.775 0.83 0.23 0.03 0.00 0.00 0.00 7.0 73

20031 MARCARIA 45.118 10.533 0.81 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 3

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20032 MARIANA MANTOVANA 45.192 10.486 0.81 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 1

20033 MARMIROLO 45.220 10.755 0.77 0.36 0.06 0.01 0.00 0.00 7.0 13

20034 MEDOLE 45.326 10.514 0.80 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 6

20035 MOGLIA 44.933 10.912 0.85 0.40 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 8

20036 MONZAMBANO 45.386 10.693 0.81 0.45 0.09 0.01 0.00 0.00 7.0 2

20037 MOTTEGGIANA 45.036 10.764 0.85 0.39 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 2

20038 OSTIGLIA 45.066 11.136 0.76 0.36 0.06 0.01 0.00 0.00 7.0 18

20039 PEGOGNAGA 44.997 10.858 0.82 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 4

20040 PIEVE DI CORIANO 45.034 11.106 0.78 0.39 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 3

20041 PIUBEGA 45.227 10.534 0.79 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 3

20042 POGGIO RUSCO 44.978 11.121 0.81 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 4

20043 POMPONESCO 44.928 10.593 0.88 0.49 0.09 0.02 0.00 0.00 7.0 3

20044 PONTI SUL MINCIO 45.411 10.686 0.82 0.45 0.09 0.01 0.00 0.00 7.0 4

20045 PORTO MANTOVANO 45.187 10.790 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 1

20046 QUINGENTOLE 45.037 11.045 0.81 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 1

20047 QUISTELLO 45.006 10.982 0.85 0.39 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 4

20048 REDONDESCO 45.167 10.513 0.81 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 1

20049 REVERE 45.051 11.130 0.81 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 8

20050 RIVAROLO MANTOVANO 45.070 10.434 0.82 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 2

20051 RODIGO 45.199 10.624 0.80 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 2

20052 RONCOFERRARO 45.134 10.954 0.77 0.37 0.06 0.01 0.00 0.00 7.0 5

20053 ROVERBELLA 45.266 10.770 0.78 0.41 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 4

20054 SABBIONETA 44.998 10.489 0.92 0.64 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 7

20055 SAN BENEDETTO PO 45.040 10.929 0.73 0.35 0.06 0.01 0.00 0.00 7.0 13

20056 SAN GIACOMO DELLE SEGNATE 44.970 11.031 0.85 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 4

20057 SAN GIORGIO DI MANTOVA 45.165 10.841 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 3

20058 SAN GIOVANNI DEL DOSSO 44.966 11.079 0.82 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 3

20059 SAN MARTINO DALL`ARGINE 45.096 10.517 0.82 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 2

20060 SCHIVENOGLIA 44.996 11.072 0.79 0.40 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 3

20061 SERMIDE 45.003 11.297 0.77 0.39 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 17

20062 SERRAVALLE A PO 45.067 11.091 0.80 0.40 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 2

20063 SOLFERINO 45.368 10.567 0.80 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 5

20064 SUSTINENTE 45.068 11.024 0.80 0.40 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 2

20065 SUZZARA 44.991 10.744 0.84 0.37 0.06 0.01 0.00 0.00 7.0 11

20066 VIADANA 44.928 10.522 0.92 0.48 0.05 0.01 0.00 0.00 7.0 19

20067 VILLA POMA 45.000 11.114 0.81 0.42 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 3

20068 VILLIMPENTA 45.141 11.033 0.76 0.36 0.06 0.01 0.00 0.00 7.0 7

20069 VIRGILIO 45.119 10.788 0.80 0.41 0.07 0.01 0.00 0.00 7.0 2

20070 VOLTA MANTOVANA 45.320 10.658 0.79 0.43 0.08 0.01 0.00 0.00 7.0 11

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Figura

5.14 – Pericolosità dei C

omuni d

ella Provincia di M

antova espressa come Intensità MCS m

assima attesa, con probabilità di eccedenza

del 10% in 50 anni,

calcolate tram

ite le intensità epicentrali M

CS attenuate e corrette con le intensità osservate secon

do

l’approccio di Sito.

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5.5 Possibili effetti di amplificazione

Dai dati di intensità massima attesa secondo l’approccio di sito, con una

probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, non emergono evidenze di effetti di

amplificazione locale. Le intensità attese, ottenute dall’utilizzo delle storie

sismiche comunali disponibili, non risultano maggiori di quelle prevedibili con

l’utilizzo delle sole intensità epicentrali attenuate al sito (comune) d’interesse.

Quindi, su base statistica, nessuno dei comuni mantovani ha evidenziato durante

i terremoti passati particolari effetti di amplificazione macrosismica imputabili a

peculiari situazioni geologiche del sottosuolo. Risulta pertanto plausibile

l’affermazione che per il territorio della Provincia di Mantova sono da

considerarsi trascurabili gli effetti di amplificazione locale descritti nei paragrafi

2.2.2.3 e seguenti.

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6 Conclusioni

Le due carte di pericolosità presentate forniscono indicazioni relativamente

diverse sul livello di pericolosità sismica del territorio mantovano. Da un punto

di vista generale, tutte le analisi condotte indicano che il livello di danno atteso

nella più pessimistica delle situazioni è al massimo pari al grado VII MCS il che

connota l'area Mantovana come un'area di pericolosità sismica bassa. A fronte di

questa indicazione di massima stanno però valutazioni diverse circa la

distribuzione del danno atteso e dell'effettivo livello di pericolosità sismica. Le

stime più basse sono quelle ottenute seguendo l'approccio di Cornell (Tab. 5.4)

secondo il quale i valori massimi di intensità attesa non superano il grado VII

MCS e che questi valori massimi riguardano meno del 15% dei comuni

considerati. In tutti gli altri casi l'intensità attesa è pari al grado VI MCS. Le

stime fornite dall'approccio di sito (Tab. 5.7), descrivono valori massimi di

intensità attesa pari al grado VII MCS per la totalità dei comuni mantovano. Per

valutare nella giusta luce queste discrepanze è necessario ricordare le profonde

differenze fra le due metodologie, differenze che permettono di comprendere il

carattere "ottimistico" delle stime in tabella 5.4, rispetto a quelle "pessimistiche"

di tabella 5.7. La differenza principale sta nel diverso peso che le due

metodologie danno alle incertezze presenti nella stima della pericolosità sismica.

In particolare, l'approccio di Cornell presume un elevato livello di conoscenza

della storia sismica passata, delle caratteristiche del processo sismogenetico e le

proprietà di propagazione dell'energia sismica dalla sorgente. Come dimostrano i

risultati in tabella 5.4, queste conoscenze, se effettivamente disponibili,

permetterebbero di escludere per l'area mantovana effetti di danneggiamento

superiori al VII grado MCS. In realtà, esistono forti dubbi sull'attendibilità delle

ipotesi fatte nell'approccio di Cornell (per esempio riguardo alla collocazione

delle sorgenti sismogeniche o alla storia sismica delle diverse località. In

generale, tenere conto di questi dubbi implica un aumento del livello stimato di

pericolosità sismica, legato al fatto che in mancanza di conoscenze "certe" effetti

potenziali di grado relativamente elevato non possano più essere esclusi sulla

base delle conoscenze disponibili. Come esempio, si noti come l'assenza di

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informazioni su eventuali danni in un dato comune in corrispondenza di un

terremoto non possa essere utilizzata come un’indicazione di assenza di danni. È

per questa diversa posizione metodologica che le stime effettuate secondo

l'approccio "di sito" (tabella 5.7), basate su una più puntuale valutazione delle

incertezze coinvolte, risultano conservative e cioè relativamente "pessimistiche".

Si nota infatti da un confronto fra le tabelle 5.7 e 5.5, le cui stime di pericolosità

rispettivamente tengono conto e ignorano i risentimenti diretti dei terremoti

passati, come una maggiore conoscenza dei danni effettivamente documentati

nelle diverse località, anche non portando una diminuzione della massima

intensità attesa sulla base dei soli dati epicentrali, comporta un evidente

miglioramento dell’affidabilità delle stime delle probabilità di eccedenza di ogni

intensità maggiore o uguale al VI grado MCS. Quindi si può sinteticamente

affermare che l'atteggiamento "pessimistico" dell’approccio di sito ha origine

nelle incertezze sulla storia sismica passata e sulle caratteristiche del processo

sismogenico. Queste, per i prossimi 50 anni non permettono di escludere effetti

attesi che in molti comuni potrebbero raggiungere il VII grado MCS. Il carattere

"cautelativo" delle stime in tabella 5.7 risulta quindi frutto di un atteggiamento

prudenziale a fronte delle molte incertezze presenti nella valutazione della

pericolosità sismica. Per valutare quanto un atteggiamento cautelativo possa

risultare realistico, è interessante infine notare come molti dei comuni in passato

interessati da terremoti con intensità pari al VII grado MCS (tabella 5.3)

risultano caratterizzati da intensità attese secondo Cornell che non superano il

VI grado MCS. In questi casi, le stime effettuate secondo "Cornell" appaiono

eccessivamente "ottimistiche" rispetto a quanto sappiamo circa la storia sismica

passata.

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8 Appen

dici

Appen

dice A: Sc

ala stra

tigr

afica-ge

ocro

nolog

ica

In tabella sono riportate le principali U

nità Geocronologiche (Periodi, E

poche, Età) e le durate relative in

milioni di anni.

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Appendice B: curva di pericolosità Andamento della Pericolosità sismica, ovvero della probabilità di superamento

delle Intensità dal VI al XI grado MCS in 50 anni per il comune di Mantova. Le tre stime riportate per ogni grado d’Intensità si riferiscono ai risultati ottenuti secondo l’approccio di Sito. La curva “Solo risentimenti calcolati” si riferisce alle stime in tabella 5.5; la curva “Solo risentimenti osservati” alle stime in tabella 5.6 e la curva “Base dati integrata” alle stime in tabella 5.7.