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ANTINCENDIO febbraio 2007 26 L’articolo intende porre l’atten- zione su un “particolare elemento” del sistema tecnologico nelle co- struzioni quale è il “Rivestimento esterno con facciata continua o a doppia pelle”, elemento questo sempre più presente in un moder- no sviluppo del disegno degli edi- fici dell’architettura passiva. L’obiettivo è quello di valutare, con riferimento all’attuale quadro normativo, quali sono le attenzio- ni da mettere in atto al fine di ga- rantire un livello di sicurezza nei confronti degli effetti dovuti ad un incendio, in linea con quelle che sono le attuali conoscenze e gli sviluppi tecnologici del settore. In particolare, attraverso esem- pi applicativi, vengono sviluppate e descritte tutte quelle soluzioni che hanno la finalità di garantire un livello di sicurezza congruente con quelle che sono le necessità di garantire la sicurezza, contro gli effetti di un incendio, all’edificio ed ai suoi occupanti, contenendo lo stesso in una determinata area “compartimento” senza che si pro- paghi “dall’esterno” a uno o più compartimenti. Preliminarmente all’analisi degli aspetti legati alla sicurezza antin- cendio, si è ritenuto opportuno ri- portare una breve e sintetica de- scrizione del processo di evolu- zione dei sistemi di facciata, con particolare riferimento a quelle con- nesse all’architettura bioclimatica. Sin dalla notte dei tempi l’uomo ha tentato di costruire ripari, poi di- venuti abitazioni, rispettando for- zatamente le peculiarità dell’am- biente che lo circondava e nel qua- le si trovava, a vivere. Per questo motivo, nei secoli, si sono svilup- pati sistemi capaci di sfruttare ir- raggiamento, convezione, condu- zione ed evaporazione senza ap- porto di energia se non quella de- rivante dagli elementi naturali. Sono arrivati integri sino ai gior- ni nostri alcuni dei più famosi si- stemi di architettura antica defini- ta “passiva”: le abitazione trogloditiche tuni- sine di Matmata e le abitazioni cinesi dell’Honnan scavate nel terreno con ambienti su pozzi centrali; le abitazioni scavate nella roccia quali i Pueblo dell’Arizona, Petra in Giordania ed i Sassi di Matera in Italia; i “covoli” delle ville vicentine e le “camere dello scirocco” siciliane capaci di sfruttare correnti d’aria ipogee; il trullo, il dammuso e le case a corte capaci di sfruttare orienta- mento, materiali da costruzione, aperture e forma dell’edificio; le torri del vento per captare l’a- ria esterna e convogliarla negli ambienti da climatizzare, o per allontanare l’aria calda dai locali; gli schermi solari quali “clau- stra” e “mushrabiya” tipici del- la tradizione mediterranea, archetipi dei più moderni bri- se-soleil, frangisole e vene- ziane. FACCIATE VENTILATE E FACCIATE CONTINUE NEL RISPETTO DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO Analisi delle soluzioni atte a garantire il necessario livello di sicurezza affinchè l’incendio non si propaghi dall’esterno ad altri compartimenti Ing. Giuseppe Amaro Giuseppe Amaro si laurea in Ingegneria Civile Sezione Idraulica presso l’Università degli Studi di Palermo nel 1982. Dal 1984 al 1995 ha svolto l’attività di funzionario del- la carriera direttiva del C.N.VV.F. presso il Comando dei VV.F. di Torino svolgendo le seguenti funzioni: Vice Comandante; Re- sponsabile dell’Ufficio Prevenzione Incen- di; Segretario del C.T.R. per le attività a Ri- schio di incidente rilevante; Responsabile delle problematiche di sicurezza del Trafo- ro Autostradale del Frejus; Componente della Commissione Provinciale di Vigilan- za sui locali di pubblico spettacolo; Com- ponente della Commissione Gas Tossici; Componente della Commissione esplosi- vi; Componente la Commissione distribu- tori carburanti. Nello stesso arco di tempo ha svolto attività didattica quale Professo- re a contratto presso il Politecnico di Tori- no su:“Tecniche Antincendio negli edifi- ci”;“Sicurezza Antincendio” nel corso di Tec- nica Sicurezza Ambientale. Iscritto all’albo del Ministero dell’Interno quale professio- nista abilitato ad emettere certificazioni nel campo della sicurezza antincendio ai sen- si della Legge 818/84. In Possesso dei re- quisiti di cui all’Art. 10 del D.Lvo 494/96 e s.m.i. per lo svolgimento delle attività con- nesse all’applicazione della direttiva can- tieri. Dal 1996 a oggi svolge attività libero pro- fessionale nel settore specifico della sicu- rezza antincendio, nei cantieri temporanei e mobili (D.lvo 494/96 e s.m.i.), della sicu- rezza sul luogo di lavoro (626/94 e s.m.i.), nel settore della manutenzione e della va- lutazione di impatto ambientale, della dire- zione lavori. In questo arco di tempo ha svi- luppato importanti progetti attinenti all’og- getto del concorso.

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ANTINCENDIO febbraio 200726

L’articolo intende porre l’atten-zione su un “particolare elemento”del sistema tecnologico nelle co-struzioni quale è il “Rivestimentoesterno con facciata continua o adoppia pelle”, elemento questo

sempre più presente in un moder-no sviluppo del disegno degli edi-fici dell’architettura passiva.

L’obiettivo è quello di valutare,con riferimento all’attuale quadronormativo, quali sono le attenzio-ni da mettere in atto al fine di ga-rantire un livello di sicurezza neiconfronti degli effetti dovuti ad unincendio, in linea con quelle chesono le attuali conoscenze e glisviluppi tecnologici del settore.

In particolare, attraverso esem-pi applicativi, vengono sviluppatee descritte tutte quelle soluzioniche hanno la finalità di garantireun livello di sicurezza congruentecon quelle che sono le necessitàdi garantire la sicurezza, contro glieffetti di un incendio, all’edificio edai suoi occupanti, contenendo lostesso in una determinata area“compartimento” senza che si pro-paghi “dall’esterno” a uno o piùcompartimenti.

Preliminarmente all’analisi degliaspetti legati alla sicurezza antin-cendio, si è ritenuto opportuno ri-portare una breve e sintetica de-scrizione del processo di evolu-zione dei sistemi di facciata, conparticolare riferimento a quelle con-nesse all’architettura bioclimatica.

Sin dalla notte dei tempi l’uomoha tentato di costruire ripari, poi di-venuti abitazioni, rispettando for-zatamente le peculiarità dell’am-biente che lo circondava e nel qua-

le si trovava, a vivere. Per questomotivo, nei secoli, si sono svilup-pati sistemi capaci di sfruttare ir-raggiamento, convezione, condu-zione ed evaporazione senza ap-porto di energia se non quella de-rivante dagli elementi naturali.

Sono arrivati integri sino ai gior-ni nostri alcuni dei più famosi si-stemi di architettura antica defini-ta “passiva”:

– le abitazione trogloditiche tuni-sine di Matmata e le abitazionicinesi dell’Honnan scavate nelterreno con ambienti su pozzicentrali;

– le abitazioni scavate nella rocciaquali i Pueblo dell’Arizona, Petrain Giordania ed i Sassi di Materain Italia;

– i “covoli” delle ville vicentine e le“camere dello scirocco” sicilianecapaci di sfruttare correnti d’ariaipogee;

– il trullo, il dammuso e le case acorte capaci di sfruttare orienta-mento, materiali da costruzione,aperture e forma dell’edificio;

– le torri del vento per captare l’a-ria esterna e convogliarla negliambienti da climatizzare, o perallontanare l’aria calda dai locali;

– gli schermi solari quali “clau-stra” e “mushrabiya” tipici del-la tradizione mediterranea,archetipi dei più moderni bri-se-soleil, frangisole e vene-ziane.

FACCIATE VENTILATE E FACCIATECONTINUE NEL RISPETTO

DELLA SICUREZZA ANTINCENDIOAnalisi delle soluzioni atte a garantire il necessario livello di sicurezzaaffinchè l’incendio non si propaghi dall’esterno ad altri compartimenti

Ing. Giuseppe Amaro

Giuseppe Amaro si laurea in IngegneriaCivile Sezione Idraulica presso l’Universitàdegli Studi di Palermo nel 1982. Dal 1984al 1995 ha svolto l’attività di funzionario del-la carriera direttiva del C.N.VV.F. presso ilComando dei VV.F. di Torino svolgendo leseguenti funzioni: Vice Comandante; Re-sponsabile dell’Ufficio Prevenzione Incen-di; Segretario del C.T.R. per le attività a Ri-schio di incidente rilevante; Responsabiledelle problematiche di sicurezza del Trafo-ro Autostradale del Frejus; Componentedella Commissione Provinciale di Vigilan-za sui locali di pubblico spettacolo; Com-ponente della Commissione Gas Tossici;Componente della Commissione esplosi-vi; Componente la Commissione distribu-tori carburanti. Nello stesso arco di tempoha svolto attività didattica quale Professo-re a contratto presso il Politecnico di Tori-no su:“Tecniche Antincendio negli edifi-ci”;“Sicurezza Antincendio” nel corso di Tec-nica Sicurezza Ambientale. Iscritto all’albodel Ministero dell’Interno quale professio-nista abilitato ad emettere certificazioni nelcampo della sicurezza antincendio ai sen-si della Legge 818/84. In Possesso dei re-quisiti di cui all’Art. 10 del D.Lvo 494/96 es.m.i. per lo svolgimento delle attività con-nesse all’applicazione della direttiva can-tieri.Dal 1996 a oggi svolge attività libero pro-fessionale nel settore specifico della sicu-rezza antincendio, nei cantieri temporaneie mobili (D.lvo 494/96 e s.m.i.), della sicu-rezza sul luogo di lavoro (626/94 e s.m.i.),nel settore della manutenzione e della va-lutazione di impatto ambientale, della dire-zione lavori. In questo arco di tempo ha svi-luppato importanti progetti attinenti all’og-getto del concorso.

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Ognuna delle applicazioni e so-luzioni menzionate meriterebbemaggiore approfondimento anchenell’ottica di comprendere meglioi sistemi che andremo in seguitoad approfondire e descrivere, “evo-luzione naturale” degli antichi “si-stemi passivi”. Oggigiorno, tali si-stemi possono sembrare obsoletio superati ma nella realtà dei fattinon sono stati dimenticati; anzi,hanno subito un’evoluzione che,

anche grazie all’apporto dell’ener-gia elettrica e dei sistemi mecca-nizzati, rende più efficace ed eco-nomicamente valido il loro utilizzo.

Gli edifici con facciate continuee quelli a doppia pelle si inseri-scono in questo filone dell’archi-tettura denominata “passiva edeco-compatibile” a seconda del-la volontà e capacità sperimen-tale del progettista che li ha svi-luppati.

Le facciate continuee a doppia pelle e la sicurezza antincendio

Il problema che si vuole affron-tare e sviscerare è quello di stu-diare come si comporta una fac-ciata, nelle tipologie che nel se-guito saranno indicate, nei con-fronti della propagazione vertica-le, interna ed esterna, di un in-cendio che abbia origine in un de-terminato compartimento, ai com-partimenti in cui si sviluppa un edi-ficio e al limitare dell’intersezionefra solaio e facciata. Al riguardo siprende quale riferimento la sche-matizzazione riportata nella Figura1 che riporta l’andamento delle cur-ve isotermiche, sulla facciata di unedificio di civile abitazione al mo-mento della massima temperaturadell’incendio, dalla quale si evincecome i valori delle temperature rag-giunte dalle fiamme e dai prodottidella combustione, anche all’ester-no dell’edificio, sono tali da poterinnescare eventuali materiali com-bustibili presenti all’intorno della su-perficie dalla quale fuoriesce, mo-dificando le caratteristiche di resi-stenza meccanica degli elementiche vanno a costituire la facciata.

Nei secoli gli edifici in muratura(mattoni o pietre) sono stati carat-terizzati da una facciata perime-trale più o meno portante che, diper sé, costituisce un ostacolo al-la propagazione dell’incendio ver-ticale, dall’esterno dell’edificio, an-che in relazione alla posizione re-ciproca fra filo del solaio e faccia-ta esterna; inoltre, gli elementi la-pidei che la compongono costitui-scono comunque una barriera fi-sica alla propagazione dell’incen-dio in quanto dotati di una intrin-seca resistenza al fuoco.

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Figura 2 - Edificio in muratura: si evidenziano le parti murarie di contorno alle superficicostituenti l’infisso che definiscono una barriera alla propagazione dei prodotti dellacombustione

Figura 1 - Schema di facciata con indicazione dell’andamento delle curve isotermiche almomento della massima temperatura dell’incendio

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mentazione REI e caratteristichestrutturali della facciata.

In tale ottica, accurata attenzio-ne deve essere posta alla verificastrutturale degli elementi vetratiche costituiscono, con tale funzio-ne, gli elementi portanti del siste-ma. Tale approccio, complesso perle varianti che entrano in gioco,può e deve essere affrontato con

riferimento a quella che è la curvad’incendio reale riferita alla caricatermica effettivamente presente al-l’interno del comparto. Tale ap-proccio è da intendersi riferibile enecessario per tutti i sistemi di fac-ciata strutturale singola o a doppiapelle di cui qui nel seguito.

La naturale evoluzione tecnologi-ca della facciata continua è costi-tuita dalla facciata a doppia pelle.Questa tipologia di elemento tec-nologico comporta la necessità diapprofondire le problematiche le-gate alla realizzazione di barriere fi-siche alla propagazione dell’incen-dio, perchè oltre alle problematiche

evidenziate per le facciate continueè da valutare l’influenza della se-conda pelle che costituisce la fac-ciata. Infatti, la presenza dell’inter-capedine, che può essere e deveestendersi su più piani, definisce uncamino naturale capace di diffon-dere, dall’esterno, l’incendio anchein aree e compartimenti lontani dalpunto di innesco.

Le facciate a doppia pelleAnalisi delle problematicheantincendio

Gli edifici con facciate a doppiapelle si sono sviluppati grazie al-

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Nell’ultimo secolo, prima grazieall’avvento del cemento armato epoi all’acciaio, la facciata ha per-so la sua funzione strutturale ma,grazie ai materiali impiegati nel so-laio e nel rivestimento di facciatastessa, i potenziali incendi hannotrovato ancora un consistente osta-colo alla propagazione.

Questo risulta vero ed equiva-lente per tutte quelle strutture ovealmeno il paramento di facciata peruna fascia di almeno 0,9 m risul-tava costituito da materiali ce-mentizi e quindi intrinsecamenteresistenti al fuoco.

Tale previsione non costituisce,nell’ambito delle regole tecnicheitaliane, una prescrizione ma un’u-suale tecnica costruttiva ancheperché, da una parte, comunque,un edificio deve possedere delleparti apribili e quindi non resisten-ti al fuoco e, dall’altra, è necessa-rio sia garantire lo sfogo, verso l’e-sterno, dei prodotti della combu-stione, sia ventilare l’incendio perminimizzare la produzione di in-combusti ed evacuare il locale da-

gli stessi, rendendo lo stesso cosìpiù vivibile. Ne è derivato che, inItalia e nell’accezione comune, illimite del compartimento sull’e-sterno coincide con il piano indivi-duato dal paramento esterno del-la facciata perpendicolare al limi-te del bordo del solaio.

Esistono comunque degli esem-pi in Italia ove, nel caso di faccia-te che non possedevano il preci-tato requisito, veniva prevista larealizzazione di un prolungamen-to del solaio in modo da riconfigu-rare un distanziamento di 0,9 m.

In alcuni paesi europei, come laFrancia o la Germania, la norma-tiva impone, ai fini della protezio-ne nei confronti della propagazio-ne dall’esterno di un incendio, chei davanzali delle finestre risultinorealizzati con materiali resistenti alfuoco almeno per 0,9 m, o possa-no essere interposti tra i piani de-gli aggetti resistenti al fuoco in mo-do da allontanare gli effetti termicidalla superficie da cui fuoriesconoi prodotti della combustione a quel-la dei piani/comparti superiori.

L’evoluzione tecnologica ha suc-cessivamente portato all’utilizzo dimateriali sempre più leggeri chehanno permesso e portato alla rea-lizzazione di facciate continue co-stituite da elementi in “ferro-vetro”la cui posizione spaziale risulta,nella maggior parte delle applica-zioni, continua ma completamen-te esterna rispetto allo sviluppo deisolai.

Ne discende che il grado di pro-tezione passiva antincendio, datodalle caratteristiche intrinseche deimateriali, si è via via ridotto. In par-ticolare e con riferimento allo sche-ma in Figura 7, si evidenzia la pre-senza di un punto di singolarità co-stituito dal nodo di attacco fra pa-rete continua e solaio.

In particolare, e con riferimentoalle modalità costruttive del colle-gamento, si evidenzia la difficoltàtecnica di realizzare una puntualecontinuità di resistenza al fuoco fraelemento della struttura della fac-ciata e il solaio, garantendo co-munque una disgiunzione struttu-rale fra collegamento e comparti-

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LE PRESTAZIONIDEL RIVESTIMENTO ESTERNO

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Figura 5 - Esemplificazione dei sistemi di protezione passiva indicati

Figura 7 - Schema esemplificativo attacco facciata continua solaio

Figura 9 - Schema facciata a doppia pelle

Figura 6 - Edificio con parete vetrata continua Figura 8 - Edificio con facciata a doppia pelle

Finestratradizionale

SolaioREI

Schema sezioneedificio tradizionalecompartimentato

SolaioSolaio

Inte

rcap

edin

e

Facciatacontinua

Schema sezioneedificio tradizionalecompartimentato

Schema facciatadoppia pelle

Figura 3 - Edificio in cemento armato ove si evidenziano gli elementi murari e vetrati nonstrutturali che vanno a completare la facciata dell’edificio con parziale contorno in muraturae conseguentemente una più limitata barriera alla propagazione dei prodotti dellacombustione

Figura 4 - Sezione edificio tradizionalecon paramento in muratura h 0,9.

Finestratradizionale

Solaio

Schema sezioneedificio tradizionale

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l’apporto delle nuove tecnologieche hanno permesso la loro rea-lizzazione attraverso sia l’uso dimateriali quali l’acciaio, l’alluminio,il vetro semplice e quello struttu-rale, capaci di trasmettere, assor-bire o riflettere i raggi solari, sia perlo sviluppo di impianti sempre piùevoluti. Questi, interfacciati con lecaratteristiche passive della fac-ciata, consentono un giusto bilan-cio e risparmio energetico attra-verso il recupero e utilizzo dell’e-nergia termica dovuta al muta-mento delle temperature nell’arcodella giornata. Un edificio è dota-to di doppia pelle quando alla fac-ciata che costituisce l’involucro deipiani è associata una seconda fac-ciata esterna, tendenzialmente ve-trata, che ne riveste ulteriormenteil perimetro, creando una zona diintercapedine tra le due, definita ingenere “zona tampone” .

La zona tampone è quella in cuiavvengono i processi fisici che per-mettono all’edificio di essere piùfresco in estate e più caldo nei me-si freddi a parità di consumi ri-spetto ad un edificio tradizionale.

Tali risultati si ottengono crean-do all’interno dell’intercapedine, inmodo più o meno naturale, flussid’aria e realizzando schermatureai raggi solari tramite vetri specia-li ed elementi frangisole interpostitra le due facciate.

Caratteristichee peculiarità delle facciate a doppia pelle

Elenchiamo di seguito, con rife-rimento alle problematiche antin-cendio, alcune delle peculiarità chepuò avere l’intercapedine:

– essere ventilata in modo pas-

sivo tramite differenze di pres-sione naturali;

– essere ventilata in modo artifi-ciale tramite impianti meccanici;

– essere ventilata combinando idue sistemi sopra indicati an-dando a compensare mecca-nicamente i momenti in cui iflussi naturali sono più deboli;

– essere comunicante con l’edifi-cio tramite aperture finestrate;

– essere isolata dall’edificio, sen-za finestre (caso di edifici conimpianto di condizionamento);

– essere unica per tutta l’altezzadell’edificio o suddivisa per pia-

ni o compartimenti antincendio;– essere dotata di sistemi frangi-

sole mobili che modificano l’ef-fetto dei raggi solari all’internodell’edificio.

Sicurezza antincendio

Le variabili nella realizzazionedi questo tipo di facciate sonodavvero numerose ed incidononotevolmente su un aspetto rile-vante della progettazione e del-l’utilizzo dell’edificio: la sicurez-za dell’utilizzatore e la preven-zione incendi.

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Figura 10 - Schema di facciata a doppia pelle

Tipo 1.0.1

Tipo 1.0.2

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3750

Tipo 1.0

Tipo 1.0

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Tale necessità ha portato a stu-diare, con riferimento alla Figura11, una facciata continua vetratache va ad innestarsi con un ele-mento vetrato orizzontale al solaiodel corrispondente piano.

La soluzione tecnica attuata,supportata da calcolazioni sui va-lori di temperatura raggiunti per ir-raggiamento sulla superficie nonesposta dell’elemento vetrato oriz-zontale di separazione, prevedepuntualmente:

– garanzia, al solaio di separa-zione, di un valore di resisten-za al fuoco pari a REI 60;

– garanzia, per l’elemento di col-legamento fra solaio e paretecontinua, di un valore di resi-stenza al fuoco non inferiore aREI 60;

– garanzia, per l’elemento vetra-to orizzontale, di un valore diresistenza al fuoco REW 60; ta-le soluzione si è resa neces-saria al fine di garantire la tra-sparenza del vetro nel tempo;

– il non posizionamento di mate-riale combustibile in corrispon-denza del vetro REW.

Questo senza tener conto dei si-stemi di protezione attiva e passi-va previsti all’interno dell’edificio alfine della complessiva protezionedello stesso contro i pericoli del-l’incendio. La soluzione attuata ri-spetta il concetto italiano di limitedel compartimento verso l’esterno.

La facciata continua di unodegli edifici di parco Doraa Torino [opera realizzata]

In questo caso, il problema del-la compartimentazione riguarda le

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Gli edifici a doppia pelle defini-scono, proprio per la loro tipolo-gia, alcuni specifici problemi.

Ne evidenziamo alcuni:

– Dall’esterno è difficile perce-pire un principio di incendio;

– Per i Vigili del fuoco è spessomolto difficile intervenire at-traverso la facciata;

– In caso di incendio l’eventua-le distruzione della facciataesterna (profilati, vetri) può es-sere motivo di pericolo per gliaddetti al soccorso;

– Negli edifici a doppia pelle do-ve l’intercapedine non è com-partimentata, il rischio di pro-pagazione dell’incendio allealtre aree della struttura èmolto elevato;

– Anche dove è presente lacompartimentazione, il fuoco,distruggendo le vetrate ester-ne, può scavalcare le com-partimentazioni ed aggredireun’area adiacente, poiché lecompartimentazioni non pos-sono estendersi, per motivistrutturali ed estetici, all’e-sterno e all’intera facciata;

– I materiali presenti nell’inter-capedine (tende, tapparelle,ecc.) possono costituire ele-menti di facile propagazionedell’incendio.

Le problematiche evidenziatepossono essere compensate eaffrontate, con analogo riferi-mento ai precedenti punti, attra-verso i seguenti apprestamenti:

– Prevedere la realizzazione diun impianto di rivelazione esegnalazione incendio per ac-certare la presenza dell’in-cendio definendo l’area di sua

insorgenza e riportando il se-gnale al posto di controllo chenell’ambito del piano di ge-stione ed organizzazione del-la sicurezza ha il compito diinterfacciarsi con il personaleche interviene sul posto.

– Realizzare in questi edifici, eindipendentemente dall’altez-za, scale del tipo a prova di fu-mo riportando la configura-zione normativa a quella defi-nita per gli edifici non acces-sibili.

– Dimensionare gli elementi checompongono la struttura del-la facciata in modo da garan-tirle stabilità durante l’incen-dio, con riferimento alla curvadell’incendio reale.

– Realizzare impianto di rivela-zione, sistemi sprinkler quan-do il carico d’incendio per pia-no supera il valore limite dei50 Kg.LS/mq., impianto diestrazione meccanica dei fu-mi con bocche di estrazionedistribuite verso l’interno del-l’edificio al fine di allontanarei prodotti della combustionedal perimetro esterno dellafacciata.

– Limitare le dimensioni deicompartimenti esterni fino adun massimo di 4 piani attuan-do i sistemi di protezione atti-va previsti al punto preceden-te.

– Utilizzare materiali, all’internodell’intercapedine, certificati inClasse 0 di Reazione al fuocoo al massimo in Classe 1.

Da queste pur semplici indica-zioni, risulta evidente quali sonole problematiche da tener pre-sente nella progettazione di unedificio a doppia pelle.

Esempi di realizzazionee descrizionedelle soluzioni attuate

Come sinteticamente esposto aipunti precedenti, il problema dellacompartimentazione, degli effetti diun incendio che si propaga dall’e-sterno, costituisce una particolaresingolarità ai fini dell’individuazionedella più efficace barriera atta a limi-tarne gli effetti. Soluzioni che co-munque possono prevedere la con-temporanea presenza dei sistemi at-tivi e passivi indicati. Dal punto di vi-sta normativo, le attuali regole tecni-che di prevenzione incendi non indi-viduano particolari prescrizioni neiconfronti della citata problematica senon per quanto attiene la protezionedelle scale di sicurezza esterna.

Inoltre, le stesse regole tecnichedefiniscono la superficie massimadi un compartimento che può esten-dersi anche su più piani.

Tale ultima previsione risulta, inalcuni casi, utile al fine di ridurre ipunti singolari di una facciata al li-mitare del solaio in corrispondenzadel quale si va a chiudere il com-partimento. Verranno descritte di se-guito, anche con l’ausilio di dettagligrafici, alcune soluzioni realizzate ostudiate in fase di progetto.

La facciata continua dellanuova sede del Sole 24 Orea Milano [opera realizzata]

L’architettura dell’edificio preve-de, fra le altre sensazioni e corre-late soluzioni, quella di garantireallo stesso trasparenza e per-meabilità di visione attraverso l’e-dificio, di giorno, e la forma di unalanterna con l’appropriato uso del-la luce artificiale, di notte.

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modalità di reale separazione frai piani dell’edificio al limitare del-l’attacco fra solaio e costole strut-turali della facciata continua.

Con riferimento alle configura-zioni di seguito riportate, la solu-zione attuata prevede l’inserimen-to di una lama d’acqua al limitaredell’interfaccia fra solaio e faccia-ta continua.

L’attivazione della lama d’acquaè interfacciata con l’impianto di ri-levazione e segnalazione incen-dio, in modo che questo attivi lecampana idraulica riferita al ramodell’impianto a protezione della ve-trata del piano interessato dall’e-vento.

La facciata continuadell’università degli studidi Torino nell’area ex Italgas[opera in fase di progettazioneesecutiva]

L’architettura dell’edificio preve-de la realizzazione di facciate con-tinue vetrate che vanno ad inse-rirsi, senza soluzioni di continuità,in ambiti per i quali è necessariogarantire:

– il rispetto dei limiti, su più pia-ni, delle superfici del comparti-mento;

– la non propagazione lateraledell’incendio in corrispondenzasia del limite della chiusura delcompartimento in facciata siaal limite della sconnessione conle zone filtro previste per se-parare le zone in cui sono sta-ti suddivisi i vari blocchi dell’e-dificio.

La soluzione tecnica attuata, co-sì come emerge dalle schematiz-

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Figura 12 - Posizionamento degli ugelli a lama

Figura 13 - Vista della facciata continua dall’interno senza impatto visivo della protezione attiva prevista

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zazioni riportate prevede la ga-ranzia della continuità di resisten-za al fuoco attraverso la realizza-zione di un elemento tagliafuoco[pannelli in calcio silicato con in-terposizione di lana di vetro ad al-ta densità in classe A1 di reazioneal fuoco] collegata, ove necessa-rio per garantire la continuità del-la barriera di protezione, con ele-menti vetrati REI o REW 60 - 30 inrelazione alla loro posizione all’in-terno dell’edificio.

Facciate a doppia pelleIl progetto della Torre del San Paolo IMIa Torino

La torre del San Paolo IMI rap-presenta un intervento di granderilevanza architettonica e tecnicasia per la tipologia dell’edificio (edi-ficio destinato ad uffici con altez-za in gronda di circa 178 m) siaper le soluzioni e le scelte proget-tuali legate alla necessità di ga-rantire all’edificio un’immagine ecorrelata sensazione di “edificioleggero che vola senza toccare ilsuolo”.

Tale circostanza comporta la ne-cessità di affrontare una moltitudi-ne di problematiche nel settore del-l’ingegneria ed in particolare inquella antincendio che meritereb-bero un successivo approfondi-mento e diffusione, tenendo con-to che le caratteristiche e le di-mensioni dell’edificio risultano su-periori e non codificate rispetto ailimiti stabiliti dalle regole o normetecniche attinenti la prevenzioneincendi (ad esempio, caratteristi-che dell’impianto antincendio conriferimento ai limiti stabiliti dallanorma 10799).

Con riferimento alle schema-tizzazioni inserite nel testo, si ap-profondiranno di seguito quegliaspetti della sicurezza antincen-dio legati alla scelta di realizzareun edificio con facciata a doppiapelle.

Questa, per le finalità legate alfunzionamento bioclimatico passi-vo dell’edificio, necessita di esse-re attivo su quattro livelli e, con-seguentemente, solo in corrispon-denza di tali livelli è possibile rea-lizzare la compartimentazione finoal limitare della facciata esternacostituita da una serie di lamelleaperte.

Fanno eccezione le due poste al-le estremità dei citati quattro livel-li, in basso e in alto, che sono apri-bili per garantire la circolazione del-l’aria all’interno dell’intercapedine

costituente la doppia pelle. È daprecisare che lo spazio compresofra il limite della facciata interna equella esterna è da considerareaperto in quanto, a seguito dellapresenza della seconda pelle cherisulta aperta, si trova alla stessatemperatura dell’aria esterna allastessa facciata che compone laseconda pelle della facciata del-l’edificio.

In corrispondenza dei restanti trepiani, la compartimentazione vie-ne garantita al limitare del solaioin rispondenza della facciata strut-turale fissa.

Detta facciata, pur non risultan-do composta da un vetro resi-stente al fuoco, garantisce co-munque una stabilità al fuoco te-nendo conto che trattasi di vetrostratificato strutturale realizzato at-

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Figura 16 - Schema di montaggio della facciata ove si evidenzia l’elemento che garantisce la continuità di resistenza al fuoco

Figura 17 - Esemplificazione dellatipologia facciata a doppia pelle

Figura 18 - Sezione schematicadella doppia pelle della torre del San Paolo

1 Attacco agganci per montanti: profili a C 70x100x5ancorati alla struttura con tasselli chimici 1+1 M16/35cm.

2 Inserimento montati 60x60x5 (passo 135cm) H 225cm.3 Inserimento pressopiegato per contenimento riempimento.4 Aggancio angolari continui ad “L”100x300 sp. 8.5 Saldatura staffe di irrigidimento sp. 8.6 Posizionamento profili ad “L”50x50x5

per aggancio pannelli coibentati.

7 Inserimento pannelli coibentati con foglio di polietilene espanso incollato sul lato verso solaio.

8 Riempimento.9 Posizionamento profili di sostegno per isolante cartongesso.10 Inserimento isolante.11 Inserimento pannelli in cartongesso.12 Ancoraggio profili di sostegno in alluminio per lamiera ondulata.

13 Inserimento carter metallico di chiusura.14 Inserimento profili in alluminio.15 inserimento elemento marcapiano in lamiera.16 posa del serramento a nastro (non rappresentato).17 posizionamento spessoramento in cartongesso.18 inserimento davanzale - cartere metallico.19 inserimento lamiera ondulata di rivestimento.

Fase A Fase B Fase C Fase D

Fase E Fase F Fase G

Figura 14 - Particolare sistema di protezione

P.P.F

Posizione tubo per lama d’acqua

Controsoffitto

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Page 8: CONTINUE NEL RISPETTOFACCIATE VENTILATE E FACCIATE · 2017-05-01 · stione, sia ventilare l’incendio per minimizzare la produzione di in-combusti ed evacuare il locale da-gli stessi,

la non propagazione degli ef-fetti dell’incendio all’esterno li-berando gli ambienti e garan-tendo così l’esodo sicuro inemergenza;

– garanzia di ridondanza e affi-dabilità all’impianto di estrazio-ne meccanica dei fumi;

– previsione di un impianto di ri-levazione e segnalazione in-cendio atto ad attivare le fun-zioni di sicurezza dell’edificio.

Risulta evidente che un tale ap-proccio consente di garantire un li-vello di compartimentazione nonfisico equivalente a quello defini-to, nell’accezione Italiana, di com-partimentazione dagli effetti ester-ni dovuti ai prodotti della combu-stione.

Conclusioni

L’articolo vuole porre l’atten-zione su una particolare proble-matica nel settore dell’ingegne-ria antincendio che andrebbe svi-luppata, anche attraverso l’uso dimodelli di calcolo, definendo, inrelazione alle caratteristiche e de-stinazione degli spazi, le presta-zioni da garantire al sistema edi-ficio facciata al fine di garantirela non propagazione dell’incen-dio dall’esterno.

Questo in una logica di non per-seguire una strada che, definendopuntualmente una regola, poi nonconsenta, nel tempo, la sua appli-cazione né nella realtà costruttivané nelle scelte progettuali che sievolvono parallelamente a quelladei prodotti.

traverso l’accoppiamento di tre la-stre.

Questo non si comporta comeuna normale lastra di vetro ordi-nario che, soggetta al calore,esplode, bensì come un elemen-to che si incrina in una delle suelastre che la compone senza rom-persi.

Solo nel caso di un cedimentodell’elemento strutturale che lo so-stiene si può avere il collasso diquella cella che sostiene la fac-ciata.

La soluzione progettuale attual-mente sviluppata, al fine di garan-tire la compartimentazione ad ognipiano, prevede:

– la compartimentazione REI 120fra solaio e solaio, con unprofondità verticale di 1,00 m,al limitare della pelle interna co-stituita dalla cella vetrata;

– la garanzia che l’elementostrutturale di sostegno della cel-la vetrata che costituisce la pel-le interna risulti protetta in mo-do da resistere al fuoco per 120minuti;

– la previsione di setti REI 120 incorrispondenza di ogni quattropiani;

– il mantenimento di un valore delcarico d’incendio, nell’ambito diogni singolo piano, non supe-riore a 50 Kg.LS/mq;

– la realizzazione di un impiantodi estrazione meccanica dei fu-mi, a servizio di ogni singolopiano dell’edificio, che garanti-sca 6-9 ric/h del volume di ognisingolo piano dell’edificio, che,estraendo in posizione centra-le rispetto alla pianta dell’edifi-cio, con immissione di aria fre-sca lungo il perimetro della fac-ciata dello stesso, garantisce

Figura 19.a/b - Sezione schematica livelli di compartimentazione verticale ed esemplificazione comportamento bioclimatico dell’edificio.

Sezione muro di trombe A

A

1

2

3

4

5

6

1

2

3

4

5

6

B

Sezione muro di trombe B Elevazione

Circolazione dell’aria A Circolazione dell’aria B

Figura 19.a

6

5

4

3

2

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