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CONVEGNO NAZIONALE CONSUMO DI SUOLO E DISSESTO IDROGEOLOGICO sostenibilità, innovazione e legalità per il territorio in collaborazione con evento che partecipa al ciclo BiSP 2015 Contenimento dell’uso del suolo, riqualificazione urbana e prevenzione dai rischi naturali sono questioni in gran parte connesse alle scelte di governo e di gestione del territorio di natura strutturale e di lungo respiro. In Italia nel 2014 le stime portano al 7% la percentuale di suolo direttamente impermeabilizzato, il 158% in più rispetto agli anni ’50. Le nuove stime confermano la perdita del 60% di aree agricole coltivate, del 22% di aree urbane e del 19% di terre naturali vegetali e non. In un solo anno, oltre 100.000 persone hanno perso la possibilità di alimentarsi con prodotti di qualità italiani per la perdita di suolo agricolo. Il tasso di consumo di suolo rapportato alla crescita demografica mostra un valore di suolo consumato pro-capite che passa da 167 m 2 nel 1950 a quasi 350 m2 nel 2013. L’anno scorso si è registrata una leggera decrescita del consumo del suolo con un valore di 345 m 2 procapite dovuto principalmente all’incremento demografico e alla sua componente migratoria. Le infrastrutture rimangono una delle principali cause di degrado del suolo, rappresentando nel 2013 circa il 40% del totale del territorio consumato (strade in aree agricole il 22,9%, urbane 10,6%, il 6,5% in aree ad alta valenza ambientale). A fotografare la situazione del consumo di suolo è l’ISPRA che, grazie alla cartografia ad altissima risoluzione, nel suo Rapporto sul Consumo di Suolo 2015 ci offre questo quadro impietoso: quasi il 20% della fascia costiera italiana - oltre 500 Km 2 è compromesso. È stato impermeabilizzato il 19,4% di suolo compreso tra 0-300 metri di distanza dalla costa e quasi il 16% compreso tra i 300-1000 metri. Sono stati consumati 34.000 ettari all’interno di aree protette, il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e laghi. Casa dell’Architettura, Roma 22 maggio 2015 Note introduttive Patrizia Colletta architetto, Consigliere Ordine Architetti, P.P.C. di Roma e provincia, Presidente Dipartimento “Progetto sostenibile ed efficienza energetica” OAR

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CONVEGNO NAZIONALE

CONSUMO DI SUOLOE DISSESTO IDROGEOLOGICOsostenibilità, innovazione e legalità per il territorio

in collaborazione con evento che partecipa al ciclo BiSP 2015

Contenimento dell’uso del suolo, riqualificazione urbana e prevenzione dai rischi naturali sono questioni in gran parte connesse alle scelte di governo e di gestione del territorio di natura strutturale e di lungo respiro.

In Italia nel 2014 le stime portano al 7% la percentuale di suolo direttamente impermeabilizzato, il 158% in più rispetto agli anni ’50.Le nuove stime confermano la perdita del 60% di aree agricole coltivate, del 22% di aree urbane e del 19% di terre naturali vegetali e non. In un solo anno, oltre 100.000 persone hanno perso la possibilità di alimentarsi con prodotti di qualità italiani per la perdita di suolo agricolo.

Il tasso di consumo di suolo rapportato alla crescita demografica mostra un valore di suolo consumato pro-capite che passa da 167 m2 nel 1950 a quasi 350 m2 nel 2013. L’anno scorso si è registrata una leggera decrescita del consumo del suolo con un valore di 345 m2 procapite dovuto principalmente all’incremento demografico e alla sua componente migratoria.Le infrastrutture rimangono una delle principali cause di degrado del suolo, rappresentando nel 2013 circa il 40% del totale del territorio consumato (strade in aree agricole il 22,9%, urbane 10,6%, il 6,5% in aree ad alta valenza ambientale).A fotografare la situazione del consumo di suolo è l’ISPRA che, grazie alla cartografia ad altissima risoluzione, nel suo Rapporto sul Consumo di Suolo 2015 ci offre questo quadro impietoso: quasi il 20% della fascia costiera italiana - oltre 500 Km2 è compromesso. È stato impermeabilizzato il 19,4% di suolo compreso tra 0-300 metri di distanza dalla costa e quasi il 16% compreso tra i 300-1000 metri. Sono stati consumati 34.000 ettari all’interno di aree protette, il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e laghi.

Casa dell’Architettura, Roma22 maggio 2015

Note introduttivePatrizia Collettaarchitetto, Consigliere Ordine Architetti, P.P.C. di Roma e provincia, Presidente Dipartimento “Progetto sostenibile ed efficienza energetica” OAR

Ma vedremo che non sono i centri urbani con le nuove edificazioni a consumare il suolo.Al consumo di suolo, risorsa non rinnovabile, che devasta il paesaggio e lo straordinario patrimonio italiano, si legano due importantissimi temi: la riqualificazione e il riuso del territorio già consumato da una parte e la necessità di mettere in relazione il consumo del suolo con il tema del dissesto idrogeologico.

A tali questioni si aggiunge un male, del tutto “italico”, che genera il fenomeno dell’abusivismo edilizio, attribuibile alla crisi dell’urbanistica e alle scelte di governo e trasformazione del territorio oltre che ad una sostanziale mancanza di rispetto delle regole e del senso civico.

Riuso e messa in sicurezza del territorio sono gli assi del ragionamento sui quali si svilupperà il dibattito di oggi, giornata dedicata nell’ambito della Biennale dello Spazio Pubblico 2015, ad affrontare le questioni legate alla promozione di un processo di trasformazione delle città e del territorio basato sulla sostenibilità, sul principio di prevenzione e sulla cultura della legalità.Ovviamente temi di tali complessità richiedono un approccio multidisciplinare e si affrontano con una serie di politiche, strumenti e di interventi differenziati e sinergici.Siamo consapevoli che la pianificazione e il governo del territorio, l’obiettivo del contrasto al consumo di suolo e la promozione della prevenzione richiedono un radicale cambiamento della strategia di intervento e delle modalità di approccio nei processi decisionali e di spesa.Le cronache poco edificanti degli ultimi tempi relative ai settori dell’urbanistica, dell’edilizia e degli appalti pubblici rappresentano un quadro desolante e preoccupante. Evidenziano un Paese che subisce gravissime catastrofi naturali dovute al dissesto idrogeologico, che paga le conseguenze dell’eredità del passato costituita dalle politiche dei condoni edilizi e dagli effetti di interventi urbanistici errati, realizzati in aree inedificabili, esondabili e soggetti ad elevato rischio idrogeologico. Un Paese pervaso da corruttele di vario genere e che registra - ormai quasi quotidianamente - anche l’indifferenza, se non l’omissione nel contrasto all’abusivismo edilizio.

L’adozione di una politica di interventi “ordinari” e programmati non determinati dall’emergenza e dai disastri, potrebbe generare grandi opportunità per il mondo professionale “green”. Una politica ordinaria rappresenterebbe l’unica prospettiva possibile per affrontare il “risanamento” organico del territorio, il quale deve partire necessariamente da un difficile lavoro, politico e istituzionale, di ricostruzione delle regole per una comunità solidale.Le tragiche vicende che continuano a verificarsi, alluvioni, frane, dissesti ecc. ci inducono ad affermare, con drammatica urgenza, che è arrivato il momento di riflettere e di mettere in atto adeguate politiche di prevenzione, basate sulla legittimità e sulla razionalità degli interventi di trasformazione territoriale ed urbana, sulla qualità dello sviluppo, declinato come asse portante e trasversale alle politiche per il rilancio e la modernizzazione del Paese.Si tratta in sostanza di porre l’interesse collettivo al di sopra degli interessi particolari e speculativi della rendita fondiaria e finanziaria.

Affronteremo queste tematiche sotto vari punti di vista.

La conoscenza della situazione del consumo del suolo in Italia con l’intervento di Michele Munafò, coordinatore del gruppo di lavoro nazionale “Consumo di suolo” dell’ISPRA, che ci illustrerà i risultati dell’ultimo “Rapporto sul consumo di suolo 2015” e le analisi delle dinamiche di pressione che causano tale fenomeno con l’intervento di Lorenzo Bellicini, direttore del CRESME Ricerche.Al giornalista de “Ilsole24ore” Giorgio Santilli, il compito di interloquire con importanti esponenti del mondo istituzionale, professionale e politico, che possono essere protagonisti e comunicare la necessità di avviare questo processo di cambiamento culturale e politico.

Verranno affrontate le tematiche relative alle strategie di intervento e alle politiche di livello nazionale che è necessario mettere in campo con urgenza.In questo quadro, la discussione politica sul disegno di legge sul consumo di suolo in corso in Commissione Ambiente alla Camera mostra l’attenzione del Governo e del Parlamento a tali tematiche. È evidente come una disciplina sul consumo del suolo sia fondamentale ma non esaurisce tutti gli aspetti complessi, articolati e differenziati che riguardano il governo e la gestione del territorio nella sua interezza.

Anche se vi sono stati numerosi tentativi di approvare una legge nazionale sul governo del territorio, nessuno di questi ha avuto un esito positivo. Eppure, nonostante vi siano numerose leggi regionali in materia, ormai alcune giunte alla terza o alla quarta generazione, l’esigenza di mettere qualche punto fermo a livello nazionale esiste ancora. Una riforma, costituita da pochi principi, di natura valoriale che possa inquadrare e valorizzare le leggi regionali esistenti e nel contempo affiancare con un quadro legislativo di riferimento inerente materie di competenza statale, quali la fiscalità urbanistica ed immobiliare, il regime di proprietà e i livelli minimi essenziali delle dotazioni territoriali.

Sicuramente la condivisione delle regole sulle quali impostare un nuovo progetto di convivenza civile deve partire dalla semplicità e dalla coerenza delle norme, vale per il governo del territorio, per le pianificazioni settoriali e non ultimo per la disciplina edilizia.

Sempre più di frequente ci si appella alla semplificazione normativa come uno degli strumenti fondamentali per il rilancio per Paese. Ma l’instabilità legislativa, provocata anche dalla corsa alla semplificazione, non favorisce la trasparenza e l’omogeneità di regole e comportamenti, necessari per prevenire contenziosi e consentire alle imprese, ai professionisti e ai cittadini di agire in un quadro di certezze. Quindi sarebbe utile procedere ad una de-semplificazione e adottare parole d’ordine come chiarezza, semplicità e coerenza delle scelte.

Promuovere una strategia per la manutenzione del territorio e della città, che riduca i costi straordinari per le situazioni di emergenza e ricostruisca un senso civico e di comunità, significa introdurre una categoria valoriale nelle politiche delle istituzioni e delle amministrazioni nonché nella vita dei cittadini, partendo dagli elementi fondanti della “cultura della prevenzione”

Infatti in occasione di eventi disastrosi, si commemorano le vittime, si contano i danni, genericamente si denunciano gli effetti dei condoni e della mancata repressione degli abusi edilizi, senza mai chiamare in causa chi avrebbe dovuto prevenire, vigilare, reprimere, tutelare, assegnando a decisioni di “altri” gli effetti del disastro. Una semplice verità sembra essere quella che il costo delle vite umane e dei danni economici è considerato cinicamente sempre inferiore a quello necessario per gli interventi di prevenzione, in quanto “eventuale” rispetto alla spesa sicura della messa in sicurezza del territorio e - fatto ancor più grave - di una quasi certa perdita di consenso dell’elettorato locale.

Oggi registriamo una importante e sostanziale inversione di tendenza con l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri della “Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche” che sta finalmente affrontando il tema in maniera complessiva sia per quanto riguarda la programmazione, il coordinamento e la ricognizione degli interventi urgenti sia per quello che riguarda i flussi di finanziamenti che i processi decisionali.

Il Capo della Struttura di Missione Erasmo De Angelis questa mattina e il Direttore Mauro Grassi nel pomeriggio ci illustreranno gli sforzi messi in campo in questi pochi mesi di attività e i primi risultati raggiunti.

Gli sforzi di molti di noi cominciano ad avere qualche importante risultato: diffusione della conoscenza e pubblicità dell’informazione ambientale stanno lentamente diventando un obiettivo condiviso dell’iniziativa politica e amministrativa a servizio dei cittadini. La testimonianza è lo straordinario lavoro e gli sforzi quotidiani che in questa direzione svolge l’ISPRA, Istituto Superiore per la protezione e la Ricerca Ambientale, di comunicazione ambientale e di informazione scientifica.

Ho utilizzato i termini “vicina ai cittadini” e “a servizio dei cittadini” poiché ritengo che questo sia un importante e delicato obiettivo da raggiungere per una buona gestione del territorio, associata ad una visione complessiva degli interventi da promuovere per la riconversione ecologica e la messa in sicurezza delle città e del territorio.

Il raggiungimento di tali obiettivi, consentirebbe di corrispondere alle aspettative dei cittadini, dei professionisti, delle imprese per il ripristino della legalità del territorio, per il rilancio dell’economia e per un corretto rapporto tra società ed uso e tutela dei beni comuni. In sintesi servirebbe a ricostruire quel senso civico di comunità che oggi sembra purtroppo smarrito.

Per concludere si tratta di sostenere e di attivare una sostanziale inversione di tendenza attraverso programmi, progetti e azioni con una visione più ampia, che riguardi il lavoro, la coesione sociale, la qualità della vita, per far convergere i soggetti istituzionali, gli attori economici e sociali verso una politica di rigenerazione prima di tutto etica e poi territoriale e urbana e di recupero del degrado - sociale, economico e urbanistico - per il rilancio del mondo professionale importante patrimonio di competenze e saperi che il nostro Paese può vantare.

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Contenimento dell’uso del suolo, riqualificazione urbana e prevenzione dai rischi naturali sono questioni in gran parte connesse alle scelte di governo e di gestione del territorio di natura strutturale e di lungo respiro.

In Italia nel 2014 le stime portano al 7% la percentuale di suolo direttamente impermeabilizzato, il 158% in più rispetto agli anni ’50.Le nuove stime confermano la perdita del 60% di aree agricole coltivate, del 22% di aree urbane e del 19% di terre naturali vegetali e non. In un solo anno, oltre 100.000 persone hanno perso la possibilità di alimentarsi con prodotti di qualità italiani per la perdita di suolo agricolo.

Il tasso di consumo di suolo rapportato alla crescita demografica mostra un valore di suolo consumato pro-capite che passa da 167 m2 nel 1950 a quasi 350 m2 nel 2013. L’anno scorso si è registrata una leggera decrescita del consumo del suolo con un valore di 345 m2 procapite dovuto principalmente all’incremento demografico e alla sua componente migratoria.Le infrastrutture rimangono una delle principali cause di degrado del suolo, rappresentando nel 2013 circa il 40% del totale del territorio consumato (strade in aree agricole il 22,9%, urbane 10,6%, il 6,5% in aree ad alta valenza ambientale).A fotografare la situazione del consumo di suolo è l’ISPRA che, grazie alla cartografia ad altissima risoluzione, nel suo Rapporto sul Consumo di Suolo 2015 ci offre questo quadro impietoso: quasi il 20% della fascia costiera italiana - oltre 500 Km2 è compromesso. È stato impermeabilizzato il 19,4% di suolo compreso tra 0-300 metri di distanza dalla costa e quasi il 16% compreso tra i 300-1000 metri. Sono stati consumati 34.000 ettari all’interno di aree protette, il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e laghi.

in collaborazione con evento che partecipa al ciclo BiSP 2015

Ma vedremo che non sono i centri urbani con le nuove edificazioni a consumare il suolo.Al consumo di suolo, risorsa non rinnovabile, che devasta il paesaggio e lo straordinario patrimonio italiano, si legano due importantissimi temi: la riqualificazione e il riuso del territorio già consumato da una parte e la necessità di mettere in relazione il consumo del suolo con il tema del dissesto idrogeologico.

A tali questioni si aggiunge un male, del tutto “italico”, che genera il fenomeno dell’abusivismo edilizio, attribuibile alla crisi dell’urbanistica e alle scelte di governo e trasformazione del territorio oltre che ad una sostanziale mancanza di rispetto delle regole e del senso civico.

Riuso e messa in sicurezza del territorio sono gli assi del ragionamento sui quali si svilupperà il dibattito di oggi, giornata dedicata nell’ambito della Biennale dello Spazio Pubblico 2015, ad affrontare le questioni legate alla promozione di un processo di trasformazione delle città e del territorio basato sulla sostenibilità, sul principio di prevenzione e sulla cultura della legalità.Ovviamente temi di tali complessità richiedono un approccio multidisciplinare e si affrontano con una serie di politiche, strumenti e di interventi differenziati e sinergici.Siamo consapevoli che la pianificazione e il governo del territorio, l’obiettivo del contrasto al consumo di suolo e la promozione della prevenzione richiedono un radicale cambiamento della strategia di intervento e delle modalità di approccio nei processi decisionali e di spesa.Le cronache poco edificanti degli ultimi tempi relative ai settori dell’urbanistica, dell’edilizia e degli appalti pubblici rappresentano un quadro desolante e preoccupante. Evidenziano un Paese che subisce gravissime catastrofi naturali dovute al dissesto idrogeologico, che paga le conseguenze dell’eredità del passato costituita dalle politiche dei condoni edilizi e dagli effetti di interventi urbanistici errati, realizzati in aree inedificabili, esondabili e soggetti ad elevato rischio idrogeologico. Un Paese pervaso da corruttele di vario genere e che registra - ormai quasi quotidianamente - anche l’indifferenza, se non l’omissione nel contrasto all’abusivismo edilizio.

L’adozione di una politica di interventi “ordinari” e programmati non determinati dall’emergenza e dai disastri, potrebbe generare grandi opportunità per il mondo professionale “green”. Una politica ordinaria rappresenterebbe l’unica prospettiva possibile per affrontare il “risanamento” organico del territorio, il quale deve partire necessariamente da un difficile lavoro, politico e istituzionale, di ricostruzione delle regole per una comunità solidale.Le tragiche vicende che continuano a verificarsi, alluvioni, frane, dissesti ecc. ci inducono ad affermare, con drammatica urgenza, che è arrivato il momento di riflettere e di mettere in atto adeguate politiche di prevenzione, basate sulla legittimità e sulla razionalità degli interventi di trasformazione territoriale ed urbana, sulla qualità dello sviluppo, declinato come asse portante e trasversale alle politiche per il rilancio e la modernizzazione del Paese.Si tratta in sostanza di porre l’interesse collettivo al di sopra degli interessi particolari e speculativi della rendita fondiaria e finanziaria.

Affronteremo queste tematiche sotto vari punti di vista.

La conoscenza della situazione del consumo del suolo in Italia con l’intervento di Michele Munafò, coordinatore del gruppo di lavoro nazionale “Consumo di suolo” dell’ISPRA, che ci illustrerà i risultati dell’ultimo “Rapporto sul consumo di suolo 2015” e le analisi delle dinamiche di pressione che causano tale fenomeno con l’intervento di Lorenzo Bellicini, direttore del CRESME Ricerche.Al giornalista de “Ilsole24ore” Giorgio Santilli, il compito di interloquire con importanti esponenti del mondo istituzionale, professionale e politico, che possono essere protagonisti e comunicare la necessità di avviare questo processo di cambiamento culturale e politico.

Verranno affrontate le tematiche relative alle strategie di intervento e alle politiche di livello nazionale che è necessario mettere in campo con urgenza.In questo quadro, la discussione politica sul disegno di legge sul consumo di suolo in corso in Commissione Ambiente alla Camera mostra l’attenzione del Governo e del Parlamento a tali tematiche. È evidente come una disciplina sul consumo del suolo sia fondamentale ma non esaurisce tutti gli aspetti complessi, articolati e differenziati che riguardano il governo e la gestione del territorio nella sua interezza.

Anche se vi sono stati numerosi tentativi di approvare una legge nazionale sul governo del territorio, nessuno di questi ha avuto un esito positivo. Eppure, nonostante vi siano numerose leggi regionali in materia, ormai alcune giunte alla terza o alla quarta generazione, l’esigenza di mettere qualche punto fermo a livello nazionale esiste ancora. Una riforma, costituita da pochi principi, di natura valoriale che possa inquadrare e valorizzare le leggi regionali esistenti e nel contempo affiancare con un quadro legislativo di riferimento inerente materie di competenza statale, quali la fiscalità urbanistica ed immobiliare, il regime di proprietà e i livelli minimi essenziali delle dotazioni territoriali.

Sicuramente la condivisione delle regole sulle quali impostare un nuovo progetto di convivenza civile deve partire dalla semplicità e dalla coerenza delle norme, vale per il governo del territorio, per le pianificazioni settoriali e non ultimo per la disciplina edilizia.

Sempre più di frequente ci si appella alla semplificazione normativa come uno degli strumenti fondamentali per il rilancio per Paese. Ma l’instabilità legislativa, provocata anche dalla corsa alla semplificazione, non favorisce la trasparenza e l’omogeneità di regole e comportamenti, necessari per prevenire contenziosi e consentire alle imprese, ai professionisti e ai cittadini di agire in un quadro di certezze. Quindi sarebbe utile procedere ad una de-semplificazione e adottare parole d’ordine come chiarezza, semplicità e coerenza delle scelte.

Promuovere una strategia per la manutenzione del territorio e della città, che riduca i costi straordinari per le situazioni di emergenza e ricostruisca un senso civico e di comunità, significa introdurre una categoria valoriale nelle politiche delle istituzioni e delle amministrazioni nonché nella vita dei cittadini, partendo dagli elementi fondanti della “cultura della prevenzione”

Infatti in occasione di eventi disastrosi, si commemorano le vittime, si contano i danni, genericamente si denunciano gli effetti dei condoni e della mancata repressione degli abusi edilizi, senza mai chiamare in causa chi avrebbe dovuto prevenire, vigilare, reprimere, tutelare, assegnando a decisioni di “altri” gli effetti del disastro. Una semplice verità sembra essere quella che il costo delle vite umane e dei danni economici è considerato cinicamente sempre inferiore a quello necessario per gli interventi di prevenzione, in quanto “eventuale” rispetto alla spesa sicura della messa in sicurezza del territorio e - fatto ancor più grave - di una quasi certa perdita di consenso dell’elettorato locale.

Oggi registriamo una importante e sostanziale inversione di tendenza con l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri della “Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche” che sta finalmente affrontando il tema in maniera complessiva sia per quanto riguarda la programmazione, il coordinamento e la ricognizione degli interventi urgenti sia per quello che riguarda i flussi di finanziamenti che i processi decisionali.

Il Capo della Struttura di Missione Erasmo De Angelis questa mattina e il Direttore Mauro Grassi nel pomeriggio ci illustreranno gli sforzi messi in campo in questi pochi mesi di attività e i primi risultati raggiunti.

Gli sforzi di molti di noi cominciano ad avere qualche importante risultato: diffusione della conoscenza e pubblicità dell’informazione ambientale stanno lentamente diventando un obiettivo condiviso dell’iniziativa politica e amministrativa a servizio dei cittadini. La testimonianza è lo straordinario lavoro e gli sforzi quotidiani che in questa direzione svolge l’ISPRA, Istituto Superiore per la protezione e la Ricerca Ambientale, di comunicazione ambientale e di informazione scientifica.

Ho utilizzato i termini “vicina ai cittadini” e “a servizio dei cittadini” poiché ritengo che questo sia un importante e delicato obiettivo da raggiungere per una buona gestione del territorio, associata ad una visione complessiva degli interventi da promuovere per la riconversione ecologica e la messa in sicurezza delle città e del territorio.

Il raggiungimento di tali obiettivi, consentirebbe di corrispondere alle aspettative dei cittadini, dei professionisti, delle imprese per il ripristino della legalità del territorio, per il rilancio dell’economia e per un corretto rapporto tra società ed uso e tutela dei beni comuni. In sintesi servirebbe a ricostruire quel senso civico di comunità che oggi sembra purtroppo smarrito.

Per concludere si tratta di sostenere e di attivare una sostanziale inversione di tendenza attraverso programmi, progetti e azioni con una visione più ampia, che riguardi il lavoro, la coesione sociale, la qualità della vita, per far convergere i soggetti istituzionali, gli attori economici e sociali verso una politica di rigenerazione prima di tutto etica e poi territoriale e urbana e di recupero del degrado - sociale, economico e urbanistico - per il rilancio del mondo professionale importante patrimonio di competenze e saperi che il nostro Paese può vantare.

Page 3: CONSUMO DI SUOLO - architettiroma.it suolo... · attribuibile alla crisi dell’urbanistica e ... giornata dedicata nell’ambito della Biennale dello Spazio Pubblico 2015, ... di

Contenimento dell’uso del suolo, riqualificazione urbana e prevenzione dai rischi naturali sono questioni in gran parte connesse alle scelte di governo e di gestione del territorio di natura strutturale e di lungo respiro.

In Italia nel 2014 le stime portano al 7% la percentuale di suolo direttamente impermeabilizzato, il 158% in più rispetto agli anni ’50.Le nuove stime confermano la perdita del 60% di aree agricole coltivate, del 22% di aree urbane e del 19% di terre naturali vegetali e non. In un solo anno, oltre 100.000 persone hanno perso la possibilità di alimentarsi con prodotti di qualità italiani per la perdita di suolo agricolo.

Il tasso di consumo di suolo rapportato alla crescita demografica mostra un valore di suolo consumato pro-capite che passa da 167 m2 nel 1950 a quasi 350 m2 nel 2013. L’anno scorso si è registrata una leggera decrescita del consumo del suolo con un valore di 345 m2 procapite dovuto principalmente all’incremento demografico e alla sua componente migratoria.Le infrastrutture rimangono una delle principali cause di degrado del suolo, rappresentando nel 2013 circa il 40% del totale del territorio consumato (strade in aree agricole il 22,9%, urbane 10,6%, il 6,5% in aree ad alta valenza ambientale).A fotografare la situazione del consumo di suolo è l’ISPRA che, grazie alla cartografia ad altissima risoluzione, nel suo Rapporto sul Consumo di Suolo 2015 ci offre questo quadro impietoso: quasi il 20% della fascia costiera italiana - oltre 500 Km2 è compromesso. È stato impermeabilizzato il 19,4% di suolo compreso tra 0-300 metri di distanza dalla costa e quasi il 16% compreso tra i 300-1000 metri. Sono stati consumati 34.000 ettari all’interno di aree protette, il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e laghi.

Ma vedremo che non sono i centri urbani con le nuove edificazioni a consumare il suolo.Al consumo di suolo, risorsa non rinnovabile, che devasta il paesaggio e lo straordinario patrimonio italiano, si legano due importantissimi temi: la riqualificazione e il riuso del territorio già consumato da una parte e la necessità di mettere in relazione il consumo del suolo con il tema del dissesto idrogeologico.

A tali questioni si aggiunge un male, del tutto “italico”, che genera il fenomeno dell’abusivismo edilizio, attribuibile alla crisi dell’urbanistica e alle scelte di governo e trasformazione del territorio oltre che ad una sostanziale mancanza di rispetto delle regole e del senso civico.

Riuso e messa in sicurezza del territorio sono gli assi del ragionamento sui quali si svilupperà il dibattito di oggi, giornata dedicata nell’ambito della Biennale dello Spazio Pubblico 2015, ad affrontare le questioni legate alla promozione di un processo di trasformazione delle città e del territorio basato sulla sostenibilità, sul principio di prevenzione e sulla cultura della legalità.Ovviamente temi di tali complessità richiedono un approccio multidisciplinare e si affrontano con una serie di politiche, strumenti e di interventi differenziati e sinergici.Siamo consapevoli che la pianificazione e il governo del territorio, l’obiettivo del contrasto al consumo di suolo e la promozione della prevenzione richiedono un radicale cambiamento della strategia di intervento e delle modalità di approccio nei processi decisionali e di spesa.Le cronache poco edificanti degli ultimi tempi relative ai settori dell’urbanistica, dell’edilizia e degli appalti pubblici rappresentano un quadro desolante e preoccupante. Evidenziano un Paese che subisce gravissime catastrofi naturali dovute al dissesto idrogeologico, che paga le conseguenze dell’eredità del passato costituita dalle politiche dei condoni edilizi e dagli effetti di interventi urbanistici errati, realizzati in aree inedificabili, esondabili e soggetti ad elevato rischio idrogeologico. Un Paese pervaso da corruttele di vario genere e che registra - ormai quasi quotidianamente - anche l’indifferenza, se non l’omissione nel contrasto all’abusivismo edilizio.

L’adozione di una politica di interventi “ordinari” e programmati non determinati dall’emergenza e dai disastri, potrebbe generare grandi opportunità per il mondo professionale “green”. Una politica ordinaria rappresenterebbe l’unica prospettiva possibile per affrontare il “risanamento” organico del territorio, il quale deve partire necessariamente da un difficile lavoro, politico e istituzionale, di ricostruzione delle regole per una comunità solidale.Le tragiche vicende che continuano a verificarsi, alluvioni, frane, dissesti ecc. ci inducono ad affermare, con drammatica urgenza, che è arrivato il momento di riflettere e di mettere in atto adeguate politiche di prevenzione, basate sulla legittimità e sulla razionalità degli interventi di trasformazione territoriale ed urbana, sulla qualità dello sviluppo, declinato come asse portante e trasversale alle politiche per il rilancio e la modernizzazione del Paese.Si tratta in sostanza di porre l’interesse collettivo al di sopra degli interessi particolari e speculativi della rendita fondiaria e finanziaria.

Affronteremo queste tematiche sotto vari punti di vista.

La conoscenza della situazione del consumo del suolo in Italia con l’intervento di Michele Munafò, coordinatore del gruppo di lavoro nazionale “Consumo di suolo” dell’ISPRA, che ci illustrerà i risultati dell’ultimo “Rapporto sul consumo di suolo 2015” e le analisi delle dinamiche di pressione che causano tale fenomeno con l’intervento di Lorenzo Bellicini, direttore del CRESME Ricerche.Al giornalista de “Ilsole24ore” Giorgio Santilli, il compito di interloquire con importanti esponenti del mondo istituzionale, professionale e politico, che possono essere protagonisti e comunicare la necessità di avviare questo processo di cambiamento culturale e politico.

in collaborazione con evento che partecipa al ciclo BiSP 2015

Verranno affrontate le tematiche relative alle strategie di intervento e alle politiche di livello nazionale che è necessario mettere in campo con urgenza.In questo quadro, la discussione politica sul disegno di legge sul consumo di suolo in corso in Commissione Ambiente alla Camera mostra l’attenzione del Governo e del Parlamento a tali tematiche. È evidente come una disciplina sul consumo del suolo sia fondamentale ma non esaurisce tutti gli aspetti complessi, articolati e differenziati che riguardano il governo e la gestione del territorio nella sua interezza.

Anche se vi sono stati numerosi tentativi di approvare una legge nazionale sul governo del territorio, nessuno di questi ha avuto un esito positivo. Eppure, nonostante vi siano numerose leggi regionali in materia, ormai alcune giunte alla terza o alla quarta generazione, l’esigenza di mettere qualche punto fermo a livello nazionale esiste ancora. Una riforma, costituita da pochi principi, di natura valoriale che possa inquadrare e valorizzare le leggi regionali esistenti e nel contempo affiancare con un quadro legislativo di riferimento inerente materie di competenza statale, quali la fiscalità urbanistica ed immobiliare, il regime di proprietà e i livelli minimi essenziali delle dotazioni territoriali.

Sicuramente la condivisione delle regole sulle quali impostare un nuovo progetto di convivenza civile deve partire dalla semplicità e dalla coerenza delle norme, vale per il governo del territorio, per le pianificazioni settoriali e non ultimo per la disciplina edilizia.

Sempre più di frequente ci si appella alla semplificazione normativa come uno degli strumenti fondamentali per il rilancio per Paese. Ma l’instabilità legislativa, provocata anche dalla corsa alla semplificazione, non favorisce la trasparenza e l’omogeneità di regole e comportamenti, necessari per prevenire contenziosi e consentire alle imprese, ai professionisti e ai cittadini di agire in un quadro di certezze. Quindi sarebbe utile procedere ad una de-semplificazione e adottare parole d’ordine come chiarezza, semplicità e coerenza delle scelte.

Promuovere una strategia per la manutenzione del territorio e della città, che riduca i costi straordinari per le situazioni di emergenza e ricostruisca un senso civico e di comunità, significa introdurre una categoria valoriale nelle politiche delle istituzioni e delle amministrazioni nonché nella vita dei cittadini, partendo dagli elementi fondanti della “cultura della prevenzione”

Infatti in occasione di eventi disastrosi, si commemorano le vittime, si contano i danni, genericamente si denunciano gli effetti dei condoni e della mancata repressione degli abusi edilizi, senza mai chiamare in causa chi avrebbe dovuto prevenire, vigilare, reprimere, tutelare, assegnando a decisioni di “altri” gli effetti del disastro. Una semplice verità sembra essere quella che il costo delle vite umane e dei danni economici è considerato cinicamente sempre inferiore a quello necessario per gli interventi di prevenzione, in quanto “eventuale” rispetto alla spesa sicura della messa in sicurezza del territorio e - fatto ancor più grave - di una quasi certa perdita di consenso dell’elettorato locale.

Oggi registriamo una importante e sostanziale inversione di tendenza con l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri della “Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche” che sta finalmente affrontando il tema in maniera complessiva sia per quanto riguarda la programmazione, il coordinamento e la ricognizione degli interventi urgenti sia per quello che riguarda i flussi di finanziamenti che i processi decisionali.

Il Capo della Struttura di Missione Erasmo De Angelis questa mattina e il Direttore Mauro Grassi nel pomeriggio ci illustreranno gli sforzi messi in campo in questi pochi mesi di attività e i primi risultati raggiunti.

Gli sforzi di molti di noi cominciano ad avere qualche importante risultato: diffusione della conoscenza e pubblicità dell’informazione ambientale stanno lentamente diventando un obiettivo condiviso dell’iniziativa politica e amministrativa a servizio dei cittadini. La testimonianza è lo straordinario lavoro e gli sforzi quotidiani che in questa direzione svolge l’ISPRA, Istituto Superiore per la protezione e la Ricerca Ambientale, di comunicazione ambientale e di informazione scientifica.

Ho utilizzato i termini “vicina ai cittadini” e “a servizio dei cittadini” poiché ritengo che questo sia un importante e delicato obiettivo da raggiungere per una buona gestione del territorio, associata ad una visione complessiva degli interventi da promuovere per la riconversione ecologica e la messa in sicurezza delle città e del territorio.

Il raggiungimento di tali obiettivi, consentirebbe di corrispondere alle aspettative dei cittadini, dei professionisti, delle imprese per il ripristino della legalità del territorio, per il rilancio dell’economia e per un corretto rapporto tra società ed uso e tutela dei beni comuni. In sintesi servirebbe a ricostruire quel senso civico di comunità che oggi sembra purtroppo smarrito.

Per concludere si tratta di sostenere e di attivare una sostanziale inversione di tendenza attraverso programmi, progetti e azioni con una visione più ampia, che riguardi il lavoro, la coesione sociale, la qualità della vita, per far convergere i soggetti istituzionali, gli attori economici e sociali verso una politica di rigenerazione prima di tutto etica e poi territoriale e urbana e di recupero del degrado - sociale, economico e urbanistico - per il rilancio del mondo professionale importante patrimonio di competenze e saperi che il nostro Paese può vantare.

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Contenimento dell’uso del suolo, riqualificazione urbana e prevenzione dai rischi naturali sono questioni in gran parte connesse alle scelte di governo e di gestione del territorio di natura strutturale e di lungo respiro.

In Italia nel 2014 le stime portano al 7% la percentuale di suolo direttamente impermeabilizzato, il 158% in più rispetto agli anni ’50.Le nuove stime confermano la perdita del 60% di aree agricole coltivate, del 22% di aree urbane e del 19% di terre naturali vegetali e non. In un solo anno, oltre 100.000 persone hanno perso la possibilità di alimentarsi con prodotti di qualità italiani per la perdita di suolo agricolo.

Il tasso di consumo di suolo rapportato alla crescita demografica mostra un valore di suolo consumato pro-capite che passa da 167 m2 nel 1950 a quasi 350 m2 nel 2013. L’anno scorso si è registrata una leggera decrescita del consumo del suolo con un valore di 345 m2 procapite dovuto principalmente all’incremento demografico e alla sua componente migratoria.Le infrastrutture rimangono una delle principali cause di degrado del suolo, rappresentando nel 2013 circa il 40% del totale del territorio consumato (strade in aree agricole il 22,9%, urbane 10,6%, il 6,5% in aree ad alta valenza ambientale).A fotografare la situazione del consumo di suolo è l’ISPRA che, grazie alla cartografia ad altissima risoluzione, nel suo Rapporto sul Consumo di Suolo 2015 ci offre questo quadro impietoso: quasi il 20% della fascia costiera italiana - oltre 500 Km2 è compromesso. È stato impermeabilizzato il 19,4% di suolo compreso tra 0-300 metri di distanza dalla costa e quasi il 16% compreso tra i 300-1000 metri. Sono stati consumati 34.000 ettari all’interno di aree protette, il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e laghi.

Ma vedremo che non sono i centri urbani con le nuove edificazioni a consumare il suolo.Al consumo di suolo, risorsa non rinnovabile, che devasta il paesaggio e lo straordinario patrimonio italiano, si legano due importantissimi temi: la riqualificazione e il riuso del territorio già consumato da una parte e la necessità di mettere in relazione il consumo del suolo con il tema del dissesto idrogeologico.

A tali questioni si aggiunge un male, del tutto “italico”, che genera il fenomeno dell’abusivismo edilizio, attribuibile alla crisi dell’urbanistica e alle scelte di governo e trasformazione del territorio oltre che ad una sostanziale mancanza di rispetto delle regole e del senso civico.

Riuso e messa in sicurezza del territorio sono gli assi del ragionamento sui quali si svilupperà il dibattito di oggi, giornata dedicata nell’ambito della Biennale dello Spazio Pubblico 2015, ad affrontare le questioni legate alla promozione di un processo di trasformazione delle città e del territorio basato sulla sostenibilità, sul principio di prevenzione e sulla cultura della legalità.Ovviamente temi di tali complessità richiedono un approccio multidisciplinare e si affrontano con una serie di politiche, strumenti e di interventi differenziati e sinergici.Siamo consapevoli che la pianificazione e il governo del territorio, l’obiettivo del contrasto al consumo di suolo e la promozione della prevenzione richiedono un radicale cambiamento della strategia di intervento e delle modalità di approccio nei processi decisionali e di spesa.Le cronache poco edificanti degli ultimi tempi relative ai settori dell’urbanistica, dell’edilizia e degli appalti pubblici rappresentano un quadro desolante e preoccupante. Evidenziano un Paese che subisce gravissime catastrofi naturali dovute al dissesto idrogeologico, che paga le conseguenze dell’eredità del passato costituita dalle politiche dei condoni edilizi e dagli effetti di interventi urbanistici errati, realizzati in aree inedificabili, esondabili e soggetti ad elevato rischio idrogeologico. Un Paese pervaso da corruttele di vario genere e che registra - ormai quasi quotidianamente - anche l’indifferenza, se non l’omissione nel contrasto all’abusivismo edilizio.

L’adozione di una politica di interventi “ordinari” e programmati non determinati dall’emergenza e dai disastri, potrebbe generare grandi opportunità per il mondo professionale “green”. Una politica ordinaria rappresenterebbe l’unica prospettiva possibile per affrontare il “risanamento” organico del territorio, il quale deve partire necessariamente da un difficile lavoro, politico e istituzionale, di ricostruzione delle regole per una comunità solidale.Le tragiche vicende che continuano a verificarsi, alluvioni, frane, dissesti ecc. ci inducono ad affermare, con drammatica urgenza, che è arrivato il momento di riflettere e di mettere in atto adeguate politiche di prevenzione, basate sulla legittimità e sulla razionalità degli interventi di trasformazione territoriale ed urbana, sulla qualità dello sviluppo, declinato come asse portante e trasversale alle politiche per il rilancio e la modernizzazione del Paese.Si tratta in sostanza di porre l’interesse collettivo al di sopra degli interessi particolari e speculativi della rendita fondiaria e finanziaria.

Affronteremo queste tematiche sotto vari punti di vista.

La conoscenza della situazione del consumo del suolo in Italia con l’intervento di Michele Munafò, coordinatore del gruppo di lavoro nazionale “Consumo di suolo” dell’ISPRA, che ci illustrerà i risultati dell’ultimo “Rapporto sul consumo di suolo 2015” e le analisi delle dinamiche di pressione che causano tale fenomeno con l’intervento di Lorenzo Bellicini, direttore del CRESME Ricerche.Al giornalista de “Ilsole24ore” Giorgio Santilli, il compito di interloquire con importanti esponenti del mondo istituzionale, professionale e politico, che possono essere protagonisti e comunicare la necessità di avviare questo processo di cambiamento culturale e politico.

Verranno affrontate le tematiche relative alle strategie di intervento e alle politiche di livello nazionale che è necessario mettere in campo con urgenza.In questo quadro, la discussione politica sul disegno di legge sul consumo di suolo in corso in Commissione Ambiente alla Camera mostra l’attenzione del Governo e del Parlamento a tali tematiche. È evidente come una disciplina sul consumo del suolo sia fondamentale ma non esaurisce tutti gli aspetti complessi, articolati e differenziati che riguardano il governo e la gestione del territorio nella sua interezza.

Anche se vi sono stati numerosi tentativi di approvare una legge nazionale sul governo del territorio, nessuno di questi ha avuto un esito positivo. Eppure, nonostante vi siano numerose leggi regionali in materia, ormai alcune giunte alla terza o alla quarta generazione, l’esigenza di mettere qualche punto fermo a livello nazionale esiste ancora. Una riforma, costituita da pochi principi, di natura valoriale che possa inquadrare e valorizzare le leggi regionali esistenti e nel contempo affiancare con un quadro legislativo di riferimento inerente materie di competenza statale, quali la fiscalità urbanistica ed immobiliare, il regime di proprietà e i livelli minimi essenziali delle dotazioni territoriali.

Sicuramente la condivisione delle regole sulle quali impostare un nuovo progetto di convivenza civile deve partire dalla semplicità e dalla coerenza delle norme, vale per il governo del territorio, per le pianificazioni settoriali e non ultimo per la disciplina edilizia.

Sempre più di frequente ci si appella alla semplificazione normativa come uno degli strumenti fondamentali per il rilancio per Paese. Ma l’instabilità legislativa, provocata anche dalla corsa alla semplificazione, non favorisce la trasparenza e l’omogeneità di regole e comportamenti, necessari per prevenire contenziosi e consentire alle imprese, ai professionisti e ai cittadini di agire in un quadro di certezze. Quindi sarebbe utile procedere ad una de-semplificazione e adottare parole d’ordine come chiarezza, semplicità e coerenza delle scelte.

Promuovere una strategia per la manutenzione del territorio e della città, che riduca i costi straordinari per le situazioni di emergenza e ricostruisca un senso civico e di comunità, significa introdurre una categoria valoriale nelle politiche delle istituzioni e delle amministrazioni nonché nella vita dei cittadini, partendo dagli elementi fondanti della “cultura della prevenzione”

Infatti in occasione di eventi disastrosi, si commemorano le vittime, si contano i danni, genericamente si denunciano gli effetti dei condoni e della mancata repressione degli abusi edilizi, senza mai chiamare in causa chi avrebbe dovuto prevenire, vigilare, reprimere, tutelare, assegnando a decisioni di “altri” gli effetti del disastro. Una semplice verità sembra essere quella che il costo delle vite umane e dei danni economici è considerato cinicamente sempre inferiore a quello necessario per gli interventi di prevenzione, in quanto “eventuale” rispetto alla spesa sicura della messa in sicurezza del territorio e - fatto ancor più grave - di una quasi certa perdita di consenso dell’elettorato locale.

Oggi registriamo una importante e sostanziale inversione di tendenza con l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri della “Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche” che sta finalmente affrontando il tema in maniera complessiva sia per quanto riguarda la programmazione, il coordinamento e la ricognizione degli interventi urgenti sia per quello che riguarda i flussi di finanziamenti che i processi decisionali.

in collaborazione con evento che partecipa al ciclo BiSP 2015

Il Capo della Struttura di Missione Erasmo De Angelis questa mattina e il Direttore Mauro Grassi nel pomeriggio ci illustreranno gli sforzi messi in campo in questi pochi mesi di attività e i primi risultati raggiunti.

Gli sforzi di molti di noi cominciano ad avere qualche importante risultato: diffusione della conoscenza e pubblicità dell’informazione ambientale stanno lentamente diventando un obiettivo condiviso dell’iniziativa politica e amministrativa a servizio dei cittadini. La testimonianza è lo straordinario lavoro e gli sforzi quotidiani che in questa direzione svolge l’ISPRA, Istituto Superiore per la protezione e la Ricerca Ambientale, di comunicazione ambientale e di informazione scientifica.

Ho utilizzato i termini “vicina ai cittadini” e “a servizio dei cittadini” poiché ritengo che questo sia un importante e delicato obiettivo da raggiungere per una buona gestione del territorio, associata ad una visione complessiva degli interventi da promuovere per la riconversione ecologica e la messa in sicurezza delle città e del territorio.

Il raggiungimento di tali obiettivi, consentirebbe di corrispondere alle aspettative dei cittadini, dei professionisti, delle imprese per il ripristino della legalità del territorio, per il rilancio dell’economia e per un corretto rapporto tra società ed uso e tutela dei beni comuni. In sintesi servirebbe a ricostruire quel senso civico di comunità che oggi sembra purtroppo smarrito.

Per concludere si tratta di sostenere e di attivare una sostanziale inversione di tendenza attraverso programmi, progetti e azioni con una visione più ampia, che riguardi il lavoro, la coesione sociale, la qualità della vita, per far convergere i soggetti istituzionali, gli attori economici e sociali verso una politica di rigenerazione prima di tutto etica e poi territoriale e urbana e di recupero del degrado - sociale, economico e urbanistico - per il rilancio del mondo professionale importante patrimonio di competenze e saperi che il nostro Paese può vantare.