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Consigli di lettura intorno alla storia del Risorgimento e dell’Unità d’Italia Biblioteca Comunale di Sinalunga

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Consigli di lettura intorno alla storia del Risorgimento

e dell’Unità d’Italia

Biblioteca Comunale di Sinalunga

Ufficio ComuneGESTIONE ASSOCIATA SERVIZIO BIBLIOTECHE COMUNALISINALUNGA - TORRITA DI SIENA -TREQUANDA

La Biblioteca comunale di Sinalunga, non poteva mancare l’appunta-mento con le celebrazioni del 150º dell’Unità d’Italia ed infatti fin dall’i-nizio dell’anno abbiamo aggiornato il sito internet del nostro servizio associato (www.biblioato.it) con recensioni e consigli di lettura intorno alla storia del Risorgimento e dell’Unità d’Italia arricchendo via via le proposte con le più recenti pubblicazioni. Continueremo fino al mese di ottobre prossimo, quando come ormai da diversi anni la Biblioteca capofila della gestione associata curerà il programma degli eventi di pro-mozione del libro e della lettura con iniziative diverse e rivolte a tutti, a partire dai bambini.

Non potevamo però non cogliere nel frattempo l’opportunità della proposta degli amici della Pro Loco di Rigomagno e di questa serata “In giro per l’Italia con Garibaldi” per presentare i libri ad oggi dispo-nibili nella Biblioteca di Sinalunga, come una proficua occasione per una lettura estiva dedicata a conoscere meglio gli ideali ed il sogno di libertà, eguaglianza, solidarietà che in quegli anni ha animato la par-tecipazione di uomini, donne e tanti giovani, che insieme ai grandi personaggi, hanno dedicato la vita per un futuro in cui tutti fossero Cittadini Liberi di uno Stato e di una Democrazia: vite che non pos-sono essere spese invano.

Le proposte che suggeriamo sono articolate e diverse, da una introduzio-ne complessiva al mondo culturale, sociale e politico risorgimentale, agli studi delle nuove fonti utilizzate dalla più recente storiografia; a partire da quelle letterarie così importanti per aver animato le idealità risorgimenta-li, e poi quelle private, gli epistolari, che permettono di gettare luce sugli entusiasmi, sulle grandezze e le fragilità dei singoli che hanno in realtà poi costituito quello che alcuni storici chiamano il “Risorgimento di massa”.Una delle novità più rilevanti della storiografia più recente è l’attenzione al ruolo delle donne “grande più che non si crederebbe fu il numero delle donne uccise” scrisse dopo le Cinque giornate di Milano Carlo Cattaneo; nuovi studi che permettono di ricollocare nella scena del Risorgimento anche le molte donne, aristocratiche e massaie, lavandaie e giornaliste, italiane e straniere, i racconti delle loro vite, l’impegno, le battaglie sociali e le battaglie combattute accanto agli uomini.

E come scrive Lucio Villari “[…] Le armi, le parole di un popolo che scopre se stesso dopo secoli di servitù. Giovani che hanno combattuto per l’unità e l’indipendenza della nazione. Questo è stato il Risorgimen-to. E questo resta l’orizzonte storico insormontabile della nostra identità nazionale e del nostro Stato democratico”.

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Adriano ViarengoCavour“Non potrei tradire la mia origine, rinnegare i principi di tutta la mia vita. Sono figlio della libertà, è a lei che devo tutto quello che sono”. 29 dicembre 1860L’opera. Per ricostruire non solo la carriera pubblica – i successi politi-ci, gli intrighi finanziari, le cospirazioni –, ma la complessa psicologia dello statista torinese Adriano Viarengo attinge ai giornali, agli epi-stolari e ai diari di Cavour, a quelli dei suoi amici e dei suoi avversari:

ne emerge un affresco completo e aggiornato del nobile piemontese, che non tralascia di presentare le tensioni familiari e il temperamento autoritario, la tenace aspirazione al cambiamento, le fragilità, le incertezze del personaggio.L’autore. Adriano Viarengo è studioso dell’età del Risorgimento e condirettore della “Rivista Storica Italiana”.

Antonio GramsciIl Risorgimento“In che modo, e a quali patti, le riflessioni di Antonio Gramsci sul processo storico di costituzione dello Stato italiano possono ancora essere lette e studiate come un libro di storia utile al nostro presente? Com’è possibile che un insieme di note sparse e disegnate, scritte ot-tantanni fa dalla cella di una prigione fascista da parte di un dirigente politico comunista, rappresentino tuttora uno dei contributi più vivi e originali al discorso pubblico sul nostro Risorgimento?”

Isnenghi MarioGaribaldi fu ferito. Storia e mito di un rivoluzionario disciplinatoL’intento di Isnenghi è qui di ricostruire le tante forme del mito di Gari-baldi, imponente per diffusione e durata, rivisitandone l’oleografia non meno delle dinamiche conflittuali. La condanna a morte del 1834 non austriaca ma piemontese, per esempio, e quella sorta di fucilazione dif-ferita che fu la ferita nello scontro sull’Aspromonte solo un anno dopo l’Unità: due elementi che restituiscono veridicità e nerbo alla favola

delle origini. Nelle istituzioni del nuovo ordine monarchico il capitano del popolo è infat-ti un movimentista che morde il freno e fatica a rientrare nei ranghi. L’uomo e il simbolo stanno stretti nell’immagine rassicurante del rivoluzionario disciplinato, cucitagli addosso dai trasformisti neo-monarchici, ex mazziniani e garibaldini che costituiscono buona parte della classe dirigente dell’Italia liberale. Secondo l’autore, il mito di Garibaldi può risorgere ogni volta in forme diverse: nell’Ottocento proto-socialista e nel Novecento interventista

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della Grande guerra; nell’impresa di Fiume e nella guerra di Spagna; nella Resistenza dei partigiani garibaldini vicini al Partito Comunista e nei simboli elettorali del Fronte Popo-lare – social-comunista – nelle cruciali elezioni politiche del 1948.

Gigi Di FioreControstoria dell’Unità d’Italia. Fatti e misfatti del RisorgimentoL’unità d’Italia è un valore indiscutibile, ma come è stata raggiunta? Dei 22 anni dall’esplosione rivoluzionaria del 1848 alla breccia di Porta Pia nel 1870, molti episodi rimangono nell’ombra: il bombar-damento piemontese di Genova del 1849, i plebisciti combinati per le annessioni del Centro Italia, le agitazioni manovrate da carabinieri infiltrati, la corruzione e gli appoggi mafiosi e camorristici alla mar-

cia trionfale di Garibaldi, la guerra civile del brigantaggio, le leggi anti-cattoliche. Con il piglio narrativo del giornalista e basandosi su una ricca scelta di documenti inediti, Gigi Di Fiore sfata i miti del Risorgimento, portando alla luce fatti troppo a lungo rimossi.

Folco Cecchini - Giuseppe GabelliItalia. Pagine del Risorgimento e dell’UnitàPrima edizione ottobre 1960. Il libro, che si rivolge in particolare ai giovani studenti, rievoca i momenti essenziali dell’arco storico che congiunge i primi fermenti nazionali italiani della fine del Settecen-to con l’avvenimento del ’70 che fu il suggello del moto unitario: la presa di Roma.

Daniela PizzagalliL’ Amica. Clara Maffei e il suo salotto nel Risorgimento“Un libro che è la sintesi di una vita e una chiave per raccontare la splen-dida avventura del Risorgimento.” [Marco Innocenti - Il Sole 24 ore].“L’amore di Milano” la definiva il marito, il poeta Andrea Maffei, per-ché Clara incarnava, nella sua minuscola ma aggraziata e vivacissima figura, l’arte dell’accoglienza, e per mezzo secolo i grandi nomi della cultura e della politica celebrarono nel suo salotto quel connubio tra Romanticismo e Risorgimento che ha dato vita a una delle stagioni più appassionanti della nostra storia.

Completamente riscritta, per darle nuova freschezza e più ricca documentazione, la bio-grafia della contessa Maffei rientra nella folta galleria di “signore” di Daniela Pizzagalli. Questa “Signora del Risorgimento” ebbe Verdi e Manzoni tra i suoi amici più cari, fu corteggiata da Balzac, condivise gli slanci patriottici di Mazzini, d’Azeglio e Cattaneo. Il

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racconto si svolge sul palcoscenico della storia, dove la contessa fu intelligente e sensibile promotrice degli alti ideali ottocenteschi, ma anche dietro le quinte, grazie soprattutto all’epistolario intercorso con il grande amore della sua vita, Carlo Tenca, che è nel contempo un affascinante testo della letteratura romantica e uno straordinario documento storico, in cui i padri della nostra nazione rivivono in una dimensione quotidiana e disinibita.

Alberto Mario BantiNel nome dell’Italia. Il Risorgimento nelle testimonianze, nei documenti e nelle immaginiÈ un’introduzione complessiva al mondo culturale, sociale e poli-tico risorgimentale, mette il lettore in contatto diretto, senza filtri retorici o revisionismi, con i testi e i documenti più noti insieme alle nuove fonti utilizzate dalla più recente storiografia. Da quelle letterarie, così importanti nell’animare le idealità risorgimentali, a quelle private, capaci di gettar luce sugli entusiasmi e sulle incer-tezze, sulle grandezze e sulle fragilità dei singoli partecipanti; da

quelle che consentono di ricollocare nella scena del Risorgimento anche le donne che faticosamente cercavano di conquistarsi un loro spazio, fino a quelle iconografiche.

Alberto De Bernardi e Luigi GanapiniStoria dell’Italia unita L’Italia tra nuovi assetti e antichi problemi: un paese in declino o in trasformazione? Esattamente un secolo e mezzo fa, l’Italia è diventata una nazione. Dopo il rinascimento, il nostro paese era stato relegato in un ruolo marginale: dopo l’unità, ha iniziato un percorso che l’ha portato tra le maggiori potenze economiche del pianeta.Sul fronte della modernizzazione e della ricchezza, i successi dell’Italia unita sono dunque numerosi e innegabili. Tuttavia la storia recente

del nostro paese resta segnata da due grandi tragedie come il fascismo e la distanza tra Nord e Sud. Due conseguenze, secondo alcuni, del fallimento delle élites politiche e intel-lettuali che dall’Ottocento si sono impegnate a “fare gli italiani”. E due sintomi di quella irrisolta “crisi della nazione” che è tornata di attualità anche oggi, quando il nostro paese cerca una nuova collocazione nello scenario internazionale, tra spinte alla globalizzazione e resistenze identitarie. La storia dell’Italia unita racconta così una vicenda problematica, ricca di luci ma anche di ombre. Il volume è articolato lungo cinque narrazioni parallele, che approfondiscono altrettanti aspetti fondamentali: la politica internazionale; l’evolu-zione del sistema politico e gli eventi che l’hanno segnato, a cominciare dalle due guerre mondiali; il modello di sviluppo, con i due miracoli economici; l’evoluzione della società; l’identità del paese attraverso la cultura. Tenendo presente le diverse prospettive adottate via via dagli storici per leggere il “caso italiano”, De Bernardi e Ganapini offrono così una

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ricostruzione della vicenda italiana che tiene conto della lezione del passato, ma si apre anche alle sfide del presente: un saggio che vuole intervenire nel discorso civile del paese con gli strumenti propri del “mestiere dello storico”, evitando tanto la museificazione della memoria quanto le trappole del sensazionalismo.

Nello RosselliCarlo Pisacane nel RisorgimentoNello Rosselli scrisse questa biografia di Pisacane agli inizi degli anni trenta, quando sembrava che nulla potesse arrestare il fascismo trion-fante. Con questo libro, cosí mosso e partecipe, in cui mise tutto se stesso, Rosselli sceglieva “il solco della grande affermazione mazziniana”, quella della “costruzione d’una libera Italia ideale fuori d’Italia quando l’Italia fosse asservita”. Studiare un precursore del socialismo significava infatti non soltanto aprire una nuova via in un campo trascurato dalla storiografia accademica, ma anche compiere un preciso gesto politico. Questo nesso tra impegno militante e ricerca storiografica, spiega la

vitalità del libro e la sua fortuna. Esso resta un valido punto di riferimento per chi voglia studiare criticamente un momento cruciale della formazione dell’Italia moderna.

Alberto Mario Banti e Paul Ginsborg (a cura di)Storia d’Italia. Annali 22. Il RisorgimentoEinaudi 2007Nel 1861 si forma il Regno d’Italia: dopo secoli di frammentazione, nell’arco dei dieci anni successivi, la penisola è riunita in un’unica com-pagine. L’evento rivoluzionario della formazione dello Stato nazionale è percorso in questa “Grande Opera” secondo tutte le direzioni storio-grafiche. Le specificità italiane sono inserite all’interno delle dinamiche europee; vengono evidenziati alcuni momenti chiave del processo di

formazione del discorso nazional-patriottico, e definita la trama simbolico-retorica attraverso la quale molte centinai di migliaia di persone cominciarono a pensarsi come parte di una “comunità immaginaria”. Sono inoltre messi in relazione la sfera pubblica e quella privata: si esaminano le sincronie tra nazione e famiglia e il ruolo tutt’altro che marginale delle donne.

Giorgio FantoniIl Valdarno ricorda Giuseppe Garibaldi, 1807-2007Documenti e notizie sulla presenza di Garibaldi in Toscana

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Alberto Maria BantiSublime madre nostra: la nazione italiana dal Risorgimento al FascismoRoma-Bari; Laterza, 2011La nazione non è un dato di natura. Non emerge dalle più lontane profondità dei secoli. Né accompagna da sempre la storia d’Italia, dal Medioevo a oggi. L’idea che una comunità di uomini e donne, uniti da una serie di elementi condivisi, possieda la sovranità politica che fonda le istituzioni di uno Stato, è molto recente e basa la sua capa-cità di attrazione sul lessico usato, sulle parole per nominare questa

nazione. Quando sulla scena politica compare il discorso nazionale, le forme comunica-tive scelte sono estremamente seducenti. Le narrative nazionali sanno emozionare. Sanno comunicare. Sanno toccare il cuore di un numero crescente di persone. Banti in questo volume indaga qual è stato l’eccezionale potere comunicativo della retorica nazionale nell’I-talia risorgimentale e indica in alcune “figure” del discorso usato le immagini, i sistemi allegorici e le narrative che hanno avuto un maggiore impatto sulle donne e gli uomini che fecero l’Italia. Rileva in particolare tre figure profonde che hanno accompagnato il discorso nazionale dal Risorgimento al fascismo: la nazione come parentela/famiglia; la nazione come comunità sacrificale; la nazione come comunità sessuata, funzionalmente distinta, cioè in due generi diversi per ruoli, profili e rapporto gerarchico. Cambieranno i contesti e le forme di governo, ma la struttura del discorso nazionale resterà identica, nonostante diversi siano gli obiettivi politici che su di essa si fondano.

Lucio VillariBella e perduta: l’Italia del RisorgimentoRoma-Bari, Laterza, 2009Dal 1796 al 1870 vi è stato un tempo della nostra storia nel quale molti italiani non hanno avuto paura della libertà, l’hanno cercata e hanno dato la vita per realizzare il sogno della nazione divenuta patria. È stato il tempo del Risorgimento quando la libertà significava verità. Anzitutto sentirsi partecipi di una Italia comune, non dell’Italia dei sette Stati, ostili tra loro e strettamente sorvegliati da potenze straniere. La conquista della libertà “italiana” è stata la rivendicazione dell’unità

culturale, storica, ideale di un popolo per secoli interdetto e separato, l’affermazione della sua indipendenza politica, la fine delle molte subalternità alla Chiesa del potere temporale, l’ingresso nell’Europa moderna delle Costituzioni, dei diritti dell’uomo e del cittadino, del senso della giustizia e del valore dell’eguaglianza ereditati dalla rivoluzione francese. Un’Italia dolente, notturna, divisa, risvegliata alla libertà. Le armi, le parole di un popolo che scopre se stesso dopo secoli di servitù. Giovani che hanno combattuto per l’unità e l’indipendenza della nazione. Questo è stato il Risorgimento. E questo resta l’orizzonte storico insormontabile della nostra identità nazionale e del nostro Stato democratico.

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Tuono PettinatoGaribaldi: resoconto veritiero delle sue valorose imprese, ad uso delle giovani mentiMilano, Rizzoli, 2010Garibaldi - Resoconto veritiero delle sue valorose imprese, ad uso delle giovini menti” è la Storia moderna che tutti avremmo voluto studiare a scuola: un libro ironico e folgorante, comico e surreale, che racconta la vita dell’Eroe dei Due Mondi facendo il verso all’enfasi della letteratura patriottica di un tempo. Un Garibaldi irresistibile nella sua semplicità

(o semplicioneria?), tanto portato allo slancio eroico quanto negato per il commercio e le trame politiche, immortalato nei momenti più importanti – e discussi – della sua e della nostra Storia: la gioventù e la fuga in Sudamerica, l’innamoramento per gli ideali libertari (e per Anita), l’incontro con i futuri “padri della patria”, la Spedizione dei Mille, e infine l’isolamento e l’amara vecchiaia, qui però addolcita da un epilogo di pura invenzione... una spassosa resa dei conti con Cavour e Pio IX.

Fernando MazzoccaIl Risorgimento nella pittura italianaFirenze, Giunti, 2011Monografia della collana “ArteDossier” dedicata all’iconografia ri-sorgimentale Non si deve chiedere a questo volume un impianto tradizionale. Non gli si deve chiedere la cronologia dei fatti, i profili dei patrioti, un’equi-librata distribuzione di pagine tra le varie componenti del movimento risorgimentale. Perché il senso di questa raccolta è un altro: fare un

passo significativo verso una storia diversa del Risorgimento; una storia che dia respiro alle nuove metodologie, confrontandosi con altre discipline – l’antropologia, gli studi culturali e di genere, l’analisi dei testi scritti, visivi o musicali, l’esplorazione dell’immaginario, la comparazione. Scopo di questo nuovo orientamento è di far vivere la cultura profonda del Risorgimento; di osservare la mentalità, i sentimenti, le emozioni, le traiettorie di vita, i pro-getti politici e personali degli uomini e delle donne che al Risorgimento hanno preso parte.

Marco ScardigliLe grandi battaglie del RisorgimentoMilano, Rizzoli, 2011L’unificazione italiana è passata più per i campi di battaglia che per le aule parlamentari, i gabinetti dei ministri o gli scrittoi dei letterati, eppure nelle ricostruzioni di questo periodo storico l’interesse è sempre stato centrato sugli aspetti politici, ideali e culturali del Risorgimento. Per questo motivo, seguendo un modello storiografico brillante, che guarda gli eventi “dal basso”, Scardigli racconta gli eventi bellici cer-

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cando il più possibile di far vedere cosa succedesse sul campo, privilegiando il punto di vista del soldato rispetto a quello del generale e utilizzando spesso fonti poco usate dalla storiografia tradizionale (diari, articoli di giornali, dipinti). Si mette così in luce la vita dei militari, la concretezza dei campi di battaglia e i complessi cambiamenti che questi aspetti subirono nell’arco del Risorgimento, per ottenere una visione nuova, libera dalla retorica, di come effettivamente si fece l’Italia.

Chiara GiuntaRumoroso RisorgimentoMilano, Salani, 2005Rumoroso Risorgimento racconta tutti i dettagli della stupefacente storia dell’incredibile Unità d’Italia, dal cavilloso Cavour al gagliardo Garibaldi. Sapevate che nel crudele carcere dello Spielberg gli im-pavidi patrioti lavoravano a maglia? Il mitico e metodico Mazzini amava i trucchi e i travestimenti? I Mille furono mille più... uno? Età di lettura: da 10 anni.

Marco Veglia (a cura di)Giosuè Carducci, Letture del Risorgimento italiano Bononia University Press, 2006Poche opere sono rappresentative di un uomo e di un’epoca come le “Letture del Risorgimento italiano” che Giosuè Carducci pubblicò nel 1895-96. Il volume a cura di Marco Veglia (Ed. Bononia University Press, 2006) le ripresenta al lettore, delineando la generazione che creò l’Italia unita nel più ampio contesto dell’Europa moderna e civile.

Indro Montanelli, Marco NozzaGaribaldiMilano, Rizzoli, 2007Giuseppe Garibaldi, figura storica del Risorgimento italiano, incar-na l’orgoglio di appartenere a una patria e la convinzione di essere allo stesso tempo “cittadino del mondo”. Paladino della libertà, da difendere con tutte le forze, acerrimo nemico delle manovre sotter-ranee e dei giochi dei politici di professione, l’eroe dei due mondi è diventato nel tempo oggetto di un culto che unisce la storicità del personaggio alla sacralità del mito. In questa biografia si ripercorro-

no la vita e le imprese del condottiero dei mille, ma soprattutto se ne dà un ritratto che esula dall’oleografia ufficiale e per questo suscitò aspre polemiche.

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Ulrich LadurnerSolferino. Storia di un campo di BattagliaBologna, Il Mulino, 2010Il 24 giugno 1859 intorno a Solferino, piccolo comune del Manto-vano, fu combattuta una delle più sanguinose battaglie dell’intero Ottocento. Il successo militare conseguito dall’esercito franco-pie-montese comandato da Napoleone contro le truppe austriache di Francesco Giuseppe pose fine alla seconda guerra d’indipendenza e segnò il passaggio della Lombardia al regno dei Savoia. La violenza

degli scontri, il numero dei caduti e dei feriti dall’una e dall’altra parte suscitarono enor-me impressione in tutta Europa. Lo svizzero Henry Dunant, presente sul campo di battaglia, ne fu indotto a organizzare quella prima attività di assistenza che sarebbe sfociata di lì a qualche anno nella fonda-zione della Croce Rossa. Corrispondente di guerra e scrittore, Ulrich Ladurner ripercor-re i luoghi e gli avvenimenti di quel giorno servendosi di una guida molto particolare: il diario del proprio bisnonno che a Solferino combatté nelle file austriache. Ne risulta un racconto disincantato, fine e lieve sulla guerra, sulle sue mitologie, sul destino e le fantasie degli esseri umani.

Carlo Azelio CiampiNon è il paese che sognavo. Taccuino laico per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Colloquio con Alberto OrioliMilano, Il Saggiatore, 2010Chi tiene alto lo sguardo oggi? Dove sono i valori che hanno guida-to i patrioti del Risorgimento prima e i padri costituenti poi? A 150 anni dall’Unità d’Italia il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, guarda all’Italia di oggi... Eppure, per il presiden-te, l’Italia resta uno straordinario paese, nato dalla lingua di Dante,

creato dal sogno visionario di un manipolo di eroi diventato popolo; lo stesso popolo che ha ritrovato il suo orgoglio nella lunga corsa a ostacoli verso l’euro. L’Italia è il paese del Risorgimento e della Resistenza. L’Italia è diventato il paese della politica senza valori e senza ideali; della degenerazione dell’etica pubblica e della convivenza civile. Del declino economico, delle ideologie se-cessioniste. Degli scandali, dei conflitti personali inconcludenti e dei conflitti d’interesse mai conclusi. Un’intensa confessione davanti al camino, un bilancio, un taccuino laico per i 150 anni del nostro paese: in questo colloquio con Alberto Orioli, Carlo Azeglio Ciampi rivela le sue speranze per il futuro. E le sue delusioni. Perché questo non è il paese che sognava.

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Giovanni BelardelliMazziniBologna, Il Mulino, 2010L’azione politica e le idee di Giuseppe Mazzini (1805-1872) contribu-irono in maniera decisiva alla nascita dello Stato italiano anzitutto af-fermando l’idea (per nulla scontata all’epoca) che l’Italia dovesse essere “una” dalle Alpi alla Sicilia. Membro inizialmente della Carboneria, la sua attività cospirativa lo costrinse a rifugiarsi a Marsiglia, dove orga-nizzò nel 1831 la Giovine Italia, allo scopo di unire gli stati italiani in

un’unica repubblica. Dopo il fallimento dei moti del 1848-49, e la breve esperienza della Repubblica romana, la maggioranza dei patrioti italiani si allontanò dagli ideali repubbli-cani mazziniani e vide in Vittorio Emanuele II e Cavour le uniche guide possibili del mo-vimento di unificazione. Considerato a lungo come il grande sconfitto del Risorgimento, Mazzini in realtà è l’influente vate di gran parte delle culture politiche del paese, il cui lascito ideale è tra i più pervasivi e duraturi. Dal repubblicanesimo al socialismo, dal fascismo e la resistenza all’oggi la forte carica moralistica associata alla lotta politica contraddistingue tuttora tutte quelle posizioni che “mazzinianamente” individuano “un’altra Italia” composta da minoranze virtuose che devono rigenerare moralmente gli italiani.

Matteo ColluraIn SiciliaMilano, Tea, 2008Raffinata e selvaggia, cupa e solare, ascetica e pagana. Con tutte le sue contraddizioni, in cui convivono spiritualità e violenza, bellezza sublime e deturpata, ricchezza e miseria, la Sicilia, crocevia della sto-ria, è metafora e specchio dell’Italia intera. “Senza conoscere la Sicilia, non ci si può fare un’idea dell’Italia. E in Sicilia che si trova la chiave di tutto”, scrisse Goethe, quando l’isola era una tappa del “viaggio in Italia” d’obbligo per molti europei colti. Più tardi non di rado gli

stessi siciliani hanno descritto, in varie forme, usi e costumi della loro terra. Ora Matteo Collura, nel solco di tale tradizione, rivisita luoghi, persone, coglie atmosfere lungo un itinerario che attraversa la realtà per giungere al mito e viceversa.

La Costituzione della Repubblica ItalianaCon un intervento di Marco TravaglioFirenze, Giunti, 2011A un giornalista che gli chiedeva quale libro avrebbe salvato di questi tempi se avesse dovuto scegliere, Marco Travaglio ha risposto: “Fino a qualche tempo fa avrei detto Dante o Machiavelli, ma oggi dico in assoluto la Costituzione Italiana, calpestata da destra e da sinistra”.

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La Costituzione non più come libro per addetti ai lavori, ma come libro della memoria, da far circolare tra giovani e adulti, da far entrare in tutte le case d’Italia perché in un anno particolare di celebrazioni, ci racconti e ci ricordi come è stata pensata in origine la nostra Repubblica, su quali fondamenti si è costituita, i limiti precisi e invalicabili di chi ci deve governare, le libertà e i diritti di cui possiamo pubblicamente godere. E come unico libro della resistenza, per evitare che quelle regole auree del vivere civile vengano costantemente minacciate, ignorate o cancellate dalla barbarie del nostro tempo. Marco Travaglio, giornalista e autore di numerosi bestseller, da anni e in ogni occasione edito-riale o mediatica difende strenuamente la Costituzione Italiana, a cui ha dedicato anche un ciclo di lezioni in vari centri italiani.

Christopher DugganLa forza del destino. Storia d’Italia dal 1796 a oggiRoma-Bari, Laterza, 2011

Italia figlia benedetta della Provvidenza, o piuttosto Italia incorreggi-bile pecora nera del Vecchio Continente? Da quando è nata tra alti clamori sconvolgendo l’equilibrio geopolitico europeo – la più giovane delle grandi nazioni occidentali è una fucina di ambizioni e frustra-zioni, slanci e sconfitte. “Fin dal principio, la nazione italiana è stata

difficile da definire e ancora più difficile da costruire; e malgrado gli sforzi di poeti, scrit-tori, artisti, pubblicisti, rivoluzionari, soldati e politici di vario colore, la fede nell’ideale dell’Italia non ha avuto lo sviluppo auspicato da tanti patrioti. È d’altronde possibile che l’insistenza con cui il progetto di ‘fare gli italiani’ è stato perseguito fino alla seconda guerra mondiale abbia finito col risultare controproducente, contribuendo a erodere la credenza nei valori nazionali collettivi. Al principio del nuovo millennio, l’Italia conti-nua ad apparire un’idea troppo malcerta e contestata per poter fornire il nucleo emotivo di una nazione, o almeno di una nazione in pace con se stessa e capace di guardare con fiducia al futuro.” Christopher Duggan ricostruisce oltre due secoli di storia italiana, dalla deludente invasione napoleonica di fine Settecento ai nostri giorni.

Marco PizzoLo stivale di Garibaldi. Il risorgimento in fotografiaMilano, Mondadori, 2011

La fotografia, che a metà dell’Ottocento stava muovendo i primi passi, si rivelò ben presto uno strumento di comunicazione di mas-sa particolarmente efficace, e per tale motivo fu piegata alle nuove esigenze della propaganda patriottica per costruire un immaginario

visivo del Risorgimento. Garibaldi comprese subito la portata rivoluzionaria di questo nuovo mezzo e ne seppe sfruttare l’enorme potenzialità attraverso i suoi numerosi ri-

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tratti, che lo fecero diventare un’icona popolare rafforzandone la connotazione eroica. Anche Mazzini fu molto attento alla propria immagine pubblica, posando sempre ve-stito di nero in segno di lutto per l’oppressione subita dal Paese e favorendo in segui-to la diffusione delle sue foto per sostenere la causa repubblicana. E i Mille, conclusa l’impresa garibaldina, furono immortalati uno per uno in formato tessera, dando vita al primo album di figurine, una sorta di “galleria di eroi”, per ricordare a posteriori le loro gesta e farle conoscere in tutto il territorio dell’Italia unita. Il volume, illustrato da numerose fotografie rare e inedite, narra con immediatezza e vivacità come e con quali scopi la fotografia venne utilizzata durante il Risorgimento, e presenta documenti preziosi, tra cui i primi reportage della nostra storia, le prime vedute di campi di bat-taglia, ma anche i ritratti, ufficiali e insoliti, di soldati, patrioti e personaggi protago-nisti di quel periodo.

Antonio ScuratiUna storia romanticaMilano, Bompiani, 2007

1848. La rivoluzione infiamma l’Europa. Milano insorge contro la dominazione austriaca. In soli cinque giorni un popolo conquista la libertà, una nazione nasce, un uomo e una donna si amano per-dutamente. Per farlo, tradiscono tutti, rimanendo fedeli soltanto a

se stessi, alla terribile purezza di un sentimento assoluto. 1885. Il senatore del Regno d’Italia Italo Morosini riceve un manoscritto anonimo. Quelle pagine, con la violenza del rinculo di una fucilata, lo sospingono indietro di quarant’anni, al momento fatidi-co in cui un manipolo di giovani male armati alzò le barricate per le strade di Milano e sconfisse l’esercito più potente del mondo, abbattendo a sassate l’aquila dell’impero asburgico. Ma in quelle pagine si racconta anche la bruciante passione d amore che travolse la bella Aspasia, allora musa della rivolta, ora fedele e remissiva moglie del se-natore. In un mondo invecchiato, in un’Europa insanguinata dal terrorismo anarchico, quando tutte le illusioni sembrano perdute e tutte le passioni spente, il destino picchia alla porta per la resa dei conti. Intrecciato a un potente quadro del nostro Risorgimento – l’epoca più eroica e dimenticata della nostra storia – ambientato e scritto come un romanzo ottocentesco, “Una storia romantica” parla in realtà di noi, di come, straziati da una dolorosa precarietà sentimentale, siamo condannati a vivere tra le rovine di un mondo che sognò gli ideali e gli amori assoluti.

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Anna BantiNoi credevamoMilano, Mondadori, 2010

È il 1883. Chiuso nella sua casa torinese, l’ormai settantenne don Do-menico Lopresti. Gentiluomo calabrese di incrollabile credo repub-blicano, inizia a scrivere le proprie memorie, ripercorrendo l’attività politica clandestina, i dodici anni trascorsi nelle carceri borboniche, l’impresa dei Mille vissuta a fianco di Garibaldi, infine l’impiego pres-

so le dogane del Regno unitario. Scrive con rabbia, di nascosto, quasi se ne vergognasse, spinto dalla necessità di frugare nel proprio passato per “rovesciarsi come un guanto”: ne trae amarezza e disillusione. Antimonarchico, assiste al crollo dei suoi ideali risorgimen-tali e si abbandona ai ricordi di una vita raminga fitta di amicizie, tradimenti, speranze e delusioni: una vicissitudine umana di grande fascino che si fonde con le vicende di tutta una nazione dall’inizio dell’Ottocento ai primi anni del governo unitario, dando vita a un grandioso affresco tratteggiato con prosa compatta dalla leggera mimesi ottocentesca.

Maria Rosa CutrufelliLa brigantaPalermo, La Luna, 1990Dal carcere in cui è rinchiusa ormai da vent’anni, una donna rivive i suoi giorni da “briganta”, quando, all’indomani dell’unità d’Italia, si aggregò alle bande di ribelli che sconvolsero le regioni meridionali nella speranza di un illusorio riscatto sociale. Non fu una scelta poli-

tica, la sua. Ma il gesto liberatorio di chi prende coscienza di sé, rompendo gli schemi di un’esistenza votata al silenzio. Nel romanzo la “briganta” rievoca la sua vita di fanciulla agiata, i sogni, i desideri, e poi il matrimonio impostole dal padre. Un marito mai amato, violento, che la spinge a una tragica ribellione: un atto di sangue a cui fa seguito la fuga sulle montagne e l’incontro con i contadini-briganti...

Giuseppe Tomasi di LampedusaIl GattopardoRoma, Ed. La Repubblica, 2002Don Fabrizio, principe di Salina, all’arrivo dei Garibaldini sente ine-vitabile il declino e la rovina della sua classe. Approva il matrimonio del nipote Tancredi, senza più risorse economiche, con la figlia di Ca-logero Sedara, un astuto borghese. Don Fabrizio rifiuta però il seggio al Senato che gli viene offerto, ormai disincantato e pessimista sulla possibile sopravvivenza di una civiltà in decadenza e propone al suo posto proprio il borghese Calogero Sedara.

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Antonio FogazzaroPiccolo mondo anticoMilano, Mondadori, 1992

Nella seconda metà dell’Ottocento, mentre i patrioti del Lombardo-Veneto combattono contro il dominio austriaco, prende corpo l’amore tra Franco, giovane di famiglia nobile ma di idee liberali, e la popolana Luisa. Dopo molte avversità, il loro amore sfocerà in un matrimonio segreto. Il capolavoro di Fogazzaro, ambientato sullo sfondo dell’Italia

risorgimentale, con gli aspri contrasti fra liberali e “austriacanti”, rappresenta il tentativo di realizzare una letteratura dalla forte vocazione popolare.

Edmondo De AmicisCuoreMilano, Rizzoli, 2011Catechismo laico, breviario del nuovo credo dell’Italia unita, “Cuore” è stato il romanzo che più di ogni altro ha segnato l’immaginario delle giovanissime generazioni negli ultimi centocinquant’anni. Tra lodi, critiche e fraintendimenti, i suoi protagonisti sono diventati un sim-bolo dell’italianità: dentro un’aula scolastica si trovano per la prima volta faccia a faccia, nella loro diversità, ragazzi che arrivano da ogni parte d’Italia e da ogni classe sociale. Impareggiabile documento sul-

le condizioni della neonata nazione, con le sue miserie e le sue tragedie, “Cuore” è però anche la testimonianza viva e palpitante di uno straordinario tentativo di convivenza, di promozione sociale e di costruzione di un’etica collettiva. Prefazione di Pierluigi Battista.

Ugo FoscoloUltime lettere di Jacopo OrtisMilano, Rizzoli, 2011Concepite dal giovane Foscolo alle soglie dell’Ottocento, le “Ultime lettere di Jacopo Ortis” occupano in maniera emblematica il posto di primo romanzo della nostra letteratura. Testo sperimentale e modernis-simo, percorso da tutte le dolorose contraddizioni e delusioni del suo tempo, può essere a buon diritto considerato il capolavoro dell’etica romantica. Un’etica attraversata dalla tragedia, che nella storia di un uomo in rivolta come il giovane Jacopo vede la scelta modernissima

di un eroe della libertà che si vota alla morte: sarà il modello del patriota risorgimentale italiano e diventerà il prototipo di tutti gli eroi. Prefazione Paolo Mieli.

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Genziana GhelliLa Garibaldina. Repubblica figlia di due padriFirenze, Mauro Pagliai, 2011

Genziana Ghelli ripercorre la vita di Repubblica Fedigati, in un romanzo che si snoda tra storia e fantasia, consentendo al lettore di immergersi nei meandri di una lontana saga risorgimentale, corredata da preziose fonti. Eroina ribelle, rifiutata dalla madre e probabile figlia naturale di Garibaldi, Repubblica è una figura dominante, quasi mitizzata, di

cui il pronipote Gianni ricostruisce le vicende, attraverso un’accurata ricerca storica e iconografica, per liberarsi da incubi risalenti all’infanzia e legati alla genealogia familia-re. Solo l’investigazione delle proprie radici permette infatti alla nostra consapevolezza di fare rispettosa memoria e, con questa, guarire alcune delle nostre assillanti incertezze, quelle che si aggrovigliano intorno a un nodo cruciale: “Io, chi sono?”.

Paolo CiampiMiss Uragano. La donna che fece l’ItaliaFirenze, Romano Editore, 2011

Infermiera, militante, giornalista e corrispondente di guerra, ma anche figura chiave del Risorgimento: Jessie White è stata questo e molto altro. Ma soprattutto, è stata quella “Miss Uragano” che a fianco dei grandi protagonisti del Risorgimento ha contribuito a creare l’Italia e scriverne la storia. Nel libro di Paolo Ciampi si ripercorrono le av-

venture vissute da una donna entrata nel mito ma poco conosciuta ai più. Eroina ingle-se folgorata dall’amore per l’Italia, Jessie White venerò Mazzini come maestro, si lasciò conquistare da Garibaldi come uomo e come eroe, ebbe come amici intimi personaggi del calibro di Agostino Bertani e Carlo Cattaneo. Ma fu con un altro protagonista di quegli anni e di quelle battaglie, Alberto Mario, che intrecciò una lunga e intensa storia d’amore: forse la più bella del nostro Risorgimento, sbocciata in carcere e capace di durare fino alla morte. Prestò la sua opera come infermiera, come giornalista e corrispondente di guerra per i giornali italiani, americani e inglesi, la-sciandoci una monumentale biografia di Garibaldi e i suoi tempi. Di lei Giosuè Carducci diceva: una gran donna a cui, lo scrivo senza enfasi, noi Italiani dobbiamo molto. A pochi mesi dall’inizio delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il volume vuole essere un omaggio ad una figura con la quale la storia ha un debito di gratitudine non ancora saldato. Attraverso un’attenta raccolta di libri, lettere, testimonianze e diari, Paolo Ciampi ci restituisce una “fotografia” dell’Italia del Risorgimento, con i progetti, gli ideali e il clima di cambiamento che rappresentano quel determinato periodo storico. Un libro dedicato a tutti, dagli studenti agli appassionati di biografie, agli amanti della storia.

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Massimo L. SalvatoriL’Italia e i suoi tre Stati. Il cammino di una nazioneRoma/Bari, Laterza, 2011

Noi ragioniamo di centocinquant’anni di Italia unita, ma non dobbiamo perdere di vista che l’unità italiana ha conosciuto tre fondazioni. Alla prima fondazione, che ebbe luogo a conclusione del Risorgimento e diede vita nel 1861 allo Stato monarchico liberale, seguirono la secon-

da nel 1922-25 con la formazione dello Stato fascista e la terza nel 1945-1947, dopo la fine della guerra civile e della Resistenza, che costituì lo Stato democratico repubblicano. Fondazioni di ‘tre Italie’ prodotte una dalla fine degli antichi Stati e le altre due da crolli o crisi di regime. Non deve sfuggire che ciascuno di questi eventi segnò la nascita di una ‘nuova Italia’, con un inevitabile lascito di laceranti discordie. L’Italia del Risorgimento si ammantò della virtù di avere finalmente ridato alla penisola l’indipendenza perduta nel Cinquecento, di aver posto fine alla secolare frammentazione e congiunto lo Stato nuovo agli Stati liberali d’Europa, con l’estensione delle istituzioni del Piemonte al resto del paese. Poi il fascismo si assegnò la gloria di rappresentare un secondo Risorgimento, che faceva rivivere l’anima migliore del primo e dava vigore a quell’unità nazionale che prima era propriamente mancata: un’unità eretta sulla fine degli antagonismi politici e sociali, sulla raggiunta concordia tra capitale e lavoro, sul governo di un capo infallibile, sulla riconciliazione tra lo Stato e la Chiesa e sull’ingresso della nuova Italia nel novero delle grandi potenze d’Europa.

Emilio GentileItaliani senza padre. Intervista sul RisorgimentoSimonetta Fiori (a cura di)Roma/Bari, Laterza, 2011

In una approfondita conversazione con Simonetta Fiori, giornalista di “Repubblica”, Emilio Gentile riflette sul rapporto che la società italiana ha con il Risorgimento e il suo patrimonio ideale, a cen-tocinquant’anni dall’atto di nascita dello Stato italiano. Ne esce un ripensamento complessivo dell’esperienza risorgimentale che

investe totalmente l’atteggiamento degli italiani verso lo Stato nazionale. La nostra mancata coscienza nazionale e civile è stata sostituita da un generico senso di italia-nità, che costantemente oscilla tra miseria e nobiltà, in un processo di smarrimento collettivo, accentuato da una disordinata modernizzazione rimasta priva di una guida politica, e in cui non mancano le responsabilità del ceto dei colti e anche della storio-grafia italiana (e anglosassone), lungamente disattenta alla questione nazionale. Dalle grandi divisioni ideologiche tra liberali e gramsciani all’attuale ’inno risorgimentale’ che accomuna studiosi di ispirazione diversa, passando attraverso i processi contro il

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Risorgimento degli ultimi decenni, Gentile si confronta con i maestri e gli ispiratori della storiografia novecentesca – da Croce a Salvemini, da Gramsci a Gobetti – per poi dialogare con Renzo De Felice e Rosario Romeo, fino a discutere le tesi degli attuali protagonisti del dibattito intellettuale, da Ernesto Galli della Loggia a Gian Enrico Rusconi, da Giuseppe Galasso a Paul Ginsborg e Alberto Mario Banti, da Denis Mack Smith a Christopher Duggan.

Lucy RiallIl Risorgimento. Storia e interpretazioniRoma, Donzelli, 2007

Il Risorgimento, fase cruciale di gestazione dell’Italia contemporanea, nella memoria collettiva di molti italiani è percepito come un perio-do su cui non è più necessario interrogarsi, oppure come un dato da rimettere in discussione quanto alla sua epica tradizionale: l’eroico

risultato delle gesta di un pugno di audaci che spezzarono il giogo straniero finendo im-mortalati nella toponomastica di tutte le città d’Italia. Le rivoluzioni risorgimentali dal 1820 al 1860 sconvolsero il sistema politico creato dal Congresso di Vienna, avviando tra i ceti dirigenti, e in parte anche tra le classi popolari, quel processo di “costruzione della nazione” che avrebbe gettato le fondamenta dello stato italiano. Fu un processo che si sviluppò fra limiti e difficoltà: la rottura fra moderati e democratici; la presenza dello Stato della Chiesa come fattore destabilizzante dell’unità appena ottenuta; il malcon-tento sociale, l’instabilità politica, l’endemico stato di rivolta delle campagne; un assetto assai tradizionale dei rapporti di produzione; e non da ultimo la presenza di un sistema economico geograficamente molto squilibrato. Questo volume è una ricostruzione sto-riografica che muove da un approccio per temi: dalla storia sociale dell’Italia preunitaria all’analisi delle ideologie nazionalistiche, dalle dinamiche dello sviluppo economico agli assetti politico-istituzionali dell’ancien regime, fino alle recenti acquisizioni della nuova storia culturale.

Isabella Bossi FedrigottiAmore mio uccidi GaribaldiMilano, Longanesi, 2011È il 23 giugno 1866. Il giorno seguente le truppe imperiali austriache sconfiggeranno quelle del giovane regno d’Italia a Custoza. Quasi un mese dopo identica sorte avrà la battaglia navale di Lissa. Ma Garibaldi è saldamente attestato nel Trentino e con le camicie ros-se dei suoi volontari autentici guerriglieri dell’Ottocento - semina il panico tra i militari austriaci e la popolazione fedele a Francesco

Giuseppe. “Amore mio, uccidi subito questo Garibaldi”, scrive la principessa Leopoldina Lobkowitz al marito, conte Fedrigo Bossi Fedrigotti, che ha indossato la sua divisa di

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ussaro dell’imperatore ed è partito per la guerra. Leopoldina arriva dagli splendori di Vienna, da un sontuoso palazzo in una piazza intitolata ancora oggi alla sua famiglia, dagli agi di immense tenute in Boemia. Da lì è giunta a Rovereto in casa dello sposo, nobile “povero” di una povera provincia dell’impero, di cognome italiano, di dialetto trentino, ma di sentimenti incrollabilmente asburgici. Al suo fianco, e attraverso lo scambio di lettere – scritte naturalmente in tedesco – Leopoldina vive questo sconvol-gersi del mondo che già prelude al crollo dell’Austria Felix. Nel quadro degli eventi militari e politici, scandito dalle lettere dei due sposi-amanti - raccolte con amore e tradotte in romanzo dalla bisnipote Isabella - si svolge la trepidante vicenda privata dei due protagonisti, delle loro famiglie, del loro contorno di amici.

A.M. Banti (a cura di)Atlante culturale del Risorgimento. Lessico del linguaggio politico dal Settecento all’UnitàRoma-Bari, Laterza, 2011

Un dizionario non di eventi, di personaggi o di correnti politiche, ma di parole – delle parole che hanno costituito l’ossatura del vocabolario politico risorgimentale. Un dizionario che punta quindi a fornire uno spaccato non di quello che il Risorgimento è stato sul piano fattuale, ma del modo in cui esso si è costruito e si è rappresentato a livello

concettuale. Un dizionario, insomma, che non vuole raccontare per l’ennesima volta il Risorgimento-periodo storico, ma avvicinarci al Risorgimento-esperienza, al Risorgimen-to come universo mentale ed emozionale espresso da un lessico specifico, i cui termini si integrano in un sistema linguistico coerente.” Dai primi moti (1796-1815) a Roma Capitale (1862-1870), i curatori del volume hanno scelto i lemmi più rappresentativi per illustrare quel forte sentimento patriottico condiviso da almeno tre generazioni di persone e riflettere sulle questioni cruciali che stanno all’origine della nostra identità na-zionale. Le parole chiave, divise in quattro aree tematiche, sono: Associazione; Censura; Costituzione; Decadenza; Diritti/doveri; Esilio; Feste e Rituali; Indipendenza; Italiani/Italiane; Lettere, letterati, letteratura; Liberali, liberalismo; Libertà; Moderati, democratici; Monarchia/repubblica; Municipalismo; Nazione; Nobiltà e borghesia; Opinione pub-blica; Papa; Popolo; Progresso/Incivilimento; Rappresentanza; Reazione; Responsabilità ministeriale; Risorgimento; Segreto e società segrete; Teatro; Unità.

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Aspettando il RisorgimentoAtti del Convegno di Siena (20-21 novembre 2009)Simonetta Teucci (a cura di)Firenze, Cesati, 2010Perché un convegno sulla letteratura del Risorgimento? Per fare una riflessione, alla vigilia del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia e in presenza di posizioni critiche disparate, oltre che con-trapposte, su quel periodo e su quelle esperienze, contraddittorie ma ricche di fermenti e di progetti, tese a creare una nuova situazione

politica e sociale. Ecco la sfida affrontata dai relatori, che dai prodromi delle aspettative e della creazione di modelli e ideali alla fine del Settecento fino alla delusione del momento immediatamente post-unitario, sono approdati all’immaginario che nel Duemila guarda ad un periodo così importante per la nostra storia. Da Alfieri a Verga, dalla ‘scoperta’ che i garibaldini fecero di una Sicilia allora pressoché sconosciuta, al teatro, strumento di educazione ‘popolare’ nonché di cambiamenti sociali, dalla scuola con le sue trasfor-mazioni dopo l’unità del Paese a quella massoneria e carboneria che tanta parte hanno avuto nell’organizzare e portare avanti progetti e legami rivoluzionari, questo il ventaglio ampio e problematico che è stato affrontato.

Indro MontanelliStoria d’Italia. L’Italia del Risorgimento (1831-1861)Milano, Rizzoli, 1998Il trentennio affrontato in questo volume – cruciale non solo per l’Italia, ma per tutta l’Europa – sembra aprirsi nel segno della re-staurazione: i moti del 1831 vengono schiacciati, si riaffermano gli equilibri sanciti dai trattati di Vienna, il nostro Paese resta diviso in Stati solo nominalmente autonomi. Eppure, nonostante le forze insurrezionali si mostrino deboli e disunite e il vecchio patriotti-

smo della Carboneria fallisca, quei fermenti dimostrano definitivamente la fragilità del sistema, aprendo la strada agli slanci politici e sociali che costituiscono il culmine del Risorgimento. Gli anni che seguono sono densi di avvenimenti e personaggi indi-menticabili: la Giovine Italia di Mazzini, Garibaldi, le “Cinque giornate” di Milano, le annessioni piemontesi, la resistenza borbonica, Cattaneo e Cavour, D’Azeglio e i Savo-ia, la musica patriottica e appassionata di Verdi. È senza dubbio uno dei momenti più studiati della storia italiana, sul quale però i giudizi continuano a dividersi. Montanelli ce lo racconta attraverso la pura ricostruzione dei fatti, rispondendo senza partigianeria a domande ancora irrisolte: come si è arrivati all’unificazione? Quali conseguenze ha comportato? Un saggio ormai divenuto classico, che ha proposto uno sguardo diverso sul nostro passato, e quindi sul nostro presente. Perché, come dice l’autore, “l’Italia di oggi è figlia di quella del Risorgimento, ed è quindi in questo periodo che ne vanno cercati i caratteri e le malformazioni”.

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Indro MontanelliStoria d’Italia. L’Italia dei notabili (1861-1900)Milano, Rizzoli, 1999Dopo il tumultuoso periodo del Risorgimento e dell’unificazione si aprono anni fondamentali per la costruzione dello Stato e gravidi di conseguenze sul suo sviluppo. I moderati hanno fatto l’Italia e l’han-no guidata nei suoi primi passi, avviando però una gestione da cui le grandi masse sono escluse; un “feudo di classe”, per usare le parole dell’autore. Nelle prime elezioni nazionali – svolte nel gennaio 1861,

mentre ancora al Sud resistono piazzeforti borboniche – il partito moderato trionfa, ma a dargli il successo è una minoranza della popolazione; il diritto di voto riguarda soltan-to il due per cento dei cittadini, e in molti seguono l’invito all’astensione predicato dai parroci. Su questa base ristretta, prima la Destra e poi la Sinistra storiche, tentano di af-frontare le grandi questioni che gravano sul Paese: l’assetto amministrativo, l’istruzione, il rapporto con la Chiesa, il brigantaggio, la crisi agricola, i primi grandi appalti e i lavori pubblici, lo scandalo della Banca Romana, la guerra d’Africa e le sconfitte di Dogali e Adua... Anni difficili, in cui già si avvertono le avvisaglie di una crisi violenta. Un quadro sociale, politico ed economico nel quale spiccano, come sempre, le grandi personalità che hanno fatto la storia: Di Rudinì, Depretis, Ricasoli, Giolitti e, troneggiante su tutti, l’imponente figura del conte di Cavour.

Le Italiane. Dal Risorgimento ai nostri giorni, centocinquanta anni di storia nazionale raccontati attraverso le biografie delle protagoniste della politica, della cultura, della scienza, dell’economia e dello sportTelefono Rosa (a cura di)Prefazione di Anna FinocchiaroCon la loro determinazione, il loro coraggio e la forza con la quale si sono opposte al classico luogo comune che dipinge le donne come «angeli del focolare», le italiane di cui parla questo libro hanno la-sciato un segno indelebile nei campi della politica, della cultura, della

scienza, dell’economia e dello sport. Dalla Contessa Lara, «poetessa maledetta» di inizio secolo, a Rita Levi Montalcini, scienziata geniale, da Matilde Serao, illustre letterata e pioniera del giornalismo, a Sara Simeoni, campionessa olimpionica, passando per gran-di innovatrici come Maria Montessori o imprenditrici del calibro di Luisa Spagnoli, Le italiane racconta la storia e le storie di donne che, con la loro passione e il loro ingegno, hanno cambiato – in positivo – le sorti di un Paese. Un tributo a figure femminili di fondamentale importanza firmato dall’Associazione Nazionale Volontarie Telefono Rosa che, raccogliendo un’idea di Annamaria Barbato Ricci, partecipa con questo libro alle celebrazioni per i centocinquanta anni di Unità nazionale.

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