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CONNETTIVITÀ E DIGITALIZZAZIONE: LE PROSPETTIVE PER IL SISTEMA PAESE FORUM MULTISTAKEHOLDER 2015 Dossier d’introduzione ai lavori del TAVOLO 1 #ilfuturoèditutti

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CONNETTIVITÀ E DIGITALIZZAZIONE: LE PROSPETTIVE PER IL SISTEMA PAESE

FORUM MULTISTAKEHOLDER 2015

Dossier d’introduzione ai lavori del TAVOLO 1

#ilfuturoèditutti

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IL FORUM MULTISTAKEHOLDER DI TIM

La Direzione Corporate Social Responsibility di TIM organizza il Forum multistakeholder con l’obiettivo di coinvolgere autorevoli rappresentanti degli stakeholder aziendali in una riflessione sui principali temi su cui si sviluppa la strategia di Corporate Shared Value dell’azienda.

Per TIM gli obiettivi del Forum sono:

• rafforzare la propria comprensione delle istanze e delle priorità degli stakeholder rispetto ai temi rilevanti della propria strategia;

• raccogliere contributi sui possibili ambiti di sviluppo della strategia per continuare a creare valore condiviso tra l’azienda e gli stakeholder stessi.

Nota metodologica:

TIM ha avviato un’analisi per individuare i principali bisogni del Paese, i “Social Need” prioritari cui l’azienda, come operatore del settori ICT, è maggiormente in grado di dare una risposta concreta ed efficace.I social need così individuati sono il quadro di riferimento per i 6 tavoli di lavoro che compongono il Forum. I dati di scenario e gli articoli d’analisi proposti in questo breve dossier hanno l’obiettivo di mettere a fuoco i fenomeni discussi ai tavoli, individuando alcuni degli aspetti di maggiore interesse.

Il tema del tavolo 1 è: “DIGITALIZZAZIONE E CONNETTIVITÀ: LE PROSPETTIVE DEL SISTEMA PAESE”.

Per descrivere il quadro di riferimento si sono utilizzati indicatori contenuti in autorevoli fonti nazionali e internazionali, quali il “Digital Economy and Society Index” dell’Unione Europea.

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ALCUNI NUMERI CHIAVE:

• Il DESI (Digital Economy and Society Index) elaborato dall’Unione Europea è un indice composito per valutare lo stato di avanzamenti degli stati membri dell’UE verso un’economia e una società digitale. Esso aggrega una serie di indicatori strutturati intorno a 5 dimensioni: connettività, capitale umano, uso di internet, integrazione della tecnologia digitale e servizi pubblici digitali. Il posizionamento complessivo dell’Italia in questo ranking è al 25° posto, andando a far parte del cluster dei “Low performance countries”.

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• Con un punteggio complessivo per la connettività pari a 0,37, l’Italia si colloca al 27° posto tra i paesi dell’UE (su 28). Prestazioni più positive sono registrate riguardo alla banda larga fissa, che risulta accessibile a quasi tutti gli italiani e riguardo alla diffusione della banda larga mobile che non si discosta molto dalla media europea.

Connettività

Italia

Gruppopunteggio

UEpunteggioPosizione Punteggio

DESI 2015 27 0,37 0,45 0,55

DESI 2014 27 0,35 0,39 0,51

Italia

UEDESI 2015DESI 2015 DESI 2014

valore posizione valore posizione valore

1a1 copertura della banda larga fissa% di famiglie

99%(2013) 13

99%(2013) 13

97%(2013)

1a2 copertura della banda larga fissa% di famiglie

51%(2014) 28

50%(2013) 28

70%(2014)

1b1 diffusione della banda larga mobileabbonati per 100 persone

66%(2014) 12

54%(2013) 14

67%(2014)

1b2 spettro% dell’obiettivo di armonizzazione dello spettro a livello UE

67%(2014) 20

67%(2013) 18

70%(2014)

1c1 copertura NGA% di famiglie, sul totale delle famiglie

21%(2013) 28

21%(2013) 28

62%(2013)

1c2 abbonamenti a banda larga veloce% di abbonamenti >= 30 Mbps, sul totale degli abbonamenti a banda larga fissa

2,2%(2014) 27

0,37%(2013) 28

22%(2014)

1d1 prezzo della banda larga fissa% del reddito lordo individuale spesa per l’abbonamento a banda larga fissa indipendente più economico (valori piu bassi indicano prestazioni migliori)

1,6%(2014) 15

1,6%(2013) 16

1,3%(2014)

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• Un posizionamento similare emerge dal Report sullo stato di Internet di Akamai Technologies relativo al primo trimestre 2015, che mette a confronto l’Italia con il resto del mondo. In Italia la velocità media di connessione a Internet è aumentata del 17% rispetto all’anno precedente, attestandosi sui 6,3 Mbps (megabit per secondo). Questo posiziona l’Italia al 56° posto nel mondo rispetto a questo indicatore. In tutti i Paesi europei considerati (22) la velocità di Internet è decisamente superiore a quella italiana; al primo posto c’è l’Irlanda con 17,4 Mbps e un incremento del 63% rispetto all’anno precedente.

• L’Agenda Digitale Europea ha fissato obiettivi di connettività, che sono stati ripresi e rafforzati dall’Agenda Digitale italiana, pur a fronte del profondo divario da colmare

• Nel piano strategico del Governo l’Italia è stata suddivisa in 4 cluster in base alla consistenza di investimenti necessari a digitalizzare le aree

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ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE

NUOVE RETI, IMPARIAMO DALLA GERMANIA A FARE SISTEMA

La Strategia Italiana deve guardare con particolare attenzione alla Germania. Il nuovo sito di Infratel ha preso spunto da zukunftbreitband.de e, sfruttando il vantaggio di arrivare dopo, ha cercato di fare anche meglio. Fondamentale però sarà la capacità dimostrata dalla Germania di saper fare sistema. Ecco come

di Rossella Lehnus, Infratel – Agendadigitale.eu 09-04-15

La Germania è di ben 10 punti percentuali sopra la media europea per diffusione della banda ultralarga ad almeno 30 mbps, in larga parte utilizzando la tecnologia VDSL che garantisce velocità superiori a 50 mbps. L’ampia diffusione della tv via cavo inoltre ha permesso, già dal 2010, un rapido upgrade del cavo coassiale alla versione DOCSIS 3.0. La strategia governativa, definita nel 2008 ma rivista nel 2014 e pubblicata sul sito della Commissione ormai un anno fa, stima in oltre 50 miliardi gli investimenti programmati nelle reti di comunicazione ultraveloci. Raul L. Katz, professore della Columbia Business University, in uno studio dedicato all’impatto del broadband nel lavoro e nell’economia tedesca, calcola 960mila nuovi posti di lavoro creati grazie agli investimenti per il raggiungimento degli obiettivi Comunitari. Tali investimenti, in gran parte privati, porteranno un aumento del PIL nazionale dello 0,60% annuo nel decennio 2010-2020, ove l’incremento è particolarmente concentrato nel prossimo quinquennio 2015-2020.

A differenza dell’Italia, la domanda di connettività

non sembra essere un problema: i cittadini e le imprese richiedono standard sempre più elevati rendendo la qualità del servizio di connettività offerto una discriminante fondamentale su cui si basa la competitività fra gli operatori. Il risultato è una crescita estremamente positiva nella diffusione delle infrastrutture abilitanti. Una dinamica molto diversa da quella italiana, dove solo poco più della metà dei cittadini e delle imprese richiede connettività di base e una percentuale – che gli operatori ritengono insufficiente – richiede connettività ultra veloce. Ecco perché in Germania il ruolo del pubblico è meno centrale rispetto all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi comunitari definiti con l’Agenda digitale europea.

Visitando il sito zukunftbreitband.de – letteralmente “la banda larga del futuro” – è chiaro come la Germania consideri cruciale l’ampia copertura del servizio internet ultra veloce per la crescita economica, del lavoro e della prosperità in generale. Questo è quanto descritto nell’infografica asciutta e sintetica del sito governativo tedesco – più precisamente del Ministero federale dell’economia – a cui si aggiunge un prospetto sul livello di copertura per ogni singolo Comune: un’informazione strategica proprio perché la disponibilità di ultrabroadband è considerata un criterio decisionale chiave nella scelta del luogo ove insediare le imprese.

La gestione politica federale si riflette anche nella strategia: il Ministero si impegna a elencare le soluzioni di connettività alternative nelle comunità escluse dal servizio a dare le linee guida, ovvero:

1Massimizzare le sinergie per la costruzione di infrastrutture (anche attraverso il broadband inventory map);

Next Generation Access (FTTP. VDSL and Docsis 3.0 Cable) coverage, 2013

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2Garantire un uso efficiente dello spettro eelettromagnetico favorevole alle tlc;

3Fornire un appropriato supporto finanziario.L’azione governativa si concentra soprattutto nelle aree rurali, 4/5 delle quali sono ancora escluse dal servizio ultraveloce e in cui abitano indicativamente il 20 - 25 per cento della popolazione. Per realizzare gli obiettivi comunitari, premesso che non è sulla domanda che il Governo tedesco deve intervenire ma sulla copertura, la strategia mira a stimolare cooperazioni virtuose e innovative sia lato offerta (operatori di rete) sia lato domanda (businesses che richiedono l’accesso alla rete) al fine di ridurre il rischio degli investimenti.La volontà di creare un ambiente investment-friendly si articola su due livelli: per i progetti più importanti – mediamente sopra i 100milioni di euro – interviene anche la Banca Europea per gli investimenti che, analogamente a quanto fa nel nostro Paese, eroga dei prestiti, tipicamente a 15 anni, con interessi più bassi delle altre banche. Per i progetti più piccoli, espressione delle singole autorità locali, la strategia tedesca si affida al nazionale Banksfor a cui abbina la garanzia statale, un soggetto più idoneo perché conoscendo meglio le specificità territoriali e le piccole e medie imprese coinvolte, può definire soluzioni finanziarie su misura e più capillarmente diffuse. Con questi programmi il Governo federale o i Länder, o entrambi, si assumono sino al 90 per cento del rischio di default dei progetti privati dedicati alla BUL.

4Assicurare un assetto regolamentare adeguato sia a livello nazionale sia Europeo. In questo la strategia tedesca è molto dura, criticando l’approccio comunitario che non supporta sufficientemente il rischio di investimento ed è troppo incerto per permettere agli operatori di pianificare gli investimenti nel lungo periodo.[…] La Germania è uno di quei Paesi a cui la Strategia Italiana deve guardare con particolare attenzione: un tessuto produttivo fatto di piccole e medie imprese e una densità demografica di poco superiore a quella italiana, ma un sistema di gestione delle politiche pubbliche altrettanto frammentato. Il nuovo sito di Infratel ha preso spunto da zukunftbreitband.de e, sfruttando il vantaggio di arrivare dopo, abbiamo cercato di fare anche meglio. Fondamentale però

sarà la capacità dimostrata dalla Germania di saper fare sistema.

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ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE

LA QUALITÀ DELLA BANDA ULTRA LARGA CHE CREA IL BISOGNO: IL CASO USA

I principali operatori mondiali adesso competono non tanto sui prezzi ma sulla velocità. Così avviene negli Stati Uniti, con le ultime battaglie promozionali. E così sarà anche in Italia, anche se ancora purtroppo la qualità incide poco nelle scelte dei consumatori

di Rossella Lehnus, Infratel Italia – Agendadigitale.eu 06-07-15

La competizione fra operatori si gioca sempre più sulla qualità del servizio offerto piuttosto che sui prezzi. Il dibattito è cambiato: non attende la domanda ma la stimola, crea il bisogno.

Un importante segnale di maturità per le telecomunicazioni, quale settore chiave per lo sviluppo economico del Paese, oggi pronto a investire nelle nuove reti ultraveloci.

La consultazione pubblica aperta da Infratel Italia su indicazione del Ministero dello sviluppo economico potrà rivelarci uno scenario molto diverso da quello con cui ci siamo presentati al mondo fino ad oggi registrando gli ultimi posti in classifica un po’ in tutti gli studi di settore.

Come già anticipato, questo potrebbe essere un anno decisivo per la fibra ottica in Italia sia per i piani pubblici avviati con la programmazione 2007/2013 che si concluderanno proprio quest’anno sia per i piani privati che dimostreranno una grande apertura verso la copertura estensiva a 30 mbps e verso un’infrastrutturazione più profonda oltre i 100 Mbps.

Se DESI ci ha già promosso e da ultimi ora siamo un gradino davanti alla Grecia, probabilmente dopo questa consultazione potremmo guadagnare ancora qualche posizione nel rating che misura la capillarità dell’infrastruttura più strategica per lo sviluppo economico.

Ricordiamo che l’indagine condotta da Infratel Italia riguarda la copertura del servizio di connettività e non è da confondere con un’analisi sulla qualità del servizio. Per questo ci sono analisi come “Ne.me.sys” in Italia realizzata dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con il supporto della Fondazione Ugo Bordoni o il programma “Measuring Broadband America” condotto dalla Federal Communication Commission (FCC).

La qualità tuttavia incide ancora troppo poco nelle

scelte dei consumatori ma è destinata ad aumentare diventando a breve il fattore principale anche superiore al prezzo. Questo gli operatori nazionali lo sanno bene, basta dare uno sguardo oltreoceano per osservare una stimolante, finanche irriverente, competizione fra gli operatori telefonici che si gioca di gran lunga più sulla qualità del servizio offerto, sulla velocità delle connessioni e sulla capillarità della copertura, piuttosto che sul prezzo.

L’America è tappezzata dalle provocazioni di Verizon che si prende gioco dei suoi concorrenti per attirare a sé i loro clienti facendo leva sulla frustrazione che si prova nell’avere un servizio che non riesce a stare dietro alla propria velocità. Verizon ha infatti adottato per tutta la sua compagna mediatica l’hashtag #neverSettle – mai accontentarsi – che risponde esattamente al sentimento diffuso dell’utente che fissa sconfortato la pagina caricarsi.

Una comunicazione senza fronzoli, senza immagini e colori che si ripropone ad esempio in ogni angolo di New York; cartelli luminosi – tutti sfondo bianco e scritte nere – con frasi come questa:

“In the city that never sleeps, does your network take lots of naps? #neverSettle”, o“Does your network ‘stream’ live games, or just ‘trickle’ them? #neverSettle”, o“Does your network talk a big game but play a small one?” o ancora“What does your network provide more quickly: data or regret? #neverSettle”,

Provocazioni che hanno dettato la linea della competizione fra gli operatori, definendone lo stile della comunicazione a cui poi tutti gli altri hanno dovuto adeguarsi. Provocazioni irriverenti che non possono non aspettarsi risposte altrettanto piccate. Ed ecco per esempio Tmobile, forte di aver vinto il primo posto nella classifica di Open Signal che gli ha riconosciuto la rete LTE più veloce negli Stati Uniti con una velocità media di download di 9.98Mbps, ovvero

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circa di 3.44Mbps più veloce di Verizon, 3.48Mbps di AT&T è più del doppio di Sprint. Lo stesso Open Signal che fotografa una situazione italiana di grande competizione, anche sul servizio LTE, dove TIM e Vodafone si rincorrono in tutte le città principali.

Forte di questo TMobile ha dichiarato guerra a Verizon. Uno scontro diretto su cui si fonda tutta la campagna di comunicazione a cominciare da “Set. Switch. Faster lte than Verizon in NYC”, o ancora “More data capacity per customer than Verizon”

Gli hashtag usati dalle due compagnie telefoniche fanno leva entrambi sulla necessità di investire in reti sempre più performanti dal #neverSettle di Verizon al #WeWontStop di T-mobile, lasciandoci intravedere un futuro non lontano di grande innovazione.

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ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE

ECCO PERCHÉ L’ALLEANZA OPERATIVA AGID-REGIONI È UNA SVOLTA

Da ora in avanti l’Agenzia per l’Italia Digitale e le Regioni Emilia Romagna, Lazio, Marche, Toscana e Umbria lavoreranno insieme intensificando ancora di più la collaborazione. Impegni condivisi per le azioni di sistema 2014-2020, diffusione delle competenze digitali, riuso 2.0 con il cloud e favorire l’apertura digitale

di Roberto Moriondo, Comitato di Indirizzo, Agenzia per l’Italia Digitale – 23 marzo 2015

La buona notizia è che cinque Regioni hanno deciso di mettersi a lavorare insieme per dare una decisa accelerazione all’attuazione dell’ecosistema digitale del Paese e per farlo in maniera più economica, efficiente, efficace e razionale.

Lo hanno fatto sottoscrivendo un protocollo di intesa – che vede coinvolta e firmataria anche l’AgID – il 23 marzo a Perugia nell’ambito della presentazione della Agenda Digitale della Regione Umbria.

Da ora in avanti le Regioni Emilia Romagna, Lazio, Marche, Toscana e Umbria lavoreranno insieme intensificando ancora di più la collaborazione comunque già attiva da tempo, vista la loro fattiva partecipazione alle iniziative ed ai progetti interregionali avviati e gestiti dal CISIS.

Sono molto contento di questa iniziativa – che è indiscutibilmente segno di intelligenza politica e tecnica – perché è uno dei primi passi concreti volti a superare l’inefficace modello del riuso e utile ad avviare un più razionale percorso di co-progettazione e di co-realizzazione di piattaforme e di servizi.

In passato abbiamo assistito a iniziative interessanti – cito ad esempio quella di Doqui, il sistema di gestione documentale che permette di organizzare, archiviare e condividere documenti in formato digitale – però questo accordo mi sembra di carattere e dimensione più strutturale, vede il coinvolgimento dell’AgID ed arriva in un momento cruciale, proprio quando si sta iniziando a dare finalmente attuazione ai Piani Nazionali per la Banda Ultra Larga e per la Crescita Digitale, il Patto per la Sanità Digitale sta prendendo forma, si è in attesa della presentazione ufficiale di Italia Login e in seno alla Conferenza delle Regioni sta per essere costituita la Commissione permanente in materia di digitale.

Ma vediamo nel dettaglio quali sono le finalità del Protocollo di Intesa e quali sono gli impegni che le Regioni e l’AgID si sono assunte con la sua

sottoscrizione.

L’accordo ha l’obiettivo di:

1Attuare iniziative dell’agenda digitale nell’ambito della programmazione 2014 -2020 con un percorso collaborativo che definisca tra le parti impegni condivisi per attuazione di azioni inter regionali di sistema, individuare e sviluppare soluzioni e prassi comuni, monitorare i risultati ottenuti per la crescita digitale;

2Promuovere la diffusione della cultura e delle competenze digitali nei territori regionali in un quadro che massimizzi i risultati e permetta di creare “comunità di pratica” sostenibili e di livello inter regionale, con particolare attenzione al tema delle competenze manageriali legate al digitale sia in ambito pubblico che privato (cosiddetta “e Leadership”);

3Sviluppare il ruolo delle regioni nell’ambito del cloud computing superando la logica obsoleta del riuso classico, in particolare il ruolo delle regioni come “cloud service broker” (CSB) per facilitare l’erogazione e l’integrazione dei servizi digitali nei propri territori, in raccordo con un quadro certo e condiviso a livello inter regionale, nazionale ed europeo, per realizzare un ecosistema digitale aperto allo sviluppo di servizi da parte dei soggetti privati in concorrenza a partire da implementazioni di riferimento (reference implementation) rilasciate come FLOSS (software liberamente riusabile);

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4Favorire con il digitale l’apertura (openness): open data (dati aperti), open source (codice aperto), open access (ricerca aperta) ed open gov (amministrazione aperta, semplificazione e trasparenza, partecipazione e collaborazione civica).

Per l’attuazione del Protocollo, le Regioni possono ricorrere alle proprie strutture, ad altri organismi regionali e società in house da essi controllate e possono svolgere in maniera congiunta bandi di finanziamento in cui una regione attua la stessa procedura a favore di beneficiari in territori di più regioni diverse nel rispetto della programmazione specifica del singolo territorio ma ricercando economie di scala e di scopo sia nella gestione della procedura che nella massimizzazione dei risultati finali.

Il Protocollo di intesa prevede anche un impegno, ove sia possibile e d’interesse, ad inserire nei contratti quadro o nei contratti di servizio che si andranno a stipulare, una clausola che specifichi che a tali contratti possono aderire gli altri sottoscrittori del protocollo, al fine di portare avanti progetti o gestioni in comune;

Da segnalare infine un auspicio all’allargamento dell’accordo di collaborazione con l’impegno a favorire l’ingresso di altre regioni.

Vediamo per ultimo quale ruolo e quali impegni sono stati ritagliati specificatamente per l’AgID.

L’Agenzia – che ha il compito di garantire la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda digitale italiana in coerenza con l’Agenda digitale europea e che contribuisce alla diffusione dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, allo scopo di favorire l’innovazione e la crescita economica, – si impegna a contribuire e supportare con la propria iniziativa “Unità territoriali di progetto” le attività previste nel documento delle Regioni “Agire le agende digitali per la crescita, nella programmazione 2014/2020” con particolare riferimento alle azioni Leader e si impegna inoltre a favorire e sviluppare, lo sviluppo di comunità di pratica interregionali che accompagnano la crescita digitale dei singoli territori.

Mi auguro un sollecito effetto emulazione.

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ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE

LE SINERGIE TRA ENERGIA E TLC PER LA BANDA ULTRA LARGA

È l’ultimo fronte della multi convergenza tra reti, servizi, contenuti. Operatori elettrici e telco dovranno interagire sempre più, si assisterà a offerte combinate da parte, per esempio, delle multiutilities (già oggi ce ne sono) e occorreranno piattaforme tecnologiche in grado di dialogare sempre più efficacemente

di Carlo Tagliaferri, Presidente di Selta – Agendadigitale.eu 16-06-2015

Una generazione fa, il mondo delle telecomunicazioni incominciava a vivere il passaggio che avrebbe condotto una rete fatta per la voce che trasportava i dati a una rete fatta per i dati che trasportava anche la voce. L’esempio più eclatante oggi è quello della rete 4G/LTE. Molti operatori che utilizzano questa rete mobile “IP nativa”, possono ora ospitare anche la fonia, grazie all’utilizzo della tecnologia Voice over LTE, mentre prima si servivano della rete 2/3G per il trasporto della voce.

Un’analoga trasformazione sembra profilarsi per i prossimi anni all’insegna di una convergenza generalizzata e a più livelli: servizi, infrastrutture, contenuti. Da una parte c’è la convergenza dei servizi fisso – mobile: sempre più operatori mobili si stanno orientando ad essere global supplier, quindi a fornire anche servizi su rete fissa, attraverso uno sviluppo organico o con acquisizioni e fusioni. Dall’altra c’è la convergenza delle applicazioni che, sempre più spesso, comunicano con varie tipologie di device anziché con l’utente finale: si tratta della comunicazione M2M. In questo caso la rete non trasmette solo elementi di “informazione” ma anche elementi di “interazione”, quindi controlli, comandi, automazione. In questo scenario, la sovrapposizione tra reti di comunicazione e reti elettriche diviene un elemento caratterizzante. Le conseguenze sono molteplici: operatori elettrici e telco dovranno interagire sempre più, si assisterà a offerte combinate da parte, per esempio, delle multiutilities (già oggi ce ne sono) e occorreranno piattaforme tecnologiche in grado di dialogare sempre più efficacemente. Non è un caso che, dal punto di vista dell’offerta, produttori come Selta abbiamo tra i loro clienti tanto soggetti del mondo delle reti elettriche quanto operatori di telecomunicazione.

L’impatto sul consumatoreCome spesso avviene, trasformazioni di questo genere hanno impatti diretti sul mercato di massa. Ad inizio Duemila, le reti dati avevano l’obiettivo di collegare i computer al Web. Dieci anni dopo, si

trattava di collegare il mondo audio-video e quello della mobilità degli smartphone. Oggi, una miriade di dispositivi con caratteristiche molto diversificate, ma accomunati dal fatto di disporre di un indirizzo IP, sta popolando le nostre case. Non si tratta più solo di scaricare video in alta risoluzione, ma anche di collegare telecamere di controllo in ogni stanza, prese intelligenti che possono accendere o spegnere un condizionatore, controllare e misurare i consumi di un altro apparecchio, sensori che segnalano intrusioni domestiche. E lo scenario popolato di elettrodomestici programmabili è alle porte.

Una trasformazione epocale sta investendo la rete elettrica, con conseguenze dirette sull’infrastruttura di comunicazione e controllo. Con un’avvertenza: se le innovazioni sopra descritte a livello domestico sono in definitiva un “nice to have”, quelle che riguardano la rete elettrica sono un “must have”. La causa, infatti, sta nella trasformazione d’identità della rete elettrica stessa. Il sempre più rilevante contributo delle fonti rinnovabili è la causa principale. Lo scenario corrispondente è quello di un ruolo sempre più sinergico tra infrastruttura elettrica e infrastruttura di comunicazioni. Le ragioni sono nel cambiamento qualitativo della prima e nelle nuove esigenze della seconda. La crescente attenzione che di questi tempi accompagna le scelte di investimento e le possibili collaborazioni “tra infrastrutture” oltre che “tra player” del mondo delle comunicazioni e dell’energia riflette un’oggettiva richiesta di convergenza, la quale riguarda non solo il lato end user, ma anche quello di sistema.

La svolta delle rinnovabiliSolo dieci anni fa, il contributo delle “nuove” fonti rinnovabili ai consumi elettrici complessivi, ovvero eolico e solare – accanto al 13% circa di fonti “storiche” come idroelettrico e geotermico – non superava il 2 per cento. Cinque anni fa era già al 6%. Oggi è al 16%, e l’Italia è tra i paesi Ocse quello con il maggior contributo del solare. Si tratta di una tendenza destinata a continuare perché a fronte di

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una riduzione dei contributi statali, si profila comunque un ulteriore miglioramento delle tecnologie e quindi dei rendimenti. Queste fonti hanno una caratteristica: quella di essere molto variabili in funzione delle condizioni meteo, oltre a contribuire ad una drastica trasformazione dell’architettura della rete elettrica, che diviene polverizzata dal punto di vista dei punti di generazione e bidirezionale dal punto di vista dei flussi. Con un numero di impianti collegati alla rete elettrica, che non è più dell’ordine delle migliaia ma del milione, lo stesso consumatore diviene anche produttore (prosumer) in misura temporalmente variabile. Il problema della rete elettrica diventa quindi quello di garantire un costante equilibrio, in presenza di impianti che dipendono sempre meno da una generazione prevedibile e programmabile e sempre più da fattori esogeni sul fronte della generazione. Con un contributo “a due cifre” di fonti così imprevedibili, diviene pertanto sempre più rilevante un costante monitoraggio delle condizioni di funzionamento della rete e un interscambio di informazioni, principalmente al livello della rete a media tensione (tipicamente 1 – 30 kV), che è quella dove convergono i maggiori impianti di energie rinnovabili.

Gli scenari che si aprono sono di una totale sinergia. Sul fronte “end user” avremo reti di comunicazione che sempre più saranno impiegate per gestire il funzionamento di reti di controllo e automazione domestiche, a loro volta spesso basate su un flusso dati locale che passa per la rete elettrica di casa. Sul fronte “sistema” avremo un passaggio dai pochi dati utilizzati dai tradizionali sistemi di automazione locale (es. l’automazione di cabina) ad un fitto interscambio legato ad un’automazione estesa, in prospettiva fino al più piccolo punto di generazione nella rete. Allo stato attuale delle tecnologie, lo scenario più plausibile resta quello di una collaborazione tra reti diverse ma cooperanti. La tecnologia della trasmissione a onde convogliate (PLC), che la stessa Selta da decenni utilizza con successo sugli elettrodotti, per cui è stata uno dei precursori nell’introduzione della tecnica digitale, ben si adatta ad applicazioni punto a punto, anche su rilevanti distanze ma a velocità ridotta, oppure nei brevi spazi della rete domestica; l’esperienza ha dimostrato come non sia applicabile con successo su reti complesse con centinaia di utenti che accedono, ciascuno con una pluralità di sistemi, nel tipico ambito urbano. Comunicazione ed energia sono destinate quindi a collaborare, ma restando su piani diversi.

L’esempio dell’auto intelligenteIn un certo senso, è possibile tracciare un’analogia anche con quanto sta avvenendo per esempio con l’automobile, dove la tecnologia digitale è la maggiore innovazione che interessa già oggi il settore, in attesa

degli ulteriori futuribili ma sempre più concreti scenari della “autonomous car”. Sempre più funzionalità sono sottoposte al sistema di controllo di bordo, dalla misurazione della pressione degli pneumatici così da individuare tempestivamente una possibile foratura, alla rilevazione istantanea dei consumi legata allo stile di guida. Nello stesso tempo, il sistema digitale di bordo non si limita a sovrintendere gli aspetti di confort ed entertainment, ma entra nella gestione degli organi meccanici.

Le sinergie tra il sistema di comunicazione e quello elettrico sono evidenziate anche dalla presenza di un’architettura di rete per molti aspetti simile, basata su una distinzione gerarchica tra uno “strato” di trasporto / trasmissione e uno di accesso / distribuzione. Il “last mile” elettrico tanto quanto quello di comunicazione è caratterizzato dal collegamento dell’utenza finale con un numero di “nodi” nell’ordine del centinaio di migliaia. Nel caso dell’elettrico, le cabine secondarie di distribuzione (oltre 400 mila) sono per il vero all’incirca tre volte più numerose di quelle (gli armadi di distribuzione) della rete di comunicazione, ma è fortemente probabile che queste ultime possano divenire più numerose in virtù di un’ulteriore riduzione della distanza e quindi del numero di utenti serviti. In prospettiva, pertanto, potremo attenderci un potenziamento della capacità di comunicazione a livello di cabine secondarie (dove Selta è stata in questi anni il maggior fornitore dei sistemi di controllo), che oggi utilizzano ancora largamente come infrastruttura di comunicazione la rete mobile, mentre la vicinanza tra i nodi delle due reti potrà essere sfruttata per portare sia comunicazione sia energia.

Gli scenari sono quanto mai fluidi soprattutto sul fronte delle applicazioni domestiche e del mercato di massa. Il cloud sta diventando ulteriore elemento di confronto, perché una serie di servizi orientati al consumatore e alla domotica stanno oggi sempre più passando in gestione ai nuovi soggetti: i cloud provider. Non solo i file e le fotografie sono sempre più spesso archiviati in data center esterni, ma anche applicazioni come la videosorveglianza, la videocomunicazione, il controllo ambientale, la gestione di singoli punti elettrici (“smart plug”) sono oggetto di attività nel cloud. Per gli operatori elettrici e per quelli di comunicazione possono essere delle chance in più.