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Coniugando la gioia del Vangelo con la vita di tutti i giorni Animazione Missionaria SDB - FMA Esperienza estiva 2014

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Coniugando la gioiadel Vangelo

con la vita di tutti i giorni

Animazione Missionaria SDB - FMA

Esperienza estiv

a 2014

A cura di: Emma Colombatti

Ciao! Eccoti pronto per una nuova esperienza, un’esperienza che ti porterà in una terra lontana per posizione geografica, lingua, cultura...sicuramente sarà un’esperienza nuova, diversa da qualsiasi altra cosa tu abbia già vissuto: ti dovrai confrontare con altri modi di vivere, di pen-sare, di mangiare; ma soprattutto ti confronterai con te stesso, riflettendo sui tuoi valori, sui tuoi comportamenti, sui tuoi sentimenti.

Insieme alle persone che saranno con te, cercherai di capire come po-

ter essere un vero cristiano oggi sia nel cuore che nelle azioni. Per questo motivo ti proponiamo un cammino di riflessione che ti porterà a conoscere “la gioia del Vangelo”.

Partendo dalle riflessioni di Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium il sussidio si propone di aiutarti a riflet-tere sul fatto che vivere il vangelo nel concreto, seguendo con gioia gli insegnamenti di Gesù, permette di aprire il proprio cuore ai poveri vin-cendo l’egoismo personale.

Nella stessa ottica, cercando quindi la preziosità di quanto Gesù ha vo-luto regalarci attraverso la sua vita e le sue opere, imparerai a conoscere

Don Bosco, con alcuni elementi della sua spiritualità e del suo metodo educativo e questo ti guiderà alla scoperta di tanti atteggiamenti

concreti per mettere in pratica le parole di Gesù anche con un’analisi comparata fra la promozione dei diritti umani che Don Bosco stesso ha portato avanti con i giovani di Valdocco e la realtà di oggi per farci capire quanto davvero lui sia stato un precursore nella promozione e difesa dei diritti umani di bambini e ragazzi.

Ogni giorno troverai:

1. Papa Francesco... nell’Evangelii Gaudium aiuterà a capire come concretizzare gli insegnamenti di Gesù.

2. Riflettendo… alcuni commenti, domande, dubbi per aiutare la riflessione personale e di gruppo sulla base degli stimoli lanciati da Papa Francesco.

3. Parola chiave… una parola o una frase per sintetizzare la rifles-sione e custodirla durante la giornata.

4. Conoscendo don Bosco... alcuni tratti della sua spiri-tualità missionaria e del suo modo di intendere la carità per comprendere veramente l’essenza stessa della sua persona.

5. I diritti umani secondo Don Bosco... dalle “Memorie dell’Oratorio di San Francesco di Sales” emergono chiaramente i diritti umani che lui promuoveva e proteggeva. Oggi, questi stessi diritti, ven-gono riconosciuti nelle principali dichiarazioni internazionali che sono la base del diritto internazionale dei diritti umani.

6. Preghiera… una preghiera per riflettere e pregare sulle questioni affrontate durante la riflessione quotidiana.

7. Impegno quotidiano… un compromesso con te stesso per iniziare a concretizzare le parole d’amore di Gesù.

8. Spazio personale... alcune righe per scrivere piccoli pen-sieri

Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individua-lista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca

E’ proprio vero... quante volte anche io mi sono accorto che ho messo le mie esigenze al primo posto, quante vol-te ho preferito sbagliare pur sapendo che non era giusto comportarmi cosi’ perche’ avrei fatto soffrire qualcuno.... e dopo ogni volta ero triste e consapevole che mancava qualche cosa alla mia vita. ma spesso la consapevolezza non cambia il nostro agire, spesso dobbiamo toccare il fon-do della nostra coscienza per poter risalire e fare spazio anche agli altri.

Papa francesco ha ragione: ascoltare di piu’ gli insegnamenti di dio puo solo rendere migliore

la nostra vita!

malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita in-teriore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi ca-dono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto.

Riflettendo

FrancescoTutto ciò che vogliamo sapere sullo “spi-rito salesiano” lo troviamo incarnato in Don Bosco. Egli è il modello, il padre il maestro. Tutti abbiamo bisogno di perso-ne su cui modellare la vita. Per noi egli è la via alla pienezza umana e alla fedele sequela di Gesù. Anche se le circostanze storiche nelle quali viviamo sono molto diverse dalle sue, la sua immagine e il suo progetto continuano ad essere di una vibrante attualità.Fu veramente un padre per tanti ragazzi che non avevano nella vita nessuno cui aggrapparsi, e sperimentare la paternità di Dio. Lo fu per i Salesiani che accanto a lui hanno scoperto il senso dell’esisten-za, e come lui hanno imparato a viverla donandosi ai giovani. Continua ad esserlo ora che lo vediamo impareggiabile padre di una grande famiglia spirituale.Se la paternità di Don Bosco evoca la paternità divina, la sua immagine di ma-estro ricorda alcuni tratti del Maestro Divino che è stato la sua guida dal so-gno dei nove anni in poi. Ha imparato da lui il linguaggio da usare con i giovani: “Non con le percosse, ma con la bontà”. Soltanto così potranno essi sperimentare l’amore di Dio. Si sa che Don Bosco ha approfondito questo aspetto, fino al pun-to di scoprire che “non basta amare, è necessario che i giovani si sentano ama-ti”. Non è forse un colpo di genio definire l’educazione “una questione di cuore”?“Noi lo consideriamo “padre e maestro”... ma anche i giovani, in particolare quelli più bisognosi di sperimentare la bontà di Dio, insieme a tutti coloro che hanno la missione di educarli: genitori, maestri, educatori, pastori... don Pascual Chavez

Conoscendo don Bosco

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Diritto ad una formazione integrale

racconta don Bosco:“Finita la messa, mi spostavo per spiegare il Vangelo…dopo la preghiera iniziava la scuola fino a mezzogiorno. All’una di pomeriggio iniziava la ricrea-zione. Alle due e mezza c’era il catechismo e poi tempo libero, durante il quale ognuno si occu-pava come meglio voleva: lettu-ra, canto, gioco,…”.

dicono i documenti internazionali: Articolo 27 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e so-ciale”;

Articolo 29 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità:a) favorire lo sviluppo della per-sonalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità;

1°Giornata

Parola chiave

FARE SPAZIO nel nostro cuore

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Signore Gesù,se mi guardo dentro con sinceritàdevo ammettere che il mio cuore

non è puro come tu lo vuoi.Spesso è inquinato dalle acque torbide

del mio egoismo,della ricerca del piacere,

assetato di « avere » e poco disposto a « dare ».

Ogni giorno devo ingaggiare una lottatra le forze del bene e quelle del male

che abitano il mio cuoree devo ammettere che, a volte, a prevalere è la resa al male.

La tua Parola fa verità dentro di meed e l’unica che può guarirmi.Fa’ che io possa accoglierla

con docilitàperché nelle relazioni con gli altri,

negli impegni di ogni giornopossa guardare ogni cosa

con occhi limpidi e trasparenti,rispettosi del dono che l’altro è per me.

Donami il coraggio di essere diversosenza assecondare i miei istinti

peggiori e senza adeguarmi alla moda del «tutti lo fanno ».

So che questo non è facile e richiedeimpegno costante e vigilanza,

ma so anche che questa è l ‘unica strada che può rendermi

veramente libero e felice.Amen.

Preghiamo

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2°Giornata

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mi prendo cura di una persona

Impegno quotidiano

Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si tro-vi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi

ogni giorno sono sempre pieno di impegni e con difficoltà riesco a confrontarmi con la parola di Dio, la sera arrivo stanco e solo con la voglia di buttarmi sul divano e guar-dare la televisione. mi ricordo, invece, che quando ero alle superiori e frequentavo il gruppo sembrava tutto più sem-plice: al venerdì c’era la riunione che mi dava la forza per l’intera settimana successiva e riuscivo a pregare un poco ogni giorno. Non capisco perchè oggi non riesco più a de-dicare un pò del mio tempo al signore... eppure lo so che le difficoltà che incontro ogni giorno ascquistano un peso

diverso se le condivido con gesù

incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore». Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: «Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuo-vo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici».

Riflettendo

Francesco

Parola chiave

Incontro personale con Gesù

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Don Bosco si offre ancora come model-lo di padre con tutta l’amorevolezza del Sistema Preventivo e la propositività del “Da mihi animas”, sapendo che i giovani hanno bisogno in primo luogo di amore, ma che ciò si traduce nell’educazione, in modo che possano maturare e affronta-re con successo la vita che si presenta sempre più competitiva.Avere Don Bosco come padre e maestro comporta conservare il dono di Dio. La-sciare che sia lui a guidare la nostra vita, sforzarci perché la sua esperienza spiri-tuale guidi la nostra ci farà vivere sotto il comando della grazia divina, sperimen-tando l’azione di Dio in noi. Chi abita nella casa di Don Bosco, chi impara alla sua scuola, vive il dono di Dio e saprà come ringraziare. Dio ha proposto alle sue creature un cammino di forte impe-gno per sperimentare la sua vicinanza, e fare esperienza della sua benevolenza; accettare il magistero di Don Bosco, la sua paternità, è il modo salesiano di sen-tirsi tra le braccia di Dio. Qui si radica la capacità di allegria, tipica del metodo salesiano, di realizzare la santità.Riconoscere in Don Bosco un dono di Dio obbliga a considerarlo strumento e mezzo per la nostra esperienza di Dio, impone di apprezzarlo maggiormente e di conoscerlo meglio, di prendere sul serio il suo insegnamento e vivere con radica-lità la sua paternità.

don Pascual Chavez

Conoscendo don Bosco

Signore Gesù,stare dalla tua parte richiede sempre

un prezzo,perché non tutti accettano l

a rivoluzione dell’amoreche tu sei venuto a portare.

A volte l’amore crea strani nemici,non sempre è capito e accolto,

anzi, spesso è male interpretato e rifiutato,soprattutto quando tocca interessi personali

e mette in discussione comportamenti ingiusti.

E’ successo a quanti hanno preso sul serio il Vangelo

e succede ancora oggi a tanti uomini e donne che in ogni angolo

della terra lottano per un mondo più giusto.Devo ammettere, però, che, a volte, io non ho lo stesso coraggio di essere

un vero testimone del tuo amore,che non sempre sono disposto

a mettermi in giocoper difendere i diritti dei più deboli,

di impegnarmi a costruire un mondo più giusto

nonostante gli ostacoli e le resistenze che si frappongono.

Aiutami a diventare come il seme che muoreper portare frutto e per far rifiorire la vita,

perché la gioia che alla fine si provaè molto più grande del prezzo da pagare.

Amen.

Preghiamo

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dedico una parte della mia giornata

alla preghiera personale

Impegno quotidiano

Diritto di essere con-siderato in base alla propria età, maturità

e formazioneracconta don Bosco:“Non utilizzare il linguaggio e il modo dei classici di sviluppa-re un tema, parlare in dialetto quando è possibile, o anche in italiano, ma popolarmente, po-polarmente, popolarmente. In-vece di ragionamenti, si usino esempi, comparazioni, favole semplici e pratiche”.

dicono i documenti internazionali:Articolo 12 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discer-nimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considera-zione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità”

Articolo 1 – Dichiarazione Uni-versale dei Diritti Umani“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e dirit-ti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”

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Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua. Però riconosco che la gioia non si vive allo stes-so modo in tutte la tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come

non è facile trovare la pace in questo periodo di grande difficoltà economica, è vero che i soldi non danno la feli-cità, ma dover sempre stare attento ad ogni minima cosa, il non poter fare quello che vorrei... alla fine è snervante...lo so che molte persone vivono in situazioni peggiori del-la mia, ma spesso ripetermi questo non mi aiuta e non mi fa stare meglio. capisco le parole di papa francesco e capisco che reagire con coraggio e con gioia alle difficoltà della vita è

l’unico modo per non soccombere, ma allo stesso tempo so che questo non mi basta

adesso, come potrebbe??

uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto. Capisco le persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devono patire, però poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi, come una segreta ma ferma fiducia, anche in mezzo alle peggiori angustie: «Sono rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere … Questo intendo richiamare al mio cuore, e per questo voglio riprendere speranza. Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericor-die. Si rinnovano ogni mattina, grande è la sua fedeltà … È bene aspet-tare in silenzio la salvezza del Signore»(Lam 3,17.21-23.26).

Riflettendo

FrancescoFu un uomo pratico Don Bosco, radi-cato sulla terra… Eppure non ha mai abbandonato il cielo! Scoprendo così per i suoi figli un modo nuovo e originale di diventare santi“Don Bosco fu l’uomo di Dio nell’epoca moderna, così come Elia lo fu nel suo tempo. Questa è la qualifica che gli si confà” (W. Nigg). Anche se può sembra-re un’esagerazione, questo giudizio di un biografo del Santo, protestante per di più, coincide con l’immagine che di Don Bosco conserva la tradizione salesiana: “profondamente uomo di Dio, ricolmo di doni dello Spirito Santo, viveva come se vedesse l’Invisibile” (Cost. 21).Con ciò rimane fissato il mistero perso-nale di Don Bosco, la radice ultima della sua attività prodigiosa e la miglior defi-nizione della sua sorprendente santità: “In Don Bosco, a differenza di altri santi, l’umano non era scomparso, assorbito dal divino, piuttosto aveva conservato il suo peso specifico, la sua autonomia relati-va” (C. Colli). Dotato di un temperamento pratico e con l’innato realismo della gen-te di campagna, era naturalmente incline all’attività, e veramente “sarebbe difficile trovare un altro santo che, nella misura di Don Bosco, abbia coniugato e fatto coniugare il verbo lavorare” (E. Ceria). Lavorare instancabilmente era per lui il modo di collaborare con Dio alla salvez-za della gioventù, il compito della vita: “Il Signore mi ha mandato per i giovani – lasciò scritto – perciò bisogna che mi risparmi nelle altre cose estranee” (MB 7, 291). don Pascual Chavez

Conoscendo don Bosco3°Giornata

Parola chiave

Sono infinitamente amato

Diritto all ’assistenzaracconta don Bosco:“Constatai che i ragazzi che ri-cevono punizioni, se incontrano una mano amorosa che si pren-da cura di loro, li assista duran-te le domeniche, cerchi loro un impiego con buoni padroni e li visiti ogni tanto durante la set-timana, questi ragazzi iniziano una vita onorata, dimenticano il passato, diventano buoni cri-stiani e onesti cittadini. Questa è l’origine del nostro Oratorio”

dicono i documenti internazionali:Articolo 3 - Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti si impegnano ad assicurare al fanciullo la prote-zione e le cure necessarie al suo benessere”

Articolo 26 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti riconoscono a ogni fanciullo il diritto di bene-ficiare della sicurezza sociale, compresa la previdenza sociale, e adottano le misure necessarie per garantire una completa at-tuazione di questo diritto in con-formità con la loro legislazione nazionale”

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Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,i capelli diventano bianchi,

i giorni si trasformano in anni.Però ciò che è importante non cambia;

la tua forza e la tua convinzione non hanno età.

Il tuo spirito e` la colla di qualsiasi tela di ragno.

Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.

Dietro ogni successo c`e` un`altra delusione.Fino a quando sei viva, sentiti viva.

Se ti manca cio` che facevi, torna a farlo. Non vivere di foto ingiallite...

insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.

Non lasciare che si arruginisca il ferro che c’è in te.

Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.

Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.

Quando non potrai camminare veloce, cammina.

Quando non potrai camminare, usa il bastone.

Pero` non trattenerti mai!

Madre Teresa di Calcutta

Preghiamo4°Giornata

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riverso su qualcuno tutto l’amore che sento nel

mio cuore

Impegno quotidiano

Posso dire che le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone molto po-vere che hanno poco a cui aggrapparsi. Ricordo anche la gio-

L’ho sperimentato anche io quello che dice papa Francesco: ho visto la gioia negli occhi delle persone povere... me lo sono sempre chiesto: ma come è possibile questo?? come è pos-sibile che persone che non hanno niente riescano ad essere più serene rispetto a noi che abbiamo molto di più? non è certo una domanda semplice perchè va contro ogni no-stra logica... ma spesso la nostra logica non è quella che ci porta verso la felicità. quante volte infatti mi sono accor-to che quando volevo tanto una cosa, anche se non scritta nel progetto di dio per me, alla fine non la raggiungevo mai.. sarà per il nostro diverso

rapporto con la vita, sarà il nostro diverso rapporto con la fede, ma davvero sembriamo

più tristi dei poveri!

ia genuina di coloro che, anche in mezzo a grandi impegni professionali, hanno saputo conservare un cuore credente, generoso e semplice. In varie maniere, queste gioie attingono alla fonte dell’amore sempre più grande di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo. Non mi stancherò di ripetere quelle parole di Benedetto XVI che ci conducono al centro del Vangelo: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva».

Riflettendo

Francesco

Parola chiave

Le gioie vere nascono dall’amore di Gesù

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Egli viveva sotto quella “pressione” divina che caratterizza la vita di ogni invia-to, di ogni profeta, una tensione che lo obbligherà a mettersi al servizio dei giovani “finché mi rimarrà un fil di vita” (MB 18, 457). “Il segreto di tutto questo sorprendente lavoro, della straordinaria espansione e del successo inimmagina-bile della sua opera, sta precisamente in quella costante unione con Dio, mai interrotta, che convertì la sua vita in una preghiera continua” (Pio XI). Don Bosco sapeva stare davanti a Dio quando era attorniato da giovani, e seppe incontra-re Dio tra i giovani ai quali era stato destinato: “mistico attivo, coglie e spe-rimenta Dio, non solo in certi momenti della preghiera esplicita, ma nell’esercizio stesso dell’azione apostolica; lo tocca e lo sente mentre partecipa e collabora all’attuazione del suo disegno salvifico” (P. Brocardo).Se Giovanni Paolo II dice che “è nella «fe-rialità» che Dio ci chiama a raggiungere la maturità della vita spirituale che con-siste proprio nel vivere in modo straordi-nario le cose ordinarie”, si deve afferma-re che Don Bosco è un esempio perfetto. Egli infatti ha avuto la rara capacità di “scoprire Dio nella realtà quotidiana”, di parlare con lui parlando coi suoi giovani, così da vivere costantemente in una pro-fonda unione col Padre, convertirsi in un vero contemplativo nell’azione.

don Pascual Chavez

Conoscendo don Bosco

Sono così soloin questo mondo sconosciuto,

così lontano da mia moglie e dai miei bambini!

Passo il tempoa pormi delle domande;

mi domando se sono perduto,dimenticato dal mio Creatore,

condannato a vivere tra i demoni del mondo.0 figli miei, se solo potessimo

darvi un buon esempio!Se avessi ali potrei volare

e ritornare a casa a riposareall’ombra del mio peroe dimenticare tutto ciò

che ho sopportatonella mia vita.

La mia vita è in rovina,le lacrime e il sudore,

persino la vocenon mi saranno d’aiuto:io sono un essere umano,ma la mia vita solitaria

mi ha trasformatoin una bestia.O paese mio!

Non ti dimenticherò mai.Se solo gli dèi dei miei padri

e la terra potessero udireil mio grido solitario!

(minatore del Lesotho)

Preghiamo

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provo a rendere più gioiosa la vita

di coloro che mi stanno accanto

Impegno quotidiano

Responsabilità personale

racconta don Bosco:“Ma dove trovare tanti profes-sori quanti ne servivano? Per risolvere il problema iniziai a preparare un certo numero di giovani di città. Insegnavo loro, senza chiedere un compenso, …con l’obbligo però di venire ad aiutarmi durante le lezioni do-menicali e notturne con gli altri ragazzi. I miei piccoli professo-ri, 8 o 10 in questo momento, continuavano ad aumentare”

dicono i documenti internazionali:Articolo 29 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità:d) preparare il fanciullo ad as-sumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i po-poli e gruppi etnici, nazionali e religiosi e delle persone di ori-gine autoctona;

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Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza au-tentica di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce mag-giore sensibilità davanti alle necessità degli altri. Comunicandolo,

questa è un’altra di quelle cose contro la logica comune: se io dono la mia vita dovrei perdere qualche cosa di me e invece è proprio vero il contrario. Se dono il mio amore, il mio tempo, le mie risorse a chi ne ha bisogno mi sento deci-samente meglio! perchè questo? perchè so che sto facendo felici altre persone, perchè so che questo è ciò che mi viene richiesto quando gesù mi ha detto “ama il prossimo tuo come te stesso”. perchè altrimenti

che cosa potrebbe voler dire concretamente???

il bene attecchisce e si sviluppa. Per questo, chi desidera vivere con dignità e pienezza non ha altra strada che riconoscere l’altro e cercare il suo bene. Non dovrebbero meravigliarci allora alcune espressioni di san Paolo: «L’amore del Cristo ci possiede» (2 Cor 5,14); «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16).La proposta è vivere ad un livello superiore, però non con minore intensità: «La vita si rafforza donandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio. Di fatto, coloro che sfruttano di più le possibilità della vita sono quelli che lasciano la riva sicura e si appassionano alla missione di comunicare la vita agli altri». Quando la Chiesa chiama all’impegno evangelizzatore, non fa altro che indicare ai cristiani il vero dinamismo della realizzazione personale: «Qui scopriamo un’altra legge profonda della realtà: la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri. La missione, alla fin fine, è questo».

Riflettendo

FrancescoUna caratteristica peculiare di Don Bosco: era un santo come tanti altri santi, e… un sognatore come pochi altri. Sognare è una forma di credere. I sogni di Don Bosco come rivelazioni di eventi. Sogni per costruire l’avvenire, dunque premoni-tori. Sogni in funzione della salvezza dei giovani.Don Bosco “si caratterizza tra i santi an-che per essere stato un santo sognatore” (E. Viganò). Chi si avvicina alla figura sto-rica del santo dei giovani rimane sorpre-so dalla quantità di sogni che lo hanno accompagnato durante tutta la vita, e dall’importanza che lui stesso concedeva loro.Sognare era per Don Bosco, senza dub-bio, un’altra forma di credere, un modo nuovo di vivere “come se vedesse l’Invi-sibile”. Il santo “era totalmente aperto al soprannaturale e la sua comunicazione con quel mondo si manifestava partico-larmente nei sogni” (W. Nigg); questi era-no il ponte naturale con cui si mantene-va aperto al trascendente, il suo modo di liberarsi dalla realtà per sottomettersi al progetto salvifico di Dio. “I sogni di Don Bosco non contenevano vaghi o sibillini presagi, ma rivelazioni chiare e precise di eventi nascosti nelle profondità del futuro” (E. Ceria). Come buon credente, sapeva che la fede è “la prova delle cose che non si vedono ancora” (Eb 11,1); sognare fu il modo, tutto suo, di cre-dersi oggetto di un mandato divino che lo motivava a creare quanto aveva visto solo in sogno.

don Pascual Chavez

Conoscendo don Bosco5°Giornata

Parola chiave

La vita si rafforza donandola

Dovere di impegno sociale e individuale

racconta don Bosco:“Anche se il mio obiettivo era ac-cogliere solamente i giovani che vivevano in situazioni di pericolo, in modo particolare coloro che uscivano dalle carceri, tuttavia, per avere una solida base su cui fondare il mio sistema educativo invitai alcuni giovani di buona condotta e già istruiti. Loro mi aiutavano a tenere l’ordine…”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 18 – Dichiarazione ONU sui Difensori dei Diritti Umani“Tutti hanno doveri verso e all’interno della comunità, nella quale soltanto il libero e pieno sviluppo della loro personalità è possibile.

Articolo 31 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti rispettano e favo-riscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incorag-giano l’organizzazione, in con-dizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali”

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Signore Gesù,il nostro mondo è ancora pieno

di tante ingiustizieche generano sempre

nuove situazioni di povertàAbbagliati come siamo dalla logica del profitto

anche noti ne siamo coinvolti in prima persona.

Insegnaci a condividere le risorse e i beni di cui disponiamo,

che prima di essere una nostra conquistasono un dono tuo.

Aiutaci a costruire una societàin cui a ognuno vengano riconosciuti

i suoi diritti fondamentalie in cui ognuno possa vivere

una vita dignitosa.Ma aiutaci soprattutto a fidarci di te

Perché senza il tuo aiutoil sogno di un mondo più vivibile

non è realizzabilee rischia di rimanere una pura Utopia.

Liberaci dal nostro egoismoe dalla nostra autosufficienza

perché solo con te possiamo riuscirein questa difficile impresa.

Amen

Preghiamo6°Giornata

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compio una bella azione nei confronti di un’altra persona

Impegno quotidiano

La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei disce-poli è una gioia missionaria. La sperimentano i settantadue di-scepoli, che tornano dalla missione pieni di gioia (cfr Lc 10,17). La vive Gesù, che esulta di gioia nello Spirito Santo e loda il Padre

“Non saremo noi a raccogliere i frutti di quello che stia-mo facendo oggi”... ho sentito e ho detto più volte questa espressione ad indicare che ciò che spinge le nostre belle azioni non è la “gloria” del momento, ma la gioia di sapere che anche se in fututo, anche se quando non saremo più presenti, le persone che abbiamo incontrato, le persone che abbiamo aiutato faranno tesoro

della nosrta condivisione.

perché la sua rivelazione raggiunge i poveri e i più piccoli (cfr Lc 10,21). La sentono pieni di ammirazione i primi che si convertono nell’ascoltare la predi-cazione degli Apostoli «ciascuno nella propria lingua» (At 2,6) a Pentecoste. Questa gioia è un segno che il Vangelo è stato annunciato e sta dando frutto. Ma ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del cammina-re e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre. Il Signore dice: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!» (Mc1,38). Quando la semente è stata seminata in un luogo, non si trattiene più là per spiegare meglio o per fare segni ulteriori, bensì lo Spirito lo conduce a partire verso altri villaggi.La Parola ha in sé una potenzialità che non possiamo prevedere. Il Vangelo par-la di un seme che, una volta seminato, cresce da sé anche quando l’agricoltore dorme (cfr Mc 4,26-29). La Chiesa deve accettare questa libertà inafferrabile della Parola, che è efficace a suo modo, e in forme molto diverse, tali da sfuggire spesso le nostre previsioni e rompere i nostri schemi.

Riflettendo

Francesco

Parola chiave

Uscire da sé

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Don Bosco ebbe la certezza di chi sa contare già su ciò che è ancora nascosto, l’evidenza di chi sa presen-tire ciò che è ancora avvenire in Dio: “vedeva nella mente cose che per lui erano già un fatto” (W. Nigg). Ed è che il credente può assicurare la realtà di ciò che non vede ancora, se gli è stato già promesso; la sua fede non crea realtà inesistenti, che sa-rebbero pure illusioni, poiché si fonda sulla realtà invisibile di un Dio che promette, un Dio che si è impegnato a creargli un avvenire nella misura non già del bisogno del credente, ma dell’immaginazione di Dio. La realtà di quanto si sogna non dipende dal-la sua visibilità, ma dalla voglia che Dio ha di inventarla. Don Bosco ha visto in sogno, anticipato, il progetto concreto che Dio gli aveva preparato; sognando si azzardò a immaginare l’avvenire e ad accettare la sfida di trasformarlo in realtà.

don Pascual Chavez

Conoscendo don Bosco

Padre,tu ci ha creati neri.

Ora il colore della pelleche ci hai dato

è diventato la causadella nostra miseria.

In alcune parti di questobel continente,

gli uomini vengono disprezzati .a motivo del colore della loro pelle.

Ma nonostante tuttoviviamo nella speranza,

poiché, attraverso il tuo figlio Gesù di Nazareth,

ci hai mostrato la stradache conduce alla creazione

di un uomo nuovo.Un uomo che non vivrà più

nella miseria.Padre,

rendici forti attraversoil nostro impegno

per l’uguaglianza e la giustiziafra le razze

e capaci di creare il Regnoche tu ci hai promesso.

Amen.

Preghiamo

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gioisco di quanto

mi succede

Impegno quotidiano

Diritto ad un ambiente sano e favorevole alla crescita umana

racconta don bosco:“Coraggio, miei figli, abbiamo un Oratorio più stabile che nel passato, avremo una chiesa, sa-crestia, sale per la scuola, luo-ghi per il divertimento”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 20 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Ogni fanciullo il quale è tem-poraneamente o definitivamente privato del suo ambiente fami-liare oppure che non può esse-re lasciato in tale ambiente nel suo proprio interesse, ha diritto a una protezione e ad aiuti spe-ciali dello Stato.Gli Stati parti prevedono per questo fanciullo una protezione sostitutiva, in conformità con la loro legislazione nazionale.Tale protezione sostitutiva può in particolare concretizzarsi per mezzo dell’affidamento familia-re, della kafalah di diritto isla-mico, dell’adozione o, in caso di necessità, del collocamento in adeguati istituti per l’infanzia.

20

La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni

Gesù non ci chiede la luna quando con il discorso della montagna ci da le indicazioni per una vita più felice al ser-vizio dei fratelli perchè lui sa che la nostra felicità è la gio-ia di coloro che condividono con noi la vita nelle piccole azioni quotidiane vissute con fedeltà al suo amore e con la coerenza di chi non si piega di fronte alle ingiustizie. Certo, non è facile essere sempre sé stessi in un mondo dove la maggioranza delle persone sceglie l’alternativa più semplice, ma sicuramente è solo

questo che ci fa essere dei suoi degni discepoli.

lamentose né allarmiste. Trova il modo per far sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparente-mente siano imperfetti o incompiuti. Il discepolo sa offrire la vita in-tera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice. Infine, la comunità evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esi-genza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi.

Riflettendo

FrancescoTutti i sogni di Don Bosco sono, in definitiva, un unico grande sogno: quello dei nove anni; tutti, come quel primo, hanno avuto per “oggetto uno stesso tema, modulato con variazioni diverse: la salvezza della gioventù” (W. Nigg). Che tale fosse il tema dei suoi sogni non può meravigliare chi am-mette che quella era l’unica ragione della sua vita. Del resto le sue stes-se parole lo confermano: “Chiamateli sogni, chiamateli parabole, date loro qualsivoglia altro nome che vi garbi, io sono sicuro che, raccontati, faran-no del bene” (MB I,256).Siamo figli di un santo sognatore e realizzatore dei propri sogni. Per que-sto siamo chiamati a coltivare ancora sogni apostolici e a rafforzare la no-stra immaginazione per trasformarli in realtà nella missione che realizziamo tra i giovani di oggi. Don Bosco so-gnatore ci invita a ricuperare la capa-cità “salesiana” di ascoltare, come i grandi protagonisti della storia biblica, “in sogno” la voce della gioventù che ci chiama e il comando di Dio che ci invia. Staremmo allontanandoci dalla nostra origine, perdendo così origina-lità, smetteremmo di essere famiglia del Santo sognatore, nel momento in cui non volessimo più sognare nuove missioni tra i giovani e non ci sve-gliassimo più per realizzarle.

don Pascual Chavez

Conoscendo don Bosco7°Giornata

Parola chiave

Offrire la vita

Diritto ad un dignitoso

standard di vitaracconta don Bosco:“Questo stimolava nel mio cuo-re il desiderio di essere sacer-dote quanto prima, per stare in mezzo ai giovani, assisterli e aiutarli in quello di cui avevano bisogno”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 6 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti assicurano in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo”

Articolo 25 – Dichiarazione Universale dei Diritti Umani“Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benesse-re proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’ali-mentazione, al vestiario, all’abi-tazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, inva-lidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indi-pendenti dalla sua volontà”

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Signore Gesù,oggi e davvero difficile essere miti.

Viviamo in una società dove la violenza dilaga

senza risparmiare nessuno.Siamo vittime di una logica ciecache spesso si impone con la forza

e la prepotenzae che vuole far credere che ha ragione

solo chi alza la voce e mostra i muscoli.Tu ci hai testimoniato un altro stile di vivere

fondato sul rispetto reciproco,sulla forza del dialogo,

sulla capacità di accogliere l’altro come un dono

senza vederlo come un nemico da combattereo un concorrente da eliminare.

Tu ci hai insegnato a non essere arrogantima pazienti e fiduciosi verso gli altri.

Hai sperimentato sulla tua pelle che essere miti

significa estirpare dal nostro cuorel’odio, la vendetta, l’orgoglio, l’invidia,

perdonare senza misura.Solo guardando a te

possiamo trovare la forza di essere miti.Facci capire che essere

non violenti è una sceltache richiede coraggio,

ma è la vera alternativaper dare inizio a una civiltà nuova.

Amen.

Preghiamo8°Giornata

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mi ricordo di una beatitudine e provo a viverla

Impegno quotidiano

Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. Ri-peto qui per tutta la Chiesa ciò che molte volte ho detto ai sacerdoti e laici di Buenos Aires: preferisco una Chiesa acci-dentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto

la vita di Gesù è stata una vita all’insegna del dono agli al-tri, all’insegna della difesa di coloro che erano ai margini senza preoccuparsi di ciò che la gente pensava di lui... è così che deve essere la nostra vita, una vita che cerca i sofferen-ti, i bisognosi, gli esclusi là dove sono. Sicuramente tutto questo ci crea delle difficoltà perchè andare in territori sconosciuti dove la nostra sicurezza vacilla fa paura, ma è troppo comodo cercare solo di vivere quelle situazioni in cui abbiamo il controllo di tutto e dove siamo sicuri che nulla ci potrà mai accadere anche

se questo ci tiene lontano da coloro che han-no bisogno di noi.

che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedi-menti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37).

Riflettendo

Francesco

Parola chiave

Fare il primo passo

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Don Bosco ha percepito Dio presente là dove altri ne percepivano soltan-to l’assenza: tra la gioventù povera, abbandonata e pericolante. Si è sen-tito chiamato da Dio quando, in una sagrestia mentre stava indossando i paramenti per celebrare messa, ha incontrato un ragazzo che aveva bi-sogno di comprensione e amicizia, un ragazzo che… sapeva soltanto fischiare. Come dice uno dei suoi biografi: “Non è stato lui a cercare l’attività tra i giovani come impegno di vita, gli è stata imposta come una missione. Questa missione lo ha ri-mosso dal circolo dei suoi fratelli sa-cerdoti e lo ha collocato nella fila dei santi. Questa missione ha preservato Don Bosco dall’essere un sacerdo-te con un hobby, con una passione che finisce per renderlo schiavo… Ha constatato di persona che la gioven-tù si trovava in grave pericolo, si è convinto che doveva aiutarla e che poteva salvarla soltanto mettendosi accanto ad essa con uno stile di amicizia” (W. Nigg). Tutti coloro che, come Mosè, come Don Bosco, incon-trano Dio là dove gli altri incontrano solo desolazione e ingiustizia, vivono “come se vedessero l’Invisibile”, vivo-no per essere strumenti di salvezza.

don Pascual Chavez

Conoscendo don Bosco

Piccola dalla faccia sporca, tu che mi chiami padre

e mai saprai, lo sai, chi è tuo padre.Ti porta in braccio lei, è sporca più di te,

ma i vostri cuori limpidi ne sanno più di me.Gli occhi sperduti nella nebbia

di una domenica mattina, tendi le braccia ingenue,

ma sembra che mi inganni; e mi domando, dentro, se è la verità, mi chie-

di amore semplice e ne sai più di me.Zingaro, tu sei uno zingaro,

un figlio delle strade sporche e della libertà.Zingaro, tu sei uno zingaro,

con gli occbi cerchi amore e doni la tua povertà.

E sotto questo cielo azzurro, che specchia negli occhi tuoi,

una ragazza fragile cercava amore.E lui le chiese tutto, poi le dette un figlio,

lei si trovò per strada, ma lui non c’era più.Ti regalò quel niente suo, ti strinse forte al cuore e ti portò per strada a mendicare con lei. E tu hai chiesto pane per avere amore, ma ognuno va correndo, va per i fatti suoi.

Zingaro, tu sei uno zingaro, un figlio delle strade sporche e della libertà. Zingaro, tu sei uno zingaro, con gli ogghi

cerchi amore e doni la tua povertà. Giosy Cento

Preghiamo

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cerco di conoscere una nuova persona

Impegno quotidiano

Diritto all ’assistenza incondizionata

racconta don Bosco:“La mia propensione è prender-mi cura della gioventù”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 3 - Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti si impegnano ad assicurare al fanciullo la prote-zione e le cure necessarie al suo benessere”

Articolo 11 – Patto Internazio-nale sui Diritti Economici, so-ciali e culturali“Gli Stati parti del presente Pat-to riconoscono il diritto di ogni individuo ad un livello di vita adeguato per sé e per la loro famiglia, che includa un’ali-mentazione, un vestiario, ed un alloggio adeguati, nonché al mi-glioramento continuo delle pro-prie condizioni di vita. Gli Stati parti prenderanno misure ido-nee ad assicurare l’attuazione di questo diritto, e riconoscono a tal fine l’importanza essenziale della cooperazione internazio-nale, basata sul libero consen-so”

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L’umanità vive in questo momento una svolta storica che pos-siamo vedere nei progressi che si producono in diversi campi. Si devono lodare i successi che contribuiscono al benessere delle persone, per esempio nell’ambito della salute, dell’edu-

è vero, il mondo fa grandi progressi ma l’uomo non gio-va in modo ottimale di tutto questo. perché? perché spesso sentiamo dire “si stava meglio una volta rispetto ad oggi”? perché non siamo in grado di accontentarci di quello che riusciamo ad avere e bramiamo sempre di più in una corsa verso l’infinito? che cosa ci spaventa di questa nostra vita e del nostro futuro? è come se fossimo sempre alla ricerca di qualche cosa in più per avere

una vita migliore quando invece la felicità è molto lontano da tutto questo.

cazione e della comunicazione. Non possiamo tuttavia dimenticare che la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo vivono una quotidiana precarietà, con conseguenze funeste. Aumentano alcune patologie. Il timore e la disperazione si impadroniscono del cuore di numerose persone, persino nei cosiddetti paesi ricchi. La gioia di vivere frequentemente si spegne, crescono la mancanza di rispetto e la violenza, l’inequità diventa sempre più evidente. Bisogna lottare per vivere e, spesso, per vivere con poca dignità. Questo cambiamento epo-cale è stato causato dai balzi enormi che, per qualità, quantità, velocità e accumulazione, si verificano nel progresso scientifico, nelle innovazioni tecnologiche e nelle loro rapide applicazioni in diversi ambiti della na-tura e della vita. Siamo nell’era della conoscenza e dell’informazione, fonte di nuove forme di un potere molto spesso anonimo.

Riflettendo

FrancescoPer rendere visibile Dio ai giovani ci vo-gliono credenti che vivano “come se lo vedessero”, guidando movimenti di au-tentica liberazione sociale, morale, spiri-tuale. Dio rimane nascosto ai giovani, se ad essi non facciamo sperimentare il suo amore salvifico, se non li aiutiamo a svi-luppare tutte le loro dimensioni, e se non li apriamo con audacia alla trascendenza. Tutto questo voleva dire per Don Bosco fare dei giovani “onesti cittadini e buoni cristiani” (MB 2,46). Il salesiano, come Don Bosco, sa che, mettendosi dalla par-te dei giovani bisognosi di Lui, incontrerà Dio in essi. Per il salesiano, esperienza di Dio e missione giovanile sono due ele-menti inseparabili.(...) La fede di Don Bosco ha fatto storia; e questo è il nostro patrimonio, una ere-dità che si difende se la si assume, dei beni che si devono prendere a carico per poterli trasmettere: l’oratorio come tipo di presenza, i giovani poveri e abbando-nati come destinatari, l’educazione come campo di lavoro, l’evangelizzazione come orizzonte e meta, il sistema preventivo come metodo e come spiritualità. Essi sono la miglior garanzia che possediamo per affrontare l’ora presente, dissipando la paura del futuro. Abbiamo già più di cento anni di storia; avremo “secoli di futuro” (E. Viganò) se riusciamo a vive-re, imitando Don Bosco, come chi vede l’Invisibile.

don Pascual Chavez

Conoscendo don Bosco9°Giornata

Parola chiave

Avere il coraggio di accontentarsi(essere felice di)

Diritto alla protezione contro ogni forma di

discriminazione (accoglienza di coloro che hanno

bisogno senza distinzione)

racconta don Bosco:“In linee generali, l’Oratorio era fre-quentato da muratori, stuccatori, ri-morchiatori e altri che arrivavano dai villaggi vicini”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 30 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Negli Stati in cui esistono minoranze etniche, religiose o linguistiche oppure persone di origine autoctona, un fan-ciullo autoctono o che appartiene a una di tali minoranze non può essere priva-to del diritto di avere una propria vita culturale, di professare e di praticare la propria religione o di far uso della pro-pria lingua insieme agli altri membri del suo gruppo”

Articolo 2 – Convenzione ONU sui Di-ritti dell’Infanzia“Gli Stati parti si impegnano a rispetta-re i diritti enunciati nella presente Con-venzione e a garantirli a ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di sorta e a prescin-dere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciul-lo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, et-nica o sociale, ...”

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Quando uno comincia da zero,Quando uno comincia a mani vuote,

ma pulite,Quando uno in principio ha in mente

di costruire un mondo,Comincia prima di tutto da sé

E dalla fede che ha dentroDalla forza che ha dentro

E dalla volontà di costruire.Prima di tutto c’è il sogno che ha dentro. Poi la mente comincia a cercare un modo.

I suoi occhi si guardano intorno, nel mondo,Il mondo, la vastità e i suoi boschi,

Il mondo, la sua terra fertile,Il mondo, i suoi fiumi.

I suoi occhi ci vedono la materia che userà per costruire,

Ma anche le difficoltà e gli ostacoli.La mano cerca gli strumenti

che servono a tagliare il legno,A dissodare il terreno,

a imbrigliare la forza dell’acqua.Poi la mano cerca delle altre mani c

he lo aiutino,Una comunità di mani che lo aiutino.

Così il sogno diventa il sogno non di un’uomo solo,ma il sogno di una comunità.Non soltanto il mio sogno,

ma il nostro sogno.Non soltanto il mio mondo,

Ma il tuo mondo e il mio mondo.Che appartiene

a tutte le mani che ci lavorano.

Preghiamo10°Giornata

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sono felice per quello che ho

Impegno quotidiano

Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia

siamo davvero convinti di non far parte di tutto questo meccanismo di cui parla papa Francesco? come ci comportia-mo e ci relazioniamo con tutte quelle persone che gravita-no intorno a noi quotidianamente e che spesso “intralcia-no” la nostra quotidianità, la nostra comoda vita?Ancora ci sorprendiamo per tutte le tragedie che ascoltiamo al telegiornale, inorridiamo di fronte al male che l’uomo sa fare nei confronti dei suoi fratelli, ma che cosa facciamo

per non essere complici di tutto questo?

assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”.

Riflettendo

Francesco

Coinvolgimento

Parola chiave

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Don Bosco è un segno vivente della pa-ternità di Dio nei confronti dei giovani, soprattutto dei più poveri, dei più biso-gnosi, ai quali comunica il suo amore, il suo rispetto e la sua tenerezza. Egli libera nelle loro menti e nei loro cuori il valore e la bellezza della vita orien-tandone le energie e le risorse ad una esistenza ricca di senso, perché amata da Dio e pertanto degna di accoglienza e di accettazione incondizionata.La scelta dei giovani emerge chiaramen-te dalle sue parola: “A questo vi deve muovere il grande amore che Dio vi por-ta. Quantunque egli ami tutti gli uomini, come opera delle sue mani, tuttavia porta una particolare affezione per i giovinetti, formando in essi le sue delizie. Dunque voi siete la delizia e l’amore di quel Dio che vi creò. Egli vi ama perché siete an-cora in tempo a fare molte opere buone; vi ama perché siete in un’età semplice, umile, innocente.Don Bosco ama tutti i ragazzi, quelli che Dio gli affida direttamente e quelli che vivono in ogni parte del mondo. È un’arte speciale la sua: l’amore del Buon Pa-store che va a cercare le sue pecorelle là dove sono: nelle piazze, sui ponteggi, nelle carceri… Ogni ragazzo soprattutto se povero è destinatario del suo interes-se e della sua passione educativa. Egli non solo vuole bene ai ragazzi, ma vuole il loro bene.

(da “Don Bosco un cuore che vede”)

Conoscendo don BoscoC’è un fratello affamato,

ha gli occhi infossati e le costolein agghiacciante processione:

noi siamo i responsabili.C’è un fratello mutilato, ustionato

dalle bombe al napalm,non avrà più fiducia negli uomini:

noi siamo i responsabili.C’è un fratello incarcerato,

dicono che sia per una giusta causa,che era un ribelle sabotatore:

noi siamo i responsabili.C’è un fratello piagato,

per una lebbra che si poteva curarecon pochi spiccioli:

noi siamo i responsabili.C’è un fratello nevrotico,

perché è stato associato al ritmocrudele d’una macchina:noi siamo i responsabili.

C’è un fratello discriminatochiuso in un campo di raccolta,

circondato dal filo spinato:noi siamo i responsabili.

C’è un fratello moribondo,che rantola in un’agonia

che sa d’odio e di vendetta:noi siamo i responsabili.

Ogni volta che un nostro fratello è:affamato, mutilato, incarcerato, denudato

piagato, nevrotico, discriminato, moribondo,è Cristo che soffre

e noi siamo i responsabili.Giuseppe Maggioni,

Preghiamo

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mi occupo di chi viene escluso

Impegno quotidiano

Diritto ad essere trattato con rispetto

racconta don Bosco:

“Hai già ascoltato la Messa? – gli dissi con la più grande amorevolezza che potessi…Mio caro amico…”;

dicono i documenti internazionali:

Articolo 14 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti rispettano il diritto del fanciullo alla liber-tà di pensiero, di coscienza e di religione”

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Una delle cause di questa situazione si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro, poiché accettiamo pacifi-camente il suo predomino su di noi e sulle nostre società. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla

come è possibile che siamo arrivati a questo punto? sembra proprio che la storia non ci abbia insegnato niente: quan-do l’uomo colpisce l’uomo colpisce sé stesso ma se ne accor-ge quando ormai è troppo tardi. anche in questo caso dovrebbe aiutarci la logica per farci capire come l’essere umano valga più dei beni materiali, ma quando le persone hanno in mano questi beni ne vogliono sempre di più e si dimenticano di tutti coloro che non sono fortunati come loro. perché se una persona ha già 5 vorreb-be avere 10? l’egoismo di cui ci parla tanto papa francesco è questo: pensare prima di tutto ai noi e poi, se avanza, anche agli altri... ma quanto è comodo fare così,

tutti ne sono capaci!!

sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazio-ne dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spie-tata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l’economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo.

Riflettendo

FrancescoLa fermezza di don Bosco non esclu-de nessuno, privilegia chi è più bi-sognoso, chi è più in pericolo o in difficoltà. È la determinazione di chi accompagna decisamente i giovani sulla strada di casa, un amore quasi costringente sulle vie del bene, sot-to l’urgenza della verità che libera e salva.L’amore verso tutti si concretizza nell’amore al prossimo che ci pas-sa accanto o che incontriamo nel momento presente della nostra vita. Ogni giovane è accolto da don Bosco come un dono di Dio e della Madon-na, un figlio da amare nelle esigenze più profonde della sua persona: il ca-lore di una casa, la voglia di giocare e di correre, l’impegno per lo studio e il lavoro, il cammino nella fede, la gioia di una santità condivisa.Don Bosco ama i giovani nella misura del cuore di Cristo. Ognuno di essi si sente accolto quale è e sperimenta l’amore di predilezione che segna in profondità la sua vita. Quello di don Bosco è un amore puro, libero e liberante che non crea dipendenze o attaccamenti. È un amore ricco di umanità e di tenerezza, e insieme trasparente.

(da “Don Bosco un cuore che vede”)

Conoscendo don Bosco11°Giornata

Parola chiave

Condividere

Diritto ad una seconda possibilità

racconta don Bosco:“In queste occasioni ho scoper-to che molti (giovani) ritornava-no in carcere perché abbando-nati a se stessi. Dicevo tra me e me – Se avessero un amico fuori che si occupasse di loro, che li assistesse, e li educasse alla re-ligione…, potrebbero rimanere lontani dai pericoli e magari di-minuirebbe il numero di coloro che ritornano in carcere?”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 40 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli stati riconoscono a ogni fanciullo sospettato, accusato o riconosciuto colpevole di reato penale il diritto a un trattamento tale da favorire il suo senso del-la dignità e del valore personale, che rafforzi il suo rispetto per i diritti dell’uomo e le libertà fon-damentali e che tenga conto del-la sua età nonché della necessità di facilitare il suo reinserimento nella società e di fargli svolge-re un ruolo costruttivo in seno a quest’ultima”

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Maria, donna di Nazareth,donna senza segni particolari,

donna senza privilegi,donna del popolo, donna di casa,

la tua vita era come quelladi tutte le donne del villaggio:

una vita dura, di sacrificio,scandita dalle occupazioni quotidiane.

Quante volte ti avranno incontrataad attingere acqua al pozzo.

Quante volte ti avranno vistamacinare il grano, impastare la farina,

cuocere il pane?Quante volte ti avranno scorta tutta intenta a filare o a tessere

per provvedere di abiti la tua famiglia?Scegliendo te,

Dio ha voluto servirsidi una donna

dalla vita assolutamente comuneper farne la protagonista

della sua storia di salvezza.

Preghiamo12°Giornata

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“spezzo il pane” con un amico

Impegno quotidiano

Oggi da molte parti si reclama maggiore sicurezza. Ma fino a quan-do non si eliminano l’esclusione e l’inequità nella società e tra i diversi popoli sarà impossibile sradicare la violenza. Si accusa-no della violenza i poveri e le popolazioni più povere, ma, senza

perchè è tanto difficile capire che siamo tutti uguali e che proprio per questo abbiamo diritto ad una vita degna indi-pendentemente da qualsiasi cosa? la diversità può far paura solo quando non c’è conoscenza, confronto e condivi-sione. Questo è il primo passo per fare in modo che il male

non prevalga sul bene anche nelle piccoli aspetti del-la nostra vita. Facciamo il bene prima che il male

causato da una nostra non-azione si diffonda maggiormente.

uguaglianza di opportunità, le diverse forme di aggressione e di guerra troveranno un terreno fertile che prima o poi provocherà l’esplosione. Quan-do la società – locale, nazionale o mondiale – abbandona nella periferia una parte di sé, non vi saranno programmi politici, né forze dell’ordine o di intel-ligence che possano assicurare illimitatamente la tranquillità. Ciò non accade soltanto perché l’inequità provoca la reazione violenta di quanti sono esclusi dal sistema, bensì perché il sistema sociale ed economico è ingiusto alla radice. Come il bene tende a comunicarsi, così il male a cui si acconsente, cioè l’ingiustizia, tende ad espandere la sua forza nociva e a scardinare silenziosamente le basi di qualsiasi sistema politico e sociale, per quanto solido possa apparire. Se ogni azione ha delle conseguenze, un male annidato nelle strutture di una società contiene sempre un potenziale di dissoluzione e di mor-te. È il male cristallizzato nelle strutture sociali ingiuste, a partire dal quale non ci si può attendere un futuro migliore. Siamo lontani dalla cosiddetta “fine della storia”, giacché le condizioni di uno sviluppo sostenibile e pacifico non sono ancora adeguatamente impiantate e realizzate.

Riflettendo

Francesco

Parola chiave

Uguaglianza

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Don Bosco rende visibile l’amore di Cri-sto che accoglie, abbraccia e benedice i bambini e rimprovera coloro che non permettono ai piccoli di andare a lui.Don Bosco sin da ragazzo sente questo desiderio di incontrare i fanciulli e sarà una capacità tutta sua “l’arte dell’incon-tro”. Sa muoversi verso ognuno di essi con un’attenzione, con un’inventiva, con un intuito pedagogico davvero singolari. Nella pedagogia dell’amore il primo in-contro con i giovani e il primo muoversi verso di essi segna tutto il cammino fu-turo: uno stampo dal quale prenderà ri-lievo la successiva attrazione educativa.La carità non deve essere un mezzo in funzione di ciò che oggi viene indica-to come proselitismo. L’amore è gratui-to; non viene esercitato per raggiungere altri scopi. Ma questo non significa che questa azione caritativa debba, per così dire, lasciare Dio e Cristo da parte. Chi esercita la carità in nome della Chiesa non cercherà mai di imporre agli altri la fede della Chiesa. Egli sa che l’amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la migliore testimonianza del Dio al quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare.Nell’amore umano c’è sempre dell’inte-resse. Tante volte si compiono azioni no-bili, con intenzioni non altrettanto pure. L’amore puro è disinteressato, libero dall’egoismo. La novità dell’amore cristia-no libera la verità dell’amore. È la capa-cità di fare bene la nostra parte senza nulla aspettarsi o rivendicare.

(da “Don Bosco un cuore che vede”)

Conoscendo don Bosco

Beata la famiglia il cui Dio è il Signore, e che cammina alla sua presenza.

Beata la famiglia fondata sull’amore e che dall’amore fa scaturire

atteggiamenti, parole, gesti e decisioni.

Beata la famiglia aperta alla vita che accoglie i figli come un dono,

valorizza la presenza degli anziani, è sensibile ai poveri e ai sofferenti.

Dio onnipotente ed eterno,noi ti benediciamoe ti ringraziamo

per questa nostra famigliache vuol vivere unita nell’amore.

Ti offriamo le gioie e i doloridella nostra vita

e ti presentiamo le nostresperanze per l’avvenire.

Beata la famiglia che prega insiemeper lodare il Signore,

per affidargli preoccupazionie speranze.

Beata la famiglia che vive, i propri legami nella libertà,

lasciando a tutti autonomia di crescita.

Preghiamo

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non mi considero migliore di chi mi sta accanto

Impegno quotidiano

Diritto ad una buona salute psico-fisica

racconta don Bosco:“Dedicavo tutta la giornata della domenica all’assisten-za dei miei ragazzi; duran-te la settimana li visitavo al lavoro. Questo consolava i giovani, perché vedevano un amico interessarsi a loro; e questo piaceva ai padroni perché restavano soddisfatti nell’avere alle proprie dipen-denze giovani che venivano assistiti durante la settimana e alla domenica”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 24 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti riconoscono il diritto del minore di gode-re del miglior stato di salute possibile e di beneficiare di servizi medici e di riabili-tazione. Essi si sforzano di garantire che nessun minore sia privato del diritto di avere accesso a tali servizi”

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Nella cultura dominante, il primo posto è occupato da ciò che è esteriore, immediato, visibile, veloce, superfi-ciale, provvisorio. Il reale cede il posto all’apparenza. In molti

esteriore, immediato, visibile, veloce, superficiale, provviso-rio... quanti di questi aspetti sono parte anche delle nostra vita? quanto c’è di apparente e falso nella nostra vita? co-struiamo davvero rapporti basati sulla realtà o la cultura dominante ci porta a non essere noi stessi?è senza dubbio difficile manifestare apertamente il proprio pensiero quando tanto di quello che ci circonda è

fasullo, ma a noi non deve importare perchè il Si-gnore ci ha insegnato a credere in noi stessi e in

tutto ciò che rappresentiamo.

Paesi, la globalizzazione ha comportato un accelerato deterioramento delle ra-dici culturali con l’invasione di tendenze appartenenti ad altre culture, econo-micamente sviluppate ma eticamente indebolite. Così si sono espressi in diversi Sinodi i Vescovi di vari continenti. I Vescovi africani, ad esempio, riprendendo l’Enciclica Sollicitudo rei socialis, alcuni anni fa hanno segnalato che molte volte si vuole trasformare i Paesi dell’Africa in semplici «pezzi di un meccani-smo, parti di un ingranaggio gigantesco. Ciò si verifica spesso anche nel campo dei mezzi di comunicazione sociale, i quali, essendo per lo più gestiti da centri del Nord del mondo, non sempre tengono in debita considerazione le priorità e i problemi propri di questi paesi né rispettano la loro fisionomia culturale». Allo stesso modo, i Vescovi dell’Asia hanno sottolineato «le influenze che dall’ester-no vengono esercitate sulle culture asiatiche. Stanno emergendo nuove forme di comportamento che sono il risultato di una eccessiva esposizione ai mezzi di comunicazione [...] Conseguenza di ciò è che gli aspetti negativi delle industrie dei media e dell’intrattenimento minacciano i valori tradizionali».

Riflettendo

FrancescoCome per Gesù anche per don Bosco Il concetto di prossimo viene universalizza-to e rimane tuttavia concreto. Nonostan-te la sua estensione a tutti gli uomini, non si riduce all’espressione di un amore generico ed astratta, in se stesso poco impegnativo, ma richiede un impegno pratico qui e ora.Secondo il modello offerto dalla parabo-la del buon samaritano, la carità cristia-na è dapprima semplicemente la risposta a ciò che, in una determinata situazio-ne, costituisce la necessità immediata: gli affamati devono essere saziati, i nudi vestiti, i malati curati in vista della guari-gione, i carcerati visitati… Ad un mondo migliore si contribuisce soltanto facendo il bene adesso ed in prima persona, con passione ovunque ce ne sia la possi-bilità indipendentemente da strategie e programmi di partito. Il programma del cristiano – il programma del buon sama-ritano, il programma di Gesù – è un cuo-re che vede. Questo cuore vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo con-seguente. Adesso l’amore diventa cura dell’altro e per l’altro. Non cerca più se stesso, l’immersione nell’ebbrezza della felicità; cerca invece il bene dell’amato; diventa rinuncia, è pronto al sacrificio, anzi lo cerca… nell’avvicinarsi poi all’al-tro si porrà sempre meno domande su di sé, cercherà sempre di più la felicità dell’altro, si preoccuperà sempre di più di lui, si donerà e desidererà esserci per l’altro. (da “Don Bosco un cuore che vede”)

Conoscendo don Bosco13°Giornata

Parola chiave

Verità

Diritto all ’educazione

racconta don Bosco:“Per ottenere un buon risulta-to, si studiava una materia alla volta. Per esempio, in una o due domeniche si studiava l’alfabeto, lo si ripassava…le lezioni do-menicali non bastavano…furono così introdotte le lezioni serali …Animati per i progressi raggiunti con le lezioni domenicali e serali, furono introdotte lezioni di mate-matica e disegno”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 28 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo all’educazio-ne”

Articolo 26 – Dichiarazione Uni-versale dei Diritti Umani“Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quan-to riguarda le classi elementari e fondamentali. L’istruzione ele-mentare deve essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professio-nale deve essere messa alla porta-ta di tutti e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessi-bile a tutti sulla base del merito”

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Mi insegnavano a preferirlo ad ogni altro sistema.

Esso solo garantiva i diritti dell’individuo.Nel suo interno ciascuno aveva

la possibilità di svilupparsi.Di diventare un «lo».

Un «io» potente.Un «io» contro tutto.

Un «io» giudice di tutto.M’insegnavano a sposare questa mentalità.

Tutto ciò che era mio doveva evolversi.Mi spiegavano il nostro sistema sociale.

Mi spiegavano che noi non avevamoproprietà private.

Dicevano che un uomo deveavere una proprietà privata.

Una proprietà privatache si circonda di filo spinato.Una proprietà privata in cui

ci si rinchiude in una casa propria.La mia famiglia doveva evolversi.

La donna doveva emanciparsi.Le facevano indossare perciò

delle «sottane».L’alzavano su due pertiche.

Due «tacchi a spillo».Mettevano nella sua testa la filosofia.

La filosofia del profitto.La filosofia della seta.

La filosofia del suicidio.Perché filosofia della disperazione.

Disperazione d’una vitache non trova sbocco su niente.

Michel Kayoya

Preghiamo14°Giornata

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Mi impegno a dire veramente quello

che penso

Impegno quotidiano

La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tut-te le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo

tutti hanno la consapevolezza che non sempre è facile rap-portarsi in famiglia per una diversa mentalità, per un diver-so sistema di valori e soprattutto per una diversità nelle priorità che ognuno si dà. Ma quanto tempo effettivamen-te dedichiamo a far si che questi rapporti familiari funzio-nino? quanto amore mettiamo in queste relazioni perchè la nostra famiglia segua davvero l’esempio della famiglia di nazareth? Spesso, purtroppo, l’egoismo vince anche nell’am-bito familiare, ma questo ci deve fa capire che c’è qualche cosa di sbagliato nel modo in cui impostiamo le nostre relazioni. Non siamo un’isola, ma viviamo

inseriti nel mondo con le nostre peculiarità e la famiglia fa parte di questo mondo.

dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituir-si in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Ma il contributo indispensabile del matrimonio alla società supera il livello dell’emotività e delle necessità contingenti della coppia. Come insegna-no i Vescovi francesi, non nasce «dal sentimento amoroso, effimero per definizione, ma dalla profondità dell’impegno assunto dagli sposi che accettano di entrare in una comunione di vita totale».

Riflettendo

Francesco

Parola chiave

Amore vicendevole

41 42

“Trattiamo i giovani come Gesù Cristo stesso tratteremmo, se fan-ciullo, abitasse in questo colle-gio”. Gesù sa riconoscere e servire Gesù in ogni giovane che Dio gli fa incontrare e gli affida, e sa che il bene fatto ad ognuno di que-sti piccoli è fatto a Gesù stesso. Nel ragazzo povero, abbandonato, senza casa, senza lavoro, senza amore Gesù si rende presente e don Bosco vuole che Egli cresca nella vita dei ragazzi finché arrivi-no alla sua piena maturità. Come Gesù a Nazareth, anche essi deb-bono crescere in età, sapienza e grazia.È di grande stimolo alla carità il mirare Gesù Cristo nella persona del prossimo, e il riflettere che il bene fatto ad un nostro simile Gesù lo ritiene come fatto a se stesso secondo queste sue paro-le: “In verità vi dico: Ogni volta che avete fatto qualche cosa per uno di questi miei piccoli fratelli, l’avete fatto a me”.

(da “Don Bosco un cuore che vede”)

Conoscendo don Bosco

Signore Gesù, che ci hai insegnato ad accogliere, ad amare e a preoccuparci

di tutti i bambini del mondo, assicurandoci che tu, in modo speciale,

ti identifichi con loro, ascolta la preghiera che ti rivol giamo per tutti i

bambini del mondo, soprattutto per quelli

che si trovano in maggiori pericoli e difficoltà:

Per i bambini eliminati prima che nascano,per i bambini non accettati nelle famiglie,

per i bambini maltrattati e umiliati,Per i bambini affamati e ammalati,

per i bambini non educati,per i bambini abbandonati e poveri,Per i bambini costretti a lavorare,per i bambini introdotti al vizio,

per i bambini coinvolti nelle guerre,

Signore Gesù, tu che sei stato bambino e hai tra scorso la tua infanzia f

ra le cure amorose di Maria e di Giuseppe, concedi a tutti i bambini del mondo

di godere di tutti i tuoi doni materiali e spirituali.

Fa’ che ciascuno di loro trovi nella famiglia e nella società

i mezzi e gli aiuti per crescere in età e in gra zia,

nella gioia e nella pace.Amen.

Preghiamo

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mi comporto con amorevolezza nei

confronti di qualcuno del mio gruppo

Impegno quotidiano

Diritto al gioco

racconta don Bosco:

“Riuniti i ragazzi nel prato, si lasciava loro il tempo perché giocassero”;

dicono i documenti internazionali:

Articolo 31 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a par-tecipare liberamente alla vita culturale ed artistica”

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La nuova Gerusalemme, la Città santa (cfr Ap 21,2-4), è la meta verso cui è incamminata l’intera umanità. È interessante che la ri-velazione ci dica che la pienezza dell’umanità e della storia si rea-lizza in una città. Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire

a volte è difficle percepire la presenza di Dio nella nostra vita, troppo cose vanno male, tante sono le difficoltà da affrontare quotidianemente e ci sentiamo soli, abbandona-ti... come comprendere che tutto questo non è vero? come avere la forza di continuare a cercarlo e di affidarci a lui anche quando non vediamo

una via d’uscita?

da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze. La presenza di Dio accompagna la ricerca sincera che persone e gruppi compiono per trovare ap-poggio e senso alla loro vita. Egli vive tra i cittadini promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giu-stizia. Questa presenza non deve essere fabbricata, ma scoperta, svelata. Dio non si nasconde a coloro che lo cercano con cuore sincero, sebbene lo facciano a tentoni, in modo impreciso e diffuso.Nella città, l’aspetto religioso è mediato da diversi stili di vita, da costumi asso-ciati a un senso del tempo, del territorio e delle relazioni che differisce dallo stile delle popolazioni rurali. Nella vita di ogni giorno i cittadini molte volte lottano per sopravvivere e, in questa lotta, si cela un senso profondo dell’esistenza che di solito implica anche un profondo senso religioso. Dobbiamo contemplarlo per ottenere un dialogo come quello che il Signore realizzò con la Samaritana, presso il pozzo, dove lei cercava di saziare la sua sete (cfr Gv 4,7-26).

Riflettendo

Francesco

Il modo singolare con cui don Bosco vive ed esprime la carità verso i giovani, il suo “farsi uno” con loro, è espresso dal termine tipicamente salesiano amorevolez-za: l’amore educativo dimostrato e percepito. Il suo affetto è quello di un padre, fratello e amico, ca-pace di creare corrispondenza di amicizia. L’arte del “farsi uno” con i giovani nelle varie tappe della loro crescita mette sulle labbra le giuste parole d’ammonimento, tie-ne aperti al dialogo e alla condi-visione dei loro interessi, insegna a “perdere tempo” con loro e a farseli amici, aprendoli alla con-fidenza. L’amorevolezza è amore manifestato da parte dell’educato-re e amore percepito da parte del giovane.

(da “Don Bosco un cuore che vede”)

Conoscendo don Bosco15°Giornata

Parola chiave

Ricerca sincera

Diritto alla vita nella sua integralità

racconta don Bosco:“Dedicavo tutta la giornata del-le domenica all’assistenza dei miei ragazzi; durante la setti-mana li visitavo al lavoro. Que-sto consolava i giovani, perché vedevano un amico interessarsi a loro; e questo piaceva ai pa-droni perché restavano soddi-sfatti nell’avere alle proprie di-pendenze giovani che venivano assistiti durante la settimana e alla domenica”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 27 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisi-co, mentale, spirituale, morale e sociale”

Articolo 6 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti assicurano in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo”

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Beata la famiglia che trova il tempo per dialogare, svagarsi

e fare festa insieme.0 Dio, Padre Santo, fonte di ogni bene,

dona alla nostra mensa il cibo quotidiano,

conservaci nella salutee nella pace,

guida i nostri passisulla via del bene.

Beata la famiglia chenon è schiava della televisione

e sa scegliere programmi costruttivi.Beata la famiglia in cui i contrasti

non sono un dramma,ma palestra per crescere nel rispetto,

nella benevolenzae nel perdono vicendevole.

Beata la famiglia dove regna la paceal suo interno e con tutti:

in lei mette radici la pace nel mondo.Unisci i nostri cuori nella fedee rendili operosi nella carità,

così che la gioia di avere una casa,non ci faccia dimenticare i fratelli

che ne sono senza.

Preghiamo16°Giornata

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cerco Dio in chi mi sta accanto

Impegno quotidiano

Oggi si può riscontrare in molti operatori pastorali, comprese perso-ne consacrate, una preoccupazione esagerata per gli spazi personali di autonomia e di distensione, che porta a vivere i propri com-piti come una mera appendice della vita, come se non

perché ho deciso di lasciare l’Italia in questo mese estivo? quali motivazioni mi hanno portato a questa scelta? Con quanta passione porto avanti i progetti della mia vita? non ci rendiamo conto che spesso il motore che spin-

ge la nostra vita non è il “si” alla chiamata di gesù, ma il desiderio di essere qualcuno.

facessero parte della propria identità. Nel medesimo tempo, la vita spirituale si confonde con alcuni momenti religiosi che offrono un certo sollievo ma che non alimentano l’incontro con gli altri, l’impegno nel mondo, la passione per l’evangelizzazione. Così, si possono riscontrare in molti operatori di evange-lizzazione, sebbene preghino, un’accentuazione dell’individualismo, una crisi d’identità e un calo del fervore. Sono tre mali che si alimentano l’uno con l’altro.La cultura mediatica e qualche ambiente intellettuale a volte trasmettono una marcata sfiducia nei confronti del messaggio della Chiesa, e un certo disincanto. Come conseguenza, molti operatori pastorali, benché preghino, sviluppano una sorta di complesso di inferiorità, che li conduce a relativizzare o ad occultare la loro identità cristiana e le loro convinzioni. Si produce allora un circolo vi-zioso, perché così non sono felici di quello che sono e di quello che fanno, non si sentono identificati con la missione evangelizzatrice, e questo indebolisce l’impegno. Finiscono per soffocare la gioia della missione in una spe-cie di ossessione per essere come tutti gli altri e per avere quello che gli altri possiedono. In questo modo il compito dell’evangelizzazione diventa forzato e si dedicano ad esso pochi sforzi e un tempo molto limitato.

Riflettendo

Francesco

Parola chiave

Gioia della missione

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“L’unico motivo per cui ti ha regalato la vita è perché tu viva felice volen-dogli bene e volendo bene a tutti quelli che ti stanno intorno”.

Appare evidente, dunque, da queste parole di don Bosco come lui senta forte la responsabilità di non tratte-nere per se i doni e l’amore ricevuto, ma di doverli “riversare” sugli altri perché solo in questo modo sarà possibile tradurre concretamente gli insegnamenti di Gesù. Don Bosco ha compreso che la felicità personale si raggiunge facendo felici gli altri (e questo sarà anche uno dei prin-cipali insegnamenti che cercherà di trasmettere ai suoi giovani); egli ri-sponde quindi con un “si” consape-vole all’invito di Gesù di essere suoi testimoni e discepoli.Il testo evangelico del mandato mis-sionario (Mt 28, 16-20) che Gesù affi-da ai suoi discepoli è un brano mol-to importante per don Bosco e per tutti i salesiani. L’imperativo con cui Gesù assegna agli apostoli il man-dato missionario: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli” si fonda sull’autorità che egli è il Signore uni-versale ed è compagno permanente dei discepoli che lo hanno sempre seguito. don Pascual Chavez

Conoscendo don Bosco

Sono l’Asia i miei popoli lottano

in situazioni di grave povertà, ma con grande speranzaper vivere nella giustizia.

Desidero nuovi modi di sviluppo che preservino le mie antiche culture

come contesto di esistenza più dignitosa,

e poiché l’85% dei miei figli non conoscono Cristo,

siamo in attesa di testimoni di fede e

di umanità con una forte esperienza di Dio, capace di dialogo,

coerenti con il Vangelo che annunciano,

un volto che rilevi il Padre.

Preghiamo

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mi dedico con vera passione ad un’attività

Impegno quotidiano

Diritto al tempo libero

racconta don Bosco:“Si da ampia libertà di cor-rere, saltare e gridare, a vo-lontà. Gli esercizi ginnici e sportivi, la musica, il teatro, le gite, sono mezzi efficacis-simi per raggiungere la di-sciplina, favorire la morale e conservare la salute”

dicono i documenti internazionali:Articolo 31 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a par-tecipare liberamente alla vita culturale ed artistica”

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Si sviluppa negli operatori pastorali, al di là dello stile spiri-tuale o della peculiare linea di pensiero che possono avere, un relativismo ancora più pericoloso di quello dottrinale. Ha a che fare con le scelte più profonde e sincere che determinano

a volte vorremmo dimenticarci di avere una coscienza che ci dice che cosa è giusto e che cosa è sbagliato... anche se solo per poco vorremmo fare quello che ci piace di più senza pensare alle conseguenze delle nostre azioni, ma poi ecco che ritorna repentino il nostro “collegamento” con Dio a farci capire che stiamo deviando dalla strada giusta, ecco che l’obiettivo della nostra vita ricompare li davanti a noi a ricordarci che siamo al mondo, come diceva don bosco, “per servire dio e i fratelli” e probabilmente, lento lento, ri-torna il nostro entusiasmo per una meravigliosa vita che

ci è stata donata insieme alla consapevolezza che alla fine quello che ci piace fare è proprio

questo: amare gli altri!!

una forma di vita. Questo relativismo pratico consiste nell’agire come se Dio non esistesse, decidere come se i poveri non esistesse-ro, sognare come se gli altri non esistessero, lavorare come se quanti non hanno ricevuto l’annuncio non esistessero. È degno di nota il fatto che, persino chi apparentemente dispone di solide convin-zioni dottrinali e spirituali, spesso cade in uno stile di vita che porta ad attaccarsi a sicurezze economiche, o a spazi di potere e di gloria umana che ci si procura in qualsiasi modo, invece di dare la vita per gli altri nella missione. Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario!

Riflettendo

FrancescoLo stile missionario salesiano è indicato dalle esigenze del siste-ma preventivo, da quella relazione educativa e pastorale amorevole che trova il suo fondamento nella concezione che don Bosco aveva della carità. La dimensione missio-naria si fonda, dunque, sulla sua carità pastorale che trae origine dal modello di Gesù Buon Pasto-re.

La dimensione missionaria di don Bosco che nasce dall’amore di Gesù per l’uomo e dal suo invito a metterci sulle sue orme, prevede una serie di atteggiamenti concre-ti che indirizzano l’essere umano verso i fratelli più bisognosi: ama-re chiunque in modo incondizio-nato cercando di farlo per primi e in modo concreto, andando incon-tro a coloro che la vita ci pone a fianco; amare gli altri cercando di fare la loro felicità perché in ognuno di loro vediamo e amiamo Gesù.

Conoscendo don Bosco17°Giornata

Parola chiave

Entusiasmo missionario

Diritto alla casaracconta don Bosco:“Molti ragazzi di Torino e vici-nanze mostravano molta buona volontà nel dedicarsi ad una vita onesta e di lavoro; tuttavia, in-vitati a farlo, rispondevano che non avevano da mangiare, né ve-stiti, né casa dove vivere anche che fosse per poco tempo. Per ospitare almeno alcuni di questi ragazzi che non sapevano dove andare la notte, avevamo adatta-to un paiolo. .. Capendo che per molti ragazzi era inutile qualsia-si tipo di apostolato nel caso non si desse loro una ospitalità,mi af-frettai ad affittare altre stanze”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 25 – Dichiarazione Uni-versale dei Diritti Umani“Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a ga-rantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimen-tazione, al vestiario, all’abita-zione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, inva-lidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indi-pendenti dalla sua volontà”

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Sono l’Africa con tutte le mie ricchezze di spirito,

impegnata a costruire le mie proprie nazioni della pace;

sono in attesa di liberazione dai terrori

della carestia e della siccità, da razzismo e dallo scoraggiamento,

dalle lotte che dividono che insanguinano la mia terra. Attendiamo evangelizzatori c

apaci di comunione e solidarietà, co-struttori di comunità cristiane

che si riconoscono figli di uno stesso Padre.

Preghiamo18°Giornata

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rifletto con consapevolezza sull’obiettivodella mia vita

Impegno quotidiano

Quando si cerca di ascoltare il Signore è normale avere tentazioni. Una di esse è semplicemente sentirsi infastidito o oppresso, e chiudersi; altra tentazione molto comune è inizia-re a pensare quello che il testo dice agli altri, per evitare di

è senza dubbio più facile cogliere gli errori degli altri piut-tosto che ammettere i propri sbagli perchè in questo modo non sentiamo l’umiliazione di essere visti come coloro che “parlano bene ma razzolano male”. sicuramente ci fa paura il confronto con la vita di tutti coloro che hanno avu-to più coraggio di noi e sono stati in grado di ascoltare, comprendere e realizzare ciò che gesù chiedeva ad ognuno. questo ci allontana dal signore perché è un pò da codardi non assumersi le proprie resposnabilità. il primo passo e

anche il più facile è sicuramente un incontro perso-nale con la parola di dio in modo da essere più

coscienti di chi siamo e di ciò che facciamo

applicarlo alla propria vita. Accade anche che uno inizia a cercare scuse che gli permettano di annacquare il messaggio specifico di un testo. Altre volte riteniamo che Dio esiga da noi una decisione troppo gran-de, che non siamo ancora in condizione di prendere. Questo porta molte persone a perdere la gioia dell’incontro con la Parola, ma questo vorrebbe dire dimenticare che nessuno è più paziente di Dio Padre, che nessuno comprende e sa aspettare come Lui. Egli invita sempre a fare un passo in più, ma non esige una risposta completa se ancora non abbia-mo percorso il cammino che la rende possibile. Semplicemente desidera che guardiamo con sincerità alla nostra esistenza e la presentiamo senza finzioni ai suoi occhi, che siamo disposti a continuare a crescere, e che domandiamo a Lui ciò che ancora non riusciamo ad ottenere.

Riflettendo

Francesco

Parola chiave

Ascoltare il Signore

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Conoscendo don Bosco

Sono l’America del Sud che anela ad una

piena autodeterminazione e quella del Nord e

che tutti chiamano “Primo Mondo”.Un intreccio di gruppi umani

e di culture si agitano nel mio grembo

nell’attesa densa di speranza, di liberazione,

di giustizia e di pace, di annuncio concreto e coerente

per i miei poveri, per gli oppressi,

per i miei numerosi figli che ancora non conoscono Cristo,

attendiamo il Vangelo vivo che ci rivela il Volto del Padre.

Preghiamo

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leggo un brano del vangelo e

analizzo la mia vita sulla base del testo

Impegno quotidiano

Diritto all ’integrazioneracconta don Bosco:“In linee generali, l’Oratorio era frequentato da muratori, stuccato-ri, rimorchiatori e altri che arriva-vano dai villaggi vicini”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 30 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Negli Stati in cui esistono mino-ranze etniche, religiose o lingui-stiche oppure persone di origine autoctona, un fanciullo autoctono o che appartiene a una di tali mi-noranze non può essere privato del diritto di avere una propria vita cul-turale, di professare e di praticare la propria religione o di far uso del-la propria lingua insieme agli altri membri del suo gruppo”

Articolo 2 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti si impegnano a ri-spettare i diritti enunciati nella pre-sente Convenzione e a garantirli a ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzio-ne di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fan-ciullo o dei suoi genitori o rappre-sentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, ...”

Spiritualità è vivere la vita quotidiana nel mistero di Dio. Gesù ci ha rivelato che Dio è al centro della nostra vita. Il suo Spirito è all’opera e plasma di sé le persone, i gesti, le situazioni. Diventa uomo e donna “spiri-tuale” colui e colei che sanno decidersi per fare di questa presenza, misteriosa e coinvolgente, il senso della propria vita, il motivo di riferimento di ogni scelta, il fondamento della speranza. Questa convinzione ci permette di rico-noscere che don Bosco ci ha affidato un progetto di spiritualità. Incoraggiati dalle parole del Papa che ha riconosciuto in don Bosco un “maestro di spiritualità giovanile”, i suoi figli e le sue figlie accolgono la sua proposta e la riscrivono dentro le nuove sensibilità teologiche, antropologiche e educative. Nasce così un progetto di “spiritualità giovanile salesiana”. L’aggettivo “salesia-na” qualifica la proposta di don Bosco all’interno dei tanti modelli presenti nella Chiesa. L’aggettivo “giovanile” ricorda che questo progetto si riferisce ai giovani e assume uno stile molto giovanile anche quando è vissuto da adulti, come sono i Salesiani e le Figlie di Maria Ausilia-trice. Il sostantivo “spiritualità” richiama qualcosa di serio e impegnativo: la lunga tradizione scritta nella vita dei discepo-li di Gesù. Vogliamo questa spiritualità “salesiana” e “giovanile” per viverla più intensamente, non certo per svuotarla di quelle esigenze di radicalità evangelica in cui sono vissuti tanti cristiani, prima di noi. (da “Spiritualità Giovanile Salesiana”)

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Il problema non sempre è l’eccesso di attività, ma soprattutto sono le attività vissute male, senza le motivazioni adegua-te, senza una spiritualità che permei l’azione e la renda desidera-bile. Da qui deriva che i doveri stanchino più di quanto sia ragio-

sicuramente è capitato a tutti di realizzare tante attività e poi alla fine chiedersi il perchè di tutto questo, il motivo di tanto agire... se all’inizio sembrava chiaro via via con il passare del tempo non lo era più così tanto e si continua-va solo trascinandosi per inerzia.. Perchè? perchè., come dice papa francesco, le motivazioni spesso non sono quelle giu-

ste, non sono quelle che che prendono vita dalla fon-te delle nostra vita. Per chi facciamo ogni cosa?

nevole, e a volte facciano ammalare. Non si tratta di una fatica serena, ma tesa, pesante, insoddisfatta e, in definitiva, non accettata. Questa accidia pastorale può avere diverse origini. Alcuni vi cadono perché portano avanti progetti irrealizzabili e non vivono volentieri quello che con tranquillità potrebbero fare. Altri, perché non accettano la difficile evoluzione dei processi e vogliono che tutto cada dal cielo. Altri, perché si attaccano ad alcuni progetti o a sogni di successo coltivati dalla loro vanità. Altri, per aver perso il contatto reale con la gente, in una spersonalizzazione della pastorale che porta a prestare maggiore attenzione all’organizzazione che alle persone, così che li entusia-sma più la “tabella di marcia” che la marcia stessa. Altri cadono nell’accidia perché non sanno aspettare, vogliono dominare il ritmo della vita. L’ansia odierna di arrivare a risultati immediati fa sì che gli operatori pastorali non tollerino facilmente il senso di qualche contraddizione, un apparente falli-mento, una critica, una croce.

Riflettendo

Francesco Conoscendo don Bosco19°Giornata

Parola chiave

Il vero senso delle cose

Diritto ad un giusto lavoro

racconta don Bosco:“Constatai che i ragazzi che ri-cevono punizioni, se incontrano una mano amorosa che si pren-da cura di loro, li assista duran-te le domeniche, cerchi loro un impiego con buoni padroni e li visiti ogni tanto durante la set-timana, questi ragazzi iniziano una vita onorata, dimenticano il passato, diventano buoni cri-stiani e onesti cittadini. Questa è l’origine del nostro Oratorio”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 32 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti riconoscono il di-ritto del fanciullo di essere pro-tetto contro lo sfruttamento eco-nomico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale”

Per capire ancora di più la dimen-sione missionaria di Don Bosco ed entrare in una maggiore con-cretezza rileggeremo la spiritualità salesiana dal punto di vista della missionarietà.

Spiritualità del quotidiano- Il quotidiano dei paesi è il mio quotidiano (non si può vivere in isolamento)

- Lettura “spirituale” dei giornali e della televisione (lettura critica. Quando non si conosce il terzo mondo e si vedono alla tv imma-gini della Somalia, della Nigeria, …, e ci stupiamo di fronte ad es-sere dobbiamo avere una lettura spirituale riconoscendo ciò che è semplice propaganda e ciò che è realtà. Facciamo una lettura intel-ligente dei giornali)

- Preghiera del/sul quotidiano

- Stile di austerità

- Santità quotidiana laicale (la vita diventa santa nella semplicità di ogni giorno. E non è solo per i consacrati, ma vale per tutti!)

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Sono l’Oceania, i miei popoli,

preoccupati di salvare le loro culture

vivono nella speranza di ricevere la luce di Cristo, attraverso guide sapienti c

he ci aiutino a custodire i veri valori.

Attendiamo il Vangelo della Vita che ci rafforza nella fede

e ci costituisce in una sola famiglia

nell’Amore del Padre.

Preghiamo20°Giornata

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analizzo la motivazione che mi ha spinto

in terra di missione

Impegno quotidiano

La gioia del Vangelo è quella che niente e nessuno ci potrà mai togliere (cfr Gv 16,22). I mali del nostro mondo – e quelli della Chiesa – non dovrebbero essere scuse per ridurre il nostro impegno e il nostro fervore. Consideriamoli come sfide per

come per ogni cosa se manca la volontà di portarla a ter-mine non saremo mai in grado di realizzarla perchè non avremo con noi la forza, l’entusiasmo e il desiderio di supe-rare le possibili difficoltà. la predisposizione corretta del

nostro animo e del nostro intero essere è l’unica strada per affrontare a testa alta qualsiasi cosa

con gesù nel cuore.

crescere. Inoltre, lo sguardo di fede è capace di riconoscere la luce che sempre lo Spirito Santo diffonde in mezzo all’oscurità, senza dimenticare che «dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia» (Rm 5,20). La nostra fede è sfidata a intravedere il vino in cui l’acqua può essere trasformata, e a scoprire il grano che cresce in mezzo della zizzania.Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla fac-cia scura. Nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. Chi comincia senza fiducia ha perso in an-ticipo metà della battaglia e sotterra i propri talenti. Anche se con la dolorosa consapevolezza delle proprie fragilità, bisogna andare avanti senza darsi per vinti, e ricordare quello che disse il Signore a san Paolo: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12,9). Il trionfo cristiano è sempre una croce, ma una croce che al tempo stesso è vessillo di vittoria, che si porta con una tenerezza combattiva contro gli assalti del male. Il cattivo spirito della sconfitta è fratello della tentazione di separare prima del tempo il grano dalla zizzania, prodotto di una sfiducia ansiosa ed egocentrica.

Riflettendo

Francesco

Parola chiave

La fiducia apre le porte del paradiso

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Conoscendo don Bosco

Sono l’Europa divisa in un mosaico

di popoli e culture spessocontrapposte tra loro.

Siamo in attesa della forza dello spirito

che ci rinnovi dal di dentroperché l’antica fede cristiana

possa proseguire nella ricerca della verità, del dialogo

e nella lotta dei pregiudizi.

Preghiamo

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mi rivolgo con fiducia ad un amico

Impegno quotidiano

Divieto di punizioni corporali inumane o

degradantiraccontadon Bosco:“Constatai che i ragazzi che ri-cevono punizioni, se incontrano una mano amorosa che si pren-da cura di loro, li assista duran-te le domeniche, cerchi loro un impiego con buoni padroni e li visiti ogni tanto durante la set-timana, questi ragazzi iniziano una vita onorata, dimenticano il passato, diventano buoni cri-stiani e onesti cittadini. Questa è l’origine del nostro Oratorio”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 19 – Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti adottano ogni misura legislativa, amministra-tiva, sociale ed educativa per tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfrutta-mento, compresa la violenza sessuale”

Spiritualità dell ’ottimismo- Il messaggio della gioia dei pove-ri (i poveri sono felici con niente! Sono una profezia provocante per noi: più abbiamo, meno siamo fe-lici. Il tenere non dà felicità. Ecco quindi il messaggio della gioia dei poveri. E non è una gioia superfi-ciale, ma è quella scritta nel van-gelo, quella degli umili, degli aper-ti; sono semplici, sono aperti al messaggio di salvezza).

- Semplicità produce gioia (più ci spogliamo di cose più abbiamo meno necessità, più diventiamo in-formali più siamo liberi).

- Gioia sprigiona ottimismo (chi è libero, chi ha la gioia dentro, spri-giona gioia).

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Il mondo è lacerato dalle guerre e dalla violenza, o ferito da un diffuso individualismo che divide gli esseri umani e li pone l’uno contro l’altro ad inseguire il proprio benessere. In vari Paesi risorgono conflitti e vecchie divisioni che si credevano

“Se avete amore gli uni per gli altri”. Quello che gesù ci chiede non sempre è facile e immediato, anzi costa sacrifici, pazienza e tanta fede in colui che ci ha lasciato tale comandamen-to. la nostra quotidianità ci porta infatti a scontrarci, a dibattere, a prendere posizioni opposte e contrapposte... ma allora come possiamo amare davvero queste persone? che cosa voleva dire gesù quando ci ha chiesto di amarle?senza dubbio il fatto di trattare allo stesso modo tutti, amici o nemici, perchè la dignità della persona umana va

al di là di qualsiasi differenza, ma non solo questo... chiaramente intendeva un amore sempre nuovo,

sempre gratuito e profondo.

in parte superate. Ai cristiani di tutte le comunità del mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa. Che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). È quello che ha chiesto con intensa preghiera Gesù al Padre: «Siano una sola cosa … in noi … per-ché il mondo creda» (Gv 17,21). Attenzione alla tentazione dell’invidia! Siamo sulla stessa barca e andiamo verso lo stesso porto! Chiediamo la grazia di rallegrarci dei frutti degli altri, che sono di tutti.

Riflettendo

Francesco Conoscendo don Bosco21°Giornata

Parola chiave

Comunione fraterna

Diritto ad essere accolti

racconta don Bosco:“Molti ragazzi di Torino e vici-nanze mostravano molta buona volontà nel dedicarsi ad una vita onesta e di lavoro; tuttavia, invitati a farlo, rispondevano che non avevano da mangiare, né vestiti, né casa dove vivere anche che fosse per poco tempo. Per ospitare almeno alcuni di questi ragazzi che non sapevano dove andare la notte, avevamo adattato un paiolo. .. Capendo che per molti ragazzi era inu-tile qualsiasi tipo di apostolato nel caso non si desse loro una ospitalità,mi affrettai ad affitta-re altre stanze”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 20 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Ogni fanciullo il quale è tem-poraneamente o definitivamente privato del suo ambiente fami-liare oppure che non può esse-re lasciato in tale ambiente nel suo proprio interesse, ha diritto a una protezione e ad aiuti spe-ciali dello Stato”

Spiritualità dell ’amicizia con Gesù

- Gesù è il primo missionario (Lui è stato mandato ad annunciare: è il primo missionario del Padre. Si è incarnato, è stato uno di noi, accettando tutte le conseguenze di questo suo gesto).

- Gesù incarnato = inculturato (è l’apice, il punto più alto di ogni tipo di inculturazione. Un vescovo africano ha detto sull’inculturazio-ne: “quando un missionario è a casa sua in casa di altri e se altri si sentono a casa loro in casa del missionario, allora l’abbraccio dell’inculturazione è avvenuto).

- Gesù = mi invia (e mi invita, mi disturba. La scelta missionaria ha come ultimo motivo una voca-zione, una chiamato interna, una chiamata divina. Cristo è il valore totale della tua vita).

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Beata la famiglia che trova il tempo per dialogare, s

vagarsi e fare festa insieme.0 Dio, Padre Santo, fonte di ogni bene,

dona alla nostra mensa il cibo quotidiano,

conservaci nella salutee nella pace,

guida i nostri passisulla via del bene.Beata la famiglia

che non è schiava della televisionee sa scegliere programmi costruttivi.

Beata la famiglia in cui i contrasti

non sono un dramma,ma palestra per crescere nel rispetto,

nella benevolenzae nel perdono vicendevole.

Beata la famiglia dove regna la pace

al suo interno e con tutti:in lei mette radici la pace nel mondo.

Unisci i nostri cuori nella fedee rendili operosi nella carità,

così che la gioia di avere una casa,non ci faccia dimenticare i fratelli

che ne sono senza.

Preghiamo22°Giornata

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manifesto cura nei confronti di qualcuno

Impegno quotidiano

Essere Chiesa significa essere Popolo di Dio, in accordo con il grande progetto d’amore del Padre. Questo implica essere il fermento di Dio in mezzo all’umanità. Vuol dire an-

ognuno di noi è chiesa e proprio per questo motivo ognu-no si deve sentire chiamato in causa per essere “il fermento di Dio in mezzo all’umanità”. ognuno si deve mettere in cam-mino sulle orme di Cristo perchè solo in questo modo sa-remo veramente felici e lo saremo quando ameremo la vita e rispetteremo la natura, quando saremo in pace con noi stessi e con gli altri, quando vivremo onestamente essendo felici di ciò che abbiamo, lottando contro le ingiustizie, quando sapremo gustare ed apprezzare le cose di cui dispo-niamo quotidianamente, quando avremo cura del povero e di tutti coloro che sono meno fortunati di noi. Ecco, in questo modo saremo “il fermento di Dio in mezzo all’umani-tà” e vivremo come gesù ci ha insegnanto, secondo la vita buona del vangelo.

nunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso si perde, che ha bisogno di avere risposte che incoraggino, che diano spe-ranza, che diano nuovo vigore nel cammino. La Chiesa dev’essere il luo-go della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo.

Riflettendo

Francesco

Parola chiave

“Essere sale e luce”

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Conoscendo don Bosco

Appena mi muovo,appena faccio qualcosa

mi accorgo che ho bisogno, attorno a me, di tante mani

di tanti piedi... di tante persone,le più diverse.

Mi sento come una piccola rotellina di un immenso ingranaggio.

Signore, mi hai legato agli altricon un nodo fortissimo

che nessuno può sciogliere.Se anche mi metto fermo,

immobile, chiuso in casa, in poltrona,con un giornaletto in mano e la gomma tra i

denti non posso non pensare che mille persone hanno lavorato

per consentirmi di stare così.Signore, se potessi staccarmi dagli altri!

Ma se anche chiudo gli occhie, fermo come una statua,

mi limito a pensare, vedo tanti «altri»che danno corpo ai miei pensieri.

Non vivrei, non giocherei,non farei niente, senza gli altri.

Gli «altri»... così necessari e, almeno a volte, così pesanti.

“Signore, aiutami a rimanere legatoagli altri.

Perché se io non posso rinunciare a loroanche essi non possono fare a meno di me.

T. Lasconi

Preghiamo

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dimostro il mio amore per la vita

Impegno quotidiano

Ruolo attivodei giovani

racconta don Bosco:“Ho visto che quattro quinti de-gli animali si erano trasformati in agnelli. Il loro numero è au-mentato ancora successivamen-te. In quel momento sono arri-vati dei pastori per vigilarli. Ma stavano poco tempo e andavano via. È successa allora una cosa meravigliosa. Molti agnelli si trasformavano in pastori, che crescevano e si prendevano cura degli altri. Con l’aumentare del numero dei pastori, si separa-vano e andavano in altri luoghi, dove riunivano animali strani e li portavano in altri pascoli”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 29 – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia“Gli Stati parti convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità: d) prepa-rare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolle-ranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e reli-giosi e delle persone di origine autoctona”

Spiritualità della comunione ecclesiale

- Chiesa che nasce e chiesa che annuncia (ricevere il messaggio di Gesù e condividerlo con gli altri)

- Reciprocità: chiesa particolare e chiesa universale (nessuna chiesa è chiusa nei confronti della pro-pria parrocchia, e così nessuna ispettoria).

- Giovani con orizzonti mondiali (quando vivono la comunità eccle-siale in forma missionaria)

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Ora che la Chiesa desidera vivere un profondo rinnovamen-to missionario, c’è una forma di predicazione che compete a tutti noi come impegno quotidiano. Si tratta di portare il

l’unico modo per portare agli altri l’amore di Gesù è dimo-strandoglielo, solo se saremo davvero testimoni di questo amore con la nostra vita, con le nostre parole, ma soprat-tutto con le nostre azioni, i nostri atteggiamenti, con tutti quei piccoli gesti quotidiani che dimostreranno che siamo davvero sulle orme di Cristo, le persone capiranno che cosa è l’amore. lo stile con cui affrontiamo la nostra quotidianità deve davvero dimostrare chi siamo, sarà quel-lo a parlare per noi e senza alcun dubbio gli altri compren-deranno che siamo portatori dell’amore di gesù. è facile tutto questo? no, o meglio lo è nella misura in cui siamo consapevoli che gli insegnamenti di gesù ci indicano la vera strada verso la felicità e se noi vogliamo essere pie-

namente felici possiamo esserlo.

Vangelo alle persone con cui ciascuno ha a che fare, tanto ai più vicini quanto agli sconosciuti. È la predicazione informale che si può realizzare durante una conversazione ed è anche quella che attua un missionario quando visita una casa. Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada.

Riflettendo

Francesco Conoscendo don Bosco

Parola chiave

23°Giornata

Portare agli altri l’amore di Gesù

Diritto alla libertà di riunione

racconta don Bosco:“Ma contenti per poter, al-meno in quelle piccole stan-ze, riunire i nostri alunni e educarli”;

dicono i documenti internazionali:Articolo 20 - dichiarazione universale dei diritti dell’uo-mo.1. Ogni individuo ha il diritto alla libertà di riunione e di as-sociazione pacifica.2. Nessuno può essere co-stretto a far parte di un’asso-ciazione.

Articolo 11 - Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia: 1. Ogni persona ha diritto alla libertà di riunione pacifica e alla libertà d’associazione, ivi compreso il diritto di par-tecipare alla costituzione di sindacati e di aderire ad essi per la difesa dei propri inte-ressi.

Servizio responsabile- Gesù invita e invia (il “si” è una scelta vocazionale. È Lui che pren-de l’iniziativa e non si sa quan-do, come, dove la prende. Lui sa come. Ma una vocazione missio-naria è una chiamata e come tale chi non ce l’ha non ce l’ha. La vocazione missionaria ad gentes è qualche cosa che viene dal di dentro, che disturba, è qualche cosa di insistente, che a volte vorremmo ignorare, tacere,…, ma ritorna).

- Gesù chiama in forma personale e la risposta è personale

- Chi dona con generosità speri-menta la vera ed eterna gioia

- Scelta di vita come consacrato; laico missionario

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Signore,Tu mi chiami

ed io ho paura a dirti di sì.Tu mi vuoi e io cerco di sfuggirti.

Tu chiedi di impossessarti di me ed io mi rifiuto.

Tu t’aspetti un dono completo.Talvolta sono pronto.

La tua grazia mi spinge ulteriormente,

e allora tutto mi pare facile.Ma, non appena mi accorgo

di quello che debbo abbandonaree quanto è dolorosa

la rottura definitiva, esito.O Signore,

sono in ansia e lotto nella notte.Dammi la forza di non rifiutarmi.

Illuminami nella scelta di ciò che vuoi tu.

Preghiamo

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mi faccio promotore di un gesto d’amore

Impegno quotidiano

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Il VIS è un organismo di laici che si ispira al carisma di Don Bosco ed affianca il tradizionale impegno edu-cativo dei Salesiani nella formazione integrale umana, scolastica e professionale di bambini e ragazzi.Il VIS è una Organizzazione Non Governativa nata nel 1986, riconosciuta idonea dal Ministero degli Af-fari Esteri italiano e dall’Unione Europea a progettare e realizzare interventi di sviluppo umano nei paesi po-veri e di educazione allo sviluppo in Europa.Nel 2009 ha ricevuto dal Consiglio Economico e So-ciale delle Nazioni Unite (ECOSOC) lo status consul-tivo speciale.

Il VIDES è una Organizzazione Non Governativavoluta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice per la promozione della donna, per interventi educativi a favore di bambini e giovani svantaggiati, per la cooperazione nei paesi in via di sviluppo.Crede nell’intuizione di Don Bosco e di Madre Mazzarello che sia possibile educare i giovani ad essere protagonisti della loro formazione e che questo sia un mezzo efficace per migliorare la so-cietà.

Via Appia Antica 12600179 Roma

Tel. [email protected] - www.volint.it

Via di San Saba 1400153 Roma

Tel. [email protected]

www.videsitalia.it

Il VIS è un organismo di laici che si ispira al carisma di Don Bosco ed affianca il tradizionale impegno edu-cativo dei Salesiani nella formazione integrale umana, scolastica e professionale di bambini e ragazzi.Il VIS è una Organizzazione Non Governativa nata nel 1986, riconosciuta idonea dal Ministero degli Af-fari Esteri italiano e dall’Unione Europea a progettare e realizzare interventi di sviluppo umano nei paesi po-veri e di educazione allo sviluppo in Europa.Nel 2009 ha ricevuto dal Consiglio Economico e So-ciale delle Nazioni Unite (ECOSOC) lo status consul-tivo speciale.

Il VIDES è una Organizzazione Non Governativavoluta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice per la promozione della donna, per interventi educativi a favore di bambini e giovani svantaggiati, per la cooperazione nei paesi in via di sviluppo.Crede nell’intuizione di Don Bosco e di Madre Mazzarello che sia possibile educare i giovani ad essere protagonisti della loro formazione e che questo sia un mezzo efficace per migliorare la so-cietà.

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