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RASSEGNA DEL BITUME 54/06 47 Conglomerati bituminosi a bassa energia. Lo stato dell’arte Low energy bituminous mixes: the state of the art MARIO BONOLA Consulente per le tecnologie - Pavimental LUCIA DE FERRARIIS Anonima Petroli Italiana Riassunto In diversi Paesi europei molte imprese stradali propongono, nella gamma dei loro prodotti, conglomerati bitumi- nosi tiepidi (WMA), le cui temperature di fabbricazione e stesa sono sensibilmente inferiori a quelle dei conglome- rati a caldo classici. I procedimenti di produzione di questi conglomerati sono variegati, ma gli obiettivi sono comuni (es. risparmio di energia, diminuzione delle emissioni in genere e in particolare di quelle dei gas serra). L’articolo propone lo stato dell’arte di questa nuova tipologia di miscela bituminosa. Summary In different European countries, many road contractors propose, among their products, warm bituminous mixes, whose producing and laying temperatures are lower than hot bitumens mixes. Production procedures of these mixes are different, but the targets are common: energy saving, reduction of emis- sion, etc. The paper reports the state of the art of this new bituminous mixes. 1. Generalità I conglomerati bituminosi costituiscono la parte prepon- derante delle moderne pavimentazioni stradali e le loro caratteristiche meccaniche derivano da un’intima combi- nazione tra legante idrocarburico e scheletro litico, grazie alla quale il prodotto finale è in grado di resiste- re alle sollecitazioni indotte dal traffico autoveicolare. Nel corso del tempo sono state messe a punto svariate tecniche per la realizzazione di pavimentazioni in asfal- to, ma i processi produttivi più utilizzati impiegano il calore per realizzare la migliore miscelazione tra bitu- me e inerti e al tempo stesso facilitarne la lavorabilità fino alla compattazione, in modo da garantire durabi- lità e affidabilità alla pavimentazione. In questo ambito, negli ultimi anni del secolo scorso si è avuto un fiorire di attività di ricerca e sviluppo del tutto innovative, in sintonia con le attese sempre più diffuse nella società civile. Salvaguardia dell’ambiente, tutela della salute e della sicurezza sul posto di lavoro sono tra gli obiettivi dell’industria delle pavimentazio- ni, specie nei paesi del Nord Europa, dove da tempo si dà risalto ai problemi legati all’effetto serra ed alla riduzione delle emissioni di CO 2, che inevitabilmente si associano ad ogni attività industriale. A tale proposito, occorre precisare che l’opinione pubbli- ca nutre, nei confronti dell’impiego del bitume sui cantieri stradali uno scarso gradimento, se non un vero e proprio rifiuto. Fumi, emissioni e odori sgradevoli ancora oggi, nonostante i progressi tecnologici, nell’im-

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Conglomerati bituminosi a bassa energia.Lo stato dell’arte

Low energy bituminous mixes: the state of the art

MARIO BONOLAConsulente per le tecnologie - Pavimental

LUCIA DE FERRARIIS Anonima Petroli Italiana

Riassunto

In diversi Paesi europei molte imprese stradali propongono, nella gamma dei loro prodotti, conglomerati bitumi-nosi tiepidi (WMA), le cui temperature di fabbricazione e stesa sono sensibilmente inferiori a quelle dei conglome-rati a caldo classici.I procedimenti di produzione di questi conglomerati sono variegati, ma gli obiettivi sono comuni (es. risparmio dienergia, diminuzione delle emissioni in genere e in particolare di quelle dei gas serra).L’articolo propone lo stato dell’arte di questa nuova tipologia di miscela bituminosa.

Summary

In different European countries, many road contractors propose, among their products, warm bituminous mixes,whose producing and laying temperatures are lower than hot bitumens mixes.Production procedures of these mixes are different, but the targets are common: energy saving, reduction of emis-sion, etc.The paper reports the state of the art of this new bituminous mixes.

1. Generalità

I conglomerati bituminosi costituiscono la parte prepon-derante delle moderne pavimentazioni stradali e le lorocaratteristiche meccaniche derivano da un’intima combi-nazione tra legante idrocarburico e scheletro litico,grazie alla quale il prodotto finale è in grado di resiste-re alle sollecitazioni indotte dal traffico autoveicolare.Nel corso del tempo sono state messe a punto svariatetecniche per la realizzazione di pavimentazioni in asfal-to, ma i processi produttivi più utilizzati impiegano ilcalore per realizzare la migliore miscelazione tra bitu-me e inerti e al tempo stesso facilitarne la lavorabilitàfino alla compattazione, in modo da garantire durabi-lità e affidabilità alla pavimentazione.

In questo ambito, negli ultimi anni del secolo scorso siè avuto un fiorire di attività di ricerca e sviluppo deltutto innovative, in sintonia con le attese sempre piùdiffuse nella società civile. Salvaguardia dell’ambiente,tutela della salute e della sicurezza sul posto di lavorosono tra gli obiettivi dell’industria delle pavimentazio-ni, specie nei paesi del Nord Europa, dove da tempo sidà risalto ai problemi legati all’effetto serra ed allariduzione delle emissioni di CO2, che inevitabilmente siassociano ad ogni attività industriale.A tale proposito, occorre precisare che l’opinione pubbli-ca nutre, nei confronti dell’impiego del bitume suicantieri stradali uno scarso gradimento, se non un veroe proprio rifiuto. Fumi, emissioni e odori sgradevoliancora oggi, nonostante i progressi tecnologici, nell’im-

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maginario collettivo, sono indissolubilmente abbinati aicantieri di lavoro per le pavimentazioni stradali.A questi aspetti, già di per sé sufficientemente ponde-rosi, si sono poi aggiunti quelli associati all’onerositàdella bolletta energetica che penalizza pesantementel’economia di molti paesi ad alta industrializzazioneche non hanno sul proprio territorio disponibilità dirisorse energetiche di natura fossile.I conglomerati in esame vengono individuati conl’acronimo inglese WMA (Warm Mix Asphalt, traduci-bile in Miscela Bituminosa Tiepida) e sono ottenuti daprocessi in cui le temperature risultano di decine digradi inferiori a quelle tipiche delle tecniche per laproduzione di conglomerati a caldo HMA (Hot MixAsphalt), ma tendenzialmente intendono replicarne lecaratteristiche prestazionali.La riduzione delle temperature in gioco presenta ilvantaggio di abbattere non solo il consumo di carbu-rante ma anche l’emissione dei fumi che, a temperatu-re più basse, possono essere praticamente eliminatiinsieme agli odori a essi associati. Vantaggio, quest’ul-timo, che assume particolare rilievo in aree dove leprescrizioni di legge per la qualità dell’aria sono parti-colarmente severe, come negli ambiti urbani.Oggi giorno, in diversi paesi europei molte impresestradali propongono, nella gamma dei loro prodotti,conglomerati bituminosi tiepidi o WMA, le cui tempe-rature di fabbricazione e stesa sono sensibilmente infe-riori a quelle dei conglomerati a caldo classici. I proce-dimenti sono variegati, ma gli obiettivi sono comuni:risparmio di energia, diminuzione delle emissioni ingenere e in particolare di quelle dei gas serra.Tutto ciò è il risultato dello sforzo teso all’innovazionetecnologica da parte dell’industria delle pavimentazio-ni, che ha dato luogo ad una significativa serie dicantieri stradali sperimentali per la realizzazione diprove sul campo dove, specie negli ultimi anni, si sonoaccumulate numerose esperienze secondo nuove lineedi ricerca. Il reale interesse, manifestato di recenteanche in Italia, sta ad attestare la consistenza del feno-meno, da annoverare certamente non tra gli episodi dimoda passeggera.Alcune date, a dimostrazione della rapida diffusionedell’attività di ricerca e sviluppo: fu nel 1997 che con il“Bitumen Forum” [16] in Germania si avvia la fase speri-

mentale per la messa a punto di tecnologie innovativepiù rispettose dei vincoli posti dall’igiene del lavoro edalla tutela dell’ambiente. A questo sforzo partecipa-rono attivamente tutte le organizzazioni interessatedall’esecuzione dei lavori di pavimentazione stradali,Istituzioni dello Stato comprese. Su questa linea anchealtre nazioni si mossero successivamente [20].Nel 2002 la statunitense National Asphalt PavementAssociation organizzò una missione in Europa al fine distudiare il problema delle pavimentazioni WMA sullequali veniva riconosciuto un profondo gap tecnologicodell’industria d’oltre oceano rispetto all’Europa. Comegià avvenuto con il progetto SHARP, in pochi anni indiversi stati USA sono stati aperti cantieri sperimentalie prestigiose istituzioni federali (NCAT, FHA, AASH-TO…) hanno in corso progetti di valutazione dellediverse tecnologie.“Semicaldi”, “tiepidi”, “semitiepidi”, “a bassa tempe-ratura”, “a bassa energia”, “ a risparmio energetico”qualunque sia la denominazione o la tecnica applicata,questi nuovi conglomerati sono caratterizzati dal lorocomune obiettivo progettuale teso a ridurre i consumidi energia e quindi a contrarre le emissioni. Al tempostesso questi nuovi conglomerati dovranno garantireprestazioni identiche a quelle dei conglomerati acaldo, prodotti con tecnologie tradizionali.Senza dubbio si tratta di una vera e propria rivoluzio-ne tecnologica e culturale che vede un’industria, quel-la delle costruzioni stradali, la cui attività è spesso sottoaccusa in maniera violenta e definitiva, anche al di làdegli effettivi demeriti, assumere una posizione di rilie-vo nella tutela dell’ambiente e nella pratica di una poli-tica globale, tesa a realizzare concretamente unosviluppo sostenibile.Nel testo vedremo quanto di questo quadro idilliaco siaoggi praticamente realizzabile per i tecnici delle pavi-mentazioni stradali e quale dovrebbe essere l’obietti-vo finale di questo sforzo, in atto ormai da più di undecennio. L’auspicio è che le Istituzioni non perdanoanche questa occasione per l’affermazione di tecnolo-gie innovative in linea con gli impegni già assunti conil protocollo di Kyoto, cui la recente sottoscrizione daparte della Russia ha conferito rilevanza giuridica inter-nazionale di trattato. Non è certo rassicurante, daquesto punto di vista, l’esperienza attinente le tecniche

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di riciclaggio, la cui diffusione non dà sicuramente lamisura delle reali potenzialità tecnico-economiche che,allo stato dell’arte, ne presupporrebbero invece unmassiccio utilizzo. È questa una significativa situazionemessa in luce da una pubblicazione [1], risalente ormaia circa dieci anni fa, in cui l’OCDE (Organisation deCooperation et Dévelòppment Économique), a seguitodi una indagine su scala internazionale in tema di stra-tegie di riciclaggio nei lavori stradali, riconosceva ivantaggi delle tecniche in questione e ne auspicava unsempre maggior impiego nei lavori di manutenzione,individuando in vere e proprie azioni di sostegno, oltreche di tipo normativo, da parte dei governi nazionali,la spinta necessaria all’industria del settore per supe-rare gli ostacoli.In ogni caso, in diversi paesi europei (Svezia, Olanda,Inghilterra, Spagna, Francia) il processo di innovazioneè irreversibilmente avviato e, in particolare, a partiredal 2005, i cugini di oltralpe hanno avviato cantierisperimentali sia in aree urbane, sia su strade extraur-bane e su autostrade, dove vengono testate sceltetecnologiche diverse, il che dimostra l’elevato grado diinteresse, oltre che di concorrenza effettiva, favoritadai recuperi di efficienza realizzati da innovazionitecnologiche a valore aggiunto.I risultati ottenuti sul campo sono positivi, manca ovvia-mente il conforto della loro evoluzione nel tempo.Resta comunque la convinzione da parte degli opera-tori che esistano tutti i presupposti per il successo defi-nitivo, purché esista l’intento di dare realmente il via aquesta svolta radicale sui cantieri stradali che, oltretut-to, riuscirà ad abbattere in molte persone l’immaginedei cantieri fossilizzata a non molti anni addietro,quando gli operai rimaneggiavano, anche se con buonirisultati finali ma con scarse misure di igiene e sicurez-za, materiali altamente fumosi e maleodoranti, inbreve, inquinanti.Una volta confermati nel tempo i dati positivi iniziali eraggiunto l’equilibrio tra domanda e offerta su prezzicompetitivi, questi nuovi conglomerati saranno senzadubbio chiamati a svolgere un ruolo importante sulmercato e il loro successo sarà tanto maggiore quantopiù ampia sarà la gamma di prodotti offerti, includen-dovi pavimentazioni speciali quali ad esempio i tappe-ti drenanti, fonoassorbenti e quelli antisdrucciolevoli.

2. Tipologie di processo

Il confezionamento di miscele di conglomerato bitu-minoso storicamente è nato con i processi a caldo. Indefinitiva questo materiale composito può dare ottimirisultati, qualora si riesca a trarre vantaggio dai mate-riali componenti: gli inerti e il legante idrocarburico.In sintesi, il concetto alla base è quello di costituire unoscheletro litico meccanicamente resistente, mantenutoin essere dalle forze di coesione esercitate tra gli aggre-gati a contatto grazie ad un film di bitume che singo-larmente li riveste saldamente.L’azione di rivestimento del film di bitume è essenzia-le per l’ottenimento di un prodotto resistente, le cuicaratteristiche però dipenderanno anche da unadeguato addensamento mediante energia meccanica.Sono stati richiamati brevemente questi concetti dibase solo per sottolineare la necessità di avere unmateriale legante di per sé a bassa viscosità e tale darealizzare una miscela con gli inerti avente adeguatafluidità (lavorabilità), per tutte le fasi produttive, finoalla compattazione finale.Il bitume, materiale elasto-plasto-viscoso, ha una spic-cata suscettività termica per cui, mentre a temperatu-ra ambiente è solido, alle elevate temperature divieneliquido e presenta bassi valori di viscosità. Da qui lanecessità di riscaldarlo a 160-180 °C.Per quanto riguarda gli aggregati, invece, la necessitàdi un loro riscaldamento è duplice:¨ innanzitutto occorre essiccarli completamente, in

modo da garantire la migliore adesione tra grani e filmdi bitume che, in presenza di acqua, potrebbe esseredanneggiata nel tempo (spoliazione del bitume);

¨ nel momento della miscelazione con il bitume l’equi-librio termico che si raggiunge è fortemente condi-zionato dalla massa degli inerti (circa 19 volte quelladel bitume) e pertanto anch’essi vengono riscaldatipressoché alla stessa temperatura del bitume.

All’interno dell’intervallo di temperatura individuatodalle tradizionali tecniche a freddo e a caldo, proprioin base agli sviluppi tecnologici più recenti, si puòprocedere ad un’ulteriore suddivisione, così come risul-ta nella successiva Tab. 1.In effetti, questa ulteriore caratterizzazione è conse-guente ad una serie di considerazioni fondamentali

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per le tecnologie tiepide, abbinate ad alcuni fenome-ni legati agli scambi di calore che normalmenteavvengono negli impianti. In particolare, si fa riferi-mento alla temperatura di 100 °C, che per quantoriguarda gli aggregati, ne distingue la fase di essicca-mento da quella di riscaldamento, mentre per quan-to riguarda l’acqua presente tra gli inerti la stessatemperatura ne caratterizza il fenomeno di cambia-mento di stato in vapore, nel corso del quale l’ener-gia calorica serve a far evaporare tutta l’acquapresente (calore latente di vaporizzazione), senzacontribuire a riscaldare ulteriormente la parte litica.In Fig. 1 questo fenomeno è rappresentato schemati-camente, per una determinata miscela e per un deter-minato grado di umidità, dalla linea spezzata in gial-lo che mostra il variare della temperatura della misce-la in funzione dell’assorbimento del calore prodottonel tamburo dal bruciatore.

Anche in tema di scambi calorici, e quindi di efficienza(rendimento), la temperatura di 100 °C rappresenta unvalore limite oltre il quale il rendimento complessivo siriduce sensibilmente, tenuto conto che [6,12,29]:¨ l’energia necessaria a riscaldare gli inerti secchi alla

temperatura di rivestimento è 5 volte inferiore aquella impegnata per innalzare alla stessa tempera-tura una massa equivalente di acqua;

¨ il calore latente di evaporazione dell’acqua rappre-senta 5 volte l’energia necessaria a sollevare la stes-sa massa d’acqua da 0 a 100 °C.

Pertanto, risparmi sostanziali di energia, ossia rendimen-ti maggiori, saranno possibili solo se la temperatura dimiscelazione sarà mantenuta inferiore ai 100 °C; in talmodo, si può affermare che le miscele tiepide si otten-gono, oltre che abbassando la temperatura delle tecni-che a caldo, anche elevando quella dei processi a freddo.Seguendo questa impostazione, però, ritorna in tuttala sua importanza il problema della fluidità del legan-te e la lavorabilità della miscela, per le quali vengonomutuate tecniche sviluppate per le tecniche a freddo,opportunamente adeguate allo scopo, come verrà illu-strato successivamente.La tecnologia di confezionamento a freddo tradizio-nale si caratterizza ovviamente per i ridotti consumienergetici e i bassissimi livelli di emissioni e si basa

sull’impiego di emulsioni bituminose ingrado di veicolare tra gli aggregati, atemperatura ambiente, il bitume sottofor-ma di gocce minute disperse nella faseacquosa.Un aspetto critico di questa tecnica è che ilrivestimento degli inerti inizia solo dopo la“rottura” dell’emulsione e, pertanto, ilraggiungimento delle adeguate caratteri-stiche meccaniche necessita di un periododi maturazione che può durare anche mesi.Più recente è la tecnologia a freddo cheutilizza il bitume schiumato che, come ènoto, si ottiene iniettando all’interno diapposite camere di espansione dell’acquafredda nebulizzata in un idoneo bitumepreventivamente riscaldato a 180 °C.La formazione di schiuma garantisce l’ef-fetto legante, che, manifestandosi imme-

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Temperatura Tipologia di processo10÷30 °C A freddo40÷90 °C Semitiepido

120÷135 °C Semicaldo150÷170 °C A caldo

Tab. 1 Processi di confezionamento dei conglomeratibituminosi

Fig. 1 Relazione tra temperatura e assorbimento di calore

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¨ a parità di temperatura finale, copertura di maggio-ri distanze di trasporto del materiale provenientedagli impianti di confezionamento;

¨ riduzione dei tempi di attesa per l’apertura al traffi-co di tratti di pavimentazione appena messa in opera.

Volendo classificare le tecnologie tiepide messe apunto dall’industria delle pavimentazioni (v. successivaTab. 2), si possono individuare due categorie principa-li che rappresentano le tecniche adottate per renderefluidi il legante e la miscela.

Pertanto un primo gruppo riguarda l’impiego di addi-tivi che riducono la viscosità del bitume e un secondogruppo, molto più articolato, ma accomunato dallosfruttamento della fluidità conferita alla miscela dallaschiuma di bitume. Le ricerche condotte alla fine deglianni ‘90 in Europa e negli Stati Uniti hanno avuto comerisultato una serie di tecnologie per la produzione diWMA che si riconducono a processi brevettati.

3. Descrizione delle tecniche WMA

3.1 Additivazione con fluidificanti del bitumeNella fase iniziale della ricerca sulle tecniche ”tiepide” vifu, tra le varie opzioni, un orientamento a favore dell’im-piego di sostanze organiche solubili nel bitume atte amodificarne le caratteristiche reologiche in rapporto allevariazioni di temperatura. Tra tali additivi, maggiorsuccesso ebbero le paraffine o cere cristalline, che espli-cano la loro azione attraverso il meccanismo reversibiledel cambiamento di stato fisico (fusione-cristallizzazione):¨ fondendo a temperature superiori a 80 °C riducono la

viscosità del legante e conferiscono fluidità alle tempe-rature di confezionamento e stesa dei conglomerati;

¨ cristallizzando al disotto delle temperature di fusio-ne conferiscono rigidità al conglomerato anche atemperature di esercizio elevate.

diatamente e per contatto puntuale sulla frazione finedegli aggregati, non presenta le criticità legate aimeccanismi di rottura e di maturazione tipici delleemulsioni bituminose. Inoltre le caratteristiche fisichedella schiuma agevolano la lavorabilità della miscelapertanto, una volta terminata la compattazione, èpossibile una rapida rimessa in servizio, anche inpresenza di traffico pesante.Per completezza d’esposizione, per quanto riguarda letecnologie a freddo, che hanno anticipato nettamentel’avvio della ricerca sulle tecnologie tiepi-de, occorre precisare che non hanno accu-mulato sufficiente “anzianità di servizio”per ottenere una validazione sul campo.Inoltre, uno degli aspetti critici connessialla durata delle miscele a freddo si deveal fatto che il legante può non rivestireadeguatamente gli aggregati, dato chespesso l’emulsione bituminosa non riveste completa-mente le pezzature più grossolane degli aggregatifrantumati mentre il bitume schiumato risulta partico-larmente efficace solo sulle frazioni fini.Con la messa a punto delle miscele “tiepide” si ottieneuna serie di vantaggi di cui i più immediati riguardanosia il risparmio energetico, sia l’abbattimento delleemissioni presso l’impianto di produzione e sul cantie-re, abbattimento che è reso ancora più evidente dalfatto che la riduzione delle temperature influisce nonsolo sulla quantità dei fumi emessi, ma anche sulla lorocomposizione.La diminuzione delle temperature di processocomporta anche una minore usura dei mezzi utilizza-ti nell’ambito del processo di produzione, specienell’impianto di confezionamento, nel quale anche ilfenomeno di invecchiamento del bitume, associatoalla sua ossidazione e alla perdita di sostanze aroma-tiche, risulta ridotto o quantomeno contenuto dal chesi comprende come e perché le miscele tiepide possa-no durare più a lungo rispetto alle tradizionali misce-le a caldo.Di seguito si riportano i risvolti positivi sull’organizza-zione dei lavori sui cantieri di costruzione/manuten-zione delle pavimentazioni:¨ estensione del periodo lavorativo anche nelle stagio-

ni meno calde;

Additivazioni con fluidificanti del bitume Formazione di schiuma del bitume

Tab. 2 Classificazione delle tecnologie per il confezionamento di miscele tiepide

- Schiuma di emulsione- Bitume schiumato con aggregati riscaldati- Sistema a due componenti di legante- Conglomerati bituminosi a bassa energia- Additivazione con zeoliti

N.B.: Una ulteriore suddivisione potrebbeessere effettuata sulla base delle sostanzeusate, ma queste non determinano modifi-che sostanziali alle tecniche di produzione

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Le attività di laboratorio furono correlatead applicazioni sul campo finalizzate adottenere miscele ”tiepide” con prestazionidel tutto simili o superiori a quelle deitradizionali conglomerati a caldo, specieper quanto riguarda la resistenza a fatica,la resistenza alle deformazioni permanen-ti e la lavorabilità sul cantiere (temperatu-ra di compattazione 100-120 °C).Gli agenti fluidificanti in esame includonoparaffine Fischer-Tropsch, esteri acidiMontan, esteri acidi carbossilici della ligni-te a lunga catena lineare (C28), altri deri-vati da acidi grassi, polietilene a bassopeso molecolare.Gli additivi più promettenti si dimostraro-no le cere paraffiniche di sintesi, caratte-rizzate da idrocarburi alifatici con catenalunga che si formano nella fase di gassifi-cazione del carbone nel processo Fischer-Tropsch per la produzione di carburanti e combustibililiquidi.L’additivazione del bitume, sia modificato che talquale, avviene a circa 120 °C mediante agitazione percirca due ore e senza necessità di un miscelatore adelevata azione meccanica. Il comportamento reologicodel bitume ne risulta così modificato:¨ un effetto fluidificante, con diminuzione della visco-

sità dinamica al disopra di 130 °C (Fig. 2) che favori-sce il rivestimento degli aggregati e la lavorabilità;

¨ un effetto irrigidente con innalzamento del punto dirammollimento (Palla-Anello), una diminuzionedella penetrazione a 25 °C (Fig. 3) e maggiori modu-li misurati con il Dynamic Shear Rheometer;

¨ nessun effetto significativo alle basse temperature,come risulta dalla determinazione del punto diFraass (Fig. 4);

¨ mediante l’uso del Bending Rheometer il 4% di FT siè dimostrato un valore di soglia oltre il quale puòaversi un effetto negativo.

Il tenore di paraffina varia da un minimo del 3% inpeso del bitume fino ad un massimo del 4%, valoreche si consiglia di non superare per evitare problemidi suscettibilità in presenza di elevate temperature. Èopportuno mescolare le paraffine direttamente col

bitume in quanto l’aggiunta di questi prodotti diret-tamente negli impianti di produzione non è consiglia-bile ai fini dell’ottenimento di una miscela omogenea.L’uso di paraffine nella formulazione di conglomeratibituminosi potrebbe sembrare a prima vista del tuttoillogico, visto che nelle normative esistono limitazionial loro contenuto nel bitume (in genere non superio-re al 2%). In realtà si tratta di sostanze diverse, vistoche le paraffine naturali presenti nel bitume hanno unnumero di atomi di carbonio inferiore a 45 e presen-tano una temperatura di fusione compresa tra 45 e 70 °C,mentre le paraffine FT contengono idrocarburi concatene più lunghe fino a 100 atomi di carbonio.Grazie a processi di ricristallizzazione si può elevarefino ai 90÷100 °C il punto di fusione delle FT Pertanto,poiché al di sopra di dette temperature ha luogo lafusione e la conseguente successiva riduzione dellaviscosità del bitume, la miscelazione con gli inerti èpossibile in un intervallo di temperature inferiori aquelle raggiunte con le tecniche a caldo tradizionali.Nella successiva Tab. 3 si riportano valori indicativirappresentativi delle paraffine da bitume e di quelleottenute dal processo Fischer-Tropsch.A temperature inferiori al punto di fusione le paraffi-ne formano all’interno del bitume una struttura tipo

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Fig. 2 Viscosità in funzione della temperatura di un bitume tal quale e dibitume additivato con paraffina

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lattice, cui è attribuibile il miglioramento delle presta-zioni meccaniche del conglomerato, soprattutto intermini di resistenza alle deformazioni permanenti.Rientrano in questa categoria anche le tecnologie cheimpiegano altre sostanze additivanti aventi effetti simi-lari sul comportamento reologico del bitume, quali adesempio i composti esterificati a basso peso molecola-re derivati principalmente di esteri di grassi paraffinici.

3.2 Formazione di schiuma di bitume

3.2.1 Emulsione schiumata L’impiego delle emulsioni è tipico delle tecnologie a fred-do per il confezionamento dei conglomerati bituminosi e

dei processi di riciclaggio in situ delle pavimentazioni stra-dali. I risultati conseguiti risultano estremamente interes-santi dal punto di vista della riduzione dei consumi ener-getici e con l’avvento delle emulsioni elastomerizzate esovrastabilizzate tale tecnica si è rivelata idonea anche nelcaso di interventi su strade soggette a traffico pesante.Il vantaggio di fondo delle tecnologie a freddo stanella capacità di veicolare il legante bituminoso (emul-sionato o schiumato), garantendo il ricoprimento degliinerti freddi senza apporto di calore.Le emulsioni bituminose si ottengono mediante unaintensa azione meccanica di miscelazione tra bitume eacqua in un mulino colloidale, previa aggiunta di unasostanza emulsionante che agevoli la dispersione nellafase acquosa del bitume sotto forma di gocce minute.Tipicamente, un’emulsione bituminosa è costituita peril 60% da bitume e per il 40% da acqua ed, essendo atemperatura ambiente liquida, può essere miscelataagli aggregati freddi.Altra tecnica a freddo è quella che utilizza la schiuma-tura del bitume ottenuta mediante il suo riscaldamen-to a 180 °C in un impianto pressurizzato e successivaimmissione nella camera di espansione di una piccolaquantità di acqua (2-3% in peso sul bitume). Una voltaandata in ebollizione l’acqua consente al bitume diespandersi dando luogo alla formazione di schiuma conaumento di volume fino a 15 volte quello originario. La produzione di miscele con bitumi schiumati richiedeche il legante sia molto caldo e che nel materiale dastabilizzare vi sia una quantità sufficiente di frazionefine (5-15% di passante a 75 µ), tale da garantire unrivestimento più efficace grazie alla formazione di unamalta con azione collante.A differenza della tecnica a freddo, quella tiepida nonrichiede una particolare compatibilità con gli inerti inmodo da assicurare un adeguato tempo di rotturadell’emulsione e la miscela finale è caratterizzata da unrapido accrescimento delle caratteristiche di resistenza.Talora la presenza di acqua nella schiuma e/o l’uso diaggregati freddi e umidi spesso comportano la neces-sità di additivare il bitume con dops di adesione.A questa tecnica si rifanno applicazioni sviluppate indiverse parti del mondo.Negli USA è stata sviluppata la tecnologia Evotherm® chefondamentalmente si basa su una miscela di sostanze

Fig. 3 Bitume 70/100 - Punto di Rammollimento ePenetrazione in funzione del contenuto in paraffina

Fig. 4 Bitume 70/100 - Punto di Fraass in funzione delcontenuto in paraffina

Tab. 3 Caratteristiche delle cere di bitume e cere FT

Caratteristica Cere da bitume Cere da FTPunto di fusione, °C 50÷70 90÷110Penetrazione a 25 °C, 0,1 mm 100÷130 ² 1Peso molecolare medio, g/mole 300 1600N-Paraffine, % 15÷20 70÷75

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chimiche additivanti tese a migliorare le caratteristiche dirivestimento lavorabilità, adesione e agenti emulsionanti.La temperatura di stoccaggio è di 80 °C e il dosaggio delcomplesso additivante è dello 0,5% in peso dell’emulsio-ne, che normalmente è composta al 70% di bitume.Al momento, la tecnologia è stata sperimentata sudifferenti cantieri in diversi paesi del mondo (Stati Unitid’America, Canada, Sud Africa e Cina). In particolare, inSud Africa, in un tamburo a flusso parallelo, è statoconfezionato un conglomerato bituminoso chiuso i cuiinerti erano di natura silicea. La temperatura di proces-so all’impianto è stata pari a 71 °C, mentre sul cantierele temperature di stesa e compattazione hannoraggiunto i 60 °C. Un progetto analogo è stato realiz-zato presso Indianapolis (USA) utilizzando aggregati dinatura dolomitica e un’emulsione con bitume PG 64-22.In Spagna e Portogallo, a partire da ottobre 2001, sonostati svolti studi di laboratorio orientati alla messa apunto di tecniche “tiepide” per il riciclaggio, pressoimpianti fissi continui o discontinui, del100% del mate-riale proveniente dalla fresatura di strati di pavimen-tazioni flessibili. Uno dei vincoli posti allo studio erache la temperatura del materiale, dopo il riscaldamen-to, non eccedesse i 90 °C.I risultati, oltremodo promettenti, hanno portato allasperimentazione su strada, nel corso della quale ilconglomerato sul cantiere presentava una lavorabilitàsimile a quella delle tradizionali miscele a caldo e unatemperatura variabile da 78 a 90 °C. La compattazionefinale veniva effettuata al di sopra di 70 °C, medianterulli vibranti seguiti da rulli gommati.Particolare cura è stata dedicata alla formulazionedell’emulsione di bitume modificato a rottura media,che in questo caso doveva tenere nel debito conto lapresenza di tasso elevato di frazione fina derivantedalla fresatura a freddo degli strati di pavimentazione.Lavori analoghi in Galizia e Austria hanno interessatoanche strati di usura drenante, sostituiti da miscele diaggregati frantumati miscelati con emulsioni cationi-che di bitume flussato e modificato con polimeri. Inquesto caso, la temperatura all’impianto non avrebbedovuto superare gli 80 °C. Le emulsioni impiegatepotevano essere a rottura sia media che lenta.Anche in Gran Bretagna presso i laboratori della TotalUK, è stato effettuato uno studio dove si sono verifi-

cate le prestazioni di miscele tiepide confezionate conemulsione schiumata, confrontandole con quelle dellemiscele tradizionali a caldo.Per la formulazione in laboratorio sono stati impiega-ti aggregati con granulometria conforme alle specifi-che tecniche inglesi per strati di base e provenienti datre formazioni geologiche diverse, una delle qualimolto prossima al materiale fresato. Come legante dasottoporre alla schiumatura è stata utilizzata un’emul-sione al 67% di bitume. Le miscele sono state compat-tate a diversi tenori di legante mediante pressa giratoriaalla temperatura 85 °C e analoga procedura è stata adot-tata per la formulazione delle miscele a caldo (170 °C)con impiego dello stesso bitume di base 80÷120presente nelle emulsioni.Le prove di compattazione hanno mostrato valori simi-li della percentuale dei vuoti e della densità massimaper entrambi i tipi di miscele.Le prove a trazione indiretta hanno mostrato presta-zioni migliori per le miscele a caldo rispetto a quelletiepide realizzate con emulsione schiumata; i risultatiper la miscela contenente l’aggregato di granulometriasimile al fresato differiscono solo del 10% rispetto aquelli delle miscele a caldo.Le prove di suscettività all’acqua, valutata con prove diresistenza condotte dopo cicli successivi di immersione,indicano che le miscele con maggiori contenuti di legan-te mostrano una minore riduzione della resistenza.La capacità di resistere alle deformazione permanentiè risultata per le WMA meno buona di quella dellemiscele a caldo, ma pur sempre accettabile.In conclusione, gli accertamenti di laboratorio indicanoche le miscele tiepide con emulsioni schiumateraggiungono un livello prestazionale iniziale di pocoinferiore a quello delle miscele a caldo, ma suscettibiledi miglioramento con il passare del tempo.Al termine degli studi in corso per ottimizzare il mixdesign e delle prove su strada tese a valutare le caratteri-stiche di resistenza dopo un adeguato tempo di matura-zione, sarà possibile esprimere un giudizio più ponderatosulle potenzialità di impiego della tecnologia descritta.

3.2.2 Bitume schiumato con aggregati riscaldatiQuesta tecnologia è il risultato di un lavoro congiuntotra tecnici sudafricani e olandesi e rappresenta un’evo-

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luzione del processo di stabilizzazione mediante bitu-me schiumato brevettato nel 1957 dal Prof. Csany,sfruttando l’attitudine del bitume a diminuire la suaviscosità una volta trasformato in schiuma, medianteiniezione di acqua e aria.In particolare, sotto l’egida della amministrazione stra-dale olandese, nel quadro di un partenariato per l’inno-vazione tecnologica, la Nynas Bitumen e quattro impre-se stradali olandesi, hanno messo a punto il procedi-mento LT-Asphalt® (low temperature asphalt). Sulla basedell’esperienza acquisita nell’utilizzo della tecnologiadel bitume schiumato, è noto che la temperatura degliaggregati durante la lavorazione ha un ruolo moltoimportante ai fini delle prestazioni del prodotto finale.Per lungo tempo ci si è preoccupati del rapporto tratemperatura minima degli inerti e quella ambientale,mentre sono stati trascurati i potenziali vantaggi deri-vanti da un riscaldamento preliminare, anche modera-to, degli aggregati. La ricerca iniziale mirava a valuta-re l’efficacia del processo ai fini del rivestimento degliinerti, della compattazione e delle caratteristichemeccaniche di miscele semitiepide formulate conaggregati riscaldati a temperature inferiori a 100 °Cprima di immettere il bitume schiumato.La scelta della temperatura di riscaldamento degliaggregati è strategica in termini di risparmi energeticied è conseguente alle considerazioni svolte nel para-grafo 1, per i quali oltrepassare la soglia dei 100 °Csignifica dissipare calore per conferire l’energia neces-saria per l’evaporazione dell’acqua, senza benefici intermini di riscaldamento degli aggregati (Fig. 5).I risultati dello studio possono sintetizzarsi nelleseguenti conclusioni:¨ l’efficacia del ricoprimento degli aggregati da parte

del legante aumenta con la temperatura degliaggregati stessi (Fig. 6);

¨ è opportuno conferire umidità alla miscela per faci-litare la compattazione. L’indice dei vuoti può dimi-nuire del 30% se la temperatura di compattazionevaria tra 45 a 90 °C;

¨ le miscele semitiepide con bitume schiumato raggiun-gono resistenze a compressione più elevate rispetto aquelle ottenute a temperatura ambiente. Nelconfronto con le miscele a caldo i valori di resistenzadiventano comparabili quanto più diminuisce il diva-

rio tra le temperature di confezionamento. Valuta-zioni analoghe valgono per la resistenza al taglio;

¨ l’energia necessaria alla rottura a compressione o ataglio evidenzia un comportamento simile a quellodelle miscele tradizionali a caldo;

¨ la presenza del fresato conferisce migliori caratteri-stiche di resistenza al taglio rispetto a misceleformulate con inerti vergini;

¨ la resistenza a fatica è equivalente a quella dellemiscele tradizionali a caldo;

¨ per temperature di riscaldamento degli inerti superio-ri ai 100 °C si ottengono maggiori resistenze a taglio,ma diminuiscono ovviamente i vantaggi energetici;

¨ il tasso d’umidità finale della miscela dipende dallecondizioni degli aggregati in cumulo, dalla duratadel loro riscaldamento, dal tempo intercorso tra lefasi di confezionamento e posa in opera.

Fig. 5 Consumi energetici per diverse temperature diriscaldamento di aggregati a diversi tassi di umidità w

Fig. 6 Distribuzione del bitume schiumato in funzione didimensioni e temperatura degli inerti

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La differenza sostanziale tra i conglomerati con schiu-mato a freddo, semicaldo e quelli a caldo sta nellatemperatura di produzione e nella umidità. L’umiditànello schiumato a freddo disperde il bitume in forma difilamenti piuttosto che in modo continuo. Ovviamentequesto determina diverse caratteristiche del mastice dibitume. Per quanto riguarda invece il conglomerato conschiumato semicaldo la temperatura di miscelazionedegli aggregati influenza la distribuzione del bitume equindi il rivestimento e la coesione degli inerti. In un primo tempo la graniglia viene riscaldata a 90 °Cpoi viene mescolata alla schiuma di bitume. Poiché latemperatura è inferiore a quella di evaporazione dell’ac-qua, la graniglia non viene essiccata completamente. Lapresenza di acqua residua nei vuoti d’aria sotto forma divapore acqueo facilita la stesa e la compattazione deiconglomerati a bassa temperatura. Questa umiditàsparisce per asciugatura spontanea e grazie anche all’a-zione della frazione di fini igroscopici.La tecnologia LT-asphalt® può essere adottata in unimpianto di asfalto classico facendo alcuni adattamen-ti del processo di essiccamento, di miscelazione deigranulati e di iniezione del legante. I risparmi di ener-gia e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serrasono nell’ordine del 40%.

3.2.3 Sistema a due componenti di leganteA metà degli anni ’90, a causa dei limiti sempre piùstringenti posti in tema di contenimento delle emissio-ni di CO2, fu avviata una ricerca congiunta franco-norvegese finalizzata all’individuazione di tecniche diproduzione di conglomerati bituminosi a bassa tempe-ratura che non implicassero modifiche sostanziali all’as-setto degli impianti esistenti e che garantissero le stes-se prestazioni dei conglomerati a caldo (HMA).La tecnologia messa a punto, denominata Wam-Foam, è un procedimento sviluppato da Shell Bitu-mens che consiste nell’abbassare la temperatura dirivestimento e di stesa dei conglomerati di 50 °C circarispetto alla produzione classica. La tecnica si basasull’uso, in fase di miscelazione, di bitumi hard e soft(rispettivamente a bassa e ad alta penetrazione) eutilizza impianti standard, sia continui che disconti-nui, corredati di attrezzatura specifica per la schiu-matura del bitume hard.

A tale riguardo giova precisare che nella fase d’avviodella sperimentazione il legante a bassa penetrazioneveniva introdotto sotto forma di polvere alla stregua diun filler. A causa di problemi di carattere ambientale sipreferì passare all’utilizzo di emulsioni bituminose, perarrivare nel 1998 alla decisione di impiegare il bitumehard sotto forma di schiuma.Il legante, complessivamente pari a circa il 6% in pesosulla miscela, è costituito da bitume soft (30%)immesso per primo nel miscelatore attraverso letubazioni standard e da bitume hard (70%) che,prima di essere inviato al miscelatore, viene convo-gliato attraverso una tubazione in una camera diespansione dove avviene la schiumatura. L’azionecombinata dei due bitumi garantisce una buonaomogeneità della miscela finale, le cui caratteristicheprestazionali dipendono dalla bontà del processo,oltre che dalla qualità dei due leganti.Il processo prevede che gli aggregati vengano riscalda-ti a circa 130 °C nell’essiccatore, per essere poi mesco-lati a circa 110 °C, mentre la temperatura di posa inopera delle miscele è stata impostata tra gli 80 e i 90°C. L’applicazione di questa tecnica non ha limitazioniper quanto riguarda differenti tipi di conglomeratiottenuti con materiali sia vergini che riciclati.Circa 100.000 t di conglomerati sono state prodotte inimpianti continui e discontinui, pertanto la tecnologiaè entrata nella sua fase di applicazione industrialetenuto anche conto dei risultati positivi ottenuti sulavori svolti principalmente nei paesi scandinavi. Consideriamo, senza entrare troppo in dettagli tecnici,le ragioni per le quali la miscelazione avviene in duefasi, a differenza di quanto avviene per una normalemiscela a caldo HMA, dove la temperatura di miscela-zione è quella necessaria ad ottenere una viscositàsufficientemente bassa (in genere 0,2 Pa*s) corrispon-dente ad una temperatura tra 120 e 160 °C (Fig. 7). Nel caso delle miscele tiepide si parte da un bitume softche raggiunge la viscosità di 0,2 Pa*s a temperature piùbasse (110-120 °C), il che significa che la miscelazionetra bitume e aggregati risulta altrettanto efficacequanto quella ottenibile con processi a caldo, ma conl’impiego di un bitume soft la miscela finale potrebberisultare poco resistente e soggetta alla formazione diormaie sotto traffico. Per migliorare le caratteristiche

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di resistenza del prodotto finale si rende pertantonecessaria l’aggiunta di legante hard.È comunque importante che il bitume soft ricopraomogeneamente gli inerti in modo da evitare che l’acquanecessaria alla formazione della schiuma penetri all’in-terno degli aggregati, a causa della loro microporosità,pregiudicando in tal modo l’adesione bitume-aggregatoe quindi la coesione della miscela finale. Durante le fasedi laboratorio sono state condotte prove comparative tramiscele tiepide e miscele tradizionali a caldo,con particolare riferimento alle prove di resi-stenza alle deformazioni permanenti e diresistenza alla fatica (Fig. 8).Le prove sul campo sono state effettuateutilizzando per la produzione impiantitradizionali sia discontinui che continui; suentrambe le tipologie si sono rese neces-sarie modifiche marginali per inserire lalinea di schiumatura del bitume hard. Nelcorso di misurazioni, a parità di condizio-ni atmosferiche e di umidità degli inerti, siè constatata una riduzione nelle emissio-ni di CO2 pari al 31,6% e contestualmen-te l’abbattimento delle emissioni di CO,NOX, di polveri e di fumi.Oltre al risparmio energetico e alla riduzio-ne dei gas a effetto serra il Wam Foam®

presenta ulteriori vantaggi: la stesa di conglomerati restapossibile a temperature ambientali più basse, il checonsente di lavorare anche in inverno. Inoltre l’aperturaal traffico è più rapida che nel caso di impiego diconglomerati a caldo classico (Fig. 8).Per quanto riguarda infine l’aspetto energetico, in fasedi confezionamento si è riscontrata una riduzione deiconsumi di carburanti che, per una produzione di 125t/h, è risultata pari a circa il 30% portando il consumodai 6-6,5 l/t ai 4,4 l/t.

3.2.4. Conglomerati bituminosi a bassa energiaNegli ultimi anni in Francia si è avuta un’intensa attivitàdi ricerca con l’obiettivo primario di contenere la tempe-ratura di processo al di sotto dei 100 °C, che ha portatoalla messa a punto, presso alcune fra le maggiori impre-se, di nuovi processi accomunati da una non completarimozione dagli aggregati dell’acqua naturale e da unaschiumatura del bitume agevolata dall’uso di additivi.La presenza di acqua residua conferisce una buonalavorabilità alla miscela anche a temperature di stesa dicirca 70 °C. Qualora invece si voglia ottenere una schiu-matura naturale occorre avere uno stretto controllodell’umidità della miscela attraverso l’eventuale appor-to di acqua prima dell’introduzione del bitume.Questi procedimenti sono praticabili in tutti i tipi diimpianto di asfalto attraverso adattamenti marginali

Fig. 7 Diagramma di correlazione di T °C, viscosità epenetrazione

Fig. 8 Diagrammi di rottura a fatica per provini WMA e HMA

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(montaggio di una barra per la spruzzatura, attrezza-ta con un misuratore di portata dell’acqua).La società Eiffage Travaux Publics ha depositato con ilmarchio EBT (conglomerati a bassa temperatura) i brevet-ti di un procedimento di fabbricazione intorno ai 90 °C lecui prestazioni sono in tutto comparabili con quelle di unconglomerato a caldo tradizionale. A sua volta, la societàdi servizi Fairco propone il procedimento EBE (v. pag.successiva), che consiste nel riscaldamento della solafrazione grossolana presente negli aggregati e nel conser-vare temperatura e umidità naturali nella parte sabbiosa,che contiene la maggior parte dell’acqua.Anche il Gruppo Colas è stato partecipe in questo sfor-zo di innovazione tecnologica proponendo con ilmarchio 3E tre diverse tecniche che consentono diabbassare la temperatura di confezionamento di circa40 °C. Su questo punto la società ha assunto una posi-zione molto prudente, decidendo di non scendere maial disotto dei 110 °C, eliminando così possibili rischi diinstabilità nel prodotto finale dovuti a presenza diacqua nel conglomerato.I risultati dei numerosi lavori sperimentali svolti suicantieri stradali cominciano a dare i loro riscontri chemostrano il delinearsi di nuovi equilibri. È recente l’uf-ficializzazione dell’accordo in forza del quale la Eiffa-ge Travaux Publics utilizzerà nei propri impianti latecnologia Fairco.

Vediamo in dettaglio il processo EBE (ovvero Enrobageà Basse Energie equivalente, secondo la terminologiainglese, a LEA – Low Energy Asphalt) risultato da unprogetto di ricerca che si connota in maniera del tuttopeculiare, pur avendo gli stessi obiettivi strategici dirisparmio energetico e abbattimento dell’emissionecomuni a tutte le altre tecnologie WMA.Partendo da una rivisitazione dei fenomeni termodi-namici tesa a ottimizzare i rendimenti energetici etraendo vantaggio dalle proprietà fisiche del bitume(fluidità a caldo per bagnare solo gli inerti grossi e atti-tudine a formare “schiuma” per rivestire le sole frazio-ni fini) la peculiarità del sistema si manifesta attraver-so la messa a punto di modalità operative che si disco-stano il meno possibile da quelle adottate perle tradi-zionali tecniche a caldo.Utilizzando un singolo bitume è possibile ottenere, contrascurabili modifiche a un impianto di produzionetradizionale, una miscela dotata di buone caratteristi-che meccaniche sfruttando gli effetti combinati ditemperatura, acqua ed energia di miscelazione oltreche un modesto riscaldamento dell’aggregato grosso.Nelle tradizionali tecnologie a caldo, il calore conferi-to agli inerti ha un duplice scopo:¨ essiccare gli inerti per evitare futuri distacchi del

film di bitume dagli aggregati, a causa dell’acquaresidua;

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Fig. 9 Schema del processo WAM FOAM

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Il processo, illustrato schematicamente nelle figure a lato, sfrutta la caratteri-stica del bitume di dar luogo a emulsioni o a schiuma in presenza di acqua.

L’acqua necessaria a queste trasformazioni è quella contenuta nella frazionefine nell’aggregato rimasta umida, a differenza dell’aggregato grosso cheviene riscaldato a una temperatura moderata.

I. Gli aggregati vengono separati in due frazioni (pietrisco più sabbia grossa,sabbia fine e filler) che saranno immesse separatamente e in tempi succes-sivi nel miscelatore;

II. l’aggregato grosso viene essiccato e riscaldato a temperatura inferiore a 150°C; il calore assorbito verrà ceduto in parte per riscaldare la frazione fina e ilfiller che verranno immessi nel miscelatore umidi e a temperatura ambiente;

III. il bitume viene riscaldato alle usuali temperature di lavorazione (140-180 °C);ad esso viene aggiunto un additivo antistripping che favorisce il rivestimentodegli aggregati umidi e migliora l’espansione, ovvero consente la formazionedi schiuma, impedendo allo stesso tempo che l’acqua possa successivamentespoliare gli aggregati grossi;

IV. tutto il bitume previsto nella miscela di progetto riveste l’aggregato gros-so in modo uniforme, garantendo la formazione di un film spesso che siavrebbe nella tecnica tradizionale (si tenga conto che la superficie specificadella frazione grossolana è minore di quella fina) e saldamente collegato allasuperficie dell’inerte;

V. eventuali correzioni di umidità della frazione fina potranno essere fatteprima del suo inserimento nel miscelatore. Eventuali eccessi d’acqua sarannosoggetti a condensa, grazie agli scambi di calore con la frazione riscaldata, ilche determina una migliore lavorabilità anche a temperature inferiori a 100 °C;

VI. al termine della miscelazione è possibile aggiungere acqua che si disper-derà sotto forma di piccole gocce attorno al film di bitume, ritardandone lapresa e migliorando, di conseguenza, la lavorabilità.

Alla temperatura di 70 °C gli asfalti “a bassa energia” hanno le stesse carat-teristiche dei conglomerati a caldo.Sia il tamburo che l’impianto di raccolta dei fumi potranno essere di dimen-sioni contenute, visto le minori temperature operative e l’assenza di frazio-ni fini.

Schema del processo EBE

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¨ riscaldare gli inerti ad una temperatura adeguataper il loro rivestimento da parte del bitume.

In base alle precedenti considerazioni relativamente airendimenti energetici degli scambi di calore in fase diconfezionamento dei conglomerati bituminosi, la tempe-ratura prescelta per il processo è inferiore ai 100 °C. Inqueste condizioni l’acqua presente negli aggregati nonviene eliminata del tutto, ma può essere sfruttata perassicurare migliori lavorabilità e compattazione al disotto dei 100 °C, consentendo, magari con l’uso di untensioattivo, di interagire con il bitume senza conse-guenze sulle prestazioni meccaniche del prodotto finale.Per quanto riguarda la frazione fine (sabbia fine efiller) occorre precisare che non è necessario che essavenga essiccata ai fini del suo completo rivestimento daparte del legante, qualora si sfruttino a tal fine leproprietà del bitume allo stato di schiuma anziché diliquido, poiché la schiuma di bitume è molto più effi-cace su inerti fini che sui grossolani mantenuti a bassatemperatura.I punti cardine del processo si rifanno alla tecnica delcosiddetto rivestimento sequenziale:¨ riscaldamento ed essiccazione degli aggregati gros-

solani a meno di 150 °C;¨ rivestimento degli aggregati con il bitume alla

normale temperatura d’impiego nella quantità tota-le prevista per l’intera miscela;

¨ aggiunta della sabbia umida e a temperaturaambiente.

I tradizionali impianti, siano essi discontinui o continui,possono essere impiegati così come sono salvo modifi-ca con idonei kit che consentano l’alimentazione delledue frazioni di aggregati nella bilancia prima delmiscelatore.La ridotta formazione di polvere richiede poi unaminore superficie filtrante e quindi entrambi i disposi-tivi di essiccazione e di filtraggio possono entrambiessere di dimensioni più contenute di quanto normal-mente richiesto visto che dovranno trattare solo il 60%circa delle sostanze minerali complessive, per di più inassenza di parti fini.È inoltre utile ribadire il fatto che questa tecnicaconsente il confezionamento e la messa in opera diconglomerati bituminosi la cui formulazione segue lestesse procedure usate per quelli tradizionali a caldo,

ovvero:¨ negli studi di laboratorio si utilizzano le stesse prove

caratterizzanti le miscele a caldo;¨ si utilizzano le normali gradazioni di bitume stradale;¨ i campi di applicazione sono gli stessi;¨ le caratteristiche meccaniche si raggiungono subito

dopo la stesa;¨ il residuo di acqua è inferiore allo 0,5%.Sui cantieri di lavoro si è riscontrato che il risparmioenergetico e l’abbattimento delle emissioni sono risul-tati entrambi superiori a quelli riscontrati per le altretecnologie tiepide.Le applicazioni sul campo hanno confermato la possibi-lità di ottenere con le miscele tiepide un livello presta-zionale del tutto analogo a quello raggiunto daiconglomerati a caldo, pur necessitando naturalmente diulteriori verifiche a lungo termine. Per quanto riguardalavori di riciclaggio, la tecnologia in esame può essereutilizzata sostituendo, parzialmente o totalmente, lasabbia con il fresato a temperatura ambiente.

3.2.5. Additivazione con zeolitiSecondo questa tecnologia franco-tedesca la riduzionedelle temperature di confezionamento dei conglome-rati bituminosi dai 150÷250 °C ai 130÷145 °C si ottieneadditivando il bitume con zeoliti sintetiche, secondo latecnica messa a punto dalla gruppo Eurovia che nel2000 avviò un programma di ricerca.Le zeoliti, silico-alluminati cristallini, presenti anche innatura in rocce vulcaniche, sono strutturate internamen-te come delle vere e proprie spugne aventi la capacità ditrattenere acqua fino a circa il 21% del loro peso e diemettere vapore, una volta riscaldate, tra gli 85 e i 180 °C.La riduzione della viscosità è in questo caso conseguen-za diretta dell’emissione da parte delle zeoliti di vaporeacqueo, che determina a sua volta l’espansione del bitu-me e la conseguente formazione di schiuma in grado digarantire una buona lavorabilità della miscela. Per ilmiglior risultato finale è importante che l’emissione delvapore avvenga in più fasi e non in maniera istantanea.Le zeoliti prodotte, con il nome commerciale di Aspha-Min®, vengono aggiunte contemporaneamente albitume in ragione dello 0,3% in peso sulla miscela,senza limitazioni particolari riguardo al bitume (modi-ficato o tal quale) e/o gli aggregati (frantumati o fresa-

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to), secondo formulazioni del tutto analoghe a quelleutilizzate per le miscele a caldo.L’impianto di confezionamento del conglomerato puòessere del tipo tradizionale, in quanto l’impiego dellezeoliti richiede solo un dispositivo dosatore simile aquello previsto per aggiungere fibre, come illustrato inFig. 10. Nel corso dei lavori sperimentali le miscele conzeoliti hanno mostrato un livello prestazionale del tuttosimile a quello dei conglomerati a caldo tradizionali.Sulla base di misurazioni condotte sul campo si è veri-ficato un risparmio energetico dell’ordine del 30%, incorrispondenza di una riduzione di 30÷35 °C dellatemperatura di produzione.In particolare, per una riduzione della temperatura diconfezionamento pari a 26 °C, la riduzione delle emis-sioni è risultata pari al 75%, mentre valori superiori sonostati riscontrati in fase di posa in opera, dove le emissio-ni si sono ridotte ad 1/10 per una diminuzione di 35 °C.È stata inoltre verificata, a parità di ogni altra condi-zione, la lavorabilità di miscele per strati di usuraconfezionate con e senza zeoliti rispettivamente a 140e 170 °C in un impianto discontinuo. Nella tabellaseguente vengono riportati i risultati di alcune misura-zioni effettuate su provini differenziati non solo inbase alle modalità di confezionamento (con o senzazeoliti), ma anche a quella di compattazione.

Nelle Fig. 11 e 12 sono riportate delle sistemazioni diimpianti d’asfalto tradizionali in cui lo stoccaggio dellezeoliti è realizzato rispettivamente in silos o in sacchi el’alimentazione avviene direttamente nel tamburo onell’anello per il riciclaggio del fresato. Ad oggi inFrancia e in Germania sono stati realizzati lavori sucirca una cinquantina di cantieri per una produzionecomplessiva di circa 50.000 tonnellate di conglomerati.Altri cantieri sperimentali sono previsti in Canada eStati Uniti d’America.

4. Conclusioni

Nell’arco degli ultimi dieci anni nel settore delle pavi-mentazioni flessibili hanno avuto luogo trasformazio-ni la cui portata va ben oltre il normale processo dimiglioramento tecnologico. La ricerca ha permesso lamessa a punto di numerose tecniche innovative basatesu risparmio energetico, salvaguardia dell’ambiente etutela della salute sui cantieri di lavoro.Il concomitante rilancio delle tecniche di riciclaggio è statocertamente una risposta significativa al problema delconsumo di risorse non rinnovabili e la crescente diffusio-ne delle tecniche in sito ne aumenta ulteriormente l’effi-cienza, il cui optimum si raggiunge nei processi a freddo.

Fig. 10 Schema di confezionamento di WMA con sostanze inorganiche

Caratteristica dei proviniSpessore (cm) Vuoti (%) Modulo (Mpa)

Senza zeoliti – T = 170 °C Immediata 6,1 6,7 11000Ritardata 4,9 8,5 10630

Con zeoliti – T = 140 °C Immediata 4,8 5,3 12400Ritardata 4,5 11,8 9700

Senza zeoliti – T = 140 °C Immediata 6,0 8,5 10400

Tab. 4 Processi di confezionamento dei conglomerati bituminosi

Modalità di confezionamento Compattazione

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CONGLOMERATI BITUMINOSI A BASSA ENERGIA

In questo quadro generale si collocano le tecnologieper la produzione di conglomerati bituminosi a bassaenergia ovvero le Warm Mix Asphalt che, rispetto alletradizionali tecniche a caldo, arrivano a ridurre del40% le temperature di processo, dando luogo a unsensibile risparmio energetico e a un cospicuo abbatti-mento delle emissioni con evidenti vantaggi in terminiambientali e di condizioni di lavoro.Un elemento comune a tutte le tecniche WMA èl’obiettivo di ottimizzare il processo sfruttando alcunecaratteristiche chimico-fisiche del bitume al fine diottenere una miscela composita estremamente lavora-bile durante tutto il processo produttivo fino alla suacompattazione, in modo da acquisire rapidamente lecaratteristiche meccaniche richieste per sopportare lesollecitazioni indotte dal traffico stradale.Dalla presente nota si può ricavare l’impressione che lanotevole gamma di proposte tecnologiche possa esse-re il risultato di una ricerca alquanto casuale che,magari un po’ a tentoni, è andata a interessare tutte lepossibili tecniche di confezionamento di miscele acaldo e a freddo. Una visione globale degli sforzisviluppati dall’industria di settore mette invece in risal-to un percorso logico teso a trarre vantaggio da tuttele possibilità offerte da varianti di tecniche sperimen-

tate e applicate sui cantieri stradali perprodotti finali del tutto equipollenti. A tale riguardo, nonostante che in alcu-ni casi vengano utilizzate, come spessoaccade, idee nate per tutt’altre applica-zioni, va sottolineata l’originalità dialcune tecniche messe a punto e giàutilizzate per la messa in opera di quan-tità significative di materiale su strada.In attesa di conoscere l’esito degli ulte-riori studi e sperimentazioni in corso

nonché della valutazione delle prestazioni nel tempo, ètuttavia possibile esprimere un primo giudizio sulletecnologie illustrate in base ai risultati già ottenuti eall’impatto sull’organizzazione dei mezzi di produzione.In generale si può osservare che con i conglomerati abassa energia (processo EBE/LTA) si ottengono le maggio-ri riduzioni delle temperature di processo e che al tempostesso detta tecnica richiede modifiche marginali sia allaconfigurazione dell’impianto di confezionamento acaldo sia alle sue tradizionali modalità operative.Giova comunque sottolineare che altre opzioni tecno-logiche rappresentano valide soluzioni senza dubbiomeritevoli di ulteriori approfondimenti volti ad aumen-tarne la diffusione.L’efficienza delle tecniche WMA sarà definitivamentesancita quando potrà essere possibile la loro adozione suitreni di riciclaggio in sito. In questo caso, ai risparmi ener-getici già realizzati si aggiungerebbero anche quelli rela-tivi all’impiego totale del fresato e alla riduzione dei costidi trasporto dei materiali da e per il cantiere di lavoro.A tale proposito uno degli annunci più recenti, se nonl’ultimo, riguarda la messa a punto da parte dell’im-presa francese Screg di una tecnologia tiepida, brevet-tata con il marchio commerciale Ecomac, che utilizzaun tamburo montato su chassis per “l’intiepidimento”di un conglomerato bituminoso precedentementeconfezionato a freddo [46].Con riferimento alle tecnologie WMA descritte in prece-denza, nella tabella 5 della pagina successiva si riportauna sintesi di alcuni aspetti qualificanti in termini di:¨ natura e dosaggio degli additivi impiegati;¨ temperature di processo durante miscelazione, stesa

e compattazione;¨ dispositivi di miscelazione e problemi produttivi;

Fig. 11 Predisposizione, all’impianto di asfalto, di zeoliti in silos o in sacchi

Fig. 12 Immissione delle zeoliti nel tamburo essiccatore

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¨ applicazioni e prestazioni della pavimentazione.Dai dati in tabella si evince che alcuni punti sono, entrocerti limiti, comuni a tutte le tecniche WMA:¨ ridotti consumi di energia;¨ ridotta formazione di CO2;¨ meno fumi e aerosol nel processo di stesa;¨ minore dimensione del dispositivo di filtraggio

dell’impianto di asfalto;¨ minor invecchiamento del legante e quindi maggio-

re resistenza alla fessurazione;¨ minori emissioni all’impianto di confezionamento;¨ migliori caratteristiche prestazionali del prodotto.A completamento e integrazione di quanto sopra sipossono fare le seguenti considerazioni:¨ la maggior parte dei processi esaminati necessita di

additivi speciali e/o di modifiche delle attrezzatureesistenti. Nel valutarne la fattibilità, dal punto divista economico; è pertanto necessaria una partico-lare attenzione in quanto i costi di investimentopotrebbero essere controbilanciati dai costi di addi-tivazione e viceversa;

¨ le prestazioni in termini di risparmi ambientali edenergetici non sono necessariamente correlate alleprestazioni della pavimentazione o all’ampiezza delloro spettro applicativo;

¨ è importante notare che le tecniche tiepide fin quiesaminate conducono a miscele con prestazioni vici-

ne o perfino migliori delle miscele a caldo conven-zionali. Basta considerare ad esempio che le minoritemperature di processo, implicando un minoreinvecchiamento del bitume, ne determinano miglio-ri caratteristiche di resistenza alle fessurazioni;

¨ a causa delle minori temperature di lavorazione,tutte le tecniche esaminate intervengono sulla visco-sità del bitume e/o sulla fluidità della miscela, lemisure adottate, se non studiate adeguatamente ostressate oltre certi limiti, hanno implicito il rischiodi abbassare la resistenza alla formazione di ormaie;

¨ l’umidità residua presente nella miscela se da una parteoffre il vantaggio di una maggiore lavorabilità in fasedi stesa e compattazione, dall’altra pone il problemadella possibile spoliazione del film di bitume dagli iner-ti, fenomeno che va affrontato seriamente e ovviato,se del caso, con agenti cosiddetti antistripping;

¨ in ogni caso occorre sottolineare la necessità diprogettare attentamente ogni singolo intervento,specie dal punto di vista chimico-fisico, proprio perevitare i rischi appena accennati. A tale riguardooccorre aggiungere che i produttori di additivimettono a disposizione dei produttori di asfalto unavasta gamma di materiali in grado di affrontare consuccesso le varie problematiche, in modo da scon-giurare l’eventualità di potenziali fallimenti nelleapplicazioni di tecnologie tiepide.

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