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CONFINDUSTRIA CATANIA RASSEGNA STAMPA 4 MARZO 2015 Sole 24 ore La corruzione è una zavorra per lo sviluppo Arrestato il presidente della Camera di commercio di Palermo E nello scalo perdite da 10 milioni in due anni Banda larga, piano da 6 miliardi La Repubblica, L'antimafia docile e oscurantista Il paladino dell'antiracket in manette Dietro la lotta alla mafia nascondono i loro interessi Mezzo secolo tra poltrone e amicizie bipartisan Giornale di Sicilia Camere di commercio, riforma arenata Crocetta: sbaglia chi parla di troppe denunce Asi Agrigento, regione e Confindustria parti civili La Sicilia Quel raddoppio della SS 640 che sembra la tela di Penelope Autostrada Siracusa- Catania, gallerie ancora al buio Inutile nuovo cemento a Librino

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CONFINDUSTRIA CATANIA

RASSEGNA STAMPA

4 MARZO 2015 Sole 24 ore La corruzione è una zavorra per lo sviluppo Arrestato il presidente della Camera di commercio di Palermo E nello scalo perdite da 10 milioni in due anni Banda larga, piano da 6 miliardi La Repubblica, L'antimafia docile e oscurantista Il paladino dell'antiracket in manette Dietro la lotta alla mafia nascondono i loro interessi Mezzo secolo tra poltrone e amicizie bipartisan Giornale di Sicilia Camere di commercio, riforma arenata Crocetta: sbaglia chi parla di troppe denunce Asi Agrigento, regione e Confindustria parti civili La Sicilia Quel raddoppio della SS 640 che sembra la tela di Penelope Autostrada Siracusa- Catania, gallerie ancora al buio Inutile nuovo cemento a Librino

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Mercoledì 04 Marzo 2015 I FATTI Pagina 7

Tony ZermoCatania

Tony ZermoCatania. Il governo vuole introdurre la banda larga in tutto il Paese sostituendo i cavi di rame con la fibra ottica. Ma siccome è un oggetto misterioso di cui a stento si conoscono i contorni abbiamo chiesto all'ing. Alfio Turrisi, presidente della Sielte, di chiarirci un po' le idee. «Le notizie sono confuse e frammentarie - dice -, quindi evito di dare un giudizio, però un'opinione la posso esprimere. Premettiamo che noi siamo tra quelle regioni che vengono definite "a fallimento di mercato", il che significa che qualsiasi investimento fatto non sarà mai remunerativo».La definizione ci sembra un po' troppo pessimistica. Ma parliamo di banda larga.«C'è stato un grosso programma di investimenti da parte dell'Unione europea per fare qualcosa in questi territori e se ne sta occupando Infratel, una società del ministero del Tesoro. Questa società ha cominciato a fare, assieme alle regioni di competenza, delle gare d'appalto e facendo a mio parere delle cose giuste, cioè collegando delle centrali di paesi che non avrebbero mai avuto neppure la possibilità di avere un adsl perché collegati con i normali cavi di rame. Facendo questi collegamenti, ad esempio tra Catania e Pedara, si è data a queste centrali la possibilità di avere una banda un pochino più larga. Con questi collegamenti si è riusciti a colmare in parte le differenze tra territorio e territorio. E questa è stata la prima fase».Poi che è successo?«In Sicilia è stata fatta una gara da 50 milioni a cui hanno partecipato parecchie aziende, ma poi la società che se ne occupava se n'è uscita e il denaro non è stato speso tutto. Adesso c'è una buona disponibilità, circa 350 milioni di euro, con cui si stanno facendo delle gare di tipo diverso in trattativa con gli operatori. Mettiamo che un lavoro costa 100, la mano pubblica mette il 70% e il privato il 30%, dopodiché l'opera diventa di proprietà del privato, però la deve utilizzare in un certo modo e a certi scopi. Questi accordi li sta facendo Telecom che sta diventando l'operatore di riferimento. Telecom sta facendo questi lavori finanziati al 70% dall'Unione europea e al 30% dalle Regioni».E in Sicilia?«Ancora non è stata fatta la gara, però è prevista tra marzo-aprile. Questo naturalmente non è che risolva il problema della fibra ottica: dalle nostre parti avere la fibra ottica a casa è praticamente impossibile».Ma che differenza c'è tra fibra ottica e banda larga?«La banda larga presuppone o una rete in fibra ottica o comunque un nuovo collegamento, perché la banda può anche essere mobile, con il telefonino di nuova generazione che ha una banda larga mobile. Ma un'azienda, un complesso di uffici deve avere una rete fissa con una fibra ottica altrimenti non potrebbe lavorare al massimo. Io vedo a Catania che per avere un po' di banda a 100 mega ho dovuto penare, e io ho la fibra ottica dentro l'azienda».Ma in Sicilia la fibra ottica a che punto è?«Stiamo cominciando. Catania è considerata tra le città più avanzate in questo senso perché ci sono già degli anelli di telecom, di Wind, di Fastweb, di Vodafon, però le case collegate con la fibra ottica sono pochissime e secondo me ci sarà una seconda parte di investimenti. Tra le 100 città che saranno cablate in fibra ottica probabilmente ci sarà Catania».Ma concretamente a cosa servirà la banda larga?«La cosa più importante è che vi faranno passare la televisione che avrà una parte preponderante, almeno dalle nostre parti. La banda larga serve a velocizzare tutto, ad avere una perfetta risoluzione delle immagini, a sfogliare un catalogo o a trovare un vecchio film di tanti

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anni fa. Oggi schiacciamo un pulsante della tv e aspettiamo un po' per vedere la prima immagine, o quella successiva. La banda larga ti risponde subito e ti fa tante altre offerte in modo da ricavare dei soldi dalle utenze. Ma quanti sarebbero disposti spendere, diciamo 100 euro al mese per avere questi servizi? Come risponderanno gli utenti? Tutto questo ancora non si sa».

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Mercoledì 04 Marzo 2015 I FATTI Pagina 9

Quel raddoppio della Ss 640che sembra la tela di Penelope

Fabio Russellonostro inviatoAgrigento. Una specie di tela di Penelope di asfalto lunga circa 30 chilometri che non si finisce mai.Sembra questo il destino della «nuova» - ma non ancora consegnata - Statale 640 Caltanissetta Agrigento. L'ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso è la minaccia di frana di un costone che ha costretto l'Anas a chiudere per sicurezza l'ultimo tratto, quello più prossimo ad Agrigento. E così se si vuole raggiungere la Valle dei Templi è necessario uscire a Favara, percorrere una vecchia provinciale che porta alla Zona Industriale di Agrigento per poi immettersi sulla Agrigento Palermo.Ma farsi un'idea su che cosa sia oggi diventata la Statale 640 è possibile soltanto percorrendola: ci si rende conto di come sei anni - da quando cioè sono cominciati i lavori - sembra siano trascorsi invano.Da Canicattì in poi, da dove comincia cioè il primo lotto avviato nel 2009, della strada a quattro corsie c'è la traccia solo sul terreno ma i tratti realmente percorribili come se fosse effettivamente un'autostrada sono poche centinaia di metri su quasi trenta chilometri. Continui restringimenti di carreggiata fino a diversi tratti che sembravano finiti e che invece sono già sotto «manutenzione» e quindi chiusi (e in qualche caso addirittura demoliti e in fase di ricostruzione). Dal Consorzio Empedocle, guidato dalla Cmc Ravenna, il colosso romagnolo che ha ottenuto l'appalto dei lavori come contraente generale dall'Anas, spiegano che non vi è alcun allarme perché la strada è stata sì aperta in alcuni tratti ma non è stata formalmente consegnata. Quindi queste manutenzioni sono «normali». Sarà. Però la Via Crucis è diventata - soprattutto per i pendolari - insopportabile oltre che pericolosa per via di una segnaletica non molto visibile e, se vogliamo, con standard da Sud Italia. Per dire: le segnalazioni dei restringimenti di carreggiata o delle deviazioni sulla Milano Brescia non sono esattamente come quelle della Agrigento Caltanissetta. Ma tant'è.Proviamo a metterci a bordo di un'auto partendo da Canicattì. Ci si dovrebbe immettere sulla Statale dal bivio Aquilata a Castrofilippo. Invece l'ingresso è chiuso per alcuni lavori su un viadotto che era stato costruito ex novo e che ha avuto dei problemi. La carreggiata è unica ed è dunque percorribile solo da chi arriva da Caltanissetta. Si finisce così su un tratto di una strada secondaria che sbuca sul rettilineo di Racalmuto. Qui i lavori di raddoppio non sono mai cominciati per una serie di problemi, tra cui alcuni accertamenti di carattere archeologico (peraltro sbloccati solo ieri, spiegano dalla Empedocle) incredibilmente in corso in questi anni nonostante il progetto esecutivo abbia avuto il via libera. Misteri della burocrazia italiana. Comunque, rimettendoci a bordo della nostra auto immaginaria, finiamo su questo rettilineo che è esattamente come era sei anni fa: a due corsie. Si prosegue fino al punto dove, sei mesi fa, c'era uno dei tratti della nuova 640 aperti al traffico, siapure provvisoriamente. Ma anche qui c'è stato un intoppo. Un tombino che non funzionava, ha creato infiltrazioni d'acqua e un avvallamento della sede stradale che ha costretto l'impresa a chiudere il tratto. Qui si finisce ancora sulla viabilità secondaria. Solo dopo c'è un tratto di un paio di chilometri aperto (anche se con due restringimenti di carreggiata). Ma finito questo tratto ecco la chiusura per la frana nella parte finale che costringe la nostra automobile a un «giro» attorno ad Agrigento sempre attraverso una viabilità non adeguata soprattutto perché la Statale 640 è quella che collega la Valle dei Templi con le autostrade. Quindi Tir e mezzi pesanti in grande quantità. Il bello è che, nonostante queste chiusure, non è che l'attività nei cantieri sia molto movimentata. Al contrario.

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«C'è un anno di ritardo - dice Pier Francesco Paglini, il capo area della Sicilia dell'Anas - ma non per colpa nostra. Per svariati motivi non c'erano disponibili e per intero i fondi per finire la strada. Ma lo Sblocca Italia ha messo a disposizione 47 milioni di euro. Si sta procedendo alla stipula del contratto che è fondamentale per avere la disponibilità di quei fondi. In due settimane dovrebbe essere tutto sistemato e infatti stiamo preparando i cantieri per la ripresa dei lavori». Ma se qualcuno pensa che la situazione della viabilità possa migliorare si sbaglia e non solo perché per risolvere il problema della frana bisognerà attendere almeno un altro mese, ma anche perché - come ha spiegato Paglini - per finire i lavori entro l'anno ci saranno ancora altre deviazioni e chiusure parziali: «Bisogna completare gli impianti elettrici e fare l'asfaltatura definitiva».Sul secondo lotto l'ingegnere Paglini dà anche un cronoprogramma che rispecchia quello che già era più o meno noto: da Canicattì a Caltanissetta nel giro di un mese ci sarà la deviazione nell'altro tracciato per completare il raddoppio («I lavori - dice - saranno abbastanza veloci ed entro l'anno saranno terminati»). Poi c'è la galleria che passa sotto Caltanissetta («Che dovrebbe essere completata entro la fine del 2016») e infine il tratto da Caltanissetta fino all'innesto con l'autostrada A19 la cui consegna è legata alla galleria e dunque non sarà pronto prima della fine del 2016.Di responsabilità e ritardi non vuole sentire parlare nemmeno l'ingegnere Calogero Abissi che è il responsabile del Consorzio Empedocle: «L'ultimo tratto è chiuso ma non per colpa nostra. L'Anas per ragioni di sicurezza ci ha chiesto di chiuderla. Stiamo cercando una soluzione, ma non sarà possibile una apertura prima di quindici o venti giorni». E pure quando si fa notare che ci sono tratti «nuovi» già chiusi per manutenzione o addirittura per una ricostruzione dal Consorzio Empedocle non si scompongono: «Castrofilippo è chiuso perché c'è un intervento sul viadotto Roveto, normale manutenzione... ». Normale manutenzione di un viadotto nuovo? «Se vedo imperfezioni - spiega l'ig. Abissi - le risolviamo. Vorrei ricordare che la percorribilità è provvisoria, perché la consegna definitiva è un'altra cosa».

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Mercoledì 04 Marzo 2015 I FATTI Pagina 9

Autostrada Siracusa-Catania, quelle gallerie ancora al buio

Massimo LeottaSiracusa. Cosa c'entra il grande raccordo anulare di Roma con l'autostrada Catania-Siracusa? Sono i due tratti di strada dove si verifica il maggior numero di furti di cavi di rame. La denuncia è sul tavolo del presidente dell'Anas Pietro Ciucci. A firmarla un consigliere regionale del Lazio, Fabrizio Santori. Un danno che complessivamente raggiunge i 5 milioni di euro. Un mare di rame. Una denuncia che non sorprende chi utilizza questa strada, inaugurata sul finire dello scorso decennio. Che non sorprende affatto soprattutto quando si attraversa la galleria Filippella, nei pressi di Lentini, che da quasi un anno è al buio.Sarebbe dovuta essere l'autostrada capace di sanare, almeno lungo l'asse tra Siracusa e Catania, il profondo gap infrastrutturale della Sicilia. Quando fu completata, venne esaltata l'alta tecnologia di quella ventina di chilometri. I pannelli informativi bi-lingue, l'illuminazione a led all'interno dei tunnel. Ma nel giro di qualche anno tutto è diventato un ricordo.L'attualità è fatta di continui pericoli per gli automobilisti e di incidenti stradali. Nello scorso giugno una paurosa carambola, all'interno della galleria Filippella (che ovviamente era al buio) coinvolse sei auto. Traffico bloccato, per fortuna nessun ferito grave. Ma ormai gli incidenti si verificano con una cadenza costante. Come con cadenza costante si ripetono gli arresti da parte delle forze dell'ordine di ladri di rame. L'ultimo incidente è di pochi giorni fa. Gli ultimi arresti sono recentissimi. Tre catanesi sono stati bloccati mentre tranciavano alcuni cavi di rame all'interno della galleria San Demetrio. La polizia stradale ha bloccato ogni uscita, quindi ha individuato i tre ladri di rame. Ma per la prima volta a loro è stato contestato oltre al reato di furto anche quello di attentato alla sicurezza dei trasporti. «Questa condotta criminale - ha detto il comandante della Polizia stradale di Siracusa, Antonio Capodicasa - mette in grave pericolo l'incolumità pubblica e la sicurezza dei veicoli e delle persone, tenuto conto che, questo comportamento, oltre a creare un grave danno economico alla società di gestione del tratto autostradale, disattivava tutti i sistemi di sicurezza della galleria».Perché l'interruzione dell'energie elettrica non determina soltanto che gli automobilisti sono costretto ad attraversare nel buio pesto i tunnel circostanza che già di per se rappresenta un pericolo. Ma manda in tilt anche tutti gli altri dispositivi. «Come gli apparati di aspirazione e ventilazione - dice ancora il comandante della Polizia stradale di Siracusa - l'illuminazione delle uscite di sicurezza oltre a provocare la disattivazione dei vari allarmi presso la centrale operativa e dei sistemi antincendio. Tutti dispositivi che sono previsti dalle normative italiana e europea, e che in questo tratto di autostrada sono ancora più importanti considerato che serve il polo petrolchimico più grande d'Europa». Ma i controlli delle forze dell'ordine e i tentativi di intervenire del gestore devono confrontarsi con la grande operatività dei ladri e attentatori alla sicurezza nei trasporti. Risultato? L'autostrada Siracusa-Catania da mesi non è al pieno della sua efficienza in termini di sicurezza. Per questo proprio la polizia stradale di Siracusa ha chiesto all'Anas di mettere in sicurezza il tratto autostradale prevedendo cavidotti "corazzati". «Ci hanno garantito - ha detto Capodicasa - che stanno prevedendo un intervento di questo tipo che renda impossibile rubare i cavi e in questo modo garantire la sicurezza degli automobilisti e, per quel che ci riguarda, liberare molte pattuglie che potrebbero occuparsi di altro».Ma il problema della Siracusa-Catania non è solo legato per l'oscurità nei tunnel ma anche alle condizioni del manto stradale. E spesso i cantieri non vengono segnalati adeguatamente e in anticipo. I restringimenti rappresentano un ulteriore pericolo per gli automobilisti che si trovano in transito, soprattutto in direzione Siracusa. E peggio va nelle strade secondarie. Completamente abbadonate, dopo la cancellazione della provincia.

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Mercoledì 04 Marzo 2015 Catania (Cronaca) Pagina 31

«Inutile nuovo cemento a Librinorecuperare gli edifici abbandonati»

Lucy GullottaLuoghi fisici e luoghi abbandonati. O forse solo spazi "immaginari". Le periferie non sono solo quelle nelle cinte esterne. Già, le nuove periferie sono anche all'interno della stessa città. Librino in primo piano, ma non solo.Il focus sulle "Periferie e la città" ieri ha vissuto momenti diversi e interessanti: un primo incontro si è svolto di mattina nella Sala Russo organizzato dalla Camera del lavoro, dal Sunia e dalla Fillea Cgil, con la presentazione di un report di dati sul quartiere. Nel pomeriggio appuntamento nella chiesa Resurrezione del Signore a Librino, punto nevralgico del grande quartiere. Un confronto in cui si sono analizzate le diverse problematiche: dall'isolamento dei quartieri periferici ai problemi abitativi sino all'abusivismo. Intorno ad un tavolo si sono ritrovati: Sara Fagone, responsabile Cgil Librino; Giusi Milazzo, segretaria Sunia Catania; Rosario D'Agata assessore alla Valorizzazione di Librino; Monica Ardizzone, presidente Comitato LibrinoAttivo; Daniele Barbieri, segretario generale Sunia Nazionale; Mimma Argurio, segretaria regionale Cgil Sicilia; Giovanni Pistorio, segretario generale Fillea Cgil Catania. Le conclusioni sono state affidate a Gianna Fracassi, segreteria nazionale Cgil.«Non vogliamo più cemento, né costruzioni mega galattiche, vogliamo invece che Librino venga finalmente ultimato, a partire dalle "spine verdi"» afferma Sara Fagone, responsabile della Cgil di Librino.«Il sindacato esiste da dieci anni nella periferia più controversa ma anche più umanamente ricca della città, e fino ad oggi ne ha curato non solo rapporti sindacali, ma anche relazioni sociali e scambi all'insegna del confronto democratico. Pensionati, disoccupati, operai, impiegati non tutti iscritti alla Cgil e per questo abbiamo fatto in modo che nascesse un comitato civico, il comitato Librino Attivo».Decentramento di sedi ammnistrative, istituzione di scuole superiori, facoltà universitarie, poli di eccellenza che siano fruibili anche da chi non è residente, sono le richieste avanzata da sempre dalla Cgil. «Inutile continuare a costruire case perché ci sono interi palazzi vuoti, come le torri del San Teodoro, o anche al Castagnola, palazzi in attesa solo di continuare ad essere vandalizzati, come la vecchia Brancati, la ex Pestalozzi di via della Dalia, il palazzo di cemento di viale Moncada».Da Librino alle "periferie del centro". La Civita o San Cristoforo sono due esempi concreti. «Dobbiamo avere coraggio di affrontare il tema di una città concentrica possibile e di pensare alle cosiddette periferie come altri "centri" e non come spazi ai margini. Per Librino un passaggio fondamentale in questo senso, sarebbe proprio l'avvio delle scuole superiori. In assoluto non siamo favorevoli agli istituti omnicomprensivi, ma nel caso del quartiere si rivelerebbe invece un passaggio fondamentale» spiega il segretario generale, Giacomo Rota.Il ragionamento delle periferie investe anche il concetto di "smart city", la città del futuro che, come sottolinea Giovanni Pistorio «nel caso della Sicilia prevede investimenti soprattutto nella rete della banda larga, per poi approdare a quella ultra larga. Ma le istituzioni devono fare la loro parte».Inevitabile poi puntare i riflettori sul problema casa. La segretaria del Sunia Giusi Milazzo, parla di: «un disagio abitativo di dimensioni preoccupanti, che ovviamente sussiste in tutte le città, ma è anche vero che in luoghi come monte Po, San Giovanni Galermo e Librino diventano casi simbolo. Circa 6.500 gli alloggi popolari a Librino, la concentrazione più alta della città; siamo di fronte ad un patrimonio mal costruito e i dati ci aiutano a capire il fenomeno». Il segretario nazionale del Sunia, Daniele Barbieri, spiega che: «di fronte al disagio abitativo delle periferie italiane l'unica proposta seria è creare un coordinamento tra realtà vive, come associazioni e

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comitati, metterle in rete, e tentare la strada di un'unica grande vertenza politica in direzione della riqualificazione delle periferie».L'assessore D'Agata rassicura: «coinvolgeremo le associazioni per ogni scelta che riguarda Librino, all'insegna del "no" all'espansione e in direzione della riqualificazione». Per la segretaria regionale Mimma Argurio è tempo di: «far cambiare la mentalità progettando la periferia nell'ottica della riqualificazione e attraverso due passaggi».La segretaria nazionale Fracassi, che da tempo cura il "percorso periferie" della Cgil nazionale commenta: «quella di oggi a Librino è una sorta di ‘tappa zero'. Potremmo considerarla un punto sperimentale per il nostro sindacato. Non è un problema solo siciliano; la Cgil può dire e dare molto grazie anche alle modalità innovative del sindacato di strada».

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