CONDOTTA ANESTESIOLOGICA E SIGNIFICATO...
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CONDOTTA ANESTESIOLOGICA E SIGNIFICATO
PROGNOSTICO DELLE VARIAZIONI DEI PARAMETRI
VITALI E DEGLI INDICATORI BIOCHIMICI DI LISI
CELLULARE IN CORSO DI ANESTESIA PER CHIRURGIA
CITORIDUTTIVA CON CHEMIOIPERTERMIA
INTRAPERITONEALE PER NEOPLASIA LOCALMENTE
AVANZATA�
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INTRODUZIONE
Per molto tempo, la carcinosi peritoneale è stata considerata
come uno stadio metastatico terminale di vari tipi di tumori
maligni a carico degli organi addominali, la cui prognosi, ad
eccezione di alcuni rari casi di pseudomixoma peritoneale,
mostrava una sopravvivenza media inferiore agli 8 mesi, come
dimostrato dagli studi prospettici di Chu dell’89 (1) e di
Sadeghi(2) , e confermato da un importante studio
retrospettivo ad opera di Jayne (3).
Il coinvolgimento del peritoneo non è tanto da considerare
come conseguenza dell’aggressività biologica della neoplasia,
data la relativa malignità del carcinoma ovarico e dei tumori
mucinosi dell’apparato digerente, quanto, come definito da
Sugarbaker(4), un fenomeno di “ridistribuzione neoplastica”,
conseguenza della forza di gravità, dei movimenti peristaltici
intestinali e del riassorbimento peritoneale.
La quasi totalità delle casistiche concordano nell’affermare che
le recidive di carcinoma ovarico, dopo resezione chirurgica, si
3
localizzano sul peritoneo nel 90% dei casi, nell’omento nel 60%
e sul diaframma nel 40% dei pazienti.
I tumori colorettali invece, recidivano sulla superficie peritoneale
nel 50% dei casi mentre le metastasi epatiche rappresentano il
30-50%(5, 6, 7).
Il tipo istologico mucinoso si associa a recidive localizzate entro
i margini di resezione chirurgica con aumentato rischio di
disseminazione epatica.
Esistono altri meccanismi che contribuiscono a caratterizzare la
modalita’ di recidiva peritoneale quali l’“inefficienza
metastatica” e la “ridistribuzione”.
Il concetto di “inefficienza metastatica” deriva dall’evidenza
sperimentale che la maggior parte delle cellule cancerose che
entrano nel processo metastatico, vengono successivamente
“uccise”.
Sebbene esistano numerosi studi circa la rapida morte
intravascolare delle cellule cancerose, durante la
metastatizzazione ematogena del carcinoma renale e
colorettale, non esistono in letteratura altrettante evidenze sulla
4
sorte delle cellule neoplastiche in corso di metastatizzazione
per via linfatica e intraperitoneale(8,9).
Trials condotti in vivo, hanno evidenziato che la maggior parte
delle cellule rilasciate nella cavita’ peritoneale, vengono
eliminate con meccanismi difensivi riconducibili al rilascio di
radicali liberi tossici quali il perossido di idrogeno(9, 10).
La cosiddetta “ridistribuzione” riguarda invece il pattern di
sviluppo della carcinosi peritoneale da tumori a moderata
malignita’.
E’ però evidente come sia stato principalmente l’enorme
sviluppo della conoscenza della fisiopatologia del paziente
chirurgico, l’affinamento delle tecniche anestesiologiche e
l’evoluzione delle pratiche intensivo-terapiche, accompagnate
da una sempre più ampia diffusione di raffinati strumenti di
monitoraggio sia intra che post-operatori, a stimolare la ricerca
ed a permettere un’aggressività chirurgica maggiore anche in
pazienti, in passati, giudicati inoperabili.
La comprensione della fisiopatologia della carcinosi peritoneale,
della biologia delle cellule tumorali, e della farmacocinetica
degli agenti chemioterapici, ha portato nel 1988
5
P.H.Sugarbaker all’elaborazione di un nuovo protocollo
terapeutico(10, 11).
L’ipotesi speculativa di Sugarbaker ipotizzava come
l’associazione tra citoriduzione chirurgica della neoplasia e
l’infusione di farmaci antiblastici nella cavità peritoneale, alla
fine dell’intervento o nell’immediato postoperatorio,
consentendo un contatto prolungato ed a maggior
concentrazione tra farmaci chemioterapici e cellule sfuggite alla
riduzione chirurgica, potesse portare ad una risoluzione della
patologia.
Per citoriduzione chirurgica si intende la rimozione completa di
tutta la massa tumorale visibile nella cavita’ addominale,
comprese le superfici peritoneali.
Sugarbaker descrive dettagliatamente le procedure volte
all’ottenimento della radicalità di tale procedura, necessaria per
una diffusione intraperitoneale dei chemioterapici, che altrimenti
non avverrebbe in maniera uniforme data la sua complessita’
anatomica(11).
Il diametro delle formazioni residue riveste un’importanza
notevole in quanto esiste evidenza che la chemioterapia
6
intraperitoneale non raggiunge la penetrazione di noduli di
diametro o spessore superiore ai 3 mm.
Tale metodica viene considerata potenzialmente capace di
eliminare il meccanismo di recidiva “tumor-spread”, dovuta alla
presenza della barriera peritoneo-plasmatica(12,13).
La cavità peritoneale, infatti, può essere considerata una
regione delimitata; ciò è dovuto alla presenza della barriera
peritoneo-plasmatica che impedisce ad alcuni chemioterapici di
raggiungere il circolo sistemico.
Sugarbaker per primo, nel marzo del 1992 presso il Washington
Hospital Center, associò la Chemioipertermia Intraoperatoria
Intraperitoneale(HIIC) alla citoriduzione chirurgica.
La HIIC presenta quindi tre tipi di indicazioni:
1) a titolo palliativo,per la presenza di una carcinosi
peritoneale severa non accessibile ad una chirurgia di
citoriduzione
2) a scopo curativo in associazione ad una chirurgia di
citoriduzione macroscopicamente completa
3) a titolo profilattico per prevenire lo sviluppo di una
carcinosi dopo trattamento chirurgico di una
7
neoplasia gastrica primitiva,la cui diffusione avviene
attraverso la sierosa peritoneale.
In Europa la HIIC viene essenzialmente utilizzata nel
trattamento delle carcinosi peritoneali di grado severo, mentre il
suo impiego,a scopo profilattico per il cancro gastrico, viene
sperimentato da gruppi giapponesi(14-15), sebbene, allo stato
attuale, questi studi non siano stati confermati da trials
prospettici di rilievo.
Attualmente la HIIC viene considerata come parte integrante
del trattamento di neoplasie ovariche, colorettali e
gastrointestinali; inoltre viene utilizzata nella prevenzione della
disseminazione peritoneale e della recidiva anastomotica, come
trattamento adiuvante per perforazioni tumorali di un viscere
cavo ed è stata occasionalmente utilizzata in casi di ascite
intrattabile da mesotelioma peritoneale.
In base a questo principio, è possibile utilizzare concentrazioni
di farmaci chemioterapici più elevate di quanto se ne possano
usare per via sistemica riducendo, seppur non eliminando, gli
effetti collaterali e la tossicità degli stessi(16,17).
8
Il farmaco individuato e sperimentato con numerosi trials da
Sugarbaker è il cisplatino che ha dimostrato un valido
sinergismo con l’ipertermia (17,18).
L’effetto di quest’ultima sul paziente sono parte del nostro
studio sperimentale, insieme alla tecnica anestesiologica più
appropriata, ed in relazione all’ outcome perioperatorio.
L’organo bersaglio dell’effetto tossico osservato più di frequente
nei pazienti a cui sia stato somministrato cisplatino per via intra-
addominale è il parenchima renale: infatti, se la barriera
peritoneo-plasmatica risulta impermeabile alla maggior parte
del farmaco introdotto in addome, una piccola quantità di esso
può raggiungere la circolazione sistemica e determinare un
danno renale.
Su di esso influisce, come peraltro su tutta l’omeostasi
dell’organismo del soggetto trattato, la generale lunga durata di
questo tipo d’intervento che determina un sostanziale
rimaneggiamento della distribuzione circolatoria e
microcircolatoria in tutti i distretti corporei. Da ciò deriva il rilievo
costituito dal comportamento anestesiologico intra-operatorio e
intensivo-terapico post-operatorio nel garantire il mantenimento
9
e l’eventuale ripristino della corretta omeostasi dei pazienti
sottoposti a questi trattamenti.
Il danno renale, nei casi meno importanti, si può manifestare
con aumento transitorio della creatininemia e dell’ azotemia,
mentre nei casi più gravi si possono avere delle alterazioni più
consistenti di tali indici, associate a manifestazioni cliniche quali
poliuria e perdite elettrolitiche fino ad arrivare ad un quadro di
necrosi tubulare acuta (19,20,33,34).
Ulteriori studi giapponesi, basati sugli effetti citotossici del
calore a 42,5°C nel trattamento del cancro gastrico (20), hanno
dimostrato che l’ipertermia aumenta l’efficacia di alcune
molecole quali, la mitomicina C ed il cisplatino, antiblastici di
elezione per i tipi di tumore in oggetto, elevandone la tossicità e
la penetrazione nei tessuti tumorali (20,21).
Inoltre le neoplasie maligne sembrano possedere una
sensibilita’ al calore di gran lunga superiore ai tessuti normali.
Il principale effetto dell’ipertermia sembra essere rappresentato
da un’alterazione della permeabilita’ della membrana cellulare,
che produce una aumentata captazione del farmaco, senza
10
provocare un aumento del livello di tossicita’ farmacologica
(20).
Da notare l’importanza fondamentale del mantenimento di una
temperatura che superi i 41°C in tutta la cavità peritoneale, in
quanto è ormai accertato che basterebbe solo la diminuzione
di 1 grado di temperatura a dimezzare l’efficacia
dell’ipertermia(21).
Il sistema cardiovascolare gioca senza dubbio un ruolo
importante nel processo di adattamento dell’organismo alle
variazioni della temperatura corporea. Molteplici sono i
fenomeni di adattamento ed i “sistemi tampone” con cui
l’organismo sottoposto all’esposizione ad elevate temperature
cerca di marginare i possibili danni tessutali che ne possono
derivare. Alcuni di questi fenomeni adattativi agiscono
attraverso modificazioni della funzione cardiovascolare.
Studi emodinamici hanno evidenziato che l’aumento della
temperatura corporea che si verifica durante la procedura
(stress termico), produce effetti sull’apparato cardiovascolare
tali da manifestarsi con variazioni della pressione venosa
centrale (PVC), della frequenza cardiaca (FC), della pressione
11
arteriosa sistolica (PAS) e diastolica (PAD). Queste alterazioni
si possono tradurre in una riduzione della gittata cardiaca
(CO), dell’indice cardiaco (CI) della saturazione arteriosa
periferica (SpO2), oltre ad una conseguente riduzione della
perfusione tessutale che determina riduzione del pH, con
acidosi metabolica. L’importanza di tali effetti emodinamici è
tale da sembrare correlabile alla successiva morbilita’
postoperatoria (22-24).
Anche il sistema cerebrovascolare e’ stato oggetto di notevoli
approfondimenti ed accorgimenti nello sviluppo di una corretta
tecnica anestesiologica, appunto per gli effetti della ipertermia.
Modificazioni contenute entro i tre gradi centigradi (in più o in
meno) non evidenziano alcun effetto sulla maggior parte delle
funzioni corporee (25).
Nell’organismo umano il mezzo principale per regolare la
temperatura consiste nel controllo del flusso ematico della
superficie corporea al fine di ottenere una dispersione di calore;
infatti, un aumentato flusso nella ricca rete vasale cutanea e
sottocutanea favorisce il passaggio di calore dalle zone più
12
interne dell’organismo verso la superficie, dove si può
disperdere (26-27).
Dal punto di vista emodinamico, l’intensa vasodilatazione
periferica determina una importante caduta delle resistenze
periferiche con successivo abbassamento della pressione
arteriosa.
In risposta a questo effetto, il cuore, per garantire un’adeguata
perfusione ai tessuti nobili (cervello, rene, fegato), incrementa
la propria frequenza; da qui la risposta tachicardica
all’ipertermia (28-33).
E’ chiaro come tale meccanismo di compenso richieda una
buona funzionalità globale del sistema cardiocircolatorio, in
quanto rappresenta uno dei maggiori determinanti del consumo
miocardico di ossigeno.
Pertanto, sia la risposta tachicardica alla vasodilatazione che
un deficit contrattile (causato verosimilmente dai
chemioterapici) possono indurre uno squilibrio tra apporto e
fabbisogno di ossigeno con conseguente grave sofferenza
periferica (33).
13
Riassumendo, tale metodica presenta diversi effetti sul sistema
cardiocircolatorio: un effetto ipotensivo; una risposta
tachicardica; un effetto diretto caratterizzato da una possibile
necrosi miocardica limitata alla parte diaframmatica, da
attribuire all’elevata temperatura di arrivo del liquido di lavaggio
nella loggia sottodiaframmatica sinistra; un possibile effetto
tossico dei chemioterapici sul miocardio.
Inoltre si verificano cambiamenti dei parametri bioumorali,
verosimile espressione di modificazione cellulare (28-33):
Elettroliti sierici (Na, K, Cl, ecc. ); indici di funzionalità renale
(azotemia, creatininemia); marcatori di funzionalità epatica
(bilirubinemia diretta ed indiretta, GOT, GPT, LDH, γ-GT,
fosfatasi alcalina); indicatori di danno pancreatico (amilasemia,
lipasemia); glicemia, protidemia, acido urico, acido lattico.
Da quanto enunciato risulta evidente come quegli aspetti di
mantenimento della corretta omeostasi, di accurato e costante
monitoraggio e di generale protezione dell’organismo
sottoposto a queste pratiche terapeutiche che, a ragione,
devono essere considerate tra le più complesse ed invasive
nell’ambito della chirurgia dei tumori, siano assolutamente
14
fondamentali e condizionanti nei confronti dell’approccio
anestesiologico.
I soggetti candidati alla HIIC devono rispondere ad alcuni
requisiti sia di ordine generale, quali l’età non superiore a 70
anni ed assenza di alterazioni cardio-respiratorie e\o renali di
grado severo, sia di tipo più specifico, come la valutazione
quantitativa della carcinomatosi stessa.
Numerosi studi hanno rilevato come quest’ultima costituisca un
indicatore prognostico fondamentale, di qui i tentativi per
stabilirne una precisa classificazione, prima dell’intervento
chirurgico, mediante l’utilizzo di scale a punti.
Allo stato attuale, il “ Peritoneal Cancer Index “ (PCI) di
Sugarbaker rappresenta il criterio di valutazione quantitativa più
preciso delle carcinosi di origine dall’apparato digerente.
Lo score in oggetto è calcolato moltiplicando il numero delle 13
regioni in cui viene divisa la cavità addominale, affette da
patologia, per un coefficiente variabile da 0 a 3 , a seconda
delle dimensioni dei noduli tumorali (38).
Lo 0 corrisponde ad assenza di lesioni macroscopiche, 1 a
lesioni che non superino i 5 mm, 2 fino a 5 cm e 3 a quelle
15
superiori ai 5 cm, per un punteggio massimo totale pari a 39
punti.
Anche in mancanza di studi prospettici validati, è possibile
ormai affermare che la HIIC non apporta alcun tipo di beneficio
in presenza di un punteggio superiore a 20 (38-41).
Infatti, anche se in percentuali diverse a seconda delle varie
casistiche, in circa il 50% dei casi trattati sono presenti
complicanze di ordine ematologico, renali e cardio-polmonari.
16
SCOPO DELLO STUDIO
Lo studio si propone di rilevare l’impatto della chemioipertermia
sull’omeostasi dell’organismo attraverso la valutazione sia dei
parametri vitali sia di quelli bioumorali, arbitrariamente assunti
quali indici di danno cellulare, e di porre in relazione questi
parametri con le complicanze chirurgiche principali descritte
dalla letteratura quali: deiscenza anastomotica, pancreatite
acuta e sanguinamento massivo .
A tal fine sono state prese in esame le variazioni registrate a
livello:
- cardiovascolare (frequenza cardiaca, pressione arteriosa
media, pressione venosa centrale, indice cardiaco e
stroke volume);
- respiratorio (mediante rilievo emogasanalitico);
- renale (azotemia e creatinina sieriche);
- epatico ( GOT, GPT, BIL dir);
- sierico (elettroliti e glicemia);
in relazione all’aumento acuto della temperatura corporea,
all’inevitabile aumento della pressione endoaddominale e
17
alla perfusione della cavità peritoneale con elevate quantità
di soluzione per dialisi peritoneale e di chemioterapici
(cisplatino e mitomicina C) che avvengono in corso di
chemioipertermia.
18
MATERIALI E METODI
Dal marzo 2001 ad ottobre 2005 sono stati eseguiti 26
interventi di peritonectomia per diffusione peritoneale di
neoplasia ovarica, stadio IIIC-IV UICC, in pazienti di sesso
femminile in un range di età compreso tra i 34 ed i 62 anni.
Dal punto di vista generale, sebbene classificate secondo i
criteri ASA in un valore compreso tra 2 e 3, le pazienti al
momento dell’intervento si presentavano in condizioni
cardiologiche e respiratorie equilibrate .
L’anestesia generale bilanciata con intubazione orotracheale e
ventilazione meccanica controllata ha rappresentato la tecnica
di scelta.
Dopo monitorizzazione dei parametri vitali (ECG, FC, SatO2,
EtCO2, NIBP, analizzatore dei gas), è stata indotta l’anestesia
con propofol (1,5- 2,5 mg/Kg), fentanyl (4-6 mcg/Kg),
cisatracurio (0,15 mg/Kg) per ottenere una miorisoluzione
adeguata ed incidere in misura minore possibile sulla
funzionalità renale ed epatica. Il mantenimento dell’anestesia è
stato ottenuto mediante l’uso di sevofluorano (1-1,5 %), dosi
19
refratte di fentanyl (50-100 mcg) e di cisatracurio (2 mg). Le
pazienti sono state ventilate meccanicamente (IPPV) con una
miscela di ossigeno e protossido di azoto (FiO2 0,4). Subito
dopo l’induzione dell’anestesia si è proceduto a cateterismo
venoso centrale, IBP in arteria radiale, cateterismo vescicale
con rilevatore di temperatura, sonda per rilevamento della
temperatura intraesofagea, posizionamento di rilevatore per
parametri emodinamici NiCO�, rilevatore BISpectral Index�.
Sono stati rilevati i seguenti parametri ematochimici:
- Na
- K
- Cl
- pCO2
- pO2
- pH
Per mezzo del NiCO�:
- Pressione arteriosa media
- Pressione venosa centrale
- Stroke volume
- Indice cardiaco
20
I parametri valutati sono stati analizzati nei tempi:
- T1 (5 minuti prima dell’inizio del lavaggio),
- T2 (a 15 minuti di perfusione),
- T3 (a 30 minuti di perfusione),
- T4 (a 60 minuti di perfusione),
- T5 (a 90 minuti, cioe’ alla fine della perfusione)
- T6 (30 minuti dopo la perfusione)
come mostrato in tabella 1 e 2.
Per quanto riguarda gli altri parametri presi in esame:
- azotemia
- creatininemia
- glicemia
- Bilirubinemia diretta
- GOT
- GPT
- CK
- LDH
- Amilasemia.
Sono state eseguite rilevazioni nel preoperatorio, dopo
30 minuti di chemioipertermia, dopo 90 minuti, e trenta
21
minuti dopo la sospensione del trattamento (tabella 3).
Ogni 15’ è stato effettuato un controllo della diuresi, per il
mantenimento della stessa attorno ai 100ml/h, con
eventuale aggiunta di dopamina a dosaggio renale (1,5
µg/kg/min).
Tutte le pazienti sono state trattate mediante un ciclo di
chemioipertermia subito dopo la citoriduzione chirurgica
ed in seguito trasferite presso il nostro Centro di
Rianimazione per il monitoraggio post-operatorio.
Durante il trattamento, il monitoraggio emodinamico ed in
particolare il mantenimento relativamente costante dei
valori di volume telediastolico globale e di volume di
sangue intratoracico, mediante l’infusione di cristalloidi
alla velocità di 25 ml/kg/h, ci ha permesso di effettuare
un riempimento volemico adeguato, nonostante la
diminuzione delle resistenze vascolari causata
dal’ipertermia.
In tutti i casi è stata eseguita una completa peritonectomia
pelvica, parietale e sottofrenica.
22
In cinque delle nostre pazienti è stato necessario associare la
resezione di organi contigui quale: colon retto-sigmoideo 3 casi,
isterectomia un caso , splenectomia 1 caso.
Tutte le pazienti sono state trattate mediante un ciclo di
chemioipertermia subito dopo la cituriduzione chirurgica e
trasferite presso il nostro centro di rianimazione per il
monitoraggio post-operatorio.
E’ stato assicurato il costante riempimento volemico
intraoperatorio al fine di ottenere una MAP (pressione arteriosa
media) di 60 mmHg.
Le eventuali perdite ematiche sono state corrette con apporto di
emazie concentrate omologhe e plasma.
Per la chemioipertermia abbiamo utilizzato un sistema standard
di somministrazione composto da apparecchio CEC con
riscaldamento/raffreddamento (3M Cardiovascular Inc Ann
Arbor,MI). ( Tab.7, 8 ).
Sono stati posizionati quattro drenaggi: uno di entrata
superficiale, posto sulla linea mediana e tre di uscita di cui due
sotto le cupole diaframmatiche ed uno nella pelvi.
La parete addominale è stata suturata temporaneamente.
23
La soluzione da infondere era costituita da 5 litri di soluzione
per dialisi peritoneale contenente cisplatino (75 mg/m2) e/o
mitomicina C (12,5 mg/m2) la quale era pre-riscaldata per
tramite della pompa di infusione ad una temperatura di 45-47
°C ed infusa nell’addome attraverso sonda di Tenckoff (Quinton
Inc. Seattle, WA) ad una velocita’ di circa 1 lt/min, per 90 minuti.
La temperatura del fluido è stata controllata mediante sonde
poste sia lungo i circuiti di ingresso e di uscita (45-47°C in
entrata e 41-42°C in uscita) sia nell’addome, dove la
temperatura si trovava intorno ai 40°C.
24
RISULTATI
La temperatura corporea rilevata mediante sonda
intraesofagea e sonda vescicale con rilevatore di temperatura
prima dell’inizio della HIIC era di 34.9 (0.8) °C ed ha subito un
aumento fino ad un massimo di 37.6 (0.6) °C a 90 minuti
dall’inizio. 30 minuti dopo la fine della procedura la temperatura
è ritornata a valori normali 37.1 (0.5) °C.
Per quanto riguarda i parametri emodinamici abbiamo rilevato
che la frequenza cardiaca ha subito un incremento significativo
30 minuti dopo l’inizio della HIIC ( p<0.001) ed è rimasta stabile
su quei valori anche dopo la fine del trattamento.
Tuttavia la pressione arteriosa media è rimasta stabile in tutte le
rilevazioni effettuate (Tab1).
Un incremento significativo della pressione venosa centrale si è
registrato immediatamente dopo l’inizio della chemioipertermia
ed è rimasta elevata durante tutta la durata della procedura (p
compresa tra 0.001 e 0.05), per tornare verso valori normali alla
fine della HIIC (Tab1).
25
L’indice cardiaco ha subito un decremento 15 minuti dopo
l’inizio della precedura ma questo dato non è risultato
statisticamente significativo ed è tornato rapidamente ai valori
pre-HIIC.
Per quanto riguarda i valori emogasanalitici rilevati si è
registrato un decremento della pO2 ed un consensuale
incremento della pCO2 durante il periodo dell’infusione
peritoneale. Il pH arterioso è rimasto tuttavia entro valori
clinicamente accettabili, sebbene sia stata osservata una certa
tendenza all’acidosi metabolica.
Alla fine della HIIC i valori del pH erano tornati entro valori
normali (Tab2).
Nessuna variazione statisticamente significativa è stata rilevata
a carico degli elettroliti (Tab 2).
La valutazione dei seguenti parametri: azotemia, creatininemia,
glicemia, bilirubinemia diretta GOT,GPT,CK,LDH, amilasemia
presi come indice di danno cellulare, nei tempi da noi analizzati,
non hanno subito variazioni significative (Tab 3).
26
L’aumento acuto della temperatura corporea associato
all’incremento della pressione addominale, sono stati i principali
problemi che abbiamo dovuto affrontare.
Mentre per il controllo della temperatura corporea non c’è stato
bisogno di ricorrere a strategie di raffreddamento delle pazienti
(ad esempio mediante l’uso di coperte termiche o infusione di
liquidi raffreddati), l’aumento acuto della pressione addominale,
probabilmente, ha comportato un consensuale incremento delle
pressioni delle vie aeree e diminuzione del tidal volume che ci
ha imposto un aggiustamento appropriato dei parametri
ventilatori per ottenere una ventilazione adeguata.
Per quanto riguarda le complicanze post-operatorie abbiamo
riscontrato un caso di pancreatite acuta, uno di fistola
enterocolica ed uno di sanguinamento perioperatorio.
27
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
La perfusione della cavità peritoneale con soluzioni contenenti
chemioterapici è stata recentemente introdotta nella pratica
clinica per il trattamento delle metastasi intraperitoneali del
cancro gastrico e del carcinoma ovarico (30-32). (Tab.6).
Cambiamenti significativi non sono stati registrati, nei parametri
da noi presi in esame in corso di HIIC.
Al fine di evitare le principali complicanze che si possono
verificare durante la procedura è importante conoscere,
prevenire e trattare le principali deviazioni dai valori normali dei
parametri presi in esame (33-42).
Un esteso ed attento monitoraggio dei principali parametri vitali
è necessario al fine di raggiunger questi risultati (34,35,36).
Molti dei principali problemi che abbiamo dovuto affrontare
sono stati causati dall’incremento acuto sia della temperatura
corporea che della pressione addominale.
Sono stati pubblicati, anche di recente, lavori riguardanti
l’influenza dell’aumento acuto della pressione addominale sulla
28
funzione cardiaca in pazienti con carcinosi peritoneale
sottoposti a HIIC (31).
I problemi derivanti dalla ipertermia sistemica generalizzata
insorgono durante la irrigazione peritoneale con tecnica ad
addome chiuso, imponendo quindi la messa in atto di strategie
preventive del danno da ipertermia.
Le misure profilattiche adottate nel nostro studio ci hanno
permesso di mantenere la temperatura corporea centrale sotto i
38°C durante la perfusione.
Notoriamente lo stress termico produce uno stato circolatorio
iperdinamico che eccede il fabbisogno di ossigeno tissutale
(32).
L’eliminazione del calore in eccesso si mantiene per diverse ore
dopo il termine della perfusione.
La pressione arteriosa si è mantenuta relativamente costante
mentre la frequenza cardiaca è aumentata significativamente
(in corrispondenza dei cambiamenti della temperatura centrale)
durante l’ipertermia e questo aumento si è mantenuto anche
dopo il termine della HIIC.
29
La tachicardia osservata nel nostro studio non è stata
sufficiente ad aumentare l’indice cardiaco, molto probabilmente
a causa della concomitante diminuzione del ritorno venoso
dovuta all’aumento della pressione intraperitoneale, per la
perspiratio, la formazione di essudati e la sudorazione.
Non si conosce a fondo il ruolo dei farmaci chemioterapici
(cisplatino e mitomicina) sulla funzione cardiaca e sulle
resistenze vascolari totali dopo perfusione intraperitoneale.
Le pressioni delle vie aeree sono aumentate ed il tidal volume è
diminuito immediatamente dopo l’inizio del riempimento
peritoneale, probabilmente come risultato dell’aumento della
pressione intra-addominale.
Questo ha richiesto un aggiustamento appropriato dei parametri
ventilatori per ottenere una ventilazione adeguata.
L’equilibrio acido-base si è mantenuto entro valori clinicamente
accettabili nonostante sia stato osservata una tendenza
all’acidosi metabolica durante la procedura.
Questo può essere dovuto alla distruzione della
microcircolazione del tumore, con conseguente diminuzione del
trasporto di ossigeno (48-51).
30
Sudarshan et al hanno utilizzato NaCl 0,9 % mentre noi
abbiamo utilizzato un fluido da dialisi peritoneale contenente
destrosio.
Abbiamo riscontrato le seguenti complicanze:
• Sanguinamento perioperatorio: 1 caso
• Fistola enterocolica: 1 caso
• Pancreatite acuta 1 caso
Dall’esperienza condotta, seppure assai limitata, emergono
alcune considerazioni sul significato prognostico
dell’andamento perioperatorio dei parametri vitali :
- la preparazione all’intervento, la tecnica anestesiologica ed il
monitoraggio sono analoghi a quelli di un intervento di
chirurgia addominale maggiore;
- le complicanze legate agli antiblastici si manifestano nel
postoperatorio (alterazioni della coagulazione sia in senso
trombotico che emorragico, insufficienza respiratoria,
mielotossicita’, pancreatite, cardiomiopatia, insufficienza
renale).
- particolare attenzione richiede il monitoraggio dell’ipertermia
ed il suo trattamento;
31
- le principali problematiche sono sostanzialmente legate agli
effetti del calore sulla gittata cardiaca e sulla perfusione
renale e sono questi i due parametri che richiedono una
terapia mirata intraoperatoria e sembrano avere un
significato prognostico.
Riteniamo, anche in accordo con altri gruppi di studio che:
- la possibilita’ di ottimizzare la tecnica anestesiologica e di
condurre una anestesia tale da mantenere i parametri presi in
considerazione nel range fisiologico, possa essere il goal
necessario, al fine di poter effettuare questa tecnica chirugica
innovativa in condizioni ottimali.
- che un significativo abbattimento della morbilità sia legato
alla possibile riduzione dei tempi di perfusione ed inoltre,
ottimizzando la citoriduzione e avvalendosi di
campionamento istologico e citologico estemporaneo, si
possa quindi ridurre l’entita’ globale del danno termico.
In conclusione la chemioipertermia intraoperatoria
intraperitoneale non ha prodotto alterazioni clinicamente
significative nei parametri fisiologici da noi rilevati anche se nei
pazienti con ridotto compenso cardiaco e metabolico il delicato
32
meccanismo che regola l’omeostasi può subire brusche ed
inaspettate variazioni.
Ci sembra di poter considerare in accordo con altri gruppi di
studio come il ruolo dell’ anestesista in questa complessa
tecnica sia fondamentale per la ricerca di un approccio
metodologico ortodosso.
Dall’analisi della letteratura dell’ultimo anno (32-53) sembra
emergere un unico dato conforme, riguardante la significativita’
prognostica assoluta della citoriduzione chirurgica nell’ambito
della metodica (38,39,48) e della assoluta necessita’ di attuare
ed elaborare una tecnica anestesiologica specifica per questo
innovativo trattamento terapeutico, poiche’ numerosi trials
indicano come sia determinante nell’outcome perioperatorio la
stabilita’ fisiologica del paziente nei suoi parametri bioumorali
ed emodinamici (49-56).
I dati sulla sopravvivenza e sulla morbilita’ di questi studi sono
sovrapponibili alla nostra esperienza e lasciano ben sperare sul
possibile miglioramento della tecnica, sull’affinamento delle
problematiche connesse e sull’ulteriore comprensione dei
33
meccanismi biochimici e umorali alla base dell’effetto
terapeutico.
34
Parametri dello studio
BE = eccesso di basi DO2 = oxygen delivery VO2 = oxygen consumption SvO2 = saturazione venosa mista di O2 O2er = estrazione di ossigeno
PARAMETRO T1 T2 T3 T4 T5 pH(arterioso)
7,415 (±0,055)
7,352 (±0,048)
7,34 (±0,052)
7,32 (±0,036)
7,31 (±0,076)
pH(venoso)
7,39 (±0,027)
7,38 (±0,027)
7,37 (±0,028)
7,36 (±0,027)
7,39 (±0,028)
PaCO2 (mmHg)
36,59 (±4,69)
40,51 (±3,8)
41,26 (±3,3)
42,13 (±3,62)
41,32 (±4,1)
PaO2 (mmHg)
168,73 (±27,79)
149,88 (±20,82)
128,27 (±27,23)
138,10 (±31,72)
139,22 (±29,48)
PvO2 (mmHg)
43,58 (±3,55)
42,11 (±3,55)
41,23 (±3,40)
38,76 (±3,54)
40,23 (±3,40)
PvCO2 (mmHg)
45,29 (±1,72)
46,35 (±1,57)
47,41 (±1,80)
49,70 (±1,72)
47,47 (±2,98)
BE (mmol/l)
-1,4 (±0,97)
-2,10 (±0,95)
-3,27 (±0,68)
-4,08 (±0,67)
-3,51 (±0,70)
DO (ml/min�¹)
480,47 (±108,89)
512,05 (±109,96)
519,29 (±109,67)
569,41 (±99,77)
472,82 (±98,10)
VO2 (ml/min�¹)
105,23 (±6,13)
100,35 (±6,20)
119,52 (±7,58)
122,23 (±8,81)
99,47 (±10,59)
SvO2 (%)
81,88 (±8,09)
78,58 (±8,28)
81 (±7,72)
82,47 (±12,47)
82,64 (±6,56)
O2er (%)
23,58 (±2,01)
24,78 (±2,09)
25,82 (±2,12)
25,52 (±2,04)
24,12 (±2,54)
35
Parametri dello studio
MAP = pressione arteriosa media T1 = preoperatorio (10’) SV = stroke volume T2 = intraoperatorio (30’) FC = frequenza cardiaca T3 = intraoperatorio (60’) CO = gittata cardiaca T4 = intraoperatorio (90’) SVR = resistenze vascolari sistemiche T5 = postoperatorio (10’) PVC = pressione venosa centrale ET = temperatura esofagea GEDV = volume telediastolico globale CI = indice cardiaco ITBV = volume di sangue intratoracico CFI = indice di funzionalità cardiaca
PARAMETRO T1 T2 T3 T4 T5 MAP (mmHg)
94 (±14,22)
94,88 (±13,99)
95,58 (±14,19)
95,88 (±14,21)
95,11 (±11,01)
CFI (l/min)
11,8 (±0,94)
13,46 (±0,92)
13,25 (±0,84)
13,07 (±1,39)
13,41 (±1,01)
FC (bpm)
81,11 (±9,23)
87,17 (±9,19)
90,36 (±9,45)
92,21 (±9,86)
91,88 (±9,90)
PVC (mmHg)
18 (±2,3)
18 (±2,12)
19 (±2,22)
19 (±2,47)
18 (±2,25)
CI (l/min/m2)
4,21 (±0,45)
4,26 (±0,44)
4,58 (±0,41)
4,9 (±0,46)
4,63 (±0,45)
SV (ml)
98,90 (±13,50)
100,37 (±13,46)
107,86 (±13,18)
108,81 (±12,94)
100,87 (±14,84)
CO (l/min)
7,54 (±0,57)
9,28 (±0,60)
9,35 (±0,67)
9,54 (±0,70)
9,28 (±0,60)
SVR (dyn*s*cm�5)
659,17 (±57,05)
652,17 (±56,78)
599,47 (±51,02)
564,82 (±75,95)
569,70 (±58,81)
GEDV (ml/m2)
685,29 (±31,44)
688,29 (±31,64)
687,35 (±31,62)
688,11 (±31,76)
689,11 (±31,54)
EtCO2 (mmHg)
34,82 (±2,21)
35,17 (±2,50)
35,47 (±2,52)
35,23 (±2,58)
35,41 (±2,55)
ET (°C)
36,02 (±0,57)
37,45 (±0,30)
37,91 (±0,61)
38,05 (±0,26)
37,95 (±0,61)
ITBV (ml/m2)
885,82 (±38,95)
888,35 (±38,58)
889,41 (±39,33)
889,11 (±40,23)
890,17 (±38,53)
36
Tabella delle variazioni percentuali pH(art)
0,84% 1,01% 1,28% 1,41%
pH(ven)
0,13% 0,27% 0,40% 0%
pCO2(art)
10,7% 12,76% 15,14% 12,97%
pCO2(ven)
2,34% 2,20% 9,73% 4,81%
pO2(art)
11,17% 23,97% 18,15% 17,48%
pO2(ven)
3,37% 2,29% 11,06% 7,68%
BE
50% 133,57% 191,42% 150,07%
DO2
6,57% 8,07% 18,51% 1,59%
VO2
4,63% 13,57% 16,15% 5,47%
SvO2
4,03% 1,07% 0,72% 0,92%
O2er
5,08% 7,20% 8,22% 2,29%
MAP
0,93% 1,68% 2% 1,18%
CFI
14,06% 12,28% 10,76% 13,64%
FC
7,47% 11,40% 13,68% 13,27%
PVC
2,32% 6,86% 8,47% 0,65%
CI
1,18% 8,78% 16,38% 9,97%
SV
1,48% 9,05% 10,02% 1,99%
CO
23,07% 24,00% 27,02% 23,07%
SVR
1,06% 9,05% 14,31% 13,57%
GEDV
0,43% 0,30% 0,41% 0,55%
EtCO2
1,00% 1,86% 1,17% 1,69%
ET
3,97% 5,24% 5,63% 5,35%
ITBV
0,28% 0,40% 0,37% 0,49%
37
Tab 1. Parametri emodinamici intraoperatori durante HIIC. Valori medi (SD).
MAP= pressione arteriosa media; FC= frequenza; PVC= pressione venosa centrale;CI= indice cardiaco; SV= stroke volume; T1= pre-operatorio; T2= 15 minuti dall’inizio della procedura; T3= 30 minuti dall’inizio della procedura; T4= 60 minuti dall’inizio della procedura; T5= 90 minuti ovvero fine procedura; T4= 30 minuti dopo la fine della procedura.
PARAMETRO T1 T2 T3 T4 T5 T6 MAP
(mmHg) 83 (±12) 80 (±12) 79 (±11) 84 (±14) 83 (±10) 90 (±15)
FC (bpm)
74 (±9) 74 (±12) 82 (±14) 86 (±13) 87 (±14) 87 (±15)
PVC (mmHg)
8 (±2) 11 (±4) 11(±4) 11 (±4) 11 (±3) 10 (±4)
CI (l.m-1.m-2)
3.4 (±1.3) 2.9 (±0.9) 3.6 (±1.1) 3.5 (±1.0) 3.6 (±1.1) 2.9 (±0.6)
SV (ml)
97.6 (±26.4) 96.9 (±31.7) 96.4 (±33.2) 98.4 (±32.0) 102 (±34,0) 99.8 (±34.3)
38
Tab. 2. Parametri emogasanalitici, ed elettroliti ematici rilevati in corso di HIIC. Valori medi (SD).
I cambiamenti dei parametri per ogni tempo sono stati comparati ai valori di controllo. T1= pre-operatorio; T2= 15 minuti dall’inizio della procedura; T3= 30 minuti dall’inizio della procedura; T4= 60 minuti dall’inizio della procedura; T5= 90 minuti ovvero fine procedura; T6= 30 minuti dopo la fine della procedura.
PARAM. T1 T2 T3 T4 T5 T6 pH 7.414(±0.065) 7.349(±0.064) 7.325(±0.065) 7.336(±0.054) 7.351(±0.058) 7.37(±0.05)
pCO2 (mmHg)
36(±4) 41(±5) 42(±5) 40(±6) 38(±5) 37(±5)
pO2 (mmHg)
170(±39) 142(±35) 134(±38) 133(±31) 141(±29) 149(±34)
BE -1.3(±3.1) -2.9(±3.6) -4.1(±3.0) -4.9(±2.6) -4.8(±3.3) -3.1(±3.1) Na+
(mmol/l) 135(±5) 134(±4) 135(±3) 135(±4) 135(±5) 135(±5)
K+ (mmol/l)
3.5(±0.8) 3.3(±0.7) 3.4(±0.6) 3.3(±0.6) 3.2(±0.7) 3.3(±0.6)
Cl- (mmol/l)
99(±4) 98(±5) 98(±4) 97(±5) 96(±6) 97(±4)
39
Tab. 3. indici di funzionalità epatica, renale, di danno pancreatico, CK sierico e glicemia. Valori medi (±SD).
Parametro PRE-OP T1 T2 T3 AZOTEMIA
(mg/dl) 36(±6) 40(±7) 38(±5) 37(±5)
CREATININEMIA (mg/dl)
0.98(±0.4) 1.2(±0.2) 1.0(±0.2) 1.1(±0.1)
GOT (U/l)
32(±5) 45(±7) 37(±4) 34(±3)
GPT (U/l)
25(±8) 43(±6) 32(±7) 29(±5)
BIL. DIRETTA (mg/dl)
1.0(±0.3) 1.8(±0.2) 1.4(±0.3) 1.2(±0.2)
CK (U/l)
180(±15) 368(±50) 340(±32) 220(±28)
AMILASI (U/l)
39(±6) 45(±5) 38(±5) 37(±4)
Glucosio (mg/dl)
130(±30) 155(±29) 177(±37) 178(±35)
LDH
(U/l) 350(±46) 389(±40) 398(±35) 365(±32)
T1= 30 minuti dopo l’inizio della procedura; T2 = 90 minuti dall’inizio della procedura, ovvero al termine di questa; T3 = 30 minuti dopo la fine della procedura.
40
Tab. 4. Pazienti sottoposti a citoriduzione+HIIC. Caratteristiche. F = libero dalla malattia; VM = vivente ancora malato; MO = deceduto per altre cause; DM = deceduto a causa della malattia
N° paz.
ASA N° paz.
Prec. Interv. Stadio P.C.I. Età Sopravv
1 III 1 Ist.+oment. IV 8 34 F 2 IV 2 Ist IIIC 4 57 F 3 III 3 Ist+oment IIIC 11 55 VM 4 III 4 Ist+oment IV 10 43 F 5 III 5 Ist+oment IV 12 60 F 6 III 6 IIIC 14 44 F 7 IV 7 Ist+oment IIIC 5 41 F 8 IV 8 IIIC 18 40 F 9 III 9 Ist+oment IIIC 15 42 F 10 IV 10 IIIC 14 45 F 11 IV 11 Ist+oment IIIC 9 62 F 12 III 12 IIIC 8 45 MO 13 IV 13 IIIC 2 62 VM 14 III 14 Ist+oment IV 15 60 F 15 III 15 Ist+oment IV 19 34 DM 16 III 16 Ist+oment IV 16 39 VM 17 III 17 IIIC 12 44 F 18 IV 18 IIIC 18 42 F 19 III 19 Ist+oment IIIC 20 44 VM 20 III 20 Ist+oment IIIC 19 40 F 21 III 21 IV 16 41 F 22 III 22 IV 2 62 VM 23 III 23 IV 16 60 F 24 III 24 III 16 65 F 25 IV 25 IV 12 59 F 26 IV 26 IV 14 67 F
41
Tab. 5. Complicanze post-operatorie.
PAZIENTI FISTOLA DEIESCENZA ANASTOMOSI
PANCREATITE SANGUINAMENTO POST-OPERATORIO
1 NO NO NO NO 2 NO NO NO NO 3 NO NO NO NO 4 NO NO NO NO 5 SI NO NO NO 6 NO NO NO NO 7 NO NO NO SI 8 NO NO NO NO 9 NO NO NO NO
10 NO NO NO NO 11 NO NO NO NO 12 NO NO SI NO 13 NO NO NO NO 14 NO NO NO NO 15 NO NO NO NO 16 NO NO NO NO 17 NO NO NO NO 18 NO NO NO NO 19 NO NO NO NO 20 NO NO NO NO 21 NO NO NO NO 22 NO NO NO NO 23 NO NO NO NO
24 NO NO NO NO 25 NO NO NO NO 26 NO NO NO NO
42
Barriera Peritoneo-Plasmatica Tab. 6
43
Tecnica di infusione peritoneale
44
Tecnica di infusione intraperitoneale
45
Schema di funzionamento del sistema Pulsion PiCCO
46
VVaarriiaazziioonnee TTeemmppeerraattuurraa
35
36
37
38
39
40
0 20 40 60 80 100 120
tempo in minuti
tem
pera
tura
°C
47
Parametri emogasanalitici arteriosi
T1T2
T3T4
T5
168,73
37
149,88
40,7
128,27
41,4
138,1
42,01
139,22
41
104070
100
130
160
190
tempi operatori
pO2 pCO2
48
Parametri emogasanalitici venosi
T1T2
T3T4
T5
43,58 45,29
42,1146,35
41,23
47,41
38,7649,7
40,23
47,47
0
10
20
30
40
50
tempi operatori
pvO2 pvCO2
49
pH
7,307,317,327,337,347,357,367,377,387,397,407,417,42
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120
tempo in minuti
pH
50
Frequenza cardiaca
T1T2
T3T4
T5
81,11 87,17 90,36 92,2191,88
0
20
40
60
80
100
120
freq
uenz
a
tempi operatori
51
Gittata cardiaca
T1T2
T3T4
T5
7,549,28
9,359,54
9,28
0
2
4
6
8
10
12gi
ttat
a
tempi operatori
52
Indice cardiaco
T1T2
T3T4
T5
4,214,26 4,58 4,90
4,63
0123456789
10in
dice
car
diac
o
tempi operatori
53
Pressione venosa centrale
T1T2
T3T4
T5
1818 19
1918
0
4
8
12
16
20
24
28pr
essi
one
tempi operatori
54
Resistenze periferiche vascolari
T1T2
T3T4
T5
659,17652,17
599,47564,82
569,7
0100200300400500600700800900
1000
resi
sten
ze p
erife
rich
e va
scol
ari
tempi operatori
55
Pressione arteriosa media
T1T2
T3T4
T5
94 94,8895,58
95,8895,11
70
80
90
100
110
120
pres
sion
e ar
teri
osa
tempi operatori
56
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