conclusioni

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Documentare per capitalizzare: la pubblicazione e l'archivio del lavoro svolto. Questa pubblicazione è stata realizzata come documento di un' esperienza che ha prodotto dei risultati positivi, come possibile memoria e archivio di una didattica che ha bisogno di raccogliere le esperienze valide. L'esigenza di una raccolta del lavoro prodotto e realizzato nasce dall'esigenza fondamentale di non dimenticare, anche se l'esperienza potrebbe essere modificata, migliorata nel tempo, la sua stesura definitiva attraverso questa pubblicazione rientra nell'opportunità che ci è offerta, e molto spesso non viene colta, di attribuire alla progettualità didattica una dignità scientifica. La documentazione delle esperienze per sottolineare che tra le finalità della scuola ci sia la volontà diretta di costruire un senso di appartenenza globale e individuale, delle esperienze del passato come replicabili e strettamente connesse a quelle future, con la possibilità di influire in qualche modo all'evoluzione del sistema scolastico. L. Ossi in Arte Abitata, dice: “Spesso i percorsi didattici più interessanti circolano su pagine neppure firmate dagli insegnanti-autori, anche quando hanno l’intestazione della scuola; altrettanto spesso sono presentati con mille dubbi riduttivi da parte dell’autore ad indicare l’incertezza di chi percorre una strada poco battuta e non si sente sostenuto nel percorso che sta esplorando. E c’è un altro fattore, di maggior peso: le esperienze didattiche, modeste o brillanti che siano, non sono documentate e conservate sistematicamente dalla scuola, non vi sono ordinate e catalogate, non hanno un luogo in cui possano essere consultate e discusse. È così che il lavoro di ricerca-azione prodotto dal docente per adattare i saperi al contesto, affonda velocemente nella dimenticanza, sopraffatto dalle urgenze del lavoro scolastico quotidiano, dall’incalzare delle classi con i loro bisogni sempre diversi. Non documentato, il prodotto della ricerca-azione cade come la pioggia sul terreno carsico e sprofonda subito nel sottosuolo, senza mai arrivare alla confluenza di un ruscello per andare a formare, a valle, un corso arginato a cui tutti possano attingere. La memoria della scuola è sprecata, si perde. Nulla resta, neppure un piccolo nodo per una piccola rete con gli istituti più vicini, con un collega ugualmente interessato, con una biblioteca che abbia qualche documento specifico sul tema indagato. Nulla”. Come nuova classe docente che si affaccia all'interno di un nuovo istituto scolastico, come primo passo, la scuola non ci accoglie mai indicandoci un patrimonio di conoscenze, di esperienze, di soluzioni trovate da chi ci ha preceduto perché nulla, del lavoro già svolto, è stato capitalizzato. In questo modo l'innovazione appare impossibile e la didattica si atrofizza. Le biblioteche scolastiche non tengono

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Documentare per capitalizzare: la pubblicazione e l'archivio del lavoro svolto.

Questa pubblicazione è stata realizzata come documento di un' esperienza che ha prodotto dei risultati positivi, come possibile memoria e archivio di una didattica che ha bisogno di raccogliere le esperienze valide.

L'esigenza di una raccolta del lavoro prodotto e realizzato nasce dall'esigenza fondamentale di non dimenticare, anche se l'esperienza potrebbe essere modificata, migliorata nel tempo, la sua stesura definitiva attraverso questa pubblicazione rientra nell'opportunità che ci è offerta, e molto spesso non viene colta, di attribuire alla progettualità didattica una dignità scientifica.

La documentazione delle esperienze per sottolineare che tra le finalità della scuola ci sia la volontà diretta di costruire un senso di appartenenza globale e individuale, delle esperienze del passato come replicabili e strettamente connesse a quelle future, con la possibilità di influire in qualche modo all'evoluzione del sistema scolastico.

L. Ossi in Arte Abitata, dice: “Spesso i percorsi didattici più interessanti circolano su pagine neppure firmate dagli insegnanti-autori, anche quando hanno l’intestazione della scuola; altrettanto spesso sono presentati con mille dubbi riduttivi da parte dell’autore ad indicare l’incertezza di chi percorre una strada poco battuta e non si sente sostenuto nel percorso che sta esplorando. E c’è un altro fattore, di maggior peso: le esperienze didattiche, modeste o brillanti che siano, non sono documentate e conservate sistematicamente dalla scuola, non vi sono ordinate e catalogate, non hanno un luogo in cui possano essere consultate e discusse. Ècosì che il lavoro di ricerca-azione prodotto dal docente per adattare i saperi alcontesto, affonda velocemente nella dimenticanza, sopraffatto dalle urgenze del lavoroscolastico quotidiano, dall’incalzare delle classi con i loro bisogni sempre diversi. Nondocumentato, il prodotto della ricerca-azione cade come la pioggia sul terreno carsico esprofonda subito nel sottosuolo, senza mai arrivare alla confluenza di un ruscello perandare a formare, a valle, un corso arginato a cui tutti possano attingere.La memoria della scuola è sprecata, si perde. Nulla resta, neppure un piccolo nodo peruna piccola rete con gli istituti più vicini, con un collega ugualmente interessato, con unabiblioteca che abbia qualche documento specifico sul tema indagato. Nulla”.

Come nuova classe docente che si affaccia all'interno di un nuovo istituto scolastico, come primo passo, la scuola non ci accoglie mai indicandoci un patrimonio diconoscenze, di esperienze, di soluzioni trovate da chi ci ha preceduto perché nulla, dellavoro già svolto, è stato capitalizzato. In questo modo l'innovazione appare impossibile e la didattica si atrofizza. Le biblioteche scolastiche non tengono nemmeno memoria dei manuali utilizzati negli anni.

Proprio con l'intenzione di cominciare a creare un sapere veramente condiviso e finalmente afferrabile, strumento possibile di confronto, il presente lavoro, interamente progettato dai ragazzi, è stato pubblicato, consegnato loro in modo da informare la famiglia sul lavoro fatto in classe, e lasciato in copia nella biblioteca della scuola.