Concerto di Inaugurazione | stagione 13/14

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photo: Marco Borrelli

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Programma di Sala

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Consiglio di AmministrazioneClaudio Martini PresidenteDaniela Misul VicepresidenteMarco Bertini Marta Blasi Stefanelli Ricciotti Corradini Rita Cucè Alda Giannetti Giancarlo Nutini Giulio Cesare Ricci Adriano Tintori Riccardo Zucconi

Collegio dei Revisori dei ContiRoberto Giacinti PresidenteRino Cacciamani Paolo Formichi

In ottemperanza alla Legge 122/2010 ex art.6, comma 2, i Consiglieri di Amministrazione non percepiscono alcun emolumento fatto salvo un gettone di € 30,00 lordi per le riunioni a cui i Consiglieri partecipano oltre all’eventuale rimborso delle spese di viaggio per coloro che risiedono fuori sede.

Direttore Generale Marco Parri

Responsabile Servizi Musicali Paolo Frassinelli

Responsabile Comunicazione Riccardo Basile

Ufficio Sviluppo e Fundraising Elisa Bonini

Amministrazione Simone GrifagniCristina Ottanelli

Ufficio del Personale Patrizia BrogioniAndrea Gianfaldoni

Segreteria Stefania TombelliTiziana Goretti Ambra GrecoSimona Capristo

Servizi Tecnici Orchestra Francesco VensiAngelo Del Rosso

Ospitalità e Sala Teatro Verdi Fulvio PalmieriPaolo Malvini

Palcoscenico Teatro Verdi Alfredo RidiWalter SicaCarmelo MeliSandro RussoAlessandro Goretti

FoNDAZIoNe oRCheSTRA ReGIoNALe ToSCANA

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CONCERTO DI INAUGURAZIONEX X XIII STAGIONE CONCERTISTICA

direttore artistico Giorgio Battistellidirettore principale Daniel Kawkadirettore ospite principale Daniele Rustioni

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In occasione di questo concerto inaugurale l’Orchestra della Toscana dedica un ricordo al Maestro

Piero Bellugi a poco più di un anno dalla sua scomparsa.

Fin dai suoi esordi nel 1980 l’ORT ha beneficiato della preziosa collaborazione

di questo grande musicista fiorentino che con le sue doti straordinarie,

la sua esperienza, la sua grande passione ha contribuito non poco a forgiare

quelle caratteristiche musicali che contraddistinguono tutt’ora la nostra orchestra.

Al caro Maestro va quindi il nostro pensierocarico di gratitudine e affetto.

PER RIC ORDARE PIERO BEllUGI

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DANIELE RUSTIONI direttore

ANTONIO CORIANò tenore

GIOAChINO ROSSINIGuglielmo Tell, ouverture

AndanteAllegroAndantinoAllegro vivace

GIUSEPPE VERDIlUCIANO BERIOOtto romanze, per tenore e orchestra

1. In solitaria stanza2. Il poveretto3. Il mistero4. L’esule5. Deh, pietoso, oh Addolorata6. Il tramonto7. Ad una stella8. Brindisi

***

RIChARD WAGNEROlandese volante, ouverture

FElIX MENDElSSOhNBARThOlDySinfonia n.5 in re maggiore op.107 “della Riforma”

Adagio, allegro con fuocoAllegro vivaceAndanteCorale “Eine feste Burg ist unser Gott”Andante con moto-Allegro maestoso

concerto dedicato a Piero Bellugi

Mercoledì 30 ottobre 2013 Firenze, Teatro Verdi ore 21.00concerto registrato e trasmesso in differita da

Giovedì 31 ottobre 2013Figline Valdarno, Teatro Garibaldi ore 21.15

doMenica 3 noveMbre 2013L’Aquila, Auditorium della Guardiadi Finanza ore 18.00

Concerto di Inaugurazione

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È direttore ospite principale dell’Orchestra della Toscana dal 2011.A soli 31 anni Daniele Rustioni è già una consolidata realtà nel panorama musicale internazionale; il Times ha detto di lui: “Chiaramente un altro talento in ascesa destinato a grandi cose”.È direttore musicale del Teatro Petruzzelli di Bari, nominato con l’intento di rilanciare questa storica istituzione musicale italiana, dove lo aspetta una nuova produzione di Falstaff per la regia di luca Ronconi il prossimo novembre.Nel settembre 2010 ha debuttato al Teatro alla Scala, dove è tornato nell’autunno 2012 per La bohème e la scorsa estate per Un ballo in maschera per la regia di Damiano Micheletto. Nel marzo 2011 ha diretto Aida alla Royal Opera house, Covent Garden di londra dove tornerà prossimamente con L’Elisir d’amore. Nell’ottobre 2008, con Cavalleria rusticana di Mascagni, nello storico allestimento di liliana Cavani al Teatro Mikhailovskij di San Pietroburgo, è stato acclamato dalla critica come una rivelazione e nominato direttore ospite principale della seconda scena lirica pietroburghese.Nel 2007 ha fatto il suo debutto in Italia con l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, e da allora ha stabilito una regolare collaborazione con il teatro, mentre la stagione 2009/10 ha visto la consacrazione di una bacchetta “eccezionalmente talentuosa” (come l’ha definita Enrico Girardi sul Corriere della Sera). Dirige regolarmente nei maggiori teatri e festival italiani, dalla Fenice di Venezia, al Maggio Musicale Fiorentino, al Rossini Opera Festival, dove ha debuttato nell’estate 2012

DANIElE RUSTIONI

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con Il Signor Bruschino.Nel 2011 ha debuttato al Festival di Glimmerglass negli Stati Uniti, dove è tornato per la direzione di una nuova produzione di Norma alla Washington National Opera. In Inghilterra ha diretto anche all’Opera North e alla Welsh National Opera, con la quale ha stabilito una collaborazione iniziata con una nuova produzione di Così fan tutte e proseguita con le nuove messe in scena di Anna Bolena e Roberto Devereux. Nel giugno 2014 è in programma il debutto all’Opéra National de lyon e all’Opera Nazionale di Monaco di Baviera mentre nelle stagioni successive è già confermata la sua presenza all’Opéra National de Paris e all’Operhaus di Zurigo.Intensa anche l’attività sinfonica di Daniele Rustioni: oltre alla collaborazione con l’ORT, che lo ha visto impegnato nella trasferta alla Konzertsaal di lucerna con il violinista Sergej Krylov lo scorso maggio, è ospite abituale dei Pomeriggi Musicali di Milano, dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. In Europa ha diretto l’Orchestra della Svizzera Italiana, la Filarmonica di helsinki, la BBC Philharmonic, mentre nella prossima stagione debutterà con l’Orchestra Filarmonica di Montecarlo e con la london Philharmonic.ha registrato per Sony Classical l’album di Arie del basso Erwin Schrott con l’Orchestra Sinfonica della Radio Austriaca.ha studiato presso il Conservatorio “Verdi” di Milano, diplomandosi in organo, pianoforte e direzione d’orchestra

(con Gilberto Serembe). Si è perfezionato all’Accademia Musicale Chigiana di Siena con Gianluigi Gelmetti e alla Royal Academy of Music di londra. ha inoltre partecipato a masterclass con Gianandrea Noseda, ed è stato assistente di Antonio Pappano alla Royal Opera house, Covent Garden nell’ambito del progetto “Jette Parker young Artists Programme”.Nell’aprile 2013 è stato proclamato “Best newcomer of the year” (miglior esordiente dell’anno) dagli International Opera Award di londra (gli Oscar della lirica).

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Fu Renata Scotto, dopo un’audizione nel 2001, ad indirizzare Antonio Corianò verso lo studio professionale del canto. Trasferitosi a Parma, il giovane tenore si forma sotto la guida del tenore Sergio Bertocchi e successi-vamente frequenta il “Centro Universale del Bel Canto” a Bologna perfezionandosi poi all’Accademia Filarmonica.Particolarmente versato per il repertorio ver-diano, sta completando lo studio di Traviata, Rigoletto, I due Foscari, Nabucco, Macbeth, Attila, I Lombardi alla prima crociata, Simon Boccanegra, Il Trovatore. Nell’aprile 2010 debutta al Teatro Comu-nale di Budrio, nel ruolo di ‘Alfredo’ nella Traviata. Pochi mesi più tardi interpreta ‘Manrico’ nel Trovatore, ruolo che lo ha visto impegnato successivamente anche nei teatri di Jesi, Cosenza, Ferrara, Pisa e nel 2012 alla Royal Opera house di Muscat in Oman, nell’allestimento di Cristina Mazzavillani Muti e diretto dal maestro Paszkovski per il Ravenna Festival.Nel 2011 ha cantato ‘Malcolm’ nel Macbeth diretto da Riccardo Muti al Teatro dell’Opera di Roma, ruolo che ha replicato, durante la scorsa stagione, al Teatro alla Scala e al Mag-gio Musicale Fiorentino, e prossimamente sarà impegnato con il Teatro Regio di Parma nel Festival Verdi 2013 nel Simon Boccanegra e ne I Masnadieri nel ruolo di ‘Arminio’. Tra gli impegni futuri invece le produzioni della Traviata ed Il Trovatore alla Scala di Milano.Il giovane tenore, che ha partecipato alle ul-time due edizioni del progetto di formazione per giovani cantanti ‘Corso d’Opera’ a Palaz-zo Contucci di Montepulciano, ritorna con l’ORT e con Daniele Rustioni dopo l’appun-tamento estivo lo scorso luglio al Cortona Mix Festival.

ANTONIO C ORIANò

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Nel 1829, all’età di trentasette anni, Gioachino Rossini licenzia Guglielmo Tell, l’ultima opera teatrale della sua breve intensissima carriera che si interrompe forse a causa di un grave esaurimento nervoso. lavoro d’impianto grandioso scritto per l’Opéra di Parigi, dunque in francese, tratto dall’omonimo dramma di Friedrich Schiller: quanto di più vicino allo spirito romantico abbia mai prodotto il compositore pesarese, ostinato difensore di un’estetica neoclassica ormai al tramonto improntata all’astrazione e alla difesa del bello ideale. Invece nel Tell (capostipite di un genere assai fortunato oltralpe, il grand-opéra) si affacciano tematiche, caratteri e ingredienti spettacolari che qualificheranno il melodramma ottocentesco: sentimento della natura, grandi quadri corali, colpi di scena, ricorso al color locale per tinteggiare in suoni il luogo dell’azione, amor di patria e aspirazione dei popoli all’autodeterminazione. Infatti la vicenda, ambientata nel Cantone di Uri al principio del XIV secolo, narra di come Gugliemo Tell riesca a liberare gli svizzeri dal giogo dell’Impero asburgico. In Italia, tradotta e sforbiciata, l’opera viene presentata il 17 settembre 1831 al Teatro del Giglio di lucca: è qui che per la prima volta un

GIOAChINO ROSSINI(Pesaro 1792 – Passy de Paris 1868)

Guglielmo Tell, ouverturedurata: 12 minuti circa

tenore emette un do di petto. Quel tenore è il francese Gilbert Duprez, e quando Rossini tempo dopo l’ascolterà, inorridito, lo paragonerà al verso di un cappone sgozzato.l’ouverture del Tell, un assemblaggio di quattro pannelli caratterialmente contrastanti, immette fin dal principio nel clima dell’opera. Il primo pannello è un’ampia, palpitante melodia del violoncello che muovendosi dal registro grave dello strumento si trova poi a cantare nelle zone acute; l’accompagnano altri quattro violoncelli solisti e i pizzicati dei restanti violoncelli più i contrabbassi. All’epoca questo “Andante”, che tutto pare fuorché rossiniano, dovette fare enorme impressione per la novità della costruzione, la ricercatezza timbrica e la poesia lunare che vi si sprigiona. Segue un “Allegro” assai turbolento: raffigura un temporale, ed è come se il compositore volesse preannunciare, attraverso le note, il paesaggio montano entro cui si svolgerà la vicenda. Nel terzo episodio, ‘“Andantino”, l’ambiente alpestre si delinea con maggior precisione: Rossini vi utilizza una melodia ondulata del corno inglese, con il flauto in eco, in forma di ranz des vaches, cioè di uno di quei canti che i pastori svizzeri intonano o suonano quando accompagnano il bestiame al pascolo - di altri motivi del genere si servirà ancora nel corso dell’opera. Infine l’“Allegro vivace” è un galoppata senza briglie, questa sì davvero rossiniana, rielaborazione di un Passo doppio per banda militare scritto a Vienna nel 1822.

Gregorio Moppi

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“Liriche tra il salotto ed il teatro” di Luciano Berio

Penso che queste otto romanze per voce e pianoforte (non conosco la data di composizione per la maggior parte di esse) possano essere considerate dei veri e propri studi per scene, arie e cabalette di melodram mi verdiani in fieri. Vi si ritrovano infatti echi del Nabucco, de La forza del destino, del Don Carlo e, addirit tura, una intera frase da «Tacea la notte placida» del Trovatore. Avrei potuto orchestrare «alla Verdi» que ste espressive e idiomatiche romanze, riesumando cioè i manierismi orchestrali del primo Verdi rintracciabili nella parte pianistica che si configura essa stessa come una trascrizione dall’orchestra come uno «spartito per canto e piano» (il codice d’intrinseca e pragmatica fun zionalità fra partitura e spartito nel melodramma ita liano è un argomento che, per i suoi risvolti poetici e divulgativi, varrebbe forse la pena di essere approfon dito). Invece, la linea di condotta da me perseguita nell’orchestrazione non è omogenea perché questi otto brani - pur nella loro verdianità - sono assai diversi fra loro nel carattere espressivo,

nello spessore musi cale e nella qualità, spesso sconsolante, dei testi. Tal volta ho reso filologicamente omaggio al gesto orche strale verdiano, altre volte ho commentato storicamente il discorso musicale originale cosicché sembra giun gere da lontano (dallo stesso Verdi de La Traviata, per esempio, dal Wagner del Lohengrin o da altro anco ra). Talvolta, infine, ho commentato il testo originale con prudenti proliferazioni tematiche o con trasfor mazioni armoniche che, pur legate organicamente al testo verdiano, tendono a produrre un effetto di spae samento che, suppongo, avrebbe incuriosito tanto Ver di quanto Brecht. Potrei citare alcuni casi dove questo effetto di straniamento (significativo solo per orecchi musicali) si è reso inevitabile. Nella romanza «Deh pie-tosa, oh addolorata» su un testo di Goethe (reso irri conoscibile dalla sconcertante traduzione del Signor luigi Balestri) Verdi cita - suppongo si tratti di una anti cipazione piuttosto che di una citazione – il Sansone e Dalila di Camille Saint Saëns. Non ho potuto resis tere alla tentazione di adattare un certo momento della romanza verdiana all’armonia e al raffinato colore strumentale del compositore francese. Questo ed altri adattamenti contribuiscono dunque a collocare le Otto romanze in un rispettoso e sottile tessuto di riferimen ti musicali, che commenta, col senno e col distacco di 150 anni i rapporti del linguaggio, dello stile e delle maniere verdiane col tempo che passa.

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Fin da quando ero figliuolo Sono stato militar E pugnando pel mio suolo ho trascorso e terra e mar.

Ma or che il tempo su me pesa, or che forza più non ho, Fin la terra che ho difesa, la mia patria m’obliò.

3. il Mistero

(Felice Romani)

Se tranquillo a te d’accanto Donna mia talun mi vide O felice appien mi crede o guarito dall’amar Ma non tu che sai pur quanto Combattuto e oppresso ho il cor.

Come lago che stagnate Par che dorma e appena muova Ma tempeste in fondo cova Sconosciute al viator, Ma tal calma ho nel sembianteho scompiglio in fondo al cor.

Se un sospiro, se un lamento Il timore a me contende Del timore che m’accende Non scemò l’inteso ardor,Come lampo in monumento Non veduto avvampa in cor. E vivrà, benché represso, Benché privo di conforto E vivrebbe ancor che morto lo volesse il tuo rigor Ché alimento da sé stesso Prende amore in nobil cor.

1. in solitaria stanza

(Jacopo Vittorelli)

In solitaria stanzalangue per doglia atroce, Il labbro è senza voce Senza respiro il sen.

Come in deserta aiuola Che di rugiada è priva. Sotto alla vampa estiva Molle narcisso svien.

lo, dall’affanno oppresso, Corro per vie rimote E grido in suon che puote le rupi intenerir.

Salvate o Dei pietosi Quella beltà celeste Voi forse non sapreste un’altra Irene ordir.

2. il poveretto

(Andrea Maffei)

Passegger che al dolce aspetto Par che serbi un gentil cor Porgi un soldo al poveretto Che da man digiuno è ancor.

GIUSEPPE VERDIlUCIANO BERIO

Otto romanze per tenore e orchestra (1990)durata: 25 minuti circa

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4. l’esule

(Temistocle Solera)

Vedi! la bianca luna splende sui colli, lo notturna brezza scorre leggera ad increspare Il vago grembo del quieto lago.

Perché, perché sol io Nell’ora più tranquilla e più soave Muto e pensoso mi starò? Qui tutto è gioia: il ciel, la terra Di natura sorridono all’incanto, l’esule solo è condannato al pianto.

Ed io pure tra l’aure native Palpitava d’ignoto piacer. Oh, del tempo felice ancor vive la memoria nel caldo pensier. Corsi lande, deserti, foreste, Vidi luoghi olezzanti di fior, M’aggirai fra le danze e le feste Ma compagno ebbi sempre il dolor.

Or che mi resta? Togliere alla vita Quella forza che misero mi fa. Vieni, vieni o morte a chi t’invita E l’alma ai primi gaudi tornerà.

Oh, che allor le patrie sponde Non saranno a me vietate Fra quell’aure su quell’onde Nudo spirto volerò.

Bacerò le guance amate Della cara genitrice Ed il pianto all’infelice Non veduto tergerò.

5. deh, pietoso, oh addolorata

(Luigi Balestra: traduzione da Wolfgang von Goethe)

Deh, pietoso, oh Addolorata China il guardo al mio dolore Tu, una spada fitta in core, Volgi gli occhi desolata AI morente tuo figliuol.

Quelle occhiate, i sospir varino lassù al Padre e son preghiera Che il suo tempri ed il tuo affanno.

Come a me squarcin le viscere Gl’insoffribili miei guai, E dell’ansio petto i palpiti Chi comprendere può mai? Di che trema il cor? Che vuoi? Ah, tu sola il sai, tu sol.

Sempre ovunque il passo io giro, Qual marito qui nel sen porto con me! Solitaria pena, oh quanto! Verso allora oh quanto pianto, E di dentro scoppia il cor. Sul vasel del finestrino la mia lacrima scendea Quando all’alba del mattino Questi fior per te cogliea

Ché del sole il primo raggio la mia stanza rischiarava E dal letto mi cacciava Agitandomi il dolor.

Ah, per te dal disonore, Dalla morte io sia salvata Deh, pietoso al mio dolore China il guardo, oh Addolorata!

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le colpe, i nostri affanni Vi sono a lor segreti Inavvertiti e placidi Scorrono i giorni e gli anni Né mai pensier li novera Né li richiama il duol.

Bell’astro della sera, Gemma che il cielo allieti, Come alzerà quest’anima Oppressa e prigioniera Dal suo terreno carcere AI tuo bel raggio il vol!

8. brindisi

(Andrea Maffei)

Mescetemi il vino. Tu solo o bicchiero Fra’ gaudi terreni non sei menzognero, Tu vita de’ sensi dolcezza del cor.

Amai, m’infiammaro due sguardi fatali, Credei l’amicizia, fanciulla senz’ali, Follia de’ prim’anni fantasma illusor. Mescetemi il vino dolcezza del cor.

l’amico, l’amante col tempo ne fugge Ma tu non paventi chi tutto distrugge. l’età non t’offende t’accresce virtù.

Sfiorito l’aprile, cadute le rose, Tu sei che n’allegri le cure noiose, Sei tu che ne torni la gioia che fu. l’età non t’offende t’accresce virtù.

Chi meglio risana del cor le ferite Se te non ci desse la provvida vite Sarebbe immortale l’umano dolor.

Mescetemi il vino. Tu solo o bicchiero Fra’ gaudi terreni non sei menzognero, Tu vita de’ sensi, letizia del cor.

6. il traMonto

(Andrea Maffei)

Amo l’ora del giorno che muore Quando il sole già stanco declina E nell’onde di queta marina Veggo il raggio supremo languir.

In quell’ora mi torna nel core Un’età più felice di questa In quell’ora dolcissima e mesta Volgo a te cara donna il sospir. l’occhio immoto ed immoto il pensiero lo contemplo la striscia lucente Che mi vien dal sereno occidente la quiete solcando del mar.

E desio di quell’aureo sentieroRavviarmi sull’orma infinita Quasi debba la stanca mia vita Ad un porto di pace guidar.

7. ad una stella

(Andrea Maffei)

Bell’astro della terra, luce amorosa e bella, Come desia quest’anima Oppressa e prigioniera le sue catene infrangere, libera a te volar.

Gl’ignoti abitatori Che mi nascondi o stella Cogli angeli s’abbracciano, Puri fraterni amori, Fan d’armonie cogli angeli la spera tua sonar.

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Nell’ottobre 1842 l’opera Rienzi riscuote a Dresda un grande successo, il primo nella carriera da compositore di Richard Wagner. Passano poche settimane, e il 2 gennaio 1843 sullo stesso palcoscenico va in scena Der fliegende Holländer (“l’olandese volante”), opera romantica, secondo la definizione della partitura, su cui il musicista ha lavorato nei due anni precedenti, scrivendone libretto e musica. Ne vengono date tre sole rappresentazioni, segno che non piace troppo. Ci vorrà qualche tempo per renderla accetta al pubblico – in Italia sarebbe giunta nel 1877, al Teatro Comunale di Bologna. Comunque un mese dopo Wagner viene nominato direttore musicale del Teatro di Corte di Dresda. Nell’Olandese voltante, ambientato sulla costa norvegese, si racconta un amore incondizionato che conduce alla redenzione: tema centrale nel teatro wagneriano. l’amore, qui, è quello di Senta per l’Olandese, un marinaio costretto con il suo equipaggio a solcare inquieto i mari per l’eternità, senza meta, dopo aver bestemmiato Dio durante una tempesta. Ogni sette anni la sua nave ricompare nel mondo. Soltanto una donna che gli giuri fedeltà, dunque sia disposta a morire per lui e con lui, potrà metter fine alla maledizione del Cielo. E Senta è pronta a immolarsi. Il soggetto dell’opera proviene da una leggenda che cominciò a circolare in Europa tra Cinque e Seicento, epoca di grandi navigatori, e fu poi rielaborato nei secoli seguenti da diversi poeti e scrittori. Ma fonte principale per Wagner è principalmente un racconto di heinrich heine unito all’impressione suscitatagli dalla paurosa tempesta che

RIChARD WAGNER(lipsia 1813 – Venezia 1883)

Olandese volante, ouverturedurata: 12 minuti circa

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si abbatté sulla nave che nel 1839 lo conduceva, fuggiasco per debiti da Riga, verso la Francia. Tale tempesta si riversa, terrifica e spettacolare, già nell’ouverture dell’opera - al punto che quando il direttore e compositore Franz lachner doveva eseguirla, si lamentava di ricevere folate di vento in faccia ogniqualvolta ne apriva la partitura. Si tratta di una sontuosa pagina sinfonica in cui l’intera opera viene sintetizzata cucendone assieme le melodie principali. All’inizio si ascolta un turbinare vorticoso di note agli archi, la bufera marina, su cui svettano le voci saettanti degli ottoni (un gruppo assai nutrito: 4 corni, 2 trombe, 3 trombini, basso tuba), immagine sonora dell’imbarcazione maledetta e di chi la popola. Segue, dopo una lunga pausa, la raffigurazione di Senta attraverso il motivo della sua Ballata,

durante la quale, nel II atto, dichiara l’intenzione di voler salvare l’Olandese: un canto affidato a legni e corni che si piegano, morbidi, a una casta dolcezza sognante. Nella parte centrale del pezzo, ancora turbolenta, si insinua anche il canto gioioso e goliardico dei marinai norvegesi che aprirà l’atto III, opponendosi, lì e qui, al controcanto lugubre dei marinai-fantasma a bordo della nave dannata. Invece le battute finali, dove spicca la presenza angelicata dell’arpa, descrivono l’immolazione di Senta che determinerà la salvezza dell’Olandese: sezione riscritta attorno al 1860 per l’esecuzione dell’ouverture a Parigi, e che, nella sensualità liquefatta del clima timbrico e armonico, risente del lavoro appena terminato su Tristano e Isotta.

Gregorio Moppi

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quando avrebbe dovuto debuttare al Conservatorio di Parigi, l’orchestra si era rifiutata di suonarla perché «troppo dotta, con troppi fugati e scarsa melodia». Del resto il contegno severo della partitura, il contrappunto che la pervade, la strumentazione spessa e accigliata (per via soprattutto della presenza del controfagotto, di tre tromboni e del serpente, un cornetto basso dal suono ruvido e potente oggi in disuso e perlopiù sostituito dal trombone basso) non potevano che risultare indigesti ai francesi, ancora estimatori del melodramma e della melodia accompagnata al pari degli italiani; per non dire della sostanza concettuale del lavoro e di alcuni temi musicali impiegati per renderla evidente, troppo legati alla storia e alla cultura germaniche. la prima esecuzione ebbe luogo perciò qualche mese dopo a Berlino, diretta da Mendelssohn stesso, ottenendo tuttavia una risposta critica tutt’altro che esaltante. «Preferiremmo certo che il compositore non si attenesse tanto al colossale, quanto piuttosto al bello essenziale, che non strumentasse con troppo eccesso e infine che desse maggior spazio alle bellezze melodiche che non alle audaci combinazioni armoniche. Raramente ci mostra un cielo sereno; quasi sempre è nuvoloso e tempestoso», scriveva l’autorevole ludwig Rellstab, incapace di comprendere la partitura perché, come mostrano le sue parole, depositario di quell’estetica neoclassicheggiante del “bello ideale” distante anni luce dalla concezione romantica dell’arte. Sulla locandina di quella serata l’opera veniva indicata

FElIX MENDElSSOhN-BARThOlDy (Amburgo 1809 – lipsia 1847)

Sinfonia n.5 in re maggiore op.107 “della Riforma”durata: 30 minuti circa

Il catalogo sinfonico di Felix Mendelssohn-Bartholdy annovera diverse sinfonie: una dozzina per archi, risalenti agli anni dell’adolescenza, più le cinque per grande orchestra della maturità. I numeri d’opera di queste ultime non sono rispondenti alla reale cronologia compositiva ma dipendono dalla data di pubblicazione. Vale a dire che, se la Sinfonia op. 11 fu davvero la prima a essere scritta (1825) ed edita (1828), la Scozzese op. 56, che porta il numero tre, fu invece pensata per ultima (1842), dopo l’Italiana e il Lobgesang stampate rispettivamente per quarta e seconda. Riguardo alla Quinta Sinfonia in re maggiore, Riforma, concepita per seconda, se foste stato per Mendelssohn sarebbe ancora manoscritta. la considerava infatti «un’opera completamente fallita», affermando di non poterla soffrire: «E’ quella fra le mie composizioni che brucerei più volentieri. Non dovrà mai essere pubblicata». Per fortuna i posteri non gli hanno dato retta, e l’hanno mandata in tipografia nel 1868, un ventennio dopo la morte dell’autore. Il quale, forse, doveva tali cattivi pensieri ai primi apprezzamenti che avevano accolto la composizione. Nel 1832,

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come Symphonie zur Feier der Kirchen-Revolution («Sinfonia per l’anniversario della rivoluzione religiosa»), cioè in onore della Confessione d’Augusta, l’atto che il 25 giugno 1530 aveva ratificato le teorie di Martin lutero dando inizio alla diffusione dei princìpi della Riforma in Germania e nei paesi vicini. E proprio la volontà di onorare degnamente il terzo centenario di avvenimento tanto rilevante per la storia del popolo tedesco aveva spinto il compositore (appunto nel 1830, anno successivo alla sua memorabile riesumazione berlinese della Passione secondo San Matteo di Bach, baluardo del repertorio sacro protestante) a dedicarsi alla stesura di questa sinfonia: il che per lui significava anche un’opportunità di riflessione sulla propria religiosità e, di conseguenza, su quella della famiglia Mendelssohn, alcuni membri della quale avevano abbandonato l’ebraismo per il cattolicesimo o il luteranesimo - basti dire che il cognome Bartholdy venne aggiunto in occasione del battesimo di Felix (1816) per distinguere i Mendelssohn protestanti da quelli rimasti ebrei.Il primo tempo si apre, a canone, con un’introduzione austera e solenne il cui incipit è costituito dalla melodia salmodiante (re-mi-sol) appartenente al Magnificat tertii toni e a diversi altri canti gregoriani. Tale pagina prefatoria - entro cui si insinua, tra legni e ottoni, il preannuncio del tema principale inscritto in un intervallo di quinta - si conclude con la citazione del cosiddetto «Amen di Dresda», caratteristica cadenza finale del repertorio liturgico protestante universalmente nota per l’uso che ne fa

Richard Wagner nel Parsifal come motivo del Graal. l’«Amen», emblema musicale dello Spirito Santo racchiuso anch’esso nell’ambito di una quinta, si ripresenterà anche all’interno dell’«Allegro con fuoco», denunciando così il suo ruolo di cellula generatrice dell’interno movimento, se non addirittura di tutta la sinfonia. Che prosegue ponendo in seconda posizione (anziché, contrariamente all’usanza, in terza) lo scherzo: pagina danzante, solare, brillante, con richiami agresti nel Trio centrale. Pare un tantino fuor di luogo in una celebrazione della Riforma luterana, mentre non ci stupiremmo di trovarla nella Sinfonia Italiana. l’«Andante» successivo è una romanza dalla cantabilità sensibile e intensa, strappacuore, cui si collega senza soluzione di continuità l’ultimo tempo, proclamato dal solo flauto sulle note del corale Ein feste Burg ist unser Gott («Una salda fortezza è il nostro Dio»), parafrasi del Salmo biblico XlVI che la tradizione attribuisce, nel testo e nella musica, alla mano di lutero medesimo. Questa melodia liturgica, una delle più antiche e celebri, acquista sempre più consistenza timbrica e armonica grazie al progressivo assommarsi degli strumenti dell’orchestra; dopodiché, a seguito di energici colpi di timpano, prende il via la sua elaborazione contrappuntistica. Un procedimento che giunge a compimento, con opulento e risolutivo clangore, quando il corale viene riesposto a valori lunghi nella sua imponente, maestosa, trionfante integrità. Quasi fosse intonato da un’assemblea di fedeli esultanti.

Gregorio Moppi

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Fondata nel 1980, l’ORT ha sede a Firenze e oggi è considerata una tra le migliori orchestre da camera in Italia. È formata da 44 musicisti, tutti professionisti eccellenti che sono stati applauditi nei più importanti teatri italiani come il Teatro alla Scala, l’Auditorium del lingotto di Torino, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma e nelle più importanti sale europee e d’oltreoceano, dall’Auditorio Nacional de Musica di Madrid alla Carnegie hall di New york. Collabora con musicisti illustri: da Salvatore Accardo, Martha Argerich, Rudolf Barshai, yuri Bashmet, Giorgio Battistelli, a luciano Berio, Frans Brüggen, Myung-Whun Chung, Gianluigi Gelmetti,

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Daniel harding, Eliahu Inbal, yo-yo Ma e Uto Ughi.Interprete duttile di un ampio repertorio che dalla musica barocca arriva fino ai compositori contemporanei l’Orchestra riserva un particolare spazio alla ricerca musicale al di là delle barriere fra i diversi generi, sperimentando possibilità inedite di fare musica e verificando le relazioni fra scrittura e improvvisazione. In questa direzione l’Orchestra ha incontrato musicisti come Franco Battiato, Stefano Bollani, ludovico Einaudi, Richard Galliano, heiner Goebbels, Butch Morris, Mauro Pagani, Enrico Rava, Ryuichi Sakamoto.Incide per Emi, Ricordi, Agorà, Dreyfus.

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violini priMi

Andrea Tacchi *Daniele Giorgi *Paolo Gaiani **Patrizia BettottiStefano BianchiMarcello D’AngeloMarian EllemanChiara FolettoAlessandro GianiCarmela Panariello

violini secondi

Chiara Morandi * Susanna Pasquariello **Angela Asioli Damiano Babbini Gabriella ColomboPaolo Del lungo Francesco Di Cuonzo Marco Pistelli

viole

Stefano Zanobini * Caterina Cioli **Elena FavillaAlessandro Franconi Agostino MattioniPier Paolo Ricci

violoncelli

luca Provenzani *Enrico Ferri **Stefano Battistini Paola Martina Mondello Giovanni Simeone Cristina Vidoni

contrabbassi

Gianpietro Zampella *Amerigo Bernardi *luigi Giannoni **

Flauti

Fabio Fabbrizzi *Michele Marasco *Silvia D’Addona

oboi

Alessio Galiazzo *Flavio Giuliani *

clarinetti

Marco Ortolani *Antonio Duca *

FaGotti

Paolo Carlini *Umberto Codecà *Corrado Barbieri

corni

Andrea Albori *Paolo Faggi *Francesco MeucciGianluca Mugnai

troMbe

Donato De Sena *Stefano Benedetti *

troMboni

Antonio Sicoli *Stefano Bellucci Francesco Chisari

basso tuba

Riccardo Tarlini *

tiMpani

Morgan M.Tortelli *

percussioni

Simone ButtàFranco CardaropoliGiacomo Riggi

arpa

Cinzia Conte *

* prime parti** concertino

ispettore d’orchestrae archivista

Alfredo Vignoli

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PrevenditaBiglietteria del Teatro VerdiVia Ghibellina, 97 – FirenzeTel [email protected] 21.00

Water concerto, for water percussion and orchestra

Paper concerto, for paper percussion and orchestra

Earth concerto, for stone, ceramic percussion and orchestra *

* prima italiana

Il concerto evento della stagionePer la prima volta a Firenze il premio Oscar per le musiche de "La tigre e il dragone"

I PRoSSIMI APPUNTAMeNTI

OspitalitàORCHESTRA DA CAMERADI MANTOVACARLO FAbIANO concertatore e violino

TRIO DI PARMAIVAN RAbAgLIA violinoENRICO bRONzI violoncelloALbERTO MIODINI pianofortemusiche di WAGNER, VERDI, BEEThOVEN

Page 22: Concerto di Inaugurazione | stagione 13/14

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Crediamo che la cultura rappresenti un volano di sviluppo del territorio, arricchisca la società e assicuri la crescita consapevole delle nuove generazioni.Siamo convinti che la musica possa nutrire lo spirito e il corpo, che contribuisca a far crescere le nuove generazioni attraverso un ascolto consapevole dell’affascinante mondo musicale in cui viviamo, un mondo in continua trasformazione.

la nostra proposta musicale è rivolta a tutti e suggerisce una libertà di ascolto che spazia nel tempo, dal passato al presente. lavoriamo con impegno e passione perchè siamo convinti che con una musica intelligente e bella si possa vivere meglio. Cerchiamo amici disposti a condividere il nostro lavoro, affiancandoci nel percorso e sostenendoci nella nostra visione di una città più armoniosa.

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Marco Borrelli

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