con moto a nolo - Viaggi Avventure nel Mondo · 2013-08-01 · na della vigilia di natale. GIORNO 5...

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GIORNO 1 - ROMA-TRIPOLI-GHADAMES La partenza, come è risaputo, è sempre una giornata de- dicata ai trasferimenti ed agli interminabili controlli di si- curezza, ma quando si comincia un viaggio è giusto utiliz- zare uno spicchio di questo tanto tempo per conoscere i propri compagni di avventure. Il primo a mettersi in risal- to è stato uno dei due coordinatori, Zambon (che per la cronaca ha anche un nome, Marito Della Marna), presen- tatosi all’aeroporto con una valigia destinata a restare nel- la storia: nuova di pacca (174 euro con lo sconto), due an- ni di garanzia, rossa fiammante, dimensioni 80x50x50 (di- chiarate) appositamente valutate per farci entrare la se- dia KTM arancione originale modello trono, tenda perso- nale, sacco a pelo in vera piuma trafugato alla moglie, ma- terassino gommato con velluto, pompa, cuscino gonfiabi- le, mezzo litro di grappa, quantità non dichiarate di Taver- nello e forse, in ultimo, anche qualche abito, il tutto per il modico peso di 36 kg.Avrete già intuito che la valigia, al- l’arrivo a Tripoli, è andata smarrita, diventando una specie di oggetto mitologico capace di par- torire qualsiasi cosa necessitassi- mo durante il viaggio, alla stre- gua della borsa di Mary Pop- pins. Il secondo, non certo per importanza, a far ri- splendere le sue doti è stato l’altro coordinatore, Paolo Tullini, che altri non è che l’assessore di Ze- lig con qualche ca- pello in più, il qua- le ha allietato con le sue capacità comi- co-logistico-organiz- zative le sette ore e mezza di trasferimen- to in pullman fino a Ghadames. Stravolti per il lungo viaggio riusciamo comunque a lanciare uno sguar- do alle moto,tutte ordinatamente allineate ignare di quel- lo che le aspetta, ed a salutare i nostri meccanici,Tiziano e Valerio. GIORNO 2 - GHADAMES La mattina è tutta dedicata alla risoluzione di problemi di natura logistica: riorganizzazione casse cucina, conteggio tende e spesa di frutta e verdura al mercato della città. Il tempo non è dei migliori, coperto e ventoso, e vorrem- mo concedere alla valigia di Zambon ancora qualche ora per comparire magicamente all’aeroporto di Tripoli, così andiamo a pranzo in un ristorante del centro suggeritoci da Tiziano,utilizzando questo tempo per fare un equo sor- teggio delle moto, sorteggio dal quale vengono esclusi, per un superiore spirito di cortesia e cavalleria, donne ed an- ziani (che l’ing. Perelli non me ne voglia), ai quali vengono destinate le poche moto con accensione automatica. Su decisione autonoma di Tullini è stato escluso dal sorteg- gio anche Romolo, sulla base dell’impeccabile ragiona- mento “se nun sei manco bono a accenne 'a moto, che cazzo ce sei venuto a fa' in Africa???”.Terminato il pasto un gruppo, capitanato da Valerio, decide di non poter sop- portare la lontananza dalle moto e si cimenta in qualche giro di riscaldamento attorno alla città mentre i restanti si godono il tempo libero per un giro culturale nel cuore della città vecchia di Ghadames.A metà pomeriggio giun- ge l’infausta notizia che la valigia di Zambon risulta anco- ra dispersa, ma causa ora tarda e condizioni metereologi- che non proprio splendide decidiamo di rimandare la par- tenza all’indomani. Danilo recupera qualche capo di ve- stiario al mercato locale (comprese delle mutande con ta- schino esterno sul quale persistono tutt’ora molti dubbi), ed il tempo che ci separa dalla cena lo perdiamo chiac- chierando del più e del meno. Caso vuole che stasera ci sia l’inaugurazione ufficiale del ristorante dell’albergo, quindi dopo cena ci godiamo lo spettacolo di musiche e danze locali, senza però tralasciare l’immancabile Tullini- show, che oggi verte su sexy-shop ed affini. GIORNO 3 - GHADAMES Finalmente montiamo in sella! Dopo l’equo sorteggio di ieri ognuno prende fieramente possesso della propria ca- valcatura. Facciamo benzina, quindi ci inoltriamo nel cuo- re del deserto, per ora caratterizzato principalmente da un fondo sassoso. Non sono passate nemmeno due ore dalla partenza che ci perdiamo tre delle quattro jeep: cre- do sia il primo caso nella storia in cui a perdere il gruppo non sia un motociclista ma le guide! Rintracciata la prima delle tre disperse restiamo pazientemente in attesa (il pa- zientemente si addice a tutti meno che al Tullini, il quale ha accompagnato il lento scorrere dei minuti con una jam- session di smadonnamenti eventuali e vari), approfittan- done anche per pranzare, ma lo scotto per il tempo per- so lo paghiamo a fine giornata, arrivando al luogo del cam- po poco prima che il sole sparisca all’orizzonte con le brac- cia massacrate dalla petraia sconfinata che abbiamo attra- versato. Il sonno poi non è dei più tranquilli, disturbato dal vento forte e dai rumori degli asini che si aggirano per il campo. GIORNO 4 La mattina trascorre ancora piatta macinando chilometri sul plateau, poi nel pomeriggio, come un miraggio, com- paiono le prime dune, ed è impossibile tenere a bada la nostra voglia di sabbia. Scorrazziamo su e giù come i bam- bini che hanno appena ricevuto un giocattolo nuovo, as- saporiamo le prime cadute da “piantoni nella sabbia”, tut- to vigilato dall’occhio alto ed esperto del Murzuqqiano (Giovanni), che per una qualche ragione intrinseca nel suo DNA si trova sempre una decina di metri sopra tutti noi. Riusciamo ad arrivare al campo abbastanza presto ma due jeep, una delle quali in possesso della bombola del gas per cucinare,si sono piantate qualche chilometro più indietro, così ci tocca attendere qualche ora prima di gustarci la ce- na della vigilia di natale. GIORNO 5 La mattina attraversiamo di nuovo un plateau di circa 80 chilometri, poi dopo pranzo ricompaiono le dune. Sfortu- natamente Silvia (La Peroni), nel tentativo stoico di sca- valcare una duna non nota un buco poco prima della ci- ma e fa un bel ruzzolone, rimediando una dolorosa botta alla spalla che la costringerà in jeep per il resto della gior- nata.Alle quattro di pomeriggio siamo già arrivati al luo- go dove fare campo,così approfittiamo del sole ancora al- to per giocare con le moto sulle dune intorno al campo. Montate le tende,operazione a dir poco ardua visto il ven- to fortissimo, cerchiamo di ricavare la nostra posizione utilizzando le conoscenze geografiche delle guide ed il gps di Giovanni, mentre alcuni di noi si cimentano nella docu- mentazione fotografica delle forme che le nostre tende hanno assunto (specialmente quella di Zambon, con i ti- ranti astutamente legati alle pedaline della moto). La not- te trascorre di nuovo inquieta, con le tende che minac- ciano di arrotolarsi su loro stesse e volare a Tripoli con noi insaccati dentro. GIORNO 6 - AWBARI-GERMA-FJEJ Le dune iniziano a diradarsi ed a metà mattinata attraver- siamo una strada, con la sabbia ai bardi tanto tracciata e tanto battuta dal vento da sembrare arata. Ci fermiamo a pranzare dietro una fila di tamerici alle spalle della città di Awbari ed il nostro sportivo per eccellenza, Luciano, si af- fetta un dito nel tentativo di farsi un panino e viene me- dicato dalle cure amorevoli della Peroni che ha con se il kit in miniatura della perfetta crocerossina. I nostri intre- pidi meccanici riparano il coperchio della pompa della fri- zione della moto di Romolo (accidentalmente caduta da ferma, come lui stesso dichiara) con del fil di ferro, un le- 98 Libia con moto a nolo Gruppo Zambon -Tullini 21-31dicembre 2007 Testo di Sara Perelli foto di Danilo Zambon AVVENTURE NEL MONDO • SPECIALE RAID Sara, l’autrice ci racconta...

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GIORNO 1 - ROMA-TRIPOLI-GHADAMES La partenza, come è risaputo, è sempre una giornata de-dicata ai trasferimenti ed agli interminabili controlli di si-curezza, ma quando si comincia un viaggio è giusto utiliz-zare uno spicchio di questo tanto tempo per conoscere ipropri compagni di avventure. Il primo a mettersi in risal-to è stato uno dei due coordinatori, Zambon (che per lacronaca ha anche un nome, Marito Della Marna), presen-tatosi all’aeroporto con una valigia destinata a restare nel-la storia: nuova di pacca (174 euro con lo sconto), due an-ni di garanzia, rossa fiammante, dimensioni 80x50x50 (di-chiarate) appositamente valutate per farci entrare la se-dia KTM arancione originale modello trono, tenda perso-nale, sacco a pelo in vera piuma trafugato alla moglie, ma-terassino gommato con velluto, pompa, cuscino gonfiabi-le, mezzo litro di grappa, quantità non dichiarate di Taver-nello e forse, in ultimo, anche qualche abito, il tutto per ilmodico peso di 36 kg.Avrete già intuito che la valigia, al-l’arrivo a Tripoli, è andata smarrita, diventando una specie

di oggetto mitologico capace di par-torire qualsiasi cosa necessitassi-

mo durante il viaggio, alla stre-gua della borsa di Mary Pop-pins. Il secondo, non certo

per importanza, a far ri-splendere le suedoti è stato l’altro

coordinatore, PaoloTullini, che altri non è

che l’assessore di Ze-lig con qualche ca-pello in più, il qua-le ha allietato con

le sue capacità comi-co-logistico-organiz-zative le sette ore emezza di trasferimen-

to in pullman fino aGhadames. Stravolti per

il lungo viaggio riusciamo comunque a lanciare uno sguar-do alle moto, tutte ordinatamente allineate ignare di quel-lo che le aspetta, ed a salutare i nostri meccanici,Tizianoe Valerio.

GIORNO 2 - GHADAMES La mattina è tutta dedicata alla risoluzione di problemi dinatura logistica: riorganizzazione casse cucina, conteggiotende e spesa di frutta e verdura al mercato della città. Iltempo non è dei migliori, coperto e ventoso, e vorrem-mo concedere alla valigia di Zambon ancora qualche oraper comparire magicamente all’aeroporto di Tripoli, cosìandiamo a pranzo in un ristorante del centro suggeritocida Tiziano,utilizzando questo tempo per fare un equo sor-teggio delle moto,sorteggio dal quale vengono esclusi,perun superiore spirito di cortesia e cavalleria, donne ed an-ziani (che l’ing. Perelli non me ne voglia), ai quali vengonodestinate le poche moto con accensione automatica. Sudecisione autonoma di Tullini è stato escluso dal sorteg-gio anche Romolo, sulla base dell’impeccabile ragiona-mento “se nun sei manco bono a accenne 'a moto, checazzo ce sei venuto a fa' in Africa???”.Terminato il pastoun gruppo, capitanato da Valerio, decide di non poter sop-portare la lontananza dalle moto e si cimenta in qualchegiro di riscaldamento attorno alla città mentre i restantisi godono il tempo libero per un giro culturale nel cuoredella città vecchia di Ghadames.A metà pomeriggio giun-ge l’infausta notizia che la valigia di Zambon risulta anco-ra dispersa, ma causa ora tarda e condizioni metereologi-che non proprio splendide decidiamo di rimandare la par-tenza all’indomani. Danilo recupera qualche capo di ve-stiario al mercato locale (comprese delle mutande con ta-schino esterno sul quale persistono tutt’ora molti dubbi),ed il tempo che ci separa dalla cena lo perdiamo chiac-chierando del più e del meno. Caso vuole che stasera cisia l’inaugurazione ufficiale del ristorante dell’albergo,quindi dopo cena ci godiamo lo spettacolo di musiche edanze locali, senza però tralasciare l’immancabile Tullini-show, che oggi verte su sexy-shop ed affini.

GIORNO 3 - GHADAMESFinalmente montiamo in sella! Dopo l’equo sorteggio diieri ognuno prende fieramente possesso della propria ca-valcatura. Facciamo benzina, quindi ci inoltriamo nel cuo-re del deserto, per ora caratterizzato principalmente daun fondo sassoso. Non sono passate nemmeno due oredalla partenza che ci perdiamo tre delle quattro jeep: cre-do sia il primo caso nella storia in cui a perdere il grupponon sia un motociclista ma le guide! Rintracciata la primadelle tre disperse restiamo pazientemente in attesa (il pa-zientemente si addice a tutti meno che al Tullini, il qualeha accompagnato il lento scorrere dei minuti con una jam-session di smadonnamenti eventuali e vari), approfittan-done anche per pranzare, ma lo scotto per il tempo per-so lo paghiamo a fine giornata, arrivando al luogo del cam-po poco prima che il sole sparisca all’orizzonte con le brac-cia massacrate dalla petraia sconfinata che abbiamo attra-versato. Il sonno poi non è dei più tranquilli, disturbato dalvento forte e dai rumori degli asini che si aggirano per ilcampo.

GIORNO 4 La mattina trascorre ancora piatta macinando chilometrisul plateau, poi nel pomeriggio, come un miraggio, com-paiono le prime dune, ed è impossibile tenere a bada lanostra voglia di sabbia. Scorrazziamo su e giù come i bam-bini che hanno appena ricevuto un giocattolo nuovo, as-saporiamo le prime cadute da “piantoni nella sabbia”, tut-to vigilato dall’occhio alto ed esperto del Murzuqqiano(Giovanni), che per una qualche ragione intrinseca nel suoDNA si trova sempre una decina di metri sopra tutti noi.Riusciamo ad arrivare al campo abbastanza presto ma duejeep, una delle quali in possesso della bombola del gas percucinare,si sono piantate qualche chilometro più indietro,così ci tocca attendere qualche ora prima di gustarci la ce-na della vigilia di natale.

GIORNO 5 La mattina attraversiamo di nuovo un plateau di circa 80chilometri, poi dopo pranzo ricompaiono le dune. Sfortu-natamente Silvia (La Peroni), nel tentativo stoico di sca-valcare una duna non nota un buco poco prima della ci-ma e fa un bel ruzzolone, rimediando una dolorosa bottaalla spalla che la costringerà in jeep per il resto della gior-nata.Alle quattro di pomeriggio siamo già arrivati al luo-go dove fare campo, così approfittiamo del sole ancora al-to per giocare con le moto sulle dune intorno al campo.Montate le tende,operazione a dir poco ardua visto il ven-to fortissimo, cerchiamo di ricavare la nostra posizioneutilizzando le conoscenze geografiche delle guide ed il gpsdi Giovanni, mentre alcuni di noi si cimentano nella docu-mentazione fotografica delle forme che le nostre tendehanno assunto (specialmente quella di Zambon, con i ti-ranti astutamente legati alle pedaline della moto). La not-te trascorre di nuovo inquieta, con le tende che minac-ciano di arrotolarsi su loro stesse e volare a Tripoli connoi insaccati dentro.

GIORNO 6 - AWBARI-GERMA-FJEJ Le dune iniziano a diradarsi ed a metà mattinata attraver-siamo una strada, con la sabbia ai bardi tanto tracciata etanto battuta dal vento da sembrare arata. Ci fermiamo apranzare dietro una fila di tamerici alle spalle della città diAwbari ed il nostro sportivo per eccellenza, Luciano, si af-fetta un dito nel tentativo di farsi un panino e viene me-dicato dalle cure amorevoli della Peroni che ha con se ilkit in miniatura della perfetta crocerossina. I nostri intre-pidi meccanici riparano il coperchio della pompa della fri-zione della moto di Romolo (accidentalmente caduta daferma, come lui stesso dichiara) con del fil di ferro, un le-

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Libia

con moto a noloGruppo Zambon -Tullini

21-31dicembre 2007

Testo di Sara Perelli foto di Danilo Zambon

AVVENTURE NEL MONDO • SPECIALE RAID

Sara, l’autriceci racconta...

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gnetto e della gomma da masticare, poi siamo pronti a ri-metterci in marcia. Entriamo in città accolti dalla sgrade-vole sensazione dell’asfalto sotto le mousse della moto edarriviamo fino a Germa, dove ci fermiamo a fare benzinae rimpinzare la nostra languente cassa cucina. Immanca-bilmente arrivano anche i primi venditori ambulanti dichincaglierie locali, che propongono i più svariati oggettidi manifattura locale, tra collane, orecchini, stuzzicadentie coltelli cerimoniali. Scambiamo qualche parola con altriitaliani di passaggio (Paolo recupera un suo amico sbuca-to da chissà dove), poi ci dirigiamo verso il campeggio diFjej, che ci attende con una consolante promessa di acquacalda per la doccia e letto morbido sul quale riposare lenostre torturate membra. È ancora relativamente presto,così alcuni di noi ne approfittano per cazzeggiare sulle du-ne alle spalle della città, mentre l’infaticabile Tullini scate-na le sue ire sui proprietari del camping che vogliono far-ci pagare un prezzo sproposito rispetto al servizio che of-frono. Ci mettiamo poco a scoprire infatti che non tuttele camere sono dotate di acqua calda corrente e degli al-tri comfort promessi, quindi una volta docciati e vestiti diabiti civili ci dirigiamo altrove per cenare, e più precisa-mente al camping dove dovevamo pernottare in origine.Ci sale un po’ di amaro in bocca quando vediamo quant’èpiù carino e curato questo posto rispetto al nostro, mapiangere sul latte versato non porta a nulla. Dopo un’at-tesa di più di un’ora finalmente mangiamo, e anche tanto,poi vinti dal sonno ci lasciamo andare al comodo abbrac-cio di un materasso vero.

GIORNO 7 - FJEJ-LAGHI DI AWBARI Veniamo svegliati alle sei del mattino da un gruppo di tu-risti che molto silenziosamente prendono possesso dellecamere, approfittiamo ancora una volta della comodità diavere acqua calda e specchi, quindi con molta calma in-traprendiamo il cammino verso i laghi, un trionfo di sab-bia e dune.Alla stregua di un miraggio una macchia di ver-de rigoglioso interrompe di prepotenza l’infinita distesadorata, e siamo arrivati al primo lago, che purtroppo è or-mai prosciugato. Una veloce sosta per fare le foto e but-tare uno sguardo sulle bancarelle di souvenir, quindi ri-partiamo alla volta del secondo lago, anche questo inca-stonato come una gemma alla base di una suggestiva ca-tena di dune.Alla vista dell’acqua Luciano non riesce a trat-tenere la sua indole sportiva e, indossato un tutino che fa-rebbe l’invidia di Diabolik, si tuffa nell’abbraccio verdastrodello specchio lacustre.Noialtri inganniamo il tempo pran-zando, sonnecchiando al sole ed immancabilmente paz-zeggiando con le moto nei paraggi (Giovanni in primis, co-me si poteva immaginare).Nostro malgrado il posto è ab-bastanza frequentato (abituati come siamo a non vedereanima viva nel raggio di decine di chilometri) e le nostrescorrerie su due ruote si bloccano spesso davanti a jeepcariche di turisti e carovane di cammelli. Dopo più di treore rimontiamo in sella pronti per divorare altra strada,

ma dopo nemmeno cinque chilometri siamo già arrivati alluogo dove ci fermeremo per la notte. Avendo fatto te-soro delle esperienze precedenti montiamo le tende inmodo che siano esposte al vento il minimo possibile, manon ci sovviene che a causa della maggiore umidità sta-notte patiremo di più il freddo.

GIORNO 8 LAGHI DI AWBARI Risveglio con sorpresa: le tende sono completamente ba-gnate e tutto quello che abbiamo lasciato fuori è ricopertoda una patina di umidità ghiacciata.Aspettiamo con ansiache il sole faccia capolino da dietro le dune, quindi prose-guiamo sulla strada verso i restanti due laghi, percorren-do una pista molto bella, ma molto trafficata, che si sno-da fra i cespugli di vegetazione: la sabbia morbida e mol-to tracciata mette a dura prova le nostre tecniche di gui-da affinate durante la settimana, ma il divertimento di po-ter fare slalom liberamente fra macchie di vegetazione epiccoli cumuli di sabbia è impareggiabile. Soddisfatti e sor-ridenti arriviamo al primo lago della giornata,popolato co-me un centro commerciale all’ora di punta, e ci accorgia-mo di esserci lasciati dietro l’ing. Perelli, probabilmentetradito dalla moto che non si è messa in moto l’ultima vol-ta che ci siamo fermati per contarci. Senza troppa preoc-cupazione attendiamo che Valerio lo vada a recuperare,ed una ventina di minuti dopo siamo di nuovo in sella, al-la volta del quarto ed ultimo lago, che si rivela essere il piùturistico di tutti, con tanto di bar, tavolate all’ombra, nolosci e snowboard per scendere le dune e campeggio. Pran-ziamo con quel poco che resta della nostra cassa cucina(praticamente solo tonno) e ci sediamo a prendere il so-le modello “baita di montagna” mentre ammiriamo i po-chi impavidi che si lanciano con gli sci lungo il fianco sab-bioso alle spalle del lago. Beviamo un caffè (terrificante)

per riprenderci dalle fatiche della digestione quindi di nuo-vo in marcia. Lasciando a malincuore le rive dell’ultimo la-go alle nostre spalle, ci immergiamo di nuovo nel cuoredel deserto, fermandoci a fare campo, l’ultimo di questoviaggio, circa due ore dopo. Coscienti che solo una man-ciata di ore ci separano dalla fine di quest’avventura, for-zare i nostri bei sederini a scollarsi dalle selle è ancora piùarduo. Montiamo il campo e prepariamo la cena ra-schiando il fondo della cassa cucina, ma la consapevolez-za che questa è l’ultima volta che sgranocchiamo sabbiainsieme alla pasta ci rende tutti un po’ malinconici. Un ul-timo sguardo al meraviglioso cielo stellato che ci ricopre,poi ognuno nella propria tenda a fare la nanna.

GIORNO 9 LAGHI DI AWBARI-SEBHA-TRIPOLI Ancora una volta ci svegliamo con le tende bagnate, mavista la tabella di marcia ristretta che abbiamo non pos-siamo concederci il lusso di farle asciugare (le nostre piùsentite scuse a coloro che ci hanno seguito). Percorriamogli ultimi malinconici chilometri di sabbia prima di incon-trare la fastidiosa striscia d’asfalto che ci porta fino a Seb-ha, dove già ci attende scalpitante il nuovo gruppo di mo-tociclisti. Alla vista del campeggio i nostri cuori, laceratiper lo sconforto di dover abbandonare le moto, si solle-vano un pochino, ma il colpo di grazia è dietro l’angolo:non c’è nessuna prenotazione per noi, e tutti gli altri cam-peggi della città sono pieni. Il nostre fedele capogruppoTullini attiva l’ “Incazzatura Mode” e con qualche velocetelefonata al comando centrale di Avventure Nel Mondoci procura un pulmino che ci porterà a Tripoli. In brevetempo ci spogliamo degli abiti motociclistici e ci abbiglia-mo in maniera civile (il tutto en plein air), pranziamo alcamping e salutiamo i nostri meccanici Tiziano e Valeriocon la promessa di sentirci al più presto quando rientre-

ranno in Italia.Dieci ore di pulmino so-

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LibiaAVVENTURE NEL MONDO • SPECIALE RAID

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no dure da reggere e la malinconia viene sottolineata dal-la pioggia che accompagna la seconda metà del trasferi-mento.Anche se un incomprensibile diverbio tra il nostropoliziotto di scorta e la stradale di Tripoli rischia di allun-gare più del dovuto il viaggio, prima di mezzanotte ri-usciamo finalmente a prendere possesso delle stanze inun albergo della capitale

GIORNO 10 TRIPOLI La mattina a colazione quasi fatico a riconoscere i mieicompagni di viaggio, tanto sono puliti e pettinati! Divisi ingruppetti ci dedichiamo all’esplorazione della città, tra ilmuseo della storia della Libia ed il coloratissimo Suk. Ametà pomeriggio ci ritroviamo tutti in albergo per deci-dere della cena e per coordinare il trasferimento all’ae-roporto per l’indomani (e magari anche per rintracciarela valigia di Zambon, non si sa mai), poi alle sette ci in-camminiamo nuovamente per le strade di Tripoli, attra-versiamo un Suk così desolato che nemmeno assomigliaa quello che abbiamo visto stamattina ed arriviamo al ri-storante. La cena, rigorosamente a base di pesce, è buonacome promesso, ed anche relativamente economica. Conil cuore pesante per l’imminente partenza ci scambiamogli indirizzi in vista di un raduno con polenta a casa di Zam-bon, poi torniamo in albergo

GIORNO 11 TRIPOLI-ROMA Sveglia alle sei, veloce colazione e trasferimento in aero-porto mentre il sole deve ancora sorgere.Attraversiamola solita trafile di controlli di sicurezza, spendiamo gli ulti-mi dinari che ci sono rimasti tra Duty-Free e bar e ci im-barchiamo sull’aereo che alle undici atterra a Roma. Re-cuperiamo le valige (tra cui anche quella mitologica diZambon, che non è mai partita da Fiumicino), poi ognunosi incammina per la propria strada, chiedendosi dove tro-verà le energie per arrivare alla mezzanotte e festeggiareil capodanno 2008.

OFF-ROAD AGAIN….Il sipario si alza e le luci si accendono ancora una volta sul-lo scenario fiabesco della Libia. Per i Reduci Dell’Acacusè un ritorno alle origini, una sorta di pellegrinaggio versola terra che ci ha visti nascere (come Reduci,s’intende….);per le nuove reclute del gruppo è l’inizio di un viaggio cheli porterà nel cuore del deserto, fianco a fianco con per-sone tanto diverse nella vita normale quanto uguali nellapassione che ci ha spinti tutti a presentarci il 21 dicembremattina all’aeroporto di Fiumicino. Alla partenza siamoquindici (e posso affermare con orgoglio ed un sospiro disollievo che anche al ritorno siamo altrettanti, compresol’ing. senior Perelli che è finalmente riuscito a portare atermine un raid con tutte le ossa al loro posto), un nu-

mero sufficientemente elevato da giustificare il timore chesi andranno a creare dei piccoli gruppetti indipendenti,maci basta poco tempo per capire che non andrà così, gra-zie anche alla verve comica del duo Zambon-Tullini, i no-stri infallibili ed instancabili coordinatori, ma questo argo-mento merita una trattazione a parte.Permettetemi di co-minciare invece con la presentazione dei partecipanti, unastrana accozzaglia di personaggi fuori dal comune:- Giovanni, meglio conosciuto come Il Murzukiano peraver precedentemente affrontato le insidie dell’Erg Mur-zuq ed esserne uscito vittorioso, facilmente riconoscibilegrazie alla sua abilità di trovarsi sempre in cima alla dunapiù alta nel raggio di venti kilometri (e se non c’è la dunastate sicuri che nello zainetto che porta sulle spalle hasempre il necessario per costruirla in situ) - Alessandro, attualmente privo di soprannome ufficiale(gliene verrà affibbiato uno al più presto, non temete), l’u-nico uomo in grado di andare in moto in qualsiasi condi-zione atmosferica (vento, sabbia, temperature polari) in-dossando un comunissimo casco jet da città e non ripor-tarne alcun tipo di danno permanente.- Dario, anche lui privo di soprannome ufficiale, distinto-si per essere stato l’unico ad avere avuto la geniale idea diportare uno di quei fogli di plastica pieni di bolle d’aria, fo-glio da lui poi usato, tra le altre cose, anche per fasciarsila coscia in seguito ad una caduta.- Luciano, alias lo Sport fattosi persona, autore dell’au-torevole tesi “Tripoli come Montecarlo” ed unica perso-na ad esser sopravvissuta ad una nuotata nei laghi di Aw-bari corredata da ingestione di notevoli quantità di acqua

lacustre (noi ci aspettavamo che almeno diventasse verdee gli spuntassero tre occhi sulla fronte ed invece nulla, chedelusione…)- Silvia, meglio conosciuta come La Peroni, che non è lanostra bionda naturale ma la Regina Delle Sabbie, prepa-rata a qualsiasi inconveniente, infermiera ad interim e de-tentrice dei segreti ancestrali dell’”Elicottero”, un’anticapratica tribale di appannaggio prettamente maschile voltaa quanto pare ad innalzare l’uomo a livelli di conoscenzasuperiore.- Paolo, inizialmente noto fra la fauna femminile come ilbel tenebroso, divenuto in seguito discepolo del Murzu-kiano nell’arte della guida.

Del gruppo Reduci Dell’Acacus ritroviamo:- Lucagiuseppemario, colui che è uno e trino, le roi dessables e chi più ne ha più ne metta. Si sospetta che abbiala pettorina incorporata sottopelle - Romolo, romano nel midollo (come potevate intuiredal nome), un uomo che utilizza la bocca sia per parlareche per mangiare con la straordinaria abilità di riuscire afare entrambe le cose a ritmi incredibilmente superiori al-la media umana.- Roberto,aka Mr.Air France che quest’anno ha fatto l’im-perdonabile errore di portare con se la sua ragazza: sulvolo di ritorno abbiamo accertato che misurava 20cmbuoni in più d’altezza a causa di un paio di escrescenzecresciutegli misteriosamente sul capo.- Manlio, l’interprete ufficiale dei Reduci,riconoscibile perl’abbigliamento sui generis: rigorosamente in jeans e ca-micia, pettoria gialla e rossa dalla scarsa utilità pratica madal forte impatto visivo, fascia per la schiena faticosamen-te chiusa su un girovita a dir poco abbondante,ginocchierein plastica allacciate sopra il pantalone ed occhialini da de-serto modello “Mosca Desert 1950”.- Sara, universalmente riconosciuta come Cado Sul Mor-bido grazie agli airbag naturali che madre natura le ha re-

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Sembra non sia cambiato nulla… Di ritorno in un mi-nibus dopo aver lasciato il deserto alle spalle, diri-gendoci attraverso un lungo nastro di asfalto verso

la lontana Tripoli, tiro fuori il mio taccuino nero fra sob-balzi, sorpassi azzardati e schiamazzi dei miei compagnid’avventura.Forse scriverò di grandi dune e di limpidi cieli, fra jeepsgangherate e tende malconce, ancora a cavallo delle ama-te moto ed ancora fra motociclisti di ogni dove.

In un trionfo di elementi naturali, una tavolozza di coloriche sfumano verso infinite tonalità del giallo.Fra dune alte come montagne, il colore etereo delle for-ti emozioni per raggiungerne le vette agognate, per fer-marsi un istante sulla loro sommità, cercando di seguirnela cresta per poi discenderne il dorso con uno spruzzo disabbia e con il fiato sospeso, lasciando tracce che il ventospazzerà via in pochi istanti.Sua maestà il deserto ci scruta imperturbabile ma sembramal tollerare i segni del nostro passaggio.Al crepuscolo un ricorrente soffio di vento coprirà ogninostra traccia ed il nostro accampamento, nascosto a ri-dosso di una grande duna, sembra non infastidire il nostropaziente padrone di casa.Tutto si ristabilisce con il silenzio dei rumorosi motori or-mai assopiti.Sembra persino essere scivolata via la paura per due brut-ti incidenti seguiti da due rimpatri forzati.Eppure, qualcosa è cambiato.A cambiare è il mio modo di guidare, di gioire, di provareemozioni.

Rammento di aver cambiato molti mezzi meccanici.Rammento soprattutto di aver conosciuto motociclisti euomini dal temperamento più svariato Il capo non sta dormendo, sta pensando .....Sia gli uni che gli altri mi hanno trasmesso gioie e ricordiche mi tengono compagnia chiusi nello scrigno delle me-morie.Essi però, appartengono quasi sempre al passato.

Comincio a credere, invece,che quell’impalpabile sabbiamulticolore, continuerà a rimanere fra le mie proiezionifuture.Fra i miei appunti di viaggio in quel romantico taccuinonero.Ed il mio auspicio per tutti voi, compagni di avventure ecomplici di momenti felici, è ancora quello di sfogliare pa-gine di ricordi con immagini fantastiche di sogni realizza-bili… magari insieme in Madagascar...

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Testo di Giuseppe FisichellaFoto di Luca Piccinini

e Massimo De Giovanni

galato ed impegnata nella storica impresa di riportare ilpadre (Manlio) sano e salvo in patria.

Affiliate ai Reduci:- Francesca, dolce metà di Luca, Giuseppe e Mario (chedonna prodiga), soprannominata Cip per le sue dimensionied abitudini alimentari molto simili a quelle di un uccellino.- Laura, ragazza (non si sa ancora per quanto) di Rober-to. Con strenua devozione ha portato avanti un program-ma di integrazione culturale con le nostre guide locali ba-sato sulla legge del do ut des.Coordinatori:-Danilo, Zambon, Marito della Marna o anche Violetta.Psicologicamente abbattuto dalla perdita della valigia il pri-mo giorno di viaggio ha sopperito al deficit di guardarobasfoggiando un abbigliamento degno del miglior beduino,comprese delle mutande con un taschino sul davanti delquale ancora non si conosce bene l’utilizzo.- Tullini.Assolutamente privo di soprannome perché ba-sta nominarlo per descriverlo nella pienezza di quello cheè. Pericolosamente somigliante all’assessore emiliano diZelig, sia nell’aspetto che nella parlata, resterà nella storiadel Raid per i suoi Show approntati ogni sera dopo cena.Meccanici:- Tiziano e Valerio, padre e figlio che presto,molto pre-sto finiranno in cura da uno psicanalista a causa dei trop-pi “Questo fa un rumore strano”,“Mi si è rotto quest’al-tro” ed “Il mio motore fuma ma proprio non riesco a ca-pire perché” (in seguito ad una cavalcata di tre ore sulledune sempre in seconda).A loro va tutto il nostro soste-gno morale e psicologico, nonché un assegno in bianco daparte di Giovanni come risarcimento per danni morali emateriali (catena, corona e pignone nell’arco di ventiquat-tro ore, record!).Potrei facilmente terminare qui il racconto di questo va-canza libica, dato che un viaggio è fatto soprattutto dallepersone che vi partecipano, ma non renderei giustizia al-l’emozione indescrivibile che le nostre fedeli compagne diviaggio, le KTM, ci regalano quando sono libere di spazia-re nella vastità del deserto. Se nei primi istanti la diffiden-za è tanta, causa uno stile di guida non proprio familiare,più i giorni passano più diventa quasi doloroso scenderedi sella a fine giornata, non per gli acciacchi eventuali e va-ri racimolati nelle ore precedenti (anche se quelli gioca-no un ruolo considerevole), ma per il desiderio morbosodi continuare a sentire il rombo ruggente del motore men-tre attacca una duna, come se si fosse creato un legameinscindibile tra noi e la nostra moto. E quindi eccoci ognimattina, ancora tremanti per il gelo della notte, a scalpita-re in sella alle nostre amate che non chiedono altro cheun po’ di sabbia da divorare. E quando arriva il momentodi montare il campo, qualche ora prima che faccia buio, èinevitabile fermarsi qualche attimo a ripensare alla stradache ci siamo lasciati alle spalle e lasciarci pervadere daquella sensazione di orgoglio più che meritata, consape-voli di essere stati anche noi, per qualche indimenticabileora, padroni dell’infinito.

LibiaAVVENTURE NEL MONDO • SPECIALE RAID

Con moto a noloGruppo Zambon

14-23 Febbraio 2008

(90-102) Raid 11-09-2008 11:47 Pagina 101