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Progetto Centri Estivi 2018 La cultura è un gioco “A spasso nel tempo… con Antonio Canova

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Progetto Centri Estivi 2018

La cultura è un gioco

“A spasso nel tempo…

con Antonio Canova”

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A spasso nel tempo con Antonio Canova

Da leggere prima settimana

Questa è la storia di Ruben, uno studente in gita scolastica in un museo strano e misterioso e…

pieno di statue giganti che lo osservano e gli incutono un po’ di timore ma anche tanta curiosità.

“Uffa che noia” dice al suo amico brasiliano Josè “ I grandi parlano parlano parlano e io ci capisco

poco”

“Hai ragione” risponde Josè “Sono un po’ annoiato anch’io.

“Perché non ce ne andiamo in giro per conto nostro?” dice Amal, il loro compagno che viene dal

Paese delle mille e una notte.

“Ci sto anch’io” aggiunge Caterina, la bambina di cui Ruben è segretamente innamorato.

E così il gruppetto di amici si stacca dal resto della classe e comincia a girovagare per le sale del

bel museo, quando la loro attenzione viene catturata da una bellissima e imponente statua bianca

di marmo.

“Che meraviglia” esclama Caterina

Ruben legge la targhetta del museo.

“E’ Orfeo. Il giovane musico”

“Musico?? Vuol dire musicista vero?” chiede Josè

“Certo. La maestra ci ha raccontato la storia del suo amore per Euridice” risponde Ruben

“E’ vero.” Una voce tonante conferma le parole di Ruben

“Chi ha parlato?” chiede Amal spaventato

“Io” risponde la statua

I bambini fanno un balzo indietro spaventati e stupiti

“Tu… Orfeo???” chiedono in coro

“Eh mi piacerebbe… ma vi dovete accontentare di me” Da dietro alla grande statua fa capolino un

elegante signore con un fazzoletto rosso legato al collo.

“Chi sei?” chiede Ruben

“Antonio Canova”

“Quello dell’aeroporto??” domanda Caterina

“Aeroporto??? Che cos’è un aeroporto” la voce dell’uomo è stupita “Io sono lo scultore e vengo da

molto lontano… ho fatto un viaggio nel tempo per giocare proprio con voi”

“Un viaggio nel tempo???” Amal è perplesso

“Se c’è da giocare io ci sto” dice Josè

“Che tipo di gioco avevi in mente?” chiede Ruben

Lo scultore estrae un’antica pergamena e la dispiega su di un tavolo che compare improvvisamene

in mezzo alla sala. I bambini lo fissano a bocca aperta prima di esclamare

“Una mappa del tesoro!!!”

“Più o meno” risponde Canova “In realtà è un antico gioco con le caselle magiche che si animano.

Allo schioccare delle dita dello scultore si materializza un dado con scritto “Lanciami”. Lo scultore

lo fa rotolare sul tavolo e… la casella con scritto Scultura si illumina…

Leggere il racconto che introduce il laboratorio settimanale

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Seconda settimana

I nostri amici si trovano proiettati in un mondo parallelo dove sperimentano la scultura come da

indicazioni della prima casella magica nel gioco antico di Canova. Il tempo trascorso sembra molto

ma quando si ritrovano vicino allo scultore si accorgono che sono passati solo pochi minuti.

“Allora come vi è sembrato lavorare con la scultura?” chiede Canova con un sorriso

“E’ stato favoloso” risponde Josè “ Abbiamo imparato che si può scolpire il legno, la creta e il

metallo. E che anche noi bambini possiamo essere scultori”

“E vero. E avete anche sentito parlare delle nove Muse che hanno guidato la mano di molti artisti…

cantando la bellezza e l’importanza dell’arte in tutte le sue forme”

“Anche tu sei stato ispirato?” chiede Caterina

“Certo come tutti. A chi tocca tirare il dado?”

Ruben afferra il dado al volo e lo lancia sul tavolo e… si accende la casella magica chiamata

Pittura

Leggere il racconto che introduce il laboratorio settimanale

Terza settimana

I quattro amici, ancora sporchi di pittura, tornano dal loro viaggio nel tempo e si avvicinano al

grande scultore Canova con i loro quadri. Lui li osserva con attenzione indossando uno strano

monocolo per vedere da vicino ogni dettaglio.

“Molto bene. Devo dire che ho scelto proprio un gruppo di piccoli artisti per giocare con la mia

mappa magica. Ebbene?? Che mi dite dell’esperienza pittorica???”

“Ero un po’ spaventato all’inizio” dice Josè “trovarmi davanti una tela bianca e non sapere da che

parte cominciare. Ma poi mi sono fatto guidare dalle Muse ho cominciato a dipingere” si guarda le

manine e aggiunge ridendo “ho usato le dita invece dei pennelli”.

“Hai fatto bene” aggiunge Canova “Ogni artista deve usare il mezzo che preferisce per esprimere

la sua arte. Sotto a chi tocca… chi lancia il dado questa settimana??”

Amal prende al volo il dado che lo scultore fa volare e lo lancia sul tavolo illuminando la casella

Danza.

Leggere il racconto che introduce il laboratorio settimanale

Quarta settimana

Antonio Canova passeggia nervosamente davanti alla statua di Orfeo, quando sente un brusio che

si avvicina. I suoi quattro piccoli amici arrivano zoppicando dal loro viaggio nel tempo… solo

Caterina sembra felice.

“Siete in ritardo per il nostro consueto appuntamento. Che cosa è successo??” chiede preoccupato

“Abbiamo ballato tutta la settimana ed è stato bellissimo” dice Caterina

“I piedi ci fanno malissimo. Ma abbiamo portato a termine la nostra sfida” interviene Ruben e

siamo pronti a lanciare il dado”

Josè si avvicina timidamente allo scultore che gli porge il dado portentoso. Il bambino lo lancia sul

tavolo e magicamente si illumina la casella Musica

Leggere il racconto che introduce il laboratorio settimanale

Quinta settimana

“God save our gracious queen…” i bambini entrano cantando e lo scultore sorride

“Bene dunque avete passato il vostro quarto viaggio nel tempo cantando… anche in inglese. Sono

davvero compiaciuto”

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“Abbiamo fatto gare di cori e cantato a cappella… cioè senza strumenti. Mi piace cantare in un

coro” dice Amal

“Vi siete fatti guidare da Melmopene, la Musa del canto, dunque. Bravi ragazzi.”

“Abbiamo imparato che cantare in coro allontana la tristezza e la tensione e crea amicizia” dice

Ruben

“Sei pronta Caterina? Tocca a te tirare il dado” Canova porge il dado alla bambina che lo lancia sul

tavolo con energia facendo illuminare la casella Racconti

Leggere il racconto che introduce il laboratorio settimanale

Sesta settimana

I bambini entrano nel museo correndo verso la statua di Orfeo con grande entusiasmo.

“Hei ragazzi calma o mi travolgerete” ride Canova vedendoli arrivare “quanto entusiasmo. Cosa

avete prodotto in quest’ultimo viaggio?”

“Hai davanti a te dei veri scrittori” dice Ruben orgoglioso mostrando il piccolo libro artigianale che

tiene in mano.

“Wow sono davvero orgoglioso di voi. E questo cos’è?” chiede indicando il libro di Josè

“Un fumetto” replica il bambino

“Un fumetto?? Non lo conosco” risponde perplesso Canova

“E’ un altro modo di raccontare una storia… ma è pur sempre un libro!” risponde Caterina

“Vedi… anche i vecchi artisti come me possono imparare qualcosa da quelli giovani come voi”

“Antonio, se per te va bene vorremmo tirare il dado tutti assieme” chiede Ruben

“Ma certo perché no. Eccolo”

I bambini lo afferrano e lo circondano con le loro piccole mani prima di lanciarlo sul tavolo facendo

illuminare la casella Architettura

Leggere il racconto che introduce il laboratorio settimanale

Settima settimana

Un lampo improvviso riporta i piccoli amici nel museo insieme al grande scultore.

“Che bel viaggio abbiamo fatto assieme a te caro Antonio” dice Caterina

“Che bella competizione costruire i castelli antichi sotto la tua direzione e metterli in mostra. Mi

sono sentito importante” aggiunge Amal

“Purtroppo ragazzi. Il nostro tempo assieme si conclude qui. La vostra classe sta tornando a

scuola.”

“Non possiamo lasciarci così caro Canova. Tu ci hai sfidato molte volte e noi abbiamo accettato

tutte le tue sfide. Ora tu devi lanciare il dado” dice Ruben

“Ma non ci sono più caselle magiche?” esclama lo scultore

Caterina gli lancia il dado, lui lo afferra e lo fa rotolare un’ultima volta sul tavolo dove si accendono

le caselle: Riciclo, fotografia, fumetto, video.

Lo scultore guarda perplesso quei nomi che non gli dicono niente e poi si gira verso i bambini che

stanno già correndo per raggiungere il resto della classe.

Ruben si gira e con un sorriso gli grida” Buon lavoro Antonio. Ci vediamo presto”

Leggere il racconto che introduce il laboratorio settimanale

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Arrivano le muse

Canovaccio teatrale

Un gruppo di bambini sta giocando quando arrivano due signore vestite con abiti antichi.

RUBEN: Ehi ragazzi…ma chi sono quelle?

JOSE’: Sembrano uscite da un libro antico

AMAL: Hanno un’aria così seria…io non le disturberei

CATERINA: Io lo so. Sono delle muse. Ho visto una loro immagine in biblioteca. Quella con il

rotolo in mano deve essere Clio, la musa della storia

RUBEN: L’altra ha in mano un flauto

CATERINA: Allora è Euterpe, la musa della poesia.

JOSE’: Buongiorno Muse. Vi siete perse

CLIO: Effettivamente sì. Dove ci troviamo?

AMAL: Siete a Mogliano Veneto

EUTERPE: Allora siamo nel posto giusto. Ci dobbiamo presentare ai centri estivi per raccontare la

nostra storia.

Arrivano altre tre muse, una con la maschera triste, una con la maschera allegra e una che

continua a fare piroette

TALIA: Dove vi eravate cacciate? E’ un’ora che vi cerchiamo

JOSE’: E tu chi sei?

MELMOPENE: Io sono Melmopene, quella con la maschera triste e sono la musa della tragedia,

lei è Talia, la musa della commedia, per questo ha la maschera allegra.

RUBEN: E quella che balla?

CLIO: Tersy, smettila di girare in tondo e presentati.

TERSICORE: Io sono Tersicore, musa della danza. Mi riconosci perché ho sempre una ghirlanda

di fiori in testa e suono la lira. Ehi…ma dove sono le altre.

Arrivano altre due muse.

ERATO: Siamo qui. Io sono Erato e porto la poesia d’amore con me.

CATERINA: Che belle rose hai in testa

ERATO: Bella la mia ghirlanda, vero? Le rose sono il simbolo dell’amore

POLIMNIA: Sempre a cianciare d’amore. Sei frivola cara Erato. Per fortuna che ci sono io,

Polimnia. Siete pronti a sentire uno dei miei discorsi seri o preferite un inno religioso?

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I bambini fanno segno di no con la testa

AMAL: Anche no grazie. Abbiamo appena finito la scuola e vogliamo riposarci un po’.

Arrivano le ultime due muse.

CALLIOPE: (canta) Hu hu… eccoci qua. Tra la la…tra la la. Ecco Calliope la musa del canto

POLIMNIA: Eccola qua…abbiamo finito la pace. Non potresti parlare senza cantare

CALLIOPE: (canta) Non ce l faccio. E’ più forte di me Tra la la…tra la la

URANIA: Non ne posso più… non ha fatto altro che fischiettare e canticchiare…è peggio di

Tersicore.

JOSE’: E tu chi sei? Come mai hai un mappamondo in mano?

URANIA: Io sono Urania, la musa dell’astronomia…

CATERINA: Il mio segno zodiacale è il sagittario

URANIA: Ho detto astronomia e non astrologia.

CATERINA: Scusa non volevo offenderti

URANIA: Non sono arrabbiata, ma la gente si confonde sempre. Allora dove dobbiamo andare?

EUTERPE: I bambini dicono che siamo arrivate. Questo è il centro estivo del nostro Antonio

Canova.

CANOVA: Finalmente siete arrivate. Non potevamo iniziare senza di voi. Forza seguitemi

RUBEN: Possiamo venire anche noi bambini?

CANOVA: Dovete venire bambini. Le muse sono qui per voi. Dopo di voi signore.

Tutti entrano

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SCUOLA MATERNA

PRIMA SETTIMANA

Leggere La statua del principe felice in tre parti.

Alta sulla città, in cima ad un’imponente colonna, si ergeva la statua del Principe Felice. Lui era tutto coperto di sottili foglie d’oro finto, come occhi aveva due zaffiri lucenti, e un grande rubino rossi scintillava sull’elsa della sua spada. E veramente era ammiratissimo. “E’ bello” ripetevano tutti. “Perché non puoi essere come il Principe Felice?” chiese una saggia madre al figlioletto che piangeva domandando la luna. “Il Principe Felice non si sogna mai di piangere per nessun motivo.” “Mi fa piacere che ci sia qualcuno veramente felice al mondo” borbottò un uomo deluso guardando la statua meravigliosa. “Sembra proprio un angelo” dissero gli Orfanelli uscendo dalla cattedrale con le loro vivaci mantelline rosse e lindi grembiulini bianchi. Una notte volò sulla città una piccola Rondine. Le sue amiche erano volate in Egitto già da sei settimane, ma lei era rimasta indietro. Quando le altre furono partite, la Rondine si sentì sola e volò tutto il giorno, e la notte arrivando nelle città. “Dove mi fermo?” pensò preoccupata. Poi vide la statua sull’alta colonna. “Mi sistemo qui” esclamò; “la posizione è bella, con tanta aria fresca” e atterrò proprio fra i piedi del Principe Felice. “Ho una camera da letto tutta d’oro” si disse piano, guardandosi intorno, si preparò a dormire; ma proprio nel momento in cui stava mettendosi il capo sotto l’ala le cadde addosso una grossa goccia d’acqua. “Curioso!” esclamò la Rondine; ” non c’è neanche una nuvola in tutto il cielo, le stelle sono limpide luminose, eppure piovePoi venne giù un’altra goccia. “Ma a che serve una statua se nemmeno ti ripara dalla pioggia?” disse la Rondine; “dovrò cercarmi un buon comignolo” e decise di andarsene. Ma prima che avesse aperto le ali venne giù una terza goccia, e la Rondine guardò in alto, e vide…Ah! Che cosa vide? Gli occhi del Principe Felice erano pieni di lacrime e altre lacrime gli scivolarono giù lungo le guance d’oro. Il suo viso era così bello alla luce della luna che la Rondine fu piena di pietà. “Chi sei?” chiese. “Sono il Principe Felice.” “E allora perché piangi?” chiese la Rondine; “mi hai completamente inzuppata.” “Quando ero vivo e avevo un cuore umano” rispose la statua “non sapevo che cosa fossero le lacrime, perché vivevo nel Palazzo di Sans-Souci, dove il dolore non ha accesso. Il giorno giocavo con i miei compagni nel giardino, e la sera guidavo le danze nel Salone. Il giardino era circondato da un muro altissimo, ma io non ho mai domandato che cosa c’era dall’altra parte, tanto era bello tutto quello che avevo intorno. I cortigiani mi chiamavano il Principe Felice, e veramente ero felice.. Così vissi. E così morii. E ora che sono morto mi hanno messo quassù, così alto che posso vedere tutte le brutture e la miseria della mia città, e benché abbia il cuore fatto di piombo, non posso fare a meno di piangere.” “Come? Non è d’oro massiccio?” si disse la Rondine. Laggiù” continuò la statua in tono basso, musicale “laggiù in una stradina c’è una povera casetta. Una finestra è aperta, e da questa posso vedere una donna seduta a tavola. Ha il viso magro e stanco, e le mani ruvide, rosse, tutte bucate dall’ago, perché fa la cucitrice. Ricama passiflore su di una sottana di raso per la più bella damigella d’onore della Regina, che la metterà al prossimo ballo a Corte. In un lettino nell’angolo giace malato il suo bambino. Ha la febbre, e chiede della arance. Sua madre non ha altro da dargli che un po’ d’acqua di fiume, e lui piange. Rondine, Rondine, piccola Rondine, vuoi portare il rubino dell’elsa della mia spada?. Io ho i piedi attaccati a questo piedistallo e non posso muovermi..” “Mi aspettano in Egitto” disse la Rondine. “Le mie amiche stanno svolazzando su e giù lungo il Nilo, e chiacchierano con i grandi fiori di loto.

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“Rondine, Rondine, piccola Rondine” disse il Principe “non vuoi restare con me una sola notte, e farmi da corriere? Quel bambino ha sete, e sua madre è tanto triste.” “A me i bambini non piacciono mica tanto” rispose la Rondine. “Questa estate, quando ero al fiume, c’erano due bambini maleducati, i figli del mugnaio, che mi tiravano sempre sassi. Non mi hanno mai colpita, naturalmente; noi rondini voliamo troppo bene, e poi io vengo da una famiglia famosa per l’agilità; ma in ogni modo è stata una bella mancanza di rispetto:” Ma il Principe Felice aveva il volto così triste che la piccola Rondine si commosse. “Fa un gran freddo qua” disse; “ma mi fermerò da te per una notte, e ti farò da corriere.” “Ti ringrazio, piccola Rondine” disse il Principe. Così la Rondine spiccò il grande rubino dalla spada del Principe, e volò via tenendolo nel becco, sui tetti della città. Attraversò il fiume, e vide le lanterne appese agli alberi delle navi. Sorvolò i tetti e giunse alla casupola e guardò dentro. Il bambino si agitava nel letto, in preda alla febbre, e la madre, esausta, si era assopita. La Rondine entrò con un balzo e posò il grande rubino sul tavolo accanto al ditale delle donna. Poi svolazzò delicatamente in torno al letto, facendo vento con le ali sulla fronte del piccolo. “Che bel fresco!” disse il bambino “si vede che miglioro”; e sprofondò in un sonno delizioso. La Rondine tornò dal Principe Felice e gli disse quello che aveva fatto. “E’ strano” osservò “ma adesso mi sento bella calda, malgrado il gran freddo che fa”. “E’ perché hai compiuto una buona azione” disse il Principe. E la piccola Rondine si mise a riflettere, e quindi si addormentò. Riflettere le metteva sempre sonno. Quando fu giorno disse “Questa sera vado in Egitto” disse la Rondine, ma prima visitò tutti i monumenti pubblici, e rimase per lungo tempo appollaiata in cima al campanile della chiesa. Dovunque andava i Passeri cinguettavano, e si dicevano, “Che straniera distinta!” e quindi si divertì un mondo. Quando spuntò la luna tornò dal Principe Felice. “Ti serve niente in Egitto?” esclamò; “sono in partenza.” “Rondine, Rondine, piccola Rondine” disse il Principe “non vuoi restare con me ancora una notte?” “Sono attesa in Egitto e sono già in ritardo” rispose la Rondine. “Rondine, Rondine, piccola Rondine” disse il Principe “laggiù, lontano, all’altro capo della città, vedo un giovane in una soffitta. E’ curvo su di uno scrittoio coperto di fogli, e in una brocca al suo fianco c’è un mazzo di violette avvizzite. Ha i capelli ricci, castani, e la bocca rossa come un melograno, e occhi grandi e sognanti. Sta tentando di terminare una commedia per il Direttore del Teatro, ma ha troppo freddo per continuare a scrivere. Non c’è fuoco nel focolare , e la fame lo ha reso debole. “Aspetterò ancora una notte con te” disse la Rondine” disse la Rondine, che aveva ancora buon cuore. “Vuoi che gli porti un altro rubino?” “Ahimè! Non ho più rubini” disse il Principe: ” non mi rimangono più che i miei occhi. Sono due zaffiri rari, portato dall’India mille anni fa. Cavamene uno e portaglielo. Lo venderà al gioielliere, e si comprerà della legna da ardere, e finirà la sua commedia.” “Caro Principe” disse la Rondine “questo non posso farlo”; e si mise a piangere. “Rondine, Rondine, piccola Rondine” disse il Principe “fa’ come ti comando.” Così la Rondine cavò l’occhio al Principe, e se ne volò alla soffitta dello studente. Entrarvi fu abbastanza facile, perché c’era un buco nel tetto. La Rondine schizzò dentro di lì ed entrò nella stanza e fece cadere lo zaffiro sul tavolo. Il giovane saltò su dalla gioia “Ora potrò finire la mia commedia” e parve tutto contento. Il giorno dopo la Rondine volò giù al porto. Si posò sull’albero maestro di una grande nave e guardò i marinai che con delle funi tiravano su delle grosse casse dalla stiva. “Oh-issa!” gridavano all’apparire di ciascuna. “Io vado in Egitto!” esclamò la Rondine, ma nessuno le badò, e allo spuntar della luna tornò dal Principe Felice. “Sono venuta a salutarti!” disse. “Rondine, Rondine, piccola Rondine” disse il Principe “non vuoi restare con me ancora una notte?” “E’ inverno” rispose la Rondine “e la fredda neve sarà presto qui. In Egitto il sole sulla palme verdi è caldo e io qui potrei morire. Caro Principe, io ti devo lasciare, ma non ti dimenticherò mai, e a primavera ti porterò due bellissimi gioielli al posto di quelli di cui ti sei privato. Il rubino sarà più grosso di una rosa rossa, e lo zaffiro sarà azzurro come il grande mare.” “Nella piazza qui sotto” disse il Principe Felice “c’è una piccola fiammiferaia. I fiammiferi le sono caduti nel fango, e ora non servono più a niente. Piange, perché se non riporta a casa qualche

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soldo suo padre la picchierà. Non ha scarpe né calze, e ha la testolina nuda. Cavami l’altro occhio e portaglielo, così che suo padre non la picchi.” “Rimarrò con te un’altra notte” disse la Rondine “ma non posso cavarti anche l’altro occhio. Rimarresti cieco del tutto.” “Rondine, Rondine, piccola Rondine” disse il Principe “fa’ come ti comando.” Così la Rondine cavò l’altro occhio del Principe, e tenendolo saldamente schizzò giù. Piombò sulla piccola fiammiferaia e le fece scivolare la gemma nel palmo della mano. “Che bel pezzetto di vetro!” esclamò la bambina; e corse a casa, ridendo. E la Rondine tornò dal Principe. “Ora sei cieco” disse “e quindi io rimarrò con te per sempre.” “No, piccola Rondine” disse il povero Principe “tu devi partire per l’Egitto.” “Rimarrò con te per sempre” disse la Rondine, e dormì ai piedi del Principe. Durante tutto il giorno dopo rimase sulla spalla del Principe, e gli raccontò storie di quello che aveva visto in paesi lontani. “Cara piccola Rondine” disse il Principe “tu mi racconti cose meravigliose, ma più meravigliosa di tutto è la sofferenza di uomini e donne. Non c’è Mistero grande come la Miseria. Vola sulla mia città, piccola Rondine, e dimmi cosa vedi.” Così la Rondine volò sopra la grande città, e vide i ricchi far festa nelle loro case, mentre i poveri sedevano ai portoni. Volò dentro vicoli bui, e vide i visi bianchi di bambini affamati fissare senza pace le strade oscure. Sotto l’arcata di un ponte due bambinetti giacevano abbracciati per cercare di tenersi caldi. “Quanta fame abbiamo!” dicevano. “Qui non potete stare” gridò il guardiano, e uscirono fuori sotto la pioggia. Poi la Rondine tornò a raccontare al Principe quanto aveva visto. “Io sono coperto di oro fino” disse il Principe, “devi togliermelo di dosso, una foglia alla volta, e distribuirlo ai miei poveri; i vivi credono sempre che l’oro possa renderli felici.” Una foglia dopo l’altra dell’oro staccò la Rondine, finché il Principe Felice diventò grigio e opaco. Una foglia dopo l’altra dell’oro fino portò ai poveri, e i visi dei bambini si fecero più rosei, e i bambini risero e giocarono nelle strade. “Abbiamo il pane ora!” gridarono. Poi venne la beve, e dopo la neve il ghiaccio. Le strade sembravano fatte d’argento, tanto luccicavano e brillavano; lunghe stalattiti simili a pugnali di ghiaccio pendevano delle grondaie delle case, tutti giravano in pelliccia e i ragazzini portavano berretti scarlatti e pattinavano sul ghiaccio. La povera piccola Rondine aveva sempre più freddo, ma non voleva lasciare il Principe, gli voleva troppo bene. Piluccava delle briciole davanti alla porta del fornaio quando questi non la guardava, e tentava di scaldarsi battendo le ali. Ebbe appena la forza di volare sulla spalla del Principe un’ultima volta. “Arrivederci, caro Principe!” mormorò; “posso baciarti la mano?” “Ma certo. Mi fa piacere che finalmente tu parta per l’Egitto, piccola Rondine” disse il Principe “ti sei fermata troppo tempo.” “Non è in Egitto che vado” disse la Rondine, baciò il Principe Felice, e gli cadde morta ai piedi. In quel momento un curioso schianto risuonò all’interno della statua, come se qualcosa si fosse spezzato. E infatti il cuore di piombo si era spaccato in due. La mattina dopo di buon’ora il Sindaco passava nella piazza sottostante in compagnia dei Consiglieri Comunali. Trovandosi sotto la colonna guardò la statua: “Povero me! In che stato è ridotto il Principe Felice!” disse. “Gli è caduto il rubino della spada, non ha più gli occhi, e non è più dorato” disse il Sindaco; “di fatto, è ridotto poco meglio di un mendicante!... ha perfino un uccello morto ai piedi!” Dal momento che non era più bello decisero di abbattere la statua e di fonderla in una fornace. Il caposquadra degli operai della fonderia trovò un pezzo che non si fondeva “Questo cuore di piombo rotto non vuole fondersi nella fornace. Bisogna buttarlo.” Così lo buttarono sopra il mucchio di rifiuti dove si trovava già la Rondine morta. Un angelo scese dal cielo in cerca di cose preziose da portare con sé e decise di raccogliere il cuore di piombo e l’uccellino morto. “Hai scelto bene” disse Dio “perché nel mio giardino del Paradiso questo uccellino canterà per sempre, e nella mia città d’oro il Principe Felice pronuncerà le mie lodi.”

LABORATORIO La rondinella

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Per il seguente laboratorio basta usare la pasta di sale.

Aiutare i bambini a sagomare molto semplicemente la forma dell’uccellino.

Quando l’uccellino è ancora morbido passarlo da parte a parte con uno spiedino di legno,

ricordarsi di estrarre lo spiedino prima dell’indurimento della pasta di sale.

Una volta asciutto e decorato, passare i due capi di un nastro dentro al foro e fare un nodo

per impedire che il nastro esca.

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Insegnare La canzone Tutti gli uccelli son già qua https://www.youtube.com/watch?v=vEU2fJLbIH4

Tutti gli uccelli sono già qua

Tutti gli uccelli son già qua,

tutti gli uccelli sono qua!

C’è chi canta, suona, fischia, cinguetta, ecco qua!

La primavera arriverà, con canzoni e musiche.

Tutti allegri sono qua, svelti e felici si muovono!

Merlo, tordo, fringuello e storno e tutto lo stormo di uccelli

Ti danno un buono anno, pieno di fortuna e felicità.

Insegnare la filastrocca L'uccellino

L’uccellino nella gabbietta

son tre giorni che non cinguetta

cosa avrà quell’uccellino

forse vuole un biscottino!

No,no,no mio bel bambino

io non voglio il biscottino

voglio solo la libertà

vola via e se ne va

vola via e se ne va!

LABORATORIO di classe Albero con gli uccellini

Tecnica Hands print

Disegnare un grande albero su tabellone poi come da esempi ogni bambino stamperà con

la propria mano un uccellino.

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SECONDA SETTIMANA

Leggere la fiaba ARANCIONE

Il pittore Gelsomino era disperato perché doveva dipingere per il re un quadro con la regina che indossava un abito di colore strano. Cercava e ricercava fra i suoi colori, ma niente... "Povero me, - pensava - e adesso chi lo dice al re che non ho il colore per dipingere l'abito della regina: quello come minimo mi farà tagliare la testa! Ora esco, vado dai miei amici: forse loro potranno aiutarmi". Durante la sua assenza, i colori cominciarono a parlare tra loro. Disse il blu: "Ma cosa se ne farà mai di un nuovo colore quando ci siamo già noi? Guardate me per esempio, io sono il più bello perché ho il colore del cielo, del mare, del lago, del fiume e di tanti fiori!". "Presuntuoso, - esclamò il giallo - io sono il più bello perché ho il colore del sole, del grano, del fieno!". "Ma smettetela, - disse infuriato il rosso - sono io il più importante, io che ho il colore del fuoco, del cuore e dunque dell'amore!". La discussione divenne sempre più animata, i colori urlavano, si insultavano, finché ... il rosso diede uno spintone al giallo e il giallo di rimando diede uno schiaffo al rosso, così forte, ma così forte che tutti e due precipitarono giù dall'alto scaffale dove il pittore li aveva riposti. Proprio in quel momento passava di lì sotto il gatto Pisolo, il quale, intento in uno dei suoi soliti pisolini, era stato svegliato dal rumore e stava per dire: "Che cos'è questo baccano?" quando si ritrovò addosso il giallo e il rosso che litigavano a più non posso. Pisolo provò a fermarli, ma fu dura perché i due colori continuavano a picchiarsi e ad urlare. Finalmente tornò la calma. anche perché sia i colori che il gatto erano stanchissimi e si addormentarono. Poco dopo il pittore tornò e vedendo il disordine esclamò: "Ma cosa è successo qui, e Pisolo dove è finito? Pisolo! Pisolo, vieni qui!". Quando vide il gatto non credette ai propri occhi: indovinate un po', Pisolo aveva cambiato aspetto ed era proprio del colore dell'abito della regina. Il pittore era felicissimo, e dai barattoli del rosso e del giallo caduti in terra capì come si poteva ottenere quella strana tinta. Però non sapeva come chiamarla: si guardò un po' intorno e vide delle arance sul tavolo. "Ma sì - disse - la arance hanno lo stesso colore, ho trovato: lo chiamerò arancione!". Il pittore dipinse un bellissimo ritratto della regina e ricevette dal re una borsa piena di monete d'oro

LABORATORIO Colori caldi e freddi

Mostrare ai bambini la differenza tra i colori freddi e caldi.

Poi invitarli a scegliere le matite giuste per colorare la luna e il

sole o il sole e il mare.

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LABORATORIO Arcobaleno di carta crespa

Aiutare i bambini a rompere a pezzettini piccoli pezzi di

carta crespata nei sette colori dell’arcobaleno.

Disegnare un arcobaleno e passare la colla colore per

colore invitando il bambino a riempire le righe.

Leggere Il pittore di G. Rodari

Una volta c’era un pittore povero in canna: non aveva nemmeno un colore, e per fare i pennelli si era strappati i capelli. Andò dal padrone del Blu e gli disse:” Per favore, dammi tu un po’ di colore per dipingere un cielo. Ma mica tanto, soffio, un velo”. “Vattene, vattene, fannullone, pezzo di accattone, se non vuoi che ti lisci il groppone col bastone!” Andò dal padrone del Giallo e gli disse così: “Prestami qualche avanzo di colore, un ritaglio, abbastanza per fare un girasole”. Ma quello lo aggredì

con un torrente di male parole: ” Pezzente, delinquente, la finisci di seccare la gente!” Andò dal padrone del Verde, andò dal padrone del Bruno, ma non gli dava retta nessuno. Infine pensò: “Il Rosso ce l’ho!” Detto fatto un dito si tagliò. E il Rosso gocciò sulla tela: era una lagrima appena, una perla di sangue, ma tinse in un istante, la tela intiera, rossa come un falò di primavera, rossa come una bandiera, come un milione di rose. E il povero pittore adesso che aveva un colore si sentì ricco più di un imperatore.

Insegnare la canzone Impara i colori con gli amici pesciolini

https://www.youtube.com/watch?v=RHvWW1hYHds

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TERZA SETTIMANA

Lggere La Ciocoresta

C’era una volta, Una splendida e golosissima foresta incantata conosciuta come Ciocoresta. Non

era facile trovarla, non era segnalata su alcuna mappa, non ne parlava neanche internet, ma i

pochi bimbi che riuscirono ad attraversarla la descrissero come il posto più incredibile della terra.

La Ciocoresta, infatti, era popolata da personaggi mai visti prima! C’erano i rotolini di liquirizia, che

con severità controllavano che il territorio fosse sempre sicuro e che i bimbi non mangiassero tutti

gli alberi di cioccolato. C’erano i cannoli, che si divertivano a tenere in ordine la loro amata foresta

facendo si che non si sporcasse o rovinasse. C’erano, poi, i dolci festivi come il panettone ed il

pandoro, l’uovo di pasqua e la colomba, che organizzavano eventi meravigliosi ogni volta che il

loro giorno speciale appariva sul calendario. Ed infine c’erano le tavolette di cioccolata e tre di loro

erano diventate molto popolari. Clemente che, con il suo cuore di cioccolato fondente, aveva un

carattere davvero forte e non si arrendeva di fronte a nessuna difficoltà. Lotte che con la sua

anima al latte, cercava di essere sempre dolce e comprensiva con tutti. Infine Gigliola che, da

brava barretta alla nocciola, cercava sempre di trovare un punto di incontro in qualsiasi

discussione. Nonostante i loro caratteri completamente diversi, i tre formavano un gruppo davvero

speciale, diventato famoso per le numerose opere d’arte che aveva proposto negli anni. Il loro più

grande sogno era quello di poter presentare i loro lavori in quei posti che avano tanto ammirato sui

libri e che gli umani chiamavano Musei. Un bel giorno, mentre la gustosa Gigliola si stava

rilassando nel suo giardino di insalata riccia, vide una bella bimba bionda passeggiare stupita tra

gli alberi. Come era carina con la sua boccuccia spalancata per l’incredulità di trovarsi in un posto

così speciale. Ed ecco che le venne in mente la prossima opera d’arte che lei ed i suoi amici

avrebbero potuto creare! Utilizzando il cioccolato pregiato proveniente dal tronco degli alberi

avrebbero riprodotto il volto stupito dei bimbi che ogni tanto attraversavano la loro amata

Ciocoresta. La simpatica barretta alla nocciola chiamò immediatamente Clemente e Lotte per una

riunione d’urgenza. “Carissimi amici, vi ho riuniti qui per parlarvi del prossimo progetto.” Iniziò a

spiegare Gigliola. “Creeremo un’opera dedicata ai più piccoli e cercheremo in tutti i modi di esporla

in un vero museo! Quando la piccola tavoletta spiegò con cura la sua idea, tutti furono felici di

metterla in pratica, lavorando giorno e notte per ricreare al meglio il volto di quella bimba fortunata.

Smisero solo ed unicamente quando di sentirono completamente soddisfatti. I tre amici decisero di

raggiungere la grande città per coronare il sogno di far conoscere la loro opera al grande pubblico.

Posizionarono l’opera finita sul tetto della nuova torta-mobile di Lotte, con le sue resistenti ruote di

profitterol ed i vetri di zucchero e cannella, sapevano che sarebbero arrivate a destinazione in men

che non si dica! Dopo qualche chilometro in autostrada, però, Clemente si rese conto che c’era

qualcosa di strano... sui vetri della macchina stavano scendendo gocce marroni a non finire! “Hey

ragazze! Non starà mica piovendo cioccolato?” disse dubbioso. “Oh no!” Gridò Lotte “il nostro

capolavoro si sta rovinando! La mia macchina nuova si sta sporcando! Ragazzi dobbiamo fare

qualcosa!” I tre scesero dalla torta-mobile in tutta fretta e si trovarono di fronte un terribile

spettacolo. La loro opera d’arte si stava sciogliendo con il caldo, ora sembrava un mostriciattolo!

Le barrette, si misero subito all’opera per aggiustarla, ma a causa dell’agitazione non riuscivano

più a ricordare al meglio il volto della bimba che l’aveva ispirata. Ma all’improvviso, come per

magia, proprio quest’ultima uscì da un’automobile che si era fermata per dare soccorso! “Sei

proprio tu??” urlarono le barrette di cioccolato incredule. “Io sono Silvia! Voi siete alcuni degli

abitanti della ciocoresta? La stavo cercando assieme ai miei genitori per farla conoscere anche ai

miei fratellini!” “Tu non sei solo Silvia, sei l’ispirazione del nostro capolavoro! Ci devi assolutamente

aiutare!” I nostri eroi, con la partecipazione della loro nuova amica, aggiustarono la loro opera e

raggiunsero la grande città senza nessun altro ostacolo! Con l’aria condizionata della macchina dei

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genitori di Silvia era diventato tutto più semplice! Il capolavoro di Lotte, Clemente e Gigliola ebbe

un grande successo ed i tre realizzarono il loro desiderio! Tutti i bimbi che lo osservavano,

credevano di guardarsi allo specchio con la loro boccuccia spalancata alla vista di un’opera così

unica ad originale. Ricordiamoci sempre che l’arte non è divertente solo per gli adulti, ma anche i

bambini possono sorridere ed imparare di fronte ad un capolavoro. Che c’è di meglio se poi

quest’ultima è fatta da gustosissimo cioccolato?

LABORATORIO Bicchieri sonori

Praticare 3 fori sul fondo di tutti e

due i bicchieri e infilare i nastri e

annodarli allinterno per impedire

che escano.

Inserire all’interno dei bicchieri riso

o piccoli cereali.

Unire i due bicchieri con lo scotch

Colorare la scheda della Ciocoresta

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Insegnare I watussi

https://www.youtube.com/watch?v=5LHlVb1Yics

Nel continente nero, paraponzi ponzi pò Alle falde del kilimangiaro, paraponzi ponzi pò Ci sta un popolo di negri che ha invenato tanti balli Il più famoso è l'hully-gully, hully-gully, hully-gu

Siamo i watussi, siamo i watussi, gli altissimi negri! Ogni tre passi, ogni tre passi facciamo sei metri! Noi siamo quelli che nell'equatore vediamo per primi la luce del sole, Noi siamo i watussi!

Siamo i watussi, siamo i watussi, gli altissimi negri! Quello più basso, quello più basso è alto due metri! Qui ci scambiamo l'amore profondo dandoci i baci più alti del mondo, Siamo i watussi!

Alle giraffe guardiamo negli occhi, agli elefanti parliamo negli orecchi, Se non credete venite quaggiù, venite, venite quaggiù!

Siamo i watussi, siamo i watussi, gli altissimi negri! Ogni tre passi, ogni tre passi facciamo sei metri! Ogni capanna del nostro villaggio ha perlomeno tre metri di raggio Siamo i watussi!

Nel continente nero, alle falde del kilimangiaro, Ci sta un popolo di negri che ha inventato tanti balli Il più famoso è l'hully-gully, hully-gully, hully-gu

Siamo i watussi, siamo i watussi, gli altissimi negri! Quello più basso, quello più basso è alto due metri! Quando le donne stringiamo sul cuore noi con le stelle parliamo d'amore, Siamo i watussi! Qui ci scambiamo l'amore profondo dandoci i baci più alti del mondo, Siamo i watussi! Noi siamo quelli che nell'equatore vediamo per primi la luce del sole, Noi siamo i watussi!

Nel continente nero, alle falde del kilimangiaro, Ci sta un popolo di negri che ha inventato tanti balli Il più famoso è l'hully-gully, hully-gully, hully-gu

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QUARTA SETTIMANA

Leggere Azzurrina nella casa del sole.

C’era una volta, un paese dove il sole non splendeva mai e per questo era sempre buio e c’era tanto freddo. Un giorno Azzurrina passeggiando con i suoi genitori, vide dei bambini gettare delle monete in un pozzo; Azzurrina chiese alla mamma ed al papà: Perché gettano delle monete lì dentro? Vedi, bambina mia, questo pozzo si chiama pozzo dei desideri, ognuno che butta una moneta e n’esprime uno, come per miracolo il desiderio si realizza. Azzurrina: Voglio esprimerlo anch’io. La mamma: va bene! Tieni la moneta. Azzurrina lanciò subito la moneta ed espresse il suo desiderio: Voglio parlare con il sole e chiedergli che venga a splendere anche nel mio Paese. Non finì neanche di dire queste parole che le spuntarono delle grandi ali dorate. I suoi genitori non ebbero nemmeno il tempo di accorgersi di cosa stesse succedendo che videro Azzurrina volare via. Azzurrina invece, capì subito ed appena si trovò vicino alla luna le chiese di poter parlare con il sole perché aveva una cosa importante da dirgli. La luna rispose: Vedi, il sole è mio marito, non è tanto facile parlare con lui. E Azzurrina: Ma io ho bisogno di parlargli è una cosa urgentissima, disse in lacrime. La luna intenerita dalla bambina le disse: Va bene! Stasera cenerai con noi, così potrai parlargli. E Azzurrina: Grazie, grazie. Giunta la sera tornò a casa il sole ed appena entrò vide Azzurrina e subito chiese alla luna con voce tuonante: E questa bella bambina chi è? La luna: Si chiama Azzurrina ed ha molto insistito per parlare con te. Il sole: Dimmi cosa vuoi? Abito in un paese, dove tu non vieni mai ed io, non posso giocare come gli altri bambini che, come ti vedono brillare, anche solo un pochino, prendono la bici e vanno a fare delle belle passeggiate. E poi, inoltre il mio paese è sempre buio ed è tutta colpa Tua, che fai finta che non esistiamo. Il sole: Vedi, piccola, non è semplice come credi, splendere su tutta la terra e forse qualcosa mi è sfuggita. Azzurrina: allora mi prometti che da domani brillerai anche da noi? Il sole: Vorrei tanto farlo, ma non posso. Azzurrina: Perché? Perché mi devo organizzare e non è una cosa facile, visto che a questo punto possono esserci anche altri paesi come il tuo e non so se ce la farei ad accontentare anche loro; però tu, dammi il nome del tuo paese ed io vedrò cosa posso fare, ma non ti prometto nulla. Azzurrina, non molto incoraggiata da quelle parole, cenò con la luna ed il sole e conobbe anche le loro figlie, che erano le stelle. Finita la cena, Azzurrina sentì una forza che la trascinava via, infatti dopo pochi secondi si ritrovò nel posto dove era cominciato tutto. Ad aspettarla c’erano i suoi genitori che non ricordavano più nulla di quel che era accaduto, non ricordavano più di aver visto la loro bambina volar via con due belle e grosse ali e neanche Azzurrina ricordava più di essere stata nella casa del sole; così, come se niente fosse accaduto, insieme se ne tornarono a casa. Al mattino successivo aprirono la finestra e nel Cielo videro il sole. Solo allora si ricordarono di quel che era accaduto la sera precedente. D’allora, tutti gli abitanti di quel paese sanno che Azzurrina è una bambina speciale e che è solo grazie a lei che adesso anche in quel luogo splende il sole

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Tagliare striscioline di colori che i bambini incolleranno come petali Tagliare due cerchi di cartoncino più rigido che andrà colorato di giallo e decorato come una faccina. Il sole può essere diviso a metà per decorare un biglietto o incollato ad un bastoncino o ad una cannuccia.

Colorare le schede del sole e poi appenderle sul tabellone di classe.

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Insegnare la filastrocca Dimmi bel sole

“Dimmi bel sole”

chiede il bambino

“che fai levandoti al mattino?”

Risponde il sole

“spengo le stelle,

che della notte

son le fiammelle.

Fasci di rosa

spargo sul mare,

tutta la terra

vado a destare.

Bacio coi raggi

fiori e uccellini,

batto ai balconi,

sveglio i bambini.

Insegnare la canzone Oh Mr Sun

https://www.youtube.com/watch?v=J9NE-9ub7qU

Oh, Mr. Sun, Sun, Mr. Golden Sun,

Please shine down on me!

Oh, Mr. Sun, Sun, Mr. Golden Sun,

Hiding behind that tree.

All my friends Are asking you

To please come out

So we can play with you.

Oh, Mr. Sun, Sun, Mr. Golden Sun,

Please shine down on me!

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QUINTA SETTIMANA

Leggere Le fate

C'era una volta una vedova che aveva due figlie. La maggiore le assomigliava talmente, di carattere e di viso, che sembrava il ritratto della madre. Erano tutte e due, madre e figlia, così antipatiche e presuntuose che la vita con loro era impossibile. La figlia minore, che per dolcezza e gentilezza era tutta suo padre, era anche una delle più belle fanciulle che si siano mai viste. E poiché si è naturalmente portati verso chi ci assomiglia, la madre andava pazza per la figlia maggiore, e al tempo stesso nutriva una violenta avversione per la minore. La faceva mangiare in cucina e la costringeva a lavorare senza sosta. Tra l'altro, la poverina doveva recarsi due volte al giorno ad attingere acqua a un buon mezzo miglio da casa, ritornandone con una gran brocca piena. Un giorno che era alla fonte, le si avvicinò una povera donna che la pregò di darle da bere. "Ma certo, nonnina" disse la bella fanciulla; e sciacquata ben bene la brocca, attinse acqua nel punto più limpido della fonte e gliela offrì, reggendo la brocca perché potesse dissetarsi senza fatica. Dopo aver bevuto, la buona donna le disse: "Sei così bella, buona e gentile, che non posso fare a meno di farti un dono". (Si trattava infatti di una fata che aveva preso l'aspetto di una povera contadina, per vedere fin dove arrivasse il buon cuore della brava fanciulla). "Il mio dono è che a ogni parola che pronuncerai, ti uscirà di bocca un fiore o una pietra preziosa". Quando la bella rincasò, la madre le diede una lavata di capo perché s'era attardata alla fonte. "Vi chiedo scusa, madre mia", disse la poverina, "di aver perso tanto tempo" e mentre pronunciava queste parole le uscirono di bocca tre rose, tre perle e quattro grossi diamanti. "Che vedo mai?" esclamò la madre stupita. "Se non erro, le escono dalla bocca perle e diamanti! Come mai, figlia mia?" La povera fanciulla, ingenua com'era, le narrò l'accaduto, gettando di bocca una quantità di diamanti. "Bene, bene", disse la madre,"devo proprio mandarci l'altra mia figliola. Guarda un po' che cosa esce di bocca a tua sorella quando parla! Non ti andrebbe di ricevere lo stesso dono? Ebbene, non hai che da recarti ad attingere acqua alla fonte, e quando una povera donna ti chiederà da bere, accontentala con molta gentilezza". "Ci mancherebbe", rispose quella villana, "che mi toccasse anche andare alla fonte!". "E io voglio che tu ci vada" ribatté la madre "e subito, anche!". Lei ci andò, ma continuò a brontolare, e prese la più bella brocca d'argento che trovò in casa. Non appena fu arrivata alla fonte, vide uscire dal bosco una dama splendidamente abbigliata, la quale venne a chiederle da bere. Era la stessa fata già apparsa a sua sorella, ma che aveva preso gli abiti e i modi di una principessa, per vedere fin dove arrivava la villania di quella ragazzaccia. "Sta' a vedere che sono venuta qui" le disse quella maleducata piena di boria "per dare da bere proprio a voi! Già mi sono portata una brocca d'argento appunto per dissetare madama! Sapete che vi dico? Bevete con le mani, se vi aggrada!". "Non sei davvero gentile" rispose la fata senza scomporsi. "Ebbene, visto che sei così poco cortese, ti faccio il dono che, a ogni parola che dirai, ti uscirà di bocca una serpe o un rospo". Non appena sua madre la vide tornare le gridò:"E allora, bambina mia, com'è andata?"

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. "E' andata com'è andata" le rispose la villanzona sputando due vipere e tre rospi. "Cielo!" esclamò la madre "che vedo mai? tutta colpa di tua sorella, e me la pagherà!". E corse da lei per picchiarla. La povera fanciulla scappò via e andò a nascondersi nella foresta. Il figlio del re, di ritorno dalla caccia, la incontrò e vedendola così bella, le chiese che cosa facesse tutta sola nel bosco e perché piangesse. "Ahimé, signore, mia madre m'ha cacciata di casa". Il figlio del re, che le vide uscire di bocca cinque o sei perle e altrettanti diamanti, la pregò di spiegargliene la causa. Lei gli raccontò tutto per filo e per segno. Il figlio del re se ne innamorò e, considerato che un simile dono valeva più di qualsiasi dote che un'altra fanciulla potesse portare, la condusse al palazzo del re suo padre e la sposò. Quanto alla sorella, si rese così odiosa a tutti che la sua stessa madre la scacciò di casa; e la sciagurata, dopo aver a lungo vagato senza trovare nessuno disposto a ospitarla, sparì per sempre nel bosco.

LABORATORIO Libro tattile

Rilegare con spago cartoncini colorati misura ¼ di A4 in cui ogni bambino userà materiali

diversi per creare il proprio libro tattile. Usare come filo conduttore la fiaba della settimana.

Insegnare la filastrocca Se i libri fossero…

https://www.youtube.com/watch?v=-AcxkWkO2iw (versione cantata)

Se i libri fossero di torrone,

ne leggerei uno a colazione.

Se un libro fosse fatto di prosciutto,

a mezzogiorno lo leggerei tutto.

Se i libri fossero di marmellata,

a merenda darei una ripassata.

Se i libri fossero frutta candita,

li sfoglierei leccandomi le dita.

Se un libro fosse di burro e panna,

lo leggerei prima della nanna.

COLORARE le schede sui libri o sulle fate da inserire nel libro tattile

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SESTA SETTIMANA

Leggere L’albero che cantava

C’era una volta un albero un po’ particolare, e vi dirò subito perché: sapeva cantare! All’arrivo della

primavera, dunque, al primo tepore del sole, le sue tenere foglioline cominciavano ad aprirsi e

intonavano un coro che si espandeva per tutto il giardino.

Dapprima iniziavano fievolmente, poi, mano a mano che crescevano e diventavano delle robuste

foglie verdi, anche le loro voci si facevano sempre più sonore e armoniose rallegrando così le

giornate di quel luogo ameno.

Vicino a quest’albero canterino c’era una di quelle piante grasse con quei tremendi aculei che

sembravano sempre pronti a colpire chi si avvicinava troppo. Ebbene questa pianta era l’unica nel

giardino che non apprezzava per niente le canzoni di questo albero e pertanto continuava a

brontolare come una pentola di fagioli. – Verrà anche l’autunno – borbottava tra sé – così questa

musica smetterà -. E intanto diventava sempre più gonfia di stizza e i suoi spini sembravano pronti

a schizzar via per pungere qualche malcapitato.

Verso settembre arrivò nel giardino il primo venticello portando un po’ di tremore dappertutto.

La voce delle foglie dell’albero canterino cominciò a indebolirsi. E il sole, impietosito, cercò di

donare loro tutto il calore di cui era capace in quel periodo dell’anno, facendole diventare

splendenti come l’oro. E così poterono continuare a gorgheggiare contente.

In ottobre passò da quelle parti un signore molto distinto assieme ad un suo amico che indossava

dei vestiti un po’ larghi, aveva i capelli lunghi e amava dipingere quadri.

Giunti davanti all’albero che sapeva cantare, si fermarono estasiati dallo splendore delle foglie che

il sole non smetteva di accarezzare.

– Che meraviglia! – disse il signore elegante. – Davvero splendido! – replicò il pittore.

A quei complimenti le foglie arrossirono di piacere e alcune svennero per l’emozione, cadendo a

terra.

– Domani potrai venir qui con il tuo cavalletto e con i tuoi pennelli – disse il signore elegante al

pittore.

– Verrò volentieri e ti ringrazio – rispose questi.

– Ecco care – disse la pianta grassa – domani ci faranno il ritratto. Potreste almeno per un giorno

smettere di cantare? –

– Smettere di cantare? Perché? – risposero le foglie – noi domani faremo del nostro meglio per

regalare a quei signori gentili le nostre più belle melodie -. La pianta grassa bofonchiò rassegnata;

tanto con quelle era proprio inutile discutere.

L’indomani era una giornata meravigliosa. Sullo sfondo del cielo turchese e alla luce del sole tutti

gli alberi splendevano dei colori più belli e l’albero canterino spiccava fra tutti per la sua luminosità.

Arrivò il pittore con il suo cavalletto sul quale sistemò una tela bianca di media grandezza; si

sedette su una panchina di fronte all’albero che cantava e, presi pennelli e tavolozza, iniziò a

dipingere. Lo spettacolo era davvero mozzafiato; le foglie arrossivano sempre di più nel sentirsi

così al centro dell’attenzione, e cantavano sommessamente.

Disse la pianta grassa: – meno male che oggi almeno cantate più piano e non mi rompete i timpani

con i vostri strilli ! –

Alla fine della giornata il pittore regalò il quadro al suo amico che ne fu molto contento, mentre la

notte abbassò le palpebre a tutti gli abitanti del giardino, che si addormentarono pacifici.

L’autunno e l’inverno avanzavano a grandi passi e il vento che li accompagnava faceva cadere le

foglie di quasi tutti gli alberi. Solo la pianta grassa rimaneva imperterrita, assieme alle piante

sempreverdi che sonnecchiavano silenziose.

Anche le foglie canterine caddero una ad una e, mentre si adagiavano sul terreno intorno al tronco

dell’albero, continuavano a cantare piano piano, finché si addormentarono tranquille; sapevano

infatti che l’albero conosceva a memoria le loro canzoni e le teneva ben custodite per la primavera

successiva.

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La pianta grassa, che ormai non poteva più sentirle, disse: – meno male che almeno

adesso posso dormire in pace – e, distolto lo sguardo dai rami spogli dell’albero, cominciò a

russare come un trombone stonato.

In una bella casa, non molto lontano dal giardino, quel signore elegante di cui abbiamo parlato

poco fa, una sera invitò a cena amiche ed amici con le rispettive famiglie. E in quell’occasione

mostrò loro il dipinto fatto dal suo amico all’albero dai colori splendenti.

Tutti guardarono il ritratto con ammirazione. Fra i presenti c’era anche una ragazzina che amava

molto dipingere e alla vista del quadro proruppe in una esclamazione di meraviglia : – Ma è

bellissimo! Quell’albero ha i colori dell’oro e sembra quasi che sprigioni una musica! -. Non si era

resa conto, come noi sappiamo, di aver detto proprio la verità. E fu così che il nostro albero potè

continuare a cantare felice nel quadro, in ogni stagione, ma solo le persone speciali riuscivano a

sentirlo.

LABORATORIO L’albero

Incollare un rettangolo marrone sul un foglio azzurro come tronco.

Le foglie possono essere semplicemente ritagliate e poi piegate a metà prima di essere incollate

come fronda. In alternativa si possono tagliare delle striscie che andranno incollate a cerchio pe

dare maggiore tridimensionalità alla chioma.

LABORATORIO di classe

Colorare le schede con gli alberi e poi incollarli al tabellone settimanale

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Insegnare la canzone Ci vuole un fiore

Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare.

Per fare un tavolo ci vuole il legno per fare il legno ci vuole l’albero per fare l’albero ci vuole il seme per fare il seme ci vuole il frutto per fare il frutto ci vuole un fiore ci vuole un fiore, ci vuole un fiore, per fare un tavolo ci vuole un fio-o-re.

Per fare un fiore ci vuole un ramo per fare il ramo ci vuole l’albero per fare l’albero ci vuole il bosco per fare il bosco ci vuole il monte per fare il monte ci vuol la terra per far la terra vi Vuole un fiore per fare tutto ci vuole un fio-r-e

Per fare un tavolo ci vuole il legno per fare il legno ci vuole l’albero per fare l’albero ci vuole il seme per fare il seme ci vuole il frutto per fare il frutto ci vuole il fiore ci vuole il fiore, ci vuole il fiore, per fare tutto ci vuole un fio-o-re

Link canzone

https://www.youtube.com/watch?v=mQNMTKF9zsw

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SETTIMA SETTIMANA

Leggere la fiaba L’orso spazzino

C'era una volta un orso bruno di nome Gigi: fin da piccolo, la mamma gli aveva insegnato a rispettare la natura e a non buttar nulla per terra. Ed egli, avendo imparato bene la lezione ne fece sempre tesoro. Mai avrebbe pensato che un giorno tutto questo, sarebbe potuto diventare, per lui, un lavoro. Nel bosco dove viveva veniva sempre tanta gente a passeggiare : nonostante ci fossero gli specifici cartelli molte persone, incuranti dei divieti, perseveravano a gettare ovunque qualsiasi cosa. Gigi li seguiva a debita distanza e mentre loro proseguivano la camminata, lui raccoglieva l'immondizia e la buttava nei contenitori. Un giorno, esasperato da questa situazione, si fece sentire dalle persone. Loro si voltarono intimorite dalla sua presenza e rimasero ferme ad osservarlo. Gigi disse loro: "È mai possibile, che voi gettiate sempre tutto per terra nonostante i cartelli di divieto!? Non avete nessun rispetto per la natura! Cosa pensate eh... che il bosco si mantenga pulito da solo? Se non ci fossi io... qui sarebbe una discarica a cielo aperto! Venite con me, devo mostrarvi una cosa!" Le persone lo seguirono ammutolite. Gigi le condusse oltre il bosco dove c'erano degli alberi con le foglie ingiallite. Fece vedere loro il disastro compiuto dall'uomo in quella zona. Era una visione terribile! I presenti compresero il messaggio e si vergognarono parecchio delle azioni commesse. Gigi, notato il loro pentimento disse: "Insegnate ai vostri figli a rispettare la natura per avere un mondo migliore dove vivere. Date voi, per primi, l'esempio! I bambini impareranno dai vostri gesti e la natura vi ricompenserà!" L’orso rientrò nella sua tana e gli abitanti del villaggio, da quel giorno, si comportarono con più civiltà. Ma ci voleva un animale per insegnar loro l'educazione?

LABORATORIO L’orso spazzino

Ritagliare: Una fascia di cartoncino marrone con la circonferenza della testa. Un cerchio grande marrone, uno più chiaro un po’ più piccolo e uno piccolo nero per il naso. Due cerchi bianchi per gli occhi. Due semicerchi rosa e due marroni un po’ più grandi per le orecchie. Assemblare come da foto ed incollare. Pinzare con un punto di cucitrice la testa dell’orsetto alla fascia

LABORATORIO di classe

Colorare le schede sugli orsi e incollarle al tabellone settimanale.

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Insegnare la canzone e la coreografia di A ram sam sam

https://www.youtube.com/watch?v=o0gJPYglhuQ Insegnare filastrocca Orsetto Lele

Mamma orsa va pian piano, segue orsetto da lontano. Il suo nome è orso Lele Ora orsetto cerca il miele. L’alveare è lì vicino, basta un piccolo saltino: la sua zampa è già levata… zac…puntura inaspettata! Tante api sono addosso; Lele corre a più non posso. Mamma orsa ha già capito, orsetto Lele è ormai sfinito, senza fiato, trafelato… ma la mamma l’ha salvato!

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LABORATORI EXTRA PER MATERNE

Alberi e natura

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Arcobaleni

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Canzoni e filastrocche

Filastrocca sulla natura

Una volta c’era un prato, ma l’uomo l’ha guastato! C’erano tanti colori, rosso, giallo, verde, blu, era bellissimo laggiù! Un bel rosso per i fiori, e tanti magnifici colori. Un brutto giorno l’uomo è arrivato con un arnese affilato, prese la falce e tagliò tutto il prato. Dei colori non è rimasto niente, e il prato ora è piangente. Filastrocca del riciclaggio Niente al mondo si distrugge Tutto sempre si trasforma Mentre il tempo gira e fugge Tutto il mondo cambia forma Questo tronco sarà terra Questo frutto sarà seme Dentro il caldo sottoterra Si trasformeranno insieme La natura è laboriosa Come un’ape vecchia e scaltra Da una cosa fa una cosa E poi un’altra, poi un’altra… Amica terra coreografia https://www.youtube.com/watch?v=U1zbOne4qUg E’ la natura Testo e musica https://www.youtube.com/watch?v=VwSY4MOjeNA

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SCUOLA ELEMENTARE I° CICLO

PRIMA SETTIMANA

Leggere A spasso per il tempo con Antonio Canova prima settimana

Leggere Le Muse

Le Muse, erano divinità minori che appartenevano al dio Apollo. Erano nove sorelle,

giovani e bellissime, figlie di Zeus e di Mnemosine, che in greco significa memoria, nate ai

piedi dell'Olimpo. Abitanti dell'Olimpo, a questo preferivano il Parnaso, dove amavano

suonare, cantare e danzare per il dio Apollo. Ognuna di esse aveva le sue particolari

attribuzioni:

-Clio, colei che rende celebri, era l'ispiratrice della storia e veniva rappresentata con un

rotolo di carta in mano.

-Euterpe, colei che rallegra, proteggeva la musica della poesia lirica e aveva in mano un

flauto.

-Talìa, festiva, presiedeva la commedia, la poesia giocosa e l'idillio ed era rappresentata

con una maschera comica in una mano e nell'altra un bastone da pastore, in testa aveva

una corona di edere.

-Melpòmene, colei che canta, era la musa della tragedia, portava una maschera tragica,

la clava di Ercole e una spada, la sua testa era coronata da pampini e calzava i coturni.

-Tersicòre, che si diletta nella danza, era la musa della danza e della poesia corale,

aveva in mano una lira e il plettro e sul capo una ghirlanda di fiori.

-Eràto, che provoca desiderio, era la musica della poesia lirica, soprattutto quella

dell'amore, e della mimica e aveva il capo coronato da mirti e rose.

-Polimnìa, dai molti inni, era la musa degli inni civili e religiosi e dell'oratoria.

-Urània, la celeste, era la musa dell'astronomia e aveva in mano il mappamondo e un compasso. -Callìope, dalla bella voce, la musa della poesia epica, a cui è attribuito lo stilo e una tavoletta spalmata di cera. Le Muse erano invocate specialmente dai poeti come ispiratrici delle lore opere. Chiunque

osasse offenderle veniva severamente punito, come le figlie di Pierio, re della Tessaglia,

che avevano voluto rivaleggiare con loro nel canto e furono mutate in uno stormo di

rauche gazze. Oltre al Parnaso, le Muse frequentavano anche altri luoghi: il monte Pindo,

il monte Elicona. Gli alberi a loro consacrati erano l'alloro e le palme e avevano a loro

servizio Pègaso, il cavallo alato.

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LABORATORIO di scultura con pasta di sale Il gufo – fermacarte

Fornire ad ogni bambino una pallina di pasta di sale

Da modellare come da fotografia.

Una volta asciutta la pasta la testa di gufo può essere

decorata anche usando i pennarelli. (es.1)

Oppure può essere decorato con la pasta ancora

fresca (es.2)

Es.2

Es.1

Altri esempi di uccelli in pasta di sale

Laboratorio Arte terapia

Colorare immagini di gruppi scultorei famosi.

Tabellone di classe.

Ogni bambino incolla un immagine di una scultura famosa

Colorare schede monumenti

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SECONDA SETTIMANA

Leggere A spasso nel tempo con Antonio Canova seconda settimana

Leggere La Leggenda dell’Arcobaleno

Moltissimo tempo fa i colori iniziarono a litigare: ognuno di essi affermava di essere il più

importante, il più utile, il migliore!

Il Verde disse: “Sono io il più importante. Io sono la vita e la speranza. Fui scelto per l’erba, per gli

alberi e per le foglie. Senza me, tutti gli animali morirebbero. Guardate la campagna e vedrete che

sono nella maggioranza delle cose.”

Il Blu lo interruppe: “Tu pensi solamente alla terra, ma io sono il cielo e il mare. L’acqua è la base

della vita, viene giù dal cielo, dalle nuvole, dal mare profondo. Il cielo dà spazio, pace e serenità.

Senza la mia pace, tutti voi non sareste nulla.”

Il Giallo ridacchiò: “Voi siete tutti troppo seri. Io porto le risa, la felicità e calore nel mondo. Il sole è

giallo, la luna è gialla, le stelle sono gialle. Ogni volta che guarda un girasole, il mondo intero

sorride di gioia. Senza di me non ci sarebbe divertimento.”

Prosegui l’Arancione: “Io sono il colore della salute e della forza. Forse sono poco presente, ma

sono prezioso perché dono le necessità della vita umana. Io porto le più importanti vitamine

attraverso carote, zucche, arance, mango. Io riempio il cielo, all’aurora o al tramonto. La mia

bellezza si diffonde così tanto che nessuno attorno a voi può distoglierne il pensiero”

Il Rosso, che non sopportava più tale discorso, urlò: “Io sono il padrone di tutti di voi! Io sono il

sangue della vita! Io sono il colore del pericolo e del valore. Io sono disposto a lottare per una

causa. Io porto fuoco nel sangue. Senza me, la terra sarebbe vuota come la luna. Io sono colore di

passione e d’amore, la rosa rossa ed il papavero.”

Toccò poi al Porpora. Lui era molto alto e parlò con grande pompa: “Io sono il colore della regalità

e del potere. Re e persone di potere mi hanno semprescelto, perché io sono segnale di autorità e

saggezza. Le persone non mi interrogano, loro mi ascoltano e mi rispettano.”

Infine, parlò l’Indaco, molto più quietamente di tutti gli altri, ma con moltissima determinazione:

“Pensate a me. Io sono il colore del silenzio. Non mi si vede proprio, ma senza di me tutti voi

diverreste superficiali. Io rappresento il pensiero e la riflessione, il crepuscolo e l’acqua profonda.

Tutti voi avete bisogno di me per equilibrio e contrapposizione, per preghiera e pace interna.”

E così i colori continuarono a vantarsi, ognuno convinto della propria superiorità.

Ma tuonò improvvisamente un bagliore sorprendentemente brillante. La pioggia iniziò a cadere

implacabilmente e i colori si acquattarono per la paura, avvicinandosi l’un l’atro per confortarsi.

Nel mezzo del clamore, la pioggia cominciò a parlare: “Siete colori sciocchi! Lottate fra voi,

tentando di dominare l’uno sull’altro. Non sapete che ognuno di voi è stato creato per uno scopo

speciale, unico e diverso? Prendetevi le mani e venite da me!

Facendo come gli fu detto tutti i colori si unirono e si presero per mano, La pioggia continuo: “D’ora

in poi, quando piove, ognuno di voi attraverserà il cielo in un grande arco di colore, come un

promemoria dove potete vivere tutti in pace. L’arcobaleno è un segnale di speranza per il domani.”

In questo modo, ogni volta che una buona pioggia viene a lavare il mondo, e un arcobaleno appare

nel cielo, ci è permesso di apprezzare e ricordare tutti i colori.

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LABORATORIO Arcobaleno in fiore

Ritagliare strisce larghe 2.5 cm di

cartoncino leggero nei sette colori

dell’arcobaleno.

Per ogni petalo lunghezza e sequenza

come segue:

Verde 35 cm

Blu 30 cm

Viola 25 cm

Rosso 20 cm

Arancio 15 cm

Giallo 10 cm

Piegare le strisce e unirle a petalo. Fare coppie di petali e cucirli assieme. Infine usare la colla a caldo per

unire le coppie.

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Insegnare The rainbow colours song

https://www.youtube.com/watch?v=tRNy2i75tCc

Red, orange, yellow, green, blue, purple, pink

Red, orange, yellow, green, blue, purple, pink

It's a rainbow

It's a rainbow

A beautiful rainbow in the sky

It's a rainbow

It's a rainbow

A beautiful rainbow in the sky

Red Orange Yellow Green Blue Purple Pink

Red, orange, yellow, green, blue, purple, pink

Red, orange, yellow, green, blue, purple, pink

It's a rainbow

It's a rainbow

A beautiful rainbow in the sky It's a rainbow

It's a rainbow

It's a rainbow

A beautiful rainbow in the sky

Insegnare la canzone Impara i colori con gli amici pesciolini

https://www.youtube.com/watch?v=RHvWW1hYHds

Tabellone di classe.

Colorare schede pittori famosi

Ogni bambino incolla la sua versione del quadro

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TERZA SETTIMANA

Leggere A spasso nel tempo con Antonio Canova terza settimana

Leggere La danza di Luna Molti anni or sono Luna alta nel cielo stellato piangeva. Il suo cuore batteva forte. Per ritrovare il suo centro decise di abbandonare il cielo e vivere sulla terra. Chiese ad una stella di donarle due piccole ali per raggiungere la terra. Luna viaggiò molto. Finalmente dopo molti mesi toccò terra. La sua anima era ancora triste, iniziò a correre veloce nel bosco scuro. I suoi occhi non volevano vedere e le sue orecchie non volevano sentire. La strada era faticosa: salite, discese, torrenti da attraversare, alberi sui quali camminare, ponti traballanti, grandi burroni, funi pericolanti, sassi grandi e piccoli sui quali camminare. Inciampò tante volte, ma proseguì. Iniziò a piovere forte e si formò molto fango, ma ella era coraggiosa. Cadde e si rialzò più volte. Volle provare a lasciarsi andare a quel percorso senza timore, così iniziò a strisciare come un serpente. Sapeva che sarebbe stata l'unica strada per salvarsi. Continuando a strisciare entrò in un tunnel scuro dove incontrò molti animali in viaggio come lei. Civette, Orsi, Lupi, Pipistrelli, Ragni, Lontre. Tutti incitavano Luna a proseguire il suo Viaggio Luna gridava, piangeva. Voleva la Luce più di ogni altra cosa. E nuovamente si lasciò trasportare. Mille emozioni attraversavano la sua forte anima. Uscì dal tunnel, corse ancora disperata. Poi di colpo si fermò. Si guardò intorno. Respirò profondamente. Chiuse gli occhi. Iniziò a danzare. Una magica Danza. Mai vista neppure dagli spiriti. Si udivano in lontananza molti tamburi. Gli spiriti del luogo videro Luna. Si radunarono tutti e copiarono la danza. Tutto il bosco era invaso da spiriti danzanti. Luna danzava come il vento senza fermarsi neppure per prendere fiato, gridava, piangeva e rideva. Venne risucchiata completamente dalla Danza, formando intorno a se una gigante sfera argentata che scoppiò creando una miriade di piccole luci che invasero l'Universo intero, formando tantissime stelle e giochi di colori infiniti. La leggenda vuole che da quel giorno molte popolazioni si riuniscono per donare alla Luna la loro Danza. Si dice che qualcuno si trasformi in Stella e che porti ovunque nell’Universo questa Danza…. Tabellone di classe.

Disegnare strumenti musicali e tipi di danza

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LABORATORIO Pom Poms

Sovrapporre fogli colorati di cartoncino leggere.

Tagliare i fogli fino 7 cm in strisce regolari da 1.5 cm tenendo

i fogli sovrapposti.

Arrotolare la parte non tagliata fino a creare una sorta di

manico e chiudere strettamente con lo scotch

Usare i Pom Poms per accompagnare la danza della Luna

LABORATORIO Le nacchere

Tagliare il cartoncino. Incollare con la colla a caldo. Decorare a piacere

Usare le nacchere per accompagnare la danza della Luna.

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Insegnare I watussi canzone e danza https://www.youtube.com/watch?v=5LHlVb1Yics

Nel continente nero, paraponzi ponzi pò Alle falde del kilimangiaro, paraponzi ponzi pò Ci sta un popolo di negri che ha invenato tanti balli Il più famoso è l'hully-gully, hully-gully, hully-gu

Siamo i watussi, siamo i watussi, gli altissimi negri! Ogni tre passi, ogni tre passi facciamo sei metri! Noi siamo quelli che nell'equatore vediamo per primi la luce del sole, Noi siamo i watussi!

Siamo i watussi, siamo i watussi, gli altissimi negri! Quello più basso, quello più basso è alto due metri! Qui ci scambiamo l'amore profondo dandoci i baci più alti del mondo, Siamo i watussi!

Alle giraffe guardiamo negli occhi, agli elefanti parliamo negli orecchi, Se non credete venite quaggiù, venite, venite quaggiù!

Siamo i watussi, siamo i watussi, gli altissimi negri! Ogni tre passi, ogni tre passi facciamo sei metri! Ogni capanna del nostro villaggio ha perlomeno tre metri di raggio Siamo i watussi!

Nel continente nero, alle falde del kilimangiaro, Ci sta un popolo di negri che ha inventato tanti balli Il più famoso è l'hully-gully, hully-gully, hully-gu

Siamo i watussi, siamo i watussi, gli altissimi negri! Quello più basso, quello più basso è alto due metri! Quando le donne stringiamo sul cuore noi con le stelle parliamo d'amore, Siamo i watussi! Qui ci scambiamo l'amore profondo dandoci i baci più alti del mondo, Siamo i watussi! Noi siamo quelli che nell'equatore vediamo per primi la luce del sole, Noi siamo i watussi!

Nel continente nero, alle falde del kilimangiaro, Ci sta un popolo di negri che ha inventato tanti balli Il più famoso è l'hully-gully, hully-gully, hully-gu

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QUARTA SETTIMANA

Raccontare Il barbiere di Siviglia

Il Barbiere di Siviglia è una celebre opera composta da Gioacchino Rossini Nel primo atto dell'opera, il conte Almaviva corteggia la bella Rosina e si propone quale suo pretendente; il dottor Bartolo, tutore della ragazza, però vuole a tutti i costi impedire il fidanzamento, poiché l'unione tra i due gli impedirebbe di amministrare il patrimonio della giovane. A questo punto entra in scena il famoso barbiere di Siviglia, Figaro, il quale aiuterà il conte Almaviva, suggerendogli di spacciarsi per un soldato ubriacone sotto il falso nome di Lindoro, suscitando subito, così, l'interesse di Rosina. L'intraprendente barbiere di Siviglia decide di aiutare il conte ad introdursi nella dimora di Bartolo, che nel frattempo propone a Rosina di sposarlo, con il fine ultimo di poter mettere le mani sulla dote della ragazza senza doversi più preoccupare di eventuali pretendenti. Rosina però, pur non conoscendo la vera identità di Lindoro, se ne innamora e comincia a coltivare la speranza che questi possa liberarla dal giogo di Bartolo. Nel secondo atto il conte non rinuncia a Rosina e decide di usare un nuovo travestimento, presentandosi da Bartolo sotto il nome di Don Alonso, un finto insegnante di musica. Il conte, inizialmente sospettoso, viene alla fine convinto ad accettare Alonso nella sua dimora, mentre Figaro, con la scusa di dover radere il proprietario di casa, fa la sua comparsa sulla scena. Purtroppo però l'inganno non dura molto, poiché Bartolo riesce a smascherare il finto insegnante di musica e cacciarlo di casa, screditando anche Lindoro agli occhi della giovane Rosina, la quale, turbata, si convince a sposare il suo anziano tutore quasi per dispetto. Durante un temporale, il conte Almaviva, insieme a Figaro, arriva in casa di Bartolo e chiede finalmente a Rosina di sposarla, ottenendo una risposta positiva. Grazie al precedente furto della chiave del balcone da parte di Figaro, i tre architettano dunque la loro fuga, ma una volta recatisi al luogo della fuga, scoprono con orrore che la scala che avevano piazzato fuori della balconata per poter agevolmente scappare è stata rimossa dal perfido Bartolo. La scala è stata tolta da Bartolo che, non fidandosi della polizia, è corso a chiamare il magistrato. Il fantasioso Figaro convince il notaio e il magistrato che il matrimonio per il quale è stato chiamato è quello di Rosina con Almaviva e quando arriva Bartolo il matrimonio è già stato sottoscritto. Quando Almaviva dice al tutore di Rosina di rinunciare alla dote di Rosina il dottor Bartolo è felice anche lui e benedice gli sposi. Personaggi: Il Conte d'Almaviva Don Bartolo, dottore in medicina, tutore di Rosina Rosina Figaro, barbiere Don Basilio, maestro di musica di Rosina Berta vecchia governante in casa di Bartolo LABORATORIO I personaggi del Barbiere di Siviglia Colorare i personaggi ed attaccarli su rotoli di carta igienica e poi mettere in scena l’opera.

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Insegnare l’aria Largo al factotum https://www.youtube.com/watch?v=SEPYR-c3tA4

Largo al factotum della città. - Largo Presto a bottega che l'alba è già. - Presto Ah, che bel vivere, che bel piacere, che bel piacere per un barbiere di qualità, di qualità!

Oh, bravo Figaro! Bravo, bravissimo! Bravo! Fortunatissimo per verità! Bravo! Fortunatissimo per verità, fortunatissimo per verità! Pronto a far tutto, la notte e il giorno sempre d'intorno in giro sta. Miglior cuccagna per un barbiere, vita più nobile, no, non si da. Rasori e pettini lancette e forbici, al mio comando tutto qui sta. Rasori e pettini lancette e forbici, al mio comando tutto qui sta. V'è la risorsa, poi, del mestiere colla donnetta... col cavaliere... colla donnetta... col cavaliere... che bel vivere.. che bel piacere! che bel piacere! per un barbiere di qualità! di qualità! Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono, donne, ragazzi, vecchi, fanciulle: Qua la parrucca... Presto la barba... Qua la sanguigna... Presto il biglietto... tutti mi chiedono, tutti mi vogliono! Qua la parrucca, presto la barba, Presto il biglietto, ehi!

Figaro! Figaro! Figaro!, ecc. Ahimè, Ahimè, che furia! Ahimè, che folla! Uno alla volta, per carità! per carità! per carità! uno alla volta, uno alla volta, uno alla volta, per carità! Ehi, Figaro! Son qua. x2 Figaro qua, Figaro là, x2 Figaro su, Figaro giù, x2

Pronto prontissimo son come il fulmine: sono il factotum della città. della città! della città! della città! Ah, bravo Figaro! Bravo, bravissimo; a te fortuna non mancherà.

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QUINTA SETTIMANA

Leggere Il libro che mangiava i mostri

Leonardo era un simpatico bambino, vivace e intelligente. Era sempre allegro e sembrava che

niente al mondo avesse il potere di spaventarlo. In realtà Leonardo di una cosa aveva paura: i

mostri che abitavano la sua casa. Si nascondevano nel buio, sotto il letto, dentro l’armadio. Il

giorno del suo compleanno la mamma regalò a Leonardo un libro speciale. Quando Leonardo lo

aprì vide che le pagine erano bianche- Perché le pagine sono vuote mamma?

Perché questo è un libro speciale. E’ un libro che si mangia i mostri!

Leonardo era stupito. Come poteva un libro mangiarsi i mostri?

- E’ molto semplice da usare. Ogni volta che entri in una stanza o apri un armadio, per prima cosa

apri il libro e lui si mangerà il mostro.

Quella sera stessa Leonardo decise di usare il suo nuovo libro magico. Tenendolo stretto si avviò

verso la sua stanza. Era buio, e Leonardo sapeva che in quel buio un mostro stava in agguato per

spaventarlo. Aprì il libro, lo tenne davanti a sé come uno scudo e tenendo gli occhi chiusi entrò

nella stanza. Sentì come una folata di vento e niente più. Quando accese la luce e guardò il libro

vide che invece della pagina bianca c’era un mostro mostruosissimo! Per lo spavento Leonardo

chiuse subito il libro!

Così nei giorni successivi Leonardo andò a caccia dei mostri per tutta la casa, e ne fece una bella

raccolta nel suo libro. Quando fu sicuro di averli catturati tutti, andò dalla mamma con il suo trofeo:

- E adesso mamma cosa ne facciamo di tutti questi mostri catturati?

La mamma prese il libro e disse a Leonardo di sedersi sulle sue ginocchia. Poi aprì il libro:

- Guarda questo mostro qui, con i tentacoli. Scommetto che lo hai trovato sotto il letto

- Si, si è vero, come fai a saperlo?

- Ce n’era uno uguale sotto il mio letto, quando era piccola. Ma se lo guardi bene, vedrai che è

proprio buffo con questi occhi che penzolano e questo tentacolo che è così corto da non poter

nemmeno servire per grattarsi il naso.

Leonardo rise. La mamma guardò con Leonardo i mostri del libro e per ognuno faceva notare a

Leonardo che guardati con occhi diversi i mostri alla fine erano più buffi che spaventosi.

Quando ebbero finito la mamma chiese:

- Hai ancora paura di questi mostri?

- No.

- Allora non abbiamo più bisogno di loro.

La mamma mise il libro in lavatrice, regolò la temperatura e fece partire il programma per i capi

resistenti. Quando la lavatrice ebbe finito, il libro era tornato ad essere bianco.

- Adesso lo metto in posto sicuro; potrebbe sempre servire e se non a te, magari ai tuoi figli.- disse

la mamma

Leonardo non ebbe più bisogno del libro mangia-mostri; quando qualche mostro provava ancora a

spaventarlo, li guardava per bene e poi si metteva a ridere e i mostri scappavano via.

LABORATORIO Il libro origami

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Piegare un foglio A4 secondo lo schema.

Ne risulterà un piccolo libro di 8 pagine da rilegare con lo spago.

Ogni bambino scriverà una storia da leggere ai compagni.

Decorare la copertina

LABORATORIO di gruppo

Creare una biblioteca di classe.

Insegnare la filastrocca Se i libri fossero…

https://www.youtube.com/watch?v=-AcxkWkO2iw (versione cantata)

Se i libri fossero di torrone,

ne leggerei uno a colazione.

Se un libro fosse fatto di prosciutto,

a mezzogiorno lo leggerei tutto.

Se i libri fossero di marmellata,

a merenda darei una ripassata.

Se i libri fossero frutta candita,

li sfoglierei leccandomi le dita.

Se un libro fosse di burro e panna,

lo leggerei prima della nanna.

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Insegnare Le storie che non conosci

www.youtube.com/watch?v=sPso_dSrcqY

Chi ti ha dimenticato non si sa

Se ti ha lasciato o se in realtà

Ti sta cercando ancora nella borsa

Tra patente e occhiali

Hai dedica con data se è un regalo

Un prezzo ben nascosto dietro un adesivo

E l'aria di chi non ha un letto fisso

Ma si appoggia in giro

Sarai mai stato in metropolitana

Su una corriera sudamericana

In una zaino pieno a dondolarti sopra a un

treno

Arrotolato in tasca in un cappotto

Chiuso nel buio di un cassetto

Pagine unte con le briciole addosso

Cerchi olimpici di vino rosso

E una formica pietrificata del secolo scorso

Ci sono dei graffiti a coprire un fianco

Spirali ipnotiche a matita in alto

E poche righe sopravvissute a un pennarello

giallo

Sarai mai stata a rischio di bruciarti

O su una mensola ad impolverarti

E riscoperto da qualcuno che non ti aspettavi

Lo hai fatto uscire da un periodo nero

Uscire fuori ancora intero

Una storia che non conosci

Non è mai di seconda mano

È come un viaggio improvvisato

A kilometraggio illimitato

Una storia in cui tu ti specchi

Con i tuoi occhi da marziano

E come una lanterna magica

Che non si ferma

Finito di stampare nel mese di agosto

Di un anno povero con poco inchiostro

Un sangue nobile che colora ogni tua parola

Hai mai viaggiato tutta una notte

Attraversando un temporale forte

Ti sei trovato aperto ad asciugare sotto al

sole

Ho illuminato fino alla mattina

Da una candela o da una pila

Una storia che non conosci

Non è mai di seconda mano

È come un viaggio improvvisato

A kilometraggio illimitato

Una storia in cui tu ti specchi

Con I tuoi occhi da marziano

E come una lanterna magica

Che non si ferma

Le storie che non conosci

Non sono mai di seconda mano

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SESTA SETTIMANA

Leggere Il pescatore saggio

C' era una volta un povero pescatore che ogni mattina andava a pescare in mare e si guadagnava il pane facendo quel mestiere. In un bellissimo pomeriggio, il pescatore si sdraiò sul fondo della barca per fare un pisolino. Aveva una moglie e tre figli, una piccola casa vicino al mare e il lavoro gli piaceva molto. Nel frattempo si avvicinò un turista che, con molto interesse, lo osservò e gli fece alcune fotografie. Però il pescatore, sentendo un rumore di passi, si svegliò e, con sguardo meravigliato, scattò in piedi, chiedendo al turista cosa volesse da lui. Con un po' di imbarazzo cominciarono una conversazione e il turista lo riempì di domande. Voleva sapere tutto della sua vita privata, ma soprattutto di come si svolgeva la sua giornata lavorativa. Così il pescatore, con un sorriso soddisfatto, gli raccontò tutto. "Soldi ne guadagno abbastanza per vivere una vita tranquilla e per sfamare me e la mia famiglia", gli rispose. Il turista però non era tanto convinto della sua vita così semplice e felice e allora gli fece una proposta, cercando di convincerlo: "Perché non vai con la tua barca tutto il giorno in mare? Potresti pescare in un giorno tanto di quel pesce che tra un anno potresti avere tre barche". E continuò: "A quel punto potresti aprire un ristorante e più avanti una fabbrica, non avresti più nessun pensiero, anzi tutti i giorni ti potresti sdraiare nella tua barca, senza far niente, e riposarti". “ E perché dovrei impazzire per fare tutte queste cose, visto che già vivo senza pensieri e ogni giorno mi sdraio sulla mia barca per un riposino?” Il turista rimase molto sorpreso da quella risposta e proseguì per la sua strada e le parole del pescatore lo accompagnarono per molto tempo.

LABORATORIO Pesce mobile

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Piegare il foglio come da istruzioni 1 – 7

Tagliare la parte centrale come da istruzioni 9 ed incollare le bande laterali

Ritagliare la punta e decorare con occhi e pinna

Ritagliare cartoncino dal incollare alla bocca

LABORATORIO di classe

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Tabellone su cui incollare immagini, disegni e fotografie di pesci.

Insegnare Pesciolino dance

https://www.youtube.com/watch?v=bCTyiwWC-tw

Ti insegno un ballo se lo vuoi così puoi farlo insieme a noi

non è difficile vedrai 2 secondi e imparerai...

ci vorrà un po' di fantasia e presto come per magia

ti basta un tuffo e già sarai in fondo al mare allora dai

saluta i polipi gluglugluglu...

le ostriche così...

tutte le anguille e poi...

i pesci intorno a noooi

Metti le mani sopra ai fianchi,

culetto indietro e testa avanti...

muovi la coda su e giù, soffia forte e fai glu glu...

ora non sei più un bambino ma nuoti come un pesciolino...

fai le bolle con la bocca e poi sotto a chi tocca.

Metti le mani sopra ai fianchi,

culetto indietro e testa avanti...

muovi la coda su e giù, soffia forte e fai glu glu...

ora non sei più un bambino ma nuoti come un pesciolino...

fai le bolle con la bocca e poi sotto a chi tocca.

gluglugluglugluglugluglu gluglugluglugluglugluglu

gluglugluglugluglugluglu gluglugluglugluglugluglu

Saluta il pesce palla...

riprendi fiato a galla...

fai ciao a quei delfini...

e infine al pescecane, terrore dei bambini!

Hey, metti le mani sopra ai fianchi,

culetto indietro e testa avanti...

muovi la coda su e giù, soffia forte e fai glu glu...

ora non sei più un bambino ma nuoti come un pesciolino...

fai le bolle con la bocca e poi sotto a chi tocca.

Metti le mani sopra ai fianchi,

culetto indietro e testa avanti...

muovi la coda su e giù, soffia forte e fai glu glu...

ora non sei più un bambino ma nuoti come un pesciolino...

fai le bolle con la bocca e poi sotto a chi tocca.

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Insegnare la canzone 12345 once I caught a fish alive

https://www.youtube.com/watch?v=9ir_l7qTiZ4

One, two, three, four, five,

Once I caught a fish alive,

Six, seven, eight, nine, ten,

Then I let it go again.

Why did you let it go?

Because it bit my finger so.

Which finger did it bite?

This little finger on the right.

One, two, three, four, five,

Once I caught a crab alive,

Six, seven, eight, nine, ten,

Then I let it go again.

Why did you let it go?

Because it bit my finger so.

Which finger did it bite?

This little finger on the right.

One, two, three, four, five,

Once I caught an eel alive,

Six, seven, eight, nine, ten,

Then I let it go again.

Why did you let it go?

Because it bit my finger so.

Which finger did it bite?

This little finger on the right.

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SETTIMA SETTIMANA

Leggere Storie di riciclo

Ero un sacchetto di plastica.. ma ora sono diventato un… Volete scoprirlo? Una volta la mia vita era molto noiosa… mi usavano solo per trasportare cose pesanti e poi mi accartocciavano sempre, finchè un giorno mi bucai, così mi buttarono nel bidone della plastica. Feci un bel viaggetto … mi portarono così in una fabbrica speciale dove mi avrebbero riciclato. Dopo molti processi diventai un bell'astuccio pronto per essere rivenduto. Fui consegnato ad una cartoleria ove un bel giorno una bambina mi comprò…fu così che iniziai una nuova vita. Ora sono colorato e bello, mi sento molto felice di non essere più un sacchetto di plastica, mi piace stare fra i bambini, anche se certe volte mi lanciano a terra tanto forte che le penne che sono dentro di me mi sporcano. Potete fare molto anche voi per agevolare il lavoro delle persone che prestano servizio per salvaguardare l'ambiente. Sarebbe utile incominciare a buttare la plastica, la carta, il vetro e l' alluminio negli appositi contenitori per la raccolta differenziata presenti nelle isole ecologiche di tutte le città e dei paesi. Insieme si può fare veramente molto!! Ero una lattina sono diventata un computer Quando ero una lattina di aranciata ero in uno scaffale di un supermercato con le mie amiche. Un giorno i commessi mi sistemarono bene, io aspettavo che qualcuno mi comprasse…ecco che dopo qualche minuto una bambina di nome Laura, che aveva tanta sete, pregò la mamma di comprarmi. Così fui portata in un sacchetto di plastica fino a casa dove mi misero dentro al frigorifero… morivo dal freddo, non vedevo l'ora che qualcuno bevesse il mio contenuto. Passò del tempo ma nessuno mi consumava... un giorno Laura mi tirò fuori e controllando la data di scadenza si accorse che ero già scaduta!!! Io fui molto triste perchè mi gettò via...il giorno dopo fui trasportata da un grande camion che mi scaricò in una fabbrica speciale… lì venni trasformata dentro strane macchine e dopo lunghi procedimenti mi ritrovai cambiata! Ancora non capivo cosa ero diventata…gli operai parlavano continuamente tra loro di schermo, tastiera, mouse…Ma certo, ero diventata un computer!!! Così fui portato nello stesso supermercato dove c'era Laura che con i suoi genitori stava scegliendo un computer. Osservarono tanti modelli… poi quando giunsero a me mi guardarono a lungo… erano indecisi. Ma ecco che la scelta di Laura cadde proprio su di me. Passai per la cassa, mi portarono a casa e mi misero sopra una bella scrivania nella cameretta di Laura. Tutti i giorni la bambina trascorreva con me parecchio tempo; mi utilizzava per giocare e studiare insieme ai suoi compagni di scuola. Ci pensate che quando ero una lattina non avevo un cervello? Ora invece elaboro tante informazioni, mi collego a internet, possiedo tanti giochi, programmi di ogni genere, enciclopedie, … Se volete sapere la verità sono più felice di essere un computer che una lattina!! Sono un monopattino... ma ero una lattina… un bel giorno un bambino mi comprò. Questo bambino aveva sempre mal di pancia perché beveva in continuazione coca-cola e quando sua madre lo scoprì, mi buttò dalla finestra. Passò un altro bambino, mi raccolse e mi sbattè per sentire se c'era ancora il contenuto.

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Mi portò a casa sua e mi mise nel frigorifero: "brrrrr, che freddo che era; ci sarebbe voluto un cappotto!". Mi tenne un giorno poi, mi portò dagli amici e quando fui vuota finii in un contenitore con sopra scritto " ALLUMINIO" …così mi trovai dentro con tutte le altre lattine. Passarono molti giorni, la gente continuava a buttarmi addosso lattine …finché arrivò un camion che ci raccolse. Feci un lungo viaggio… poi arrivai in una grande città dove mi schiacciarono con le altre lattine, e dopo tanti procedimenti diventai un monopattino! Quel bambino che amava la"coca-cola" mi comprò… io gli avrei voluto parlare ma non ci riuscivo, perché ero stato trasformato assieme alle altre lattine. Decisi, allora, di farlo divertire… così feci per tutto il tempo. Il bambino mi presentò i suoi amici che ogni tanto giocavano con me senza rompermi. Ora il mio amico è diventato grande, non mi usa più , mi trovo in uno sgabuzzino… spero tanto che qualcuno mi riscopra così uscirò di nuovo all' aria aperta! LABORATORIO Perle di carta

Ritagliare triangoli da riviste o cataloghi di pubblicità. Mettere la colla su uno dei lati fino a

due cm dalla base. Arrotolare il triangolo su una cannuccia o una matita fino alla fine

senza stringere troppo. Sfilare.

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Insegnare Don’t worry be happy

https://www.youtube.com/watch?v=d-diB65scQU

Here's a little song I wrote

You might want to sing it note for note

Don't worry, be happy

In every life we have some trouble

But when you worry you make it double

Don't worry, be happy

Don't worry, be happy now

don't worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) be

happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) be

happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

Ain't got no place to lay your head

Somebody came and took your bed

Don't worry, be happy

The landlord say your rent is late

He may have to litigate

Don't worry, be happy

Oh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh don't

worry, be happy

Here I give you my phone number, when you

worry, call me, I make you happy, don't

worry, be happy)

Don't worry, be happy

Ain't got no cash, ain't got no style

Ain't got no gal to make you smile

Don't worry, be happy

'Cause when you worry your face will frown

And that will bring everybody down

So don't worry, be happy

Don't worry, be happy now

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) be

happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) be

happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

Now there, is this song I wrote

I hope you learned note for note

Like good little children, don't worry, be happy

Now listen to what I said, in your life expect

some trouble

When you worry you make it double

But don't worry, be happy, be happy now

don't worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) be

happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

don't worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) be

happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

don't worry, don't worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, don't do it, be happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) put a

smile in your face

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

bring everybody down like this

don't worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) it will

soon pass, whatever it is

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) I'm

not worried, I'm happy

Coreografia

https://www.youtube.com/watch?v=7hGtkE3mGg

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SCUOLA ELEMENTARE II° CICLO

PRIMA SETTIMANA

Leggere A spasso per il tempo con Antonio Canova prima settimana

Leggere Le Muse

Le Muse, erano divinità minori che appartenevano al dio Apollo. Erano nove sorelle,

giovani e bellissime, figlie di Zeus e di Mnemosine, che in greco significa memoria, nate ai

piedi dell'Olimpo. Abitanti dell'Olimpo, a questo preferivano il Parnaso, dove amavano

suonare, cantare e danzare per il dio Apollo. Ognuna di esse aveva le sue particolari

attribuzioni:

-Clio, colei che rende celebri, era l'ispiratrice della storia e veniva rappresentata con un

rotolo di carta in mano.

-Euterpe, colei che rallegra, proteggeva la musica della poesia lirica e aveva in mano un

flauto.

-Talìa, festiva, presiedeva la commedia, la poesia giocosa e l'idillio ed era rappresentata

con una maschera comica in una mano e nell'altra un bastone da pastore, in testa aveva

una corona di edere.

-Melpòmene, colei che canta, era la musa della tragedia, portava una maschera tragica,

la clava di Ercole e una spada, la sua testa era coronata da pampini e calzava i coturni.

-Tersicòre, che si diletta nella danza, era la musa della danza e della poesia corale,

aveva in mano una lira e il plettro e sul capo una ghirlanda di fiori.

-Eràto, che provoca desiderio, era la musica della poesia lirica, soprattutto quella

dell'amore, e della mimica e aveva il capo coronato da mirti e rose.

-Polimnìa, dai molti inni, era la musa degli inni civili e religiosi e dell'oratoria.

-Urània, la celeste, era la musa dell'astronomia e aveva in mano il mappamondo e un compasso. -Callìope, dalla bella voce, la musa della poesia epica, a cui è attribuito lo stilo e una tavoletta spalmata di cera. Le Muse erano invocate specialmente dai poeti come ispiratrici delle lore opere. Chiunque

osasse offenderle veniva severamente punito, come le figlie di Pierio, re della Tessaglia,

che avevano voluto rivaleggiare con loro nel canto e furono mutate in uno stormo di

rauche gazze. Oltre al Parnaso, le Muse frequentavano anche altri luoghi: il monte Pindo,

il monte Elicona. Gli alberi a loro consacrati erano l'alloro e le palme e avevano a loro

servizio Pègaso, il cavallo alato.

LABORATORIO Tabelloni di gruppo sulle Muse – Clio ed Euterpe

Ogni tabellone sarà dedicato settimanalmente ad una o più Muse e a tutto ciò che la

concerne. I bambini assembleranno immagini e disegni relativi alla Musa incollandolo al

tabellone.

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Clio colei che rende celebri, era la Musa della Storia. Viene rappresentata con una tromba

nella mano destra e una pergamena nella sinistra.

Euterpe colei che rallegra, era la Musa della Poesia lirica. Viene rappresentata con

un flauto, sovente doppio

LABORATORIO di SCULTURA Tecnica di fil di ferro

La scultura con il fil di ferro introduce i bambini ai concetti base di linea e spazio e

tridimensionalità.

Materiali:

Fil di ferro da giardino o parimenti malleabile

Blocchetti di legno quadrato

Perle con foro abbastanza grande per consentire al fil di ferro di passare

Matita e stecca

Preparare uno schema di piccoli fori con un

trapano e punta da legno molto fina.

4 fori sulla base del progetto e un numero a scelta

sulle restanti 4 facce del cubo (faccia di appoggio

esclusa)

Tagliare fili fi ferro di misure diverse ed iniziare ad

infilarne un capo nella base della scultura. Ogni

bambino sarà libero di aggiungere perle e di

curvare il fil di ferro a piacimento.

Potrebbe servire fare uno schizzo del progetto

prima di iniziare.

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Insegnare Art will rock you song (base musicale karaoke We will rock you – Queen)

The very first artist

They painted on some walls

With dirt and sticks

No art supplies at all

With mud on their hands

Charcoal and sand

They left their mark

All over the place

Art will… Art will rock you

Art will… Art will rock you

Leggere Venezia di Diego Valeri e sulla base delle indicazioni del poeta imbastire un

disegno di gruppo su un tabellone grande

C’è una città di questo mondo,

ma così bella, ma così strana,

che pare un gioco di Fata Morgana

e una visione dal cuore profondo.

Avviluppata in un roseo velo,

sta con le sue chiese, palazzi, giardini,

tutta sospesa fra due turchini;

quello del mare, quello del cielo.

Così mutevole! A vederla

nelle mattine di sole bianco,

splende d’un riso pallido e stanco,

d’un chiuso lume, come la perla;

ma nei tramonti rossi affocati

è un’arca d’oro, ardente, raggiante,

nave immensa veleggiante

a lontani lidi incantati.

Quando la luna alta inargenta

torri snelle e cupole piene,

e serpeggia per cento vene

d’acqua cupa e sonnolenta,

non si può dire quel ch’ella sia,

tanto è nuova mirabile cosa:

isola dolce, misteriosa,

regno infinito di fantasia…

Cosa di sogno vaga e leggera;

eppure porta mill’anni di storia,

e si corona della gloria

d’una grande vita guerriera.

Cuor di leonessa, viso che ammalia,

o tu, Venezia, due volte sovrana:

pianta di forte virtù romana,

fiore di tutta la grazia d’Italia.

Par tera… par mar… San Marco.

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SECONDA SETTIMANA

Leggere A spasso nel tempo con Antonio Canova seconda settimana

LABORATORIO Tabelloni di gruppo sulle Muse – Talia e Melmopene

Talia colei che è festiva, era la Musa della Commedia.

Melmopene colei che canta, era la Musa della Tragedia. Viene spesso rappresentata con una

maschera tragica e calzante i coturni, tradizionali sandali tragici; oltre a ciò reca spesso con sé

un coltello o un bastone, mentre in capo può portare una corona in cipresso

Leggere La storia di Van Gogh

Vincent Van Gogh è nato nel 1853 e sognava di insegnare ed aiutare le persone povere (da qui la matrice compassionevole dei suoi soggetti: vecchi, uomini e donne, contadini, pescatori, mendicanti). Cercò di diventare pastore, come suo padre, ma senza successo e a seguito di ciò iniziò a dipingere ad olio (in realtà iniziò a disegnare da bambino, ma soltanto a 30 anni decise di dedicarsi esclusivamente alla pittura) girovagando per la Francia dove, a Parigi, venne a contatto con altri artisti famosi come Toulouse-Lautrect, Monet, Renoir, Gauguin. E’ un artista che era affascinato dal ciclo delle stagioni e dai ritmi della natura. Conosceva molti passi della Bibbia a memoria e alcuni in cui la natura viene usata come metafora li ha riportati nei suoi quadri (il seminatore, il pastore del gregge). Come un po’ tutti gli artisti ha avuto delle grosse delusioni amorose e ha sofferto di malattie mentali e fu spesso ricoverato in ospedale. Pare sia morto suicida nel 1890. Van Gogh piace ai bambini perché la sua tavolozza è piena di colori chiari e accesi perché i suoi soggetti sono facilmente riconoscibili. Gli elementi che lo caratterizzano sono l’accentuazione cromatica, il tratto forte e inciso e la drammaticità dei contenuti: Van Gogh sente l’urgenza interiore di esprimere la realtà cambiandola secondo i suoi sentimenti: il colore non è dunque quello vero ma quello che suggerisce l’emozione. La sua pennellata anziché avere una stesura “a virgola” tipica degli impressionisti, tendeva a dare colpetti di pennellate di un certo spessore, interrotte e punteggiate, vorticosamente “allungate”. Per dipingere di notte, e rischiarare tela e tavolozza, Van Gogh indossava spesso un cappello di paglia costellato di candele accese. Varie fonti raccontano di averlo visto lavorare in alcuni caffè con lo strano indumento in testa, e le candele incastrate nella tesa o fissate con alcune mollette. Dipingeva spesso di notte e la Notte Stellata sul Rodano è un esempio Il colore "giallo cromo" è la sua firma pittorica che caratterizza alcuni dipinti come i vari Girasoli o La camera di Arles

LABORATORIO Il mio Van Gogh Colorare le schede della Notte stellata e i Girasoli scegliendo dei colori diversi da quelli di Van Gogh per trovare il proprio colore chiave.

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LABORATORIO Tecnica paint splatter

Usare come base la silhoutte dell’albero

che deve essere incollato su cartoncino per

evitare che la troppa umidità arricci il foglio

bianco.

Ogni colore deve essere diluito molto e

lasciato cadere dall’alto a macchia sul

disegno. Tra un colore e l’altro bisogna

attendere l’asciugatura.

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TERZA SETTIMANA

Leggere A spasso nel tempo…. terza settimana

Leggere La storia di Pannalea

In un paese lontano viveva Pannalea, una bambina che aveva una caratteristica: non sentiva dolore. Se cadeva, se si sbucciava le ginocchia, Pannalea non piangeva, perché non provava dolore. Quando a scuola un bullo la picchiava, lei non piangeva e, capitava, che alla fine fosse proprio il bullo che, disperato, si mettesse a piangere. Così si sparse la voce che Pannalea fosse una bambina molto cattiva e che picchiava tutti. Tutti avevano paura di Pannalea, grandi e piccini. Nessuno si avvicinava a lei, tutti la evitavano. Quando era a scuola la chiudevano in uno stanzino e il bidello faceva la guardia fuori la porta impugnando un bastone. Anche a casa la famiglia aveva paura di lei e la lasciavano sempre chiusa in cantina. Qualche volta Pannalea usciva di casa per andare a giocare all’aperto, ma non appena scendeva in strada tutti gli altri bambini scappavano. In realtà Pannalea non era per niente cattiva. Era come tutti i bambini, ma, siccome lei non sentiva dolore e nessuno poteva picchiarla, tutti avevano paura di lei. A Pannalea piaceva giocare, ma era costretta a giocare sempre da sola. Pannalea amava tantissimo la musica, purtroppo, però, stando sempre chiusa in cantina ed in uno sgabuzzino della scuola, non ascoltava mai la musica. Così non le restava che cantare le canzoncine che si ricordava di aver sentito da piccola. Poi incominciava a ballare. Ma non la vedeva nessuno, perché quando c’era lei per strada, non c’era nessun altro. Ma Pannalea era bravissima, era la più brava ballerina che si fosse mai vista. Eppure, nonostante nessuno la volesse, Pannalea, non era mai triste, sorrideva sempre e passeggiava cantando e ballando. In genere cantava una canzoncina che le cantava la mamma quando era ancora piccolina: Salta, salta palla, la bambina balla, balla sulla palla fa il salta, salta palla. Salta, salta palla, la bambina salta e saltella, saltella sulla palla, la bambina salta e saltella.

C’è da dire però, che molte delle persone che avevano paura di lei, all’occorrenza erano pronti ad usarla per

il proprio tornaconto.

Un giorno, per esempio, in paese arrivarono dei briganti cattivi che volevano derubare tutti. I paesani,

insieme alla famiglia, presero Pannalea e la mandarono incontro i briganti. Questi minacciarono la bambina

di andarsene se no l’avrebbero riempita di botte. Ma Pannalea li guardava sorridendo. Pensava che queste

persone fossero amici con cui poteva giocare. Così i briganti le si avventarono addosso per picchiarla. Ma,

picchiavano, picchiavano, Pannalea continuava a sorridere. Dopo un po’ i briganti si stancarono e,

spaventati da questa bambina che non sentiva dolore, scapparono a gambe levate. Ma nonostante

Pannalea avesse messo in fuga i briganti, la gente del paese continuò a trattare male la povera bambina.

Si avvicinava il Natale e nel paese fremevano i preparativi per il grande ballo dell’ultimo dell’anno.

Il giorno di Natale Pannalea lo trascorse da sola nella cantina mentre tutta la famiglia festeggiava mangiando

ed aprendo i regali.

Arrivò finalmente il giorno del gran ballo di fine anno e tutto il paese era invitato. Pannalea fu chiusa, come al

solito, in cantina e la famiglia andò al gran salone del palazzo comunale dove c’erano tutti: dal sindaco ai

consiglieri, dal dottore al falegname. C’erano gli insegnanti e tutti i compagni di Pannalea. Insomma, c’era

tutto il paese tranne la povera Pannalea. Per l’occasione fu invitato anche un grande musicista che avrebbe

cantato e suonato la chitarra tutta la sera.

Pannalea se ne restò sola sola nella cantina. Ma ad un tratto sentì una musica bellissima e così salì sopra

degli scatoloni per arrivare alla finestra alta della cantina. Così poteva ascoltare meglio. Era la musica più

bella che avesse mai sentito.

Stando su quegli scatoloni e appoggiandosi alla finestra si accorse che non era chiusa, la bambina uscì dalla

cantina e seguì la musica.

Pannalea incominciò a danzare e danzando danzando giunse fino al palazzo comunale. Entrò fino al gran

salone dove erano tutti intenti a ballare e a divertirsi. Ma quando giunse in mezzo alla sala, tutti

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incominciarono ad urlare dallo spavento. Chi stava mangiando lasciò cadere il piatto, chi era intento a bere

lasciò cadere il bicchiere. Tutti quelli che ballavano smisero immediatamente cadendo all’indietro. Tutti, ma

proprio tutti, incominciarono a correre all’impazzata per nascondersi. Pannalea non fece caso alle persone

che gridavano e si nascondevano, ma si diresse verso il musicista. Tutti gridavano al musicista di scappare,

ma questi guardava la bambina senza avere paura. Lui cantava e Pannalea lo guardava estasiata. Poi la

bambina incominciò a sorridere e a ballare. Ballava una danza bellissima. Si muoveva come nessuno

sapeva fare. Effettuava bellissimi grand jeté, volteggiava mille volte su se stessa. A poco a poco tutti

iniziarono ad uscire dai nascondigli. Restarono tutti sorpresi con la bocca spalancata, nel vedere la bravura

di Pannalea. La bambina era la più brava ballerina che si fosse mai vista. Tutte le ragazze incominciarono

ad ammirarla ed invidiarla. Tutti ragazzi se ne innamorarono. Tutti incominciarono a battere le mani e a

gridare brava. Alla fine il musicista smise di suonare e andò a farle i complimenti. Da quel giorno tutti

chiesero scusa a Pannalea ed incominciarono ad esserle amici. Tutti i ragazzi la chiesero in sposa. Ma

Pannalea si era innamorata del musicista che non era scappato quando l’aveva vista e voleva sposare solo

lui: e così fu.

LABORATORIO Rattle drum

Ritagliare Due cerchi di cartone 10 cm di diametro. Sul

retro di uno fissare con lo scotch al centro la metà di

uno spago di circa 30 cm. Al centro incollare la parte

onfdulata di un cartoncino e al centro incollare a caldo

un bastoncino o una matita. Rinforzare con ulteriore

cartoncinoil centro prima di incollare l’altro cerchio.

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LABORATORIO Tabelloni di gruppo sulle Muse – Erato e Calliope

Erato, colei che provoca desiderio, era la Musa della Poesia amorosa. Viene raffigurata come una

giovane, con una corona di mirti e di rose, con in una mano una lira e nell'altra il plettro, collocato vicino

a lei c'è un Amorino armato d'arco

Calliope, colei che ha una bella voce, era la Musa della Poesia epica. Viene sempre rappresentata con in

mano una tavoletta su cui scrivere. Talvolta ha con sé un rotolo di carta oppure un libro e porta

una corona d'oro sul capo.

Insegnare Rap Il vento http://www.educabimbi.it/filastrocca-vento-filastrocca-rap/

Soffia forte, soffia il vento tra le scale. Soffia il vento soffia quello di maestrale. C’è uno spiffero tra porte e finestre, sopra il prato, sopra i monti e sul paesaggio rupestre. Ascolta come fischia oggi senza sosta, il vento soffia freddo anche sulla costa. Ma è bella rinfrescante quella brezza di mare quando è estate e si suda e c’è troppo calore. Tra gli alberi e le foglie un sussurro si sente, sarà la pioggia o i passeri o il vento di ponente. E ci sono giorni in cui nessuna ne imbrocco, la colpa non è mia, sarà quel vento di scirocco. Ed in paese adesso suona la campana, ma non è il campanaro, è solo la tramontana che soffia fredda e rende le persone sghimbesce per oggi io sto in casa, che fuori non s’esce.

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QUARTA SETTIMANA

Leggere A spasso nel tempo…. quarta settimana

Leggere L’alfabeto contro la schiavitù

Nel dicembre del 1846, più di 15 anni prima dello scoppio della Guerra civile americana

avvenuto nel 1861, due signore di nome Hannah e Mary Townsend pubblicarono

un libretto per bambini intitolato L’Alfabeto Anti-Schiavitù. Lo scopo del libro infatti

era insegnare ai più piccoli l’importanza dell’abolizione della schiavitù e soprattutto cosa

significa essere tutti uguali. Il libretto cominciava così:

Ascoltate bambini, ascoltate tutti il nostro appello sincero. Voi siete molto giovani, è vero,

ma ci sono molte cose che potete fare. Anche voi potete chiedere che le persone non

acquistino più schiavi, e che chi ne possiede restituisca loro al più presto la libertà.

Potrebbero finire con l'ascoltare quello che dite e cambiare a loro volta opinione. Qualche

volta, mentre camminate tornando dalla scuola, potreste chiacchierare con altri vostri

compagni di classe, raccontargli qual è il destino che tocca al figlio di uno schiavo, senza

una mamma e solo. E poi potete rifiutarvi di prendere caramelle, dolci e dolcetti. Dire "no,

a meno che non sia stato lavorato da una persona libera, gli schiavi non dovrebbero

lavorare per me". Voi, cari piccoli lettori, ognuno di voi può insegnare un'utile lezione. Voi,

ognuno di voi, può aiutare a liberare questa terra dalla schiavitù

Questo è l’alfabeto:

A – Abolitionist sta per abolizionista, un uomo che liberare gli schiavi sfruttati e restituire a tutti loro la

libertà che gli spetta.

B – Brother sta per fratello, fratello con una pelle più scura, ma sempre caro come un fratello per te.

C – Cotton field sta per Campo di Cotone, quello che lega a questa ingiustizia il nostro fratello quando,

in quanto schiavo di un uomo bianco, deve lavorare lì dalle prime luci della mattina a quelle della sera.

D - Driver sta per Sorvegliante, colui che segue gli schiavi, con la frusta in mano, pronto a punirle chi

osa fermarsi un attimo a riposare o disobbedire a un ordine.

E – Eagle sta per l'aquila, che vola in alto, un simbolo della libertà

F – Fugitive sta per lo schiavo che scappa e viaggia attraverso la notte scura nascondendosi di

giorno.

G – Gong il il suono vibrante con cui alle prime luci dell'alba vengono svegliati gli schiavi per andare al

lavoro fino a notte

H - Hound sta per Segugio, quello che il padrone ha addestrato a seguire le tracce del povero fuggitivo

per riacciuffarlo e riportarlo indietro

I – Infant sta per il bambino, strappato alle braccia della madre e venduto all'asta pubblica insieme ai

cavalli, alle mucche e ai sacchi di granturco

J - Jail sta per prigione, sul cui pavimento giace spaventata la madre in attesa che arrivi il suo crudele

padrone e la porti via.

K - Kidnapper sta per il Rapitore che ruba la gente all’Africa

L - Lash sta per Frusta che usavano i sorveglianti sui ribelli.

M - Merchant è il mercante del nord che compra quello che gli schiavi producono e fa si che quindi gli

schiavi vengano ancora rubati alle loro terre

N - Negro sta per Nero, che era libero a casa sua, lontanissimo da qui e che viveva deliziato all'ombra

degli alberi di palma e delle noci di cocco

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O – Orange tree sta per l'albero di Arance che fioriva vicino alla sua capanna e che da quando è stato

catturato dai negrieri bianchi non ha più rivisto

P- Parents sta per i genitori a cui la schiavitù ha portato via i figli

Q - Quarter sta per l'Alloggio dove gli schiavi sono nutriti con cibo spartano e dove dormono su degli

squallidi giacigli

R – Rice swamp sono le Risaie dove lavora tutti i giorni fino a notte

S - Sugar sta per Zucchero quello che lo schiavo coltiva duramente perché tu lo possa mettere nelle

tue crostate o nel tuo tè, nelle tue caramelle o nei tuoi pasticcini

T - Tobacco sta per Tabacco anche quello coltivato con il faticoso lavoro degli schiavi, perché il

gentiluomo lo possa fumare

U – Upper Canada è il Canada del nord dove il povero schiavo può trovare pace dopo tutto il suo

vagabondare perché quello è suolo britannico e lì la schiavitù è proibita.

V - Vessel è il vascello, nella cui stiva nera, centinaia e centinaia di Africani sono stipati e portati

dall'altra parte dell'oceano per essere venduti

W – Whipping post sta per il posto dove gli schiavi vengono puniti

X – Xerxes Serse, antico guerriero greco affamato di potere che combatteva con la spada. Le nostre

armi devono essere l’amore e la verità.

Y - Youth sta per Giovinezza quel momento in cui tutti dovrebbero combattere coraggiosamente contro

l'ingiustizia perché non è mai troppo presto per iniziare

Z – Zeaolus man sta per l'uomo zelante e sincero, e giusto e onesto, uno strenuo difensore dei diritti

degli schiavi. Non vorresti anche tu essere così?

LABORATORIO di classe

I bambini si divideranno le lettere e ne rappresenteranno il significato graficamente. Poi le

incolleranno su un tabellone.

Inoltre ritaglieranno dalle riviste pezzettini di immagini nei sette colori della bandiera della

pace e li incolleranno su una bandiera di un 1.00mt x 0.70 mt che verrà attaccata nella

sala dove i cori si esibiranno.

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Insegnare We shall overcome

https://www.youtube.com/watch?v=0VGZQmZdDjs

We shall overcome, We shall overcome, We shall overcome, some day. Oh, deep in my heart, I do believe We shall overcome, some day. We’ll walk hand in hand, We’ll walk hand in hand, We’ll walk hand in hand, some day. Oh, deep in my heart, We shall live in peace, We shall live in peace, We shall live in peace, some day. Oh, deep in my heart, We shall all be free, We shall all be free, We shall all be free, some day. Oh, deep in my heart, We are not afraid,

We are not afraid,

We are not afraid, today

Oh, deep in my heart,

We shall overcome

We shall overcome, some day. Oh, deep in my heart,

I do believe

We shall overcome, some day

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QUINTA SETTIMANA

Leggere A spasso nel tempo…. quinta settimana

Leggere Come fare un buon fumetto

1 Disegna la storia tramite miniature. Per aiutarti, abbozza uno schema temporale

(story-board), con ogni passo o evento della storia e decidi in anticipo quante pagine

dedicare ad ognuno. Così facendo non commetterai l'errore di dedicare più pagine del

dovuto ad un evento poco importante ai fini della trama. Successivamente disegna le

miniature sulla base di come hai deciso che si svolgeranno gli eventi. Non c'è bisogno di

fare uno script completo. Le miniature sono delle piccole versioni frammentarie di ogni

pagina. Dal momento che le miniature sono piccole ed imprecise, non dovrai perdere

troppo tempo.

2 Scegli le miniature "buone". Butta gli scarti. Puoi decidere la grandezza delle

miniature, se devono essere più grandi o più piccole, sottolineate o meno

3 Scrivi le lettere "leggermente". Sarai tentato d'iniziare a disegnare, ma è necessario

considerare lo spazio che verrà occupato dai dialoghi. Fai attenzione al posizionamento

delle "bolle di discorso". Il lettore legge prima la bolla sulla parte superiore e la prima a

sinistra. Tieni a mente questi particolari quando organizzi i dialoghi.

4 Schizzi e disegni. Assicurati che ogni pannello sia chiaro. Ci sono disegni che

soffocano le scritte? Un angolo è difficile da leggere? La "bolla di discorso" copre un

dettaglio importante del disegno? È tutto chiaro e facile da capire? Prova a utilizzare una

matita appuntita (cosi sarà più facile leggere il tuo fumetto. Potresti utilizzare anche una

micromina. Ricordati di rileggere ogni pagina per assicurarti che sia tutto chiaro. Se un tuo

amico ti chiede: "cosa intendi qui?" o "come ha fatto il personaggio ad arrivare qui?"

Significa che la pagina non è abbastanza chiara.

5 Definisci con la matita. Aggiungi dettagli ai personaggi, oggetti e sfondi. Lo scizzo

lascia il posto al disegno vero e proprio. Ad alcuni artisti basta lasciare il lavoro a matita.

Tuttavia, la maggior parte dei fumetti sono ripassati con l'inchiostro sopra la matita. Usa il

metodo che ritieni più adatto al tuo lavoro.

6 Decidi lo stile delle lettere e il tipo di inchiostro che userai. Il “lettering” è

estremamente importante, racconta metà della tua storia, mentre le immagini raccontano

l'altra metà. La scritta a mano può richiedere molto tempo, ma il risultato sarà superbo se

eseguito da un calligrafo di talento. Usa le matite ruvide per le lettere. Oppure considera

l'utilizzo di Word, o un programma simile, e un font come Comic Sans per rendere le tue

lettere perfette e leggibili. Non dimenticarti di controllare l'ortografia! La grammatica è

importante.

7 Trova un titolo per la storia. Non è così semplice come sembra. Se ne hai già uno,

ottimo! Se non hai ancora trovato un titolo, inizia a scrivere parole che riguardano la tua

storia.

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8 Buon divertimento

LABORATORIO Fare un fumetto

Ogni bambino si cimenterà in un fumetto che monterà in un libro pop up di 8 pagine.

1 - 2 3

4 5

6 7

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LABORATORIO Tabelloni di gruppo sulle Muse – Polimnia Tersicore Urania

Polimnia, colei che presiede la pantomima, la danza associate al canto sacro ed eroico. Viene

rappresentata come una giovane donna dall'aspetto devoto, avvolta da velo e mantello, con il capo

cinto da una corona di perle.

Tersicore, è la protettrice della danza e della lirica corale. Madre delle sirene. Solitamente viene

raffigurata con abiti simili a quelli dei cantori e coronata con foglie di alloro sempre intenta a suonare la

lira.

Urania, era la musa dell'astronomia e della geometria. Viene rappresentata vestita di un abito azzurro,

coronata di stelle, mentre sostiene con le mani un globo

Insegnare Blowing in the wind

https://www.youtube.com/watch?v=G58XWF6B3AA

How many roads must a man walk down Before they can call him a man? How many seas must a white dove sail Before she sleeps in the sand? How many times must the cannon balls fly Before they're forever banned?

The answer, my friend, is blowin' in the wind The answer is blowin' in the wind

How many years can a mountain exist Before it is washed to the sea? How many years can some people exist Before they're allowed to be free? How many times can a man turn his head And pretend that he just doesn't see?

The answer, my friend, is blowin' in the wind The answer is blowin' in the wind

How many times must a man look up Before he can see the sky? How many ears must one man have Before he can hear people cry? How many deaths will it take 'til he knows That too many people have died?

The answer, my friend, is blowin' in the wind The answer is blowin' in the wind

The answer is blowin' in the wind

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SESTA SETTIMANA

Leggere A spasso nel tempo…. sesta settimana

LABORATORIO Dalle foto alla storia

Ogni bambino ritaglia 10 fotografie da riviste e quotidiani e costruisce uno story board al quale aggiunge una sua foto.. Incolla tutto su una superficie rigida come quella suggerita. Sotto ogni foto scrive una breve didascalia che serve a completare la narrazione. Alla fine del progetto racconta la storia ai compagni.

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Insegnare We are the world

https://www.youtube.com/watch?v=Zi0RpNSELas

There is a time when we should hear the certain calls 'Cause the world it seems it's right in this line 'Cause there's a chance for taking in needing our own lives It seems we need nothing at all I used to feel I should give away my heart And it shows that fear of needing them Then I read the headlines and it said they're dying there And it shows that we must heed instead

We are the world We are the children We are the ones who make a brighter day So let's start giving There's a chance we're taking We're taking our own lives It's true we'll make a brighter day Just you and me

Give in your heart and you will see that someone cares 'Cause you know that they can feed them all Then I read the paper and it said that you've been denied And it shows the second we will call

We are the world We are the children We are the ones who make a brighter day So let's start giving There's a chance we're taking We're taking our own lives It's true we'll make a brighter day Just you and me

Now there's a time when we must love them all And it seems that life, it don't make love at all But if you'd been there, and I'll love you more and more It seems in life, I didn't do that

We are the world, the world We are the children, are the children We are the ones who make a brighter day So let's start giving, let's start giving

There's a chance we're taking We're taking our own lives It's true we'll make a brighter day Just you and me

We are the world, are the world We are the children, are the children We are the ones who make a brighter day So let's start giving, let's start giving But there's a chance we're taking, taking We're taking our own lives It's true we'll make a brighter day Just you and me

We are the world, shalom We are the children, shalingin We are the ones who make a brighter day, shalom So let's start giving, 'cause that's what we're being There's a chance we're taking We're taking our own lives It's true we'll make a brighter day Just you and me Come on, yeah

We are the world, shalom We are the children, shalingin We are the ones who make a brighter day, shalom So let's start giving, 'cause that's what we're being There's a chance we're taking We're taking our own lives It's true we'll make a brighter day Just you and me Oh yeah, we got it

We are the world, shalom We are the children, shalingin We are the ones who make a brighter day, shalom So let's start giving, cause that's what we're being There's a chance we're taking We're taking our own lives It's true we'll make a brighter day

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SETTIMA SETTIMANA

Leggere A spasso nel tempo…. settima settimana

Leggere Il mozzicone di sigaretta

Il mozzicone di sigaretta Era domenica: Filippo si trovava in viaggio con i suoi genitori

poiché avevano deciso di fare una gita in montagna fra boschi e prati stupendi. Il tempo

era splendido e tutto andava a meraviglia. Durante il viaggio il bimbo osservava incuriosito

il paesaggio che scorreva sotto i suoi occhi. Papà guidava con molta prudenza, parlando

serenamente; di tanto in tanto, fischiettava un allegro motivetto. Madre e figlio sorridevano

felici. Dopo aver attraversato alcuni paesi in pianura la strada iniziò a salire e divenne

piuttosto ripida e piena di curve. Ma il paesaggio che la circondava ripagava lo sforzo di

quel viaggio: pini, abeti, faggi, larici, pioppi coloravano di varie tinte la montagna. Filippo

vide persino un capriolo che, uscito dalla macchia, si era fermato un istante sul ciglio della

strada per poi sparire di nuovo nel fitto del bosco. Fu un'emozione unica per il piccolo!

Dopo tante curve, finalmente giunsero ad una baita circondata da maestosi abeti. Era una

bella casetta tutta di legno rallegrata da coloratissimi fiori posti sui davanzali. Parcheggiata

l’auto la famigliola s'incamminò dietro la baita dove il bosco di abeti faceva da corona: un

sano profumo di resina li avvolse. Il papà, per rilassarsi e scaricare la stanchezza del

viaggio, accese una sigaretta ignorando i cartelli di divieto posti in tutta la zona. Filippo,

non sapendo leggere, non poteva sapere che il suo papà stava sbagliando nel fumare.

Una boccata dopo l'altra la sigaretta si esaurì in fretta. Ne restò un mozzicone che l'uomo,

senza riflettere, gettò lontano fra gli abeti. Ed i tre tornarono alla baita per pranzare. Sotto

gli abeti , su un bel tappeto di aghi secchi giaceva il mozzicone che,a prima vista,

sembrava spento, ma era solo apparenza! Piano piano, sotto di esso, gli aghi secchi degli

abeti si annerirono sprigionando un piccolo soffio di fumo. Filippo e la sua famiglia, al

termine del pranzo, fecero una breve passeggiata nei dintorni e rientrarono poi ignari di ciò

che stava per accadere. Il piccolo soffio di fumo si ingrandì sempre di più, gli aghi

cominciarono a scoppiettare. Da questo crepitio, tutto d'un tratto, scaturirono le prime

lingue di fuoco che presero a bruciare tutto quello che c'era vicino e ad alimentarsi sempre

più. Il fuoco si allargò in poco tempo divorando tutto ciò che incontrava nel suo cammino. Il

padrone della baita si accorse solo in quel momento del pericolo e chiamò i vigili del fuoco:

ormai l'incendio era divampato in modo spaventoso. Le lingue di fuoco erano enormi. Il

padrone della baita mise in salvo se stesso e i suoi clienti. Tutt’intorno era un'immagine

paurosa. Il fuoco stava distruggendo una larga fetta di bosco. I vigili del fuoco lavorarono

alacremente per spegnere l'incendio usando anche gli elicotteri e i Canadair. Ci vollero

due giorni e due notti per tornare alla normalità e, alla fine, non rimase che una enorme

chiazza nera che si vedeva da lontano. La notizia di quel disastro comparve su tutti i

giornali: fu così che il padre di Filippo apprese la notizia. Leggendo l’articolo con molta

attenzione si ricordò del mozzicone di sigaretta, che, proprio lui, aveva gettato a terra. E si

rese conto di essere il responsabile di quel disastro. Quel medesimo giorno riunì attorno a

sé la famiglia ed esordì dicendo: “Vi ricordate quel giorno in montagna? Ho letto ora il

giornale e ho saputo che c'è stato un incendio. Quel giorno, ho fatto una cosa stupida, la

più stupida che potevo fare e, ora, mi sento in colpa.” Filippo lo interruppe: “Cos’hai fatto

papà?” “Ho fumato senza rispettare i cartelli che lo proibivano e, come se non bastasse,

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ho gettato a terra il mozzicone di sigaretta. E’ un gesto che non avrei mai dovuto fare,

perché a causa di questa mia imprudenza è scoppiato un incendio che ha distrutto quel

posto meraviglioso. Mi sono comportato da incivile! La natura va rispettata! Ora non mi

resta che pagare il conto dei danni che ho provocato. Sono stato imprudente ed un

incosciente, Filippo! Non prendere esempio da me e non fare mai quello che ho fatto io!” Il

papà di Filippo aveva capito il suo errore e, nello stesso tempo, aveva dato una lezione

importante al figlio assumendosi la propria responsabilità. Da quell’errore nacque anche

un proposito: non avrebbe mai più fumato in vita sua.

LABORATORIO Le spirali di plastica

Bottiglie di plastica

Pennarelli indelebili

Forbici con punta arrotondata

Un bastoncino

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Tagliare il fondo delle bottiglie e conservarlo per il prossimo laboratorio per un altro

laboratorio. Colorare la bottiglia con pennarelli colorati ed indelebili. Partendo dal fondo

tagliare a spirale fino alla spalla della bottiglia( vicino al collo).

Infilare le bottiglie su un bastoncino da appendere in giardino o su

un ramo fine e lasciar dondolare le spirali al vento.

Insegnare Riciclo rap

https://www.youtube.com/watch?v=eZfBuJ7LT48

Insegnare Don’t worry be happy

https://www.youtube.com/watch?v=d-diB65scQU

Here's a little song I wrote

You might want to sing it note for note

Don't worry, be happy

In every life we have some trouble

But when you worry you make it double

Don't worry, be happy

Don't worry, be happy now

don't worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) be

happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) be

happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

Ain't got no place to lay your head

Somebody came and took your bed

Don't worry, be happy

The landlord say your rent is late

He may have to litigate

Don't worry, be happy

Oh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh don't

worry, be happy

Here I give you my phone number, when you

worry, call me, I make you happy, don't

worry, be happy)

Don't worry, be happy

Ain't got no cash, ain't got no style

Ain't got no gal to make you smile

Don't worry, be happy

'Cause when you worry your face will frown

And that will bring everybody down

So don't worry, be happy

Don't worry, be happy now

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) be

happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) be

happy

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(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

Now there, is this song I wrote

I hope you learned note for note

Like good little children, don't worry, be happy

Now listen to what I said, in your life expect

some trouble

When you worry you make it double

But don't worry, be happy, be happy now

don't worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) be

happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

don't worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) be

happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

don't worry, don't worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, don't do it, be happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) put a

smile in your face

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

bring everybody down like this

don't worry

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) it will

soon pass, whatever it is

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) don't

worry, be happy

(Ooh, ooh ooh ooh oo-ooh ooh oo-ooh) I'm

not worried, I'm happy

Coreografia

https://www.youtube.com/watch?v=7hGtkE3mG_g

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LABORATORI SUPPLEMENTARI ELEMENTARI

Facce da fumetti

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Musica danza e canto

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We are the world

https://www.youtube.com/watch?v=HqjYoUbmAPs

There comes a time when we hear a certain call

When the world must come together as one.

There are people dying and it's time to lend a hand

To life - the greatest gift of all.

We can't go on pretending day by day

That someone somewhere will soon make a change.

We are all a part of God's great big family

And the truth

You know

Love is all we need.

We are the world

We are the children

We are the ones who make a brighter day

So let's start giving.

There's a choice we're making

We're saving our own lives.

It's true

We'll make a better day

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Just you and me.

Well

Send them your heart

So they'll know that someone cares

And their lives will be stronger and free.

As God has shown us by turning stone to bread

And so we all must lend a helping hand.

We are the world

We are the children

We are the ones who make a brighter day

So lets start giving

There's a choice we're making

We're saving our own lives

It's true we make a brigther day

Just you and me...

Light a candle for peace

https://www.youtube.com/watch?v=50i-KO-uNU8

Light A Candle For Peace

Light a candle for love

Light a candle that shines all away around the world

Light a candle for me

Light a candle for you

That our wish for world peace

Will one day come true

Light a candle for peace

Light a candle for love

Light a candle that shines all away around the world

Light a candle for me

Light a candle for you

That our wish for world peace

Will one day come true

Sing peace around the world

Sing peace around the world

Sing peace around the world

Sing peace around the world

Earth We’re In It Together

coreografia

https://www.youtube.com/watch?v=tUHZsEtJXdk

versione karaoke

https://www.youtube.com/watch?v=12K1pzBL0zM

Earth! We’re in it together,

Forever and ever.

saving our water, land, and air.

This is our planet to share.

Page 101: con Antonio Canova - cooperativacomunica.org · “E vero. E avete anche sentito parlare delle nove Muse che hanno guidato la mano di molti artisti… cantando la bellezza e l’importanza

We need clean air around us all.

Land to walk on and waterfalls.

But the world is changing day by day.

LISTEN to what we say.

One by one, we can spread the news

About how to STOP pollution blues.

Together we’re reaching out to you,

To help us save the Earth.

Earth! We’re in it together,

Forever and ever.

saving our water, land, and air.

This is our planet to share.

Imagine our world, clean and litter-free.

From the ocean to the sky.

Join our hands, share the vision we can see.

Let’s begin by taking pride!

Together we can show we care.

This is our Earth to share!

We’re in it together!

Natura natura e ancora natura!!!

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Piegare a metà per lungo un foglio A4. Fare una piega di un paio di cm per la lunghezza che servirà da limite

di taglio. Tagliare come da foto. Arrotolare ogni strisciolina di carta fino alla piega.

Tagliare due striscie di cartaverde e arrotolare come da immagini per ottenere un gambo.

Pennellare abbondante colla vinilica sul retro della piega dei petali. Appoggiare la punta del gambo e con

movimento circolare ricoprire il gambo avvolgendolo con la piega dei petali. In questo modo i riccioli

gireranno attorno allo stelo.