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La strada del Gran Paradiso ITINERARI CULTURALI NELLE VALLI ORCO E SOANA COMUNITA MONTANA VALLI ORCO E SOANA COMUNITA MONTANA VALLI ORCO E SOANA GUIDA TURISTICA CopertinaPuntoMet._CopertinaPuntoMet. 24/05/12 10.37 Pagina 1

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La strada del Gran ParadisoITINERARI CULTURALI NELLE VALLI ORCO E SOANA

COMUNITA MONTANAVALLI ORCO E SOANA

COMUNITA MONTANAVALLI ORCO E SOANA

GUIDA

TURISTICA

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La strada del Gran ParadisoITINERARI CULTURALI NELLE VALLI ORCO E SOANA

COMUNITA MONTANAVALLI ORCO E SOANA

Edizione: giugno 2012Stampa: Marcograf, Venaria Reale TO

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CULTURA, AMBIENTE e TURISMO: I CARDINI DELLA RIPARTENZA

In questo preciso momento storico scrivere di “cultura” potrebbeessere considerato un vezzo o un semplice “perder tempo” ri-spetto ai “veri” problemi che stanno attanagliando la società.Invece noi crediamo che proprio in questa fase di profonda crisieconomica, rivalutare il patrimonio culturale rappresenti, assie -me alla “green economy”, una concreta possibilità di sviluppotu ri stico-economico del territorio.La promozione dei beni culturali abbinata all’iniziativa “Stradadel Gran Paradiso” non deve essere letta come una mera illu-strazione delle “ricchezze” delle Valli Orco e Soana bensì comeu na “ripartenza” del territorio tesa a contrastare la perdurantecrisi industriale e finanziaria.Cultura, ambiente e turismo sono le tre parole chiave sullequa li noi crediamo debba essere ripensato il modello di gover-nance del territorio.La presente pubblicazione, redatta in collaborazione con la Pro-vincia di Torino, il Parco Nazionale Gran Paradiso, i Comuni e laCo munità Montana Valli Orco e Soana, intende essere il puntodi avvio per una nuova concezione della valorizzazione degli iti-nerari culturali esistenti sul territorio.

L’ASSESSORE IL PRESIDENTEalla CULTURA e TURISMO della Comunità Montana

Dott. Silvio VARETTO Valli Orco e SoanaDott. Danilo CROSASSO

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STORIA, SPIRITUALITÀ, NATURA ED ENOGASTRONOMIA SI INCONTRANOSULLA STRADA DEL GRAN PARADISO

La Strada del Gran Paradiso: un sogno che è diventatoreal tà nel giro di alcuni mesi. È bastato infatti meno diun anno alla Provincia di Torino, agli amministratorilo cali di 44 Comuni del Canavese occidentale e ad unase rie di soggetti privati particolarmente interessati allapromozione del territorio per concretizzare l’idea di uncircuito che mettesse in rete le eccellenze del territorio.La proposta era semplice: mettere da parte la dif fusae persistente mentalità campanilistica, per dar vita adun progetto di aggregazione e animazione che avesseal centro le peculiarità storico-culturali, natura listicheed enogastronomiche delle terre di pianura e di mon-tagna che stanno ai piedi di quel grande massic cio al-pino che segna il confine ad alta quota tra Piemonte eValle d’Aosta. Tre sono i filoni su cui gli am ministratoripubblici e gli imprenditori hanno scelto di puntare laloro attenzione ed i loro sforzi promozionali:A la natura, protagonista nel Parco Nazionale del Gran

Pa radiso e in quattro vallate dai nomi arcani ed evo-cativi: Orco, Soana, Gallenca, Sacra;

B gli itinerari storico-culturali e quelli della spiritua-lità, che toccano luoghi-simbolo dell’epoca medioeva -le come castelli e torri, ma anche i luoghi dellaspi ritualità come, tra gli altri, l’Abbazia di Fruttua-ria di San Benigno Canavese ed il Santuario di Bel-monte;

C l’enogastronomia.Il 2011 ha segnato la “nascita” ufficiale della Strada,con l’evento “Un assaggio di Paradiso”, che ha propo-sto una vetrina enogastronomica del territorio a PontCanavese, Cuorgnè e Rivarolo Canavese, in una sortadi “benvenuto ufficiale” nella “Strada del Gran Paradi -so”. Il successo di pubblico e l’attenzione dei media perl’iniziativa hanno convinto i promotori di essere vera-mente sulla “Strada” giusta: ma li hanno anche carica -ti di responsabilità, nella consapevolezza che i passisuc cessivi sarebbero stati attentamente osservati egiu dicati da chi vive nel territorio e da chi lo visita abi-tualmente o lo scopre per la prima volta. Gli Enti, leas sociazioni ed i privati che sostengono il progetto del -la Strada hanno deciso di aprire il secondo anno di at-tività con un evento dedicato alla natura ed allo sportnei giorni del Solstizio d’estate, scegliendo CeresoleRea le, Locana e Valprato Soana come scenario di nu-merose attività sportive tra cui nordic walking, canoa,

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ti ro con l’arco, passeggiate a cavallo, giri in bicicletta,ar rampicata ed escursioni sui sentieri di montagna.Ogni località ha una sua vocazione, che la Strada hacer cato di valorizzare. Ceresole Reale, ad esempio, of -fre un territorio ideale per il nordic walking. Ma il lagodi Ceresole e le sue rive sono perfetti anche per la ca -noa, il windsurf ed il tiro con l’arco. Locana punta epun terà sempre più in futuro sulle escursioni a cavalloe in bicicletta. Una manifestazione che ha lo scopo diav vicinare i turisti (soprattutto i bambini) alla naturae di farli ritornare ai piedi del Gran Paradiso deve peròproporre anche eventi che intrattengono e divertono,co me le dimostrazioni di falconeria ed i giochi d’acquain piscina per i bambini. Valprato Soana ha invece scel -to di “coccolare” i turisti (nuovo o abituali che siano)con un intero fine settimana di appuntamenti musicali,con “Una Valle Acustica” e “Ingria Woodstock Festival”.Senza dimenticare, però, che ai veri sportivi interessa -no le escursioni sui percorsi della GTA, le dimostrazio -ni e le prove di arrampicata sulle palestre naturali ear tificiali, il “Percorso vita” di Piamprato ed il Diplomaciclistico della valle Soana. Il metodo di lavoro che sista affermando è ad un tempo semplice ed impegnati -vo, perché in ognuno dei Comuni e dei territori della“Strada” che si mettono in gioco ed in vetrina glieventi sono pensati non come fini a se stessi ma comeoccasioni per attrarre, incuriosire e fidelizzare il turi-sta amante della natura, della storia e dell’enogastro-nomia. Su quei percorsi, in quelle città, in quei castelli,in quelle aziende agricole, in quei ristoranti e alberghisi deve potere e volere ritornare, per scoprire angolinon ancora esplorati o semplicemente per riassapo-rare un’atmosfera, una sensazione, un momento dipiacevole arricchimento personale vissuto nelle prece-denti visite.

Michele FassinottiMedia Agency Provincia di Torino

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Con il contributo di:

ALPETTE CERESOLE REALE FRASSINETTO INGRIA

LOCANA NOASCA PONT CANAVESE RIBORDONE

RONCO CANAVESE SPARONE VALPRATO SOANA

Coordinatore editoriale: Franco Bosio.Collaboratori: Franco G. Ferrero (Comunità Montana, ORSO TV), Andrea Casa-leggio (Parco Nazionale del Gran Paradiso), Silvana Ferrero (Pont Canavese),Attilio Stefano Guaitoli (Frassinetto), Marco Beretta (Ingria), Gabriella Stefano(Ronco Canavese), Rosella Peretti (Valprato Soana), Gilia Aimonetto (Sparone),Margherita Chiolerio e Guido Bellardo (Ribordone), Franco Bosio (Alpette),Eleonora Gianinetto e Silvana Cavoretto (Locana), Roberto Scrofani (Noasca),Luisella Tocci (Ceresole Reale).

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IInnddiiccee

Cultura, ambiente e turismo: i cardini della ripar-tenza ....................................................................................

Storia, spiritualità, natura ed enogastronomia siincontrano sulla strada del Gran Paradiso ........

Indice ........................................................................................Valli Orco e Soana ...............................................................Orso Tv ......................................................................................Storia, natura e cultura del primo parco nazio-

nale Italiano ....................................................................Pont Canavese ........................................................................Frassinetto ................................................................................Ingria .........................................................................................Ronco Canavese ...................................................................Valprato Soana ....................................................................Sparone ...................................................................................Ribordone ................................................................................Alpette ........................................................................................Locana .....................................................................................Noasca .......................................................................................Ceresole Reale .......................................................................

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Se intendiamo in senso antropolo-gico il concetto di “cultura”, apparten-gono alla identità culturale delter ritorio anche l’artigianato, con i ti-pici lavori nomadi, i prodotti tipiciagroalimentari e la cucina, la lingua,l’abbigliamento tradizionale e le fe -ste popolari.

Le ricorrenti ondate migratorie por-tavano un tempo verso le città, o al-l’estero, migliaia di uomini perpra ti care i lavori nomadi, ora scom-parsi, dello spazzacamino (spaciafor-nel), del vetraio (vedriat), dell’arrotino(mulitta), del succhiellaio (traolinat) edel calderaio che si occupava di fab-bricare e riparare paioli di rame (ma-gnin). I lavori tradizionali fanno par tein modo integrante dell’identità delterritorio, tanto che sono stati rea-lizzati nel tempo monumenti in me-moria di questi anonimi lavoratori:vetrai (a Ronco), ramai (a Piampratodi Valprato), spazzacamini (a Loca -na), donne rurali (a Ceresole), monta-nari (a Ribordone). Anche i piccolimusei, gli ecomusei e le mostre per-manenti del territorio sono dedicatiin prevalenza agli aspetti della cul-tura materiale.

Le Valli hannoun’an tica tradizio -ne turistica che ri-sale all’Ottocento,con il nuovo inte-resse ver so lamon tagna per lacaccia reale dei Sa-voia, per le sca latein montagna e co -

me desti na zione salutistico-termale. Il dialetto parlato in Valle Soana enell’Alta Valle dell’Orco (soprattutto aNoasca e a Ceresole) appartiene al-l’area lingui stico-culturale definitafrancoprovenzale; gli attuali abitantilo qualificano con fierezza il Parlar danozauti (parlar a modo nostro). Untempo, quan do gli uomini pratica-vano il mestiere itinerante di calde-raio (ruga) o di spaz zacamino, usa- va no un proprio gergo, alquantoostico, che aveva lo scopo di non farcomprendere al resto del mondo iloro segreti. Le donne della Val Soana indossanocon orgoglio ancora oggi l’abito tra-dizionale, sovente ereditato damam me e nonne, in occasione difeste e cerimonie. Il colore domi-nante è il nero: neri sono infatti lasottana con il corpetto (lo gonel) e lamaglia (la mai). La camicia (tchumizi)è invece bianca ed ha il colletto inpizzo. Scialle (panet) e grembiule (fau-dai) finemente ricamati, possono es-sere neri o colorati. Ai piedi si por- ta no gli ahcapin, calzature di stoffa

prodotte a mano: hanno la suolafatta da tanti strati di stoffa trapun-tati con filo di canapa e tomaia invelluto nero con ricami a fiori. Ledonne che si recavano al mercato si-stemavano le merci in un cesto chia-mato fahton; appoggiato alle spalle,era sostenuto con la fronte permezzo di una fascia in stoffa, la polae veniva coperto superiormente daun grembiule. Meno eleganti e rifi-niti erano quelli utilizzati per il tra-

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sporto dell’erba e del letame. La vitain Valle è sempre stata dura; le scarserisorse hanno obbligato i montanaria cercare lavoro in pianura o al-l’estero, soprattutto in Francia e Sviz-zera. Chi partiva portava nel cuore lanostalgia del paese natio e vi tornavanon appena possibile; il turista cheoggi sale in Valle, non può non notarele numerose automobili con targafrancese che circolano in estate lun -go le strade: sono gli emigranti e,

sempre più spesso, figli di emigrantiche continuano a sentirsi intima-mente legati a questa piccola esplen dida valle.Le Feste Patronali sono tutt’oggi lemigliori testimonianze della perse-veranza con cui le tradizioni ance-strali vengono mantenute vive: ogniborgata, anche la più piccola, ha lasua cappella e il suo Santo da festeg-giare. Ogni frazione ha il proprio ca-ratteristico ed unico tocco per an- nun ciare la Festa attraverso il suonodelle campane: la Baudëtta eseguita amartello con il campanaro ospitato,spesso in posizione precaria, diretta-mente nella cella campanaria.Da non dimenticare l’incant, l’asta dioggetti (incanto, appunto) offerti daifedeli: il ricavato servirà per i lavorinecessari a mantenere in ordine lacappella.Nell’ambito delle tradizioni valligianemeritano ancora particolare men-zione la “dona” ovvero l’offerta a tuttii presenti all’uscita dalla Chiesa, dopola recita del Rosario in suffragio diun defunto, di una focaccia di paneaccompagnata da un pacco di riso odi sale (dono che nessuno può rifiu-tare), e la sera del 1° novembre quan -do prima di andare a letto viene

ap prontata la cena per i morti, com-memorati il giorno dopo: castagne,zuppa di pane e cavoli (supà de coi) euna bottiglia di vino lasciati sul ta-volo di modo che i defunti della fami-glia, venendo a far visita alla casa,sapranno di essere ricordati.Tra i più interessanti esempi di devo-zione religiosa va segnalato certa-mente il culto di San Besso, secondola tradizione, martirizzato da alcunimontanari pagani che lo gettaronogiù da un’alta roccia, dove oggi sorgeil santuario, ad oltre duemila metridi quota nella valle di Campiglia. Quigiungono nelle giornate del 10 ago-sto e del 1 dicembre folle numerosedi fedeli sia dal Canavese sia dallaValle d’Aosta. Altra festa religiosamolto frequentata è quella del 27agosto al Santuario di Prascondù(1321 m) a Ribordone. Tra le feste pro-fane più significative il Carnevale diPont e la rievocazione storica ardui-nica che si svolge ogni due anni aSparone, con una rappresentazioneproprio sulla Rocca che vide l’assediodell’esercito imperiale. Numerose lefiere e le feste legate ai mestieri: lefiere della transumanza (a settem-bre a Pont e Noasca), le battaglie delleReines e delle capre a Locana, la festaraduno degli spazzacamini, il 15 ago-sto, a Borgata Giroldi di Locana, lafiera dei magnin a giugno ad Alpette,la mostra dell’artigianato a giugno aPont e molte altre. Tra i prodotti tipici agroalimentarispicca senza dubbio il formaggio dimontagna, rinomato già nel XV se-colo, soprattutto di vacca, il pro-sciutto della Val Soana, il salamepa tata e la mocetta, ma vanno ricor-dati anche i prodotti del bosco (ca-stagne, funghi, frutti di bosco, erbe),il miele, l’ampia varietà dei salumi etra i dolci i torcettoni della valle

Soana, i Baci delGran Paradiso, legiuraie (confettitradizionali perle nozze) e pastedi meliga.

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Logo della Valle Soana.

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ORSO TV è la community web tv del -la Comunità Montana Valli Orco eSoana (TO), nata a fine 2007. Tutti icontenuti audiovisivi della web tv

www.orcosoana.tv/net-tvsono de dicati ad eventi, attualità,storia, leggende, tradizioni, lingua,identità culturale della gente e delterritorio delle Valli Orco e Soana esono autoprodotti sul territorio peril territorio, con la collaborazionedel le asso ciazioni e della popola-zione. I video sono suddivisi in for-mat quali: Orso tv eventi (con atten- zione agli eventi mi-nori e alle peculiarità,come transumanze,feste religiose in quo -ta, eventi sulla neveecc.), Orso tv documen-tari (con un ric co pa-trimonio di interes- santi filmati, anchegrazie alla collabora-zione con il Parco Na-zionale Gran Paradisoe con l’Archivio Audiovisivo Canave-sano), Come eravamo (che prevede re-cupero, digitalizzazione e montaggiotematico di vecchie pellicole insuper8 degli anni 50, 60 e 70), I testi-moni raccontano, Storie e leggende, Orsotg (un link mostra il tg dell’emittentelocale Rete Canavese aggiornatoquotidianamente) Orso you tube, Ipaesi si raccontano, Orso Teatro, OrsoPoesia ecc. Il blog di ORSO TV

www.orcosoana.tv/blogè diventato ormai da tempo la piùaggiornata e completa bacheca suglieventi e le manifestazioni del terri-torio, grazie al costante apportodelle associazioni locali che viinseriscono post relativi aquanto viene organizzato nelloro paese. E’ presente ancheun grosso archivio fotograficorealizzato dagli utenti con im-

magini davvero splendide sulle valliwww.orcosoana.tv/blog/orso-photo.Orso tv ospita spesso video prodottidirettamente dagli utenti, secondola logica partecipativa del web 2.0. Inquesto modo chi visita il territorio,anche solo per una escursione, puòinviare la propria video-testimo-nianza. Orso tv ha ricevuto importanti rico-noscimenti a livello nazionale (con-corso “la PA che si vede” 2007, Teletopi2009 ecc.).

ORSO TV costituisce quindi un ar-chivio vivo e dinamico, dove i ri-cordi, le storie, i saperi dellepersone vengono “conservate”come testimonianza e patrimo-nio di tutti, facilmente accessi-bile da chiunque.

OOrrssooTTvvLa web tv delle valli Orco e Soana

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Le vicende del Parco Nazio-nale Gran Paradiso sonoindissolubilmente lega -te alla protezione dellostambecco. Già nel1856 il re Vittorio Ema-nuele II aveva dichia-rato Riserva Reale diCaccia le montagne at-torno alla vetta del GranParadiso, salvando in questomodo dall’estinzione l’animale diven-tato poi simbolo del Parco, che inquegli anni aveva ridotto la sua po-polazione a livelli allarmanti. Il reaveva poi formato un corpo di guar-die specializzate e fatto costruiresentieri e mulattiere che ancora oggicostituiscono la migliore ossaturaviaria per la protezione della faunada parte dei guardaparco e formanoil nucleo dei sentieri escursionistici.In seguito, nel 1919, Vittorio EmanueleIII si dichiarò disposto a regalare alloStato italiano i 2100 ettari della riser -va di caccia, purché vi creasse un par -co nazionale. Il 3 dicembre 1922 veni-va istituito, primo in Italia, il ParcoNazionale Gran Paradiso. Il Parco ha oggi una superficie di71.044 ettari, suddivisi tra Piemontee Valle d’Aosta. Accoglie cinque val-late concentriche in cui si trovano ti-pici ambienti alpini, con ghiacciai,roc ce, boschi di larici ed abeti. Senza

dubbio il Parco è una dellearee alpine con mag-

giore presenza fauni-stica: undicimila ca- mo sci, più di due milastambecchi, oltre acervi, caprioli, cin-

ghiali, marmotte, lupi eaquile. In totale qua-

ranta specie di mammi-feri e cento di uccelli nidi-

ficanti vivono nel Parco. Gli animalisono in completa libertà e so no os-servabili con e strema facilità a pochimetri di distanza. Il Par co ha poi unaflora alpina ricca e varia (si contanooltre 1500 specie), caratterizzata dapiante rarissime, e presenta am-bienti di estrema bellezza. Ma il Parco non è solo natura: inci-sioni rupestri, strade e ponti di ori-gine romana, chiese e castelli me-die vali, case e sentieri reali di caccia,costruzioni militari, mostrano unpatrimonio culturale di origini anti-

che ma costantemente arricchitocol trascorrere del tempo. Ecco che ilpaesaggio agrario si unisce agli ele-menti artistici e religiosi, alle usanzee tradizioni popolari, alle diverse at-tività ancora oggi praticate. In parti-colare i villaggi piemontesi presen- ta no abitazioni costruite intera-mente in pietra. La casa alpina ri-flette il carattere di una popolazionecontadina attenta soprattutto allafunzionalità: il modello più comuneprevede un edificio in pietra con lastalla al piano terreno, l’abitazione alprimo piano e più sopra ancora il fie-nile. In questi sopravvivono anche

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elementi decorativi e artistici come i piloni votivi tipici dellaVal Soana, che testimoniano la religiosità popolare. Incisionirupestri e affreschi, strade e ponti di origine romana, co-struzioni militari, chiese e castelli medioevali, alpeggi, sen-tieri e mulattiere, muri a secco eretti per terrazzare i ripidiversanti, canalette irrigue in pietra e terra, raccontano unalunga storia di popolazioni dedite prevalentemente ad atti-vità agricole e pastorali. Dalla metà dell’800, il re VittorioEmanuele II di Savoia iniziò a frequentare il Gran Paradisoper raggiungere le postazioni di caccia allo stambecco. Lecase reali di caccia, edifici a un solo piano localizzati in ampipianori oltre i 2000 metri, destinati ad ospitare il re e la suacorte, sono gioielli del Parco che merita visitare. Per far conoscere, oltre agli ambienti e alle finalità, anche lacultura e le tradizioni locali, nel Parco sono presenti i centrivisitatori (cinque nel versante piemontese). Sono strutturedestinate a fornire informazioni e servizi ai turisti, ma an -che ecomusei e centri di educazione ambientale. A Ceresole Reale il centro visitatori inaugurato a luglio del2008, è stato allestito all’interno dell’edificio che ospitavail Grand Ho tel. Il tema centrale della nuova esposizione è ilrapporto tra l’uo mo e lo stambecco nella storia e nell’artefino ai giorni nostri. Noasca ospita invece un’esposizione per-manente che descrive la geomorfologia del Parco. Gli agenti

modificatori dell’am-biente, la composizionedelle rocce e la loro de-gradazione, l’evoluzionealpina sono gli spunti diriflessione offerti al vi-sitatore. Sempre a Noa-sca si può trovare ilCen tro di EducazioneAmbientale, costituitoda spazi per le attivitàdidattiche, di tiposcien tifico e di elabora-

zione delle osservazioni svolte in natura, e da una strutturaresidenziale con l’albergo “La cascata”. Nel centro storico diLocana, all’interno della suggestiva chiesa sconsacrata diSan Francesco, si trova la mostra permanente sugli antichied i nuovi mestieri delle valli, dallo “spaciafurnel” (lo spazza-camino), illustrato da un ricco documentario e da una in-stallazione sonora interattiva, alla realtà della recenteproduzione idroelettrica. Materiali e testimonianze docu-mentarie, proposte anche attraverso raffinate soluzionimultimediali, intendono richiamare l’at- tenzione del visita-tore sull’esperienza della devozione popolare nelle vallatecomprese nel Parco. Sede privilegiata per questo incontro ilcomplesso di edifici adiacenti il santuario di Prascondù, co-struito nel XVII secolo per ricordare una miracolosa guari-gione ad opera della Vergine Maria e da allora tradizionalemeta di pellegrinaggi. Nel fabbricato che un tempo ospitava

Il centro visitatori diCeresole.

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i fedeli giunti da lontano,vengono oggi accolte lemanifestazioni più inte-ressanti della religiositàpopolare nella cultura al-pina. Sempre in val Soanalo scopo del centro visita-tori di Ronco Canavese,intitolato “Tradizioni e bio-diversità in una valle fanta-stica”, è quello di valo- riz zare i temi forti che ca-ratterizzano la valle e chesono strettamente corre-lati con la biodiversità:ecosistemi incontamina -ti, qualità del territorio edei suoi prodotti, storialocale, tradizioni, leggen -de ed antichi mestieri. ARonco si trova anche la“fucina da rame”, che costi-tuisce il nucleo principaledell’Ecomuseo del Rame.Nella struttura, risalenteal 1675, è possibile riper-correre le antiche fasidella lavorazione del ra -me secondo le tecnichesiderurgiche del periodo pre-industriale, quando gli altifornifunzionavano a carbone di legna e l’e nergia per il movi-mento dei macchinari era fornita dall’acqua.

Laghetti di Bellagarda.

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CENNI STORICIIl paese non ha fino ad ora restituitotracce delle fasi più antiche della storiaumana.Il sito di Santa Maria, databile al Neoli-tico, contiene documenti archeologicirelativi alle prime comunità canave-sane di agricoltori e ancora oggi le un-dici coppelle sacrificali incise su unmasso erratico testimoniano che nelvillaggio vi era un’area di culto e di se-poltura dove si celebravano riti propi-ziatori.

Alcuni reperti indicano la presenza dialtri antichi insediamenti umani siapresso i corsi d’acqua (a Sarro sorgevaun villaggio di palafitte) sia in monta-gna (a Montpont, in località Campida-glio).I Salassi, popolazione di origine Celto-li-gure e prima civiltà di cui si hannotracce nel nostro territorio, chiamaro -no il paese Rondilitegna, che significa

Numero di abitanti: 3711

Denominazione: pontesi

Superficie: kmq 19,43

Altitudine:min. m 451 - max. m 1115 s.l.m.

Distanza da Torino: km 46

Festa patronale: San Costanzo

Municipio: via Marconi 12tel. 0124862511 - fax 012484873www.comune.pontcanavese.to.it

email: [email protected]

Biblioteca Civica “Ruffini”:via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa 3

tel. 012485560 - fax 012485047email:

[email protected]

Ufficio turistico: piazza Craveri 8tel. 012485484 - fax 012485047

email: [email protected]

Comuni limitrofi:Alpette, Cuorgné, Frassinetto, Ingria,

Ronco Canavese e Sparone

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"Passaggio a due valli". Nome senz’altro appropriato data lasua posizione geografica: è infatti un paese di fondovalle,unica porta per risalire la valle dell’Orco e quella del Soana. Pont deve il suo nome ai Romani che nel 98 a.C. fondaronoEporedia (l'attuale Ivrea) ed intorno a quel periodo giunseroanche nelle nostre valli. Infatti in epoca romana si chiamò“Ad duos pontes“, nome che sottolinea l’importanza dei dueponti senza i quali era impossibile entrare nell’abitato e cheun tempo avevano una notevole rilevanza sia politico-mili-tare (ben difesi impedivano l’accesso al nemico) sia econo-mica (per attraversarli occorreva pagare il pedaggio) siasanitaria (la loro chiusura contrastava la diffusione delleepidemie). Durante l’occupazione della Legione Tebea (286 d.C.) venneintrodotto il Cristianesimo: i primi predicatori furono i sol-dati cristiani ed alcuni di essi subirono il martirio, tra di loroanche San Costanzo, patrono di Pont.Dalla presenza di case fortezza e dalla conformazione me-dioevale del centro storico, si suppone che Pont sia sorto

Panorama di Pont Ca-navese.

I ponti di Pont Cana-vese.

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prima del 1000, in un periodo abbastanza oscuro e poco do-cumentabile.Per trovare il nome di Pont in un documento storico, biso-gna aspettare il 1110, anno in cui ne viene fatta esplicita men-zione in un diploma dell'Imperatore Arrigo (o Enrico I) checonferiva ai conti del Canavese, tra le altre terre, anche Pont. L’abitato di Pont, almeno fino alla metà del cinquecento, fucostituito da nuclei distinti: il borgo, ubicato nel breve spa-zio pianeggiante posto tra l’Orco e il Soana, ed i ricetti che,costituiti da casupole addossate ai piedi delle rupi dei “ca-strum” e collegate fra loro da stradine tortuose, erano pro-tetti da mura e a cui vi si accedeva attraversando una porta.Nel borgo, le abitazioni e le botteghe degli artigiani e deicommercianti sorgevano sui due lati della porticata viaMaestra (poi denominata via del Commercio ed ora via Ca-viglione) che per la sua struttura bene si prestava ad essereluogo naturale di contrattazioni e di mercati ed inoltre eramolto trafficata perché i viaggiatori erano obbligati a per-correrla per recarsi nelle valli Orco e Soana.Le botteghe erano famose in tutto il Canavese perché gli ar-tigiani pontesi da sempre si distinsero per la loro abilità. Dasecoli inoltre il Borgo ebbe concessioni di fiere e mercati edil Bertolotti ricorda che le fiere di San Matteo (il 20 e 21 set-tembre) e di San Luca (a ottobre) furono sempre affollatis-sime e vi pervenivano molti mercanti di bestiame addirit- tura dal Genovesato, da Alessandria e dalla Savoia, mentredal Biellese e dal Vercellese venivano a portare i cereali. Gli statuti di Pont, cioè i codici civili, penali e commerciali diquel tempo, furono i più antichi del Canavese e servironocome modello per tutti gli altri Comuni.Intorno alla metà del ‘700 si consolidarono ed ampliaronole attività artigianali legate alla lavorazione del rame e delferro.Pont si contraddistinse, inoltre, per la presenza di cave dallequali si estraeva marmo di ottima qualità, utilizzato per rea-lizzare pregevoli opere artistiche quali: le statue presentinella Parrocchiale di Pont, le statue di Vittorio Amedeo II eCarlo Emanuele III, il gruppo con la "Verità che incatena ilTempo" nell'Università di Torino, gli ornati di Superga e dellaGalleria Beaumont, le statue del Castello di Agliè, la tombadi Umberto I e le due Vestali di cui Amedeo III fece dono alprincipe imperiale di Russia, Paolo I.Non bisogna dimenticare le miniere d'oro, d’argento, di rame,di piombo ed inoltre le cave di gneiss.Con quest'ultimo particolare materiale si modellarono leotto maestose colonne, all'interno della chiesa di San Co-stanzo e furono costruiti il ponte sulla Dora a Rondissone equello Mosca, a Torino, così come si plasmarono vari orna-menti della residenza sabauda alladiese. L’avvenimento che segnò l’inizio di una progressiva moder-nizzazione e la conseguente crescita dell’economia del paesefu la nascita, nel 1824, della Manifattura di Pont e Annecy deifratelli Duport che si sviluppò prima con la lavorazione della

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seta e poi con il cotone ed arrivò ad avere, nel 1873, millecin-quecento operai. Pont appartiene all’area linguistica e culturale Francopro-venzale.

LUOGHI DI INTERESSE STORICO ED ARTISTICOLe torriPont, che conobbe il suo primo grande sviluppo nel me-dioevo, ebbe più torri: il campanile della chiesa di SantaMaria dei De Doblatio, la Ferranda che apparteneva ai Val-perga, la Tellaria ed il Castrum Pontis di proprietà dei SanMartino. Ogni torre faceva parte di un “castrum” o casa for-tezza, cioè di una costruzione destinata ad ospitare soldaticon i loro armamenti e le vettovaglie necessarie alla soprav-vivenza in caso di assedio, ed essendo fortificata fungeva datorre di guardia e di difesa. La posizione dei “castrum”, edifi-cati sulle alture, permetteva il controllo delle vie di comuni-cazione e la trasmissione di messaggi visivi in ogni dire- zione, in particolare con la chiesa di Santa Maria ed il ca-stello di Sparone. Il Castrum Pontis era situato ad un tiro di pietra dalla Fer-randa e gli edifici erano divisi soltanto da una via moltostretta per cui i San Martino e i Valperga si fronteggiavanoquotidianamente a colpi di frecce e massi scagliati con unamacchina da guerra. La lotta fra le due famiglie cessò sol-tanto con la distruzione, ad eccezione del resto di torre an-cora visibile, del Pontis ad opera dei Valperga. Sulle rupiancor oggi si possono ammirare le svettanti torri, resti dei“castrum”, che conferiscono al paese un fascino innegabile.Esse sono antiche testimoni non solo delle rivalità tra i SanMartino e i Valperga , ma anche di cruente battaglie e vicis-situdini legate soprattutto alla storica ribellione dei "Tuchini"verso i nobili canavesani (1535-1539) ed alla guerra franco-spa-gnola, nel 1552. Secondo il Benvenuti ed altri storici, le case fortezza di Pontfurono edificate per volontà di Re Arduino, secondo altri taleopinione sarebbe invece infondata. La torre Ferranda e una scaglia del Castrum Pontis sono

La manifattura deifratelli Duport.

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La chiesa di San Co-stanzo vista dall’alto.

Torre Ferranda e Ca-strum Pontis.

ubicate sulla sommità dello sperone roccioso che dominal’abitato, sopra la chiesa di San Costanzo. La possente struttura della torre Ferranda è ciò che restadel castrum distrutto nel 1552 ed ha un'altezza propria di 32metri.La porta d'ingresso, posta a 8 metri di altezza, e le finestresi aprono sul fronte principale verso la pianura. Al pianoterra, a diretto contatto con la roccia, si trova una cisternaintonacata per contenere l'acqua piovana, che veniva inca-nalata dalla sommità.La struttura interna di accesso ai piani superiori era realiz-zata in legno secondo una sequenza di scale e soppalchi,delle cui travi rimangono le sedi nelle pareti.Alla camera sommitale, voltata a botte, e all'ultimo livelloesterno si arriva tramite scale ricavate entro la muratura.Gli originari merli di coronamento sono stati successiva-

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mente collegati da una serie di voltiniad arco per consentire l’ appoggio di u -na copertura non più esistente.I resti di un edificio fortificato, a fiancodella torre, e il bastione, che circonda ilcomplesso, sono stati rimaneggiati neltempo.L'ingresso era situato ad est e collegatoal ricetto dei Valperga; l'accesso at-tuale, sul fianco opposto, è contestualealla realizzazione, a fine Ottocento, del -la chiesa di San Costanzo e della ca-nonica. La torre Ferranda, che ospita il Museodel Territorio, è inserita nel circuito deiCastelli Canavesani e nel circuito degliItinerari Arduinici. La torre Tellaria, comunementedet ta “Castlass”, è posizionata sullacollinetta del Montiglio, un antico bor -go, ed è ciò che rimane del castrum che un tempo era depu-tato al controllo e alla difesa della valle Orco e del ricettosottostante. La struttura che subì ingenti danni nel 1383,venne saccheggiata durante il Turchinaggio e distrutta nel1552, in seguito fu ricostruita. Dalle torri pontesi si possonoammirare l’intero abitato di Pont, la pianura canavesana ela catena alpina che fa da cerchio alle valli Orco e Soana. Inquesti ultimi anni, soprattutto nei mesi primaverili ed estivi,le torri e gli stupendi paesaggi che le incorniciano diventanolo scenario suggestivo ed indimenticabile di concerti, rap-presentazioni teatrali ed eventi culturali molto apprezzati. La torre Tellaria rievoca nei pontesi di ogni generazione laleggenda di Madama Rua, riproposta al pubblico in occa-sione della pubblicazione del libro dei Canteir "Una torre an-tica, un paese, una storia". Madama Rua era una donna mi steriosa ed ambigua, dimo-rante nell'antica torre Tellaria, strega sotto mentite spoglie,divoratrice di bimbi. Scoperta la sua vera natura, l'intero

La torre Tellaria.

Concerto alla torreTel laria.

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paese si organizzò per annientarla, ma vano fu il tentativodi sopprimerla: al momento della cattura ella si trasformòin un corvo nero che andò a posarsi sul punto più alto dellatorre. La sua metamorfosi generò un’angosciosa paura fragli abitanti di Pont, che si rinnovava ogni qual volta un corvonero volteggiante veniva avvistato nei pressi della Tellaria.Per visitare la torre Ferranda vedere i periodi e le mo-dalità di apertura del Museo del Territorio, mentre latorre Tellaria è visibile solo dall’esterno.Per info: Ufficio Turistico.

Via CaviglioneL'antica Via del Commercio è l'originaria strada maestra diPont: munita di pietre lavorate ad uso di rotaie per il passag-gio, data la sua strettezza, di un solo carro, è fiancheggiatada portici di particolare costruzione disposti in modo volu-tamente tortuoso, al fine di arginare gli effetti della bisa(vento freddo che scende dalla valle di Ceresole). I porticinacquero intorno al '400 per proteggere le botteghe dalle in-temperie e per permettere l'esposizione delle merci sullapubblica via. I sedili in pietra lungo i portici venivano usatiper esporre i prodotti agricoli e le “pose”, delle sporgenze pre-senti su alcuni pilastri, servivano alle donne per caricaresulla testa e sulle spalle le loro ceste. Fra un portico e l'altroancor oggi vi sono delle botole di accesso alle cantine sotto-stanti. Fra le abitazioni si distingue per mirabile bellezza il PalazzoBorgarello: austero e composto, con i suoi archi leggermenteogivali dipinti nell'intradosso, intorno al 1930 venne decoratoin terracotta di Castellamonte e in ferro battuto.In via Caviglione nacque il 27 agosto 1872 il filosofo Piero Mar -tinetti: una lapide commemorativa posata nel portico cor-rispondente alla sua abitazione lo ricorda. Ogni anno, il

pri mo fine settimana di giugno, inoccasione della Mostra dell’Artigia-nato, via Caviglione riacquista tuttala sua antica importanza: un bagnodi folla la percorre lentamente osser-vando gli artigiani che si dedicanocon perizia e con passione agli anti-chi e ai nuovi mestieri. Area sempre visitabile.Per info : Ufficio Turistico.

Museo del Territorio delle ValliOrco e SoanaIl Museo del Territorio, posto all'in-terno della Torre Ferranda, è la sedeideale per introdurre i visitatori ailuoghi di interesse culturale e am-bientale delle Valli Orco e Soana.Il museo si sviluppa tematicamentenei piani interni.

Via Caviglione.

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Il primo livello inquadra l'aspetto geo grafico e le risorse na-turali del ter ritorio, che comprende parte del Parco Nazio-nale del Gran Paradiso. Al centro della sala troneggia ungrosso maschio di stambecco tassidermizzato.Nel secondo livello, dei cartelli descrivono in sintesi la storiadelle Valli Orco e Soana dalla preistoria fino ad oggi.Il terzo livello, dedicato alle tradizioni ed alla cultura mate-riale, ospita, in grosse teche di vetro, una mostra sugli at-trezzi e sui prodotti della lavorazione artigianale del rame,una delle componenti più preziose e tipiche della culturamateriale delle Valli. La visita al museo si conclude sulla sommità della torre, unospazio aperto da cui si può osservare un ampio e stupendopanorama i cui punti di maggiore interesse sono segnalatida quattro targhe per l'orientamento geografico.Il museo si propone come stimolo alla curiosità e come unpunto di partenza per una visita al territorio. Indirizzo: Via Torre Ferranda - Centro Abitato.Per info: Ufficio Turistico.Apertura: sabato e domenica (da maggio ad ottobre)o su prenotazione. Tariffe: € 2,00. Gratuito per le Scuole.

Museo Etnografico e degli Antichi MestieriL'Associazione lj Canteir ha realizzato nel 1996 un Museo Et-nografico, che intende essere la rappresentazione di una au-tentica presa di coscienza nei confronti dell'originalità e delvalore del modo di vivere operativo e psicologico adottatodalle generazioni che ci hanno preceduto.Nel museo si possono osservare gli artigiani di un tempo in-tenti al lavoro: mùlita, reseghin, mùnùsièr, raméer, stagnin,fréer, ciavatin, spaciafurnel, filoire, sartoire… Si possono inoltre ammirare costumi di mirabile bellezzae un antico presepio artigianale.In una sala è ricostruito lo studio di un uomo di legge, o chesi spacciava per tale, che il popolo aveva soprannominato"peilacan", cioè pelacani. La gente vi ricorreva quando doveva

Museo del Territorio.

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risolvere dei contenziosi pa-gandolo profumatamente erestandone "pelati". Il Peilacanè ancor oggi il personaggiosimbolo del carnevale pon-tese: ogni anno infatti la ma-nifestazione carnascialescasi a pre con il Sindaco che con-segna le chiavi del Comune alPeilacan che, affiancato dadue belle damigelle, è il prota-gonista della tradizionale sfi-lata e di tutti gli eventi col- la terali. Il museo etnografico rappre-senta un punto di riferimen -to molto importante percom prendere la storia e lacultura del nostro paese. Indirizzo: via Roscio n.2.Tel. 012484463 (Ass. Ij Canteir) - 012485484

(Ufficio Turistico).email: [email protected]: periodi festivi, quan do non è aperto è sem-pre visitabile su prenotazione. Ingresso gratuito.

Museo della Plastica “Sandretto“ Il museo di archeologia indu-striale è ospitato nella palaz-zina di rappresentanza insti le liberty dello stabilimen -to ex Sandretto. L'atrio del museo è dedicatoalla storia di Pont, culla delleprime iniziative produttivedella rivoluzione industrialein Italia. Nel ballatoio è possibile os-servare una delle prime pres -se per lo stampaggio di ma- te rie termoplastiche co-struita dalla Sandretto neiprimi anni '50. Al primo piano dei pannellifotografici riproducono: i pri -mi stabilimenti, le prime eoriginarie macchine per la la-vorazione delle materie pla-stiche e i maggiori protago- nisti, che, partendo da dati ri-gorosamente scientifici esor retti da un eccezionale in-

Museo Etnografico.

Museo della PlasticaSandretto.

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tuito, hanno apportato alla civiltà tecnologica un impulsostraordinario: Alexander Parkes, inventore della parkesine,John W. Hyatt, che per primo produsse la celluloide, Leo H.Baecheland, creatore della bakelite, Wallace H. Carothers, ar-tefice del nylon, Giulio Natta, il premio Nobel italiano per lachimica, che concepì la formula del poli-propilene. Vi sonoinoltre illustrazioni delle più avanzate applicazioni delle ma-terie plastiche nelle conquiste tecnologiche dei nostri giorni. Impreziosiscono il museo i più significativi manufatti dellaCollezione Sandretto, unica al mondo e ricca di oltre 2500pezzi, realizzati con materiali plastici artificiali e sintetici, apartire dagli ultimi anni del XIX secolo ai giorni nostri.Indirizzo: via Marconi n. 30. Per info : Ufficio Turistico.Informazioni: Il Museo fa parte del circuito dei museidelle valli del Torinese e dell'ex APT di Ivrea.

Chiesa Parrocchiale di San CostanzoCappella dipendente dal Castrum Pontis , la sua esistenza ègià documentata negli atti di visita di Monsignor PalainoAvogadro del 1328. Tra il 1642 e il 1660, poiché la chiesa ri-schiava di crollare, fu dapprima de-molita, poi riedificata e infine ri-consacrata il 21 settembre del 1660.Nel 1879, per decreto del vescovo Ric-ciardi, le funzioni parrocchiali fu-rono trasferite da Santa Maria a SanCostanzo, più centrale rispetto allosviluppo del paese. Nel 1890 la Chiesafu ampliata e ciò comportò l’abbatti-mento degli storici olmi circondatida panchette in pietra dove si radu-nava il Consiglio Comunale e dove ibanditori pubblicavano le leggi e siamministrava la giustizia.L’interno della chiesa presenta unanavata centrale, su cui si apre il pre-sbiterio con l’altare maggiore inmarmo nero e le quattro statue deiSanti Pietro, Paolo, Sebastiano e Costanzo in marmo biancodi Configliè. Le due navate laterali presentano un altare difronte e tre per lato; nella navata di sinistra si trova l’altaredi proprietà del Comune. Il campanile risale alla prima metàdel 1800. La casa parrocchiale fu costruita alla fine del 1800in “stile medioevale”: la struttura si inserisce be ne nel contestodelle rovine delle ca se fortezza ed è in armonia con la fac-ciata della chiesa stessa. Indirizzo: Via San Costanzo n. 5.Tel. 012485134 (Parrocchia).

Chiesa di San FrancescoLa confraternita di San Francesco, nel 1594, iniziò ad edificarela chiesa nel cuore del paese, tra una fila di portici e l’altra,

Chiesa Parrocchiale diSan Costanzo.

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Chiesa di San France-sco.

Chiesa di Santa Ma -ria.

nel luogo dove in precedenza sor-geva un forno. Nel 1620 il vescovo diIvrea vi fece giungere dei "Frati Mi-nori Osservanti Riformati", apparte-nenti all'ordine francescano, checompletarono l'opera iniziata ederessero poi, dietro la chiesa, il con-vento dove furono ospitati i frati e inovizi. Nel 1647, la confraternita con-tava 155 confratelli e 208 consorelle,non aveva redditi, ma provvedeva alculto mediante la raccolta di elemo-sine. La chiesa ha mantenuto neltempo la sua struttura originaria:una sola navata con soffitto a mez-zaluna completamente affrescato el’abside a conchiglia nella quale è si-tuato l’altare maggiore sovrastatoda una grande croce. Su ogni lato

della navata vi sono due altari dedicati: al Beato GiovanniBattista Bonatto, nativo di Pont e morto martire sul rogo aTripoli dove si era recato come frate missionario, al BeatoSalvatore, frate francescano al quale erano state attribuitenotevoli capacità taumaturgiche, alla Vergine Consolata e aSant’Antonio Abate da Padova insieme a San Francesco.Indirizzo: Via Caviglione n. 27. Telefono: 012485134 (Parrocchia).

Chiesa di Santa Maria“Aggrappata ad una sporgenza rocciosa sospesa a mezza costa,con un abisso sul capo ed uno ai piedi” così scrive l’architettoBoggio Camillo parlando della Chiesa di Santa Maria in Do-blazio, pieve matrice di tutte le chiese delle valli Orco e Soanae parrocchia di Pont fino al 1879. La tradizione la indica comela prima chiesa eretta in alta Italia in onore della Madonna,sicuramente fu la prima nel Canavese. Il presbiterio, con volta a doppia crociera, e la settecentescanavata, con volta a botte, sono separati da una colonna inpietra locale in un sol pezzo e da una cancellata in ferro bat-

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tuto. Il coro e il presbiterio risalgono alla seconda metà del1400, mentre sono del 1700 gli interventi esterni (casa par-rocchiale, sacrestia e piazzetta). Dei due campanili della chiesa, quello circolare era in origineuna torre di avvistamento. I suoi sotterranei furono utiliz-zati per le sepolture fino a tutto il 1700 e l’ossario raccoglie iresti provenienti dal vicino cimitero. Dietro la chiesa, in cimaal Monte Uliveto, si possono osservare delle coppelle, scavatein un masso erratico, risalenti al neolitico.Indirizzo: Borgata Santa Maria n. 9. Telefono: 012485134 (Parrocchia).

Vi sono inoltre altri edifici, religiosi e non, di particolare in-teresse. Dislocati nelle frazioni e nelle borgate pontesi visono numerosi piloni votivi ecappelle dedicati ai Santi e allaMadonna. In località Faiallo visono delle case forti, tipiche co-struzioni medievali e rurali dellenostre valli e veri monumentidella nostra storia alpina. Esseservivano per la protezione eper la salvaguardia dei prodottiagricoli contro le scorrerie deipredoni locali. In località Sarro,l’epoca glaciale ha lasciato unmasso di notevoli dimensioni, conosciuto come “La Balma”,che forma una caverna così ampia da ospitare una vera epropria abitazione.

La Balma.

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LE ASSOCIAZIONI

Nel Comune di Pont Canavese opera più di una trentina diAssociazioni che costituiscono una risorsa veramente pre-ziosa in tutti gli ambiti: sociale, culturale, turistico, musicale,storico, patriottico, ambientale, sportivo, sanitario……..Tra di esse , le seguenti danno un valido e lodevole contri-buto alla conoscenza e alla diffusione della cultura, sia localeche non, e alla promozione delle bellezze architettoniche epaesaggistiche del territorio.

Associazione Culturale TellandaL’ Associazione Culturale Tellanda è nata con lo scopo di la-

vorare sul territorio per promuovere le bellezze paesaggi-stiche, riscoprire e far conoscere la storia, l’arte, le tradizionie la cultura di Pont. Questo attraverso visite guidate per farscoprire angoli antichi, la partecipazione a fiere e mostreper pubblicizzare l’artigianato locale, la promozione e l’alle-stimento di eventi culturali, la pubblicazione di libri, la visitaalle Torri Medievali Tellaria e Ferranda. Indirizzo: piazza Craveri n.8Per info : Ufficio Turistico. Web:http://tellanda.blogspot.comPresidente: Basiletti Fulvio.

Ij CanteirIj Canteir sono nati a Pont Canavese il 6 gennaio 1978 con

l’esigenza di tenere vivi, valorizzare e promuovere gli aspettidi vita e gli elementi caratteristici della cultura e dell’am-biente delle Valli Orco e Soana.L’Associazione ha allestito un Museo Etnografico e degli An-tichi Mestieri, ha pubblicato dei libri, ha fornito il materialenecessario all'apertura di uno sportello linguistico sulla par-

1 - Via Caviglione2 - Chiesa di SanFrancesco3 - Chiesa di San Costanzo4 - Torre Ferranda5 - Museo del Territorio delle ValliOrco e Soana6 - Museo Etnogra-fico - Antichi Me-stieri7 - Museo della Pla-stica “Sandretto”8 - Chiesa di SantaMaria9 - Monte Uliveto10 - Torre Tellaria(sec. X-XI)11 - I ponti di PontCanavese

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lata di Pont e Valli presso la biblioteca comunale, pubblicaannualmente una rivista “La brasa .. la spluvia” e promuovemanifestazioni culturali con la presenza di un gruppo in co-stume tradizionale.Indirizzo: via Roscio n. 2.Tel. 012484463. Email: [email protected]: Gea Alfredo.

Amis dla Rua

L’Associazione “Amis dla Rua” ha come fine la promozione delConcert dla Rua, tradizionale concerto dei balconi. Nato versola fine del 1800, rappresentava il ringraziamento annualedella Filarmonica agli abitanti di Pont. Dopo anni di abban-dono è stato riproposto nel 1996 e si tiene nel terzo sabatodel mese di luglio. Il desiderio di creare qualcosa di caratte-ristico tra le manifestazioni musicali presenti e l’eccezionaleveste grafica hanno impreziosito questa manifestazionecollocandola tra le più affascinanti e romantiche del Cana-vese. Indirizzo: via Marconi n. 9.Tel. 012484635 / 3481474530. Presidente: Rastel Bogin Carlo.

‘L Peilacan

Il premio Letterario Nazionale “Enrico Trione – Una fiaba perla montagna” è realizzato dall’Associazione ‘L Peilacan chesi pone come scopo la valorizzazione delle tradizioni e dellacultura delle Valli Orco e Soana e del Parco Nazionale GranParadiso. Articolato in 4 sezioni (Italiano, Piemontese, Francoproven-zale, Giovanile), dal 2006 è divenuto anche il premio del ParcoNazionale Gran Paradiso. È bandito nel mese di aprile con premiazione a Pont Cana-vese nel mese di dicembre. L’Associazione inoltre pubblica ‘L Peilacan, un giornale perio-

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dico della gente di Pont Canavese edelle Valli Orco e Soana.Indirizzo: via Caviglione n. 15.Tel. 3481474530.email:[email protected]: www.unafiabaperlamontagna.it.Presidente: Nastro Michele.

Accademia Filarmonica Aldo Cortese

L’Accademia Filarmonica Aldo Cor-tese di Pont Canavese svolge da quasi40 anni un’intensa attività musicale nel proprio paese e inbuona parte della provincia di Torino esibendosi in sfilate econcerti di riconosciuto rilievo artistico. Suo direttore dal2008 è il giovane Andrea Ferro, formatosi al Conservatoriodi Torino. Importante anche l’attività formativa, promossadall’Accademia, atta a sviluppare nuove men ti musicali epossibili componenti delle fila della banda, at tività questacoerente con gli scopi e gli obiettivi dell’Associazione. Indirizzo: via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa n. 3.Tel. 3496048060.EMail: [email protected]: www.filarmonicapontcanavese.it.Presidente: Cortese Daniele

Coro Gran Paradiso

Il Coro Gran Paradiso è stato fondato nel 1968 da ungruppo di amici pontesi ed ha partecipato a nume-

rose rassegne: ai Concorsi Nazionali di Genova del1970 e del 1972; a Ginevra nel 1974, per la raccoltadi fondi destinati alla costruzione di un centroper bambini spastici; in Friuli Venezia Giulia nel1978 e nel 1979, fra le popolazioni provate dal ter-

remoto. Il Coro si è esibito inoltre, nel 1983, nel Principato di

Monaco alla presenza del Principe Ranieri e della figlia

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Carolina, e in Spagna negli anni 1985 e 1989. È del 1984 la prima incisione "Cantiamo insieme" e del 1988 laseconda "Cantoma fieuj cantoma".Indirizzo: piazza Craveri.Web: www.corogranparadiso.it. Presidente: Bertino Giacomo.Tel. 3397596368.Direttore: Usai Giovanni.email: [email protected].

Società Operaia di Mutuo Soccorso di Pont

La Società di Mutuo Soccorso di Pont è stata fondata il 27giugno 1869. Gli scopi sociali erano tre: assistenza, previdenzae istruzione. Ai soci la previdenzaassegnava la pen-sione a 60 anni dietà, l’assistenza for-niva gratuitamen -te il medico e unadiaria per i giorni dimalattia.L’istruzione prevedeva corsi serali per l’alfabetizzazione el'accesso ad una biblioteca sociale tuttora esistente.Oggi si aggiunge la ricezione turistica, con la creazione di fo-resterie, per ospitare turisti a prezzi equi.Indirizzo: via Destefanis n. 9.Tel : 3407500647.Web: http://somspont.altervista.org.Presidente: Barinotto Claudio.

Pro Loco Pontese

L’associazione intende promuovere e organizzare, anche incollaborazione con gli enti pubblici e/o privati: convegni, mo-stre, escursioni, spettacoli pubblici, festeggiamenti, manife-stazioni sportive ed enogastronomiche, iniziative di solida- rietà sociale, di recupero ambientale, di restauro e di ge-stione di monumenti, proposte turistiche specifiche per laterza età, progettazione e realizzazione di spazi sociali per iminori, programmi di coinvolgi-mento delle va rie componenti dellacomunità locale e itinerari turistico-didattici per gruppi scolastici.Indirizzo : via Caviglione n. 40.Tel. 3333816615.Email: [email protected]: Ferrero Claudio.

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Numero di abitanti: 277

Denominazione: frassinettesi

Superficie: kmq 24,75

Altitudine: m 1046 s.l.m.

Distanza da Torino: km 64

Festa patronale: San Bartolomeo

Municipio: via Roma 39tel. 0124801007- fax 0124801033

www.comune.frassinetto.to.itemail: [email protected]

email consigliere arte e cultura:[email protected]

Biblioteca: borgata Berchiotto c/o Associazione Pietra su Pietra – ONLUS –

ex scuole elementariemail: [email protected]

Comuni limitrofi: Pont Canavese, Ingria, Traversella, Sale Castelnuovo,

Borgiallo e Chiesanuova

FFrraassssiinneettttooFrassinetto, il “balcone del Canavese” co -sì chiamato per la posizione panora-mica del capoluogo Capelli, è situato adun’altitudine di m 1046. Sull’etimologiadel toponimo i pareri divergono: talunifanno derivare il nome dall’abbondanzadi frassini nella zona, altri da fraxinetumche starebbe a indicare una fortezza diorigine saracena. Gli insediamenti uma -ni nella zona sono probabilmente mol -to antichi, visto che poco più a valle, neipressi di Doblazio di Pont, sono stati ri-trovati reperti del Neolitico e quindi l’in-sediamento potrebbe risultare un’e- span sione verso i pascoli di alta quota,proprio degli abitanti di Doblazio. Leprime tracce di Frassinetto in docu-menti storici risalgono ad un atto di di-visione dei feudatari di Pont del 1293 eagli Statuti di Pont e Valli del 1321. Nel 1364 vengono menzionati negli Sta-tuti i consoli e credendari della comuni-tas Fraxineti aventi, tra l’altro, il compitodi sovrintendere al taglio dei boschi ealle fornaciate di calce. Verso la fine delTrecento, Frassinetto fu teatro, come ilresto delle valli, della sollevazione popo-lare del Tuchinaggio, nel 1399 venne oc-cupata dal castellano di MoncrivelloGiacomo di Santhià su ordine di Ame-

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deo VIII. Fu pacificata dai Savoia che infeudarono poi nuova-mente i conti del Canavese. Tardo medievali sono le caseforti che si trovano sul territo-rio: la Cà da Cunt, in località Carabini, poco oltre il Fraschiet -to, oppure la casa torre a Monteu, edificata su di un grossomasso, o nel capoluogo Capelli, inglobata nell’abitato, o an-cora in località Canaveisa ed in borgata Pacchiola. Questi edi-fici, talvolta in precario stato di conservazione, sono piccolicapolavori di architettura della pietra e conservano spessoportali trilitici, murature in pietre di differenti dimensioni,legate con poca malta e talvolta disposte a spina di pesce,tetti in lose su travature in legno rivelano, con le loro muramassicce, la funzione di protezione dei piccoli insediamentirurali. Una visita alle varie borgate sparse sul territorio permet-terà di conoscerne l’architettura e le carat-teristiche. La borgata Chiapinetto, a monte del capo-luogo, ha conservato pressoché intatta lastruttura originaria “a conchiglia a valve chiu -se”, con un sistema di abitazioni in pietra chesi raggruppano intorno a corti interne, consoluzioni architettoniche spesso originali,come la singolare scala elicoidale in pietra.Passeggiando per gli stretti vicoli o tra lecorti coperte e ammirando la perizia degliartigiani che costruirono questi nuclei mon-tani, potremo scoprire scolpite sulle archi-travi di pietra dei portali alcune datazionisecentesche e una singolare figura umana,

Scala elicoidale inpietra.

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dove è possibile fosse insediata una comunità di frati. Nella borgata Truffa già chiamata Fortuna, è ancora visi-bile l’antico edificio comunale dove si riunivano i sindaci edi consiglieri eletti dagli abi tanti posti “al di là del ritano”. Unacuriosità della vita amministrativa del passato è la compre-senza di due sindaci, uno per il capoluogo ed uno per le fra-zioni, che governavano insieme.Anche la borgata Borgiallo merita una visita, in quanto

conserva, tutti realizzati inpietra, portali cinque-secen-teschi, vecchie fontane dallegran di vasche e le finestre ditipo ticinese di alcune case.Qui vi è la casa natale del pit-tore Carlo Bonatto Minella

na to nel 1855 e morto nel 1878ricordato con una piccola la-pide posta sul muro dell’abi-tazione.Opere del pittore sono con-servate presso la GAM di To-rino e l’Accademia Albertina.Anche altre borgate, Tetti, Berchiotto conservano abita-zioni con archi, corti coperte e massicci portali in pietra.

Borgata Chiapinetto.

Borgata Berchiotto.

Portale cinque-se -cen tesco in pietranella borgata Bor-giallo.

A destra: autoritrattodel pittore Carlo Bo-natto Minella.

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In borgata Molini, posta alla confluenzadi due rii, erano attivi, sin dal XVI secolo,mulini che pestavano granaglie, biada ecastagne e un opificio per pestare la ca-napa. Oggi si possono ancora ammirare iresti di due mulini, con ruote ad acqua e,intorno, numerose macine di pietra. La Descriptio Status Ponti et Valium, rela-zione della visita del 1545 del segretarioducale Ubertino Marruchi nei territori diPont e Valli, descrive Frassinetto come unadella poche aree delle valli dove si trova-vano alberi da frutto, si poteva coltivareutilizzando l’aratro trainato dai buoi, gra-zie alle aree relativamente pianeggianti, edove si trovavano boschi che produceva -no pregiato legname. Le risorse maggiori, rispetto ai centridelle altre valli, non bastavano però a evitare la povertà e aimpedire, nel periodo freddo, l’emigrazione dei due terzi del -la popolazione per cercare lavoro. La storia di Frassinetto dei secoli successivi segue quella diPont Canavese, sebbene la posizione defilata abbia garantitoal paese una relativa tranquillità, evitandogli ad esempio ilcontagio della peste nel 1630 e il coinvolgimento diretto nelpassaggio degli eserciti. Verso la fine del Seicento però, anche Frassinetto è oggettodelle ordinanze di Vittorio Amedeo II e del Vicariato di Ponte Valli, che impongono di istituire dei posti di guardia sullemontagne, per fermare e condurre presso la città di Ivreagli eventuali eretici valdesi, provenienti dalle Valli di Lucerna,che si trovassero a transitare in questi luoghi.Lungo la strada fra Frassinetto e il Fraschietto (in localitàVipiane e in località Arbauda) sorgono due particolari edi-cole in pietra, dette pose dei morti, con un arco aperto versola via, e con sedute in pietra alla base delle pareti, avevanola funzione di ricovero in caso di maltempo e, d’inverno,quando a causa della neve, era impossibile raggiungere il ci-mitero del paese, vi venivano depositate le salme.

Chiesa Parrocchiale di S. BartolomeoLa chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, le cui prime noti-zie storiche risalgono al 1329, è orientata ad est ed è edificataal termine dell’antica mulattiera che da S. M. in Doblaziogiunge a Frassinetto.Sulle pareti esterne dell’edificio sono visibili le date del 1642e del 1771, testimoni di sostanziali interventi sulla struttura,che conserva l’antica muratura in pietra ed il tetto in grandilose. L’ingresso alla chiesa avviene attraverso un atrio por-ticato a tre campate, costruito su una porzione di terrenoche era un tempo adibito a cimitero.L’interno della chiesa, a navata unica con quattro altari la-terali, è stato riccamente decorato nel 1925 dal pittore G. Sil-vestro, coprendo antecedenti decorazioni, alcune risalenti

Ruota ad acqua in unmulino in borgataMo lini.

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al Seicento e riportate alla luce in occasione direcenti restauri. Entrando in chiesa il primo altare sulla sinistraraffigura la Sacra Famiglia con S. Antonio da Pa-dova, mentre il secondo è dedicato alla Madon -na di Lourdes. Sul lato destro si trova l’altare delSuffragio e per secondo quello dedicato allaMa donna del Carmine e S. Antonio Abate. L’al-tare maggiore è dedicato a San Bartolomeo,San Giovanni Battista ed a Maria Assunta.La chiesa oltre al grande quadro “Deposizione diGesù dalla Croce” custodisce anche la “Madonna

della Seggiola” e “San Rocco” realizzati da Carlo Bonatto Minella,pittore frassinettese dell’Ottocento.

Madonna del Bel Riguardo (ora Bellosguardo)Tra i luoghi di interesse va ricordata la cappella della Ma-donna del Bel Riguardo, costruita prima del Seicento fu am-pliata nel 1636. La facciata affrescata è preceduta da unpor ticato, mentre a lato si erge uno slanciato campanile inpietra, sopraelevato nel Settecento. La devozione alla Madonna del Bel Riguardo proviene da ungruppo di emigrati a Roma che vollero erigere, nel loro luogodi origine, un edificio dedicato alla Vergine che pregavano in

una cappella del Campo Santo della capitale,che raccoglieva la devozione e le sepolturedella comunità canavesana, qui emigrataper lavoro. Parrocchia: c/o Casa SS.ma Annunziata,tel. 0124801035.

VISITA DEL PAESE

La visita del paese è effettuabile senza vin-coli di orari, ad eccezione delle chiese delleborgate la cui apertura va richiesta al par-roco.Per chi fosse interessato a visite guidate, puòcontattare l’Associazione Pietra su pietra.

Campanile della chie -sa di San Bartolomeoe qui sotto decorazio -ne di due angeli so-vrapposti, di cui unodel Seicento.

Casaforte in localitàCarabini-Fraschietto.

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Località di particolare interesse:1 Chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo.2 Capelli, una finestra sul passato (piccolo museo)

e casaforte.3 Vi Burgial: casa del pittore Bonatto Minella Carlo,

archi secenteschi, finestre ticinesi, casa torre.4 Chiapinetto: corti coperte, scala elicoidale, arco

con scultura.5 Borg. Molini: 2 molini di cui 1 a doppia ruota.6 Borgata Tetti: corte coperta e arco d’ingresso e

meridiana.7 Borgata Truffa: vecchia sede comunale e Cana-

veisa: ruderi di casaforte.8 Borgata Berchiotto: chiesa di S.Rocco (edificata metà del

Seicento), “porta putru” (corte coperta).9 Borgata Fraschietto: chiesa di S. Bernardo, archi e casaforte

in località Carabini.10 Chiesa della Madonna del Bel Ri-

guardo.

Notizie sul paese sono state pubblicate sui libri:Frassinetto la sua storia e la sua gente – ed. Baima-Ronchetti –Castellamonte (2006).Gesje ‘d Frasinej – ed. Coppo – Cuorgnè (2008).Bust Gounele e fìdair – ed. Baima-Ronchetti – Castellamonte

(2010).

ASSOCIAZIONI CULTURALIPietra su pietra – ONLUS – Associazione culturale per la va-lorizzazione e la salvaguardia dell’architettura e delle tradi-zioni del territorio. L’Associazione effettua visite guidate sulterritorio, organizza mostre e seminari sull’ambiente, archi-tettura e tradizioni.Presidente: Arch. Pietro Battista Monteu Cotto.Sito web: www.pietrasupietra.eu.Email: [email protected].

Pro-LocoSito web: www.prolocofrassinetto.Email: [email protected].

Abito tradizionalefras sinettese.Borgata Coletto, sul -lo sfondo l’antico ar -co crollato.

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Numero di abitanti: 47

Denominazione: ingriesi

Superficie: kmq 14,57

Altitudine: m 827 s.l.m.

Distanza da Torino: km 60

Festa patronale: San Giacomo

Municipio: via Capoluogo 210080 Ingria

tel. 012485629 - fax 0124811203www.comune.ingria.to.it

email: [email protected]

Comuni limitrofi:Pont Canavese, Ronco Canavese,

Frassinetto, Sparone e Traversella

IInnggrriiaaIl nome (in piemontese L’Ingri, in fran-coprovenzale L’Éngri) potrebbe derivaredal nome di persona Ingrich, e consentedi immaginare un probabile dominiolongobardo della zona.A partire dai primi anni del Novecento,quando aveva una popolazione di quasi2000 abitanti, Ingria ha subito un for-tissimo spopolamento che l’ha portatain meno di un secolo a veder diminuirela propria popolazione di oltre 30 volte.Le sue 26 borgate, affollatissime, riem-pivano di vita la montagna. Gli abitantiallevavano bestiame e coltivavano pa-tate, segale e castagne su terrazzamen -ti sostenuti da muri a secco.Numerosissimi quelli che si ingegna-vano a diventare artigiani lavorando ilferro, il vetro, il legno.Risale al 1618 la nascita di una figura chediverrà col tempo molto familiare: il“Ma gnin”, lo stagnino, un ambulante cheaggiustava le pentole e vari utensili conlo stagno. Altri erano i “Mulitta” (gli arro-tini) i “Vedriat” (i vetrai) egli “Spaciafurnei”(gli spazzacamini). Un’altra attività tra-dizionale, ora completamente scom-parsa, era la fabbricazione dei succhielli,in dialetto: “Traulin”; ancora nel 1939 esi-stevano 7 piccole officine che li produ-cevano.Panorama di Ingria.

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Risalendo la valle Soana, Ingria è il pri mo dei Comuni. Dal Ca-poluogo, disposto alla destra orografica del torrente Soa na,è possibile raggiungere attraverso sentieri e mulattiere ric-chi di piloni ed edicole votivi le 26 frazioni, numerose dellequali posizionate sul versante opposto della valle. Alcune untempo era no sede di Parrocchia e di scuole, oggi sono quasitutte completamente spopolate, fatto salvo il periodo dellevacanze estive, quando i figli degli emigranti rientrano nellecase degli avi.Oltre alla bellezza del paesaggio, ciò che colpisce maggior-mente percorrendo questi luoghi è la incredibile, tenacemaestria con cui gli abitanti sono riusciti a edificare case eborgate su pendii scoscesi, “rubando” letteralmente piccolispazi alla montagna.

EDIFICI

Capoluogo: chiesa parrocchiale di San Giacomo. Eretta nel‘600, divenne parrocchiale nel 1706, quando fu staccata daquella di Ronco Canavese. Dalla piazzetta della Chiesasi ha una vista stupenda sulvallone di Codebiollo e lesue montagne, dominate lavetta della Quinzeina.

Borgata Camprovardo.Nella frazione si possonoos servare alcune caratteri-stiche abitazioni di tre-quattro piani collegate traloro da scale esterne di le -gno, oltre che una bella fon-tana datata 1858.

Chiesa Parrocchialedi San Giacomo.

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Borgata Pasturera. Interessanti casolari lacui architettura, caratterizzata da archi inpietra a tutto sesto, sembra risalire all’Otto-cento o, addirittura, al secolo precedente. Sipuò ammirare una vecchia fontana rino-mata per la purezza e leggerezza della suaacqua; un solitario campanile è eretto su unroccione che emerge a fianco della minuscolapiazzetta dove è presente la Cappella di SanBarnaba, ritenuta una delle più vecchie dellavalle.

Borgata MombiancoTutt’ora raggiungibile solo a piedi grazie aduna mulattiera, un tempo ospitava 47 fami-

glie, oggi rivive solo nel periodo estivo; è posta su un pianoroappoggiato ad un grande sperone di roccia bianca (da cuiprobabilmente il nome), alla sinistra orografica del Soana,“da dl’a dl’aqua” (al di là del fiume) per gli abitanti del Capo-luogo.Interessante la Chiesetta dedicata alla Santa Sindone, i cuiprimi cenni storici risalgono al 1647.

Borgata Mombian co.

Il campanile dellaCap pella di San Bar-naba, eretto su unroccione.

Il vallone di Code-biollo e la vetta del -la Quinzeina.

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DA VISITARE

Cappella della Santa Sindone,frazione Mombianco. Tra Alto Canavese e Valli di Lanzosono solo due le Cappelle dedi-cate alla Santa Sindone: una èquesta della Frazione Mombian -co di Ingria, l’altra è in FrazioneVenera di Viù.Non è nota la motivazione percui la Cappella abbia ottenutouna dedica così “importante”, ma èopinione diffusa che non sia a -scri vibile ad un ipotetico transitodel Sacro Lino durante il miste-rioso viaggio da Chambery a To-rino.La prima documentazione storica la troviamo nella VisitaPastorale del Vescovo Ottavio Asinari nell’agosto 1647. L’illu-stre prelato la descrive con volta e pareti grezze e pavi-mento in pietra; l’altare è spoglio, niente quadri né affreschialle pareti; si comunicano solo gli infermi del luogo. Il Ve-scovo non dice l’epoca della costruzione, ma è probabile chela Cappella esistesse già da molto tempo, in dimensioni ri-dotte come semplice Oratorio.Nel corso dei secoli altre Visite Pastorali la descrivono mo-dificata, chiusa da cancelli in legno, poi chiusa da una porta;altri affermano che ha grate alle finestre, ma con pavi-mento irregolare o fessure nel soffitto e, ancora, provvistadel necessario per le Funzioni, che vi è un Priore... che solochi è infermo vi si comunica!In tempi più recenti (1901 e 1996) è stata ristrutturata la co-pertura del tetto, mentre la facciata è stata ridipinta nel1969: l’affresco che oggi è visibile risale al 1980, opera del pit-tore valsoanino Jaques Peradotto.All’interno sono presenti numerosi “ex voto”, alcuni dei qualidedicati alla Santa Sindone; un seicentesco grande quadroraffigurante il Sacro Lino al di sopra del quale è raffiguratala Madonna Nera di Oropa orna la parete destra, mentre die-tro l’altare è posta una bella collezione di “Fiocchi dei Neonati”lasciati dai genitori che in tal modo hanno chiesto la prote-zione della Santa Sindone per i propri figli.La Festa Patronale della Santa Sindone si svolge la prima do-menica di maggio: Messa e successivo “incanto”.

Cappella della Madonna della Neve, frazione Bettassa.Nel vallone del Rio Verdassa, più conosciuto come “Codebiollo”accanto alla frazione Bettassa sul sentiero che porta alleborgate Salsa e Mombianco, a 938 m s.l.m., sorge la Cappelladedicata alla Madonna della Neve che nella memoria collet-tiva, però, è più conosciuta come “Santuario di Santa Libera”.Una data che compare su una pietra all’ingresso, indica che

Cappella della SantaSindone.

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la cappella è stata ristrutturata nel 1764, ma riferimenti diuna visita Pastorale svolta da Mons. Michele De Villa, Vescovodi Ivrea, ne fanno già menzione nell’anno 1750. Ciò però, nonvuol significare che già in precedenza non esistesse in locouna costruzione religiosa , forse un pilone votivo od un “ora-torio”, non preso in considerazione nel corso di visite prece-denti. Vuole la leggenda, che il 5 agosto si sia abbattuta inlo co una enorme valanga di neve; quando questa si sciolsevenne ritrovata una statua della Madonna di cui nessunosapeva dare spiegazione. Venne così costruita la chiesettadedicata, appunto, alla Madonna della Neve, la cui festa è ce-lebrata ogni anno al 5 di agosto. Di incerte origini anche la venerazione per Santa Liberata(localmente Santa Libera); invocata nei travagli del parto,specialmente se gemellare, è rappresentata sul frontale del -la Cappella con in braccio, appunto, due gemelli; da tempo

immemorabile le mamme presenta-vano i loro bambini alla Santa, ritenu -ta la protettrice dell’infanzia. Al ter-mi ne della Messa, il sacerdote radu-nava tutti i piccoli sul sagrato del San-tuario e li benediceva. In tutta la vallela devozione alla Santa è alquanto sen-tita: ancora fortemente radicata l’abi-tudine di fare Voto di visitare il San- tuario per pregare per grazia ricevuta.La festa di santa Libera si celebra il 18gennaio.

Cappella della Madonna delle Gra-zie, frazione Reverso, località San-dretto.Edificata dove un tempo sorgeva un pi-lone votivo, deve la sua realizzazione

Cappella della Ma-donna delle Grazie.

Cappella della Ma-donna della Neve.

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ad un avvenimento miracoloso; una anzianasignora di nome Felicita, conosciuta in lococome “La Magistra” (la maestra) a causa dellamalattia aveva gravi difficoltà a camminare.Si spostava grazie ad una stampella e tuttele mattine, prima del levar del sole, soleva re-carsi al pilone per pregare; una mattina, il 13di maggio, dopo le orazioni si accorse che po-teva alzarsi e camminare senza l’ausilio dellegrucce. In seguito a questo evento venne rac-colto il denaro per la costruzione della chie-setta che fu dedicata alla Madonna delleGrazie al cui interno sono tutt’ora conser-vate la gruccia e la speciale sedia che la Si-gnora Felicita usava per pregare. La FestaPatronale, ovviamente, viene celebrata i1 13di maggio.

MANIFESTAZIONI CULTURALIL’Engrì – Tchouse d’aouti ten (Ingria – Cose d’altri tempi).Manifestazione alquanto particolare che viene organizzatasempre il 12 agosto; ha inizio alle ore 18 e prosegue sino anotte inoltrata. Si svolge nelle viuzze della borgata Capo-luogo illuminata, per l’occasione, con lanterne e fiaccole. É una esposizione-museo-mostra-mercatino incentratasulla cultura e le tradizioni franco-provenzali e sugli usi e co-stumi della Valle Soana. Non manca, sulla piazzetta dellaChiesa, lo spazio dedicato alla musica ed alle danze, ovvia-mente riferite alla cultura piemontese e montana.

ASSOCIAZIONIPro Loco di Ingria.Sodalizio fondato nel 1980, ha la peculiarità di essere semprestata guidata dallo stesso Presidente, Luciano Orso Giacone.Sin dai primordi, quando Ingria era più popolosa e frequen-tata, ha dimostrato una grande vivacità di interpretazionedello “stare insieme” in una comunità e “per” quella comunità.Ha curato l’organizzazione di incontri, anche nelle frazionipiù piccole e più lontane, molte delle quali a quei tempi era -no raggiungibili solo a piedi; ha realizzato e curato le segna-letiche dei vari sentieri; mai è mancato un pensiero ancheper gli Ingriesi più vecchi, da cui la “Festa degli Anziani”, ecc.È presente a fianco degli abitanti delle frazioni, in tutte leFeste Patronali.Presidente Pro Loco: Luciano Orso Giacone, tel. 334886405.Indirizzo Pro Loco: c/o Comune di Ingria, via Capoluogo, 2,10080 INGRIA TO.Corale “Le Gruje”. Formato da 5 voci tutte al femminile e ri-gorosamente ingriesi, il Coro si occupa di recuperare, cata-logare e riproporre le melodie della memoria Valsoanina eFrancoprovenzale. Il repertorio è presentato nelle manife-stazioni di carattere culturale, dove la lingua e abito tradi-zionale sono sinonimo di appartenenza.

La sedia speciale del -la signora Felicita.

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Numero di abitanti: 320

Denominazione: ronchesi

Superficie: kmq 96,91

Altitudine: m 956 s.l.m.

Distanza da Torino: km 63

Festa patronale: San Giusto

Municipio: piazza Municipio 110080 Ronco Canavese

tel. 0124817377 - fax 0124817419www.roncocanavese.to.it

email: [email protected]

sito di valle: gestito e aggiornato da Claudio Deiro

www.vallesoana.it

Ufficio turistico: piazza Mistral 1tel. 0124817377 - mobile 3357123123

Comuni limitrofi: Pont Canavese, Ingria, Valprato Soana, Cogne AO,

Locana, Ribordone e Traversella

RRoonnccoo CCaannaavveesseePARTICOLARI STORICIIl toponimo compare nel 1457 come“Ron chus”. Deriva dal latino “runcus” ed in-dica un terreno prima incolto poi divel -to, dissodato. Il territorio comunale ècompreso tra i comuni di Ingria e di Val-prato Soana e di esso fanno parte la val -le di Forzo, tipicamente alpinistica, ilval lone di Guaria che confina con Ribor-done ed i valloni di Servino e di Ca-naussa.Il capoluogo è posto lungo la sponda si-nistra del torrente Soana, in una pitto-resca conca circondata da fitte abetaiee belle faggete. Al centro del paese sorgeun edificio, che fu l’abitazione di un per-sonaggio famoso in valle: Giuseppe Fe-dele De Stefanis, nato a Ronco nella se-conda metà del settecento e morto nel1837. Notaio e sindaco del comune, aderìalla Carboneria e partecipò ai moti del1821. Un cunicolo, ancora parzialmentevisibile, collegava l’abitazione con lachie sa e permetteva ai cospiratori, ar-rivati i gendarmi, di sparire e di farsitrovare intenti nella preghiera. A Ronco,nella casa chiamata “Villa Viglino” sog-giornò anche, dal luglio al settembredel 1908, il poeta Guido Gozzano cheven ne con la madre a curarsi dalla tisie, proprio in questo periodo scrisse lapoesia “Farfalle”.Panorama di Ronco Canavese.

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RRoonnccoo CCaannaavveessee 44

Le frazioni, oltre una trentina, vantano abitazioni risalentiai secoli XVII e XVIII. Vagando tra le stradine interne di Cer-nisio, Tressi e Castellaro si possono trovare interessanti pit-ture murali. Belle meridiane spiccano sui muri di Cernisio,Convento e Tressi. A Servino, sorgono alcuni “rascard”: antichifienili con la parte superiore in legno e, quella inferiore, inpie tra, mentre in località Recrè, rimangono i resti di un’an-tica casaforte.Dopo la metà dell’ottocento la popolazione del comune diRonco aumentò notevolmente fino a raggiungere, nel 1911, i3240 abitanti. Nel 1893 giunse a Ronco la strada carrozzabile.Un bellissimo ponte in pietra ad un solo arco, denominato“ponte del Crest”, si incontra poco prima dell’entrata al capo-luogo: fu costruito anch’esso nel 1893 dall’impresa Castagna.Sempre nel 1893 venne istituito il mercato che si teneva alladomenica. Nel 1907 il capoluogo ebbe pure la luce elettrica.Gli abitanti si dedicavano alleattivi tà agropastorali ma, lescarse risor se, hanno spessoob bligato i mon ta na ri a cerca -re fortuna in pianura o all’e -stero. Svolgevano il lavoro dicalderai e di vetrai itineranti,non solo in Piemonte, ma an -che in Svizzera ed in Francia.Proprio a Parigi, il 5 settembre1906, in Rue de Tanger n°8, ve-niva costituita “La Valsoana”, so-cietà di mutuo soccorso, con 95soci fondatori. Qui infatti moltiRonchesi praticavano il me-stiere di “vedriat” e sentirono ilbisogno di aiutarsi tra loro persopravvivere in un paese stra-niero e spesso ostile. Il primovetraio di cui si abbia notiziacerta è Giuseppe Perucca: pro-veniva dalla frazione Convento e lavorava a Parigi nel 1869.Insieme ad altri quattro valsoanesi, lasciò il duro lavoro dellagalleria del Frejus per iniziare una nuova avventura nella ca-pitale francese. I “vedriat” erano posatori di vetri e portavanosulle spalle la “bertchi - pronuncia: berci”: un attrezzo adattoal trasporto del mastice e delle lastre di vetro. Andavano distrada in strada lanciando il grido: “Vitrieeee, vitrieeee...”.Quando i vetrai cessarono di essere ambulanti e divenneroartigiani, tornarono alla vecchia casa per periodi sempre piùbrevi fino a quando trasferirono la famiglia là dove avevanoil lavoro. L’emigrazione delle donne significò la morte dimolte frazioni e la valle tutta si spopolò rapidamente. Nellavia principale del capoluogo è stato eretto un monumentoal vetraio per onorare i numerosi ronchesi che hanno svoltocon perizia questo mestiere.Attualmente il turismo è la principale risorsa e Ronco vuole

Piazza Mistral sotto laneve.

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45 RRoonnccoo CCaannaavveessee

proporsi a quanti sono interessati a ripercorrerne la storia,a goderne le bellezze naturali e a studiarne ed apprezzarnela cultura.

COSA VEDERE

La chiesa parrocchialeLa chiesa di Ronco si stacca dalla parrocchia di Campiglia (lapiù antica della Val Soana) nel 1280. Il Bertolotti nel suo libro“Passeggiate nel Canavese” cita un don Pietro Bruno quale ti-tolare della parrocchia di Ronco nel 1281, ma le prime notiziedocumentate risalgono alla visita pastorale del 1329. In que -st’occasione la chiesa viene definita come: “Ecclesia Sancti Iustida Valsoana” e si precisa che essa è sotto il patronato dei Con -ti di Valperga. L’edificio attuale è il risultato di numerose ristrutturazioni

svoltesi tra il 1809 ed il 1887. L’in-terno è costituito da un’unicana vata ed il pavimento è in la-stre di pietra. Di notevole pregioè l’altare maggiore, in legno do-rato, ai lati del quale vi sono duestatue lignee: a destra, quella diSan Giovanni Battista e, a sini-stra, quella del patrono San Giu-sto. Su ciascuno degli altarila terali si trova una pregiatapala. La più importante rappre-senta “La Sacra Famiglia in fugaverso l’Egitto” e reca la firma del-l’autore: “Andreas Bugellensis 1639”.Sull’arco dell’abside, si staglia untrittico statuario della Crocifis-sione.Per visitare la chiesa, rivol-gersi a Recrosio Giovanni: tel.0124 817274.

La fucina da rameIn borgata Castellaro, sulla sponda sinistra del torrente Soa -na, poco prima dell’entrata al capoluogo, sorge la fucina dara me risalente al 1675, come attesta una scritta su pietra al-l’interno del fabbricato principale “IHS Glaudo Calvi 1675”. Ilcomplesso è costituito da una fucina grande, adibita alla la-vorazione del rame e da una fucina piccola per la lavora-zione del ferro e del carbonile. Un canale, derivato dal Soanaa monte dell’opificio, inviava l’acqua sulle ruote in ferro chedavano il moto ai magli e su due trombe idrauliche in legnoper la ventilazione delle forge. Si producevano principal-mente manufatti utilizzati dagli abili calderai della ValSoana, ma non è escluso che in alcuni periodi (per esempioquello napoleonico) la fucina sia stata adibita a produzionibelliche. L’opificio rimane in attività fino al 1952 e la sua fun-

Chiesa parrocchiale diSan Giusto.

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zione produttiva è testimonianza sto-rica di un modo di lavorare che sfrut-tava le risorse del luogo: acqua, mine- rali e legname.Gli edifici della fucina, ceduti al Comu -ne di Ronco dall’ultimo proprietario, ilsignor Domenico Magnino, in seguitoad un accordo con il P.N.G.P. furono ri-strutturati e attualmente ospitano unmoderno laboratorio didattico. La fu-cina di Castellaro è ora un ecomuseo raggiungibile percor-rendo il tratto di Sentiero Natura che parte dai due pontiper la frazione Tiglietto e scende poi proprio alla fucina. Perinformazioni sulla visita rivolgersi alla segreteria turisticadel P.N.G.P., via della Rocca 47,10123 Torino. Telefono: 011 8606233.e-mail: [email protected] fucina da rame di Ron -co parla ampiamente MarcoCima nel suo libro “La Valle delparadiso perduto” nel quale ri-costruisce l’ambiente socialedella zona tra il XVII e il XVIIIsecolo.

La casaforte di ServinoUn’ interessante costruzionedomina la valle di Servino: lacasaforte denominata “GranBetun”. E’ posta su un declivioprativo, alla quota di circa1460 m. . È simbolo di presti-gio famigliare e difesa conta-dina dimostrati dalle parti-colari tecniche costruttive; ciriporta indietro nel tempo,

Complesso della fu-cina da rame.Particolare dei magli.

Casaforte Gran Be -tun.

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fino alla metà del cinquecento, dandoci la misura di quantosia antica la frequentazione di questo vallone.Vi si accede deviando, dalla S.P. 47 della Valle Soana, per lafrazione Cernisio poco più di un chilometro a monte del ca-poluogo e, proseguendo poi, per il primo tratto su stradinaasfaltata ed, in seguito, su un comodo sentiero: tempo di per-correnza un’ora dall’inizio sentiero; dislivello: 400 m circa daCernisio; periodo consigliato: maggio-ottobre.

Chiese - Santuari - Piloni votiviNel comune di Ronco vi sono due santuari: il Crest e quello diSan Rocco. Il primo, risalente al 1616 è dedicato alla Madonnadell’ Emigrante e sorge sulla strada provinciale, all’entratadel capoluogo. Al suo interno si trovano 68 formelle inbronzo con i nomi dei vetrai della Valle caduti sul lavoro.

La Festa si tiene ogni anno nellaprima domenica di agosto. Il secondo sorge in un luogo iso-lato di incantevole bellezza, difronte alla frazione Lilla e risaleanch’esso al 1616. La Festa si cele-bra ogni anno il 16 agosto.Altre chiese che meritano una vi-sita sono: Sant’Anna in frazioneScandosio – festa il 26 luglio; Ma-donna degli Angeli in frazioneConvento – festa il 2 agosto; Ma-donna della Neve in frazione Bo-schietto – festa il 5 agosto.La chiesa di Sant’Anna ha dalloscorso anno due nuove campane.Da notare che il primo campa-nile ad essere provvisto di orolo-gio fu proprio quello di Scan-dosio.A Convento, il signor Ferraro, nel1636, fece costruire un ospiziocon annessa chiesa. Qui vissero esvolsero il loro ministero i frati

Cappuccini che continuarono l’attività religiosa fino al 1802,quando le leggi Napoleoniche li obbligarono ad andarsene.Innumerevoli piloni votivi punteggiano tutta la Valle Soanae, spesso venivano costruiti in seguito a voti fatti e a grazieottenute. Tra questi sono da segnalare le “cappelle-rifugio”:hanno dimensioni più grandi con un porticato che si pro-tende a riparo del sentiero. Due di queste cappelle si incon-trano sul sentiero per Servino e, quattro, lungo la mulattierache conduce a Nivolastro. All’uscita dal capoluogo, sulla pro-vinciale per Valprato, si può ancora ammirare l’ultimo “capiteldli mort” ancora esistente: aveva la funzione di accogliere lebare dei defunti che giungevano dalle frazioni, in attesa cheil parroco venisse a dar loro la benedizione e li accompa-gnasse in chiesa. Infine, sul sentiero che conduce da Tressi a

Interno del Santuariodel Crest.

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Boschietto, in località “la Barma” si incontra un particolarepilone votivo costruito, in alto, sulla roccia.

LE ASSOCIAZIONI

SOCIETA DI MUTUO SOCCORSO ASSOCIAZIONE VALLE DIFORZOFraz. Molino di Forzo, 10080 Ronco Canavese, Valle Soana.Presidente: Maria Canavesio, tel. 0124817139.Nel 1900 gli abitanti della Valle di Forzo decisero di fondarela Società Operaia Maschile di Mutuo Soccorso Valle di Forzo,poi legalmente costituita il 3 marzo 1901.I soci fondatori furono i capofamiglia della vallata di Forzo,dalla frazione Arcando fino a Boschiettera; la sede fu fissatain un primo tempo in frazione Tressi, quindi in borgata Mo-lino, dove si trova tuttora. La Soms Valle di Forzo diventò subito operativa: istituì lacassa mutua, il magazzino di previdenza (rimasto in fun-zione fino agli anni precedenti la seconda guerra mondiale)e persino un’assicurazione per i bovini.

Pittura murale suun’abitazione in fra-zione Tressi.

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Nel 1976 la Società ha assunto la nuova denominazione ‘As-sociazione Valle di Forzo’, modificata nel 2004 in ‘Società diMutuo Soccorso Associazione Valle di Forzo’, mantenendo i prin-cipi mutualistici originari,a cui sono stati aggiunti altriscopi, quale quello di ‘avviare a soluzione i problemi dellaValle di Forzo’. Nella sede si può visitare la mostra fotografica permanente‘La Val de Foss d’un ten’ e anche una piccola esposizione sull’al-pinismo. Nell’ufficio della Società, inoltre, è esposta l’anticabandiera risalente ad inizio Novecento. All’esterno, sulla fac-ciata, una lapide ricorda i valligiani (quasi tutte donne)morti sul lavoro in montagna ‘per raccogliere un pugnod’erba’. Il sodalizio fa parte della Consulta delle Soms del Canavese.

PRO LOCO DI RONCO CANAVESEPiazza del Municipio 2, 10080 Ronco Canavese. Tel. 0124 817377 - mobile 335 7123123.Fax. 0124 817419 - email: [email protected]: Fava Mauro.La Pro Loco di Ronco Canavese lavora, in collaborazione conil Comune, per valorizzare il turismo della Valle Fantasticadel Parco Nazionale del Gran Paradiso, presentando eventie manifestazioni in un interessante viaggio fra natura, cul-tura, sapori , tradizioni e biodiversità.La Valle Soana, impervia e selvaggia, merita di essere cono-sciuta per le sue montagne, per le antiche borgate, per la lin-gua, il costume, le feste e le tipicità della minoranza fran- coprovenzale a cui appartiene. Tutte le associazioni presentisul territorio lavorano insieme a questo scopo presentando,ogni anno, un calendario fitto di proposte in grado di sod-disfare i desideri dei frequentatori più esigenti.

Salone polivalente esede dell’ufficio turi-stico.

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EFFEPIPresidente: Ornella De Paoli, tel. 0124817139.Associazione di Studi e Ricerche Francoprovenzali nata nel 1981per la valorizzazione della Lingua e della Cultura della Mi-noranza Francoprovenzale del Piemonte. La sede divide i lo-cali con l’Associazione Valle di Forzo, a Molino.

GRUPPO ALPINI - RONCO - VALLE SOANAPiazza del Municipio 2, 10080 Ronco Canavese.Tel. 0124 817272 - 0124 817803 - Fax 0124 817419.Presidente: Ilario Baudin.Il Gruppo Alpini si è costituito nel 1962. I soci sono semprepresenti nelle manifestazioni civili e la popolazione può con-tare sul loro aiuto nei momenti di difficoltà.Festa annuale: il secondo weekend di agosto con la presenzadei Priori e di numerose donne in costume.

LE FESTE DA NON PERDERE

Il Carnevale della Valle: ultimo sabato di gennaio: presen-tazione dei personaggi tipici: “il ruga e la ahcapineri”; a marzo:sfilata dei carri allegorici.

Una Valle Fantastica: primo osecondo weekend di luglio: è unakermesse che coinvolge tutta laValle: un incontro perfetto di tra-dizioni e biodiversità nell’areapro tetta. Tra le iniziative pro-grammate da segnalare è la festadel pane nella frazione Boschiet-tiera: si cuoce il pane nell’anticoforno comunitario ristrutturatodagli abitanti.

Festa patronale di San Giusto: ultima do-menica di luglio: occasione per ammirare glisplendidi costumi femminili.

Sagra della toma. Formaggi in festa in ValleSoana: a settembre di ogni anno.

Atmosfere d’autunno: a ottobre: si ammi-rano i colori e si gustano le castagne, tipicifrutti della montagna.

Salotto dei sapori e mercatino tra i mon -ti: nelle festività dell’Immacolata.

Viaggio nella borgata dei presepi: nei mesi di dicembree gennaio, ogni angolo della frazione Pezzetto, in Valle diForzo, ospita un presepe artistico, realizzato unicamentecon materiale povero reperito sul luogo.

Antico forno in fra-zione Boschiettiera.

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Numero di abitanti: 113

Denominazione: valpratesi

Superficie: kmq 71,57 - 7157 ha

Altitudine:min m 1063 - max m 3308 s.l.m.

Casa Comunale m 1113 s.l.m.

Distanza da Torino: km 73

Festa patronale: San Silverio

Municipio: via Roma n. 910080 Valprato Soana TO

tel. 0124812908 - fax 0124812960www.comune.valpratosoana.to.itemail: [email protected]

Ufficio turistico: strada Piamprato n. 110080 Valprato Soana TO

Comuni limitrofi: Champorcher AO, Cogne AO,

Ronco Canavese e Traversella

VVaallpprraattoo SSooaannaaDESCRIZIONE E CENNI STORICIValprato Soana è l’ultimo Comune ches’incontra risalendo la ”fantastica” ValleSoana. Il territorio, che ha una forma diventaglio, è circondato dalla cornicedelle svettanti montagne. Il capoluogodi Valprato, denominato Corzoneri(Cordeneri), è situato in una conca chedoveva essere un grande prato com’èdeducibile dal nome stesso: prato inuna valle. Le frazioni, incastonate comegioielli nel verde dei boschi, sarebberodegne di una nota tanto culturalequan to architettonica. Tra queste ledue più grandi sono Campiglia, che finoal 1928 era Comune a sé stante, e Piam-prato, dove sono concentrati gli sportinvernali e ci sono ancora alcune casesettecentesche. Salendo all’Andorina,sono ancora visibili i terrazzamenti so-stenuti da muri a secco che ospitavanole “carbonaie”.Grande pregio culturale hanno le pas-seggiate guidate all’interno del ParcoNazionale Gran Paradiso, prestigio ebiodiversità di flora e fauna protettafin dal 1922.La forte cultura religiosa del paese ciforgia di circa 18 fra chiese, e cappellequasi tutte settecentesche, presenti inPanorama di Valprato Soana.

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ogni frazione che esprimono il passaggio del tempo tra varistili, strutture e opere artistiche. La prima che incontriamoentrando nel territorio comunale è il Santuario dell’Iorneadi particolare forma ottagonale, dedicata alla natività diMaria che si festeggia la prima domenica di settembre. No-nostante la buona volontà degli abitanti, il territorio, ebbeun lento sviluppo, la strada provinciale giunse a Valprato so-lamente nel 1894 e a Campiglia solo nel 1897. Piamprato in-vece dovette aspettare fino al 1903 per ottenere solo unaco moda mulattiera di tre metri.Nel territorio del Comune erano presenti varie cave metal-lifere che diedero l’avvio alla lavorazione dei metalli e, in se-guito, alla nascita dei lavori itineranti come il calderaio, ilru ga (lo stagnino), gli argentieri e, infine, i vetrai. Tra questitroviamo la famiglia Clerico, famosa per essere partita daCampiglia in cerca di fortuna divenendo poi proprietaria deilocali notturni di Parigi “Il Lido” e “Moulin Rouge”. Giuseppe Cle-rico, sindaco di Valprato per 15 anni, fu il creatore, negli anni70, dell’Hotel Gran Paradis, a lungo l’unico albergo a 4 stelledi tutto il Canavese. In seguito al fenomeno dell’emigrazioni,oggi l’economia si basa quasi esclusivamente sul turismo e,nella stagione estiva, sulla pastorizia legata alla transu-manza. La memoria degli antichi mestieri è tenuta viva gra-zie alla dedizione di pochi artigiani appassionati. Tra i personaggi illustri ospiti di Valprato Soana ricordiamoil Re Umberto I di Savoia che durante una battuta di cacciapresso gli alti territori di Campiglia sostò presso la sede par-rocchiale di Valprato, dove il 1 agosto 1898 firmò tre DecretiLegge che permisero al Paese di essere inscritto nella Rac-colta delle Leggi del Regno. Questo avvenimento è ricordatocon una lapide posta sul muro della casa stessa. Tra il 1938 e il 1940 era presente, per esercitazioni, lo scrittoreMario Rigoni Stern, che all’epoca frequentava la Scuola Mili-tare come Sergente Volontario negli Alpini, nei suoi scrittidefiniva il pianoro dell’Azaria come il luogo più bello delmondo. Anche A.Bertolotti nel 1873 e F. Farina nel1909 espres-sero nei loro libri l’amore per le bellezze della nostra valle.

SITI CULTURALI DA VEDERE

CHIESA PARROCCHIALE E STATUA DEL SALVATORELa chiesa parrocchiale è oggi il fulcro che riunisce i fedeliogni domenica. Sorge quasi al centro del capoluogo a fiancoalla sede del Municipio; ha una forma particolare caratte-rizzata da un piccolo porticato che funge da ingresso. Nomi-nata parrocchia nel 1609, staccandosi da quella più antica diCampiglia; il primo parroco fu Don Guglielmo Camerlo,eletto dalla popolazione, ma che essendo solo Chierico, neprese il possesso nel 1612 dopo la sua nomina a sacerdote. La chiesa nel 1762 venne ampliata e nel 1775 quasi del tuttoricostruita; negli anni a seguire subì varie ristrutturazioniche modificarono anche le opere artistiche presenti, tra cuialcune decorazioni del pittore Benelli. Rimane ancora veri-

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tiera l’immagine di un’iconadi San Besso presente nellavolta che venne rappresen-tato dal pittore con la pellescura, dopo aver preso vi-sione del corpo del Santo at-traverso “la finestra confes-sionis” del sarcofago custo-dito nel Duomo di Ivrea.All’interno della chiesa, cheora si presenta come un ar-monioso insieme di vecchioe nuovo, oltre alle varie ope -

re artistiche, è presente dietro all’altare una lastra di marmocon i nomi dei parroci. Il santo patrono è S. Silverio Papa,martire esiliato e morto di stenti nell’isola di Pomezia, at-tuale Ponza, con la quale esiste da alcuni anni un gemellag-gio religioso.La Festa patronale ricorre la penultima domenica di luglio. Di fronte all’ingresso della chiesa vi è una statua fatta eri-gere da Don Carlo Vanner, allora parroco, dopo il suo ritornoda un viaggio in terra santa; rappresenta il Salvatore ed écorredata di una targa con una riproduzione del “Quadratomagico di Pompei” che, secondo un’interpretazione, esprimela Redenzione per merito di Gesù, figlio di Dio.Più precisamente: Sator: seminatore della divina parola.Arepo: l’aratro,il cuore arato dalla fede è un buon terreno da

dove crescono frutti di vita eterna.Tenet: ritiene tutto il bene operato in vita.Opera: opera buona,fede, speranza e carità.Rotas: le ruote celesti,il paradiso, la mercede che ottengono

i giusti,come i santi, perché hanno ascoltato e praticatola parola di Dio.

AFFRESCHIIn tutto il territorio sono disseminati piloni e capitelli votivi,ma anche sui muri di molte abitazioni sono spesso presentidegli affreschi prevalentemente di natura religiosa. Uno deipiù pregiati e di apprezzabile fattura è situato in frazione

Zurlera. Sulla facciata di unadelle prime case della bor-gata, si può osservare un di-pinto murale di fine Seicen- to. La composizione è ripar-tita in tre riquadri e in un o -vale sottostante. Nella partecentrale sono raffigurati laVergine con il Bambino incielo e, in basso, da un lato edall’altro, sant’Antonio da Pa-dova e san Giacomo apo-stolo. Le due figure in abiti

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ecclesiastici, effigiate ai lati di questa scena principale, sonoidentificabili dai cartigli recanti le due distinte scritte “SanSilverio” e “San Martino”. Dopo il restauro abbastanza recente,nell’ovale sono riapparse le sagome di tre figure umane sup-plicanti i protettori celesti e lambite da lingue di fuoco. At-torno vi sono cartigli che recavano iscrizioni oggi quasi deltutto perdute, mentre è fedele la data 1778 che, però, secondoSilvia Coppo, autrice di questa descrizione, non è riferibileall’anno di esecuzione, ma ad un verosimile intervento de-corativo, forse fatto in occasione del rinnovo di un voto.

CAMPIGLIA - LA CHIESA E LA STRADA REALE La frazione Campiglia, che si raggiunge percorrendo lastrada a sinistra della piazza principale del capoluogo, fu inpassato il più antico Comune della Valle. La sua chiesa, untempo parrocchia, probabilmente anche di Cogne, risale allafine del primo millennio, e testimonia il forte legame pre-sente fra gli abitanti delle due Valli. Il patrono è San Giovanni Battista, onorato il 24 giugno, mail titolare della chiesa è San -t’Orso Vescovo di Aosta; latradizione sostiene che nelVI secolo, fuggendo alla per-secuzione degli Ariani, si siatrovato a predicare control’Arianesimo proprio nel luo -go dove oggi sorge la chiesaa lui dedicata. La piazzettaantistante è chiamata “pla-tea Sancti Ursi”.L’attuale edificio è stato qua -si completamente ricostrui -to nel 1702 sulle basi del precedente, distrutto da unava langa. In seguito a recenti restauri è stata scoperta unacripta funeraria sotto al pavimento che accoglieva fino aiprimi decenni del 1700 defunti sia Soanini che Cogneins. Par-ticolare è anche il campanile che sorge a pochi metri dall’edi-ficio sopra un masso roccioso, a ridosso della cripta delcimitero. Nel tetto del medesimo è visibile un foro che ser-viva anticamente ad innalzare la bandiera bianca che segna-lava l’imminente inizio della messa ai Cogneins giunti, nelfrattempo, al Colle dell’Arietta per partecipare alla funzione.A Campiglia ha inizio la strada reale di Caccia che fu volutadal Re Umberto I nel 1897; conduce, in 23 km, fin oltre i pianidell’Azaria e poi prosegue, come sentiero, fino al Colle Ca-drega e alla bocchetta del Rancio.Nel territorio di Campiglia il P.N.G.P sta ultimando un giar-dino botanico “L’uomo e i coltivi” per rivalutare l’importanzadell’agricoltura in montagna.

IL SANTUARIO DI S. BESSO E LA DEVOZIONEA circa 2019 m di altitudine a monte di Campiglia sorge ilSantuario dedicato al giovane martire tebeo San Besso. La

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tradizione sostiene che il martire, verso ilIV secolo, si rifugiò con altri militi della Le-gione Tebea a predicare su questi montiove subì il martirio sul Monte Fautenio,“Fan ton”. I suoi persecutori lo fecero precipi-tare più volte dal dirupo, ove ora sorge ilSantuario a lui dedicato. Un’antica leggendavuole che la roccia stessa, che ricorda comeforma un “menhir”, abbia poteri traumatur-gici e miracolosi. Le spoglie mortali di San Besso hanno se-guito un iter particolare e sono attual-mente conservate nel Duomo di Ivrea, mapare che siano state ospitate anche ad Oze-gna. Nel 1647 Mons. Asinari, durante una sua vi-

sita, trovò due cappelle: una più antica sotto la rupe, con unpiccolo altare (datata 1548); l’altra più ampia con data 1618ove non si era ancora mai celebrato.Nel 1660, la cappella più recente era già stata adibita a corodella nuova costruzione, mentre l’ampliamento costituivala navata. I lavori terminarono nel 1669. In seguito venneroancora effettuati ulteriori restauri fino a tempi più recentiquando sia il Santuario che il rifugio adiacente vennero ul-timati per volere di Mons. Lorenzo Babando. Questo luogoha creato un forte legame fra moltissimi pellegrini Valdo-stani, Valsoanini e Canavesani che si radunano ogni anno adonorarlo il 1 dicembre e il 10 di agosto.

IL CASTELLO DI PICATTILa frazione Picatti si incontra percorrendo la strada che salenel vallone di Piamprato. La memoria popolare vuole che an-ticamente qui fosse attiva una fucina per la lavorazione delrame di proprietà della famiglia che diede il nome al borgostesso. Sembra ci fosse anche una cappella dedicata a SanCarlo di cui ora non v’è più traccia. Visibile è invece il grandepalazzo signorile fatto erigere da un Picatti e denominato“Castello”. La costruzione seicentesca presenta caratteristi-che particolari rispetto alle abitazioni intorno: ha grandiportali che confermerebbero il periodo costruttivo ed è cor-

redata nei piani superiori daloggioni con ampi archi a tuttosesto. Vi è anche un basso ri-lievo in pietra con un’insegnanobiliare. In passato nel XIX eXX sec fu sede del Municipio edella scuola. Alla famiglia Pi-catti appartennero uomini illu-stri, notai, avvocati e dottori inlegge; alcuni ricoprirono le cari-che di Sostituto Procuratore edi Presidente della Corte d’Ap-pello.

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PIANETTO E IL PONTE AN-TICOContinuando sulla stradaverso Piamprato troviamo lafrazione Pianetto sviluppa-tasi intorno ad un piccolonu cleo preesistente del Cin-quecento La sua Chiesa, dedicata a S.Giacomo, fu separata daquel la di Valprato nel 1798, di-venendo Vicaria e poi, nel1834, Parrocchia; un’altra Cap-pella dedicata a santa Liberata è all’interno dell’abitato. Caratteristico il ponte ottocentesco in unica arcata realiz-zata in pietra da taglio e timpani laterali in pietra da spacco.

PIAMPRATOImmettendosi nel pianoro di Piamprato, che ospita gli im-pianti sciistici della Valle, si incontra sulla destra il Santuariodi Beirano, dedicato alla Madonna della Neve; da quanto sisa venne costruito sulle basi di una Cappella eretta in se-guito ad un evento miracoloso già citata in documenti delXVI sec. La struttura attuale ha subito varie ristrutturazioniche portano le date 1641, ampliamento; 1787 aggiunta delpronao alla facciata dell’ingresso, e nel 1904 abside e coro.Altri restauri più recenti hanno interessato anche le opereartistiche interne. La festa si celebra il 5 agosto ed è moltosentita soprattutto dai giovani del luogo che ogni anno sialternano come Priori. Poco prima del centro abitato si possono ammirare duebelle case, una settecentesca, l’altra di inizio ‘900, che presen-tano dipinti policromi e decorazioni molto ben conservate.La chiesetta del borgo, dedicata a San Grato, è anch’essa set-tecentesca. La popolazione, che è molto legata alla festa ce-lebrata il 14 di agosto, dopo la funzione religiosa porta in

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processione la statua del Santo sino ad una pietra che pre-senta un cavo simile alle coppelle celtiche. Non si hanno no-tizie certe circa la provenienza e la realizzazione del manu- fatto, ma qui viene chiesta al Santo la protezione dell’abitato. La memoria popolare narra che in tempi passati, durantele intemperie, il Santo venisse portato in questo luogo affin-ché l’agglomerato di Piamprato fosse protetto, in modo danon subire la sorte di Pratorotondo, un borgo più a monte,che venne totalmente distrutto da una frana il 15 maggio1711; nella sciagura persero la vita molte persone. Poco distante dalla Chiesa, sulla piazza, è il monumentoeretto a ricordo dei molti “Ruga” (stagnini) partiti da questeterre. Artigiani itineranti, giravano nei paesi di fondovallespingendosi anche molto lontano a riparare utensili usuratie a rendere utilizzabili lepentole in rame. Questo me-tallo, infatti, ossidandosi ri-lascia il verderame, unasostanza pericolosa per lasalute; gli stagnini, con unalavorazione particolare, ri-coprivano di stagno le su-perfici interne di tegami,padelle ecc. rendendole si-cure per cucinare. Solo il pa-iolo da polenta non venivamai rivestito perché pareche la tipica cottura dellamedesima non richiedessequesta forma di sicurezza. Curiosità storico-architettonica: in centro al paese esistevaanche un’altra Cappella ancora riconoscibile nel sito dellavecchia scuola.

LE ASSOCIAZIONI CULTURALI

Associazione PRO LOCO DI VALPRATO SOANA, piazza Um-berto 1.La Pro Loco di Valprato Soana si è costituita il 5 giugno 1976per favorire la promozione socio-culturale del territorio diValprato Soana. La Pro Loco organizza manifestazioni,come quella del San to Patrono San Silve-rio e quella della Madonna della Jornea (1°domenica di settembre) e giornate di in-trattenimento per tutti, bambini, giovanied anziani.Da ricordare l’Annullo Filatelico avvenuto ilgiorno 10 agosto 2011 per celebrare il XXXVanniversario di fondazione della Pro Loco. Dall’anno 2000 la Pro Loco aderisce all’UN-PLI (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia) ecollabora con le altre Associazioni pre-

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senti in Valle Soana per valorizzare sempre più questo ter-ritorio.Per informazioni: Il Presidente Arch. Francesco Bozzato - cell.: 348-4984356.

Associazione Con Noi a CampigliaL’Ass.ne “Con Noi a Campiglia” ha organizzato, nel corso deglianni, una serie di eventi per favorire e incrementare la pro-mozione turistica e culturale delle peculiarità ambientali,storiche e gastronomiche della valle.Tra le manifestazioni di maggiore interesse e rilevanza tu-ristica c’è il Mercatino di Sant’Orso, con la presenza di un cen-tinaio di espositori e la Mangia Longa (ultima domenica diagosto). Un operato che da sempre viene portato avanti dasoci attivi ed entusiasti che amano la Valle Soana e che cre-dono fermamente nella sua possibilità di sviluppo. Per informazioni: Presidente Chiara Pippinato cell.: 327.44.12.417.e-mail: [email protected]

Associazione Amici di PiampratoGli “Amici di Piamprato” nascono nel lontano 1992, in quantoun gruppo di famiglie che trascorrevano le vacanze estivenella frazione di Piamprato decisero di organizzare, dellegiornate di intrattenimento dedicate ai bambini presentinella frazione.La attività che vengono svolte ogni anno dagli “Amici di Piam-prato”sono numerose: la festa di “San Grato”, la “Serata del vil-leggiante”, la “Festa dei bambini” mantenendo vive le escursioniin montagna:“Baita Marmotta” (17-ago),“Baita Arlens”,“Baita Or-lett”,“Baita di Prato Rotondo” ,“Baita della Reale”.Giancarlo Bozzato cell. 333-3210811.

Associazione Amici dell’AndorinaIl gruppo “Amici dell’Andorina”, che ha a cuore il piccolo borgo,raggiungibile solo a piedi, dal 1990 promuove, il luogo e siprende cura della chiesa, organizza ogni anno il giorno 6agosto, la festa in onore del Patrono Sant’AntonioInformazioni presso Foglietta Luigi, borgata Bordone 22Valprato Soana (tel. 0124812929).

VVaallpprraattoo SSooaannaa 58

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Numero di abitanti: 1135

Denominazione: sparonesi

Superficie: kmq 29,51

Altitudine: m 552 s.l.m.

Distanza da Torino: km 58

Festa patronale: San Giacomo Apostolo

Municipio: via del Municipio 110080 Sparone

tel. 0124808804www.comune.sparone.to.it

Biblioteca: via del Municipio 1 10080 Sparone

tel. 0124808804 - fax 0124808942email: [email protected]

Comuni limitrofi: Alpette, Canischio, Corio,Forno Canavese, Ingria, Locana,

Pont canavese, Pratiglione, Ribordone e Ronco Canavese.

SSppaarroonneeCENNI STORICI

Paese dalla storia millenaria apparte-nente alla comunità Montana ValliOrco e Soana, è ubicato alla confluenzadelle valli di Ribordone e Locana ai piedidel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Il centro abitato è situato alla sinistraorografica del torrente Orco, dominatodalle ripide pendici del “Truc ‘d Bose” (1392)e sovrastato da un poggio sul quale sor-gono i resti della famosa Rocca di Re Ar-duino e della antica chiesa parrocchialedi Santa Croce, dove sono stati rin ve nu -ti importanti affreschi. Il capoluogo conserva ancora l’aspettodel borgo medievale con antichi porticie un affresco del 1687 raffigurante l’o -stensione della Sacra Sindone. La chiesa parrocchiale, riedificata nellametà del 1700, è dedicata al patrono delpaese, San Giacomo Apostolo, celebratoalla fine di luglio. Le radici storiche più famose sono le-gate al nome di Arduino, Marchese diIvrea (955-1015), cui apparteneva il borgoverso l’anno Mille. Sulla gloriosa Rocca

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si distinse il valore degli Sparonesi, che costrinsero En rico IIdi Germania, imperato re del Sacro Ro- ma no Impero, a le-vare l’assedio, durato ol tre un anno.Dell’antica fortezza ora non rimangono che po- che vestigia:fu smantellata nel ‘500 in seguito alle bellicose scorribandedi Francesi e Spagnoli in lotta fra loro.Nei secoli successivi Sparone entrò a far parte dei possedi-menti prima dei Conti di San Martino e di Valperga, poi delMarchese del Monferrato, infine dei Savoia e, verso la metàdel ‘400, nuovamente dei conti di San Martino e di Valperga,che nel 1557 concessero al Comune gli antichi Statuti.Dal secolo XVIII gli artigiani sparonesi, qualificati nella lavo-razione del rame, andavano in giro per i paesi piemontesi elombardi a offrire la loro esperienza.Durante il periodo della dominazione francese, a Sparone viera un’officina che produceva palle da cannone e altri og-getti da guerra.Già in un consegnamento del 1583 sono citati vari mulini efucine, posti tutti lungo il corso della cosiddetta “Roggia delleFucine” o “Roggia del Mulino”.La vocazione industriale di Sparone si sviluppò soprattuttodopo la seconda guerra mondiale.

A sinistra: mulattieraper Frachiamo.Qui sopra: Sparonenel 1848.

A sinistra: Sparonenel 1910.Qui sotto: vicolo DonFaletti.

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EDIFICI STORICI

ROCCA ARDUINICALa rocca di sparone domina la strada che porta verso l’altaValle dell’Orco.Qui si svolse lo storico episodio dell’assedio subito da Ar-duino tra il 1400 e il 1500.Per la resistenza degli arduinici e per l’asprezza della sta-gione invernale, i soldati imperiali abbandonarono il lungoassedio e tornarono in Germania. Nel 1185 e nel 1193 fu proprietà dei San Martino-Valperga, poidel Marchese del Monferrato e infine la Rocca passò nel 1389al casato dei Savoia.Ogni anno nel mese di luglio a cura del “GRUPPO STORICO laMOTTA” vengono rievocati con una rappresentazione i fattisalienti dell’evento.

LA CASAFORTE (Onzino-Vasario-Aia di Pietra-Apia-tour)La casaforte è una “costruzione protetta” in cui veni-vano conservati i prodotti agricoli per impedire ifurti.La casaforte di Onzino è un edificio a tre piani di di-mensioni significative con scale di legno che li con-giungono. L’unico ingresso è composto da un robustoportale trilitico di grande dimensione.La struttura muraria è medioevale con maglia por-tante a massi squadrati e tamponamento di ciottolilavorati a spina di pesce.

A Vasario, sulla mulattiera del Molinetto sono visibilii ruderi dell’antica casaforte della Costa. La costruzione venne poi adibita a privativa del saledetta “Cien sa”. La casa non ha balconi e le finestresono strettissime, a feritoia. Nel rione Ciause vi è una casa molto antica con segnidi muratura a “spina di pesce”.

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All’Aia di Pietra, da-vanti alla chiesa diSan t’Anna vi è una ca -sa romanica che por -ta la data del 1659.Presenta due portoniin legno scolpiti postiin ingressi con stipitiin pietra ed arco.Anche in borgata Apiatour inferiore vi è una mode-sta costruzione a torre con presenza di architravi inpietra.

CHIESE E CAPPELLE

CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIACOMO APOSTOLOÈ ignoto l’anno di fondazione: sap-piamo però che già nel 1329 le fun-zioni erano da molti anni trasfe- rite da Santa Croce in un’altrachiesa situata a valle, dedicata aiSanti Salvatore e Giacomo. L’edificio subì nei secoli numerosirestauri; fu ampliata per aumen-tarne la capienza nella secondametà dell’800 e all’inizio del 900l’edificio fu rinnovato.La facciata è in stile romanico barocco. L’interno a tre navateha la volta affrescata dal pittore Giovanni Silvestro da Mon-tanaro.I due coretti furono fatti costruire dal Prevosto Don Falettinel 1882. L’ex altare della Madonna del Rosario presenta quin-dici formelle lignee raffiguranti i misteri del rosario. Sopral’altare maggiore vi è la pala ovale del 1897 raffigurante l’As-sunta, San Giacomo e San Giovanni evangelista del pittoreStornone d’Ivrea.Oltre alla Chiesa Parrocchiale, Sparone ha un buon numerodi Cappelle sa visitare.Si è cercato di preparare una serie di percorsi turistici e cul-turali, fruibili da persone che amano l’ambiente montano,le semplici passeggiate e qualche camminata di media dif-ficoltà.

1 Bisdonio – Onzino – Aia di Pietra – Mares; 2 Piani – Feilongo – Bercher ;3 Torna –Apparè – Calsazio – Nosè;4 Peretti –Monte dalla Motta – Santa Croce;5 Posarolo – Prealba – Vasario;6 Sommavilla – Budrer – Costa – Bose; 7 Frachiamo.

1 Percorso di media difficoltà. Primo tratto da Sparone –Bisdonio – Onzino su strada asfaltata, poi mulattiera

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per Aia di Pietra e Mares (1501 m) h 3.Cappelle visitabili : S. Libera (Bisdonio) – S. Giovanni (On-zino) – S. Anna (Aia di Pietra) – S. Bernardo (Mares).

2 Percorso di media difficoltà. Primo tratto da Sparone –Piani – Feilongo su strada asfaltata, poi su mulattierafino al Berchero (1106 m) h 2.Cappelle visitabili : Visitazione e San Lorenzo (Piani) – SanRocco (Feilongo) – San Domenico (Berchero).

3 Percorso semplice su strada asfaltata come passeg-giata a piedi o in bicicletta. Partenza da Sparone versoApparè – Calsazio e Nosè. h 1 circa.Cappelle visitabili : Madonna degli Angeli (Torna) – SantiAngeli Custodi (Apparè) – Madonna del Rosario e San Bar-tolomeo (Calsazio) – Madonna del Carmine (Nosè).

4 Percorso semplice e breve, che porta da Sparone alla Roc -ca di Santa Croce. h 1 circa.Cappelle visitabili : Confraternita dei Disciplinati della SS.Croce e di S. Giovanni (Peretti) – Santa Apollonia (Montedella Motta) – antichi affreschi databili nel periodo trala fine del ‘300 e l’inzio del ‘400 (Rocca Arduinica).

5 Percorso abbastanza semplice. Si può fare in bicicletta sustrada asfaltata o a piedi seguendo la mulattiera, par-tendo da Posarolo verso Prealba e Vasario. h 1,30 circa. Cappelle visitabili: Consolata (Posarolo) – VisitazioneSanta Lucia (Prealba) – San Rocco (Vasario).

6 Percorso di media difficoltà su strada sterrata. Partendoda Sommavilla verso Budrer-Costa e Bose. h 2.Cappelle visitabili: Sant Antonio (Sommavilla) – San Pie-tro (Budrer) – San Grato (Costa) – San Pancrazio (Bose).

7 Per raggiungere Frachiamo si può usare la strada asfal-tata oppure l’antica mulattiera, che parte dalla borgataPeretti. Venne costruita nel 1872 dagli abili muratori diFrachiamo nei periodi invernali (quando rientravanodalla Svizzera e dalla Francia); le tecniche di costruzionesono uguali a quelle usate dai Walzer. La cappella è dedi-cata a Santa Lucia e si festeggia anche la Madonna dellaNeve. La pala dell’altare presenta il miracolo della nevi-cata sul monte romano dell’Esquilino.

CONSULTA DELLE FRAZIONI

Il Comune di Sparone, per valorizzare la partecipazione po-polare al governo della comunità locale ha istituito la Con-sulta delle Frazioni. Il territorio si considera articolato nelleseguenti frazioni :

Apparè Piani – FeilongoVasario – CeresettaTorre – Lantigliera Frachiamo – RussaBisdonio – Onzino – PrapreteBose – Budrer – Biola – Costa – Piovano

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Spetta alla consulta : – formulare proposte e progetti finalizzati allo sviluppo

delle frazioni– promuovere eventi, incontri e dibattiti pubblici su tema-

tiche varie– favorire un maggior raccordo tra frazioni e Comune. Ogni frazione ha il suo rappresentante e tutti si riunisconoin un’assemblea pubblica semestrale. Gli stendardi delle va -rie frazioni sono una bella nota di colore per la Consulta, al-cuni rappresentano un particolare della borgata, altri sibasano su giochi di colori o su elementi tipici del luogo.

LA SOTTOSEZIONE CAI DI SPARONELa nascita a Sparone di un’associazione che fa dell’escursio-nismo o delle attività inerenti alla montagna avviene permerito di Don Pierino Balma originario di Vasario, piccolafrazione di Sparone. Il 26 luglio 1975, per iniziativa di un“gruppo di amici della montagna”, viene organizzata, con 35 per-sone, la gita al Monte Colombo m 2848.Con questa iniziativa si costituì il CAS - CLUB ALPINOSPARONESE. Nel 1980, grazie all’Ing. Bruno Piazza di Ivreasi decise di far confluire tutto il patrimonio e le inizia-tive del CAS nel CAI, fondando la Sottosezione di Spa-rone. Iniziative:� recupero sentieri� realizzazione cartelli indicatori e segnatura di percorsi� partecipazione a corsi di alpinismo� gite sociali � costruzione di una barella di primo soccorso� proiezione di diapositive e mostre fotografiche� interventi presso le scuole elementari.Ogni 5 anni il CAI propone serate culturali con presenta-zione di libri o conferenze a tema.Per ricordare colui che intuì e favorì la costituzione del CASè stato realizzato un libro :

DON PIERINO SACERDOTE E ALPINISTA DI DIO.Presidente dell’Associazione: Giovanni Costa, 0124/808604.

Il Gruppo Storico la Motta nasce nel 1986 dall’idea di alcuniamanti della storia di Sparone attorno all’anno 1000. Do po accurate ricerche nelle biblioteche della zona su noti-zie e costumi dell’epoca e stata concepita la “Rievocazione sto-rica di Re Arduino” che si svolge il secondo fine settimana diluglio e che ricorda l’assedio di Enrico II, imperatore germa-nico, alla Rocca di Sparone, sostenuto per quasi un anno daArduino marchese d’Ivrea e Re d’Italia.

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Il momento che contraddistingue la Rievocazione è la seratadel sabato, dove circa cento figuranti tutti in costume rigo-rosamente fedeli all’epoca, interamente realizzati dal Grup -po Storico, mettono in scena diversi momenti della vita diArduino nella suggestiva cornice della Rocca.La Motta ha attivato eccellenti collaborazioni con altri grup -pi storici del Piemonte e del Centro Nord. Nel 2006 ha fir-mato una convenzione con il Museo Archeologico delCa navese con cui collabora in ricerca e produzione di mate-riale didattico ( collana dvd). Dal 2009 collabora con l’Associa-zione Rievocare di Ferrara e nel 2011 è stato istituito il “PattoArduinico” con associazioni come “Rievocando Fruttuaria” di S.Benigno e “Castrum Roccae” di Rocca canavese per collegarele manifestazioni che si interessano della storia arduinica. Chiunque può seguire le nostre attività attraverso la con-sultazione del nostro sito internet www.lamotta.it, scri-verci su [email protected] o cercarci su Facebook digitandoGruppo Storico La Motta.PRESIDENTE: BERTOLDO PIETRO, 331/3311848.

ASSOCIAZIONE MASTRI ARTIGIANI VALLI ORCO E SOANAVia Maestra 18, Sparone (To). Le valli Orco e Soana tra le Alpi Graie e il Gran Paradisohanno conservato nel tempo la loro individualità, riserva-tezza e tradizione.L’artigianato, in passato, ha svolto, in queste vallate di mon-tagna un importante ruolo economico. Proprio il desideriodi non disperdere questo bene ha fatto nascere l’ASSOCIA-ZIONE MASTRI ARTIGIANI VALLI ORCO E SOANA.Lo scopo principale dell’Associazione è una sfida di ottimi-smo: ridare vita alle piccole botteghe e attività artigiane, in-traprendere percorsi di piccola impresa e creazione dired dito locale. I soci sono una trentina.Molte le iniziative che l’Associazione si propone: la divulga-zione, la didattica, la collaborazione con operatori turistici,Comuni ed Enti, la produzione, la diffusione dei prodotti.A Sparone, in via Maestra 18, è aperto il punto espositivo evendita .Presidente dell’Associazione è Osvaldo Marchetti.Per contatti : 340-53.69.599 / [email protected].

CORO POLIFONICO FEMMINILE “ARMONIA”Il Coro Polifonico Femminile “Armonia” nasce ufficialmentenel 2006 a Sparone (TO), con elementi provenienti anche dacomuni limitrofi.Si compone di circa 20 elementi, tutte donne provenienti daipiù svariati settori del mondo del lavoro e dello studio.La grande passione per il canto e la musica in genere hannofatto sì che iniziasse quest’avventura.La corale si esibisce a cappella (con il solo uso della voceumana).

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Organizza ogni biennio una rassegnaa Sparone. Il repertorio comprende musica tra-dizional-popolare, leggera, colonnesonore di film e musica sacra.La Corale è iscritta all’Associazionedei Cori Piemontesi e alla FENIARCO.Recapiti:[email protected]/7319236347/1939734.

La Pro Loco di Sparone si è costituita nel 1995 a cura di ungruppo di persone che credevanno nel volontariato, nellacollaborazione tra le associazioni.Passando gli anni la Pro Loco si è arricchita di nuovi soci, diidee innovative, di iniziative assai impegnative sia per i socisia per chi con loro collabora.Con allegria ed entusiasmo si organizzano diverse manife-stazioni nell’arco di un anno.Il fiore all’occhiello è la mostra agricola sparonese (giuntaoramai alla 13° edizione), preceduta dalla “Festa della Donna” eda serate musicali e danzanti.A giugno si propone la festa di Inizio Estate con 3 serate mu-sicali e ad ottobre la Sagra della Castagna.La Pro Loco ha collaborato e collabora con l’Amministra-zione Comunale in varie iniziative.PRESIDENTE: AIMONETTO Fabrizio 340/5786346.

SOCIETÀ FILARMONCA SPARONESELa Filarmonica Sparonese venne fondata da Blessent Pietronel 1896. Ne riporta la notizia lo statuto originale datato 30agosto 1900. Ai primi del ‘900 la banda contava 25 musici.Dalla fondazione la banda era diretta da Pietro Blessent, glisuccederà alla guida il figlio Emilio fino al 1963, anno dellasua morte. Seguirà il maestro Giovanni Gambone di Bol-lengo, e Nugai Pietro fino al 1988. Dal 1989 la direzione dellabanda è affidata al maestro Renzo Bosone di Canischio.Magnino Giacomo, musico dal 1945, è stato il Presidente sto-rico della Banda fino alla sua scomparsa avvenuta nel di-cembre 2007.Dal gennaio 2008 è presidente della Filarmonica SparoneseBlessent Elio.La Banda è formata da circa 35 elementi.Sito web: www.filarmonicasparonese.it.E-mail: [email protected].

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RRiibboorrddoonneeRibordone si raggiunge da Sparone su-perandone l’abitato a destra della sta-tale 460. Si segue per 7 km la stradapro vinciale che sale la valle laterale delrio Bordone. All’inizio è stretta, poi si al-larga in una ampia verde conca ricca divegetazione dove sorge il Capoluogo (m1027). Boschi di castagni e faggete sonoa valle mentre pinete e abetaie sorgononelle zone più elevate. Degni di notasono gli abeti bianchi del “Bosco nero”, ilpiù bello della valle.Il territorio di Ribordone inizia a m 774e finisce a m 3270 con la cima del monteGialin al’interno del Parco Nazionale delGran Paradiso.

LUOGHI DA VISITARE

Il Castello di Pertica, o Pertia (m 1225),raggiungibile a piedi in un paio d’ore dalCapoluogo. Originariamente era unacasa matta su una rupe scoscesa. Unaimponente costruzione a due corpi difabbrica con la caratteristica muraturaa spina di pesce affiancati a una torre adifesa dell’ingresso. Si ritiene sia statacostruita all’epoca di re Arduino (anno1020 circa). Ormai sono in stato di ab-bandono e degradati. Compare nellostemma del Comune di Ribordone ac-canto al monte Colombo, al rio Bordonee alle armi dei San Martino e dei Val-

Numero di abitanti: 66

Denominazione: ribordonesi

Superficie: kmq 43,22

Altitudine:min m 774 max m 3270 s.l.m.

Capoluogo m1023

Distanza da Torino: km 60,60

Festa patronale: Madonna di Prascundù

Municipio: piazza Aurelio Ceresa 110080 Ribordone

tel. 0124808865 - fax 0124818935www.comune.ribordone.to.it

email:[email protected]

Comuni limitrofi:Sparone, Locana e Ronco Canavese.

Gruppo di case a Ribordone.

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perga. Recentemente, nei pressi, è stato rinvenuto un gran -de abbeveratoio in pietra, di circa 900 – 1000 litri (in dialetto:un treu) che si ritiene fosse l’abbeveratoio dei cavalli dell’ac-quartieramento militare.La chiesa di S. Michele Arcangelo nel capoluogo. Ha tre na-vate irregolari con la facciate in stile barocco; la torre cam-panaria molto suggestiva costruita in pietra locale conservale tracce di una antica meridiana. Il fabbricato risale al 1300in posizione dominante la valle a ridosso del ponte roma-nico.Il Ponte romanico accanto al palazzo Comunale è un anticoponte medioevale in materiale lapideo a scavalco del tor-rente in corrispondenza di un orrido naturale impressio-nante e suggestivo. Una sorta di ponte levatoio costruito inquella posizione con funzione difensiva oltre che funzionale.Un tempo, prima del 1913, (anno costruzione strada carroz-zabile) era l’unico ponte sul rio Bordone e utilizzato da tuttala valle dai viandanti per andare nella valle Soana.Il Santuario di Prascondù (m 1321). Al fondo della valle. Am-pliato nel corso degli anni è stato costruito a seguito unevento miracoloso: l’apparizione della Madonna ad un ra-gazzino muto durante il pascolo degli animali. All’internodella chiesa ampliata nel corso dei secoli è custodita unaicona della Madonna nera di Loreto. Adiacente vi è la ca -sa/ospizio per i pellegrini e più in alto la cappella della Appa-rizione. Il magnin (calderaio) Berrardi era nel pavese a

svol gere il proprio lavorodi calderaio nomade conalcuni altri magnin di Ri-bordone e con il figlio

A sinistra: il castellodi Pertia.Sopra: la chiesa diSan Michele Arcan-gelo.

A sinistra: il ponte ro-manico.Sotto: il santuario diPrascondù..

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Gio vanni di circa 16 anni. Una sera del dicembre 1618, nono-stante i solleciti, il ragazzo si rifiutò di recitare il rosaio as-sieme al padre. Questo perse la pazienza e schiaffeggiandoloripetutamente lo minaccio “se non vuoi pregare che tu nonpossa più parlare”. Il giorno dopo il ragazzo non era in gradodi parlare forse anche per le percosse ricevute. A nulla val-sero le cure dei medici dell’epoca consultati durante il ri-torno a casa. Il padre disperato decise che se il ragazzo fosseguarito e avesse riavuto l’uso della parola avrebbe fatto unpellegrinaggio al Santuario della Madonna di Loreto. Al-l’epoca recarsi a Loreto richiedeva tempo, molto tempo e ri-sorse. Il viaggio veniva sempre rimandato.Il 27 agosto 1619 mentre accudiva gli animali al pascolo una“donna di bianco vestita” circondata da luce abbagliante ap-parve a Giovannino e gli ricordò la promessa del padre. Il ra-gazzo di corsa tornò a casa e, gridando trafelato, raccontòla visione della donna luminosa più della luce del sole. Rac-contò la storia ai vicini, la raccontò a tutti quelli che accor-revano e poi cadendo a terra esausto “più non parlò oltre”.Si organizzò il viaggio con alcuni amici e parenti.Arrivarono a Loreto la vigilia di Natale. Nonostante le pre-ghiere il ragazzo non riusciva ancora a parlare. Sconsolati edelusi sulla strada del ritorno si fermarono accanto ad unpilone votivo. Lentamente con fatica il ragazzo riuscì a direalcune parole dell’Ave Maria e poi lentamente riuscì a reci-tare il rosario e riprese l’uso della parola. Al ritorno i valli-giani a ricordo solenne del miracolo costruirono una piccolacappella nel punto della Apparizione. Dopo alcuni anni unaslavina la danneggiò e si decise di costruirne un’altra pocodistante in posizione riparata. Negli anni con nuove risorsee tanto lavoro di fedeli e volontari la cappella fu ampliatapiù volte. Oggi è una grande chiesa collegata ad altri edificiadibiti a ostello. L’ampio sagrato sottolinea l’imponenza leg-gera della facciata che risalta particolarmente luminosonel le giornate di sole. Recentemente è stata restaurata e so -no state recuperate le varie decorazioni pittoriche, il coro li-gneo e il pavimento in lose locali. Il museo della religiosità popolare è posto nelle pertinenzedel Santuario e allestito con audiovisivi dall’Ente Parco Na-zionale del Gran Paradiso. Visitabile gratuitamente nel pe-riodo estivo raccoglie testimonianze varie su la religiositàstorica e culturale del territorio montano e della valle di Ri-bordone in particolare.

ESCURSIONI E GITE

A Talosio vi è il posto tappa della GTA “Grande Traversata delleAlpi”. Lungo i sentieri indicati dai caratteristici segnali bian -co-rossi si possono raggiungere alcune zone interessanti epanoramiche. L’altopiano di Arzola (m 1793) dove a luglio sifesteggia la Madonnina della neve.Un’escursione all’insegna del mistero è al Pian delle Masche:luogo di ritrovo delle streghe del Canavese e visitata (si dice)

La Madonna di Pra-scondù.

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da Giacomo Casanova alla ricerca di una donna bellissima esfuggente che si rivelò essere una masca, una strega. Un altroitinerario classico e un po’ impegnativo è l’escursione almon te Colombo (m 2848) che si raggiunge in 4 ore circa par-tendo dalla frazione Schieroglio. Sulla vetta, nel 1933, è stataposta una croce metallica a ricordo dell’anno santo. Se lagiornata è favorevole la vista spazia dal Monte Rosa al Mon-viso. Oppure il lago d’Eugio (m 1860) interessante lago am-pliato con una diga artificiale per costruire un bacinoi do neo allo sfruttamento dell’acqua come risorsa energe-tica. Va ricordato l’anello turistico gradevolissima passeggiata supista forestale, sentieri e mulattiere adatta alle famiglie. DalCiantel alla frazione Piané su pista forestale fra abeti rossie faggete a Schieroglio e Prascondù e Boscalera su sentieriattrezzati e vecchie mulattiere ripristinate. Stimolanti iguadi sui vari torrenti che scendono a valle a volte impetuo-samente. Presso la frazione Schieroglio il comune ha predi-sposto una parete con area attrezzata per attività di freeclimbing con vari gradi di difficoltà. L’alpeggio Oreggie inspendida posizione panoramica per acquisti di specialità ti-piche dei margari: tome e brus vaccini e caprini. L’alpeggiodel Ciantel del Re (m 1500) costruito per ospitare il re VittorioEmanuele II quando nel periodo di caccia soggiornava nellavalle.Numerosi sono i laghi in quota, incastonati fra dirupi e roc -ce. Il più grande è il lago gelato ( m 2850) e raggiungibile conalcune ore di cammino. La superficie è coperta da neve eghiaccio per molti mesi l’anno. L’acqua è visibile nel mese diluglio e inizio agosto.Si ricorda il concorso canoro per giovani dilettanti “Il Cere-sotto d’oro” a luglio in frazione Ceresa.La festa della Buleta il tradizionale alimento a forma di pallaa base di polenta abbrustolita con il Brus formaggio fuso. Ingenere la seconda domenica di settembre. Per l’occasione siorganizzano balli e canti della tradizione Franco-provenzale.

Il Ciantel del Re.

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Il 27 agosto si celebra, tutti gli anni,festa della Apparizione al Santuariodi Prascondù a ricordo dell’eventomiracoloso. Una festa religiosa conrichiami al folklore della tradizionelocale. In frazione Talosio presso la piazzaprincipale il bar-trattoria Da Marinaper scoperte gastronomiche locali abase di salumi, formaggi, polenta ecacciagione e cucina casalinga.

ASSOCIAZIONI CULTURALI STORICHE

Proloco di RibordonePresidente: Oberta Paget Ivo.Indirizzo: C/o Comune di Ribordone, piazza A. Ceresa n. 1.E-mail: [email protected]: 3707071436 - fax:

Circolo Culturale “Gran Baita Marco Ceresa”Presidente: Walter Sandretto.Indirizzo: Frazione Ceresa n. 35, 10080 Ribordone.Telefono: 3478529707 - Fax: E-mail: [email protected].

Circolo Ricreativo Frazione VerluccaPresidente: Pasqualone Renato.Indirizzo: viale Losego n. 45, 10086 Rivarolo Canavese.Telefono: 3408274657

Principali eventi organizzati dalle associazioniPROLOCOCamminamangiando: passeggiata lungo sentieri ombrosi consupporto fastronomico.Picnic in alpeggio: escursione all’alpeggio Oreggi il 4 agosto e al-l’alpeggio Ciantel del re il 19 agosto.Escursioni adatte alle famiglie. Mese agosto. Festa dell’Apparizione al Santuario di Prascundù (27 agosto e 2 settembre).

Sagra della Buleta (9 settembre).CIRCOLO CULTURALE“GRAN BAITA MARCO CE-RESA”Manifestazione canora“Il Ceresotto d’Oro” (8 luglio 2012).CIRCOLO RICREATIVOFRAZIONE VERLUCCAFesta Religiosa di SantaMaria Maddalena (4 agosto 2012).

Festa dell’Apparizio -ne al santuario diPra scondù.

Panorama di Ribor-done nel 1940.

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AAllppeettttee

Numero di abitanti: 271

Denominazione: alpettesi

Superficie: kmq 5,65

Altitudine: m 957 s.l.m.

Distanza da Torino: km 50

Festa patronale: Santi Pietro e Paolo

Municipio: via Senta 2210080 Alpette

tel. e fax 0124809122www.comune.alpette.to.it

email Assessore Cultura: [email protected]

Biblioteca: via Senta(specializzata in storia locale)

Comuni limitrofi: Pont Canavese, Cuorgnè, Canischio e Sparone

Cartolina di Alpette anni ‘30.

CENNI STORICI

Il paese fu anticamente un insediamen -to celtico preromano come si deducedall’interpretazione di alcuni toponimi.La leggenda dice essere stato un “pagus”romano e che vi fu il passaggio di SanMartino, venuto a comporre le liti conCanischio causate dallo sfruttamentodei pascoli. Ancora oggi, in effetti, ci so -no le “Rocche di San Martino”, ai confinicon il comune di Canischio. L’impera-tore Barbarossa, pare fece distruggereun convento di monaci nei pressi dellalocalità Canavis. Poco si sa del periodomedievale perché gli alpettesi eranocon siderati cittadini e parrocchiani diCuorgné, Pont o Sparone. Il primo docu-mento in latino che cita “Alpetae”, nel1466, è nell’archivio comunale di Cuor-gné mentre la dizione in volgare “Le Al-pete” è riportata negli statuti di Pont nel1562. È chiara l’etimologia da “alp”, radicedi origine celtica, che significa “pascolod’alta montagna con abitazioni di pastori”,da cui anche derivò il termine “Alpi”. Indialetto locale Alpette si dice “Ij Alpëtte”.Come scrive il Bertolotti nelle sue “Pas-seggiate nel Canavese” (1873) già nel XVI se-colo era forte il desiderio di autonomiadella popolazione locale. Nel 1609 Al-pette, uno dei sei cantoni di Pont, ot-tenne di staccarsi dalla sua pievaniacon decreto vescovile del 26 luglio. Nel

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1622, Pont che non voleva l’autonomia amministrativa di Al-pette pagò al governo 200 ducatoni d’oro ma nel 1773, dopoanni di proteste, la popolazione di Alpette ottenne l’indipen-denza rimborsando a Pont la somma spesa. Dopo 200 anni,nel 1974, ad Alpette si ricordò tale avvenimento con unagrandiosa “Festa del Piemont”. Pare che verso il 1630, con l’arrivodi un’epidemia di peste, venne costruito un lazzaretto in lo-calità Senta. Visto l’elevato numero di morti da allora invalsel’uso di aggiungere al cognome del padre quello della madreper ricordare i defunti. Così, sembra, ma non è certo, nacque -ro i numerosi cognomi doppi delle famiglie del luogo. I Ce-retto divennero Ceretto Castigliano, Ceretto Deina, Ceret toBrach, Ceretto Gianon ecc. ecc. I Sereno si divisero in SerenPioc ca, Seren Tha, Seren Bernardone, Seren Gay ecc. ecc. Perquanto concerne le attività economiche e produttive le ValliOrco e Soana fin dal XV secolo erano sede di un’importantemetallurgia del rame. A partire dal XVI secolo sono segnalateminiere di rame (la più nota quella di Vasario nel vallone diRibordone) e fucine (a Sparone). Già in quell’epoca è segna-lata la produzione e lo smercio di recipienti di rame ad operadei magnin, venditori ambulanti di paioli che si spostavanoin tutto il Nord Italia e persino all’estero. In particolare ad Al-pette le alpi, come dice il nome, erano piccole, i prati e i campicoltivati erano più miseri rispetto ad altri paesi più ricchidal punto di vista agropastorale. Ciò, giocoforza, contribuì

allo sviluppo delle attività dei bat-tilastra (o paiolai) e dei magnin cheemigravano nei mesi invernali avendere stoviglie. L’artigianato delrame rimase fiorente fino verso ilXIX secolo ma anche nel XX secolola grande manualità dei battila-stra di Alpette venne sfruttata nel -le officine di carrozzeria della FIAT.Per salvaguardare e tramandarel’artigianato del rame delle valliOrco e Soana nel 1983 venne inau-gurata la Scuola del Rame di Al-pette e nel 2005 l’Ecomuseo delRame. Importante per le valli e per

Panorama di Alpette..

Un magnin.

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Alpette fu il cotonificio di Pont Canavese. Aperto agli inizi delXIX secolo ebbe il suo massimo fulgore nella seconda metàdell’Ottocento. Lo stabilimento venne chiuso nel 1964. Essoimpegnava soprattutto maestranze femminili. Molte donnedi Alpette vi lavoravano usufruendo della comoda mulat-tiera che ancor oggi collega Alpette con Pont. Verso la finedell’Ottocento l’Italia e quindi anche Alpette patì una gravecrisi economica a causa della sovrapproduzione delle merci.La depressione economica determinò un grande flusso mi-gratorio. Molti valligiani si recarono a lavorare all’estero, so-prattutto negli Stati Uniti, come minatori. Da quell’epocaAl pette cominciò a farsi apprezzare come mèta turistica.Già il citato Bertolotti nel 1873 riferisce che abitanti di Torinoerano fuggiti ad Alpette (“ove spira ottima aria” dice) per evi-tare un’epidemia di colèra e che da “allora in poi qualche fami-glia vi viene a villeggiare”. Tra i personaggi illustri che fre- quen tarono il paese si ricorda la Regina Margherita di Sa-voia, moglie di Umberto I e la Regina Elena di Montenegro,moglie di Vittorio Emanuele III. Anche lo scrittore Emilio Sal-gari per alcuni anni, agli inizi del Novecento, trascorse ad Al-pette le sue villeggiature. Il boom turistico Alpette lo vide apartire dal 1964 quando venne asfaltata la comoda stradacarrozzabile da Cuorgnè. Negli anni ‘70 del Novecento vi fu-rono costruite molte seconde case. Sull’onda dell’entusiasmoscaturito dall’interesse turistico suscitato da questo paesea Torino e in Canavese vennero realizzati lo skilift in frazio -ne Nero, campi di bocce, un campo da calcio, un campo datennis, aree di gioco per bambini, aree per il picnic, un campoper il calcetto ecc. ecc. Una data importante della storia diAl pette fu il 1971 quando il nuovo parroco Don Giovanni Ca-pace, trasferitosi da Fornolosa, portò con sé il suo telescopio.L’anno successivo, con l’interessamento del Comune, gli ven -ne costruito un osservato rio nei pressi della canonica cheper anni fu meta di migliaia di astrofili. Nel 1974 Don Capaceacquistò un nuovo telescopio più grande che, quando nel1987 il parroco per moti vi di salute sospese le osservazioni,venne trasferito sopra il palazzo municipale. Nel febbraio1990 le tre reti RAI trasmisero da Alpette l’eclisse totale di

Il telescopio dell’os-servatorio e il Polo a -stronomico.

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luna. Tra le personalità più illustri del paese è da citare il mi-tico comandante partigiano Battista Goglio, detto Titàla(1894-1944), medaglia d’argento al valor militare, protagoni-sta della Resistenza canave sana. Espressione di un certo spi-rito popolaresco, estroso e geniale fu Battista Goglio, dettoBarba Tëch (1898-1985). Cantautore, attore estemporaneo,esperto di tradizioni locali, fu anche amministratore comu-nale. Arguto oratore, era sempre pronto a trovare la battutagiusta nel momento più opportuno. La sua vita ispirò un ro-manzo di Angelo Paviolo, “Battista dei mirtilli”. In conclusionesi trascrive un’osservazione del già citato Bertolotti, trattadalle sue “Passeggiate nel Canavese”. Dice in fondo al capitolettodedicato a questo Comune, dopo aver citato un valente pit-tore alpettese Costantino Sereno e il fratello Federico, Segre-tario Particolare del Re:«Con piacere registro tali notizie nel miolavoro sul Canavese, servendo esse sempre più a confermare che inesso non vi ha quasi piccolo villaggio, da cui non sia uscita qualchefamiglia, illustre per nobiltà o per ingegno de’ suoi figli».

L’ECOMUSEO DEL RAMEAll’inizio del paese sulla sinistra (via Sereine 1) si trova l’Eco-museo del Rame, nato per iniziativa del Comune per ricor-dare il mestiere anticamente più diffuso ad Alpette e nelleValli Orco e Soana, quello del ramaio (“magnin”). Il museo, cer-tificato Herity, aderisce al progetto “Cultura Materiale” dellaProvincia di Torino, nato per sviluppare una rete ecomu-seale che fa cardine sul riconoscimento identitario di unacomunità con il proprio territorio. Contiene circa 800 pezzi(soprattutto vecchi oggetti in rame di uso domestico maanche arnesi per la lavorazione del metallo e oggetti di usocontadino). É presente un laboratorio attrezzato per la la-vorazione del rame con possibilità di prove pratiche. Il visi-tatore si può avvalere di personale del posto preparato perspiegare tutte le fasi della lavorazione del rame e di una sa-letta adiacente in cui vengono proiettati filmati inerenti al-l’argomento. Ogni anno è al centro della “Festa dei Magnin” cheha luogo la terza domenica di luglio. Nel periodo estivo è

L’ecomuseo del ramee alcuni degli 800ma nu fatti esposti.

Barba Tëch.

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aperto tutti i giorni festivi, nella rimanente parte dell’annosolo su prenotazione telefonando in Comune o consultandole indicazioni presenti sul sito internet del Comune di Al-pette (www.comune.alpette.to.it). Referente: Osvaldo Marchetti, tel.: 3405369599, email: [email protected].

LA CHIESA PARROCCHIALELa chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Pao lo sitrova in Piazza Goglio. Essa venne costruita in sei mesi, nel1864, su quella pre cedente molto più piccola. Nell’occasionevenne alla luce l’affresco attribuito dal Bertolotti (Passeg-giate nel Canavese,1873) a GaudenzioFer rari da Valdug-gia, all’epoca datato1514. In realtà in ba -se a recenti studicom parati di Stefa-nia Crepaldi (Cana-vèis n. 18/2010-11) pa rerisalga ai primi annidel Seicento, operadi un artista itine-rante di un cer to va-lore che “continuavaa proporre i modellilombardo piemontesipremanieristi”. L’affresco si trova in fondo alla chie sa, a formadi volta, con al centro la Vergine e il Bambino e ai lati i SantiMichele Arcangelo e Pietro, sulla sinistra, mentre sull’altrolato si vedono San Giovanni Battista e Sant’Antonio Abate.In alto la scena dell’Annunciazione in cui è no tevole lo sfondodi cielo azzurro oltre la balconata, con al centro l’immaginedi Dio. Pregevole l’esecuzione della Madonna e del Bambinonudo e graziosa la raffigurazione degli angioletti che reg-gono la corona della Vergine. Nella navata sinistra, in fondo,è visibile un pregevole fonte battesimalein legno scolpito risalente al 1763. Degnedi nota sono altresì quattro vetrate a co-lori opera dell’artista pavese Padre Co-stantino Ruggero (1998). Oltre la chiesaparrocchiale ricordiamo la cappella diSan Rocco, all’entrata del paese, con affre-schi del 1630 sulla facciata, quella della lo-calità Musrai, dedicata alla Madonnadel la Neve, quella di San Giacomo ai Ce-ritti, quella dell’Immacolata Concezione aSerai e quella di San Domenico nella fra-zione Nero. Ogni anno le ricorrenze reli-giose sono celebrate con festeggiamentiorganizzati con la collaborazione dei co-mitati di borgata.

La chiesa Parrocchia -le e l’affresco.

Particolare dell’affre-sco.

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IL POLO ASTRONOMICOIl polo astronomico “Don Giovanni Ca-pace” è costituito dall’osservatorio e dalplanetario. L’osservatorio si trova sullaparte più alta del palazzo municipale(via Senta 22), il planetario a poca di-stanza da esso in una piazzetta vicina.La cupola dell’osservatorio misura circa5,5 metri. Il telescopio principale è do-tato di un riflettore Ritchey-Chretiendel diametro di 60 cm in grado di scor-gere astri più deboli del pianeta Plu-tone. Il telescopio principale è afffian-cato a altri due rifrattori, un acroma-tico ed un apocromatico. Sono stru-mentazioni ideali per osservare oggetticelesti della nostra galassia come pia-neti, nebulose, ammassi stellari ed altre

galassie più lontane. Il planetario, inaugurato nell’ottobredel 2010, ha la possibilità di accogliere 54 visitatori per volta.Esso consente di osservare la sfera celeste e i suoi fenomeniproietta ti sulla cupola anche durante il giorno e con qual-siasi condi zione climatica ed atmosferica. Scopo principaledell’attività del Polo Astronomico è la divulgazione della ma-teria scientifica attraverso l’organizzazione di osservazionie visite guidate, di conferenze, seminari e “star party”. L’atti-vità è diretta a tutti coloro che vogliono avvicinarsi all’astro-nomia, con particolare riguardo ai ragazzi della ScuolaPrimaria e Secondaria. Per maggiori informazioni contat-tare il Comune di Alpette (tel.: 0124809122, fax: 0124809122,www.comune.alpette.to.it).

ASSOCIAZIONI CULTURALI

ANPI Sezione di AlpetteNelle sue attività la locale sezione ANPI si ispira all’esempiodel comandante partigiano Battista Goglio (Titala). Alpet-tese di nascita egli cadde eroicamente in combattimentonella battaglia di Ceresole l’11 agosto 1944. É diventata famosala sua frase «Voi fascisti bruciate le case ma l’ideale è come la pietra

In alto il polo astrono-mico, qui sopra l’i nau -gurazione del plane- tario e a destra unave duta dell’interno.

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e la pietra non brucia». E facendo rife-rimento costantemente agli idealidella Resistenza e della Democrazial’associazione ha organizzato in pas-sato l’incontro con Monsignor Bet-tazzi, lo spettacolo teatrale che hari cordato la tragedia della Galisia, lacommemorazione del comandante partigiano ed insigneuomo politico Ugo Pecchioli e molto altro ancora. L’associa-zione ritiene che tutte le manifestazioni culturali che por-tino a promuovere l’dea di giustizia sociale contribuiscanoanche a difendere quegli ideali che sono presupposto essen-ziale e cardine della nostra Costituzione.Presidente: Osvaldo Marchetti tel.: 3405369599,www.comune.alpette.to.it.

ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO ALPETTEAssociazione di volontari che promuove e valo-rizza la cultura, lo sport, l’enogastronomia, letradizioni popolari, gli antichi mestieri di Al-pette, autentiche risorse proposte all’esternoper incrementare il turismo locale. Essa colla-bora con l’amministrazione comunale per l’or-ganizzazione di ritrovi conviviali, rappresen-tazioni musicali e artistiche durante la Festa Pa-tronale, la Festa di Ferragosto e le altre Feste delleborgate per mantenere vive le tradizioni del paese.Essa è disponibile a cooperare con la Comunità Montana econ le altre Pro Loco delle Valli Orco e Soana per far cono-scere il territorio di cui Alpette fa parte. Anche a tale scopol’associazione ritiene strategica la sua partecipazione a “Paesiin città. Pro Loco in festa” che ha luogo ogni anno, ad ottobre, aTo rino, importante occasione per riaffermare la propriaidentità montanara.Sede: via Senta 22 Alpette. Presidente: Isolina Cappellone,tel.: 3479234839, fax 0124441701, email:[email protected] www.comune.alpette.to.it.

ASSOCIAZIONE CULTURALE TO LOCALSL’associazione dal 2005 ha organizzato concerti di oltre 250band musicali italiane e internazionali. Organizza AlpetteRock Free Festival, meeting musicale con entrata, campinge WIFI gratuiti a 1000 m s.l.m. ARFF si svolge l’ultimo weekenddi luglio e ha visto come headliner Linea77, Bugo e PersianaJones. Presidente Nicolò Berta. www.tolocals.comwww.facebook.com/alpetterockfestivalSede: Via Villa 3, 10080 Alpette.

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LLooccaannaaCENNI STORICI

Secondo il famoso glottologo Giando-menico Serra (1885-1958), originario diLocana il cui monumento funebre è an-cora visitabile presso il cimitero delpaese, il nome LOCANA deriva dal celto-ligure Leuc-anna, con riferimento all’im-ponente sperone montuoso che domi-na il paese. I primi cenni storici su Loca -na sono da ricercarsi nel 1185 quando iconti di Valperga e di San Martino in-trapresero un’aspra disputa con l’inten -to di aggiudicarsi il controllo sulla val- lata. I dissidi tra nobili proseguirono alungo, tanto da spingere gli abitanti diLocana e dell’alta Valle Orco a prendereparte all’insurrezione dei Tuchini con-tro i soprusi della nobiltà, ed anchequan do la rivolta fu sedata le rappresa-glie contro le prepotenze dei feudataricontinuarono nell’alta valle fino al 1448,quando l’autorità indiscussa e violentadei Savoia si impose sulle popolazionivalligiane. Da sempre Locana con le sue92 frazioni rientra a pieno titolo tra iprimi comuni in Italia per numero diborgate e addirittura nel 1827 aveva ot-tenuto la denominazione di città con isuoi oltre 6000 abitanti.Tradizionalmente il centro del paese èchiamato: La Villa, ossia Città, origina-riamente furono gli abitanti delle bor-

Numero di abitanti: 1613

Denominazione: locanesi

Superficie: kmq 132,74

Altitudine: dai m 600 del Capoluogo, La Villa, ai m 3692 s.l.m.

della Torre del Gran Pietro

Distanza da Torino: km 62

Festa patronale:Madonna del Cantellino

Municipio: via Roma 5tel. 0124813000 - fax 012483321

www.comune.locana.to.itwww.itineranet.it/locana

Biblioteca: via Roma 5tel. 0124813000

email: [email protected] Turistico: piazzale ex Casermette

tel. 0124839034 - fax 0124839328numero verde: 800.66.66.11

Comuni limitrofi: Noasca, Ribordone, Ronco, Sparone, Cantoira, Chialamberto,

Coassolo, Cogne (AO), Corio e Monastero di Lanzo.

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gate a coniare la dicitura, perdistinguere il capoluogo ri-spetto al circondario, ma nelcorso del tempo il termine siè mantenuto ed diffuso,giungendo fino ai giorni no-stri. Il territorio di Locanapuò contare su un’importan -te disponibilità idrica, graziealla presenza di importanticorsi d’acqua come l’Orco, diinnumerevoli torrenti che inesso confluiscono e di grandibacini idrici in quota, tanto da spingere nel 1929 l’AEM, A -zienda Elettrica Municipale, ad utilizzare questa importanterisorsa naturale con la realizzazione di imponenti impiantiidroelettrici con due importanti centrali presso le frazionidi Rosone e Bardonetto.

CHIESE SANTUARI E CAPPELLETTE VOTIVE

Nel Comune di Locana è possibile visitare alcune caratteri-stiche Chiese e Santuari, rese ancor più suggestive dal con-testo storico-culturale e naturale nel quale sono inserite, inparticolare presso le frazioni. Di seguito sono ricordate leprincipali, ma ogni borgata possiede una propria cappellaricca di fascino e di storia.�Chiesa parrocchiale di ‘San Pietro in Vincoli’, situata in Locana

Capoluogo;� Santuario della ‘Madonna del Cantellino’, situata in Locana

Capoluogo;� Santuario della ‘Madonna delle Grazie’, situata in Fraz. Gurgo;� Chiesa di San Giuseppe in Rosone e di San Michele in Fornolosa;� Santuario di ‘Sant’Anna’, situata in Fraz. Meinardi.

Chiesa di San Pietro in VincoliSi tratta della Chiesa patronale del capo-luogo ed è databile intorno all’anno 1300.L’ar chitettura esterna rispetta perfetta-mente lo stile romanico del periodo con leaperture, bifore, ricavate da un tipo di roccialocale, il micascisto. All’interno la Chiesa èstrutturata su tre navate, riprendendo pro-babilmente le forme del precedente luogodi culto su cui poggia, sia la facciata, sia ledecorazione interne sono di chiaro gustobarocco risalenti al seicento.

Santuario della Madonna del CantellinoÈ la seconda Chiesa del capoluogo, presso la quale ogni anno,la prima domenica di settembre, viene celebrata la festa pa-tronale del paese. La struttura è rettangolare, su due navatee preceduta da un porticato poggiante su pilastri quadrati

Centrale di Rosone.

Chiesa di San Pietroin Vincoli.

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con archi a tutto sesto. Sul tetto a lose è posizio-nata una statua della Madonna con il Bambino,mentre su un angolo emerge un campanile rea-lizzato in muratura di mattoni a vista.

Chiesa della Madonna delle Grazie al GurgoIl Santuario sorge in località Gurgo su uno spe-rone di roccia a picco sull’Orco. La struttura è adaula unica su pinta rettangolare ed è realizzatain muratura tradizionale con pietra a vista, fattaeccezione per la facciata dove campeggia un ele-gante mosaico, mentre dal tetto in lose una sta-tua in terracotta della Madonna con il Bambino

veglia sulla frazione.

Santuario di Sant’Anna a MeinardiIl Santuario dedicato sorge in località Meinardi, a 1480 metridi altezza su un terrazzamento ottenuto in parte con la co-struzione di fornici che sorreggono la soletta del sagrato. L’edificio è strutturato con un’unica area rettangolare conl’abside semicircolare, è intonacato all’interno, nel sottopor-tico e sugli elementi decorativi di facciata, mentre al-l’esterno, davanti alla facciata, è presente un sagrato coperto.Il tetto é coperto in lose e sul lato sinistro dell’edificio é pre-sente un basso campanile a pianta quadrata. Il Santuario èda sempre meta di pellegrinaggio durante la prima setti-mana di agosto, attraverso la mulattiera che dalla frazioneNora, in prossimità della località Fey, sale lungo il pendiodella montagna fino a raggiungere i Meinardi.

Cappellette votiveCamminando lungo i tanti sentieri che dal centro delpaese portano alle frazioni è possibile imbattersinelle Cappellette votive posizionate a lato del per-corso. Un tempo era diffusa l’abitudine di realizzare ipiloni votivi per rispettare un fioretto, per santificareun Santo ed ogni viandante passando davanti rivol-geva un pensiero o una richiesta all’immagine sacra.Oltre ad un profondo valore socio-culturale alcuneCappellette hanno rivelato un certo interesse arti-

Cappelletta votivain frazione Molera.

Chiesa della Madon -na del Cantellino.

Chiesa della Madon -na delle Grazie al Gur -go (qui accanto),San tuario di Sant’An -na a Meinardi (a de-stra).

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stico, come nel caso delle costruzioni a forma di abside pre-senti sul sentiero dalla località Gavie conduce alla Chiesa infrazione Molera.

CENTRO VISITATORI DEL P.N.G.P. Antichi e nuovi mestieri della Valle Orco.Il Comune di Locana ospita, presso la Chiesa sconsa-crata di San Francesco in via Roma, il Centrovisitatori del Parco Nazionale del Gran Para-diso aven te come tema centrale il lavoro al-l’interno di una comunità alpina, il legametra i mestieri ed il territorio viene descrittoattraverso nuove soluzioni interattive chericostruiscono due luoghi di lavoro tipici delpassato: la casa di montagna, dove avvienela lavorazione del latte e la casa di città, dovesvolge la sua attività lo spazzacamino. Inoltre è possibilesempre all’interno del centro visitatori, osservare il pla-stico di una centrale idroelettrica (Telessio) costruitaall’interno del Parco. Per facilitare l’accesso al materialeinformativo riguardante l’AEM sono state attivate quattropostazioni informatizzate con cui è possibile visionare la do-cumentazione sugli impianti.

Monumento in ricordo degli Spazzacamini in località GiroldiL’opera, realizzata dello scultore Eliseo Salinodi Albissola, è stata inaugurata il 3 luglio 1977e raffigura un giovane spazzacamino inten -to a gridare “Spaciafurnel” per richiamare l’at-tenzione e vendere il proprio lavoro, come siusava fare all’epoca. Il piedistallo riproducefedelmente il comignolo di una casa e poggiasu una base ricoperta in lose che richiama latradizionale copertura dei tetti. Il monumen -to, dedicato a tutti coloro che in passato do-vettero lasciare le loro famiglie per dedicarsia questo ingrato mestiere, è stato realizzatosulla base delle testimonianze storiche delloSpazzacamino Cav. Giovanni Battista Sola.

LA CASAFORTE DEI PIANITNegli boschi sopra Praie a 672 m, si trova la frazione Pia nitconosciuta per la presenza di una singolare casa medievaleabbellita da un elegante paramento a conci squadrati di ar-chitettura romanica. L’abitazione destinata ad uso civile èsuddi- visa in due parti e posizionata su due piani. Ognunadelle due porzioni di casa, nella sua strutturazione originale,disponeva di una sola porta di ingresso al piano terra e l’ac-cesso al piano superiore era garantito da una scala internain legno. Nella parte inferiore della struttura invece sonopresenti i caratteristici crutin scavati nella roccia e conacqua corrente, uno dei quali venne realizzato alla base di

Antichi e nuovi me-stieri della valle de l -l’Orco.

Monumento agli spa -ciafurnel in localitàGiroldi.

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una grande lastra sottoescavata poco distante dall’edificioprimario. Nel 1982 presso l’abitazione sono state recuperatedal dottor Marco Cima, due tegami in terra cotta arrossata,a parete sottile oggi esposti presso il Museo Archeologico diCuorgnè.

PONTI ROMANICISeguendo il sentiero lungo il Rio Vallunga in Fraz. Vernè, acirca 200 m. dalla partenza si incontra il primo ponte adarco settecentesco, si notevole interesse storico. Risalendola mulattiera si raggiunge prima Chironio e proseguendooltre il centro abitato si trova il secondo pittoresco pontead arco, collocato accanto ad una grande conca naturale cheaccoglie una suggestiva cascata.

I “CICIU” DI VESOLO (1120m)Spuntano dal terreno ed hanno una caratteristica forma afungo, sono i Ciciu: blocchi di pietra, come tozze colonne diconglomerato argilloso, sormontate da larghi massi digneiss. Il nome significa pupazzo e si riferisce ovviamente alloro aspetto goffo e poco slanciato, che li rende simili agrandi funghi o a piccoli uomini infagottati. A causa del loroaspetto insolito sono da sempre al centro di dicerie e cre-denze: i ciciu si formerebbero improvvisamente durante lanotte per la bizzarra volontà delle masche; sarebbero quan -

La casaforte dei Pia-nit.

Il ponte romanico diChironio.

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to rimane di un sabba di streghe dopo unuragano che interruppe all’improvviso unrito magico; si tratterebbe di piccoli gnomiche durante alcune notti prendono vita. Inrealtà niente di magico, i ciciu sono sempli-cemente il frutto di un particolare feno-meno erosivo prodotto dall’acqua pro- ve niente da un deposito di origine glaciale.È possibile raggiungerli partendo da Ron-core Superiore, attraversando il Rio Eugioe proseguendo verso Vesolo.

BIBLIOTECA CIVICA SALVATORE GOTTALa Biblioteca Civica è stata inaugurata il 10maggio 2008 ed intitolata alla memoria diSalvatore Gotta (1887- 1980), originario diMontalto Dora, fu per tutta la vita fortemente legato a Lo-cana dove frequentò la scuola elementare e trascorse il pe-riodo estivo. Fu autore di molte importanti opere, una fratutte Il piccolo alpino, il suo capolavoro, e scelse di ambien-tare e dedicare Il volto del mio Paese, un altro suo famososcritto, a Locana che gli riconobbe la nomina di cittadinoonorario nel 1967. La Biblioteca dispone di una vasta gammadi libri dedicati alla montagna e all’alpinismo, alla storia edalle tradizioni locali, propone inoltre un’ampia letteraturacontemporanea per adulti e bambini e mette a disposizionegratuitamente due postazioni internet.

Associazione Culturale Pratolungo&DintorniNel marzo 2007 nasce l’associazione culturale Pratolungo &Dintorni.La prima sagra del miele a Pratolungo si è svolta nel luglio2007 in collaborazione con il Comune di Locana, l’AspromielePiemonte, la Regione Piemonte e la Provincia di Torino.La sagra del miele si colloca nella terza settimana di luglio,la settimana del miele.

I “ciciu” di Vesolo.

Biblioteca Civica Sal-vatore Gotta.

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Dal 2011 Locana viene riconosciutaCittà del Miele dalla stessa Associa-zione delle Città.Nel 2012, i giorni del miele di Pratolungosaranno dal 18 al 22 luglio.Tel. 0124/83554 - cellulare 347/5787202.e-mail:[email protected] web: www.pratolungoedintorni.it.

COMITATO PRO-SANTUARIO SANT’ANNA MEINARDIIl Comitato Pro-Santuario di Sant’Anna Meinardi fu fondato nel1982 dai ragazzi della valle, anno in cui il Santuario, situatonel Parco Nazionale del Gran Paradiso, aveva ormai rag-giunto uno stato di completo abbandono, ma che in 30 anniha saputo ridargli vitalità e splendore .

COMITATO SPAZZACAMINI VALLE ORCOIl Comitato Spazzacamini della Valle Orco fu fondato dal Cav.Giovanni Battista Sola. Tra le varie attività, fece costruire il monumento dedicatoagli spazzacamini in Fraz. Giroldi e il piccolo museo privatoin Fraz. Davioni.

IL GRUPPO LOCANA FOLK Il Gruppo Locana Folk, nato nel gennaio 1989, è composto daotto coppie di ragazzi di età compresa fra i venti e i tren-t’anni e dal complesso musicale composto da vari strumen-tisti. L’attività è iniziata con la ricerca e la riscoperta deicostumi locali sulla base di reperti e di foto d’epoca. IlGruppo ha proseguito con l’apprendimento delle danze po-polari e dei canti locali atti a far conoscere la valle dell’Orco,la sua storia e le sue tradizioni. Il Gruppo presenzia ai variraduni dei patoisants delle valli alpine, Piemontesi e Valdo-stane. Presente anche in Francia e in Svizzera . Lo scopo delGruppo è far sì che il patrimonio culturale delle nostre vallinon vada perduto o dimenticato, affinchè la tradizione e lastoria continui a rimanere nel cuore di tutti.

IL GRUPPO MASCHE D’CAMBRELLEIl gruppo MASCHE D’CAMBRELLE nasce per riportare in augeuna tradizione di valle, cioè la credenza che vuole la frazionedi Cambrelle di Locana sede di potenti e volubili masche, ca-paci di trasformarsi in animali per ingannare il prossimo. Ilgruppo si avvale d’antiche storie locali, talvolta rappresen-tandole teatralmente ed esegue il suo sabba, l’antica e ri-tuale danza circolare attorno al fuoco.

GRUPPO ALPINI DI LOCANAFinito l’ultimo conflitto Mondiale i reduci si incontravanoall’osteria parlando di fondare un Gruppo Alpini a Locana.

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L’inverno del 1956 grazie all’iniziativa di alcuni reduci fecerola prima Assemblea e fu eletto primo Capogruppo GottaAmabile (classe 1910) che fondò con dei soci il primo Diret-tivo, mandato che durò fino al 1967. Nel gennaio 1968 suben-trò il secondo Capogruppo, il Cav. Nardi Agostino (classe 1917)sergente maggiore del Battaglione di Ivrea.Il 7 gennaio 2001subentrò il cav. Michelotti Giovanni, ancora oggi in carica.

PRO LOCO DI LOCANALa Pro loco è attiva nella promozione del territorio, nel po-tenziamento turistico e nella valorizzazione della culturalocale, con l’intento di mantenere vivo il paese proponendoun ambiente sereno e rendendo Locana una meta apprez-zata ed un posto piacevole dove vivere. La tradizione, la na-tura, il paesaggio ed un’ottima cucina, consentono diproporre iniziative indirizzate alla valorizzazione del patri-monio locale: la Festa della Montagna a giugno, la Sagra dellaToma d’Alpeggio a luglio, la festa titolare della Madonna del Can-tellino a settembre, la rassegna Teatrale in primavera e au-tunno, Estate ragazzi nel periodo estivo. Con la collaborazionedell’ACAL (Associazione Commercianti - Artigiani Liberi pro-fessionisti e Lavoratori Autonomi) il Presepe Vivente. E l’ul-tima settimana di dicembre la festa degli anniversari diMatrimonio.

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NNooaassccaaCENNI STORICI E LUOGHI VISITABILI

Noasca è un comune della Valle Orco, traLocana e Ceresole Reale; si raggiun geproseguendo sulla ex statale 460. Il ca-poluogo collocato a una quota di 1062metri, dominato dalla parete rocciosada cui si getta il rio Noaschetta con unaspettacolare cascata definita a fine set-tecento dal Cavalier Napione “una dellepiù belle delle Alpi, sia per il suo volume d’ac-qua sia per la sua altezza perpendicolare”. Iltoponimo pare avere secondo il Berto-lotti origini celtiche e significare “luogodi pascoli vicino ad acque scorrenti dai colli”.Sorgenti, corsi d’acqua, cascate, laghettie ghiacciai costituiscono infatti il patri-monio di rara bellezza che conferisce aquesta località un fascino unico. Le piùantiche tracce umane sul territorio con -sistono in resti di abitazioni rupestre infrazione Verdetta dove furono rintrac-ciati frammenti vascolari e una puntadi freccia trovata a Frandin nel Vallonedel Roc, oggetti che sono oggi espostinel Museo Archeologico del canavese diCuorgnè. Con ogni probabilità l’insedia-mento di Noasca risale, nelle sue localita’piu’ rappresentative, all’alto Medio Evo,anche se qualcuno ipotizza più antiche

origini celtiche o roma ne. Riscontriamo le prime tracce stori-che in un documento del 1142 quan -do il Conte Guidone di San Martinoin occasione delle Crociate cedettela Chiesa di S. Maria Assunta e il boroannesso alla Chiesa del Santo Sepol-cro di Gerusalemme. L’attuale edificio della Chiesa, dedi-cato a S. Maria Assunta, risente deirimaneggiamenti promossi nel 1865da Don Francesco Roscio ma con-serva tracce medioevali. Il catino delcoro, il presbitero dalla volta a botte,l’abside ed il campanile sono intera-mente costruiti in pietra e testimo-niano origini romaniche. Di origini medioevali anche la Chie -sa di Balmarossa dedicata inizial-

Numero di abitanti: 185

Denominazione: noaschini

Superficie: kmq 78,15

Altitudine: m 1062 s.l.m.

Distanza da Torino: km 75

Festa patronale:Santa Maria Assunta

Municipio: via Umberto I n. 1tel. 0124901001 - fax 0124901074

www.comune.noasca.to.itemail: [email protected]

[email protected]

Comuni limitrofi:Ceresole Reale e Locana

L’ingresso di Noasca con al fondola sua famosa cascata.

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mente a San Nicola e poi a San Bernardo risalente al tre-cento, fornita di dignità parrocchiale e probabilmente an-tico ospizio per i pellegrini su un tracciato secondario dellaVia Francigena che utilizzava il passo della Galisia per rag-giungere la Francia. Può certamente valere una visita ancheil santuario della Madonna del Truc raggiungibile dalla fra-zione Ierener, distrutto da una valanga nel 1843 e poi rico-struito nel 1847. La cappella nacque secondo la tradizioneper l’apparizione della Madonna su una roccia del sentieroche sale da Ierener agli alpeggi del Truc. A seguito dell’apparizione la gente posò una statua della Ma-donna nella Chiesetta della borgata ma questa scomparveper riapparire miracolosamente proprio sulla roccia ove eraapparsa la Madonna. Riportata in Chiesa ebbe a sparire e ri-comparire sul sentiero più volte sino a che fu edificata sulpo sto una cappella in suo onore. Settecentesca è anche lacappella di San Giacomo della frazione Borno. L’intero territorio di Noasca si estende su due versanti mon-tani che convergono nel fondovalle. Di sicura attrazione tu-ristica sono il suggestivo Vallone del Roc (ove si possonoammirare graziose borgate con lavatoi e forni in pietra, lavecchia scuola di Maison, l’imponente cascata del Rio Rocsino al Bivacco Giraudo dal quale sipuò intraprendere l’ascensione delGran Paradiso e del Roc), il Vallone diCiamoseretto (ove si giunge sino alGran Piano con la splendida casareale di caccia) ed il Vallone di Noa-schetta (con un ingresso molto ca-ratteristico stretto e profondo cheporta al l’alpe La Bruna e prose-guendo sino al Bivacco Ivrea); i treval loni solcano il versante orogra-fico sinistro interamente compreso nel Parco Nazionale delGran Paradiso mentre il versante orografico destro separala Valle Orco dalla Val Gran de di Lanzo. Noasca ed il Re Vittorio Emanuele II sono legati da una lungastoria iniziata nel 1856, quando il re dichiarò una par te delterritorio noaschino area Riserva Reale di Caccia, salvandoin questo modo dall’estinzione lo stambecco. Venne formatoun corpo di guardie specializzate e costruita una fitta retedi sentieri e mulattiere che ancora oggi costituiscono la mi-gliore ossatura viaria per la protezione della fauna da partedei guardaparco, oltre a formare il nucleo degli odierni sen-tieri per escursionisti.Il paese è costituito da una trentina di frazioni poste preva-lentemente nella zona del fondovalle ed all’imbocco dei trevalloni. Noasca è infine un paradiso per l’arrampicata spor-tiva ed un luogo storico per la nascita di questa disciplina;basti pensare alle placche del Caporal ed alla Torre Aimonin(magnifica struttura di granito che raggiunge l’altezza di120 metri con un unico salto spezzato solo da una strettacengia).

La vecchia scuola del -la frazione Maison.

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Tra le manifestazioni va ricordata la festa patronale dell’As-sunta, il tradizionale pellegrinaggio al santuario della Ma-donna del Truc ed alla Fiera zootecnica del 19 settembre inconcomitanza con il ritorno delle mandrie dagli alpeggi.Merita giusta citazione il primo Centro Educazione Ambien-tale attivato nel Parco Nazionale Gran Paradiso e che si trovaa Noasca; esso è costituito da spazi per le attività didattichee da una struttura residenziale. L’aula polivalente è dotatadi attrezzature e collezioni per lo svolgimento di attività ditipo scientifico e di elaborazione delle osservazioni svolte innatura, nonché per attività ludico-ricreative sempre sultema dell’ambiente. La sala conferenze viene utilizzata perproiezioni e in occasione di corsi, seminari e piccoli conve-gni.

ASSOCIAZIONIAssociazione Pro-Loco di Noasca:

Presidente Pe Luciano.Gruppo Alpini di Noasca – Ceresole Reale:

Presidente Ferrando Pasquale.Gruppo Volontari del Soccorso Noasca – Ceresole Reale.Sezione A.I.B. di Noasca: Presidente Pe Luciano.Le Associazioni sono domiciliate presso il Comune di Noasca,via Umberto I n. 1 – Tel. 0124/901001 – Fax 0124901074. e-mail: [email protected].

La sala ricreativa delCentro di EducazioneAmbientale.

La Casa Reale di Cac-cia di Vittorio Ema-nuele II ora ristrut- turata e mèta di mol -ti turisti.

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CCeerreessoollee RReeaallee

Numero di abitanti: 162

Denominazione: ceresolini

Superficie: kmq 99,57

Altitudine: m 1620 s.l.m.

Distanza da Torino: km 80

Festa patronale: San Nicolao

Municipio: borgata Capoluogo 11tel. 0124953200 - fax 0124953121

www.comune.ceresolereale.to.it

Biblioteca della montagna: Gianni Oberto: borgata Capoluogo 3

tel. 0124953162

Ufficio turistico:borgata Pian della Balma

tel. 0124953186email: [email protected]

Comuni limitrofi: Noasca

CENNI STORICI

Dopo l’ultima glaciazione, la testatadella valle Orco con la grande conca diCeresole viene frequentata episodica-mente da popolazioni di cacciatori rac-coglitori che compiono estese battuteestive di caccia al seguito delle grandimandrie di erbivori .Una presenza umana più consistente eassidua a Ceresole si registra con l’av-vento delle culture dei metalli e nellospecifico verso la fine del II millennioa.C., quando presso tutte le comunitàdell’arco alpino entra in maniera prepo-tente il ferro.Le pendici del monte Bellagarda, con lefalde di detrito alimentate dal disfaci-mento di un filone di ottima ematitehanno rappresentato per millenni unacava a cielo aperto di minerale di ferro.L’attività estrattiva dei minerali appareil cardine intorno al quale ruota la pri -ma fase storica dell’insediamento uma -no di Ceresole.Un impulso al popolamento della gran -de conca alpina deriva con ogni proba-bilità dalle incursioni barbariche dellatarda età Imperiale e dalle continueguer re medievali che sospingono le po-polazioni canavesane a ricercare am-bienti appartati e sicuri. Dopo i grandi sommovimenti arduinicia cavallo tra X e XI secolo, anche l’altaval le dell’Orco entra nel grande quadrodelle terre di pertinenza dei conti delCa navese. Da allora queste terre riman-gono indivise e divengono oggetto diaspre contese e di guerre, di cui sono co-stellati i secoli XIII e XIV, che contribui-scono alla formazione di un abitatostabile nella conca elevata e imprendi-bile di Ceresole. Il più antico rinvenimento archeologiconella località è un complesso produt-tivo metallurgico del XV secolo. In loca-lità Fonti Minerali, dove si trovano ire sti di un e ste so insediamento produt-tivo dotato di ambienti per il tratta-mento del minerale, un forno a manicaper la riduzione del minerale in metallo

Resti del forno a manica in località Fonti Minerali.

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e una fu cina che già nel XVI secolo risulta dotata di una bat-teria di magli a testa d’asino.Se si considera l’attività es trat tiva e metallurgica di Ceresole,unitamente alla gran de potenzialità nel campo dell’alleva-mento, si comprende l’interesse per il controllo dei valichi epiù in generale dei transiti.L’isolamento di Ceresole, oltre che una condizione indottadall’asprezza dei luoghi, è un fatto voluto, soprattutto perpreservare il primato dell’economia ed evitare, per quantopossibile, le vessazioni e le imposizioni signorili.A questo proposito è attestata la presenza di un ponte leva-toio che sbarra la strada di accesso alla conca in località Sca-lere, dove la mulattiera di accesso è tagliata direttamentenella roccia a strapiombo e il controllo di questa semplicestruttura garantisce l’isolamento e talora impedisce addi-rittura agli inviati dei legittimi signori feudali di accedere alpaese. Tra la fine del Seicento e il secolo successivo in tutto l’arco al-pino si assiste a un grande aumento della popolazione dovutoall’introduzione di nuovi alimenti come la patata e alla finedelle grandi epidemie. Anche Ceresole cresce e si articola inmolte borgate sparse secondo il tracciato ancora oggi visibile,

fondando l’econo-mia sull’e strazionemineraria, la me-tallurgia, la colturadelle fore ste di la-rici e la pastorizia.Il secolo XIX perCe resole è moltoimportante poi-ché a partire daglianni ‘50 il centrodiviene uno deipun ti vitali dellaRiserva Reale di

Caccia frequentata assiduamente dal re Vittorio EmanueleII e dai suoi successori.Molto estesa è la rete di sentieri, ancor oggi percorribili, ecase di caccia che il sovrano fa costruire.

Per la grande conca ap-partata sta per com-piersi un cambiamentomolto importante. Sem-pre più spesso si incon-trano personaggi illustri;altri cominciano a inte-ressarsi a quella stranasorgente ferruginosache fornisce l’acqua mar-cia . Nel 1858 sorge unmoderno stabilimentoidroterapico, nel quale si

Re Umberto I alla ca -sa di caccia al granPiano.

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curano malattie intestinali ma si rigenera anche lo spirito,e poco dopo uno stabilimento d’imbottigliamento, che con-durrà il singolare prodotto in numerose farmacie del regno,per essere venduto come tonico e rimedio contro vari ma-lesseri. Ancor oggi dalla sorgente sgorga, seppur in manierafievole, quell’acqua tanto famosa nei secoli passati.Ceresole si appresta a vivere il suo momento aureo quandola regina Margherita, consorte dello sfortunato re UmbertoI, prende a condurre la sua personalissima corte ai piedidelle Levanne, dove poeti del calibro di Giosué Carducci rie-scono anche ad immortalarne lo spirito.E in questo contesto che nel 1888 sorge dapprima il GrandHotel, destinato all’alta società e munito di tutte le più mo-derne comodità che a fine Ottocento si potessero immagi-nare, e poco dopo l’Hotel Levanna, meno pretenzioso edestinato ad una clientela alta ma sovente non blasonata.I primi anni del XX secolo vedono Ceresole al suo massimosplendore, con un’economia basata sullo sfruttamento ar-ticolato delle risorse della montagna e sul turismo di alto li-vello.

Il Grand Hotel nel se-colo XIX.

La diga in costruzio -ne.

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Un momento di svolta fondamentale per lo sfruttamentoturistico è il collegamento con una strada carrozzabile trail centro di Noasca e la borgata Capoluogo di Ceresole, nel1904.Ma qualche anno più tardi scoppia la I Guerra Mondiale e ilmondo che aveva generato tanto splendore si estingue. Dopo la guerra la strada della modernizzazione a ritmo ser-rato è imboccata e il consistente investimento indu- strialedella città di Torino conduce alla costruzione del l’invasoidroelettrico, che cambia profondamente i connotati am-bientali e il destino di Ceresole. La diga viene inaugurata nel1931, alla presenza del principe Umberto di Savoia.Durante l’epoca fascista Ceresole ritorna ad essere ungrande polo turistico e anche le imponenti infrastruttureidroelettriche, in un certo senso, contribuiscono ad attrarrevisitatori. Ma sul finire degli anni Trenta cominciano a spi-rare pericolosi venti di guerra. Proprio in quegli anni sullamontagna di Ceresole vengono costruiti numerosi fortini,testimonianza ancora presente, considerati di secondariaimportanza strategica ma pur sempre da difendere rispettoa un ipotetico attacco francese. La guerra ha inizio nel 1940e nel ‘44 Ceresole conosce cruente battaglie tra partigiani erepubblichini proprio all’interno del suo territorio. Alla Cà dal Meist due mostre permanenti documentano itragici eventi di quell’anno.Dalla seconda metà degli anni Cinquanta Ceresole conoscenuovamente un’importante fase di sviluppo con il potenzia-mento del sistema produttivo idroelettrico. Poi negli annidel boom economico ritornano anche i villeggianti e i turistima l’ambiente elitario e un po’ snob, che aveva reso CeresoleReale una delle prime stazioni turistiche alla moda, ormaiguarda altrove.Tratto da ”Ceresole Reale. Storia di un paese” di Marco Cima, ed.Nautilus Torino.

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LUOGHI DI INTERESSE STORICO E ARTISTICO

Museo Homo et IbexIl museo è dedicato allo stambecco,simbolo del Parco Nazionale GranParadiso, ed alla sua interazionecon l’uo mo nel corso dei secoli. Fil-mati, ricostruzioni e multime dialitrasportano il visitatore in un viag-gio appassionante che descrive icambia menti avvenuti sul nostro pianeta seguendo origini,storia e possibili sviluppi futuri di queste due specie prota-goniste del nostro territorio.Centro visitatori del Parco: borgata Prese tel. 0124.953166. - [email protected].

Ferriera medievaleCeresole, durante il Medio evo,fu un importante centro diproduzione siderurgica, di cuisono rimaste tracce in diversipunti del territorio. Recente-mente sono stati trova ti e re-staurati, in località Fonti Mi ne rali, i resti di un forno amanica del tardo medioevo per la riduzione in ferro del-l’ematite, cavata alla Bellagarda, e di un maglio a testa d’a -sino, azionato dall’energia idraulica. Pannelli informativi edun plastico presenti in loco illustrano come doveva essere ilsito e l’attività che vi si svolgeva.

Grand HotelAprì nel 1888; fu meta di presenze blasonate dei vertici delgiovane regno d’Italia e dell’alta borghesia torinese cheaveva promosso Ceresole come località per villeggiature allamoda. Fra il 1890 ed il 1894 vi soggiornarono la regina Mar-gherita, il Duca degli Abruzzi, il Conte di Torino e S.M. Re Um-berto I. Il Grand Hotel annovera fra gli ospiti illustri il poetaGiosué Carducci, che qui compose l’ode Piemonte, del qualerimane, a ricordo, una lapide sul lato nord dell’edificio, visibiledalla strada. Recentemente retaurato, il Grand Hotel è oggiquasi interamente privato; ciò non impedisce di ammirarneesternamente la bellezza. Rimane a disposizione del pub-blico la grande sala delle feste, con il suo pregiato soffitto acassettoni, visitabile nelle aperture in occasione di eventi.Borgata Prese.

Cà dal MeistLa Cà dal Meist, edificata alla fine degli anni Venti, ospita, alprimo piano, la biblioteca della montagna Gianni Ober -to, specializzata in testi di montagna, natura e cultura al-pina ed il Centro di documentazione alpina delle valliOrco e Soana. La Cà dal Meist è ricca di storia, a partire da

Resti di un maglio inlocalità Fonti Mine-rali.

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quella del suo proprietario, GiacomoGiovannini, soprannominato il “Mae-stro”, che la ottenne come indennizzoper aver dovuto abbandonare la suavecchia casa “inghiottita” dalle acquedel grande bacino artificiale dell’Aemdi Torino, opera alla quale si era stre-nuamente opposto.La Cà dal Meist è sede del Centro Re -te del Canavese del progetto interna-

zionale “Memoria delle Alpi” in cui si inseriscono le mostrepermanenti “Galisiaquarantaquattro” (che documenta la tra-gica traversata di un gruppo di partigiani italiani e soldatiinglesi verso la Francia liberata) e “La battaglia di Ceresole”,combattuta nell’estate del ‘44 a quasi 2500 m di altezza, chesi concluse con la sconfitta delle truppe partigiane ad operadi reparti nazifascisti. Completa questa sezione la pannelli-stica sulla storia del vallo alpino dell’al ta Valle Orco.Nel piano a soppalco si trova l’Orcoecomuseo, una galleriadi immagini per scoprire lo stretto legame tra le di ghe del-l’alta valle Orco e la storia di chi le ha costruite e di chi ha tra-scorso e trascor re la sua esistenza a contatto con l’acqua diquesti enormi invasi.Borgata Capoluogo 3, tel. 0124.953162 / 0124.953138.www.granparadiso-amici.itinfo@granparadiso-amici.itaperto nel periodo estivo, su prenotazione in altri periodi.

Affresco dell’AnnunciazioneSingolare affresco realizzato all’aperto sudi una roccia in località Pian della Balma.É opera del pittore della Casa Reale dei Sa-voia Felice Barucco, datata 1890, periodo incui la famiglia reale frequentava questiluoghi.

Museo etnografico “La Mizun ed barbaCenso”Inaugurato di recente, è frutto della pa-ziente e meticolosa raccolta e conserva-zione di oggetti di uso comune dei tempipassati. Sono esposti sia oggetti di uso ca-salingo, sia molteplici attrezzi usati neivari mestieri, che permettono di riviverela quotidianità della gente di montagnadi un tempo. Borgata Cortevecchio, tel. 0124.953235,

aperto da maggio a settembre, su prenotazione.

GlacioMuseoInteressante esposizione permanente sul clima e sui ghiac-ciai locali.Località Serrù, sempre aperto dal 15 maggio al 15 ottobre.

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ASSOCIAZIONI

Associazione Pro LocoViene costituita nel 1989 e fra i suoi scopi statutari annoverala valorizzazione e la promozione del patrimonio ambien-tale, storico e culturale del territorio.Borgata Capoluogo 11, tel. 0124.953200 (Comune).

Associazione Amici del Gran ParadisoHa sede nella Cà dal Meist dal 1997.Promuove e diffonde la cultura alpina, la musica, l’arte e il ci-nema, con particolare riferimento al territorio del Parco Na-zionale Gran Paradiso. Ogni anno propone un nutrito pro gramma di spettacoli,concerti, rassegne, mostre, seminari e convegni, incentratisulla tematiche montane e sulla storia e la cultura del ter-ritorio ceresolino.L’Associazione gestisce la Cà dal Meist e, dal 2008, Casa GranParadiso.Borgata Capoluogo 3, tel. 0124.953162 / 0124.953138.www.granparadiso-amici.itinfo@granparadiso-amici.itPresidente: Guido Novaria.

Associazione “Reis ‘d Biru 2000”Nata nel 2000, questa associazione promuove il migliora-mento, la valorizzazione e la tutela del territorio montanoin tutte le sue forme, in particolar modo le ricchezze natu-rali e la cultura e le tradizioni del luogo.Borgata Cortevecchio 3, tel. 0124.953235.Presidente: Antonio Oberto.

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