Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 ›...

76
Arcidiocesi di Udine Vicariato urbano di Udine COMUNITà CRISTIANE TESTIMONI E ACCOGLIENTI Per una spiritualità delle migrazioni

Transcript of Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 ›...

Page 1: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

Arcidiocesi di UdineVicariato urbano di Udine

Comunità Cristianetestimoni e aCCoglienti

Per una spiritualità delle migrazioni

Page 2: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af
Page 3: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

3

con una certa soddisfazione che presento questo opuscolo, sapendo di fare un servizio a tutte le comunità.

So di addentrarmi in un campo complesso, ricco di opportunità, anche pasto-rali, ma, al contempo, anche di rischi e criticità. Se però non si vuole restare bloccati ed inerti nelle sabbie mobili o su terreni scivolosi, bisogna volare alto.D’altra parte anche Gesù ha fatto così. Alle volte non si è lasciato coinvolgere direttamente per dare risposte a piccole questioni contingenti, ma ha portato il discorso su di un altro piano, più vasto e più alto. Il mondo va cambiando ed il cambiamento va accolto, possibilmente va gui-dato perché evolva verso soluzioni positive e pacifiche. Noi possiamo dare un contributo valido in questo senso. L’immagine che mi balza agli occhi e che vorrei indicare è quella del Magni-ficat. Non era un mondo facile quello vissuto da Maria, eppure nella sua fede ella vedeva già un mondo completamente rinnovato. Voglio dire che il nostro sguardo deve essere profondo per intravvedere già oggi quello che sarà do-mani e per saper discernere e mantenere la direzione giusta del cammino. L’azione della Chiesa deve essere profetica, nel senso che deve procedere ver-so un obiettivo che abbia valore oggi ed in futuro. Così diventa illuminante e diffonde speranza.Questo opuscolo ha lo scopo di aiutare le nostre comunità a prendere atto della realtà con occhi disincantati, ad ascoltare le testimonianze di chi giunge sin qui spinto dalle necessità, a vivere la dimensione dell’accoglienza e ad offrire la testimonianza della nostra fede che nell’altro vede il fratello ed in lui Gesù stesso.

Prefazione

è

Page 4: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

4

Di grande aiuto possono essere i sacerdoti che assistono spiritualmente le comunità dei migrantes, a motivo della conoscenza della cultura e delle tra-dizioni dei loro connazionali, al fine di agevolare l’incontro teso all’integra-zione e a superare le difficoltà dell’incontro.Non mi resta che ringraziare il “Laboratorio pastorale” del Consiglio pastorale del Vicariato urbano, guidato da don Giancarlo Brianti e da Marco Bressan, direttore del Consiglio menzionato; il biblista mons. Rinaldo Fabris, il dott. Claudio Malacarne, direttore dell’Ufficio diocesano “Migrantes”, don Loris Della Pietra, direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano, e quanti hanno colla-borato a realizzare questo strumento che potrà essere utile alle nostre comu-nità parrocchiali non solo del Vicariato urbano ma di tutta la Diocesi.

Il Vicario UrbanoMons. Luciano Nobile

Page 5: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

51. Accoglienza

AccoglienzasCheda 1.

UN FATTO DI VITALa storia di Ahmed, giovane marocchino

mana «speranza che non cede», definisce così, l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, il coraggio dei migranti che fuggono

dalla disperazione dei propri Paesi. Quella speranza l’abbiamo riconosciuta nelle parole di Ahmed, un giovane marocchino classe 1989, accolto ed ac-compagnato dalla Caritas diocesana di Udine, nell’ambito dell’Emergenza Nord Africa.Ha il volto sorridente questo ragazzo di Marrakech che, nel 2007 – con un di-ploma in Scienze e Matematica –, lascia il suo Paese per raggiungere la Libia, su invito di un cugino che gli offre un lavoro in un supermercato. «In Libia – racconta – ho vissuto 4 anni, mi trovavo bene, avevo costruito una vita che mi rendeva felice. Poi è arrivata la “primavera araba”. Nel 2011, quando le cose sono peggiorate, ho deciso di andarmene, ma tutti gli aeroporti erano chiusi, anche l’ambasciata. L’unica via era il mare. Non sapevo nemmeno che sarei arrivato in Italia, sono stato salvato dalla guardia costiera, dopo tre giorni in mare, senza acqua e senza cibo. Sulla piccola imbarcazione eravamo in 437».Ahmed viene quindi portato a Lampedusa, dove rimane per un mese, in condizioni indicibili. Poi ci sono Bari e Fontanafredda. Infine, a Udine, inizia una nuova vita. «Qui ho cominciato subito a studiare, ho fatto un corso per muratore al Cefs. Oggi, invece, grazie all’aiuto di Michele, Sara e Sandro (gli operatori della Caritas diocesana, ndr) ho iniziato uno stage in un albergo dove mi trovo bene. Mi hanno aiutato molto, qui in Italia sono solo, arrivare in quelle condizioni e non sapere dove andare è dura, ma mi avete accolto,

U

Page 6: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

6

dandomi poi un’opportunità preziosa. Spero che la mia vita vada avanti su questa strada. Sogno una famiglia, e in futuro, anche l’Università, mi piace-rebbe laurearmi in lingue».

ASCOLTIAMO LA PAROLA

L’alleanza di Dio con Israele si basa sul principio dell’amore solidale e re-ciproco. In questa prospettiva il prossimo non è solo il “fratello”, figlio di una famiglia ebraica, ma è anche lo straniero residente. Il comando dell’a-more verso il prossimo, nel Levitico, fa capire che l’accoglienza dello stra-niero riguarda il giusto rapporto con Dio. Essere “santi” significa aderire a Dio nell’ambito dell’alleanza, mettendo in pratica il decalogo. Questa è la condizione per vivere nella libertà inaugurata dall’esodo. Questo implica non solo la fedeltà a Dio come unico Signore, ma anche l’amore reciproco tra i membri dell’alleanza, che si estende allo straniero residente.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25, 31-40)

Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, sie-derà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in ere-dità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visi-tato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».

Page 7: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

71. Accoglienza

RIFLETTIAMO INSIEMEAccoglienza dello straniero

Gesù proclama che il regno di Dio è per i “poveri” e propone l’amore per il prossimo, compreso lo straniero, come criterio per attuare la volontà di Dio. Egli accoglie gli emarginati e gli esclusi, i poveri, i peccatori, i malati e i devianti. Con le sue scelte, le sue prese di posizione e con le sue parole, egli mette in crisi il sistema religioso, sociale e politico del suo tempo, fondato sulle discriminazioni. Per questo è condannato alla morte di croce come un pericoloso sovversivo. Gesù si presenta come inviato da Dio agli stranieri e ai lontani, sul modello dei profeti Elia ed Eliseo, provocando la reazione violenta dei suoi compa-esani (Lc 4,18-30). Elogia la fede di uno straniero – un ufficiale di Cafar-nao – dichiarando che il regno di Dio è per tutti quelli lo accolgono nella fede, senza distinzioni etniche e culturali (Mt 8,5-13; cf. Lc 13,27-29). Nella tradizione di Marco e Matteo si riporta l’incontro di Gesù con una donna straniera – la Cananea o fenicia, di lingua greca – che lo supplica di guarire sua figlia. Gesù afferma il principio della “elezione” di Israele, ma apre una nuova prospettiva di accoglienza per tutti gli stranieri sulla base della fede (Mc 7,24-30; cf. Mt 15,21-28). In estrema sintesi si può dire che Dio, in Gesù, condivide la condizione di tutti gli esseri umani fino alla morte di croce. Egli si rende presente e si fa incontrare da tutti nel prossimo senza distinzione di etnia, religione e cultura. Per sfuggire alla fame, alla miseria e alla violenza o per cercare pascoli o terra da coltivare da sempre gli esseri umani hanno emigrato. Le migrazioni hanno favorito lo scambio tra le culture. Abramo è un migrante che lascia il suo paese – la Mesopotamia – per cercare fortuna in un’altra terra: la terra promessa da Dio ad Abramo e alla sua discendenza. Giacobbe scende in Egitto per sfuggire alla fame nella terra di Canaan. Suo figlio Giuseppe, che ha fatto fortuna in Egitto, dopo essere stato venduto dai fratelli gelosi, accoglie e salva la sua famiglia. Il popolo ebraico è nato come “popolo di Dio” in terra straniera (Egitto) e nella condizione di nomade (migrante) nel deserto del Sinai. Oggi il forestiero o straniero è quello di fuori, l’altro, il di-verso, estraneo alla nostra nazione, religione e cultura. Nella storia biblica il

Page 8: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

8

rifiuto dell’altro è la radice della conflittualità e della violenza e si manifesta nell’intolleranza ed esclusione di ogni rapporto. L’accoglienza dell’altro nel contesto dell’alleanza con Dio, creatore e Signore della storia, sta all’origine della pace.

LA VOCE DELLA CHIESA

La Chiesa è chiamata a svolgere un ruolo di accoglienza e di servizio verso i migranti. La condizione di sradicamento in cui essi vengono a trovarsi e la refrattarietà con cui l’ambiente reagisce verso di loro tendono a relegarli di fatto ai margini della società. Proprio per questo la Chiesa deve rendere più intensa la sua azione, accrescere la sua vigilanza, mettere in atto con intelli-genza e intuizione tutte le opportune iniziative per contrastare tale tendenza ed ovviare ai rischi che ne conseguono. Suo compito permanente contribuire a far cadere tutto quanto l’egoismo umano erige contro i più deboli. [.]

(Messaggio di Giovanni Paolo II per la 77ª «Giornata mondiale del migrante», 1991)

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER IL DIALOGOE LE SCELTE PASTORALI

• Qual è l’atteggiamento comune delle persone nei confronti dello straniero?• I cristiani praticanti conoscono la parola di Dio sull’accoglienza dello stra-

niero e si lasciano guidare dall’esempio e dalle parole di Gesù?• Quali scelte pastorali per educare e formare i cristiani e le comunità all’ac-

coglienza dello straniero?

UN IMPEGNO CONCRETO

Inserire nel Consiglio pastorale parrocchiale, organismo di partecipazione dove dovrebbero essere presenti tutte le realtà che operano e vivono in parrocchia, anche un rappresentante degli immigrati, secondo il principio della cattolicità della Chiesa e come segno di una Chiesa che accoglie gli immigrati.

Page 9: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

91. Accoglienza

PREGHIERA CONCLUSIVA

O Padre che hai mandato il tuo Figlioa condividere le nostre fatiche e le nostre speranzee hai posto in lui il centro della vita e della storia,guarda con bontà a quanti migrano lungo le vie del mondoper lavoro o alla ricerca di condizioni di vita più dignitose,perché trovino ovunque la solidarietà fraternache è libertà, pace e giustizia nel tuo amore.Per Cristo nostro Signore. Amen.

Page 10: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

10

OspitalitàsCheda 2.

UN FATTO DI VITALa storia di Shakir, agricoltore afgano

i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af-ghanistan al confine col Pakistan. Appartengo al gruppo etnico mag-

gioritario in Afghanistan e nel Pakistan occidentale che è quello dei pashtun. Sono di religione musulmana. Abitavo in un villaggio di montagna con la mia famiglia, sono sposato ed ho un figlio di 3 anni. Facevo l’agricoltore ed avevo una decina di pecore che mi davano latte e formaggio per il mio fabbisogno e la lana che vendevo al mercato per barattarla con altri generi alimentari e non solo. Non ero ricco ma vivevo decentemente. La mia zona è molto verde, ci sono foreste e fiumi, piove spesso, fa caldo d’estate e freddo d’inverno, un pò come qui in provincia di Udine. In Afghanistan ci sono zone a sud con deserti ed un clima secco ed arido, mentre a nord ci sono climi freddissimi. Il motivo per cui sono arrivato fin qua è la guerra che c’è nel mio Paese da molti anni. Io non ho mai combattuto ma ho dovuto andarmene perchè i continui scontri tra l’esercito afghano sostenuto dai Paesi occidentali dopo l’invasione del 2002, e gli insorti talebani, non mi facevano più vivere tran-quillo. Così, come altre centinaia di migliaia di uomini ho dovuto abbando-nare il mio Paese e lasciare moglie e figlio con i genitori anziani di lei che si sono rifugiati in un campo ONU. Succedeva che ogni volta che passavano i governativi si prendevano tutto quello che avevamo accusandoci di aiutare i talebani, mentre, dopo qualche giorno, passavano questi ultimi e mi faceva-no le stesse accuse distruggendo quello che rimaneva delle mie proprietà e prendendosi animali e cibo. Sparavano ed erano molto violenti. Ho dei segni

M

Page 11: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

112. Ospitalità

di proiettili sul mio corpo. L’unica soluzione per rimanere vivo era fuggire. Il problema era che nelle altre regioni la situazione era la stessa se non peg-giore per cui decisi di intraprendere un lunghissimo viaggio attraverso l’Iran e la Turchia che mi portò in Europa, precisamente in Grecia. Qui rimasi quasi un paio d’anni, facendo un sacco di lavori in nero per potermi mantenere, mandare dei soldi ai miei famigliari e poter risparmiare per proseguire in altri Paesi europei vista la situazione di instabilità del Paese ellenico. Feci l’imbianchino, il traslocatore, il piastrellista… Un anno fa, finalmente, assie-me ad altri tre amici afghani, lasciai la Grecia. Attraverso la Macedonia, la Serbia e l’Ungheria, raggiungemmo il confine di Tarvisio, tra Italia ed Austria, dove ci consegnammo alla polizia di frontiera italiana chiedendo asilo poli-tico. Fummo fortunati a non essere mai fermati negli altri Paesi: altri nostri connazionali furono detenuti in campi di prigionia per mesi e mesi, anche un anno prima di essere liberati. Altre volte capita che la polizia ti picchi e ti chieda dei soldi per lasciarti passare o solo tornare indietro. In Italia invece siamo stati ben accolti, ci hanno fatto fare tutte le pratiche amministrative in Questura e, dopo poche settimane, siamo stati aiutati con una sistemazione provvisoria in attesa di andare alla Commissione di Gorizia che valuterà le nostre domande. Io sto aspettando da 8 mesi e dovrò attenderne altri due: questi sono i tempi attuali a causa dell’alto numero di domande presentate. Ho ricevuto ospitalità dalla Caritas di Udine presso la struttura di via Mi-struzzi, parrocchia di san Pio X, dove abito con altri 23 giovani uomini come me, tutti in regola con i documenti.

ASCOLTIAMO LA PAROLA

Secondo la narrazione biblica Abramo lascia la sua terra natale, Ur dei Caldei – nel sud dell’attuale Iraq - per andare nella terra di Canaan (Gen 11,27.31). Il legame di Abramo con Ur dei Caldei è stabilito al tempo dell’e-silio dai Giudei, che sentono parlare di questa famosa località dell’antico impero sumerico. In realtà, la prima tappa dell’itinerario di Abramo è Car-ran, nel nord della Mesopotamia, ai confini della Turchia attuale. Ad Aram-Naharàim, “Aram dei due fiumi”, o Paddan Aram, si trova il clan familiare di Abramo, da dove i suoi discendenti, Isacco e Giacobbe, prenderanno le

Page 12: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

12

rispettive mogli, Rebecca e Rachele-Lia (Gn 24,10; 28,2). La partenza di Abramo dalla Mesopotamia s’inserisce nel flusso migratorio dei popoli se-miti verso Occidente, quando, a metà del secondo millennio a.C., crolla il regno di Mari - re Hammurabi – e tutta l’area dei due fiumi è interessata a uno spostamento delle popolazioni nomadi.

Dal libro della Genesi (Gen 18,1-8)

Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’in-gresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa pure come hai detto». Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armen-to corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono… .

Dal libro di Isaia (Is 56, 3-7)

Non dica lo straniero che ha aderito al Signore:«Certo, mi escluderà il Signore dal suo popolo!».Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirloe per amare il nome del Signore…li condurrò sul mio monte santoe li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera…perché la mia casa si chiameràcasa di preghiera per tutti i popoli».

Page 13: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

132. Ospitalità

RIFLETTIAMO INSIEMEAccoglienza e ospitalità

Abramo, lo “straniero” migrante, è il prototipo del credente che affida il suo futuro a Dio e diventa fonte di benedizione per tutte le famiglie della terra (Gen 12,1-9). Nel racconto della Genesi il patriarca è presentato come figura esem-plare di chi accoglie lo straniero (cf. Eb 13,2). Nello straniero accolto come ospi-te, Abramo incontra il Dio dei padri, che mantiene e rinnova le sue promesse.La storia di Abramo segna il passaggio dal racconto delle origini del mondo e dell’umanità a quello delle origini di Israele, cioè dei figli Giacobbe-Israele, nipote di Abramo. Il nome ’Ab-rāhām, significa «(mio) padre è grande», inter-pretato come «padre di una moltitudine di popoli» (Gen 17,5). Per gli Ebrei Abramo è «il giusto», ha-ṣadîq, per i cristiani «il padre dei credenti» (Rm 4,1-25; Gal 3,6-29), per i musulmani è «l’amico di Dio», el-ḥalíl ’Allàh (cf. Is 41,8; Gc 2,23). Dio chiama Abramo dal mondo dei popoli e lo invita a lasciare il suo paese e la famiglia di suo padre, promettendogli una terra, una discendenza e la benedizione (Gen 12,1-7.8-9). Abramo risponde alla chiamata di Dio con la fede: «Abramo credette – verbo ebraico ’āman, “fidarsi”, “affidarsi” – al Signore che glielo accreditò come giu-stizia» (Gen 15,6). Ma il figlio promesso tarda a venire. Allora Abramo, in base alle leggi del suo tempo, cerca di avere un figlio, legittimo erede, dalla serva Agar (Ismaele). Ma il Signore gli rinnova la promessa della nascita di un figlio da Sara, sua sposa. Finalmente nasce Isacco che porta a compimento la promessa di Dio. A questo punto Dio mette alla prova Abramo che riavrà il figlio come dono attraverso la sua fede. Nel racconto di accoglienza ospitale a Mamre, il Signore rinnova ad Abramo la promessa di una discendenza. Il figlio, promesso da Dio ad Abramo nel contesto dell’accoglienza ospitale, si chiamerà Isacco, assonante con il verbo ebraico “sorridere”; Išḥaq’el, «Dio sorride» (cf. Gen 17,17; 18,12; 216). Isacco è il “sorriso” di Dio, dei suoi genitori Abramo e Sara. Lo statuto del popolo dei figli d’Israele – Giacobbe – si fonda sulla “elezione”, l’iniziativa gratuita di Dio, che lo libera dall’Egitto e lo fa aderire a sé sulla base delle “dieci parole” – il decalogo – che sono le clausole dell’alleanza-patto con il Signore. Nel “codice di santità” dove si richiamano le condizioni per vi-vere nell’alleanza, l’accoglienza dello straniero è l’attuazione dell’amore del

Page 14: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

14

prossimo: «Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma ame-rai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore. Quando un forestiero dimorerà presso di voi nella vostra terra, non lo opprimerete. Il forestiero di-morante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio» (Lv 19,17-18.33-34).Questi sono gli unici testi in tutta la Bibbia ebraica, dove si parla dell’amore del prossimo! Lo straniero, assieme all’orfano e alla vedova, fa parte della categoria dei “poveri” (anawîm), che stanno sotto la protezione di Dio. Lo straniero deve essere accolto, ricordando l’esperienza degli Ebrei stranieri nella terra d’Egitto (Dt 24,17-18.22). Nella tradizione profetica di Isaia gli stranieri sono integrati nella comunità dell’alleanza e ammessi al servizio nel tempio come “sacerdoti” (Is 56,1-7; 66,18-23). Dio educa il suo popolo a una mentalità e stile di vita che favoriscono l’accoglienza dello straniero, del quale il Dio dell’esodo e dell’alleanza si fa difensore e garante.

LA VOCE DELLA CHIESA

Accogliere Cristo nel fratello e nella sorella provati dal bisogno è la condizione per poterlo incontrare “faccia a faccia” e in modo perfetto alla fine del cammino terreno. è sempre attuale, pertanto, l’esortazione dell’autore della Lettera agli Ebrei: «Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo» (Eb 13,2.3). Faccio mie, oggi, le parole del venerato mio predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, che, nell’omelia di chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, affermava: «Per la Chiesa cattolica nessuno è estra-neo, nessuno è escluso, nessuno è lontano» (AAS, 58 [1966], pp. 51-59). Nella Chiesa - lo scrive fin dall’inizio l’Apostolo delle genti - non vi sono stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio (cfr Ef 2,19). Purtroppo, non mancano tuttora nel mondo atteggiamenti di chiusura e perfino di rifiuto, dovuti ad ingiustificate paure ed al ripiegamento sui propri interessi. Si tratta di discriminazioni non compatibili con l’appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Anzi, la Comunità cristiana è chiamata a diffondere nel mondo il fermento

Page 15: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

152. Ospitalità

della fraternità, di quella convivialità delle differenze che anche oggi, in questo nostro incontro, ci è dato di sperimentare. Certamente, in una società come la nostra, complessa e segnata da molteplici tensioni, la cultura dell’accoglienza chiede di coniugarsi con leggi e norme prudenti e lungimiranti, che permet-tano di valorizzare il positivo della mobilità umana, prevenendone le possibili manifestazioni negative. Questo per far sì che ogni persona sia effettivamente rispettata ed accolta. Ancor più nell’epoca della globalizzazione, la Chiesa ha una precisa proposta: operare perché questo nostro mondo, del quale si suole a volte parlare come di un “villaggio globale”, sia davvero più unito, più solida-le, più accogliente.

(Omelia di Sua Santità Giovanni Paolo II al «Giubileo dei migranti e degli itineranti», 2000)

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER IL DIALOGOE LE SCELTE PASTORALI

L’accoglienza ospitale nella Bibbia non è solo una consuetudine legata all’e-sperienza dei nomadi, ma un diritto-dovere sacro, fondato sull’azione di Dio che libera i figli di Israele, stranieri nella terra d’Egitto. Nello straniero accolto come ospite si accoglie Dio stesso, solidale con i poveri e gli indifesi.• In un contesto socio-culturale come quello odierno, dove prevale una men-

talità individualistica, l’autonomia, la concorrenza e l’arrivismo, che senso e valore hanno l’accoglienza e l’ospitalità?

• Come i cristiani e le comunità cristiane possono affermare e testimoniare l’accoglienza ospitale in nome della propria fede in Dio, solidale con lo stra-niero, figura sociale debole e indifesa?

UN IMPEGNO CONCRETO

Coinvolgere gli immigrati della parrocchia in alcuni momenti celebrati-vi particolarmente significativi quali l’Epifania, la Pentecoste, la Festa di Cristo Re, facendo loro animare uno o più momenti liturgici (preghiere dei fedeli, offertorio, qualche canto nella propria lingua, …), anche per dare visibilità al loro far parte della comunità cristiana.

Page 16: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

16

PREGHIERA CONCLUSIVA

O Dio, Padre di tutti gli uomini,per te nessuno è straniero,nessuno è escluso dalla tua paternità;guarda con amore i profughi, gli esuli,le vittime della segregazione,e i bambini abbandonati e indifesi, perché sia dato a tutti il calore di una casa e di una patria,e a noi un cuore sensibile e generosoverso i poveri e gli oppressi.Per Cristo nostro Signore. Amen.

Page 17: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

173. Identità

IdentitàsCheda 3.

UN FATTO DI VITALa traversata del Mediterraneo

l barcone è lungo 30 metri, a bordo ci sono 740 persone. Ahmed chiede da bere. Gli viene data una bottiglia: fattela bastare, non ne avrai altre.

Dopo ore di veglia, si addormenta seduto, stretto tra le cinque persone con cui condivide un metro quadro di nave. Apre gli occhi quando la nave si ferma, dopo un giorno di navigazione: è finita la benzina. Girano voci, urla: lo scafista tunisino – che prima di partire ha preso i loro soldi e i loro documenti, che non rivedranno mai più – ha chiesto soccorso con il telefono satellitare, ma gli è stato risposto che è ancora da verificare in che acque siano. Maltesi o italiane? Si scatena dal nulla uno scontro tra etnie diverse a bordo. Lo scafista grida insulti in arabo. Ahmed viene colpito e colpisce alla cieca: vuole mangiare, vuole lavarsi. A questo punto non sente altro che il suo corpo, il linguaggio della privazione, l’alfabeto del bisogno. Dopo cinque giorni avvistano un porto, ma libico: hanno girato a vuoto. A Misurata fanno il pieno di carburante e 10 persone vengono scaricate a riva: ingestibili. Ripartono. Il GPS ammutolisce, si perdono di nuovo. Motovedette maltesi li avvistano. Lanciano acqua e biscotti e li scortano in mare aperto. Salta il conto dei giorni che passano prima che l’e-licottero della Guardia costiera segnali la loro presenza alle motovedette della Guardia di Finanza. Li portano a riva; trovano 25 persone asfissiate dai fumi del motore nella sala macchine. Quella sera il TG attacca così: «Lampedusa allo stremo per l’emergenza profughi: la situazione è esplosiva, dopo gli sbarchi di massa di questi giorni. Scoppia il centro di accoglienza di Lampedusa». Sbar-cano 692 persone. 692 richiedenti asilo politico, 23 dispersi nel mare di Sicilia.

I

Page 18: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

18

ASCOLTIAMO LA PAROLA

In un mondo pluralistico e globale si fa sentire in modo più impellente la ricerca della propria identità sociale e culturale da parte di una persona e di un gruppo, connessa con il senso di appartenenza. Questo vale anche nell’ambito dell’esperienza religiosa. L’identità dell’altro negata o ricono-sciuta è fonte di conflitti o di pace.

dal libro della genesi (Gen 4,1-11)

Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Signore». Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo. Tra-scorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai». Caino parlò al fra-tello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!».

RIFLETTIAMO INSIEMEIdentità negata o riconosciuta

La storia della diversità delle culture umane è rappresentata dai figli di Ada-mo ed Eva: Caino e Abele. Il primo rappresenta il mondo dei contadini-fabbri, il secondo quello dei pastori-nomadi. L’offerta diversificata delle primizie a Dio da parte dei due fratelli segna l’inizio del dramma. Nel racconto biblico

Page 19: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

193. Identità

non si dice perché Dio non gradisce l’offerta di Caino rispetto a quella di Abele. Nel testo della Genesi la diversità tra le culture è un dato di fatto che risale a Dio creatore. La diversa identità socio-culturale e religiosa di Abele è vista da Caino come una minaccia alla propria identità. Questo è il punto di partenza del peccato-violenza di Caino. Dio, che parla solo a Caino, il pri-mogenito, fa appello alla sua libertà e responsabilità. Alla fine egli prende le difese della vittima – la cultura debole – che soccombe di fronte alla violenza del più forte.Per affermare e difendere la propria identità di “popolo eletto”, nella storia di Israele s’impone la separazione dagli altri popoli e culture. Nel libro del Deuteronomio si esclude ogni rapporto con le popolazioni della terra di Ca-naan: «Quando il Signore, tuo Dio, ti avrà introdotto nella terra in cui stai per entrare per prenderne possesso e avrà scacciato davanti a te molte nazioni… quando il Signore, tuo Dio, le avrà messe in tuo potere… tu le voterai allo sterminio. Con esse non stringerai alcuna alleanza e nei loro confronti non avrai pietà. Non costituirai legami di parentela con loro, non darai le tue fi-glie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, perché allontane-rebbero la tua discendenza dal seguire me, per farli servire a dèi stranieri… Sterminerai dunque tutti i popoli che il Signore, tuo Dio, sta per consegnarti. Il tuo occhio non ne abbia compassione e non servire i loro dèi, perché ciò è una trappola per te» (Dt 7,1-4.16). Dopo il ritorno degli Ebrei dall’esilio, per affermare e difendere l’identità di Israele – “popolo eletto” – Esdra e Neemia impongono la separazione dagli stranieri, ripudiando le mogli straniere che hanno sposato nel tempo dell’esilio (cf. Esdr 10,1-3.10-12; Ne 10,1.29-31). La prospettiva cambia con Gesù e i suoi discepoli. Sull’esempio di Gesù, che accoglie gli emarginati e gli esclusi, i poveri e i peccatori, i malati e i devianti, i suoi discepoli, alla luce della Pasqua di risurrezione, riconoscono che egli ha affrontato il supplizio degli schiavi come segno di estrema fedeltà a Dio e di radicale solidarietà con tutti gli esseri umani, rivelandone l’identità di “figli di Dio” e “fratelli”. Paolo di Tarso nella rivelazione di Damasco è chiamato da Dio a portare il Vangelo ai popoli, senza distinzione tra Giudei e Greci. L’accoglienza del Vangelo rende tutti i credenti figli di Dio, superando le discriminazioni et-nico-religiose, sociali e antropologiche. Nella Lettera ai Galati, Paolo scrive:

Page 20: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

20

«Tutti voi, infatti, siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giu-deo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,26-28; cf. 1Cor 12,12-13). Nella Lettera enciclica agli Efesini, un discepolo di Paolo presenta il ruolo pacificatore e unificante di Gesù che, con la sua morte di croce, ha ricon-ciliato vicini e lontani, ebreo-cristiani e gli altri. Nella sua umanità egli ha fatto dei due popoli un solo popolo, «abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia… – abolendo la “Legge” – fatta di prescrizioni e di decreti… Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui, infatti, possiamo presen-tarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito». Perciò quelli che erano considerati “lontani” e “stranieri”, sono «concittadini dei santi e familiari di Dio» (Ef 2,13-19)

LA VOCE DELLA CHIESA

Il migrante va considerato non semplicemente come strumento di produzio-ne, ma quale soggetto dotato di piena dignità umana. La sua condizione di migrante non può rendere incerto e precario il suo diritto a realizzarsi come uomo e la società di accoglienza ha il preciso dovere di aiutarlo in tale sen-so […] Anche quando si presenta come singolo, il migrante non può essere dissociato dal popolo al quale appartiene, ma va inquadrato nella sfera della propria identità culturale. In lui va rispettata la nazione nella quale affon-da le sue radici, essendo questa una comunità di uomini, stretti da legami diversi, da una lingua e soprattutto da una cultura, che costituisce come l’orizzonte della vita e del progresso integrale. Nei suoi confronti è necessario formulare un vero statuto che, attraverso il riconoscimento di ogni diritto nativo, gli assicuri legittimi spazi di crescita sociale e culturale indispensabile alla sua stessa realizzazione umana e professionale. […]

(Messaggio di Giovanni Paolo II per la 78a «Giornata mondiale del Migrante», 1992)

Page 21: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

213. Identità

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER IL DIALOGOE LE SCELTE PASTORALI

L’ascolto della parola di Dio smaschera le radici dei conflitti e della violenza e nello stesso tempo educa a una mentalità che favorisce il riconoscimento dell’altro, creato a “immagine e somiglianza di Dio”. In Gesù, che condivide la condizione di tutti gli esseri umani fino alla forma estrema della morte di croce, tutti gli esseri umani, nella loro diversa identità, sono “figli di Dio” e “fratelli”. Mentre l’affermazione a oltranza della propria identità è alla base del fondamentalismo e del proselitismo, l’identità cristiana nella prospettiva della fede in Gesù crocifisso e risorto assume una forma paradossale: è “forte nella debolezza”.• La presenza sul territorio di immigrati con una diversa identità e appartenen-

za religiosa o confessionale – diverse forme di fede cristiana – è fonte di ten-sioni e conflitti?

• Come favorire il confronto dialogico e lo scambio reciproco tra le persone con diversa identità e appartenenza religiosa o confessionale sul nostro territorio?

UN IMPEGNO CONCRETO

Organizzare in parrocchia o tra parrocchie vicine delle feste multietniche, anche in collaborazione con il Comune o la Circoscrizione, finalizzate alla reciproca conoscenza, all’integrazione delle diversità e alla costruzione di relazioni di rispetto e amicizia.

PREGHIERA CONCLUSIVA

Libera o Dio di bontà, i tuoi fedeli dalla violenza e dal timore;fa che, nell’esercizio dei loro giusti dirittie operando con spirito fraterno,promuovano quel beneche è conforme al tuo disegno di Creatore e Padre.Per Cristo nostro Signore. Amen.

Page 22: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

22

DignitàsCheda 4.

UN FATTO DI VITAIntervista a Fatawhit, donna eritrea lampedusa (italia), agosto 2007

vevamo già lasciato le coste libiche da tre giorni, quando siamo arrivati all’altezza delle piattaforme petrolifere. D’un tratto in mezzo al mare

sorgono delle piattaforme immense da cui escono lingue di fuoco. Proprio da là è uscita una nave che ci ha accostato. Non so di quale paese fos-se, credo che l’equipaggio fosse per metà libico e per metà italiano. è stata quella barca che ci ha scortato fino alle coste libiche e ci ha lasciato nelle mani della polizia. Siamo stati prima portati alla prigione di Djuazat dove siamo rimasti 2 mesi, 1 mese a Misratah e 8 mesi a Kufra. Il trasferimento da una prigione all’altra si effettuava con un pulmino dove erano ammassate 90 persone. Il viaggio è durato tre giorni e tre notti, non c’erano finestre e non avevamo niente da bere. A Misratah ho visto delle persone morire. A Kufra le condizioni di vita erano molto dure, in tutto c’erano 250 persone, 60 per stanza. Dormivamo al suolo, senza neanche un materasso, c’era un solo bagno per tutti 60, ma si trovava all’interno della stanza dove regnava un odore perenne di scarico. Era quasi impossibile lavarsi, per questo molte persone si ammalavano. Mangiavamo una sola volta al giorno, quasi sempre riso. In tutto c’erano quindici poliziotti, spesso ci sequestravano i soldi. Ho visto molte donne violentate, i poliziotti entravano nella stanza, prendevano una donna e la violentavano in gruppo davanti a tutti. Non facevano alcu-na distinzione tra donne sposate e donne sole. Molte di loro sono rimaste incinte e molte di loro sono state obbligate a subire un aborto, fatto nella

A

Page 23: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

234. Dignità

clandestinità, mettendo a forte rischio la propria vita. Ho visto molte donne piangere perché i loro mariti erano picchiati, ma non serviva a fermare i colpi dei manganelli sulle loro schiene. Una volta c’era un ragazzo che ha cercato di scappare, voleva tornare nel suo paese, non riusciva più a sopportare le condizioni di vita della prigione. Lo hanno preso e lo hanno picchiato tanto da spezzargli le ossa, per poi lasciarlo andare. L’unico metodo per uscire dalle prigione libiche è pagare.

ASCOLTIAMO LA PAROLA

Nei primi undici capitoli della Genesi si racconta la storia delle origini del mondo e dell’umanità. Questi capitoli sono il prologo della storia di Israele che inizia con Abramo. Il patriarca che viene dal mondo dei po-poli dispersi dopo la torre di Babele, fa da ponte tra la storia universale e quella particolare dei discendenti di Giacobbe o Israele. Nella prima pagi-na della Bibbia, che si apre con il canto della creazione, l’autore invita a contemplare l’azione creatrice e ordinatrice di Dio distribuita in sei giorni. Il racconto della creazione culmina nel riposo finale di Dio che benedice e consacra il settimo giorno come “giorno del riposo”, in ebraico šabbāt (Gen 2,1-3; cf. Es 20,8-11). In questo orizzonte religioso si colloca la cre-azione dell’essere umano.

dal libro della genesi (Gen 1,26-28.31)

Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglian-za: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e fem-mina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra… ». Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona…

Page 24: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

24

RIFLETTIAMO INSIEMEDignità di ogni essere umano creato a immagine di Dio

L’uomo, posto al vertice della creazione, è il custode responsabile di tutti gli esseri viventi (Gen 1,27; cf. Sal 8,5-9). All’uomo e alla donna, creati a imma-gine di Dio, è rivolta la sua benedizione, garanzia di vita e fecondità per la loro crescita e presa di possesso di tutta la terra (Gen 1,28). In questo rac-conto sacerdotale della tradizione si radica la dignità di ogni essere umano. Questa prospettiva trova una conferma nel secondo racconto della creazio-ne, dove, con un linguaggio più immaginifico e drammatizzato, si sottolinea la condizione di radicale fragilità dell’essere umano plasmato con la polvere della terra, ma reso vivente dal soffio-spirito di Dio (Gen 2,7). La precarietà dell’Adàm tratto dalla terra – Adamàh – si manifesta nel rac-conto del giardino, dove egli è posto da Dio per coltivarlo e custodirlo (Gen 2,15). La condizione per vivere è di non impossessarsi dell’albero della cono-scenza totale, che rappresenta il potere assoluto. Nel dramma del giardino si riflette la storia umana percorsa dalla tensione tra il desiderio di infinito e la coscienza del limite originario. La conseguenza del peccato primordiale è la presa di coscienza della condizione umana che finisce nella morte. Nell’A-dàm, capostipe degli esseri umani, e in Eva, “madre di tutti i viventi”, si radica l’unità della storia umana che sta alla base della riflessioni di Paolo su Cristo nuovo e definitivo Adamo. La storia biblica delle origini dell’umanità prosegue con il dramma di Caino e Abele, i due fratelli rappresentanti delle due culture, quella dei sedentari col-tivatori della terra e quella dei pastori nomadi. Caino uccide il fratello perché ha paura della sua diversità culturale: Dio gradisce Abele e le offerte, ma non gradisce Caino e le sue offerte. La prima esperienza della morte è la violenza fratricida, chiamata espressamente “il peccato”. Dall’ambito familiare la vio-lenza dilaga in tutta l’umanità provocandone la distruzione assieme a tutti gli esseri viventi. Il racconto biblico del diluvio, modellato su quelli dell’antico ambiente mesopotamico, è introdotto con la frase: «Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta…». Egli si rivolge al giusto Noè, eroe del diluvio, dicen-

Page 25: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

254. Dignità

do: «è venuta per me la fine di ogni uomo perché la terra, per causa loro, è piena di violenza» (Gen 6,12-13). Con la famiglia di Noè, salvata dal diluvio, riparte la storia dell’umanità sulla base di un’alleanza di Dio con tutta la terra. La clausola fondamentale dell’al-leanza eterna è il rispetto della vita, di cui il sangue è il segno (Gen 9,6). Nella tradizione ebraica al patto di Dio con Noè si collegano i sette precetti per tutti i popoli. Se a Israele Dio ha dato la Tôrâh, “Legge”, come via di salvezza, a tutti gli uomini ha dato i principi etico-giuridici che stanno alla base della convivenza umana. Dalla discendenza di Noè provengono i popoli che, secondo l’ordine del Signore, devono spargersi su tutta la faccia della terra «ciascuno secon-do la propria lingua e secondo le proprie famiglie, nelle loro nazioni» (Gen 10,5.20.31). A quest’ordine voluto da Dio si contrappone il progetto dei po-poli che si riuniscono in un solo luogo per costruire una città con una torre, la cui cima tocchi il cielo per non disperdersi su tutta la terra (Gen 11,1-4). Il racconto biblico di Babele inizia dicendo che «tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole» (Gen 11,1). L’uniformità delle lingue o pianificazione delle culture è il sistema di potere dei grandi imperi che tentano di control-lare il processo delle migrazioni dei popoli. Infatti, la narrazione biblica parla degli uomini che «emigrando dall’oriente capitarono in una pianura nel pae-se di Sennaar» (Gen 11,2). L’episodio emblematico della torre titanica è ambientato nel terra di Sennaar, dove il potente re Nimrod fonda il regno di Babel (cf. Gen 10,10). Il progetto dei popoli, concentrati nella pianura mesopotamica, è di costruire una torre templare per assicurarsi un “nome” sulla terra. Nel racconto della torre di Babele si ha la riedizione in chiave politica del peccato primordiale, dove l’essere umano tenta di assicurarsi la vita e il futuro con il potere assoluto. La conseguenza del peccato di Babele è la dispersione dei popoli su tutta la terra perché la diversità delle loro lingue impedisce di comprendersi l’un l’altro (Gen 11,7). In antitesi con la dispersione dei popoli a causa del pecca-to-potere della torre di Babele, la Pentecoste cristiana rappresenta la convo-cazione dei popoli per mezzo dello Spirito santo, che dona a tutti la capacità di comunicare nella diversità delle lingue-culture (At 2,1-13).

Page 26: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

26

LA VOCE DELLA CHIESA

Le migrazioni presentano sempre un duplice volto: quello della diversità e quello dell'universalità. Il primo è dato dal confronto fra uomini e gruppi di popoli diversi, esso comporta tensioni inevitabili, latenti rifiuti e polemi-che aperte; il secondo è quello costituito dall’incontro armonico di soggetti sociali diversi che si ritrovano nel patrimonio comune ad ogni essere uma-no, formato dai valori dell’umanità e della fraternità. Ci si arricchisce, così, reciprocamente attraverso la messa in comune di culture diverse. Sotto il primo profilo le migrazioni accentuano le divisioni e le difficoltà della società che accoglie; sotto il secondo contribuiscono in modo incisivo all’unità del-la famiglia umana e al benessere universale. Il sogno dell’unificazione della famiglia umana ha accompagnato da sempre la storia dell’uomo, il cui cam-mino è segnato da numerosi sforzi di perseguire tale obiettivo. Si tratta, però, di tentativi condotti non rispettando appieno le peculiarità culturali delle persone e dei popoli. Non va dimenticato che la varietà culturale, etnica e linguistica rientra nell’ordine costitutivo della creazione e che come tale, non può essere eliminata. Così il cammino di unità della famiglia umana viene ad avere come criterio di autenticità, il rispetto e lo sviluppo del ruolo delle molteplici differenze.

(Messaggio del Santo Padre per la «Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato», 1991)

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER IL DIALOGOE LE SCELTE PASTORALI

La tentazione del potere assoluto o totalitario pianifica e appiattisce tutte le lingue e culture dei popoli. Nel progetto di Dio creatore ogni essere umano ha una originaria dignità e identità etnica e culturale.• Nel mondo occidentale europeo come viene vista, accolta e garantita l’iden-

tità e dignità di ogni persona che viene da altri mondi e tradizioni culturali?• I cristiani e le comunità cristiane locali come accolgono, apprezzano e pro-

muovono la dignità e l’identità etnico-culturale degli immigrati?

Page 27: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

274. Dignità

UN IMPEGNO CONCRETO

Creare nel sito del Vicariato urbano (www.vicariatoudine.it) un Osservato-rio delle esperienze parrocchiali di incontri e feste multietniche per la con-divisione delle buone pratiche che favoriscono la conoscenza e lo scambio di tradizioni culturali diverse.

PREGHIERA CONCLUSIVA

O Dio, che hai creato l’uomo a tua immaginee hai voluto che fosse custode di tutto ciò che esiste sulla terra,fa che risplenda sempre sul suo volto la bellezza di Cristo, nuovo Adamo,con le parole e le opere testimoni l’unico Vangelo di salvezzae ognuno veda realizzata l’incomparabile dignità alla quale lo hai chiamato.Per Cristo nostro Signore. Amen.

Page 28: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

28

IntegrazionesCheda 5.

UN FATTO DI VITAIntervista a una donna filippina, 25 marzo 2011

n Italia ci sono tanti filippini, e anche a Firenze. Hanno iniziato a venire qua da molti anni. La mia famiglia no, è rimasta là. Io, che

oggi ho ventinove anni, sono partita due anni fa. Sono vissuta sempre nel mio paese, dove ho studiato e seguito dei corsi professionali. La scelta di Firenze è stata abbastanza casuale, dovuta più che altro al fatto che qui c’è una mia amica che mi ha ospitato, e ancora vivo con lei: abbiamo una piccola casa in affitto. Sono venuta qua per lavorare e aiutare la mia famiglia ma devo dire che mi piaceva l’idea di fare un’esperienza come questa. Prima di decidere definitivamente di trasferirmi ho parlato con la mia famiglia, abbiamo parlato tutti insieme. Sono arrivata a Firenze con mille euro in tasca e ho cercato da subito di darmi da fare per trovare un lavoro. Gli italiani pensano che tutte le filippine facciano le badanti ma non è così. Io lavoro in una cooperativa di servizi e spero di continuare perché mi trovo bene, anche se non guadagno moltissimo e poi devo an-che mandare un po’ di soldi a casa. Non ho un contratto fisso ma finora non ho avuto problemi. Tra le mie colleghe ci sono altre mie connazionali, e poi altri immigrati da vari paesi dell’Africa. Penso di poter dire di essermi trovata bene fin dal primo momento a Firenze, nonostante la lontananza da casa, le differenze tra i paesi, la necessità di abituarsi a nuovi modi di fare della gente. La possibilità che ho avuto da subito di trovare un lavoro mi ha aiutato molto. Ho anche fatto un corso di italiano per imparare la lingua. Le difficoltà maggiori sono quando non lavoro, perché non cono-

I

Page 29: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

295. Integrazione

sco moltissime persone e nel mio tempo libero ne risento. Non penso che resterò in Italia per tutta la mia vita. Anzi, vedo il mio futuro di nuovo nelle Filippine. Vorrei tornare a casa appena sarà possibile. Vorrei costru-irmi la mia vita là.

ASCOLTIAMO LA PAROLA

La storia biblica di Abramo si colloca sullo sfondo della dispersione dei popoli. Al patriarca, che esce dal mondo dei popoli, Dio promette non solo una terra e una discendenza, ma anche di rendere grande il suo nome. La benedizione che Dio assicura ad Abramo si riversa su tutte le famiglie della terra.

dal libro della genesi (Gen 12,1-7)

Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. Abram prese la mo-glie Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan. Arrivarono nella terra di Canaan. Abram la attraversò fino alla località di Sichem, presso la Quercia di Morè. Nella terra si trovavano allora i Cananei. Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questa terra». Allora Abram costruì in quel luogo un altare al Signore che gli era apparso.

Page 30: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

30

RIFLETTIAMO INSIEMEAbramo fonte di benedizioneper tutte le famiglie della terra

Nel nome e nella storia di Abramo si riconoscono non solo i discendenti di Giacobbe-Israele, ma anche i cristiani e musulmani. Se per la tradizione ebraica Abramo è ha-ṣadîq, il “giusto”, per i cristiani è il «padre dei credenti» e per la tradizione islamica è ’el- ḫalíl ’Allàh, «l’amico di Dio».La promessa di Dio ad Abramo – «sarà una benedizione per tutte le famiglie della terra» – si prolunga e trova una conferma nei Salmi, in cui si proclama che «Signore regna su tutti i popoli. Nell’orizzonte della fede in Dio creatore si colloca la storia dell’universo e dell’umanità. In alcuni Salmi si celebra la regalità di Dio nell’ambito della creazione e della storia, che si sovrappon-gono. L’autore del Salmo 47 invita tutti i popoli a riconoscere e acclamare Dio «re grande su tutta la terra. che regna su tutti i popoli» (Sal 47,7-9). L’e-spressione «il Signore regna”, compare anche nel Salmo 93, dove si celebra la regalità di Dio come creatore dell’universo. I due ambiti della regalità di Dio – la creazione e la storia umana – sono presenti nel duplice invitatorio del Salmo 95. I fedeli sono invitati ad applaudire al Signore e a prostrarsi in adorazione davanti al grande re perché «nella sua mano sono gli abissi della terra, sono sue le vette dei monti», ha fatto il mare e «le sue mani hanno plasmato la terra» (Sal 95,1-6). Anche se la signoria di Dio si esercita in modo particolare su Israele –«il popolo del suo pascolo, il gregge che egli condu-ce» – essa si staglia sullo sfondo del suo regno universale. L’acclamazione “il Signore regna” si trova al centro del Salmo 96, che si apre con l’invito a cantare al Signore un canto nuovo. Egli ha fatto i cieli e sorregge il mondo perché non vacilli. Di fronte a Dio creatore dell’universo gli dei delle nazioni non hanno consistenza. Perciò il salmista invita tutti i popoli a riconoscere che Dio è l’unico Signore. Anche il Salmo 146, che pone l’accento sulla regalità di Dio nella storia, inizia con la professione di fede in Dio creatore. Si proclama beato chi si affida al Signore, Dio di Israele «creatore del cielo e della terra, del mare e di quanto contiene» (Sal 146,5-6). Quindi l’attenzione si concentra sulla fedeltà di Dio

Page 31: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

315. Integrazione

che «rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati» (Sal 146,7). Nel Salmo 146 si passano in rassegna le azioni nelle quali si manifesta la fedeltà di Dio, dalla liberazione degli oppressi, alla difesa dei poveri – straniero, or-fano e vedova – alla quale si contrappone la dispersione degli empi. Alla fine, in una solenne professione di fede, si proclama: «Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione» (Sal 146,10). Dio, riconosciuto come re, in quanto creatore dell’universo, esercita la sua azione sovrana a favore dei poveri e degli oppressi. Come l’azione creatrice di Dio si manifesta nella sua signoria sull’universo, così la sua azione liberatrice si rivela nell’evento fondante dell’Esodo e si prolunga nella storia dei popoli. Sulla fede in Dio re universale s’innesta l’attesa del suo giudizio che riguarda tutti i popoli della terra. Nella cultura del Vicino Oriente Antico, nella quale s’inserisce la Bibbia, il ruolo del re è inseparabile da quello del giudice. Perciò il Signore che è riconosciuto come re, alla fine è colui che instaura il suo re-gno escatologico o definitivo. Il re giudice giusto e universale fa scomparire il male dalla terra. Dio, che fin d’ora giudica le nazioni con rettitudine, alla fine «giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti» (Sal 96,13; cf. Sal 98). Il tema del “giudizio” universale e giusto di Dio è ripreso con accenti analoghi in alcuni testi profetici.

LA VOCE DELLA CHIESA

La Chiesa e le varie realtà che ad essa si ispirano sono chiamate, nei con-fronti di migranti e rifugiati, ad evitare il rischio del mero assistenzialismo, per favorire l’autentica integrazione, in una società dove tutti siano membri attivi e responsabili ciascuno del benessere dell’altro, generosi nell’assicu-rare apporti originali, con pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri. Coloro che emigrano portano con sé sentimenti di fiducia e di speranza che animano e confortano la ricerca di migliori oppor-tunità di vita. Tuttavia, essi non cercano solamente un miglioramento della loro condizione economica, sociale o politica. è vero che il viaggio migratorio spesso inizia con la paura, soprattutto quando persecuzioni e violenze co-stringono alla fuga, con il trauma dell’abbandono dei familiari e dei beni che, in qualche misura, assicuravano la sopravvivenza. Tuttavia, la sofferenza,

Page 32: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

32

l’enorme perdita e, a volte, un senso di alienazione di fronte al futuro incerto non distruggono il sogno di ricostruire, con speranza e coraggio, l’esistenza in un Paese straniero. In verità, coloro che migrano nutrono la fiducia di trovare accoglienza, di ottenere un aiuto solidale e di trovarsi a contatto con persone che, comprendendo il disagio e la tragedia dei propri simili, e anche riconoscendo i valori e le risorse di cui sono portatori, siano disposte a condividere umanità e risorse materiali con chi è bisognoso e svantaggiato. Occorre, infatti, ribadire che «la solidarietà universale, che è un fatto e per noi un beneficio, è altresì un dovere» (Enc. Caritas in veritate, 43). Migranti e rifugiati, insieme alle difficoltà, possono sperimentare anche relazioni nuove e ospitali, che li incoraggiano a contribuire al benessere dei Paesi di arrivo con le loro competenze professionali, il loro patrimonio socio-culturale e, spesso, anche con la loro testimonianza di fede, che dona impulso alle co-munità di antica tradizione cristiana, incoraggia ad incontrare Cristo e invita a conoscere la Chiesa.

(Messaggio di Francesco per la «Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato»: «Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza», 2013)

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER IL DIALOGOE LE SCELTE PASTORALI

Nella figura di Abramo, “padre di molti popoli”, la benedizione di Dio, garan-zia di vita, giustizia e pace, sono rappresentate tutte le famiglie della terra. Davanti a Dio creatore dell’universo e Signore della storia umana, tutti i po-poli e i singoli godono dei diritti fondamentali a vivere con dignità, libertà e giustizia.• Come sono visti, accolti e tutelati nel mondo occidentale europeo, e in par-

ticolare nel nostro territorio, gli immigrati che lasciano le loro terre e i loro paesi per ragioni sociali, economiche e politiche?

• I cristiani e le singole comunità cristiane nel nostro ambiente cittadino co-noscono il messaggio biblico sulla dignità e sui diritti umani degli immigra-ti, fondati sulla fede in Dio creatore del mondo e Signore della storia?

Page 33: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

335. Integrazione

UN IMPEGNO CONCRETO

Promuovere e favorire all’interno degli Oratori parrocchiali l’integrazione tra bambini, ragazzi e genitori di nazionalità diverse, con la presenza di animatori formati. Disporre, conseguentemente, tempi e strumenti per la formazione di operatori della pastorale con approccio interculturale.

PREGHIERA CONCLUSIVA

O Dio, che nel patriarca AbramoHai benedetto tutte le nazioni,raduna nella comunione dell’unica fedetutti coloro che ti riconoscono creatore e Padre,perché formino una sola famigliariconciliata nel tuo amore.Per Cristo nostro Signore. Amen.

Page 34: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

34

AperturasCheda 6.

UN FATTO DI VITALa storia di Abdellah, marocchino da quindici anni in Italia

l suo vero nome è Abdellah, ma in paese tutti lo chiamano Aldo. Tren-tasette anni, occhi verdi, ficcanti, in un volto che, per i lineamenti che

ha, ricorda più quello dei minatori siciliani che quello dei berberi del deser-to. Mentre parliamo la piccola Sara, quasi due anni, continua a mettergli le mani in faccia, non sta ferma un momento. è nata il 3 febbraio dello scorso anno. Nel nostro paese. Nazionalità italiana. Accanto la moglie Suad tace, e ascolta il marito che racconta i suoi quindici anni italiani. è arrivato in Italia il 27 ottobre del 1991. La sua meta Inzago, un paese di 9 mila anime alla periferia orientale della provincia milanese, dove suo padre già lavorava da alcuni anni in un’azienda ortofrutticola. In mano solo un visto turistico. Il sogno, l’università, l’Isef. «Ma per iscriversi era necessario un visto per motivi di studio. Allora mi sono trovato di fronte a un bivio: tornare in Marocco o andare a lavorare con mio padre». Inizia un periodo infernale: quattro anni a raccogliere verdura. Dieci, anche dodici ore al giorno, tutti i giorni, Natale e Capodanno compresi. La paga, 6 mila lire all’ora, poco più di tre euro. In nero, naturalmente. E, a fine giornata, un letto in uno spazio angusto, da dividere con altre dieci persone. «Ma è anche il periodo in cui ho trovato i miei amici veri, quelli che in futuro mi avrebbero aiutato - dice - la sera, dopo il lavoro, non mi ritiravo subito in stanza, andavo in paese, nei bar, e parlavo con la gente». Scopre che in paese esiste un centro sociale, dove si tengono anche lezioni di italiano per extracomunitari. Ci va, sebbene il suo italiano sia già

I

Page 35: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

356. Apertura

buono e, a poco a poco, il centro diventa la sua seconda casa. Conosce per-sone, partecipa ai progetti che i volontari portano avanti, instaura rapporti di amicizia, anche d’amore. Nel 1995 approfitta della sanatoria, e ottiene il per-messo di soggiorno. L’anno successivo, insieme ad altri colleghi, la decisione che gli cambia la vita: si licenzia e fa causa al datore di lavoro. «Volevamo lasciare quel posto perché era come essere ridotti in schiavitù. I più anziani lavoravano e tacevano, l’unico interesse che avevano era racimolare un po’ di soldi da spedire alle famiglie in Marocco. Ma noi giovani soffrivamo quella situazione, eravamo integrati nel tessuto sociale del paese e capivamo che le cose non potevano funzionare così». Alla fine ottengono la vittoria ma, anche a causa di un avvocato che li pianta in asso a metà del procedimento, riescono a strappare ben poco dal punto di vista economico. In quel periodo il problema principale è trovare un nuovo lavoro: va bene qualsiasi cosa, non si è mai fatto problemi, l’importante è lavorare. Un amico del centro sociale lo assume nella sua tintoria, tre mesi. Poi quattro mesi a costruire serra-menti. Alla fine trova il lavoro giusto: per sei anni è litografo. Nel frattempo, dopo un periodo in cui viene ospitato a casa di alcuni conoscenti, trova casa. Un bilocale da dividere con Bushun coetaneo albanese conosciuto al cen-tro sociale. Questa strana convivenza prosegue per due anni, fino al 2000. Nell’estate di quell’anno torna in Marocco a trovare la famiglia e si sposa. Tornato in Italia, la moglie lo raggiunge. Cambia casa, ma non smette il suo impegno sociale: nel 2004 entra a far parte della consulta del volontariato e diventa vicepresidente del Consiglio comunale degli stranieri. Anche nel la-voro decide che è, ancora una volta, il tempo di cambiare: lascia la tipografia e si mette in proprio. Adesso gestisce una cooperativa che trova lavoro agli immigrati, è un piccolo imprenditore padano in salsa magrebina.

ASCOLTIAMO LA PAROLA

I profeti di Israele si appellano alla fede in Dio creatore e all’esperienza dell’Esodo dall’Egitto per risvegliare la coscienza del popolo di Israele nel suo rapporto di alleanza con il Signore. Essi collocano la storia di Israele nel contesto della creazione e del mondo dei popoli.

Page 36: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

36

dal libro del profeta amos (Am 1,3-2,11)

Così dice il Signore: «Per tre misfatti di Damasco e per quattro non revo-cherò il mio decreto di condanna, perché hanno trebbiato Gàlaad con treb-bie ferrate… Così dice il Signore: "Per tre misfatti di Gaza e per quattro non revocherò il mio decreto di condanna, perché hanno deportato popolazioni intere per consegnarle a Edom…"». Così dice il Signore: «Per tre misfatti di Tiro e per quattro non revocherò il mio decreto di condanna, perché hanno deportato popolazioni intere a Edom, senza ricordare l’alleanza fraterna…». Così dice il Signore: «Per tre misfatti di Edom e per quattro non revocherò il mio decreto di condanna, perché ha inseguito con la spada suo fratello e ha soffocato la pietà verso di lui, perché la sua ira ha sbranato senza fine e ha conservato lo sdegno per sempre…». Così dice il Signore: «Per tre misfatti degli Ammoniti e per quattro non revo-cherò il mio decreto di condanna, perché hanno sventrato le donne incinte di Gàlaad per allargare il loro confine…». Così dice il Signore: «Per tre misfatti di Moab e per quattro non revocherò il mio decreto di condanna, perché ha bruciato le ossa del re di Edom per ridurle in calce…». Così dice il Signore: «Per tre misfatti di Giuda e per quattro non revocherò il mio decreto di condanna, perché hanno rifiutato la legge del Signore e non ne hanno osservato i precetti, si sono lasciati traviare dagli idoli che i loro padri avevano seguito…». Così dice il Signore: «Per tre misfatti d’Israele e per quattro non revocherò il mio decreto di condanna, perché hanno venduto il giusto per denaro e il po-vero per un paio di sandali, essi che calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri e fanno deviare il cammino dei miseri… Io vi ho fatto salire dalla terra d’Egitto e vi ho condotto per quarant’anni nel deserto, per darvi in possesso la terra dell’Amorreo. Ho fatto sorgere profeti fra i vostri figli e nazirei fra i vostri giovani. Non è forse così, o figli d’Israele?».

Page 37: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

376. Apertura

RIFLETTIAMO INSIEMEUna via di salvezza per tutti i popoli

Il profeta Amos denuncia i misfatti delle nazioni vicine e imparentate con Israele e Giuda per mettere in evidenza l’infedeltà alle clausole dell’alleanza da parte del popolo di Dio. Il profeta dell’ottavo secolo a.C. presenta Dio creatore del mondo e Signore della storia che interviene sulla terra per sma-scherare il male e annientarlo: «Il Signore, Dio degli eserciti, colpisce la terra ed essa si fonde e tutti i suoi abitanti prendono il lutto; essa si solleva tutta come il Nilo e si abbassa come il fiume d’Egitto. Egli costruisce nel cielo il suo soglio e fonda la sua volta sulla terra; egli chiama le acque del mare e le riversa sulla terra; Signore è il suo nome» (Am 9,5-6). Contro la falsa si-curezza di quanti si fondano sul privilegio dell’elezione, il profeta, mette in discussione l’evento fondante dell’Esodo. L’elezione non è un titolo d’impuni-tà per i peccatori che violano le clausole dell’alleanza: «Non siete voi per me come gli Etiopi, figli di Israele? Oracolo del Signore. Non sono io che ho fatto uscire Israele dal paese d’Egitto, i Filistei da Caftòr e gli Aramei da Kir? Ecco, lo sguardo del Signore Dio è rivolto contro il regno peccatore…» (Am 9,7-8). Nella stessa lunghezza d’onda di Amos si collocano il profeta Isaia e la sua tradizione. Isaia immagina un pellegrinaggio dei popoli verso la casa del Si-gnore – il tempio – sul monte Sion. Il monte del santuario diventa centro di un duplice movimento: centrifugo d’irradiazione della Legge-parola di Dio, e centripeto centro di convocazione universale: «Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli; ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri. Poiché da Sion uscirà la Legge e da Gerusalemme la parola del Signore» (Is 2,2-3; cf. Mic 4,1-3; Sal 87). Il pellegrinaggio dei popoli verso il monte Sion si contrappone alla loro dispersione dopo la torre di Babele. I profeti collocano la storia di Israele sullo sfondo delle nazioni. La serie di oracoli sulle nazioni, dall’Assiria all’Egitto, dalla Filistea al Moab, esprimono la coscienza di fede in Dio giudice universale. Il profeta Isaia annuncia la con-

Page 38: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

38

versione dell’Egitto e dell’Assiria: «In quel giorno ci sarà un altare dedicato al Signore in mezzo alla terra d’Egitto e una stele in onore del Signore presso la sua frontiera: sarà un segno e una testimonianza per il Signore degli eserciti nella terra d’Egitto. Quando, di fronte agli avversari, invocheranno il Signore, allora egli manderà loro un salvatore che li difenderà e li libererà. Il Signore si farà conoscere agli Egiziani e gli Egiziani riconosceranno in quel giorno il Signore, lo serviranno con sacrifici e offerte, faranno voti al Signore e li adempiranno… In quel giorno ci sarà una strada dall’Egitto verso l’Assiria; l’Assiro andrà in Egitto e l’Egiziano in Assiria e gli Egiziani renderanno culto al Signore insieme con gli Assiri. In quel giorno Israele sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria, una benedizione in mezzo alla terra. Li benedirà il Signore degli eserciti dicendo: Benedetto sia l’Egiziano mio popolo, e l’Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità» (Is 19,19-25). L’Egitto evoca l’oppressione, da cui parte l’Esodo, la prima liberazione dei figli di Israele; l’Assiria è l’aggressore storico, macchiato di sangue e violenze. I due imperi non sono annichiliti o maledetti, ma trasformati. Nella visione di pace universale il piccolo regno di Giuda diventa lo spazio d’incontro e di riconciliazione dei popoli. La benedizione promessa ad Abramo e destinata a tutte le nazioni è ora offerta e diffusa dal popolo di Israele. Dio chiama l’Egit-to con una formula di alleanza “mio popolo” e riconosce come sua creatura l’Assiria, mentre Israele rimane la sua eredità. L’elezione di Israele non è un privilegio, ma un dono a favore di tutte le nazioni.L’apertura ecumenica del profeta dell’ottavo secolo si prolunga nella sua tradizione che, nella crisi dell’esilio, esprime la speranza di una rinascita di Israele attraverso la figura ideale del “servo del Signore”. Il compito del servo, scelto e abilitato da Dio con il dono del suo Spirito, è di «portare il diritto alle nazioni… di proclamarlo e stabilirlo sulla terra… diffondere la sua dottrina» fino alle isole, che rappresentano i popoli lontani (Is 42,1-2). In seguito si precisa che il servo è «chiamato per la giustizia», stabilito come «alleanza per il popolo» e «luce per le nazioni» (Is 42,6; cf. 49,6). La liberazione e riunifica-zione di Israele è la conferma della “fedeltà” di Dio, un evento che rivela il suo volto di Dio creatore del mondo e Signore della storia.Nel quarto canto del servo Dio annuncia il rovesciamento del suo destino, che passa dall’umiliazione alla gloria futura. Nell’elegia, in cui si racconta

Page 39: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

396. Apertura

la storia di umiliazione, sofferenza e morte violenta del servo, il profeta ne annuncia l’efficacia salvifica universale: «Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per suo mezzo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli» (Is s 53,10-12).La figura del servo rappresenta il destino di Israele che vive la passione dell’e-silio, oppure quello del “servo” fedele, solidale con tutto il popolo. Il servo è una figura rappresentativa del destino dei giusti salvati da Dio, che porta a compimento la speranza di salvezza promessa a tutti i popoli della terra. Nella rilettura cristiana con i canti del servo s’interpreta la missione di Gesù per dare un significato salvifico alla sua passione e morte in croce. La figura del “servo” si dilata a una dimensione antropologica universale: attraverso il dolore e la sofferenza del “giusto” fedele e solidale, Dio trasforma la storia di tutti gli altri esseri umani.

LA VOCE DELLA CHIESA

La Chiesa è consapevole che limitare l’appartenenza a una comunità lo-cale sulla base etnica o di altre caratteristiche esterne rappresenterebbe un impoverimento per tutti e contraddirebbe il diritto fondamentale del battezzato a compiere atti di culto e partecipare alla vita della comunità. Inoltre, se i nuovi arrivati non si sentono accettati quando si avvicinano a una data comunità parrocchiale perché non parlano la lingua locale o non osservano le usanze del posto, essi diventano facilmente "pecorelle smarrite". La perdita di questi "piccoli", a causa di discriminazioni anche latenti, deve essere perciò motivo di grande preoccupazione sia per i Pa-stori che per i fedeli. Questa considerazione ci riporta a un tema che ho spesso menzionato nei miei Messaggi per la Giornata Mondiale del Mi-grante e del Rifugiato, ossia il dovere cristiano di accogliere chiunque bussi per necessità alla nostra porta. Questa apertura edifica comunità cristiane

Page 40: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

40

vive, arricchite dallo Spirito con i doni che vengono portati loro dai nuovi discepoli provenienti da altre culture. Tale espressione fondamentale d’a-more evangelico è al contempo ispiratrice d’innumerevoli programmi di solidarietà a favore dei migranti e dei profughi in ogni parte del mondo. […] Ma spesso la solidarietà non è cosa spontanea. Essa richiede formazio-ne e allontanamento da atteggiamenti di chiusura, che in molte società di oggi sono divenuti più sottili e diffusi. […]. Sempre più radicati in Cristo, i cristiani devono sforzarsi di vincere ogni tendenza a chiudersi in se stessi e imparare a discernere l’opera di Dio nelle persone di altre culture. Ma solo l’autentico amore evangelico potrà essere talmente forte da aiutare le comunità a passare dalla mera tolleranza verso gli altri al rispetto au-tentico delle loro diversità. Solo la grazia redentrice di Cristo può renderci vittoriosi nella sfida quotidiana di passare dall’egoismo all’altruismo, dalla paura all’apertura, dal rifiuto alla solidarietà. […]. (Messaggio di Giovanni Paolo II per la 89ª «Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato»:

«Per un impegno a vincere ogni razzismo, xenofobia e nazionalismo esasperato», 2003)

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER IL DIALOGOE LE SCELTE PASTORALI

Il riconoscimento della pari dignità e dei diritti di tutti i popoli e gruppi uma-ni nella loro diversità etnica, religiosa e culturale, non è scontato, nonostante che sia passato oltre mezzo secolo dall’approvazione della carta dei diritti umani dell’ONU (1948). Non basta una dichiarazione accolta e firmata per creare una mentalità di accoglienza delle persone che appartengono ad altre etnie, culture e religioni.• Come reagisce la gente nei rapporti occasionali e di lavoro con persone

provenienti da altri continenti e nazioni, diversi dal proprio gruppo sociale per etnia, religione e cultura?

• I singoli cristiani e le comunità cristiane hanno una mentalità e uno stile di rapporti aperti al riconoscimento e all’accoglienza? Che cosa fare per edu-carci e formarsi a questa mentalità e stile di rapporti?

Page 41: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

416. Apertura

UN IMPEGNO CONCRETO

Valorizzare la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si ce-lebra ogni anno nella seconda domenica dopo l’Epifania, come momento di sensibilizzazione per i problemi delle migrazioni, inserendo nelle pre-ghiere dei fedeli una o più intenzioni sul tema.

PREGHIERA CONCLUSIVA

O Dio, che hai dato a tutte le genti un’unica originee vuoi riunirle in una sola famiglia,fa che gli uomini si riconoscano fratellie promuovano nella solidarietà lo sviluppo di ogni popolo,perché con le risorse che hai disposte per tutta l’umanità,si affermino i diritti di ogni personae la comunità umana conosca un’era di uguaglianza e di pace.Per Cristo nostro Signore. Amen.

Page 42: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

42

Rispetto dell’altrosCheda 7.

UN FATTO DI VITALa testimonianza di Awas Ahmed, sopravvissuto al naufragio del 3 ottobre 2013.

chi chiede: «Non era meglio rimanere a casa piuttosto che morire in mare?», rispondo: «Non siamo stupidi, né pazzi. Siamo disperati e per-

seguitati. Restare vuol dire morte certa, partire vuol dire morte probabile. Tu che sceglieresti? O meglio, cosa sceglieresti per i tuoi figli?». A chi domanda: «Cosa speravate di trovare in Europa? Non c’è lavoro per noi, figurarsi per gli altri?», rispondo: «Cerchiamo salvezza, futuro, cerchiamo di sopravvivere. Non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata e soprattutto, voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta». Mio cognato scappava con me. Prima del mare c’è il deserto che ammazza tanti quanti il mare. Ma quei cadaveri non commuovono perché non si vedono in TV.Perché non c’è un giornalista che chiede ripetutamente quante donne e bambini sono morti, quante erano incinte. Perché qui in Occidente a volte sembra che l’orrore non basti, c’è bisogno di pathos.Mio cognato è morto nel deserto. Per la fame. Dopo ventiquattro giorni in cui nessuno ci ha dato da mangiare. A casa c’è quel che resta di un sogno, di un progetto, di una vita. Un biglietto per due, i trafficanti se lo fanno pagare caro, e loro i soldi non li avevano. Se fosse rimasto li avrebbero ammazzati tutti e due. Il suo ultimo regalo per lei è stata la vita. Lui è scappato e lei non era più utile, l’hanno lasciata vivere.A chi chiede: «Come si possono evitare altre morti nel Mediterraneo?», ri-spondo: «Venite a vedere come viviamo, dove abitiamo, guardate le nostre

A

Page 43: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

437. Rispetto dell’altro

scuole, informatevi dai nostri giornali, camminate per le nostre strade, ascol-tate i nostri politici».Prima dell’ennesima strage, dell’ennesima direttiva, dell’ennesima misura straordinaria, impegnatevi a conoscerci, a trovare le risposte nel luogo da cui si scappa e non in quello in cui si cerca di arrivare. Cambiate prospettiva, mettetevi nei nostri panni e provate a vivere una nostra giornata. Capirete che i criminali che ci fanno salire sul gommone, il deserto, il mare, l’odio e l’indifferenza che molti di noi incontrano qui, non sono il male peggiore.

ASCOLTIAMO LA PAROLA

L’idea della conversione delle nazioni, che vengono a rendere culto al Si-gnore in Gerusalemme, si riscontra nei testi profetici che risalgono all’e-poca del post-esilio. Di questa apertura ecumenica si rende interprete il profeta Zaccaria negli ultimi capitoli del suo Libro, dove si prospetta il giudizio di Dio su Israele e sulle nazioni prima dell’instaurazione del suo regno definitivo.

dal libro del profeta Zaccaria (Zac 14,3-16)

Ecco, viene un giorno per il Signore; allora le tue spoglie saranno spartite in mezzo a te. Il Signore radunerà tutte le nazioni contro Gerusalemme per la battaglia; la città sarà presa, le case saccheggiate, le donne violentate, metà della città partirà per l’esilio, ma il resto del popolo non sarà strappato dalla città. Il Signore uscirà e combatterà contro quelle nazioni, come quando com-batté nel giorno dello scontro. In quel giorno i suoi piedi si poseranno sopra il monte degli Ulivi che sta di fronte a Gerusalemme verso oriente, e il monte degli Ulivi si fenderà in due, da oriente a occidente, formando una valle mol-to profonda; una metà del monte si ritirerà verso settentrione e l’altra ver-so mezzogiorno. Allora voi fuggirete attraverso la valle fra i monti, poiché la nuova valle fra i monti giungerà fino ad Asal; voi fuggirete come quando fug-giste durante il terremoto, al tempo di Ozia, re di Giuda. Verrà allora il Signore, mio Dio, e con lui tutti i suoi santi. In quel giorno non vi sarà né luce né freddo

Page 44: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

44

né gelo: sarà un unico giorno, il Signore lo conosce; non ci sarà né giorno né notte, e verso sera risplenderà la luce. In quel giorno acque vive sgorgheranno da Gerusalemme e scenderanno parte verso il mare orientale, parte verso il mare occidentale: ve ne saranno sempre, estate e inverno. Il Signore sarà re di tutta la terra. In quel giorno il Signore sarà unico e unico il suo nome. Tut-to il paese si trasformerà in pianura, da Gheba fino a Rimmon, a meridione di Gerusalemme, che si eleverà e sarà abitata nel luogo dov’è, dalla porta di Beniamino fino al posto della prima porta, cioè fino alla porta dell’Angolo, e dalla torre di Cananèl fino ai torchi del re. Ivi abiteranno: non vi sarà più ster-minio e Gerusalemme se ne starà tranquilla e sicura. Questa sarà la piaga con cui il Signore colpirà tutti i popoli che avranno mosso guerra a Gerusalemme: imputridiranno le loro carni, mentre saranno ancora in piedi; i loro occhi mar-ciranno nelle orbite e la lingua marcirà loro in bocca. In quel giorno vi sarà, per opera del Signore, un grande tumulto tra loro: uno afferrerà la mano dell’altro e alzerà la mano sopra la mano del suo amico. Anche Giuda combatterà a Gerusalemme e là si ammasseranno le ricchezze di tutte le nazioni vicine: oro, argento e vesti in grande quantità. Di piaga simile saranno colpiti i cavalli, i muli, i cammelli, gli asini e tutte le bestie degli accampamenti. Allora i su-perstiti, fra tutte le nazioni che avranno combattuto contro Gerusalemme, vi andranno ogni anno per adorare il re, il Signore degli eserciti, e per celebrare la festa delle Capanne.

RIFLETTIAMO INSIEMEIsraele e gli altri popoli

Una coalizione di nazioni si muove contro Gerusalemme. Il popolo di Dio è invitato a purificarsi e a convertirsi. Gli aggressori sono sconfitti in battaglia o condannati nel giudizio di Dio, prefigurato dalla guerra. Il nuovo regno ha come capitale Gerusalemme e Dio stesso è il re. Le nazioni ridotte a un certo numero di superstiti sono incorporate nel nuovo regno di Dio e gli rendono omaggio in un pellegrinaggio per rendere culto al Signore. Dio dispensa a tutti le sue benedizioni con generosità. Gerusalemme, centro del mondo, è sottoposta all’assalto delle nazioni, che serve a purificarla con la morte ed

Page 45: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

457. Rispetto dell’altro

esilio di molti, con l’eliminazione degli idolatri e dei falsi profeti e con un atto penitenziale collettivo. Gli invasori penetrano fin nel cuore della città di Gerusalemme, dove saccheg-giano, uccidono e deportano. Quando la situazione sembra ormai disperata, Dio stesso interviene con un’uscita militare che salva il resto della città. Il Signore ora ritorna dal monte degli Ulivi e fa il suo ingresso trionfale nella città. I monti si aprono creando una strada tra due muraglioni come nel pas-saggio del Mar Rosso. Il Signore viene come liberatore accompagnato dai suoi “santi”, la corte celeste o i rimpatriati, membri del popolo consacrato. Il giorno finale è come un sabato unico e interminabile in cui si partecipa al riposo di Dio dopo l’opera della creazione. Dalla città scorre un fiume perenne, simbolo di vita. La città ora si eleva solitaria in mezzo a una grande pianura. A Geru-salemme, dopo la vittoria e la purificazione, si recano le nazioni per la festa popolare delle capanne, in cui s’invoca la benedizione della pioggiaNell’epoca del post-esilio si prospetta una visione universalistica. Nella terza parte del Libro di Isaia il profeta del post-esilico annuncia la salvezza a chiun-que pratica la giustizia e osserva il sabato. Nel popolo dell’alleanza è accolto anche lo straniero che può accedere al santuario, aperto a tutti i popoli: «Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saliranno graditi sul mio altare, perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli» (Is 56,6-7; cf. 66,18-21). Nei libri biblici, in cui si riflette la crisi della dispersione e del ritorno dall’e-silio, l’apertura universalistica si mescola con la tendenza a un ripiegamento difensivo della propria identità. Nella preghiera conclusiva del libro di Tobia l’annuncio della salvezza di Israele si coniuga con l’attesa della conversione delle nazioni (Tb 14,6-7). Nei libri di Esdra e Neemia, dove si raccontano le vi-cende del ritorno degli esiliati e la fatica della ricostruzione della comunità dei rimpatriati, s’impone la rottura dei matrimoni misti per restaurare la purità della linea genealogica (Esd 9,1-2; 10,10-11). In controtendenza nel libro di Rut si racconta la storia di una donna straniera che sceglie di seguire la fede di Noemi, la madre di suo marito morto. Essa non

Page 46: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

46

solo è accolta nella terra di Israele e nella comunità dell’alleanza, ma diventa la madre di Obed, il nonno del re Davide. Nella stessa prospettiva, ma facendo ricorso al genere letterario della parabola, il libro di Giona propone un mes-saggio provocatorio nel contesto del post-esilio. Il profeta, inviato a procla-mare il giudizio del Signore nella città empia di Ninive, diventa, suo malgrado, testimone della salvezza estesa agli altri popoli. L’autore del racconto midra-scico di Giona testimonia il contrasto tra elezione di Israele e universalismo della salvezza, tra nazionalismo xenofobo e apertura ecumenica alle nazioni. Nella tradizione sapienziale di Israele l’universalismo si manifesta in modo implicito nel confronto e nel contagio della sapienza di Israele con quella delle regioni limitrofe, dall’Egitto alla Mesopotamia, da Edom al Canaan. L’in-segnamento della sapienza, come arte del vivere in modo giusto e felice, ha una dimensione universale. Di questa apertura sono testimoni gli autori dei libri sapienziali del canone biblico. L’eroe del libro di Giobbe è un «uomo in-tegro e retto» della terra di Uz (Gb 1,1). L’autore del Libro dei Proverbi attinge per la sua raccolta di sentenze dall’ambiente egiziano e da quello del mondo semitico sud-occidentale (Prv 30,1; 31,1). La convinzione che Dio, creatore dell’universo e signore della storia, si prende cura di tutti gli esseri umani per la loro salvezza, è espressa in termini espliciti nel Libro della Sapienza, scritto in greco nell’ambiente della città di Alessandria d’Egitto, aperto alla cultura internazionale ellenistica (Sap 11,23-12,2; 16,7b; cf. Sir 18,12). Con il libro della Sapienza si arriva alle soglie dell’era cristiana, caratterizzata dalla nascita di un movimento messianico con un deciso orientamento universale.

LA VOCE DELLA CHIESA

[...] Guardando alla realtà dei migranti e rifugiati, vi è un terzo elemento che vorrei evidenziare nel cammino di costruzione di un mondo migliore, ed è quello del superamento di pregiudizi e precomprensioni nel considerare le migrazioni. Non di rado, infatti, l’arrivo di migranti, profughi, richiedenti asilo e rifugiati suscita nelle popolazioni locali sospetti e ostilità. Nasce la paura che si producano sconvolgimenti nella sicurezza sociale, che si corra il rischio di perdere identità e cultura, che si alimenti la concorrenza sul mer-cato del lavoro o, addirittura, che si introducano nuovi fattori di criminalità. I

Page 47: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

477. Rispetto dell’altro

mezzi di comunicazione sociale, in questo campo, hanno un ruolo di grande responsabilità: tocca a loro, infatti, smascherare stereotipi e offrire corrette informazioni, dove capiterà di denunciare l’errore di alcuni, ma anche di de-scrivere l’onestà, la rettitudine e la grandezza d’animo dei più. In questo, è necessario un cambio di atteggiamento verso i migranti e rifugiati da parte di tutti; il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione – che, alla fine, corrisponde proprio alla «cultura dello scarto» – ad un atteggiamento che abbia alla base la «cultura dell’incontro», l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo mi-gliore. Anche i mezzi di comunicazione sono chiamati ad entrare in questa «conversione di atteggiamenti» e a favorire questo cambio di comportamen-to verso i migranti e i rifugiati.

(Messaggio di Francesco per la «Giornata mondiale del migrante e del rifugiato»: «Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore», 2014)

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER IL DIALOGOE LE SCELTE PASTORALI

La tendenza xenófoba – odio e disprezzo per le altre etnie e culture – è una gramigna che attecchisce e cresce assieme alla ricerca e difesa della propria identità. La presenza dell’altro, diverso per tradizione culturale e religiosa, è vista come una minaccia alla propria identità e sicurezza sociale. I sintomi della xenofobia sono il senso di superiorità sociale e culturale rispetto ad altre persone e gruppi, diversi per lingua, cultura e consuetudini. Un segno tipico di questo atteggiamento è il modo di designare queste persone non con il proprio nome, ma per appartenenza etnica e sociale: “i rumeni”, “gli slavi”, “gli extracomunitari”, ecc.• I cittadini che vivono nel nostro ambiente e nel nostro territorio manifesta-

no nel loro modo di parlare e comportarsi tendenze xenofobe?• I cristiani e le comunità cristiane hanno consapevolezza dell’apertura uni-

versale del disegno salvifico di Dio e della dignità umana di ogni persona a qualsiasi nazione e tradizione religiosa appartengono? Come cercano di contrastare i sentimenti xenofobi?

Page 48: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

48

UN IMPEGNO CONCRETO

Suggerire ai parroci la visita domiciliare alle famiglie immigrate, perché diventi occasione di conoscenza, di simpatia, senza pretesa di convertire gli immigrati di altre fedi, e soprattutto per manifestare la sollecitudine della Chiesa per gli immigrati cattolici e per dare riconoscimento ad altre forme di religiosità cristiana, con particolare attenzione alle numerose badanti che arrivano dall’Est europeo.

PREGHIERA CONCLUSIVA

Signore Dio,che hai scelto Abramo e la sua discendenza,per farne i figli della promessa:ascolta con bontà le preghiere della tua Chiesae perdona la nostra ostilitàverso il popolo dell’alleanza e delle benedizioniaffinché possiamo giungere insiemealla pienezza della redenzione.Per Cristo nostro Signore. Amen.

Page 49: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

498. Cattolicità

CattolicitàsCheda 8.

UN FATTO DI VITALa testimonianza di John Papani Kamara

ono nato in Sierra Leone ventiquattro anni fa. La mia vita da bambino è stata felice fino a quando un giorno, tornando da scuola con mio fra-

tello, ho visto la mia casa bruciare. Dentro c’era la mia famiglia. Avevo nove anni. Noi siamo stati catturati dal Ruf (il Revolutionary United Front, nella guerra civile 1991-2001, ndr) e addestrati a compiere atti terribili sotto l’ef-fetto di droghe. Dopo quattro anni io e mio fratello siamo riusciti a scappare e abbiamo raggiunto la Costa d’Avorio, dove siamo rimasti due anni, in un campo dell’ Unhcr. Poi, una nuova fuga da una nuova guerra. Su un camion carico di sigarette di contrabbando, abbiamo raggiunto la Libia passando per il Niger. Qui abbiamo vissuto sei anni, abbiamo imparato a fare i piastrellisti, c’era lavoro e stavamo bene. Ma la guerra è arrivata anche lì. Noi dell’Africa centrale eravamo ricercati dalle truppe di Gheddafi perché sapevamo già combattere, e così mio fratello è stato preso. Non l’ho più rivisto. Io invece mi sono ritrovato in fuga verso l’Italia senza volerlo. Non ho neanche pagato: era il regime di Gheddafi che ci faceva imbarcare (per ritorsione contro l’ap-poggio che l’Europa dava ai ribelli, ndr). E così Lampedusa, e un anno al Cara di Mineo, dove la mia posizione continuava ad essere poco chiara. A Roma mi hanno dato un permesso per motivi umanitari: per loro non c’era motivo di riconoscermi rifugiato politico. A Roma ho vissuto in strada, alla Caritas e in una casa occupata. Passavo le giornate in giro per la città senza un lavoro. Poi la svolta. Una psicologa romana, che mi ha aiutato molto e che continua a farlo, ha parlato di me a un giornalista della Stampa che mi ha intervista-

S

Page 50: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

50

to, e così in molti hanno conosciuto la mia storia. Da tutta Italia ho avuto offerte di accoglienza e ora vivo in un paese dell’astigiano nella casa di un sacerdote. Mi è stato riconosciuto lo status di rifugiato, frequento un corso di giardinaggio e uno di italiano. Spesso sento il peso della solitudine, non ho una famiglia, gli amici sono lontani, mi manca la libertà che ho sempre avuto e le mie notti sono piene di incubi. Sto cercando pian piano di ricostruire, per l’ennesima volta, la mia vita.

ASCOLTIAMO LA PAROLA

Sullo sfondo della tradizione dei profeti d’Israele Gesù proclama e rende presente il regno di Dio come offerta di salvezza a tutti gli esseri umani. L’universalismo che sta alla base della missione di Paolo da Gerusalemme a Roma, ha le sue radici nell’azione e nel messaggio di Gesù, conservati nella tradizione viva dei suoi discepoli e raccolti in forma narrativa nei Vangeli canonici.

dal Vangelo di matteo (Mt 8,1-13)

Scese dal monte e molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita. Poi Gesù gli disse: «Guardati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimo-nianza per loro». Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che mol-

Page 51: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

518. Cattolicità

ti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al cen-turione: «Va, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.

RIFLETTIAMO INSIEMEIl regno di Dio è per tutti

Con il racconto di guarigione-purificazione di un lebbroso si apre nel Van-gelo di Matteo la serie delle dieci “opere del Messia” che risana e libera gli esseri umani fragili ed emarginati, facendosi carico delle loro infermità e malattie (Mt 8,17b; Is 53,4). Gesù con i suoi gesti di guarigione non vuole farsi pubblicità. Perciò ordina al lebbroso risanato di non dirlo ad alcuno, ma di fare l‘offerta prescritta nella Legge di Mosè per testimoniare al sacerdote incaricato di certificare la guarigione che davanti a Dio sono superate le di-scriminazioni tra sani e malati.Quando un ufficiale, non ebreo, a Cafarnao gli chiede di guarire il suo servo che soffre paralizzato a casa, Gesù gli dice che è pronto a entrare nella sua casa. Il centurione gli risponde che non c’è bisogno che entri a casa sua, violando le leggi di purità ebraica, ma può curare il malato con la sua pa-rola efficace. Di fronte alla fede-fiducia di questo straniero, Gesù annuncia il compimento delle promesse profetiche sull’accoglienza nel regno di Dio di tutti gli esseri umani senza distinzione etnico-religiosa, mentre i figli di Israele, per la loro infedeltà all’alleanza, saranno cacciati fuori (Mt 8,10-12 // Lc 13,28). L’unica condizione per accedere al regno di Dio, immaginato come un convito gioioso con i patriarchi di Israele, è la fede. Gesù apre questa pro-spettiva per il futuro, ma già fin d’ora con le sue scelte e prese di posizione a favore dei poveri e dei peccatori, egli anticipa l’esperienza del regno di Dio aperto a tutti.Nella tradizione dei primi tre Vangeli il nucleo dell’annuncio di Gesù ruota attorno alla categoria biblica del “regno di Dio”. L’originalità di Gesù, rispet-to anche al profeta riformatore contemporaneo, Giovanni Battista, consiste nel proclamare che il regno di Dio irrompe ora nella storia umana. Anzi egli

Page 52: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

52

avanza la pretesa di rendere presente l’azione regale di Dio nei suoi gesti di liberazione degli ossessi e guarigione dei malati. In un dibattito di Gesù con i rappresentanti del mondo giudaico, che contestano il suo potere di scacciare i demoni, egli chiude la sua riposta argomentata con questa dichiarazione: «Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio» (Mt 12,28 // Lc 11,20). L’espressione “il regno di Dio” è una metafora per indicare la sua azione li-bera e sovrana nella creazione e nella storia umana per realizzare la libertà, la giustizia e la pace. Gesù con le sue azioni e prese di posizione non solo apre un varco all’azione di Dio, ma precisa che destinatari privilegiati sono i poveri che, per questo motivo, egli li proclama “beati” (Mt 5,3 // Lc 6,20b). In una delle poche preghiere di Gesù riportate dai Vangeli, egli riconosce con gioia e gratitudine l’agire sovrano di Dio creatore che ha scelto i “piccoli” per manifestare il suo progetto di salvezza: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cie-lo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Mt 11,25-26 // Lc 10,21). Se l’agire sovrano di Dio ha come destinatari i poveri e i piccoli cessa ogni privilegio etnico e religioso, sociale e culturale. Non a caso Gesù accoglie i peccatori e ne condivide la mensa per affermare in modo provocatorio la libertà dell’agire di Dio che si prende cura di quelli che hanno bisogno (Mc 2,13-17). A quanti contestano la sua scelta di curare i malati e di accogliere i peccatori Gesù risponde con il racconto delle parabole, dove il protagonista – Dio – sorprende per il suo modo di agire totalmente libero e gratuito. In questo nuovo orizzonte, inaugurato dalla sua azione e parola, Gesù rilegge le promesse dei profeti sulla conversione e il pellegrinaggio dei popoli verso Israele.

LA VOCE DELLA CHIESA

L’appartenenza alla comunità cattolica non è determinata né da nazionalità né da origine sociale o etnica bensì, fondamentalmente, dalla fede in Gesù Cristo e dal Battesimo nel nome della Santissima Trinità. Ebbene la costitu-zione «cosmopolita» del Popolo di Dio, oggi, è visibile praticamente in ogni

Page 53: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

538. Cattolicità

Chiesa particolare, poiché la migrazione ha trasformato anche le comunità piccole e in precedenza isolate in realtà pluralistiche e interculturali. Infatti, luoghi che fino a poco tempo fa vedevano raramente la presenza di un fore-stiero si sono ora trasformati in casa per persone provenienti da varie parti del mondo. Sempre più frequente, come per esempio nell’Eucaristia dome-nicale, diventa l’ascolto della "Buona novella" in lingue mai sentite prima, dando così una nuova espressione all’esortazione dell’antico Salmo: «Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte, nazioni, dategli gloria» (Sal 116, 1). Queste comunità, pertanto, hanno nuove opportunità di vivere l’esperienza della cattolicità, una nota della Chiesa che esprime la sua essenziale apertura a tutto ciò che è opera dello Spirito in ogni popolo. (Messaggio di Giovanni Paolo II per la 89ª «Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato»:

«Per un impegno a vincere ogni razzismo, xenofobia e nazionalismo esasperato», 2003)

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER IL DIALOGOE LE SCELTE PASTORALI

L’apertura universale del Vangelo, in cui si annuncia e si rende presente il regno di Dio, è un dato scontato e accolto nella tradizione cattolica. Ma spesso questo elemento costitutivo del Vangelo, è utilizzato per imporre a tutti i popoli un unico modello culturale e sociale di matrice e marca occi-dentale. è più difficile riconoscere e accogliere la novità dell’azione e della parola del Vangelo che - a partire dai “poveri”, scelti da Gesù come candidati del regno di Dio, - offre una via di salvezza per ogni singolo essere umano nella sua diversa e molteplice condizione umana e sociale.• Quali sono i pregiudizi più comuni e diffusi che bloccano o appiattiscono

il dinamismo universale dell’annuncio cristiano? Qual è l’unica condizione richiesta da Gesù nel Vangelo per accedere alla salvezza che Dio offre a tutti?

• I cristiani cattolici, come singoli e comunità, sono disposti a riconoscere e valorizzare le diversità religiose e confessionali – forme di vita e pratiche delle altre chiese – come opportunità di scambio e di reciproco arricchi-mento?

Page 54: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

54

UN IMPEGNO CONCRETO

Realizzare degli incontri a livello zonale o interparrocchiale con i sacer-doti referenti delle comunità cattoliche immigrate in città per una co-noscenza reciproca e per valutare con loro tempi e modalità per un gra-duale inserimento degli immigrati nella pastorale ordinaria della Chiesa locale. Funzionale a questo impegno può essere prospettare la partecipa-zione attiva e responsabile, almeno mensile, degli stranieri di confessione cattolica all’Eucaristia domenicale della propria comunità parrocchiale di appartenenza o residenza in vista di un inserimento pieno nella comunità cristiana locale, nel rispetto delle loro appartenenze etniche, arricchendo la liturgia della Messa con le loro espressioni celebrative e linguistiche.

PREGHIERA CONCLUSIVA

O Dio, Padre della luce,creatore del sole e degli astri,fonte dell’intelligenza e della fede,fa’ che tutti gli uomini,mossi dallo Spirito Santo,ti cerchino con cuore sinceroe vedano la tua salvezza preparatada te davanti a tutti i popoli.Per Cristo nostro Signore. Amen.

Page 55: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

559. Testimonianza

TestimonianzasCheda 9.

UN FATTO DI VITAIntervista con una donna immigrata dal Perù, 23 marzo 2011

bito a Firenze da sette anni, sono arrivata qui dal Perù nel 2004 con mio figlio, che oggi ha undici anni. Mio marito è stato il primo a partire,

è venuto in Italia per trovare lavoro e per un periodo è stato qua solo. Poi abbiamo fatto il ricongiungimento familiare. Lui ha ottenuto il permesso di soggiorno grazie alla sanatoria. Mi ricordo il giorno in cui ci siamo separati per la sua partenza, ero davvero triste. Il Perù è un paese povero, diverso da qua, ci sono tanti problemi. Noi avevamo delle difficoltà, alla fine mio marito ha preso la decisione di venire in Italia per migliorare la nostra situazione. Appena è stato possibile siamo venuti tutti e così ci siamo riuniti. è stato molto difficile rimanere lontani per tutto questo tempo, non solo per me, ma anche per mio figlio, che nei suoi primi anni non ha quasi mai visto il padre. Io e mio marito ci sentivamo per telefono, a volte era difficile perché mancava la linea. Ci scrivevamo anche ogni tanto. Quando lui è arrivato a Firenze dopo qualche giorno mi ha mandato una cartolina con il Duomo, che conservo ancora oggi. Volevamo riunirci il prima possibile, ma abbiamo dovuto aspettare per sistemare tutte le cose, essere immigrato è molto com-plicato. Io ammiro molto mio marito. Vivere qua ha voluto dire fare enormi cambiamenti: Firenze è una città molto grande rispetto a dove noi stavamo in Perù, tutto è diverso. All’inizio mi muovevo con una certa difficoltà a orien-tarmi, avevo quasi un po’di timore. Imparare l’italiano non è stato troppo difficile, soprattutto perché mio marito ormai lo conosceva già quando io

A

Page 56: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

56

sono arrivata. Comunque anche ora non lo parlo benissimo, ma capisco e mi faccio capire. All’inizio sentivo un grande spaesamento. Per fortuna a Firenze ci sono tanti peruviani: tra noi ci troviamo spesso e questo aiuta a sentirsi meno soli. Adesso ho rapporti anche con degli italiani, soprattutto per via della scuola dove va mio figlio, che gioca anche a calcio. Lui si trova molto bene con i suoi compagni e a scuola prende buoni voti: sono molto contenta. Altri contatti con italiani sono quelli con i miei datori di lavoro: io faccio le pulizie domestiche, frequento le case di tre famiglie italiane. In futuro però vorrei cambiare lavoro. Mio marito è autotrasportatore, per questo spesso sta lontano da casa per più giorni: il problema della distanza è rimasto anche ora insomma. La decisione di lasciare il Perù non è stata per nulla semplice, perché là abbiamo ancora molti legami. Tuttavia viviamo a Firenze da molti anni e credo che resteremo qua. Del resto oggi è una cosa normale che ci siano persone che vanno a vivere in paesi diversi dal loro.

ASCOLTIAMO LA PAROLA

Nella sua azione itinerante solo raramente Gesù oltrepassa i confini della terra di Israele. Egli si prende cura delle «pecore perdute della casa di Israele», che sono stanche e sfinite perché sono come pecore senza pa-store (Mt 9,36). Per questo costituisce il gruppo simbolico dei “dodici”, per raccogliere insieme, secondo le promesse dei profeti, i discendenti delle dodici tribù di Israele. Perciò i “dodici”, inviati in missione in Galilea, non devono andare tra le genti straniere, e neppure tra i samaritani, ma devono rivolgersi alle «pecore perdute della casa di Israele» (Mt 10,5-6; cf. 15,24). Solo dopo la sua morte e risurrezione Gesù invia i discepoli con il compito di fare discepoli tutti i popoli (Mt 28,19). L’orizzonte della missione universale è inaugurato dalla sua morte, che egli affronta come massimo gesto di solidarietà con la condizione umana per la sua liberazione. Per dare un senso alla minaccia di morte, che si profila all’orizzonte, Gesù applica al suo destino l’immagine del «servo del Signore» che offre la sua vita per il riscatto di molti (Mt 20,28 // Mc 10,45). La stessa immagine sta sullo sfondo delle sue parole sul cali-ce nella cena finale. Egli mette in relazione la coppa di vino con il suo

Page 57: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

579. Testimonianza

sangue, quello dell’alleanza «versato per molti» (Mc 14,24 // Mt 26,28). Nel linguaggio del profeta Isaia i “molti” per i quali il servo offre la sua vita, è la moltitudine dei popoli. Gesù assicura i discepoli che con il dono finale della sua vita egli inaugura il compimento del regno di Dio. In questa nuova prospettiva Gesù risorto che incontra i discepoli, li invia a tutti i popoli. Della dimensione universale della missione cristiana si fa interprete Luca nella conclusione del suo primo libro – il Vangelo – e negli Atti degli apostoli, dedicato alla testimonianza dei discepoli di Gesù da Gerusalemme agli estremi confini della terra (Lc 24,47; At 1,8; 13,47)

dagli atti degli apostoli (At 10,1-36)

Vi era a Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta Italica. Era religioso e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. Un giorno, verso le tre del po-meriggio, vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c’è, Si-gnore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi a Dio ed egli si è ricordato di te. Ora manda degli uomini a Giaffa e fa venire un certo Simone, detto Pietro. Il giorno dopo, mentre quelli erano in cammino e si avvicinavano alla città, Pietro, verso mezzogiorno, salì sulla terrazza a pregare. Gli venne fame e voleva prendere cibo. Mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi: vide il cielo aperto e un oggetto che scendeva, simile a una grande tovaglia, calata a terra per i quattro capi. In essa c’era ogni sorta di quadrupedi, rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: «Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!». Ma Pietro rispose: «Non sia mai, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di profano o di impuro». E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profa-no». Questo accadde per tre volte; poi d’un tratto quell’oggetto fu risollevato nel cielo. Mentre Pietro si domandava perplesso, tra sé e sé, che cosa signi-ficasse ciò che aveva visto, ecco gli uomini inviati da Cornelio: dopo aver domandato della casa di Simone, si presentarono all’ingresso, chiamarono e chiesero se Simone, detto Pietro, fosse ospite lì. Pietro stava ancora ripen-sando alla visione, quando lo Spirito gli disse: «Ecco, tre uomini ti cercano;

Page 58: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

58

àlzati, scendi e va’ con loro senza esitare, perché sono io che li ho mandati». Il giorno seguente partì con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono. Il giorno dopo arrivò a Cesarea. Cornelio stava ad aspettarli con i parenti e gli amici intimi che aveva invitato. «Ora dunque tutti noi siamo qui riuniti, al cospetto di Dio, per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato». Pietro allora prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti».

RIFLETTIAMO INSIEMELa missione aperta a tutti i popoli

I protagonisti della missione alle genti nel racconto lucano degli Atti sono Pietro e Paolo. Fin dalla sua prima testimonianza a Gerusalemme Pietro, da-vanti alle autorità ebraiche, dichiara che la guarigione dello storpio alla porta Bella del tempio, è opera di Gesù che Dio ha risuscitato dai morti e conclude dicendo: «In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12). Secondo Luca, Pietro inaugura ufficialmente la missione ai non ebrei con l’annuncio del Vangelo e il battesimo dell’ufficiale Cornelio a Cesarea. L’unica condizione per aver parte alla salvezza offerta da Dio a tutti per mez-zo di Gesù Cristo, è l’accoglienza del Vangelo della pace.Nella seconda parte degli Atti il protagonista della missione universale è Pa-olo di Tarso, che, grazie all’illuminazione sulla via di Damasco, è costituito “testimone” del Signore risorto davanti a tutti gli uomini (At 22,15). Mentre sta pregando a Gerusalemme, il Signore gli ordina di lasciare la città perché intende inviarlo «lontano tra le genti» (At 22,21). Nella sua missione nelle città dell’impero romano Paolo inizia la predicazione nella sinagoga. Ma di fronte alla contestazione o al rifiuto degli Ebrei, egli si rivolge a quelli di fuori. L’annuncio del Vangelo alle genti non è solo un ripiego per il rifiuto dei primi destinatari, gli Ebrei, ma rientra nel progetto originario di Dio che offre la

Page 59: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

599. Testimonianza

salvezza a tutti i popoli (At 13,44-47). Per presentare la prospettiva della salvezza universale l’autore degli Atti sce-glie la città di Atene, dove Paolo ha l’opportunità di tenere un discorso da-vanti al consiglio dell’areópago. Al centro di questa composizione lucana si afferma la possibilità per ogni essere umano di incontrare Dio creatore e Si-gnore della storia: «Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra… creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui, infatti, viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo» (At 17,24-28). Non importa l’esito del discorso di Paolo ad Atene davanti ai rappresentanti della cultura e della ricerca religiosa del mondo greco. Per l’autore degli Atti quello che conta è la possibilità offerta da Dio «a tutti gli uomini di tutti i luoghi», di salvarsi quando egli «giudicherà la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti» (At 17,31).

LA VOCE DELLA CHIESA

Occorre […] fare in modo che gli emigrati appartenenti a religioni non cri-stiane trovino sempre nei cristiani una chiara testimonianza dell’amore di Dio in Cristo. L’accoglienza, ad essi riservata, deve essere così cordiale e disin-teressata da indurre questi ospiti a riflettere sulla religione cristiana e sulle motivazioni di tale esemplare carità, aiutando così la Chiesa nel suo dovere di far conoscere agli uomini tutta la ricchezza del «mistero nascosto da secoli nella mente di Dio» (Ef, 9; 3, 4-12), nel quale possono trovare in pienezza quella verità trascendente che essi cercano a tentoni (cf., 27).

(Messaggio di Giovanni Paolo II per la 76ª

«Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato», 1990)

Page 60: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

60

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER IL DIALOGOE LE SCELTE PASTORALI

Ogni movimento religioso tende a espandersi e acquisire nuovi adepti con la propaganda, il proselitismo o l’occupazione del territorio. Anche il movimen-to cristiano, in forza del suo impulso e dinamismo universalistico, si è esteso con l’azione missionaria che, in alcuni casi, ha coinciso con la conquista e la colonizzazione. Negli ultimi decenni, connessi con il fenomeno migratorio e la lotta anticolo-niale, ha preso grande impulso l’espansione del movimento musulmano nella forma dell’islamismo (tendenza fondamentalista). Questo fatto crea una cer-ta apprensione nel mondo cristiano occidentale in concomitanza con alcune forme ed espressioni violente d’intolleranza.• Come reagiscono i cittadini comuni nel nostro ambiente di fronte alla

presenza ed espansione di immigrati di fede musulmana sul nostro ter-ritorio?

• I cristiani come singoli e comunità avvertono la presenza di immigrati mu-sulmani come una minaccia alla propria identità religiosa o come un’op-portunità di confronto e stimolo a vivere e testimoniare la propria fede? È possibile un confronto dialogico e una convivenza pacifica? A quali condi-zioni?

UN IMPEGNO CONCRETOProporre a ciascuna parrocchia o zona pastorale di più parrocchie vicine di prendersi in carico una famiglia immigrata in disagio abitativo o in difficoltà economiche, provvedendo all’alloggio o all’accollo di spese per la locazione o per le utenze domestiche.

Page 61: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

619. Testimonianza

PREGHIERA CONCLUSIVAO Dio, che hai stabilito la tua Chiesasacramento universale di salvezzaper continuare l’opera del Cristo sino alla fine dei secoli,risveglia il cuore dei fedeli,perché avvertano l’urgenza della chiamata missionariae da tutti i popoli della terra si formi una sola famigliae sorga un’umanità nuova in Cristo nostro Signore.Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.Per Cristo nostro Signore. Amen.

Page 62: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

62

DialogosCheda 10.

UN FATTO DI VITAIn fuga dalla guerra

rima della guerra io non stavo male in Somalia. Certo la situazione non era facile, c’erano tanti problemi, c’era povertà. Non si aveva certezza

del futuro, lo Stato non era come qua, non c’erano aiuti. Sono venuto via quando è scoppiata la guerra. Sono un profugo di guerra. Quindi adesso sono vent’anni che sono in Italia. Sono scappato via dal mio paese, dalla mia città, con molta tristezza. Inoltre ho perso un fratello, che è morto, è stato ucciso. Ancora oggi è dura pensare a questo. Parte della mia famiglia è an-cora in Somalia, un altro fratello è qua in Italia, mentre ho anche un cugino che si è trasferito in Francia. Prima della guerra abitavamo tutti nella stessa città, adesso siamo divisi in diversi paesi, ci teniamo in contatto ma non è la stessa cosa. Quando sono andato via dalla Somalia avevo ventidue anni, ero un ragazzo. Mi ricordo che avevo molta paura. L’Italia mi sembrava un mondo misterioso, con grandi differenze. Non avevo punti di riferimento, non conoscevo nessuno. Dovevo riiniziare tutto da capo, e non sapevo cosa pensare della mia vita in quel momento, cosa sarebbe successo, come e dove costruirmi un futuro. C’erano altri somali con me, ci incoraggiavamo l’un con l’altro, per tirarci su. La prima città che ho visto è stata Bologna, dove sono stato qualche mese; poi sono venuto a Firenze, perché qua c’era un mio amico. Lui era arrivato in Italia un po’ prima di me e quindi mi ha aiutato per quel che ha potuto. Il primo periodo è stato davvero brutto, mi sentivo ve-ramente estraneo, straniero. Non so se era la mia poca confidenza con quasi tutto quello che mi circondava, ma spesso mi capitava di sentirmi addosso

P

Page 63: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

6310. Dialogo

gli occhi della gente, come se le persone guardassero me in maniera diversa. Non mi è mai successo niente di spiacevole, ma l’aria non mi faceva stare tranquillo all’inizio. A Firenze c’erano anche altri somali, ci incontravamo spesso e passavamo il tempo insieme. Grazie a un mio connazionale ho trovato il lavoro che ancora oggi faccio: sono dipendente di una ditta di pulizie. Trovare questa possibilità per me è stato molto importante, mi ha permesso di inserirmi. è un lavoro che faccio volentieri, anche se agli italiani può sembrare strano. Spesso sento dire in televisione che gli italiani non vogliono fare questi lavori. In realtà alcuni miei colleghi sono italiani. Mia moglie è italiana. Abbiamo due figli. Penso di essere stato molto fortunato a conoscerla. Lei lavora in un supermercato. Così viviamo lei, io e i nostri figli in una casa in affitto. Il fatto di essere somalo, di essere nero, di essere immigrato con lei non è mai stato un problema. Anche i suoi genitori non hanno mai avuto niente in contrario. Tutto questo mi ha molto aiutato: in tante cose io mi sento inserito in Italia. Certamente so che la mia terra è la Somalia, ma la mia vita è qua, il mio futuro è qua. I miei figli vanno a scuola, e a volte i loro insegnanti mi hanno chiesto di andare in classe per raccontare la mia esperienza, la guerra, l’essere andato via dal mio paese. Ho sempre accettato questi inviti, anche se per me è molto difficile parlare di certe cose, perché in fondo non sai mai quale può essere la reazione di chi ti ascolta. Però è importante far conoscere queste storie ai ragazzi, perché oggi in Italia ci sono tanti stranieri immigrati qua per motivi diversi è molto importante capire come si possa convivere tutti insieme. Per questo la co-noscenza è la prima cosa.

ASCOLTIAMO LA PAROLA

L’apertura universale della salvezza cristiana, che Luca propone in forma narrativa nel libro degli Atti, trova una fondazione teologica argomen-tata nelle Lettere di Paolo, che si presenta come l’apostolo scelto da Dio per portare il Vangelo alle genti. Paolo esprime nella forma più matura la motivazione questa coscienza e scelta missionaria nella Lettera alla chiesa di Roma, che è anche il suo testamento spirituale.

Page 64: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

64

dalla lettera ai romani (Rm 1,1.17)

Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo! Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché della vostra fede si parla nel mondo intero. Mi è testimone Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunciando il vangelo del Figlio suo, come io continuamente faccia memoria di voi, chiedendo sempre nelle mie preghiere che, in qualche modo, un giorno, per volontà di Dio, io abbia l’op-portunità di venire da voi. Desidero, infatti, ardentemente vedervi per co-municarvi qualche dono spirituale, perché ne siate fortificati, o meglio, per essere in mezzo a voi confortato mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io. Non voglio che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi – ma finora ne sono stato impedito – per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra le altre nazioni. Sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti: sono quindi pronto, per quanto sta in me, ad annunciare il Vangelo anche a voi che siete a Roma. Io, infatti, non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco. In esso, infatti, si rivela la giustizia di Dio, da fede a fede, come sta scritto: Il giusto per fede vivrà.

Page 65: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

6510. Dialogo

RIFLETTIAMO INSIEMELa salvezza di Dio è per tutti

Paolo è convinto di avere ricevuto da Dio, per mezzo di Gesù Cristo, la gra-zia di essere apostolo, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti (Rm 1,5; cfr 15,15). Perciò egli è disposto a proclamare il Vangelo anche a Roma, perché si sente «in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti…». E aggiunge: «Infatti, non mi vergogno del Vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco. In esso, infatti, si rivela la giustizia di Dio, da fede a fede, come sta scritto: il giusto per fede vivrà» (Rm 1,14-17). Secondo Paolo l’universalità della salvezza, resa possibile da Dio mediante il Vangelo, si fonda sul principio della «giustificazione per mezzo della fede», che cor-risponde alla radicale gratuità dell’iniziativa di Dio. L’unica condizione per accedere alla salvezza proclamata nel Vangelo è la fede. Vengono quindi a cadere tutti i privilegi e le distinzioni fondate su base etnica, religiosa o antropologica (cf. Gal 3,28). Nelle lettere della tradizione paolina è ripreso il principio della salvezza uni-versale, fondata sulla grazia di Dio. Se ne fa interprete l’autore della lettera agli Efesini che si rivolge a quelli che per nascita sono estranei «alla citta-dinanza di Israele, ai patti della promessa, sono senza speranza e senza Dio in questo mondo». Essi, che per la loro condizione originaria erano “lontani” da Dio, ora sono diventati “vicini”, grazie alla redenzione di Gesù Cristo, che, per mezzo della sua morte di croce, ha eliminato ogni separazione e ha cre-ato in se stesso «un solo uomo nuovo, facendo la pace». L’autore immagina che Gesù Cristo stesso proclami il messaggio della salvezza che abbraccia tutti, vicini e lontani. L’autore conclude con questa dichiarazione: «Per mez-zo di lui (Cristo) possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito» (Ef 2,11-18). Con altre immagini ed espressioni la stessa convinzione si trova nelle Let-tere pastorali, dove si presta particolare attenzione all’ambiente culturale esterno mutuandone valori e linguaggio. L’autore, che scrive nel nome e con l’autorità di Paolo, invita a fare preghiere per «tutti gli uomini, per i re

Page 66: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

66

e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità». Quindi, dà la motivazione di questa preghiera ecumenica, con una sintesi del credo cristiano: «Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti…» (1Tm 2,3-6a). Il fondamento del salvezza universale è la fede monoteistica ebraica, insepa-rabile dall’evento redentivo di Gesù Cristo. L’ultima testimonianza neotestamentaria della salvezza universale è rap-presentata dagli scritti giovannei: Vangelo e Apocalisse. La ragione ultima dell’universalità del dono della “vita” è la Parola che era in principio con Dio, per mezzo della quale tutto venne all’esistenza, che, entrando nel mondo, prende dimora nell’umanità di Gesù Cristo (cf. Gv 1,1-17). Il programma del prologo giovanneo si attua nel racconto del “libro dei segni” e in quello del compimento o della gloria, dove risaltano alcuni momenti della visio-ne soteriologica universale giovannea. Tra questi è la professione di fede dei Samaritani di Sichar che esprimono l’esito del loro incontro con Gesù dicendo: «Noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo» (Gv 4,42). Un secondo vertice è rappresentato dalle parole di Gesù che si rivolge alla folla di Gerusalemme e interpreta la sua morte dicendo: «Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,31-32). L’autore commenta le parole di Gesù con un rimando alla sua elevazione in croce, massima espressione del suo amore filiale per mezzo del quale egli rivela e comunica l’amore del Padre che salva il mondo (cf. Gv 3,16-17). Il progetto salvifico universale di Dio, che l’autore del Quarto Vangelo pre-senta in forma narrativa, il profeta di Patmos, Giovanni, lo trascrive con le immagini e il lessico della tradizione apocalittica. La prospettiva della salvezza di Dio per tutti i popoli appare in modo esplicito nella visione della nuova Gerusalemme che scende dal cielo, da Dio, sullo sfondo della nuova creazione (Ap 21,1-2). Una voce, che viene da Dio, annuncia il compimento del suo disegno di salvezza: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli abi-

Page 67: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

6710. Dialogo

terà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio» (Ap 21,3-4). Il senso di questo annuncio si ha nella descrizione della città, che è la sposa dell’Agnello: «La città è cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte» (Ap 21,12-13). Nel seguito della visione si dice, con espressioni riprese da Isaia, che «le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra a lei porteranno il loro splendore. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, perché non vi sarà più notte. E porteranno a lei la gloria e l’onore delle nazioni» (Ap 21,24-25). In altri termini con l’immagine della città celeste, aperta ai quattro punti cardinali per far entrare tutti i popoli della terra, si sottolinea la dimensione universale del progetto salvifico di Dio. La stessa prospettiva è anticipata nella visione dei 144.000 segnati con il sigillo del Dio vivente. Dopo avere detto che essi vengono dalle dodici tribù di Israele, si precisa che sono «una moltitudine immensa che nessuno poteva contare di ogni nazione, tribù e popolo e lingua» (Ap 7,9; cf. 5,9). In breve, sullo sfondo della condanna della malvagità, che corrompe la terra e la storia umana, l’autore dell’Apocalisse conferma la visione giovannea della salvezza data da Dio a tutti gli esseri umani per mezzo di Gesù Cristo, l’agnello ucciso, ma vivo e vittorioso.

LA VOCE DELLA CHIESA

Analogamente a quanto avviene per la persona, che si realizza attraverso l’apertura accogliente all’altro e il generoso dono di sé, anche le culture, ela-borate dagli uomini e a servizio degli uomini, vanno modellate coi dinamismi tipici del dialogo e della comunione, sulla base dell’originaria e fondamentale unità della famiglia umana, uscita dalle mani di Dio che «creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini» (At 17, 26). In questa chiave, il dialogo tra le culture […], emerge come un’esigenza intrinseca alla natura stessa dell’uo-mo e della cultura. Espressioni storiche varie e geniali dell’originaria unità della famiglia umana, le culture trovano nel dialogo la salvaguardia delle loro peculiarità e della reciproca comprensione e comunione. Il concetto di

Page 68: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

68

comunione, che nella rivelazione cristiana ha la sua sorgente e il modello sublime in Dio uno e trino (cfr Gv 17, 11.21), non è mai appiattimento nell’u-niformità o forzata omologazione o assimilazione; è piuttosto espressione del convergere di una multiforme varietà, e diventa perciò segno di ricchez-za e promessa di sviluppo. Il dialogo porta a riconoscere la ricchezza della diversità e dispone gli animi alla reciproca accettazione, nella prospettiva di un’autentica collaborazione, rispondente all’originaria vocazione all’unità dell’intera famiglia umana.[...]

(Messaggio di Giovanni Paolo II per la celebrazione della XXXIV «Giornata mondiale della pace»: «Dialogo tra le culture per una civiltà dell’amore e della pace», 2001)

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER IL DIALOGOE LE SCELTE PASTORALI

Se la salvezza si fonda sull’iniziativa gratuita di Dio, è per tutti. In un paio di testi del Concilio Vaticano II si afferma che per vie che Dio conosce, me-diante il suo Spirito, ogni essere umano viene a contatto con il mistero pa-squale di Cristo (cf. Gaudium et Spes I, 22). Nella Costituzione sulla Chiesa si afferma: «Quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua chiesa, e tuttavia cercano sinceramente Dio; e sotto l’influenza della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di Dio, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna» (Lumen Gentium 16).• In un ambiente, dove l’esperienza religiosa è sempre più irrilevante sotto

il profilo culturale e sociale, come la nostra gente considera il fenomeno degli immigranti, dove la pratica religiosa è più sentita e vissuta? Una fase di transizione verso la “secolarizzazione” o una sfida a ripensare la propria esperienza?

• Come reagiscono i cristiani e le nostre comunità cristiane nel confronto con altre forme di fede e pratica religiosa degli immigrati?

• Come valutano la ricerca di “Dio” nelle varie forme di spiritualità orientale – per es. buddismo – che rappresenta, anche per alcuni battezzati, un’al-ternativa alla pratica religiosa tradizionale?

Page 69: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

6910. Dialogo

UN IMPEGNO CONCRETO

Proporre momenti di ecumenismo con i fratelli cristiani ortodossi at-traverso incontri comuni di preghiera; avviare percorsi di conoscenza di altre religioni, in particolare dell’Islam, per una convivenza civile, paci-fica e fraterna.

PREGHIERA CONCLUSIVA

O Dio, tu vuoi che tutti gli uomini siano salvie giungano alla conoscenza della verità;guarda quant’è grande la tua messe e manda i tuoi operai,perché sia annunciato il Vangelo ad ogni creaturae il tuo popolo, radunato dalla parola di vitae plasmato dalla forza dei sacramenti,proceda nella via della salvezza e dell’amore.Per Cristo nostro Signore. Amen.

Page 70: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

70

Sacerdoti referenti delle Comunità cattoliche immigrate

marano don giuseppeCappellano Comunità AlbaneseParrocchia di Gesù Buon Pastore Via Riccardo Di Giusto, 82 - 33100 Udine Tel. 0432/281110; cell. 339.89.55.482 E-mail: [email protected]

Bumanglag P. Paolino elmer (Paulino)Cappellano Comunità Filippinac/o Casa del Verbo DivinoVia Pontedera, 17 - 36100 Vicenza Tel. 0444/504855 E-mail: [email protected]

maanu don CharlesCappellano Comunità Ghanese c/o Seminario Interdiocesano di Castellerio - 33010 PagnaccoTel. 0432/650265; cell. 349.23.67.538E-mail: [email protected]

abenan don n’guessan serge remi akouandiCappellano Comunità IvorianaVia Pal Piccolo 49 33029 Villa Santina (UD) Tel. 0433/74201 E-mail: [email protected]

Page 71: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

71

elelleh don CyriacusReferente Comunità Nigerianac/o Comunità Missionari Comboniani, via di Romans, 135, 33084 Cordenons (PN)Cell. 333.65.70.29 E-mail: [email protected]

Kadela don BogusCappellano Comunità Polacca c/o Seminario Interdiocesano di Castellerio - 33010 PagnaccoTel. 0432/650265 E-mail: [email protected]

marginean-Cocis don ioanCappellano Comunità Rumena di Rito Bizantino Vicolo Sillio 3/A - 33100 Udine Tel. 0432/501473; cell. 349.59.63.565 E-mail: [email protected]

Pelo don romanCappellano Comunità Ucraina cattolica di Rito Bizantino Via Manzoni 26 - 33050 Cargnacco Cell. 329.87.93.908 E-mail: [email protected]

Fonte: Ufficio Diocesano “Migrantes”

Page 72: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

72

ALBANESEComunità albanese Luogo ceLebrazione: Udine, Chiesa di Gesù Buon Pastore, via R. Di Giusto, 74giorno e ora: una domenica al mese.

FRANCESEComunità ivorianaLuogo ceLebrazione: Udine, Chiesa di san Pio X, via Mistruzzi,1giorno e ora: ogni domenica e festivi, ore 15.00

INGLESEComunità ghaneseLuogo ceLebrazione: Udine, Chiesa di san Pio X, via Mistruzzi,1giorno e ora: ogni domenica e festivi, ore 15.00

Comunità nigerianaLuogo ceLebrazione: Udine, Chiesa di san Pio X, via Mistruzzi,1giorno e ora: ogni domenica e festivi, ore 13.30

Singoli e gruppi cattolici plurinazionali di lingua inglese

Luogo ceLebrazione: Udine, Cappella Istituto Missionari Saveriani, via Monte S. Michele, 70giorno e ora: ogni prima domenica del mese, ore 18,00

POLACCOComunità polaccaLuogo ceLebrazione: Udine, Chiesa di S. Bernardino da Siena, via Ellero, 1giorno e ora: ogni penultima domenica del mese, ore 16.00

Sante Messe nelle varie lingue in Udine

Page 73: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

73

PORTOGHESESingoli e gruppi cattolici plurinazionali di lingua portogheseLuogo ceLebrazione: Udine, Cappella Istituto Missionari Saveriani, via Monte S. Michele, 70giorno e ora: ogni seconda domenica del mese, ore 18.00

RUMENOComunità cattolica rumena di rito bizantinoLuogo ceLebrazione: Udine, Chiesa di S. Cristoforo, Piazza San Cristoforogiorno e ora: ogni domenica ore 10.00 e festività ore 19.00

SPAGNOLOSingoli e gruppi cattolici plurinazionali di lingua spagnolaLuogo ceLebrazione: Udine, Cappella Istituto Missionari Saveriani, via Monte S. Michele 70giorno e ora: ogni terza domenica del mese, ore 18.00

TAGALOGComunità filippinaLuogo ceLebrazione: Udine, Istituto“Suore della Provvidenza”, via Scrosoppi, 2giorno e ora: una volta al mese

UCRAINOComunità cattolica ucraina di rito bizantinoLuogo ceLebrazione: Udine, Chiesa di S. Pietro martiregiorno e ora: ogni sabato e domenica, ore 12.30; feriale, dal lunedì al venerdì, ore 14.30

Page 74: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

74

denominazione italiani stranieri totali % stran • S. Maria Annunziata nella Metrop. (Duomo) 1760 223 1983 11,25• Assunzione della B. Vergine Maria 2433 541 2974 18,19• B. Maria Vergine del Rosario (Laipacco) 2062 160 2222 7,20• B. Maria Vergine di Fatima 2633 255 2888 8,83• B. Vergine del Carmine 3446 1214 4660 26,05• B. Vergine delle Grazie 2773 382 3155 12,11• Cristo 2126 434 2560 16,95• Gesù Buon Pastore 3112 655 3767 17,39• S. Andrea Apostolo (Paderno) 5279 433 5712 7,58• S. Anna (Paparotti) 1287 326 1613 20,21• S. Antonio di Padova (Rizzi) 1883 102 1985 5,14• S. Cromazio (Villaggio del Sole) 2500 584 3084 18,94• S. Cuore di Gesù e S. Valentino 3312 608 3920 15,51• S. Domenico 3129 366 3495 10,47• S. Giacomo Apostolo (Beivars) 1403 76 1479 5,14• S. Giorgio Maggiore 2234 670 2904 23,07• S. Giovanni Battista (Godia) 1219 63 1282 4,91• S. Giovanni Bosco 2800 313 3113 10,05• S. Giuseppe Sposo della B.V. Maria 2218 395 2613 15,12• S. Gottardo Vescovo 3240 423 3663 11,55• S. Marco Evangelista 4997 1103 6100 18,08• S. Maria Vergine della Salute (Cormor) 693 67 760 8,82• S. Martino Vescovo (Cussignacco) 3527 513 4040 12,70• S. Nicolò Vescovo al Tempio Ossario 3822 589 4411 13,35• S. Osvaldo 2566 528 3094 17,07• S. Paolino d’Aquileia 2810 545 3355 16,24• S. Paolo Apostolo 2371 508 2879 17,65• S. Pio X 5187 1216 6403 18,99• S. Quirino Vescovo e Martire 2967 475 3442 13,80• S. Rocco 1821 344 2165 15,89• SS. Redentore 2960 305 3265 9,34• *Parrocchia non definita 97 11 108 10,19• *Passons 114 11 125 8,80• *Tavagnacco 295 14 309 4,53totali 85076 14452 99528 14,52

La denominazione Parrocchia non definita riguarda i residenti iscritti in anagrafe come “ senza fissa dimora”. La denominazione Passons riguarda i residenti nel comune di Udine afferenti la parrocchia di Passons confinante. La denominazione tavagnacco riguarda i residenti nel comune di Udine af-ferenti la parrocchia di Tavagnacco confinante.

statistiCa della PoPolaZione straniera a udine(Fonte: Comune di udine: anagrafe comunale al 31.12.2013)

Page 75: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

Indice

• Prefazione...........................................................................................................................................................................................................................................p. 3

• Scheda 1. Accoglienza ............................................................................................................................................................................................p. 5• Scheda 2. Ospitalità...............................................................................................................................................................................................p. 10• Scheda 3. Identità ......................................................................................................................................................................................................p. 17• Scheda 4. Dignità .........................................................................................................................................................................................................p. 22• Scheda 5. Integrazione ....................................................................................................................................................................................p. 28• Scheda 6. Apertura ..................................................................................................................................................................................................p. 34• Scheda 7. Rispetto dell'altro ..............................................................................................................................................................p. 42• Scheda 8. Cattolicità ............................................................................................................................................................................................p. 49• Scheda 9. Testimonianza ............................................................................................................................................................................p. 55• Scheda 10. Dialogo ....................................................................................................................................................................................................p. 62

• Sacerdoti referenti Comunità Cattoliche immigrate .............................................................................................................................................p. 70

• Sante Messe nella varie lingue in Udine .............................................................................................................p. 72

Page 76: Comunità Cristiane testimoni e aCCoglienti › udine › allegati › 45218 › libretto_accoglienza.pdf · i chiamo Shakir, ho 27 anni e vengo da una regione montuosa dell’Af

Finito di stampare nel mese di Giugno 2015

tiPograFia Moro anDrea S.r.L. Via torre Picotta, 42 33028 toLMezzo uD