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  • 7/24/2019 comunisti consiliaristi

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    Riduzione a cura del prof. Benito Marino

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    Gorter, Rhle, Pannekoek, Mattick:la rivoluzione bolscevica stata una rivoluzione borghese

    che ha imposto il capitalismo di stato

    Alcuni studiosi legati alpensiero di Marx ed Engels,secondo cui il socialismo avrebbepotuto realizzarsi solo nei paesiindustrializzati dell'Occidentequando fossero stati maturi itempi, l'esperienza leninistaappare una forzatura della storiache si sarebbe conclusa con uninevitabile fallimento.

    Di questo avviso sono stati iteorici del comunismo consiliare(una corrente politica maturatanel primo dopoguerra inGermania), i quali hannoaffermato che l'arretratezzaeconomica e il ruolo minoritariodella classe operaia, nei confrontidella stragrande maggioranzacontadina nella societ russa,pregiudicarono inevitabilmenteogni processo rivoluzionario.Pertanto la stessa rivoluzioned'ottobre stata da loroconsiderata proprio come unarivoluzione borghese, di cui si erafatto carico il Partito bolscevico,per modernizzare e per indu-strializzare il paese, finendo per

    imporre un capitalismo di statopi spietato di quello in atto inEuropa e negli Stati Uniti.

    Questi rappresentanti del co-munismo di sinistra (o comunistidei consigli o consiliaristi), puroperando separatamente tra lorosono pervenuti alle stesseconclusioni, esprimendo giudizimolto negativi sui risultati dellarivoluzione russa.

    i principali esponenti di questatendenza sono il tedesco OttoRhle, gli olandesi Herman

    Gorter e Anton Pannekoek e itedeschi Paul Mattick e KarlKorsch emigrati negli Usa ediventati in quel paese punto diriferimento per tutta l'opposizionemarxista americana.

    I loro scritti non hanno ancoraavuto una completa traduzione initaliano e, quantunque le loroposizioni siano ancora scarsa-

    mente prese in considerazionedalla storiografia ufficiale, costi-tuiscono un originale contributoalla comprensione degli av-venimenti russi.

    Per Gorter il vero duello tra ilcapitale e il lavoro si sarebbepotuto realizzare solo inOccidente, "i rapporti economiciin Russia non possono checondurre al fallimento i tentatividei compagni russi di saltare ilperiodo del capitalismo", scrivevasubito dopo la rivoluzione.

    Il carattere feudale dell'economiaagricola russa, l'assenza di unaindustria e di un commerciosviluppati avrebbero presto stroz-zato le aspirazioni comunistedegli operai, essendo questi ultimiun'infima minoranza (appena1,3% della popolazione russa) neiconfronti dell'80% delle grandimasse contadine.

    Per tali motivi furono inevitabilida una parte il fallimento/repres-sione del moto rivoluzionario diKronstadt, dall'altra l'introduzione

    in Russia dell'economia privata ecapitalistica attraverso la Nep. Larivoluzione russa pertanto si erarisolta in "una rivoluzione borghe-se compiuta da comunisti".Dir questo, sostiene Gorter, nonequivale per a condividere letesi dei menscevichi, dei socialistirivoluzionari e dei socialdemo-cratici tedeschi, secondo i quali irussi avrebbero dovuto "arre-starsi" alla rivoluzione borghesecon il rispetto delle formalitdemocratico-borghesi (parlamen-

    to, graduali riforme ecc.).Secondo lo storico, l'errore deibolscevichi era stato proprio alcontrario quello di aver datotroppo spazio ai contadini,arruolandoli nell'armata rossa,inserendoli nel nuovo statosovietico, concedendo loro leautonomie nazionali da semprerivendicate dai ceti rurali pi

    ricchi. E soprattutto era statocommesso l'errore, "che la storianon potr mai perdonare" diimporre attraverso la III Interna-zionale il modello di questapolitica di alleanza operai-contadini al resto del movimentocomunista mondiale.

    Borghesi e capitalistichefurono inoltre le misure eco-nomiche e politiche adottate daibolscevichi: la negazione dell'in-dipendenza e dell'autonomia delproletariato, la dittatura del par-tito, il dispotismo dei capi, la

    reintroduzione delle imposteindirette e della propriet privata,il ritorno sulla scena economica ditutto "quell'insieme di vampiri chevivono alle spalle dei proletariato"(possidenti, impiegati, negozianti,piccoli industriali).

    Come aveva gi asserito laLuxemburg, citata da Gorter aquesto proposito, il nuovogoverno era "dunque in fondo ungoverno di cricca, una dittaturacertamente, ma non una dittaturadel proletariato, bens la dittatura

    di un gruppo di uomini politici,una dittatura nel significatoborghese, perch una rivoluzionedi una minoranza contro lamaggioranza" sempre unarivoluzione borghese.

    " dunque fuori di dubbio chesotto la direzione dei bolscevichi -conclude Gorter - si creato inRussia un nuovo e potentenemico" del proletariato di tutto ilmondo, un nuovo stato capita-listico paragonabile solo agli StatiUniti.

    Anche secondo Otto Rhle inRussia era sorta "una caricaturapolitica ed economica delcomunismo, una foglia di fico,che nascondeva un comunismorozzo, sterile e insopportabile, euna rozza, sterile e insopportabileschiavit d stato".

    Quale la causa di tutto questo?

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    "l'iper-centralismo - rispondeRhle - infatti la rivoluzione non affare di partito. La massa non una truppa condannata a unadisciplina totale e passiva, ladittatura del proletariato non ildispotismo di una cricca di capi".

    Le stesse motivazioni ideologi-che spingono Anton Pannekoek(il teorico pi rappresentativo delconsiliarismo) ad affrontare il"problema russo".

    Se il processo rivoluzionario principalmente diretto contro lostato per la realizzazione delsistema consiliare, ci significal'abolizione di ogni potere el'affermazione di una societsenza classi. Invece il poterepolitico ipotizzato dai leninisti e

    condiviso da Trockij, poiconfermato da Stalin, lariproposizione del vecchio statocentralizzato.

    appunto quello che fudefinito dallo stesso Lenin "unostato borghese senza borghesia",dove, mantenendo esteriormentela forma sovietica, "/ sovietvennero di fatto svuotati del lorosignificato e inseriti nell'ambitodell'apparato governativo". Nonpoteva essere definito socialismoquesto tipo di organizzazioneeconomica "dal momento che imezzi di produzione restavanonelle mani dello stato, il qualecos diventava il solo grandeimprenditore".Come in Europa anche in Russiagli operai non erano padroni deimezzi di produzione, "ricevevanoun salario ed erano sfruttati dallostato, che era l'unico grandecapitalista".

    Per Pannekoek "il socialismodi partito una nuova teoria epratica di dominazione da parte diuna nuova classe burocratica"

    che, come i capitalisti, possiede imezzi di produzione. In Russiatale socialismo servito solo permettere al potere i dirigenti che laclasse operaia si era data nellasua speranza di liberazione,sottoponendosi "a una servitancora peggiore" di quellacapitalista.

    La posizione di Paul Matticknei confronti della rivoluzionebolscevica ancora pi radicaledegli altri esponenti del marxismoconsiliare, perch attribuisce albolscevismo la responsabilit diaver messo in crisi tutto il

    movimento operaio internazionalee di aver annullato ogni immedia-ta prospettiva rivoluzionaria.

    Per Mattick le "idee democra-tiche" di Lenin fin dagli anniprecedenti la rivoluzione e dopol'ottobre sono una "pura leg-genda". Il capitalismo di stato cherealizz Lenin, "senza stare aconfrontare il numero delle torturee degli assassini perpetrati daidue regimi", fu diverso da quellodi Stalin solo perch i poteridittatoriali di quest'ultimo erano

    diventati assai peggiori di quellidel suo predecessore."Il bolscevismo una dittatura,

    una dittatura nazionalista, ungoverno autoritario con unastruttura sociale capitalistica":esso si afferm con ladistribuzione del movimento deisoviet (strumentalizzato da Leninper imporre la dittatura del suopartito), che sarebbe stato l'unicoin grado di rimanere in contattocon le masse e di contribuire allarealizzazione del comunismo.

    Bibliografia:L'antistalinismo di sinistra e la natura sociale dell'Urss. a cura di B. Bongiovanni, Milano. Feltrinelli. 1975;P. Mattick, Ribelli e rinnegati, Torino, Musolini, 1976).