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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 1 REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA COMUNE DI SERDIANA-COMUNE DI DONORI Provincia di Cagliari S S I I N N T T E E S S I I N N O O N N T T E E C C N N I I C C A A AMPLIAMENTO DELL’ATTIVITA’ ESTRATTIVA IN LOCALITA’ IS FREULAS E VARIANTE IN CORSO DI COLTIVAZIONE VE.MA S.r.l. All.1

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REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA COMUNE DI SERDIANA-COMUNE DI DONORI

Provincia di Cagliari

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VE.MA S.r.l.

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1. PREMESSA

La presente relazione costituisce, insieme alle tavole allegate, LA SINTESI NON TECNICA

dello STUDIO D’IMPATTO AMBIENTALE degli interventi minerari di cava programmati dalla

Società VE.MA. s.r.l in Ampliamento del Comparto estrattivo già operativo nel territorio

posto al confine tra il Comune di Donori e di Serdiana.

La presente SINTESI riguarda la valutazione ambientale degli interventi produttivi proposti

al fine di comprendere se vi sia o meno il rispetto dell’ambiente.

Per tali ragioni si è svolto un lavoro di analisi del territorio e dell’ambiente comprendendo

sia l’areale di cava ATTIVO, sia le zone in ampliamento che quelle aree limitrofe in

adiacenza, dove è necessario l’abbassamento di alcuni versanti per uniformare la situazione

plano altimetrica alla nuova situazione a fine lavori.

L’obiettivo è quello di costruire un confronto fra i caratteri e le qualità del territorio,

includendo lo stato attuale dei luoghi e le sue potenzialità, rispetto alle ipotesi di

pianificazione previste dal Progetto di Ampliamento dell’area di cava.

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2 AREA DI STUDIO

L’area di studio è localizzata nel settore a Nord-Est del territorio comunale di SERDIANA

(CA), al confine col territorio comunale di DONORI e si colloca lungo un versante acclive

che si inerpica fino a lambire la strada comunale S’Isca a sud dell’area di cava già

autorizzata. Nelle vicinanze è localizzata la Discarica di rifiuti solidi urbani e non

dell’ECOSERDIANA.

Immagine da satellite “Landsat” del 1999 – L’area di studio (in giallo)

La suddetta area, geograficamente, ricade nel Foglio n° 548 alla sezione II denominata

“S.Nicolò Gerrei” della Carta Topografica d’Italia dell’I.G.M.I. alla scala 1:25.000 e

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parzialmente nel Foglio n°548 alla sezione III denominata “Donori”; è inoltre compresa nel

Foglio 548150 della Carta tecnica regionale in scala 1.10.000 “San Nicolò Gerrei”.

Le coordinate chilometriche di riferimento dell’area di studio, espresse in Gauss-Boaga,

sono rispettivamente:

Longitudine Est (X) : 1.515.100

Latitudine Nord (Y): 4.364.130

L’AREA DI PROGETTO è’ raggiungibile percorrendo la S.S.387 in direzione di Sant’Andrea

Frius e poco prima del bivio per Donori svoltando sulla destra ci si inoltra lungo una strada

in parte sterrata che conduce, appunto, al sito oggetto dall’attività estrattiva di CAVA.

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3 CARATTERI AMBIENTALI DEL TERRITORIO DELL’ AREA VASTA

L’area di studio si colloca in un contesto territoriale che mostra solo localmente lembi

dell’originario ambiente naturale in uno stato di buona conservazione, mentre per la gran

parte il settore è caratterizzato da una marcata trasformazione agricola e industriale.

Il paesaggio dunque appare piuttosto frammentato essendo riscontrabili, nell’aree

circostanti l’area di cava, compendi naturali, seminaturali e antropici. I compendi naturali

con diffusa copertura di macchia mediterranea sono localizzati soprattutto lungo i rilievi

collinari e montuosi ad est e nord-est dell’area d’intervento. Quelli seminaturali con segni

evidenti di riforestazione con eucalipti a sud sud-est dell’area estrattiva mentre altrove si

evidenziano soprattutto lungo superfici pianeggianti interventi di trasformazione agricola e

industriale.

I territori agricoli sono concentrate in buona misura nella parte nord-nord ovest dell’area

estrattiva, con prevalenza di coltivi arborei (ulivi, vigneti, agrumeti, mandorleti) e rari

seminativi; mentre nella parte ovest, nei pressi della s.s. 387, si è sviluppato un modesto

insediamento industriale con tipologie essenzialmente artigianali e commerciali. Ulteriore

elemento di discontinuità del paesaggio è fornito dall’impianto di smaltimento controllato

“Ecoserdiana”, posto a ridosso, a sud-est e sud- ovest, dell’area di studio.

Il comprensorio dunque è compreso in un’area pedemontana, morfologicamente racchiuso

da colline dai versanti moderatamente acclivi. A est sono presenti i più elevati rilievi del

Sarrabus – Gerrei, a ovest, invece ad ovest, l’area degrada verso il Campidano il cui ampio

fondovalle risulta interamente coltivato.

In quest’ultima zona sono presenti centri aziendali di servizio ai fondi agricoli; non si

segnalano, invece, agglomerati urbani all’interno dell’area vasta.

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4 COSA PREVEDE IL PROGETTO

GLI INTERVENTI PROPOSTI riguardano l’Ampliamento dell’attività estrattiva di cava già

operativa utilizzando un’ ulteriore area a destinazione d’uso industriale trasformabile per il

proseguo dell’attività in atto secondo criteri rispettosi del paesaggio e delle caratteristiche

ambientali dell’area circostante, mirando alla creazione di comparto confinato in modo

che la somma degli impatti sia minimizzata.

L’intervento progettuale finalizzato all’ampliamento dell’attività estrattiva di cava,

dunque, viene predisposto rispettando il quadro di riferimento del Piano Urbanistico del

comune di Donori e Serdiana e su questa base, sulla scorta delle verifiche delle aree

suscettibili o meno di trasformazione in base all’analisi degli elementi fisici del territorio e

ai vigenti elementi di tutela, sono state approntate le tavole relative all’intervento

progettuale.

Il PROGETTO DI COLTIVAZIONE proposto costituisce di fatto la documentazione tecnica

mineraria che si integra con i lavori di coltivazione della cava adiacente.

L’obiettivo che si vuole raggiungere è quello da un lato di estendere l’attività in modo

sostenibile e dall’altra di gestire ed integrare i cantieri di estrazione già attivi o in fase di

ultimazione, in modo da ottenere un coordinamento della coltivazione, che assume un

assetto complessivo razionale, tale da facilitane le operazioni di ripristino e recupero

dell’intera area destinata alla coltivazione.

Il carattere integrativo del presente progetto deriva dal fatto che l’attività estrattiva da

esplicarsi nei terreni oggetto di ampliamento impone un piano di coltivazione e di ripristino

ambientale del sito che si inserisca in modo unitario ed armonico con le attività di cava in

atto.

Allo stato attuale, come si desume dallo studio, il sito è caratterizzato da alti morfologici

separati da due avallamenti che fungono da compluvio, nei quali confluiscono le acque

meteoriche insistenti sull’area, che vanno a riunirsi nel settore ovest per poi defluire in

direzione sud-ovest verso le aree già interessate dalle attività estrattive in atto.

Inoltre l’intera area è ricoperta, ad eccezione del confine ovest, dove è stata realizzata

una fascia antincendio larga circa 15 m, da un eucalipteto.

Il confine ovest e quello a sud dell’area di ampliamento coincidono con i lotti di

coltivazione in atto appartenenti alla stessa ditta e si configurano morfologicamente come

una valletta con asse principale nord-est - sud ovest

Nell’area in questione si distinguono:

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1. un piazzale di servizio di circa mq 22.000 in cui sono ubicati gli uffici, l’officina

meccanica e l’impianto di frantumazione, selezione e lavaggio degli inerti e relativi

cumuli di stoccaggio;

2. un bacino della superficie di circa 9.500 mq di accumulo dove vengono convogliati i

fanghi derivanti dalla frantumazione, seguendo un percorso costituito da materiale di

varia pezzatura, il fango tende a depositarsi sul fondo, l’acqua pulita risale in

superficie e viene poi pompata ad un altro laghetto di sedimentazione e/o

decantazione della superficie di circa 5.000 mq suddiviso in due aree mediante un

muro di contenimento. Nell’altra parte del bacino è convogliata l’acqua pulita che

viene impiegata per il lavaggio dei materiali e riutilizzata nel ciclo di frantumazione.

L’obiettivo dunque del presente progetto è quello di recuperare l’attività di coltivazione

con la progettazione e la sistemazione dei fronti di scavo aperti e di estendere la

coltivazione già in atto nelle aree adiacenti, impostando un piano di coltivazione coerente.

In particolare si prevede un ampliamento della coltivazione sulla nuova area, profilando le

pendenze a Est secondo una morfologia sub pianeggiante, che si ricongiunge gradatamente

al profilo naturale delle zone circostanti, con l’obiettivo di ottimizzare la produzione

tenendo conto del risultato finale previsto.

La tecnica di coltivazione prevista è il metodo a splateamento orizzontale su più gradoni

suddividendo il giacimento in livelli orizzontali sovrapposti.

Tale metodo di coltivazione presenta il minor impatto sia paesaggistico che ambientale.

Si opererà in fase iniziale al tracciamento della viabilità dalla quota base alla quota

massima di cava prevista, alla realizzazione di una pista perimetrale che consentirà di

raggiungere i singoli livelli con apposite rampe e la realizzazione di un piazzale superiore;

la coltivazione invece avverrà con lo splateamento (ribasso) di questo piazzale a mezza

costa che varia con il tempo di forma e dimensione.

La movimentazione dell’abbattuto avverrà con mezzi meccanici;

I prodotti dell’attività estrattiva oggetto ampliamento avranno una destinazione d’uso

civile identica a quella già esistente finalizzata soprattutto alla produzione degli inerti

necessari alla produzione del calcestruzzo (“ Inerti per conglomerati”) e alla produzione di

inerti per i sottofondi stradali (“ materiali per rilevati e riempimenti”).

I lavori di ampliamento dell’attività estrattiva consentiranno da un lato il mantenimento

della occupazione all’interno del settore estrattivo e il mantenimento dell’indotto che ne

deriva nel territorio con ricadute economiche e sociali senz’altro significative. E’ evidente

che la società attraverso i lavori di ampliamento e di ripristino ambientale dello stato dei

luoghi sarà messa nelle condizioni di ricorrere altro personale oltre quello già presente.

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La SOCIETA’ VE.MA. S.r.l attualmente dispone di varie tipologie di mezzi e attrezzature

minerarie operanti nell’ambito delle attività estrattiva già di fatto autorizzata. Le stesse

verranno utilizzate per l’apertura del nuovo cantiere minerario connesso all’ampliamento.

L’impianto tecnologico garantirà la produzione di litoidi a diversa pezzatura in parte

utilizzati per la verticalizzazione del prodotto finalizzato soprattutto alla produzione del

calcestruzzo. In particolare le pezzatura prodotte con caratteristiche dimensionali riportate

nel riquadro sottostante hanno un impiego strettamente legato alla produzione del

calcestruzzo(Vedasi Progetto di Coltivazione Allegato).

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5 COME E’ ORGANIZZATO IL TERRITORIO?

In fase di redazione della Progetto si è effettuato un attento e dettagliato studio dell’area

considerata, sia dal punto di vista della morfologia che da quello dell’ambiente (con

riguardo ovviamente anche al contesto circostante), della vegetazione e delle

caratteristiche geolitologiche dei terreni.

Sono state individuate in tal modo delle scelte in base alle quali si ritiene di poter

conseguire i tre obiettivi prioritari che sono alla base degli intenti che hanno promosso la

redazione del Progetto, e cioè:

1. creare delle opportunità oggettivamente valide e realisticamente perseguibili per

incentivare iniziative concrete da parte non solo della proprietà, ma anche di altri

imprenditori, al fine di operare per la realizzazione di un comparto estrattivo unico

funzionale, produttivo e idoneo a elevare i livelli occupazionali

2. garantire una reale ed efficace tutela dell’ambiente e del paesaggio vincolando alla

conservazione integrale dei caratteri naturalistici le aree che verranno recuperate a

verde pubblico e privato.

I suddetti due obiettivi, ancorché in apparente antitesi tra loro, sono ragionevolmente

conciliati e armonicamente amalgamati dalle scelte progettuali, sulla scorta soprattutto

degli elementi progettuali dell’iniziativa mirata da un lato a garantire l’apertura dei

cantieri estrattivi e dall’altra di restituire alle comunità locali, una volta ripristinato lo

stato dei luoghi, una vasta area fruibile a diversi usi compatibilmente con le caratteristiche

ambientali dei luoghi .

5.1 . QUALI VINCOLI IN MATERIA DI TUTELA AMBIENTALE RICADONO NELL’AREA DI

STUDIO

5.1.1 LA CONVENZIONE INTERNAZIONALE DI RAMSAR SULLE ZONE UMIDE

L’area dell’intervento ed i territori prossimi non rientrano nella Convenzione di Ramsar o da essa tutelati.

5.1.2 LA DIRETTIVA COMUNITARIA UCCELLI

Le aree ZPS attualmente definite non interessano in alcun modo le aree studiate.

5.1.3 LA DIRETTIVA COMUNITARIA HABITAT

Nell’ambito del “Progetto Bioitaly” la Regione Sardegna ha proposto alcune aree che non

interessano l’area di progetto come “Sito di Interesse Comunitario”.

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5.2 QUADRO LEGISLATIVO NAZIONALE IN MATERIA DI TUTELA AMBIENTALE 5.2.1 LEGGE QUADRO SULLE AREE PROTETTE (L. n° 394 /91)

Nel settore di Studio non sono presenti aree interessate dalle tutele disposte dalla

L.n°394/91.

5.2.2 VINCOLI IDROGEOLOGICI (L. n° 3267/23)

L’area interessata dall’attività di cava già autorizzata e l’area in Ampliamento dalle

trasformazioni non ricade nei settori vincolati ai termini della Legge n°3267/23 e

conseguentemente all’art. 142, lett. g del Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici (D. Lgs.

n°42/04 ex L. n°490/99).

5.2.3 ACQUE PUBBLICHE E PERTINENZE IDRAULICHE

L’area estrattiva di cava non interferisce con tali pertinenze idrauliche.

5.2.4 TUTELA DEI CORPI IDRICI D. Lgs. 152/99

Il territorio in oggetto di attività di cava non è interessato dalle tutele definite dall’Art. 18

sulle aree sensibili in quanto non corrispondente a nessuna delle categorie elencate.

Articolo 25 - (Risparmio idrico)

Omissis…

Articolo 5 della legge 5 gennaio 1994, n. 36 dopo il comma 1"

Il comune di Serdiana e di Donori non dispongono attualmente di una rete di alimentazione

idrica duale.

Articolo 41 - (Tutela delle aree di pertinenza dei corpi idrici)

L’intervento proposto non interferisce sulle aree di pertinenza dei corpi idrici di cui all’at.

41 sopraccitato.

5.2.5 SERVITU’ DI USO CIVICO

Le aree interessate dal Piano Attuativo non sono gravate da Uso Civico.

5.2.6 CODICE DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI D.Lgs. n°42 DEL 22/01/2004 (EX T.

U. IN MATERIA DI BENI CULTURALI L. n° 490/99)

5.2.6.1 FASCIA COSTIERA (art. n°142 lett. a)

omissis......

L’area è esterna alla fascia costiera dei 300 m.

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5.2.6.2 FASCIA DI PERTINENZA FLUVIALE (art. n°142 lett. c)

omissis......

L’area progettuale non è soggetta al vincolo della fascia di pertinenza Fluviale

5.2.6.3 AREE BOSCATE O INCENDIATE (art. n°142 lett. g)

Il settore oggetto d’intervento non è soggetta dal vincolo succitato.

5.2.6.4 AREE UNIVERSITA’ AGRARIE ED USI CIVICI (art. n°142 lett. h)

omissis....

L’area progettuale non sono è gravata da un Uso Civico e dall’Assegnazione alle Università

Agrarie.

5.2.6.5 BENI ARCHEOLOGICI (art. n°142 lett. m)

omissis....

non sono presenti beni d’interesse archeologico nell’ambito dell’area di progetto

5.2.6.6 AREE SOTTOPOSTE A VINCOLO PAESAGGISTICO (ex 1497/49)

L’area di cava già operante e l’area in Ampliamento non è compresa nel vincolo emesso.

5.3 QUADRO LEGISLATIVO REGIONALE IN MATERIA DI TUTELA AMBIENTALE

5.3.1 PIANO STRALCIO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO

I territori comunali di Donori e di Serdiana ricadono nel sub-bacino regionale n° 7 “

Flumendosa-Campidano-Cixerri. Entrambi territori non sono interessati da zone a

pericolosità idraulica mappate dal P.A.I.

Pertanto nell’ambito dell’area d’indagine il rischio idraulico e idrogeologico è stato

ritenuto nullo.

5.3.2 LEGGE PARCHI REGIONALI - L.R. n° 31 del 1989

I territori comunali di Donori e Serdiana non comprendono aree definite dalla Legge

Regionale n° 31/89.

5.3.3 I PIANI TERRITORIALI PAESISTICI

Il territorio del comune di Donori e di Serdiana non ricadono all’interno della pianificazione

paesistica (PTP). Si rammenta ad ogni modo che gli stessi Piani siano stati abrogati

eccezion fatta del P.T.P n° 7 del Sinis.

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5.3.4 IL PIANO D’AMBITO

In entrambi le situazioni, attuale e futura non ci sono interferenze tra il Piano d’Ambito ed

il progetto proposto compresa l’attività estrattiva già operativa nel comperato minerario di

stretta pertinenza della VE.MA. S.r.l.

6. QUALI SONO I CARATTERI AMBIENTALI DELL’AREA DI STUDIO E DELL’INTORNO?

6.1 IL CLIMA

L’area vasta incentrata sulla l’area oggetto d’intervento è ubicata nel settore sud orientale

del campidano a ridosso dei rilievi montuosi del Gerrei.

Le informazioni climatologiche e geografiche disponibili consentono una adeguata

definizione dell’ambiente climatico e fitogeografico.

L’area interessata dall’indagine è inserita nella zona climatica mediterranea.

Area Progettuale

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A causa della posizione dell’isola (al centro del Mediterraneo occidentale) e dei fattori

geografici - ambientali, la Sardegna è interessata da depressioni e saccature bariche

scorrenti da Ovest ad Est, raramente in senso inverso.

Durante il periodo freddo dell’anno, sull’Isola convergono masse d’aria di diversa origine,

mentre nel periodo caldo prevale una divergenza della massa d’aria locale, accompagnata

da scarsissima nuvolosità e piovosità.

Nell’ambito territoriale in cui si colloca l’area progettuale il regime pluviometrico è

mediamente compreso fra i 500 e i 700 mm annui di pioggia, con un massimo nel trimestre

a cavallo tra autunno e inverno. In estate si riscontra generalmente un periodo arido

variabile da area a area che può durare anche molti mesi.

Dai dati raccolti a partire del 1922 dal Genio Civile della Regione Sardegna, emerge che si

registrano mediamente 543 mm annui di pioggia, con valori minimi sotto i 200 mm e

massimi di 850 mm. I giorni piovosi sono mediamente 60 all’anno, con un massimo di 9

giorni a dicembre ed un minimo di 0,5 a luglio.

L’intensità oraria delle precipitazioni raggiunge anche in questo comprensorio valori

elevatissimi determinato rischi di erosione del suolo, soprattutto alla fine dell’estate inizio

autunno quando il terreno, inaridito dall’estate, non è in grado di trattenere quasi per

nulla l’acqua meteorica degli acquazzoni.

La temperatura caratterizza l’area con inverni mediamente freddi, con medie del mese più

freddo prossime ai 5 C° e con diverse discese del termometro sotto lo zero. In estate i

valori termometrici medi sono sostanzialmente elevati; in luglio e agosto la temperatura

diurna dell’aria supera facilmente i 30 °C con una media in luglio di circa 24 C°. Come

conseguenza dell’andamento termometrico, ma anche dell’attività delle piante, i valori

dell’evapotraspirazione sono caratterizzati da bassi valori invernali che aumentano nel

periodo estivo, in netta controtendenza con l’andamento delle precipitazioni. Questo

comporta un forte deficit nel bilancio idrico, con un surplus di acqua nel periodo di

maggiore piovosità e una carenza accentuata nel periodo caldo.

Ulteriori fattori climatici importanti sono legati: alla radiazione solare, nettamente

superiore nelle aree mediterranee rispetto all’Europa centrale; all’eliofania, con il cielo

specialmente durante la stagione estiva rimane spesso limpido e privo di nuvole; al vento,

che soprattutto nelle aree insulari come la Sardegna e in particolare in aree come quella di

Donori e Serdiana , condiziona in modo significativo il clima.

In relazione a quanto detto il settore in oggetto, in generale, ha un clima tipicamente

mediterraneo, temperato-umido durante l’inverno e caldo-arido durante l’estate, che

ovviamente risulta il fattore di maggiore importanza per la distribuzione delle disponibilità

idriche. A questo sistema va aggiunta l’analisi delle precipitazioni che risultano abbastanza

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limitate se non per casi eccezionali. Ogni anno vengono mediamente registrate circa 600

mm di pioggia ma queste risultano concentrate quasi esclusivamente nei mesi di dicembre

e gennaio con un regime di tipo Inverno Autunno Primavera Estate (IAPE), regime

abbastanza comune in Sardegna.

L’analisi statistica delle precipitazioni brevi ed intense e di quelle su uno o più giorni

riscontra la presenza di precipitazioni eccezionali che hanno causato più volte eventi

alluvionali di entità notevole. Il massimo è rappresentato dai 297 mm di pioggia caduti

nell’occasione del 1971 quando i pluviometri delle stazioni dell’area registrarono massimi

dell’ordine di alcune centinaia di mm/gg. Il massimo venne raggiunto dalla stazione di

Monte Acuto con 450 mm, seguito dai 420 di Burcei e dai 397 di Muravera. La stazione di

Campu Omu registrò solamente 297 mm sulle 24 h.

Riassumendo possiamo identificare un clima bi stagionale con una stagione calda ed arida

alternata ad una piovosa.

In figura è riportato il diagramma climatico di Walter e Lieth, che consente di confrontare

andamenti pluviometrici ed evapotraspirazione effettiva, evidenziando il marcato deficit

idrico estivo e la durata del periodo arido.

In ascissa sono riportati i mesi dell’anno; in ordinata le curve di confronto fra precipitazioni

ed evapotraspirazione. In rigato sono evidenziati i periodi di accumulo dell’acqua, in

puntinato il periodo di deficit idrico.

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6.1.1 IL VENTO

Le informazioni raccolte sono costituite dai dati provenienti dalle stazioni anemometriche

dell’aeronautica e da alcuni dati provenienti da lavori e pubblicazioni. Le stazioni

considerate sono quelle di Elmas e di Monte Serpeddì, in quanto le più vicine e quelle

maggiormente simili come caratteristiche anemometriche per il settore orientale della rosa

dei venti.

I dati anemometrici mostrano un prevalere dei venti provenienti da OVEST da NORD-OVEST

con frequenza pari al 38%. Significativi sono i venti che spirano da SUD-OVEST con

frequenza pari al 11% anche se non mancano i venti che spirano da EST con frequenza del

12% e i venti provenienti da NORD-OVEST con frequenza pari al 9%.

Il poligono del vento al suolo della Stazione di Elmas segnala venti del IV quadrante con

un’intensità media di 5-9 m/s (ponente, maestrale, tramontata) in particolare i venti da

Ovest-Nord Ovest che da soli rappresentano il 42% delle osservazioni (cfr Arrigoni,

fitoclimatologica della Sardegna, Firenze 1968). Le calme di vento (velocità < 2 m/s) sono

di sole 16 su 100 osservazioni.

La nebbia è un fenomeno raro nell’area indagata, presente solo nel semestre freddo e con

durata limitata alle prime ore del mattino.

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6.1.2 INQUADRAMENTO FITOCLIMATICO

Le informazioni climatiche sono utili per comprendere le opportunità di adattamento

ambientale della vegetazione.

Sulla base dei dati riportati, secondo la classificazione fitoclimatica dell’Arrigoni, il

territorio ricade parte l’orizzonte delle foreste miste sempreverdi termo xerofile parte

entro l’orizzonte mesofilo della foresta di leccio. Alle quote più alte si riscontrano le

aree descritte nel’orizzonte mesofilo della foresta di Quercus ilex, in cui prevalgono

normalmente formazioni chiuse di Quercus ilex (con penetrazione di formazioni semiaperte

di Quercus pubescens), oppure boschi di Quercus suber e tipi di degradazione caratteristici

delle foreste del cingolo a Quercus ilex, con macchie e pascoli terofitici.

Carta fitoclimatica della Sardegna Meridionale (da Arrigoni) In nero è riportato il climax

degli arbusti montani prostrati e delle steppe montane mediterranee; in quadrettato

l’orizzonte freddo umido della foresta montana del climax del leccio; in rigato trasversale

l’orizzonte mesofilo della foresta di leccio; in punteggiato l’orizzonte delle foreste miste

sempreverdi termo xerofile; in bianco l’orizzonte delle boscaglie e delle macchie

litoranee.

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 17

L’orizzonte delle foreste miste sempreverdi termo xerofile, che interessa invece il

settore montano dell’area indagata è caratterizzato da vegetazione sclerofillica, con

elementi termofili e notevolmente xerofili che danno luogo a formazioni miste, per

l’incapacità del leccio, in ambiente caldo-arido, a formare soprassuoli arborei

monospecifici.

Il clima dell’orizzonte è semiarido, con scarso surplus idrico invernale ed elevato deficit

idrico durante l’estate;

Nelle aree pianeggianti fluviali si ritrova invece l’orizzonte delle boscaglie. Vi si

trovavano originariamente boscaglie o macchie primarie (non cedue), con forme di

degradazione attuali rappresentate da macchie degradate e garighe.

Il clima dell’orizzonte è semiarido, con estate calda e forte deficit idrico estivo e surplus

idrico assai modesto, talvolta inesistente.

Date le caratteristiche dei suoli e l’andamento delle piogge, si sottolinea in particolare una

sensibilità del territorio a possibili situazioni di vulnerabilità idrogeologica e di

vulnerabilità all’erosione dei suoli. Le forti intensità pluviometriche, che si verificano

soprattutto in autunno, possono cogliere le aree più esposte, come i suoli nudi o i pascoli,

nella fase in cui si ha il minore effetto di protezione del terreno da parte della

vegetazione, costituita prevalentemente da specie terofite a riposo estivo. Ciò

particolarmente dove la pendenza dei terreni è accentuata, e dove il terreno, derivante da

substrati metamorfici, è poco strutturato o sciolto.

Si impone pertanto una particolare attenzione alle problematiche dell’erosione, che

possono creare danni sensibili e degradare aree altrimenti utilizzabili proficuamente per

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 18

una gestione agraria e naturalistico - forestale orientate ai concetti della sostenibilità e

dell’uso nella tutela.

Vanno in particolare messe in atto tutte le procedure che possono consentire di ridurre o di

contenere gli effetti erosivi del terreno: grande attenzione alle problematiche della

regimazione dei corsi d’acqua, sistemazioni idraulico agrarie e drenaggi in aree acclivi e su

suoli poco permeabili, lavorazioni meccaniche da non effettuare su terreni con pendenze

elevate, copertura vegetale del suolo con specie protettive dal punto di vista dell’erosione

soprattutto nelle aree più sensibili.

6.2 LA GEOLOGIA

L'area interessata dalla proposta progettuale comprende in modo diretto un tratto interno

del settore sud-orientale del Campidano Meridionale.

La regione oggetto di studio è localizzata al bordo sud orientale dell’antica fossa tettonica

Oligo-Miocenica (rift sardo) prospiciente l’estesa Piana del Campidano la cui morfologia dei

rilievi è data da numerosi eventi geodinamici di dislocazione del basamento Paleozoico

che hanno interessato l’intera isola durante l’era Cenozoica dal Terziario fino al

Quaternario dunque a partire da 65 milioni di anni fà.

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 19

La geologia dell’area vasta Carmignani et alii..)

1 (celeste): Alluvioni recenti (Quaternario)

2 (arancio): Depositi detritici sabbiosi-conglomeratici transizionali del Miocene inferiore (Arenarie di Gesturi)

3 (verde): Basamento Paleozoico (metaarenarie, metascisti della Formazione di S.Vito)

4 (rosa): Basamento Paleozoico del complesso magmatico ercinico (intrusioni granitiche leucogranitiche)

4

3 2

1

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 20

Originariamente questa ampia e profonda depressione, estesa per circa 200 km dal golfo

dell’Asinara fino al Golfo di Cagliari, delimitata ai bordi da alti morfologici disposti a

gradinata verso la fossa e ricoperti nel settore meridionale dell’isola dai depositi

prevalentemente continentali della Formazione del Cixerri, è stata colmata durante tutta

l’era Cenozoica, (dal Terziario fino al Quaternario recente), nei blocchi più ribassati, da

sedimenti dapprima continentali successivamente da sedimenti marini connessi

all’ingressione del mare miocenico e da prodotti vulcanici.

Ai bordi di questa estesa fossa si configura così un paesaggio caratterizzato dalla presenza

di rilievi stretti e allungati generalmente da NE a SO costituiti da depositi detritici di età

prevalentemente Oligocenica e Miocenica (57 a 5, 4 M.a), sormontati da lembi di alluvioni

antiche, poggianti direttamente sui rilievi emergenti del “Basamento Paleozoico”

variamente dislocato costituito prevalentemente da rocce metascistose, metaarenacee

ascrivibili alla “Formazione di S.Vito” del Cambro- Ordoviciano (525 e 438 M.a) e da rocce

granitiche del complesso magmatico ercinico del Carbonifero ( 300 M.a).

E’ importante, vista la complessità e l’eterogeneità dei sedimenti rilevabili entro la fossa

e in particolar modo alle sue immediate estremità orientali, ripercorrere la storia geologica

dei luoghi ancor prima dell’apertura della stessa successivamente sommersa dall’acque del

mare.

Durante l’Eocene (56,5 e 35,4 M.a), infatti, nel settore meridionale della fossa

preesisteva un antico bacino di sedimentazione che si estendeva presumibilmente all’epoca

dall’Iglesiente fino al Salto di Quirra passando per l’attuale valle del Cixerri. In tale

contesto, si accumularono ingenti quantità di sedimenti sterili (continentali)

prevalentemente arenacei e conglomeratici. Le testimonianze più significative sono

rappresentate dagli accumuli detritici continentali della Formazione del Cixerri visibili

lungo l’omonima valle e lungo i bordi orientali della fossa Oligo-Miocenica sopra le porzioni

del Basamento Paleozoico roccioso tiltati (emersi) dai movimenti disgiuntivi responsabili

dell’apertura dell’antica fossa.

A partire dall’Oligocene superiore (35,4 e 23,3 M.a) a seguito dei primi segnali di apertura

della estesa fossa l’intero assetto strutturale della valle del Cixerri subì profonde

dislocazioni. Dapprima si verificò un importante attività vulcanica con l’emissione di lave

prevalentemente andesitiche e successivamente nella parte attualmente occupata dalla

Piana del Campidano sprofondò su di essa facendo a sua volta sollevare per blocchi disposti

a gradinata verso le estremità della fossa, l’antico Basamento compresi i detriti del

complesso sedimentario della Formazione del Cixerri.

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 21

Questi depositi, dunque, nei settori maggiormente sollevati dalla tettonica plicativa lungo

i suoi bordi, tra l’altro preservati dall’ingressione marina, affiorano sopra i blocchi tiltati.

Essi si rilevano, cosi come ampiamente documentato aldilà dell’alto morfologico della

Soglia di Siliqua entro l’antica e residuale valle del Cixerri e, cosi come riportato in

letteratura, nei terreni posti immediatamente ai bordi orientali dell’antica fossa tra

l’abitato di Sardara e Monastir.

Altrove questi depositi, man mano che ci sposta verso il centro della fossa tettonica si

rilevano in profondità, ricoperti dai depositi sedimentari tipici della serie miocenica da

quelli continentali della Formazione di Ussana e ai sovrastanti depositi tipicamente marini.

Infatti col susseguirsi dei movimenti plicativi dell’orogenesi Alpina mentre la fossa andava

via via sempre più sprofondandosi il mare penetrò al suo interno fino a lambire la base dei

blocchi tiltati rappresentavi dell’antica linea costa compreso l’alto morfologico ad est

dell’area di cava e quello dell’attuale valle del Cixerri non affatto interessate dalla

presenza delle acque del mare.

La trasgressione marina iniziò nell’Oligocene sup. e terminò poco prima del Pliocene. Così

da allora iniziò a depositarsi una successione di terreni la cui età è compresa tra

l’Aquitaniano ed il Tortoniano (Miocene inferiore-medio-sup), raggiungendo uno spessore

totale di circa 800-900 fino. Dapprima si depositarono i sedimenti continentali (Formazione

di Samassi-Oligocene sup.- Aquitaniano inf.), quelli tipicamente transizionali e marini

rappresentati dal più antico al più recente dalle Arenarie di Gesturi (Miocene inf.

Aquitaniano inf.- Burdigaliano), dalle Marne di Gesturi (Miocene medio-Burdigaliano sup.-

Langhiano medio), dalle Argille di Fangario (Miocene medio sup.-Langhiano medio-

Serravalliano inf.), dalle Arenarie di Pirri (Serravalliano) e dai Calcari di Cagliari ( Miocene

sup.-Tortoniano-Messiniano- “ Pietra Forte” e “Tramezzario”). Nell’AREA DI PROGETTO i depositi detritici che saranno oggetto di coltivazione mineraria,

compreso il giacimento attualmente sfruttato, sono ascrivibili alla Formazione delle

Arenarie di Gesturi tipici degli ambienti transizionali e costituiscono geneticamente dei

lembi residuali di un’antica barra litoranea di spiaggia prossima all’antica e frastagliata

linea di costa del mare miocenico.

Alla fine della fase di riempimento sedimentario miocenico entro la fossa, col proseguo dei

fenomeni tettonici, si instaurarono entro la stessa importanti fenomeni vulcanici con

l’emissione e il consolidarsi delle prime colate basaltiche. Durante il Pliocene-Pleistocene,

contestualmente alla risalita delle prime lave basaltiche, si apri la fossa del Campidano

accompagnato dal nuovo sollevamento dei blocchi paleozoici immediatamente attigui

oramai ricoperti dai sedimenti miocenici. Si instaurò cosi sui due lati del nuovo

sprofondamento un intensa attività di demolizione dei rilievi tanto da determinare nel

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 22

tempo il colmamento della stessa con potenti accumuli detritici marnosi-arenacei-

conglomeratici (Formazione di Samassi)di ambiente fluvio-deltizio.

6.2.1 LA GEOLOGIA DELL’AREA DI PROGETTO

Il territorio circostante e comprendente l’AREA DI PROGETTO rappresenta, cosi come

ampiamente descritto, una porzione di aree prossime alla costa del mare miocenico il cui

assetto geologico strutturale è data dalla tipica disposizione geometrica a gradinata del

Basamento Paleozoico (graniti, metaarenarie e metascisti) verso il centro dell’antica fossa

tettonica del Campidano lungo delle linee tettoniche di direzione NO-SE.

I lavori del RILEVAMENTO GEOLOGICO eseguito in scala 1:10.000, esteso su una superficie

ben più ampia rispetto l'area di progetto, ha permesso di individuare nel dettaglio una

successione litostratigrafia rappresentata rispettivamente da Rocce del Basamento

Paleozoico metascistoso e metaarenaceo ascrivibile alla Formazione di S.Vito (Cambriano-

Ordoviciano inf.) e granitico (Complesso magmatico ercinico del Carbonifero); dalla

copertura detritica sedimentaria arenacea, conglomeratica ascrivibile alla Formazione

delle Arenarie di Gesturi (Miocene inferiore) e dei depositi detritici quaternari antichi

recenti rilevabili al di sopra del giacimento e lungo le strette incisioni vallive.

Nel dettaglio l’assetto geologico dei luoghi, dai terreni più antichi a quelli più recenti, è

cosi rappresentato:

Paleozoico

“Formazione di S.Vito” - (Cambriano-Ordoviciano inf. 590-478 M.a)

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 23

Si rileva attorno all’area di cava ed e’ caratterizzata da ripetute alternanze di

metarenarie, di strati siltosi-argillosi e localmente da potenti banchi di quarziti e

metaconglomerati.

Figura 1 I rilievi granitici prospicienti l’area di cava.

Gli affioramenti in superficie sono localizzati a sud est dell’area di cava nei rilievi

emergenti come Sa Rocca Manna (q.319) e Br.cu Zilimbrigu (q.336) e a nord della stessa

tra i depositi detritici Quaternari e l’emergenza granitica affiorante.

”Complesso Magmatico Ercinico” - (Carbonifero- 360-286 M.a)

Le rocce granitiche affiorano all’esterno dell’area di cava e costituiscono la propaggine

meridionale del piccolo batolite emergente tra Barrali e S.Andrea Frius.

Si denota una struttura composita tipo leucogranitico a cui si associano sistemi filoniani ed

ammassi di porfidi e di quarzo, impostati secondo delle direttrici preferenziali NNW-SSE.

Frequenti, ma di minore spessore, risultano anche i filoni basici di tipo lamprofirico; assai

più rari invece appaiono quelli aplitici e pegmatitici.

Cenozoico

Terziario (Miocene inf. Aquitaniano inf.- Burdigaliano) È’ rappresentato nell’ambito del territorio indagato da una successione di accumuli di

materiale detritico ascrivibile alla Formazione delle Arenarie di Gesturi. Si tratta di

consistenti accumuli di materiale sedimentario sterile affiorante nell’area di cava e nel suo

intorno poggiante presumibilmente direttamente sul Basamento Paleozoico sopra il

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 24

complesso scistoso e arenaceo della Formazione di S.Vito o sulle rocce leucogranitiche del

piccolo batolite affiorante a nord dell’area di cava.

Nel complesso si rileva un alternanza detritica con livelli conglomeratici a matrice

arenacea siltosa e arenarie grossolane compatte quarzose feldspatiche e raramente siltose

a grana fine.

Figura 2 Complesso Arenaeeo quarzoso della Formazione delle Arenarie di Gesturi. In primo piano sulla destra le tracce della paleosuperficie di erosione.

In corrispondenza dell’area di cava, lungo i fronti di coltivazione dal basso verso l’alto si

rileva con continuità un livello di arenaria quarzosa potente circa 20 metri con livelli

microconglomeratici a matrice quarzosa-siltosa sormontata alla sommità da livelli

conglomeratici di rocce paleozoiche e sabbiosi-arenacei.

Quaternario (Olocene)

E’ rappresentato da depositi prevalentemente conglomeratici poggianti in netta

discordanza sul giacimento minerario e da depositi recenti dei corsi d’acqua attuali del rio

Siccesu, del rio Su Suergiu, del riu Spaneddu e del riu Bardellas.

Per i primi si tratta per lo più di depositi ciottolosi poco addensati, spessi al massimo

qualche metro alternati a livelli sabbiosi arenacei di spessore limitato. Mentre lungo i corsi

d’acqua attuali i depositi detritici hanno un carattere prevalentemente sabbioso-ghiaioso

con clasti litologici tipici del Basamento Paleozoico da centimetriche a decimetriche.

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 25

Figura 3 Particolare livello sabbioso arenaceo sormontato da un livello di conglomerato affiorante lungo la strada comunale S’Isca a sud dell’area di cava

6.2.2 LA TETTONICA

L’area PROGETTUALE, come detto in precedenza, è localizzata nel contesto geologico

strutturale del Campidano meridionale la cui morfologia dei luoghi è data da numerosi

eventi geodinamici che hanno interessato l’isola durante l’Era Cenozoica.

In particolare si colloca nella parte più meridionale del Graben della Sardegna, l’antica

fossa tettonica che si estendeva dal Golfo di Oristano al Golfo di Cagliari con andamento

NW-SE, tra le colline mioceniche, che sbloccate tettonicamente a gradinata si appoggiano

ai rilievi paleozoici affioranti ad est e la coltre prevalentemente alluvionale della parte

centrale della pianura.

L’evoluzione tettonica subita sino al Pliocene e Pleistocene inferiore ha agito su questa

strutturazione di base evidenziando una serie di pilastri tettonici a loro volta suddivisi in

blocchi secondari, ed una serie di aree depresse. Queste ultime hanno rappresentato delle

vie preferenziali per l’ingressione del mare miocenico e conseguentemente il loro

colmamento.

Nel settore dell’area di studio, lungo il bordo orientale dell’antica fossa, il sollevamento

differenziale per blocchi del basamento Paleozoico non ha consentito in corrispondenza del

dell’area di cava l’ingressione delle acque profonde del mare miocenico e dunque il

deposito dei sedimenti marnosi e argillosi affioranti invece man mano che ci sposta verso la

piana del Campidano.

In tale contesto strutturale i lineamenti strutturali riscontrati hanno direzione prevalente

NW-SE connessi sia con l’apertura della grande fossa tettonica sarda e sia con gli ulteriori

sollevamenti differenziali del Basamento Paleozoico durante l’apertura dell’attuale piana

del Campidano.

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 26

Nell’ambito dell’area di cava i riflessi di questi fenomeni di dislocazione tettonica hanno

sbloccato il giacimento disponendolo a più gradoni con rigetti di alcuni metri. Procedendo

da est verso ovest lungo l’attuale area estrattiva si osserva un sostanziale abbassamento

del giacimento produttivo limitando di fatto l’attuale attività estrattiva.

Ad ogni modo nell’ AREA DI PROGETTO non si osservano strutture tettoniche che

possano in qualche maniera influenzare le opere in progetto e tenuto conto delle

evidenze geologiche nelle aree circostanti e quelle note per la Sardegna si può

escludere la presenza di qualsiasi struttura tettonica attiva.

6.2.3 L’ASSETTO GEOMORFOLOGICO

La geomorfologia dei luoghi, come detto in precedenza, è segnata dai processi recenti

strutturali di dislocazione delle rocce del Basamento Paleozoico che sprofondando le une

sulle altre ne hanno condizionato notevolmente l’attuale assetto dei luoghi.

Questa principale strutturazione tettonica è legata principalmente ai movimenti plicativi e

disgiuntivi di età Oligo-Miocenica connessi con l’apertura dell’antica Fossa Sarda e di età

Pliocenica concomitante con l’apertura della fossa del Campidano.

Si configura un paesaggio morfologico ringiovanito costituito da alti morfologici e da

piccole pianure entrambe strutturate con superfici basculate verso nord.

La morfologia dell’area di indagine è quella tipica dei paesaggi collinari ai bordi orientali

della piana del Campidano meridionale con quote variabili tra 310 e 210 metri su il livello

del mare. Ergono attorno all’area estrattiva nel paesaggio i rilievi aspri del basamento

paleozoico testimoni dell’ antica e frastagliata costa rocciosa del mare miocenico.

In tale ambiente si sono instaurati e si instaurano ancor oggi processi di dissesto lungo i

versanti e sia lungo la piane ulteriormente agevolati dal notevole dislivello esistente tra gli

alti morfologici e le aree di pianura.

Così i depositi detritici sovrastanti l’imbasamento Paleozoico e i rilievi rocciosi limitrofi,

sono stati via via demoliti nel Quaternario durante diversi episodi erosivi dando luogo a una

sorta di glacis degradante dall’area di cava verso nord ovest presumibilmente al centro di

una piccola baia posta a sud di S. Andrea Frius, a sua volta inciso da numerose anche se

deboli vallecole orientate verso ovest.

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 27

In un periodo di grandi precipitazioni, probabilmente contemporanee ad una fase di

glaciazione, i fiumi, evidentemente caratterizzati da larghi alvei e notevoli portate,

trasportarono il materiale eroso dalle montagne e dalle colline Paleozoiche ricoperte dalle

coperture detritiche mioceniche, depositandolo a valle nei dirupi e nelle piane fino a

rimodellare l’assetto morfometrico dei luoghi fino ad allora particolarmente aspro.

Si trattava di fenomeni fluviali a regime torrentizio o quasi e in seguito a questi fenomeni

si misero in posto quei terreni denominati “Alluvioni terrazzate” o “Depositi alluvionali

antichi”.

Attualmente i corsi d’acqua che drenano l’area di studio sono principalmente il riu Siccesu

e il riu Su Suergiu entrambi intercettati a sud-ovest dell’area di cava dai lavori minerari.

All’esterno dell’area di cava scorrono nel periodo delle piogge lungo delle strette vallecole

le acque del riu Spaneddu e del riu Bardellas.

L’azione morfogenetica attualmente osservabile è il ruscellamento diffuso e concentrato

che interessa i terreni dell’area di indagine.

Soltanto nei versanti più acclivi dell’area di cava, nelle forme di derivazione mineraria

(fronti di coltivazione e accumuli detritici), possono verificarsi limitati casi di scivolamento

superficiale in conseguenza di eventi pluviometrici eccezionali o a causa della forte

pendenza dei fronti di coltivazione che potrebbero instaurare condizioni di rischio

In conclusione si può affermare che l’area attorno all’area di cava dal punto di vista

geomorfologico si presenta stabile con limitati fenomeni di dissesto nei territori a valle con

particolare riferimento ai terreni ad Est dell’area industriale di Donori.

All’interno dell’area di cava, invece, a seguito della decennale attività mineraria i

fenomeni di dissesto sono maggiormente accentuati anche se la tecnica estrattiva consente

di procedere nel rispetto delle interferenza con l’assetto geomorfologico dei luoghi.

Gli interventi progettuali proposti per l’ampliamento della attività di cava avranno

l’obiettivo da una parte di procedere all’estrazione dei materiali produttivi e dall’altra di

ripristinare l’assetto idrogeologico dei luoghi con particolare riferimento all’aste

torrentizie del Rio Siccesu e del rio Su Suergiu attualmente intercettate, all’interno

dell’area di cava, dai lavori minerari.

Inoltre la proposta progettuale di creare nella fase del ripristino ambientale un laghetto

collinare all’interno del comparto estrattivo consentirà di contenere le piene delle acque

di scorrimento superficiale evitando, nei territori immediatamente a valle della cava,

danni all’area agricola e all’area industriale di Donori.

ASSETTO IDROGEOLOGICO

Le Acque Superficiali

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Nell’ambito territoriale di studio le acque superficiali si scaricano alimentando a valle il

riu Flumineddu e il riu Mannu entrambi affluenti in destra del Flumini Mannu.

Le acque provengono dai rilievi granitici e scistosi emergenti attorno all’area di cava e

scorrono all’interno di strette incisioni vallive.

Nelle situazioni meteorologiche più estreme, si hanno scorrimenti superficiali diffusi o

concentrati sia sulle superfici dei versanti e sia lungo le superfici piane.

L’area di studio costituisce un piccolo bacino idrografico segnato dal riu Siccesu e dal riu Su

Suergiu le cui acque attualmente intercettate dai lavori minerari, alimentano assieme al

bacino del riu Spaneddu le acque del Rio Cannas di S.Andrea Frius.

Il bacino idrografico è racchiuso dallo spartiacque passante nel settore a sud per le colline

tondeggianti allungate lungo strada comunale S’Icca Manna, nel settore a nord passante

per le creste del rilievo scistoso prossimo alla strada Xidillis de Anadi, nel settore ad est

passante per il passo lungo la sella Is Freulas; mentre ad ovest passante per il rilievo che

attualmente divide l’area di progetto con l’area della discarica della società EcoSerdiana

Le Acque Sotterranee

La circolazione idrica sotterranea è regolata principalmente dal forte potere assorbente

della coltre detritica superficiale affiorante nell’area progettuale il cui spessore può

raggiungere alcune decine di metri. La falda freatica non si rileva sul fondo degli scavi

minerari.

Mentre lungo rilievi rocciosi circostanti l’Area di Progetto si rileva una circolazione idrica

sotterranea regolata dalla linee di frattura degli ammassi talora emergente, dalla coltre

detritica sovrastante, con portata limitata.

Le Unità Idrogeologiche

Sulla base dei litotipi e dell’assetto geo-strutturale dell’area in oggetto e di considerazioni

concernenti i meccanismi idraulici ed i parametri petrofisici caratteristici, sono state

identificate n°3 Unità Idrogeologiche.

Il tipo di permeabilità (porosità, fessurazione), attribuito alle Unità Idrogeologiche dipende

dalla natura dei litotipi che la costituiscono.

La permeabilità per porosità è tipica di rocce clastiche (siano esse sciolte, semicoerenti o

coerenti) caratterizzate da meccanismi di circolazione negli interstizi intercomunicanti

(porosità primaria o secondaria).

La permeabilità per fessurazione è tipica invece di rocce sedimentarie, carbonatiche,

magmatiche (siano esse vulcaniche o intrusive) e metamorfiche. In esse i meccanismi di

circolazione sono impostati lungo fratture primarie (fratture di ritenzione termica,

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 29

clivaggio etc.) o secondarie (fratture tettoniche, fratturazione da pressione di fluidi

epitermali circolanti).

Nell’ambito dell’Area di Progetto le unità idrogeologiche rappresentate sono

rispettivamente:

Unità n°1 Complesso metascistoso, metareanaceo della Formazione di S.Vito e del

Complesso magmatico intrusivo dei graniti

(Permeabilità bassa per fessurazione e medio-bassa in presenza di una intensa

fratturazione)

Unità n°2 Complesso detritico transizionale dell’Arenarie di Gesturi e complesso

detritico continentale delle alluvioni antiche e recenti

(permeabilità media–alta per porosità)

Unità n°3 Complesso detritico continentale delle alluvioni antiche e recenti

(permeabilità alta per porosità)

6.2.5 LITOSTRATIGRAFIA DELL’AREA PROGETTUALE

Nel settore strettamente pertinente l’area di cava compreso l’area in ampliamento, si

rileva, a seguito delle indagini geologiche di superficie, dal più recente al più antico, il

seguente assetto litostratigrafico:

0-0,3 m mediamente Suolo di copertura (QUATERNARIO RECENTE)

0,3-2 m (mediamente)

Depositi prevalentemente conglomeratici a matrice sabbiosa-siltosa (QUATERNARIO ANTICO) e depositi sciolti degli alvei attuali. (QUATERNARIO RECENTE)

0,2-20 m (mediamente)

Alla base alternanza di livelli arenacei e microconglomeratici quarzosi-feldspatici; alla sommità conglomerati e intercalazioni di sabbie cementate quarzose. (MIOCENE INFERIORE)

oltre 20m (mediamente)

Basamento Paleozoico (metaarenaceo e metascistoso)

Suolo di copertura (Terreno vegetale)

Rappresenta il primo strato visibile nell’area di progetto. Il suolo evidenzia vari stadi

evolutivi la cui tipologia è riferibile all’alterazione pedogenetica della coltre detritica

sottostante. Si tratta di un suolo, generalmente di tendente al marrone in profondità,

sabbioso-limoso con ciottoli poco elaborati. Lo spessore del suolo non supera i 50 cm.

Depositi detritici conglomeratici del Quaternario

Nel complesso si rileva un alternanza detritica prevalentemente conglomeratica a matrice

sabbiosa-argillosa con l’intercalazione di livelli sabbiosi arenacei. Tale complesso affiora

diffusamente nell’area progettuale in netta discordanza lungo una paleo superficie di

erosione visibile nei fronti di coltivazione alla sommità del giacimento arenaceo produttivo

della Formazione delle Arenarie di Gesturi. Lo spessore medio è di circa 2 metri.

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 30

Depositi detritici transizionale del Miocene inferiore

Costituiscono il giacimento principale dell’area di cava. Affiorano diffusamente all’interno

dei cantieri minerari sormontati dalle coperture detritiche alluvionali del quaternario

antico e recente. In corrispondenza dell’area di cava, lungo i fronti di coltivazione, dal

basso verso l’alto, si rileva con continuità un livello arenaceo-sabbioso compatto potente

circa 20 metri prevalentemente quarzoso-feldasptico con l’intercalazione di limitati livelli

microconglomeratici a matrice sabbiosa-siltosa e conglomerati quarzosi fortemente induriti

(sabbia ghiacciata dei minatori) per l’attraversamento di fluidi idrotermali messi in

circolazione dall’attività vulcanica post-Eocenica. Al di sopra alternanza di livelli

conglomeratici a matrice sabbiosa-siltosa e livelli sabbiosi grossolani prevalentemente

quarzosi. Tale complesso è ascrivibile alla Formazione delle Arenarie di Gesturi e poggia

presumibilmente direttamente sul Basamento Paleozoico sopra il complesso scistoso e

arenaceo della Formazione di S.Vito a seguito di una possibile situazione di continentalità

che si è avuta a partire da Burdigaliano (Miocene inf).

La giacitura è sub orizzontale leggermente immergente verso N e NW con inclinazione

inferiore ai 20°. Inoltre, come detto nei capitoli precedenti, il giacimento è variamente

dislocato a gradoni discendenti verso Ovest Su Ovest con rigetti di alcuni metri.

Basamento Paleozoico

All’interno dell’area di progetto si rileva in profondità costituendo, di fatto, il letto del

giacimento oggetto di coltivazione mineraria.

E’ rappresentato da una fitta alternanza di metarenarie, di strati siltosi-argillosi e

localmente da potenti banchi di quarziti e metaconglomerati.

6.2.6 CARATTERI GEOTECNICI DEI TERRENI

Nell’ambito dell’area di progetto l’analisi delle condizioni geologiche e geotecniche dei

terreni è stata fatta sulla base delle osservazioni dirette di superficie, dei dati ricavati

dalle stratigrafie delle indagini geognostiche effettuate nell’area di studio.

L’area interessata dal progetto è costituita esclusivamente da terre escavabili con mezzi

meccanici tramite pala e nelle parti più consistenti del giacimento tramite martellone.

Sostanzialmente si può affermare che i terreni in oggetto possiedono discrete

caratteristiche di portanza.

Descrizione litologica ° W% c

(Kg/cmq)

y

g/cSabbione Arenaceo microconlomeratico a matrice siltosa. 29° 16,5 0,2 1,8

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 31

Sono terreni costituiti prevalentemente da materiale arenaceo, sabbioso ben addensato,

conglomeratico in matrice sabbiosa siltosa. I clasti, appartenenti a litologie

prevalentemente paleozoiche, sono a arrotondati di dimensioni variabili da pochi

centimetri ad alcuni decimetri. Sono quindi dei materiali poco compressibili, dotati di

elevato angolo d’attrito e di buon peso di volume che consente di raggiungere discreti

carichi ammissibili.

Questi terreni hanno ad ogni modo una composizione eterogenea per l’intercalazione di

livelli di spessore variabile prima arenacei, microconglomeratici e conglomeratici a matrice

sabbiosa-siltosa.

Per poter fare delle valutazioni quantitative sulle caratteristiche geotecniche di queste

terre si prendono in considerazione i depositi sabbiosi arenacei a struttura talvolta

microconglomeratica con matrice sabbiosa-siltosa.

Dai dati acquisiti relativi a terreni con caratteristiche geolitologiche simili in aree limitrofe

a quella di indagine i parametri geotecnici delle terre da tenersi in considerazione per la

progettazione dei lavori di coltivazione mineraria con particolare riferimento alla stabilità

dei versanti, alle piste minerarie ai lavori di risanamento ambientale dei luoghi vengono

riportati nella tabella precedente.

6.2.7 LA VULNERABILITÀ IDROGEOLOGICA

Da quanto fin qui esposto si può in generale dire che l’assetto geologico delle aree

interessate dalla progettazione e più estesamente di quelle circostanti, è caratterizzato

da:

variazioni litogiche non particolarmente frequenti, con caratteristiche giaciturali

variabili in conseguenza delle varie deformazioni tettoniche che hanno coinvolto l’area;

morfologia varia da pianeggiante a collinare

suoli generalmente poco profondi, con elevata pietrosità, generalmente ad alto rischio

di erodibilità;

diminuzione costante della copertura vegetale naturale, sia a causa degli incendi estivi

sia per decespugliamento per la realizzazione di pascoli, nonché per il persistere di un

eccessivo carico pascolivo;

ricorso alla lavorazione dei suoli ed alla conseguente messa a coltura anche di aree

caratterizzate da suoli con una bassa suscettività e capacità d'uso.

scarsa cura dei corsi d’acqua e delle loro ripe con possibili rischi di esondazione nelle

aree pianeggianti adiacenti i corsi d'acqua.

Da questa sintesi emerge quindi che le problematiche di carattere geologico si possono

tutte quante inquadrare sotto la voce rischio e vulnerabilità idrogeologica.

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 32

I dissesti idrogeologici sono solitamente determinati da cause naturali, anche se la

trascuratezza e gli interventi errati dell’uomo sul territorio possono fungere da fattori

innescanti e/o acceleranti di tali processi.

Pertanto, cosi come previsto dal progetto, una adeguata opera di regolamentazione

degli interventi antropici ed un adeguato sistema di regimazione delle acque possono

appropriatamente contribuire alla stabilità del territorio.

6.3 IL SUOLO AGRARIO

La conoscenza delle caratteristiche geopedologiche di un ambiente è necessaria per

determinare le suscettività all’uso delle diverse aree del territorio in esame. E’ stato

pertanto effettuato uno studio dei suoli nel territorio, tradotto nell’individuazione delle

unità paesaggistico-ambientali presenti nell’area.

La carta dei suoli e delle unità paesaggistico-ambientali in scala :10.000 mostra la

distribuzione areale delle varie tipologie podologiche studiate e classificate secondo i

sistemi riconosciuti a livello internazionale.

I suoli risultano fondamentali per le seguenti funzioni:

assumono un ruolo di grande rilievo nell'accrescimento delle piante e nell'ampliamento

hanno una funzione importantissima nella regimazione delle acque superficiali e

nell'impinguimento delle falde sotterranee.

Questo significa che, se in un bacino si favorisce la realizzazione di un equilibrio

ecologico tra suolo, vegetazione e clima, allora qualsiasi evento meteorico, anche di

notevole entità, non solo non sarà in grado di apportare danni all'interno del bacino ed

alle aree ad esso limitrofe, ma il bacino stesso sarà in grado di accumulare in falda una

maggiore quantità di risorse idriche, avendo il suolo una maggior capacità di

infiltrazione.

L'ambiente geopedologico del territorio deve essere visto in relazione soprattutto alle

formazioni geolitologiche presenti, ai loro diversi aspetti morfologici, vegetazionali.

Pertanto i suoli, nell'ambito del territorio indagato sono stati suddivisi in funzione della

roccia madre dalla quale derivano e della relativa morfologia.

Per ciascun tipo di suolo sono state esaminate le caratteristiche più importanti per quanto

attiene la sua genesi e la sua utilizzazione.

Le tipologie rilevate ricadono negli ordini degli Alfisuoli, Entisuoli e degli Inceptisuoli.

6.3.1 UNITÀ’ DI PAESAGGIO E SUOLI

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 33

Le unità di paesaggio descrivono porzioni di territorio ad ugual comportamento per tipo ed

intensità di processo morfogenetico, entro le quali è possibile inserire un'associazione (o

catena) di suoli differenti, accomunati da parametri fisici omogenei, quali substrato

litologico, copertura vegetale, uso del suolo, quota, pendenza, tipo ed intensità di

erosione.

I suoli vengono quindi riuniti in superfici sufficientemente omogenee sia per attitudini

naturali sia nelle risposte agli usi cui queste aree sono sottoposte in rapporto al tipo, o ai

tipi, di suolo in esse presenti.

Il substrato geopedologico è stato il primo elemento su cui ci si è basati per la definizione

delle unità di paesaggio.

6.3.2 I SUOLI SULLE ROCCE INTRUSIVE E SULLE ROCCE METAMORFICHE

Paesaggi su rocce granitiche e su metamorfici

Malgrado le loro differenti caratteristiche fisico-chimiche (granulometria, saturazione in

basi, ammontare e distribuzione del materiale organico) i suoli che si rinvengono sia sulle

rocce granitiche che sulle metamorficti mostrano uno schema evolutivo abbastanza simile.

Perciò si troveranno Lithic Xerorthents sui versanti più ripidi con vegetazione sparsa,

Dystric e Typic Xerorthents e Lithic Xerochrepts in quelle aree con morfologia più regolare

e medie pendenze, in presenza di macchia e lecceta.

Typic Xerochrepts e Dystric Xerochrepts sono presenti nella fascia di detriti esistente sui

substrati meno accidentati e dove è presente la macchia alta sviluppata. Dove le pendenze

si addolciscono si hanno suoli più evoluti, di maggiore spessore, anche se caratterizzati

anch’essi da limiti evidenti. La vegetazione, naturale o di origine antropica, è più

sviluppata e diffusa.

6.3.2.1 I SUOLI SULLE ARENARIE MIOCENICHE, SUI DEPOSITI COLLUVIALI E SULLE

ALLUVIONI DEL QUATERNARIO

Paesaggi su arenarie e su depositi detritici recenti

I suoli che ricoprono questi substrati si trovano nelle aree pianeggianti e collinari, sono solo

debolmente sviluppati (Typic, Mollic, Aquic e Vertic Xerofluvents e Typic Fluvaquents),

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 34

poco profondi da franco–sabbiosi a franco argillosi. Sono suoli con caratteristiche generali

che si prestano bene alla coltivazione di coltivi arborei, soprattutto oliveti.

Sono soggetti ad una certa pietrosità, perché costituite da accumuli con granulometrie

miste, con orizzonti per lo più incoerenti o poco cementati, a matrice grigiobruna, e con

ciottoli di dimensioni variabili. Con il variare delle granulometrie può variare anche la

potenza degli strati, nonché il comportamento idrologico dei profili. I suoli a tessitura più

fine sono naturalmente quelli più fertili, perché ricevono le frazioni più fini provenienti dai

terreni più a monte.

Paesaggi su aree con forme di derivazione antropica

Nelle aree estrattive localizzate nel territorio compresa l’area oggetto del presente studio

e nelle aree interessate dall’attività di smaltimento dei rifiuti da parte della società

Ecoserdiana la copertura suolo è rinvenibile solo all’esterno degli stessi cantieri di lavoro.

Tali suoli hanno le stesse caratteristiche pedologiche sopradescritte e vengono

opportunamente recuperati per le successive operazioni di recupero ambientale.

6.3.3 USO SOSTENIBILE DEI SUOLI

La pianificazione del territorio in un ottica di tutela ambientale diventa uno degli

strumenti più importanti di una politica di sviluppo sostenibile, intesa come l’insieme delle

condizioni tecnologiche, politiche e culturali finalizzate ad una integrazione tra le

caratteristiche socio-economiche e quelle ambientali, attraverso:

mantenimento e miglioramento del rapporto produzione/servizi (produttività)

ricezione del grado di rischio di produzione (sicurezza)

protezione del potenziale delle risorse naturali e prevenzione della degradazione dei

suoli e della qualità delle acque (protezione)

costruzione di una viabilità economicamente valida (viabilità)

accettabilità sociale degli interventi sul territorio (accettabilità)

La politica di sviluppo sostenibile di un’area si concreta di fatto nella possibilità di creare e

mantenere una situazione di equilibrio economico, ambientale e sociale tale da permettere

l’uso del territorio per un periodo indefinito di tempo. Vengono conseguentemente definiti

non adatti tutti quegli usi antropici, industriali, agricoli, forestali, che provocherebbero un

deterioramento severo e/o permanente della qualità del territorio. E’ infatti necessario

mantenere il più possibile intatto il livello qualitativo e quantitativo delle risorse naturali,

al fine di preservarle per le generazioni future [Cremaschi e Rodolfi, 1991].

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 35

Risulta in tal senso determinante poter cogliere l’insieme delle funzioni svolte dal

territorio, e non solo quella insediativa o produttiva, pur importanti, per permettere uno

sviluppo armonico, non disgiungibile dalla tutela delle aree rurali e ambientali. In tale

contesto la salvaguardia delle attività agricole, e forestali costituiscono presupposti

irrinunciabili della tutela del territorio in quanto, attraverso la gestione antropica del

suolo, è possibile preservare sia gli aspetti organizzativi che le risorse naturali ed

ambientali in essa presenti. Non si deve dimenticare, infatti, che la stabilità ambientale di

tante aree dipende in larga misura dall’equilibrio ecologico rurale, e ciò particolarmente in

ambienti come quelli del Parteolla caratterizzati da un assetto agro-forestale prevalente.

In tal senso il progetto che si propone coglie integralmente tutti questi aspetti al fine

preservare l’ambiente e i connotati di un territorio a vocazione agricola in tutte le fasi

operative dell’attività estrattiva posta in essere e nei nuovi cantieri minerari.

7. LE COMPONENTI NATURALI

7.1.1 GLI HABITAT RISCONTRATI NELL’AREA CIRCOSTANTE LA CAVA

Per habitat si intende una superficie territoriale in cui le condizioni ambientali sono ideali

per la sopravvivenza di determinate specie.

Nelle aree circostanti l’area estrattiva compresa l’area oggetto di Ampliamento possiamo

distinguere delle sottozone ognuna delle quali con caratteristiche differenti.

7.1.1.1 HABITAT A MACCHIA

Si colloca solo sui versanti più acclivi e solatii, con la tipica formazione della macchia

mediterranea, nei rilievi prossimi all’area di cava da quelli granitici a nord e da quelli

metamorfici a sud Est e a Est. E’ caratterizzato da una vegetazione naturale di tipo

prevalentemente arbustiva e parzialmente arborea. Qui la vegetazione un tempo

probabilmente era del tipo descritto nel paragrafo riguardante la fitoclimatologia, ma il

taglio eccessivo, il pascolamento e gli incendi ne hanno notevolmente diminuito la

potenzialità vegetativa. Attualmente sono colonizzate da una vegetazione a macchia.

Si tratta della vegetazione seminaturale più caratteristica e diffusa nelle regioni de

mediterraneo. Non sono una comunità climax, ma, come detto precedentemente, il

risultato della pressione antropica e devono considerarsi, nel loro complesso un subclimax.

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I boschi climax di querce sono ormai relegati nelle zone più interne a est dell’area di

progetto più inaccessibili all’uomo e riparate dagli incendi, mentre prevalgono gli arbusti e

le comunità a cespugli. Tale condizione è da considerarsi solo in fase evolutiva. Se l’azione

distruttrice dell’uomo persiste, i cespugli diventeranno via via sempre più radi, lasciando il

suolo nudo e più suscettibile ai fattori di erosione, innescando i processi di

desertificazione. Mentre se la vegetazione verrà tutelata, gli arbusti si trasformeranno

lentamente in alberi, la competizione per la luce e per il nutrimento determineranno una

selezione che prediligerà le specie delle successioni tipiche elencate nel paragrafo

precedente.

Attualmente la vegetazione è da considerarsi come Macchia della fascia delle querce

sempreverdi (Guida alla vegetazioni d’Europa, O.Poulin- M.Walters, 1992) ed è composta

da un assortimento di specie simili a quelle dei boschi climax. Questa è costituita da rare

essenze arboree, rappresentate oleastri, corbezzoli, euforbie, mentre dominanti appaiono

gli arbusti, quali rosmarino, mirto, lentisco e cisto (quest’ultimi sempre più dominanti a

causa dell’azione ripetuta degli incendi. Al di sopra di questi arbusti raramente si trovano

alberi di leccio, Quercus ilex, molto distanziati e la cui altezza raramente supera i 2 metri.

Una forte antropizzazione del patrimonio vegetale ed ambientale in genere ed una scarsa

attenzione prestata alla sua conservazione, si è ripercossa negativamente sul popolamento

faunistico.

In questo tipo di habitat, ad ogni modo trovano rifugio diverse specie animali, soprattutto

specie capaci di sopportare le lunghissime estati siccitose.

La morfologia dei rilievi granitici e metamorfici consente ai rapaci di utilizzare i rilievi

granitici come base per le incursioni o per la sorveglianza dell’area.

Tra i rettili ricordiamo la tartaruga comune e la testuggine greca, più rara, nonché

numerose lucertole (la lucertola tirrenica, la lucertola campestre del Cetti ). Nella classe

degli uccelli moltissime sono le presenze in Sardegna, soprattutto perché essa si colloca al

centro Mediterraneo occidentale, lungo le linee di migrazione di molti uccelli che

provengono dal continente europeo e della Siberia, dove si riproducono, mentre svernano

in diverse regioni africane.

Non è facile dire con sicurezza quante specie si riproducono, sostano o svernano in

Sardegna. Tra le 129 specie sicuramente nidificanti circa il 65% sono stanziali mentre le

altre compiono migrazioni post-riproduttive in Africa (ad es. rondini, gruccioni, upupe,

tortore, ecc.). Nell’area considerata sono presenti poiane e gheppi, abbastanza diffusi in

tutta la Sardegna, la pernice sarda e la quaglia, che sono stanziali ma in diminuzione a

causa forse della pressione venatoria.

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 37

Abbastanza comune il cuculo di Sardegna e la civetta di Sardegna. Molto comune il

Barbagianni di Sardegna.

Dell’ordine dei Passeriformi, numericamente il più rappresentato, numerose sono le

allodole (migratrici).

La classe dei Mammiferi, rappresentata da un numero limitato di specie per via

dell’isolamento della Sardegna, è in costante diminuzione a causa della pressione

venatoria. Circa la metà della fauna appartiene all’ordine dei Chirotteri che sono stati

poco studiati e che raggruppa molte specie protette.

Nell’area considerata è numeroso il coniglio selvatico.

7.1.1.2 HABITAT DEL COLTIVO

A nord-ovest e ad ovest dell’area di cava in direzione della strada 387 , in corrispondenza

della variazione di pendenza su area pianeggiante, possiamo notare un paesaggio agricolo

dove la vegetazione arbustiva diventa più rara. La messa a coltura di questo terreno

comporta la formazione di una cotica erbosa, che durante la stagione estiva viene

completamente essiccata lasciando il terreno nudo e suscettibile ai fenomeni erosivi.

L’abbandono di alcuni appezzamenti di terreno ha comportato negli ultimi tempi un

parziale recupero da parte delle specie pioniere come il cisto, ma l’eccessiva aridità del

suolo e il costipamento dello stesso non permette la formazione di una vegetazione

rigogliosa. Si sviluppa una di vegetazione più o meno aperta, formata da arbusti la cui

altezza massima non supera il metro.

Questo tipo di habitat da rifugio esclusivamente a piccoli e piccolissimi animali,

indubbiamente l’entomofauna è dominante rispetto agli altri tipi di animali, anche se, la

inesistenza di barriere e separazioni nette con la macchia attigua permette il passaggio da

parte di animali che si spostano da un lato all’altro del territorio. Questa condizione si

verifica esclusivamente nei periodi di minore pressione antropica.

Le aree rimanenti sono caratterizzate da coltivi prevalentemente arborei. Tra questi

diffusi risultano gli oliveti, i vigneti e limitati frutteti. Le colture erbacee sono invece

piuttosto rare sul territorio allo stesso modo delle colture orticole.

8 LE COMPONENTI ANTROPICHE

8.1 USO DEL SUOLO E DELLA COPERTURA VEGETALE

Lo studio dell’uso del suolo è finalizzato a “fotografare” e riprodurre, nei limiti consentiti

dagli strumenti a disposizione, la distribuzione areale delle colture e degli usi e della

vegetazione naturale nel territorio in esame; aspetti intimamente connessi alle

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 38

caratteristiche dei suoli e del clima e comunque forieri di preziose indicazioni per la

definizione delle unità di paesaggio nella carta pedologica, nonché per la individuazione

della reale suscettività ai diversi usi possibili.

Il lavoro è stato impostato sulla base cartografica della C.T.R. 1:10.000, sulla quale è stato

possibile individuare il perimetro del territorio, l’ubicazione degli ambienti tipici del

contesto.

L’uso del suolo dell’area di progetto è costituito da un utilizzo prettamente industriale per

l’estrazione dei materiali di cava a destinazione d’uso civile. L’uso del suolo invece

dell’area vasta è vario e può essere distinto in categorie d'uso raggruppate nel modo

seguente:

Territori modellati artificialmente

Comprendono le aree attualmente interessate da strutture con edifici collegati sia

all’attività agricola e sia all’attività industriale-commerciale.

Si segnalano l’area industriale di Donori e i piccoli agglomerati rurali localizzati

prevalentemente nella piana agricola ad ovest dell’area progettuale. Tra i territori

modellati artificialmente si segnalano, inoltre, le aree estrattive di cava localizzate nel

territorio, l’area della miniera di S’ortu becciu prospiciente l’area di progetto nel settore a

Nord, le fasce frangifuoco per tutelare i territori rimboschiti ad ovest dell’area di studio e

la vasta superficie territoriale occupata dalla discarica di rifiuti autorizzata della società

“Ecoserdiana”.

Territori agricoli

Comprendono le aree destinate a coltivi prevalentemente arborei. Tra questi diffusi

risultano gli oliveti, i vigneti e limitati frutteti. Le colture erbacee sono invece piuttosto

rare sul territorio allo steso modo delle colture orticole. I terreni agricoli incolti sono

limitati a piccoli appezzamenti.

Territori boscati e ambienti seminaturali

Le superfici boscate sono caratterizzate prevalentemente da una copertura vegetale a

macchia bassa e degradata. Solo nelle aree interne, più impervie, a est dell’area di cava è

possibile riscontrare un copertura vegetale più evoluta e più protetta. E’ evidente che nel

tempo tagli indiscriminati e soprattutto ripetuti incendi, hanno portato la vegetazione

originaria alle attuali formazioni secondarie a macchia.

In queste aree la macchia occupa una parte preponderante del territorio; trattasi di

formazioni, di altezza generalmente non superiore a 1,5 metri che rappresentano tipici

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 39

stadi dinamici di degradazione della vegetazione originaria. Fortemente caratterizzate da

una predominanza di cistus ssp. questa formazione colonizza zone aride, anche su suoli di

debole spessore, in cui, a causa dei ripetuti incendi, entrano facilmente in competizione

sia con le specie erbacee pabulari sia con le altre specie arbustive. Sono incluse anche le

aree ricoperte da erica, ginestra, lentisco, mirto, fillirea.

Sono da segnalare le aree ripopolate con alberi di eucaliptus il cui sviluppo si estende ad

sud-est e a nord-est dell’area di cava comprendendo l’area oggetto di richiesta di

Ampliamento dell’attività estrattiva. Si tratta di una copertura arborea rada.

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9 ANALISI DEGLI IMPATTI E DELLE MODIFICAZIONI AMBIENTALI

L’area oggetto di indagine ambientale include, inserendoli parzialmente nel contesto

circostante, la globalità dei siti estrattivi esistenti in località “Sa Suergia”. Essa è

delimitata a nord dai coltivi a monte della strada a mezza costa servente la cava, a est

dalla strada vicinale Sa Fogaia, a sud dal confine con il Comune di Serdiana. (coincidente

con la pista taglia fuoco) e a ovest con la strada vicinale S’Vitturu Suergiu.

In linea con le analisi condotte sull’area vasta, l’area estrattiva si caratterizzata con

aspetti morfometrici e paesaggistici-ambientali da due differenti tipologie di elementi. Nei

versanti dei rilievi e delle scarpate (dove non già scavati) prevale la macchia mediterranea,

con significativa prevalenza di specie erbacee ed arbustive e solo pochi esemplari arborei,

concentrati soprattutto nel compluvio naturale a valle della strada comunale. Nella parte

nord dell’area, invece, a monte della strada di accesso alla cava, l’uso del suolo dominante

è agricolo, con presenza di numerosi uliveti e agrumeti.

Per quanto riguarda la fauna, non sono state notate specie diverse da quelle tipiche

dell’area vasta. Nella zona non si segnala un reticolo idrografico ben delineato (evidenti, di

conseguenza, appaiono i segni di erosione superficiale prodotta dalle acque meteoriche

non regimate).

Prima di procedere alla valutazione delle conseguenze che l’attività estrattiva e quelle

connesse provocano sull’ambiente, si sono individuate, e si riportano qui di seguito,

desunte dalle precedenti analisi ambientale, le componenti ambientali che potenzialmente

sono interessate dalle azioni esercitate nell’ambito della coltivazione.

L’analisi è stata fatta utilizzando il metodo della check-list “BATTELLE” .

Questo metodo fa riferimento a quattro categorie ambientali (ecologia, fattori chimico-

fisici, fattori estetici, fattori umani e sociali) articolate in 17 componenti e 78 fattori (o

parametri) chimico-fisici e indici di varia natura per poter esprimere delle valutazioni e dei

confronti quantitativi.

I singoli 78 parametri sono stati pesati con un grado di importanza tra loro, equivalente a

un punteggio valutato di volta in volta in relazione allo specifico problema da indagare,

tale per cui la somma totale è pari a 1000.

Per ogni fattore viene inoltre costruita una relazione funzionale che esprime il valore

della qualità ambientale in funzione dei valori assunti da uno specifico indicatore.

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Dette azioni sono state distinte tra quelle che si manifestano durante l’esercizio della

coltivazione, quelle che potranno manifestarsi dopo la cessazione dell’attività in assenza di

interventi di mitigazione e quelle che potranno risultare a coltivazione terminata con

l’adozione di un’opportuna azione di recupero ambientale.

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9.1 CHECKLIST

Nell’ambito delle attività di analisi sono state evidenziate le seguenti componenti che

potenzialmente potrebbero subire delle interferenze legate all’attività estrattiva.

COMPONENTI AMBIETALI

A. SUOLO 1. stabilità 2. morfologia del sito 3. capacità d’uso

B. ACQUE 1. acque sotterranee 2. sorgenti 3. pozzi 4. acque superficiali 5. sistema irriguo

C. ATMOSFERA 9. qualità dell’aria 10. rumorosità 11. microclima

D. FLORA E FAUNA 12. vegetazione spontanea 13. fauna selvatica 14. ecosistemi e biotopi particolari

E. USI ANTROPICI DEL SUOLO 15. usi agricoli intensivi del suolo 16. allevamento ed attività pastorali 17. usi forestali estensivi del suolo 18. altri usi produttivi 19. usi residenziali attuali

F. FATTORI SOCIO-ECONOMICI 20. salute 21. occupazione 22. traffico 23. dotazione di infrastrutture 24. potenzialità di sviluppo agricolo 25. potenzialità di sviluppo industriale 26. potenzialità di sviluppo residenziale 27. potenzialità di sviluppo turistico e ricreativo 28. potenzialità di sviluppo silvo pastorale 29. economia locale

G. BENI AMBIENTALI E CULTURALI 30. qualità del paesaggio 31. aree di particolare pregio naturalistico 32. beni culturali 33. beni archeologici

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 43

Di seguito si riportano le azioni dei potenziali impatti a cui il territorio è sottoposto in

relazione alla fase di coltivazione e alla fase di chiusura del cantiere:

AZIONI CAUSA DI POSSIBILI IMPATTI

A. IN ESERCIZIO

1. rumore da movimentazione di cantiere

2. rumore da lavorazione materiale cavato

3. rumore da trasporti extracantiere

4. polvere da movimentazione del cantiere

5. polvere da lavorazione materiale cavato

6. polvere da stoccaggio materiale

7. polvere da trasporto extracantiere

8. captazione di acque

9. trasporto materiali fuori cava

10. estensione sito di cava

11. tecniche di coltivazione della cava

12. accumulo temporaneo materiale di risulta

B. A FINE ESERCIZIO

1. azione erosiva acque meteoriche

2. affermazione della flora “ruderale” e del degrado vegetazionale

3. insediamento discariche abusive

Nella tabella 1 di seguito allegata è riportata la matrice degli impatti che visualizza le

interazioni di cui sopra. I simboli attribuiti agli impatti sono stati:

X Impatto rilevante negativo; 0 Impatto negativo scarsamente evidente; * Impatto

positivo.

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COM PONENTI AM BIENTALI

SUOLO1) stabilità 0 0 X * X2) morfologia del sito X X 0 0 X3) capacità d'uso X 0 0 X 0 X 0 X

ACQUE4) sotterranee 05) sorgenti6) pozzi 07) acque superficiali 0 0 0 0 0 X8) sistma irriguo 0

ATM OSFERA9) qualità dell'aria 0 0 0 0 X10) rumorosità 0 0 011) microclima

FLORA E FAUNA12) vegetazione spontanea X * 0 013) fauna selvatica 0 0 014) ecosistemi e biotopi particolari 0 0 0 0 0 0

USI ANTROPICI DEL SUOLO15) uso agricolo intensivo del suolo 0 0 0 0 0 016) allevamento ed attività pastorali 0 0 0 0 0 017) usi forestali estensivi del suolo 018) altri usi produttivi 0 X 0 019) usi residenziali attuali

FATTORI SOCIO ECONOMICI20) salute 0 0 X 021) occupazione * * 0 0 0 * *22) viabilità 0 * 023) dotazione di infrastrrutture24) potenzialità di sviluppo agricolo 0 0 0 X 0 0 0 025) potenzialità di sviluppo industriale26) potenzialità di sviluppo residenziale27) potenzilaità di sviluppo turist.-ricreat.28) potenzialità di sviluppo silvo-pastorale 0 0 0 0 029) economia locale 0 0 0 * * 0 0 0 0 *

BENI AMBIENTALI E CULTURALI30) qualità del paesaggio X X 0 0 X 0 X 0 X31) aree di particolare pregio naturale32) beni culturali33) beni archeologici

IN ESERCIZIO FINE ESERCIZIOSENZA RECUPERO

FINE ESERCIZIOCON RECUPERO

Tabella n°1

Il maggiore o minor peso risulta dalla combinazione tra l’importanza della componente

ambientale considerata (ad es. la salute, gli ecosistemi, la qualità del paesaggio, ecc.) e

l’entità dell’azione impattante (ad es. la tecnica di coltivazione della cava o la possibilità

di insediamento di discariche abusive).

Raramente l’una e l’altra sono uguali, più spesso pesi uguali sono determinati da

combinazioni “azioni/componenti ambientali” che sono molto diverse.

Naturalmente molte azioni impattanti cessano a fine coltivazione, mentre di nuove ne

possono scaturire (ad es. insediamento di discariche abusive) nei tempi successivi.

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 45

9.2 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI

Gli elementi raccolti in fase di indagine consentono una stima sintetica degli impatti ma

non permettono di redigere una vera e propria scala di intensità dei medesimi, tale da

poter pervenire, attraverso un bilancio ambientale, alla formulazione di un giudizio di

compatibilità ambientale della cava e delle attività in essa esercitate.

L’evidenziazione degli impatti, quale interazione tra le azioni legate all’attività estrattiva

o conseguenti alla sua cessazione e le componenti ambientali è stata ottenuta attraverso

l’impiego di una matrice a doppia entrata nella quale sulle righe vengono riportate le

componenti e i fattori ambientali implicati, suddivisi e raggruppati in categorie, mentre

sulle colonne sono riportate le azioni elementari in cui è stata scomposta l’attività di

progetto (in esercizio, fine esercizio senza recupero, fine esercizio con recupero);

predisposta per stimare gli impatti ambientali causati dall’attività estrattiva a cielo

aperto.

Per stimare gli impatti ambientali causati dall’attività estrattiva a cielo aperto si è fatto

ricorso ad una matrice di tipo quantitativo, che ha lo scopo di valutare tramite un

punteggio numerico, sia gli impatti singoli per componenti dell’opera, sia l’impatto globale

dell’opera.

Dopodiché si è passati alla stima degli impatti, cioè alla stima della variazione della qualità

o della quantità della componente o del fattore ambientale, rispetto alle condizioni di

riferimento, a seguito dell’azione prevista, tramite relazione di tipo oggettive e soggettive.

Per poter avere una matrice uniforme si sono trasformati le singole considerazioni delle

variazioni dei fattori in una scala numerica di riferimento, in modo da avere tutti gli

impatti misurati in una scala omogenea. La scala omogenea scelta è una scala numerica del

tipo -2,…..+2, cioè considerando impatti sia negativi che positivi:

Ovvero

0 corrisponde all’assenza di impatto;

-2 corrisponde all’impatto negativo massimo;

+2 corrisponde all’impatto positivo massimo.

Dalla matrice risulta infatti che alcune delle azioni potenzialmente impattanti in questa

realtà, non coinvolgono affatto delle componenti ambientali. Ciò dipende sia dal fatto che

in questo contesto quella componente ambientale non è presente, o quantomeno non è

autonomamente individuale, sia dal fatto che l’azione non esplica effetti significativi sulla

componente ambientale anzidetta.

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 46

Più spesso una sola azione impattante agisce su numerose componenti ambientali, anche in

modo modesto, se singolarmente considerate, determinando però una pressione

complessiva sull’ambiente di una certa entità.

La matrice permette però con una semplice elaborazione di mettere in evidenza numerica

sia tutte le componenti ambientali “impattate” da ogni singola azione, che tutte le azioni

legate all’attività estrattiva che impattano ogni componente ambientale (ved. Tabelle 2 e

3 di seguito allegate).

Come risulta dalla legenda delle tabelle n. 2 e 3 si ricorda che sono stati attribuiti due

valori agli impatti negativi, a seconda della loro entità, e due valori positivi.

Per semplicità di elaborazione della tabella è stato attribuito il valore 1 all’impatto

modesto o scarsamente evidente, il valore 2 a quello rilevante ed il valore -1 all’impatto

positivo moderatamente rilevante, -2 a quello positivo rilevante.

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A B A B A BCOMPONENTI AMBIENTALI

SUOLO1) stabilità 2 2 3 32) morfologia del sito 3 3 1 13) capacità d'uso 3 4 5 8

ACQUE4) sotterranee 1 15) sorgenti6) pozzi7) acque superficiali 1 18) sistma irriguo 2 2 4 5

1 1ATMOSFERA9) qualità dell'aria 2 2 2 310) rumorosità 3 311) microclima

FLORA E FAUNA12) vegetazione spontanea 4 313) fauna selvatica 2 2 1 114) ecosistemi e biotopi particolari 1 1 5 5

USI ANTROPICI DEL SUOLO15) uso agricolo intensivo del suolo 2 2 4 416) allevamento ed attività pastorali 1 1 5 517) usi forestali estensivi del suolo 1 118) altri usi produttivi 1 1 3 519) usi residenziali attuali

FATTORI SOCIO ECONOMICI20) salute 2 2 2 321) occupazione 2 -2 4 322) viabilità 2 0 1 123) dotazione di infrastrrutture24) potenzialità di sviluppo agricolo 3 3 5 625) potenzialità di sviluppo industriale26) potenzialità di sviluppo residenziale27) potenzilaità di sviluppo turist.-ricreat.28) potenzialità di sviluppo silvo-pastorale29) economia locale 5 1 5 4

BENI AMBIENTALI E CULTURALI30) qualità del paesaggio 4 2 5 831) aree di particolare pregio naturale32) beni culturali33) beni archeologici

LEGENDA:Impatto negativo rilevante: 2Impatto negativo lieve: 2Impatto positivo rilevante: -2Impatto positivo lieve: -1A: no. Azioni impattantiB: entità dell'impatto

IN ESERCIZIO FINE ESERCIZIO FINE ESERCIZIOCON RECUPEROSENZA RECUPERO

Tabella n°2

Il fine di queste serie numeriche è di mettere in evidenza da una parte le principali

componenti ambientali oggetto di impatti negativi e dall’altra di sottolineare le azioni

connesse all’attività estrattiva più impattanti sull’ambiente. In conseguenza di ciò si

otterrà il quadro sia delle componenti ambientali più “sensibili” alle azioni impattanti che

delle azioni che hanno necessità di essere maggiormente mitigate e eliminate anche al di

là delle prescrizioni obbligatorie inerenti la coltivazione.

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 48

A B A B A BAZIONI

1) rumore di cantiere 3 32) rumori da trasporti extracantire 2 23) polvere da cantiere 4 44) polvere da trasporto extracentiere 5 55) captazione acqua 4 46) trasporto materiali fuori cava 4 27) estensione sito di cava 9 68) tecnica di coltivazione cava 5 79) accumulo temp. materiale di risulta 3 310) accumulo acque di lavaggio 2 2

1) azione erosiva acque meteoriche 13 192) affermaz. Flora ruderale 12 83) insediamento discriche abusive 15 184) azione erosiva eolica 12 135) escavazione abusiva 15 13FLORA E FAUNA12) vegetazione spontanea13) fauna selvatica14) ecosistemi e biotopi particolari

LEGENDA:Impatto negativo rilevante: 2Impatto negativo lieve: 1Impatto positivo rilevante: -2Impatto positivo lieve: -1A: no. Azioni impattantiB: entità dell'impatto

IN ESERCIZIO FINE ESERCIZIO FINE ESERCIZIOSENZA RECUPERO CON RECUPERO

Tabella n°3

Dall’esame della matrice e delle tabelle riepilogative n. 2 e 3 emergono evidenti alcune

situazioni relative agli impatti riscontrati o potenziali in fase di coltivazione ed in fase di

dismissione della cava, in assenza di interventi di recupero ed in presenza di recupero.

In particolare, durante l’esercizio risulta che:

1. le componenti ambientali maggiormente impattate, sia in termini di numero di

azioni su di esse agenti, sia per intensità complessiva delle stesse, sono in ordine

decrescente, la capacità d’uso, la rumorosità e la salute, intesa soprattutto come

sicurezza e igienicità dell’ambiente di lavoro. L’unica componente positivamente

influenzata risulta l’occupazione.

2. Le azioni che maggiormente risultano negative impattanti sono, in ordine

decrescente, l’estensione del sito di cava, le tecniche di coltivazione, la polvere da

trasporto extra-cantiere, la polvere da cantiere, il rumore da cantiere .

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Ve.Ma S.r.l (sintesi non tecnica prog. di Cava) Pagina 49

Dopo la cessazione dell’attività di coltivazione, in assenza di recupero, risulta che:

1. la capacità d’uso del suolo, le acque superficiali, la qualità del paesaggio e

dell’ambiente saranno, con le potenzialità di sviluppo agricolo e l’economia locale,

più compromessi a causa dell’azione del ruscellamento delle acque meteoriche e

della concreta possibilità di insediamento di discariche abusive;

2. la stabilità del suolo, la qualità dell’aria, le acque superficiali, la vegetazione

spontanea e l’uso agricolo del suolo sono le componenti ambientali che seguono per

entità dell’impatto. E’ tuttavia da notare che questa situazione è imputabile quasi

esclusivamente al rischio d’insediamento di discariche abusive e all’abbandono di

rifiuti pericolosi. Le altre componenti ambientali sono impattate

modestissimamente,

Tra le azioni impattanti quella nettamente prevalente per numero di componenti

ambientali coinvolte ed intensità complessiva degli impatti è la possibilità di insediamento

di discarica abusiva (valore 18), analoga all’azione erosiva delle acque meteoriche (valore

di 19 ma con sole 13 azioni interferenti).

Come risulta dall’esame complessivo della matrice, sia in fase di esercizio che a

coltivazione ultimata non sono molte le azioni che singolarmente originano degli impatti

rilevanti e certi. Più numerose risultano invece essere le cause di debole impatto e gli

impatti potenziali.

Quanto sopra potrebbe indurre a considerazioni errate che portano ad affermare che la

cava in esame e le attività connesse non costituiscono affatto o in misura assai limitata

elemento di alterazione negativa dell’ambiente in quanto poco numerosi e

prevalentemente di limitata entità sono gli impatti rilevati.

In realtà il bilancio ambientale che si deve redigere, il giudizio di accettabilità dei singoli

impatti o della loro quota residua dopo le opere di mitigazione, e la progettazione delle

opere di recupero e mitigazione, devono sempre considerare la situazione d’insieme, gli

effetti complementari, spesso sinergici e moltiplicatori che le singole azioni impattanti

esplicano sull’ambiente nel suo insieme inteso come sistema integrato e non sulle singole

componenti, per arrivare a definire il grado di compromissione ambientale.

Pertanto si ritiene che comunque debbano esser previsti interventi di mitigazione e

recupero sia in corso di coltivazione che a fine esercizio.

Nella situazione di recupero avvenuto le tabelle n. 2 e 3 evidenziano come non vi siano

più componenti ambientali negativamente condizionate dalle azioni legate all’attività

estrattiva, così come quelle azioni che esplicano effetti negativi in assenza di recupero non

agiscono più sulle componenti ambientali considerate.