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COMPORTAMENTO AL FUOCO Sicurezza all’incendio di edifici realizzati con EPS VOLUME 15 Associazione Italiana Polistirene Espanso

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COMPORTAMENTO AL FUOCO

Sicurezza all’incendio di edifici realizzati con EPS

VOLUME 15

Associazione Italiana Polistirene Espanso

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COMPORTAMENTO AL FUOCO

Sicurezza all’incendio di edifici realizzati con EPS

Documentazione specifica sull’EPS

può essere ritrovata nel sito

dell’Associazione

www.aipe.biz

VOLUME 15

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Sommario

01. L’influenza del materiale isolante per la sicurezza all’incendio degli edifici …………………... 05

02. Comportamento al fuoco di facciate ……………………………………………………………….. 08

03. Sicurezza all’incendio di edifici realizzati con EPS ……………………………………………......14

04. La reazione al fuoco in edilizia ...….………………………………………………………………….33

05. Prestazioni al fuoco di edifici residenziali nuovi …………………………..………….……………..38

06. Rapporto annuale su “Edilizia residenziale e gestione del territorio” …………………………….57

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1.

L’INFLUENZA DEL MATERIALE

ISOLANTE PER LA SICUREZZA

ALL’INCENDIO DEGLI EDIFICI EPS è la sigla utilizzata in tutta Europa per identificare il materiale isolante Polistirene Espanso Sinterizzato, promosso e

sostenuto da AIPE.

Il comportamento al fuoco rappresenta certamente la prestazione più importante da verificare in quanto la sicurezza

dell’edificio è di primaria importanza.

L’EPS può essere prodotto con due tipologie:

Normale

Autoestinguente

Il secondo tipo contiene un additivo che permette di ottenere lo spegnimento della fiamma dovuto al duplice effetto di

eliminare il combustibile e il comburente (ovvero polistirene e ossigeno).

In base alle norme europee in vigore, ovvero la EN 13163 (norma di prodotto) e la EN 13501 (classificazione al fuoco)

l’EPS si posiziona in classe E se verificato solo alla piccola fiamma e in classi D, C e B se sottoposto anche a SBI

(verifica del comportamento al fuoco simulante una prova di media scala) in condizioni differenti di utilizzo finale.

Le prove evidenziano anche un ottimo comportamento all’emissione dei fumi e all’essenza di gocciolamento.

Il comportamento al fuoco dell’EPS deve essere analizzato confrontandolo con altri prodotti che rappresentano il

riferimento nell’edilizia tradizionale.

In particolare si riportano le sostanze prodotte durante la combustione (tab. 1) e le temperature di accensione e di auto

accensione (tab. 2).

TAB. 1 - SOSTANZE PRODOTTE DURANTE LA DECOMPOSIZIONE TERMICA DELL’EPS E DI ALCUNI MATERIALI NATURALI

PRINCIPALI GAS CONCENTRAZIONE (ppm)

MATERIALE SVILUPPATI IN DEI GAS EMESSI ALLA TEMPERATURA DI:

UN INCENDIO 300°C 400°C 500°C 600°C

EPS

Monossido di carbonio Stirene monomero

Altri aromatici Bromuro d’idrogeno

10 50

Tracce 10

50 100 20 15

500 500 20 13

1000 50 10 11

PINO Monossido di carbonio

Aromatici 400

- 6000

- 12000

- 15000 300

PANNELLO ISOLANTE IN FIBRA DI LEGNO

Monossido di carbonio Aromatici

14000 tracce

24000 300

59000 300

69000 1000

SUGHERO ESPANSO

Monossido di carbonio Aromatici

1000 tracce

3000 200

15000 1000

29000 1000

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TAB. 2 – TEMPERATURE D’ACCENSIONE ED AUTOACCENSIONE

MATERIALE ACCENSIONE °C

AUTO-ACCENSIONE °C

Polimetilmetacrilato Polietilene Polistirene Policloruro di vinile Poliammide Poliestere, Vetro rinforzato Laminato melamminico Lana Cotone Pino Douglas

280 – 300 341 – 357 345 – 360

391 421

346 – 399 475 – 500

200 230 – 266 228 – 264

260

450 – 462 394

488 – 496 454 424

483 – 488 623 – 645

- 254 260

-

La bassissima emissione di CO2 e di CO, e l’elevata temperatura di accensione e di autoaccensione permettono di

considerare l’EPS come materiale sicuro e affidabile.

Molti materiali isolanti organici e inorganici vengono posti sul mercato con etichetta CE con classe al fuoco F, ovvero

dichiarando di non conoscere quale sarà il comportamento al fuoco, oppure perché non raggiungono la classe E.

Oggi, inoltre, la produzione di materiali espansi utilizza gas espandenti che possono permeare all’interno del prodotto

anche per alcuni mesi, che ne rende addirittura vano l’utilizzo dell’additivo antifiamma sopra ricordato per il periodo di

tempo ricordato.

L’IMPORTANZA DEGLI ISOLANTI NON PROPAGANTI LA FIAMMA

Le conseguenze degli incendi

Alcuni incendi che si verificano negli edifici sono causati da incidenti o altri fattori difficili, se non impossibili, da

controllare. In realtà, gran parte degli incendi può essere limitata o prevenuta in quanto conseguenza di difetti di

progettazione, lavori di costruzione e installazione a basso costo o usi impropri degli edifici.

Ogni edificio è soggetto a incendi. Una volta innescato, l’incendio viene alimentato da elementi combustibili costitutivi

della struttura stessa degli edifici o da oggetti presenti al loro interno.

Risulta quindi fondamentale limitare il numero di elementi che possono contribuire alla propagazione del fuoco.

Quando un incendio s’innesca nulla è più importante del tempo. Gli isolanti non propaganti fanno guadagnare tempo

prezioso per l’evacuazione degli occupanti e l’intervento dei vigili del fuoco, salvando il valore della proprietà e

minimizzando i danni alla struttura dell’edificio.

Perché scegliere materiali isolanti non propaganti la fiamma per i propri edifici?

1. aiutano a prevenire possibili vittime o feriti

2. riducono il rischio di danni alle proprietà e ai beni di valore

3. possono consentire lo svolgimento di operazioni di soccorso sicure ed efficaci

4. possono proteggere beni insostituibili, come oggetti personali o importanti informazioni aziendali

5. possono ridurre le responsabilità legate a danni materiali, feriti o vittime

6. riducono il rischio di fallimenti aziendali.

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Consigli per la protezione passiva

Partendo dal presupposto che eliminare i rischi d’incendio è impossibile, risulta invece possibile gestirli attraverso la

scelta dei materiali da costruzione più opportuni. Se la protezione attiva, come i rilevatori di fumo, i sistemi sprinkler e gli

estintori, è importante per la sicurezza antincendio degli edifici, la protezione passiva, legata all’uso di materiali

incombustibili, è un elemento fondamentale di prevenzione.

Linee guida per un’idonea protezione passiva dei vostri edifici:

1. verificate che nella progettazione sia previsto l’impiego di materiali edili idonei all’impiego finale

2. assicuratevi che i materiali siano installati correttamente (ad esempio che non vi siano spazi tra i pannelli isolanti)

3. in caso di ristrutturazione, specialmente nel caso in cui gli edifici vengano adibiti ad attività caratterizzate da rischio

d’incendio elevato, installate isolanti non propaganti la fiamma per aumentare la protezione antincendio.

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2.

COMPORTAMENTO AL FUOCO DI

FACCIATE Guida Tecnica “Requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici civili”

Con lettera-circolare n°5043 del 15 aprile 2013 il Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Ministero dell’Interno ha approvato la nuova Guida Tecnica sul comportamento al fuoco delle facciate, revisionando e sostituendo la prima versione pubblicata poco più di tre anni (riferimento lettera circolare 5643 del 31 marzo 2010). La prima versione della Guida Tecnica prevedeva un periodo sperimentale di due anni (terminato formalmente il 31

marzo 2012) durante il quale è stato avviato un processo di revisione presso il gruppo di lavoro ministeriale competente

per apportare modifiche e adattamenti coinvolgendo i comandi provinciali dei VF, l’industria nazionale delle facciate e i

professionisti che si occupano specificatamente di questa materia.

Considerando prioritario tutelare gli interessi del comparto industriale degli isolanti in EPS, AIPE ha avanzato alcune proposte di modifica e commenti volti a superare alcuni aspetti che “penalizzavano” il materiale isolante EPS. Riportiamo di seguito gli aspetti salienti della nuova guida pubblicata e alleghiamo al presente documento il testo

completo del nuovo provvedimento.

L’applicazione della nuova Guida Tecnica, che sostituisce la precedente, continua a essere volontaria (per cui non è cogente e prescrittiva, seppur i VVFF ne raccomandano l’utilizzo).

Come per la precedente, è da riferirsi a facciate di edifici con altezza antincendio > 12 m (ovvero nel caso in cui l’edificio abbia un’altezza antincendio maggiore di 12 m, l’intera facciata deve rispettare la guida tecnica se richiesta).

(Con “altezza antincendio” s’intende, praticamente, la quota, rispetto al suolo, del davanzale della finestra più alta di un

edificio, come definito nel D.M. Int. 30/11/1983 n.339 "altezza massima misurata dal livello inferiore dell'apertura più alta

dell'ultimo piano abitabile e/o agibile, escluse quelle dei vani tecnici, al livello del piano esterno più basso")

Introduzione del concetto di KIT : (viene ripresa la definizione del CPR e meglio dettagliata) Definizione “Kit”: nell’accezione della Direttiva prodotti da costruzione (DPD) e nel nuovo Regolamento prodotti da

costruzione, un kit è equivalente a un prodotto da costruzione. Un prodotto da costruzione è kit quando è costituito da

una serie di almeno 2 componenti separati che necessitano di essere uniti per essere installati permanentemente nelle

opere (per es. per diventare un sistema assemblato). Per rientrare nello scopo del CPR, un kit deve soddisfare le

seguenti condizioni:

- Il kit deve essere collocato sul mercato consentendo all’acquirente di comperarlo in un’unica transazione da un singolo fornitore;

- Il kit deve possedere le caratteristiche che consentono alle opere nelle quali è incorporato di soddisfare i requisiti essenziali, quando le opere sono soggette a regole che prevedano detti requisiti

Esistono due possibili tipi di kit: quelli in cui il numero e il tipo dei componenti sono predefiniti e rimangono costanti e

quelli in cui il numero, il tipo e la disposizione dei componenti varia in relazione a specifiche applicazioni.

REQUISITI DI RESISTENZA AL FUOCO - Regole generali:

- Requisiti non necessari per gli elementi di facciata che appartengono a compartimenti con C.I. ≤ 200 MJ/mq (con C.I. = carico d’incendio)

- Requisiti necessari per gli elementi di facciata che appartengono a compartimenti con C.I. > 200 MJ/mq (con C.I. = carico d’incendio)

- Requisiti non necessari se compartimenti con C.I. > 200 MJ/mq e presenza di un sistema spegnimento automatico

Introduzione del chiarimento secondo cui C.I. > 200 MJ/mq si riferisce al netto del materiale isolante (quindi il

contributo dell’EPS non viene conteggiato e non concorre nel determinare il limite imposto di 200 MJ/mq).

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REQUISITI DI REAZIONE AL FUOCO

MATERIALI ISOLANTI

Prodotti isolanti presenti in una facciata: B S3 d0 o migliore

Nel caso in cui la funzione isolante della facciata sia garantita da un sistema commercializzato come kit, la classe di reazione al fuoco Bs3d0 è riferita al kit nelle sue condizioni finali di esercizio (come posto in opera)

I materiali isolanti, con esclusione di quelli posti a ridosso di vani finestra e porta-finestra per una fascia di larghezza di 60 cm e di quelli posti alla base della facciata fino a 3 metri fuori terra, possono non rispettare il requisito BS3d0 purché siano installati protetti, anche all’interno di intercapedini o cavità, secondo le indicazioni seguenti:

Isolante in classe C S3 d2 se protezione almeno A2 Isolante non inferiore a classe E se protezione almeno A1 con spessore minimo 15 mm Soluzioni protettive ulteriori possono essere adottate purché supportate da specifiche

prove di reazione al fuoco su combinazione di prodotti (supporti, isolanti, protettivi) rappresentativi della situazione in pratica che garantiscano una classe non inferiore a B S3 d0

Limitatamente alle pareti verticali non ispezionabili (cioè con intercapedine < 60 cm) le protezioni sopra definite possono non essere applicate se la parete rispetta le prescrizioni di cui al punto 3.3 (Requisiti di Resistenza al fuoco e compartimentazione – Facciate a doppia parete ventilate non ispezionabili) “3.3 Requisiti di Resistenza al fuoco e compartimentazione – Facciate a doppia parete ventilate non ispezionabili:

Esempio applicazione CAPPOTTO

commercializzato come KIT:

kit in classe B s3 d0 (ovvero classe riferita al

sistema KIT nella reale condizione di esercizio)

Fascia di 60 cm attorno a porte e finestre Bs3d0

3 m fuori terra alla base facciata B S3 d0

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Nel caso di facciate a doppia parete ventilate non ispezionabili con parete esterna chiusa, se l’intercapedine è dotata in corrispondenza di ogni vano per finestra e/o porta-finestra e in corrispondenza di ogni solaio di elementi di interruzione non combustibili e che si mantengono integri durante l’esposizione al fuoco, la parete interna deve obbedire alle stesse regole delle facciate semplici. Non sono richiesti gli elementi orizzontali di interruzione in corrispondenza dei solai se nell’intercapedine è presente esclusivamente materiale isolante classificato almeno Bs3d0 ovvero se la parete ha, per l’intera altezza e per tutti i piani, una resistenza al fuoco EI30.”

ALTRI COMPONENTI DELLA FACCIATA

Per quanto riguarda gli altri componenti della facciata, se occupano più del 40% dell’intera superficie della facciata

dovranno avere stessi requisiti di reazione al fuoco indicati per gli isolanti.

Per cui:

Persiane, avvolgibili, scuri, frangisole e componenti: se occupano più del 40% della superficie della facciata: B S3 d0

Telaio per finestre: B S3 d0

Per i vetri, non viene richiesta una specifica classe di reazione al fuoco.

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ALLEGATO

1. Fascia di separazione orizzontale tra i compartimenti (propagazione verticale

dell’incendio)

La porzione della facciata (fascia) avente uno o più elementi costruttivi resistenti al fuoco è costituita da (Schemi A e B):

a) una sporgenza orizzontale continua a protezione della parte della facciata situata al di sopra del solaio, di larghezza “a” uguale o superiore a 0,6 m, raccordata al solaio ovvero:

b) un insieme di elementi come di seguito descritti:

- una sporgenza orizzontale continua a protezione della parte della facciata situata al di sopra del solaio di larghezza “a”, raccordata al solaio;

- un parapetto continuo di altezza “b” al piano superiore, raccordato al solaio;

- un architrave continuo di altezza “c”, raccordato al solaio.

La somma delle dimensioni a, b, c e d (spessore del solaio) deve essere uguale o superiore ad un metro; ciascuno

dei valori a, b o c può eventualmente essere pari a 0.

Schema A Schema B

2. Fascia di separazione verticale tra i compartimenti (propagazione orizzontale

dell’incendio)

La porzione della facciata (fascia) avente uno o più elementi costruttivi resistenti al fuoco è costituita da una sporgenza di

profondità “b” rispetto alla superficie esterna della facciata e larghezza “a”, quest’ultima uguale, inferiore o superiore alla

larghezza del muro di separazione tra i compartimenti e comunque ad esso raccordata (Schema C).

La somma delle dimensioni “2b + a” deve essere uguale o superiore ad un metro.

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Schema C

3 Facciate formanti un diedro (a contatto o no)

Quando l’angolo α formato dalle superfici esterne di due facciate o parti di facciate è compreso tra 0° (facciate una

davanti all’altra) e 180° (facciate allineate), la minima distanza (in metri), misurata tra le porzioni che non presentano

requisiti di resistenza al fuoco almeno pari a E60ef (o→i) in conformità alle specifiche modalità di valutazione previste,

deve essere pari a quella indicata nella seguente tabella:

α Distanza minima

0° d1

0° ÷ 90° d2 = 1 + (d1 – 1)∙cos α

90° ÷ 180° d3 = 1 m

> 180° d3 = 1 m (applicato allo sviluppo)

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dove d1 assume i seguenti valori in relazione all’altezza antincendio h dell’edificio:

Altezza antincendio [m] d1 [m]

h ≤ 24 3,5

24 < h ≤ 54 8

h > 54 12

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3.

SICUREZZA ALL’INCENDIO DI EDIFICI

REALIZZATI CON EPS

INTRODUZIONE 2

1

1.1

1.2

1.3

1.4

1.5

Incendi: Effetti e prevenzione

Fasi dell’incendio in un edificio

Conseguenze dell’incendio: vittime e danni materiali

Principi generali di prevenzione antincendio

Misure preventive antincendio relative all’isolamento

Marcatura CE

3

3

4

4

6

6

2

2.1

2.2

2.3

2.4

Incendi: Comportamento al fuoco di prodotti isolanti in EPS

Comportamento al fuoco di prodotti isolanti in EPS

autoestinguente

Calore di combustione

Tossicità dei fumi da incendio in EPS

Oscuramento da fumo

7

7

8

8

9

4

4.1

4.2

4.3

4.4

Sicurezza all’incendio dell’EPS per ogni applicazione

Pavimentazione antincendio e fondazioni con EPS

Pareti antincendio con EPS

Pannelli sandwich antincendio in acciaio con EPS

Coperture antincendio in acciaio isolate con EPS

12

12

12

12

13

5.

Conclusioni

Riferimenti

15

16

3

3.1

3.2

Sicurezza antincendio dei prodotti isolanti in EPS e

assicurazioni

Analisi di grandi incendi

Ruolo dell’isolamento nell’incendio

10

10

11

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Introduzione

Un incendio è un evento catastrofico per coloro che sono coinvolti. Fra le preoccupazioni principali vi sono l’alto

potenziale di danno e i crescenti premi assicurativi correlati agli incendi. Nel presente documento tratteremo il ruolo del

materiale isolante nella sicurezza antincendio degli edifici, prestando particolare attenzione all’EPS. Mostreremo che in

un edificio adeguatamente progettato e costruito, l’isolamento gioca solo un ruolo minore nella sicurezza antincendio.

D’altra parte il materiale isolante fornisce un enorme contributo al risparmio energetico sul riscaldamento e il

raffreddamento degli edifici. Non si tratta solo di un risparmio finanziario, ma anche di un contributo alla riduzione di

emissioni di anidride carbonica e alla prevenzione del riscaldamento globale. Le proprietà uniche dell’EPS lo rendono il

materiale isolante ideale per molte applicazioni.

Il presente documento ha lo scopo di chiarire le prestazioni al fuoco del polistirene espanso sinterizzato (EPS) quando

viene usato come materiale isolante. Esso fornisce una panoramica sulle caratteristiche delle costruzioni antincendio che

utilizzano prodotti da costruzione in EPS. E’ considerato come punto di riferimento da tutte le parti interessate, quali:

proprietari di edifici, architetti, costruttori, vigili del fuoco, assicuratori, risk managers e risk engineers. Per l’Associazione

AIPE la questione fondamentale è comprendere e curare gli interessi delle persone coinvolte, che si tratti del proprietario

che vuole avere una casa confortevole, sicura e abbordabile, o di un lavoratore nel settore edilizio che vuole avere un

prodotto affidabile, valido e di sicurezza, o ancora di un vigile del fuoco che vuole limitare i rischi che affronta quando

soccorre le persone in caso di emergenza.

Perché l’EPS è il materiale isolante preferito?

Vantaggi tecnici

Basso peso, elevata resistenza a compressione, eccellente pedonabilità

Elevato valore isolante, costante nel tempo (senza effetti di invecchiamento, ad esempio per un contenuto minore di agenti espandenti e/o maggiore contenuto di umidità)

Utilizzo semplice, pulito e sicuro

Libertà di progettare praticamente qualsiasi forma tramite formatura o taglio

Schiuma a cellule chiuse, inerte, biologicamente neutra

Disponibile nella qualità autoestinguente

Aspetti sanitari e di sicurezza

Nessuna irritazione cutanea, oculare o polmonare proveniente da fibre o polveri

Nessuna necessità di indossare dispositivi o indumenti di protezione personale

Ecologico

Durevole, perché non degenera a causa di umidità, decomposizione, muffe, esposizione a raggi UV o compattato con vibratore

Basso impatto ambientale durante la produzione

Semplice e completamente riciclabile

Privo di formaldeide e (H)CFC Prezzo competitivo

L’isolamento con il miglior rapporto qualità-prezzo

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1 Incendi: effetti e prevenzione

Un incendio può iniziare e continuare ad ardere in presenza di tre fattori essenziali. Questi tre fattori, che costituiscono il

triangolo del fuoco, sono: la disponibilità di materiale combustibile, ossigeno ed energia di innesco. Normalmente, il

materiale combustibile e l’ossigeno sono sempre disponibili. Il terzo fattore, l’energia di innesco, può essere fornito

volontariamente o involontariamente, es. tramite una fiamma, scintilla, sigaretta o tramite corto circuito.

1.1 Fasi di costruzione di un incendio

Quando un edificio è usato quotidianamente a

temperature normali c’è un equilibrio naturale fra

materiale infiammabile e ossigeno. Comunque, quando

il materiale infiammabile entra in contatto con una

quantità di energia sufficiente, questo equilibrio è

falsato. Si può innescare un incendio che passa

attraverso un certo numero di fasi: innesco,

crescita/sviluppo, pieno sviluppo ed estinzione.

I materiali solidi non bruciano direttamente, ma quando

vengono riscaldati emanano gas combustibili. Sono i

gas che bruciano. Nella prima fase di un incendio si

sviluppano e si accumulano i gas combustibili, mentre la

temperatura è ancora relativamente bassa. Dopo un

certo periodo di tempo può verificarsi un rapido sviluppo

dell’incendio: il flashover. Un numero di elementi

sempre maggiore raggiunge la temperatura di ignizione;

a questo punto la temperatura aumenta rapidamente da

circa 100°C fino a 750°C. I gas accumulati

s’infiammano e l’incendio si estende all’intera stanza.

Per gli esseri umani le temperature oltre il 45°C

rappresentano un disagio; una permanenza prolungata ad

una temperatura oltre i 65°C può provocare danni ai

polmoni e le persone non possono sopravvivere a lungo

se le temperature sono superiori.

Dopo l’insorgenza di un flashover l’incendio raggiunge le

sue piene dimensioni e un ulteriore sviluppo è limitato

dalla disponibilità di ossigeno attraverso la ventilazione.

Dopo il flashover le possibilità di salvare le persone o il

contenuto di una stanza sono minime a causa della

temperatura, della mancanza di ossigeno e dei danni ai

materiali provocati da calore e fuliggine. Se si lascia

ardere, un incendio alla fine si spegnerà a causa della

mancanza di materiale infiammabile. L’EPS inizia a

rammollire ad una temperatura di circa 100°C,

temperatura alla quale gli esseri umani hanno possibilità

di sopravvivenza minime. In questa fase dell’incendio

rimane pochissimo ossigeno e l’aria è tossica a causa di

elevati livelli di anidride carbonica e monossido di

carbonio. Durante la fase dello sviluppo rapido

dell’incendio, il flashover, il legno sarà soggetto ad

autoaccensione ad una temperature di circa 340°C,

l’EPS a una temperatura di circa 450°C

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Olanda Nuova

Zelanda Europa occid. USA

Danimarca

Vittime (per milione di abitanti)

6,4 9,6 13,3 25,0 14,6

Danni (in % PNL) 0,20 0,11 0,27 0,35 0,39

Costi di prevenzione (in % PNL)

0,30 0,18 Dato non

disponibile 0,39 0,49

Panoramica di vittime e danni per regione (rif. 2, 3)

Quindi il tempo per salvare persone e cose è limitato alla

prima fase di un incendio e ciò non dipende dal materiale

isolante. Dopo un flashover le persone all’interno

dell’edificio non possono essere salvate e il valore del

materiale del comparto rappresenterà probabilmente una

perdita totale. Dal flashover in poi si potranno controllare i

danni soltanto isolando l’eventuale incendio. Il ruolo

dell’EPS in una costruzione a compartimenti ben

progettata è limitato; esso dovrebbe essere applicato

soltanto alle costruzioni in cui è combinato ad altri materiali

resistenti al fuoco che hanno il ruolo di materiale

antincendio.

1.2 Conseguenze dell’incendio:

vittime e danni materiali

Non è possibile prevenire completamente un incendio. La

società è sempre alla ricerca di un equilibrio ottimale fra i

costi delle misure preventive e le conseguenze di un

incendio. Le normative edilizie sono un riflesso di questo

processo. Le moderne normative edilizie tendono a

muoversi in direzione delle normative basate sulle

prestazioni. Questo fatto è riconosciuto all’interno

dell’Unione Europea dall’adozione della Direttiva Prodotti

da Costruzione (CPD), iniziata nel 1988, in cui i criteri

basati sulle prestazioni giocano un ruolo fondamentale.

Alcune vecchie normative contengono ancora delle

affermazioni descrittive. Un esempio potrebbe essere

rappresentato dai requisiti per l’incombustibilità del

materiale isolante. L’alternativa basata sulle prestazioni è

quella di avere criteri di prestazioni antincendio per

elementi strutturali dell’edificio come pavimentazione,

pareti, soffitto o tetto. L’approccio basato sulle prestazioni

fornisce normalmente una maggior sicurezza antincendio

ad un costo inferiore. Questa situazione è ben illustratala

dagli esempi di Olanda e Nuova Zelanda, dove le

normative sono fondamentalmente basate sulle

prestazioni. Il tasso di mortalità causata da incendi in

Olanda è ora di 6,4 per milione di abitanti e 9,6 in Nuova

Zelanda rispetto a 13,3 per milione in Europa e addirittura

25,0 negli Stati Uniti, che ha una normativa principalmente

su base descrittiva. Inoltre le statistiche indicano che le

normative basate sulle prestazioni rappresentano un

approccio efficace per limitare i danni provocati da incendi.

I danni causati da incendi in Olanda rappresentano lo 0,2%

del PIL e in Nuova Zelanda sono pari a 0,1% rispetto alla

media europea di 0,27%. I costi di prevenzione in Olanda

sono pari allo 0,3% del PIL e allo 0,18% in Nuova Zelanda.

Una nazione come la Danimarca, con una normativa

antincendio principalmente descrittiva, spende il 60% in più

in prevenzione antincendio ma ha il 95% in più di danni e

128% in più di decessi derivanti da incendi rispetto

all’Olanda, con il suo approccio basato sulle prestazioni .

1.3 Principi generali di prevenzione antincendio

La maggior parte del costo finanziario correlato agli incendi

a livello mondiale è dato da pochi grandi incendi con danni

rilevanti. Ciò è dovuto a diverse ragioni. Considerando le

eventuali misure preventive antincendio, questa lista di

ragioni potrebbe costituire una guida per cercare di limitare

i danni:

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Ragioni di alte quantità di danni

Misure preventive antincendio insufficienti

Aumento della continuità del danno aziendale causato da una concentrazione di impianti produttivi e approvvigionamenti

Impianti produttivi più costosi, ma vulnerabili

Edifici più leggeri ma allo stesso tempo più grandi e più complessi

Compartimenti antincendio più ampi

Mancanza di misure di compartimentazione antincendio e di porte antincendio

Alto carico di incendio

Assicurazione e risarcimento danni: minore rischio personale e maggiore copertura

Inosservanza delle normative in vigore

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19

Realizzazione di compartimenti

Considerate la dimensione del comparto così come il valore

dei suoi contenuti e la sua importanza per la continuità

aziendale. Si potrebbe per esempio potrebbe dividere la

produzione dal deposito delle merci. Controllate

regolarmente se le misure di compartimentazione sono

funzionali. Il rischio è che le aperture siano realizzate nelle

pareti dei compartimenti (es. per i condotti di ventilazione o le

canaline per i cavi elettrici) o che le porte antincendio non si

chiudano più.

Esecuzione professionale

Una buona progettazione e rifiniture accurate sono un primo

passo, ma per garantire una prestazione ottimale è

necessaria un’esecuzione professionale. Scarsa

preparazione, materiale errato ed esecuzione scadente del

lavoro sono la fonte di molti problemi.

Riduzione del carico d’incendio

Il carico d’incendio di un edificio è composto da due

componenti: il carico d’incendio statico e quello variabile. Il

carico d’incendio dei prodotti da costruzione utilizzati per

gli edifici viene chiamato carico d’incendio statico.

Normalmente, il fattore più importante è il carico d’incendio

variabile, che si trova nei contenuti dell’edificio. Per ridurre

il carico d’incendio, i primi due elementi da rivedere sono i

contenuti di un edificio e i materiali di superficie all’interno

di una stanza. I materiali isolanti normalmente sono coperti

da materiali di superficie come gesso, pietra o acciaio e

contribuiranno all’incendio solo dopo il cedimento dei

materiali di superficie. Quando si verificherà questo

cedimento il flashover sarà già avvenuto e il

compartimento sarà totalmente perso.

Utilizzo di misure di prevenzione antincendio attive

Una elevata percentuale di incendi è rappresenta da incendi

dolosi, quindi bisogna considerare non solo allarmi antifumo e

impianti antincendio, ma anche allarmi antintrusione,

recinzioni e sistemi di protezione degli accessi.

Le rifiniture sono importanti! Nonostante gli avvertimenti

del costruttore del tetto, sono state scelte le rifiniture più

economiche. Risultato: la struttura in legno ha preso

fuoco.

Impedire l’inceppamento di porte antincendio

Secondo una ricerca condotta dalla compagnia

assicurativa globale Factory Mutual, l’inceppamento

delle porte antincendio gioca un ruolo negativo in due

terzi di tutti i danni causati da incendi. La

compartimentazione non funziona perché le porte

antincendio sono aperte, es. tramite delle zeppe che

tengono aperte queste pesanti porte.

Altre misure preventive

Manutenzione dell’impianto elettrico. I cortocircuiti

posso provocare molti incendi e possono effettivamente

essere identificati tramite regolari controlli termografici a

infrarossi.

Mantenere una politica di “permessi di lavoro a caldo”.

Questi permessi normalmente comprendo misure come

la disponibilità di estintori antincendio manuali, la

disponibilità di un telefono cellulare e il controllo

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Il tipo di isolamento non è importante, come illustrato, dopo

3 giorni di incendio a Zaardam alla Gamma Store (NL).

dell’area per individuare segni di incendio dopo un’ora.

Impedire l’immagazzinamento di merci combustibili

contro le pareti esterne dell’edificio. Queste merci

immagazzinate spesso sono soggette ad incendi dolosi

e possono provocare la distruzione dell’intero edificio da

parte di un incendio.

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1.4 Misure di prevenzione antincendio relative all’isolamento

Benché normalmente non sia il primo materiale attaccato in caso di incendio, si potrebbero considerare alcune linee

guida per l’uso del materiale isolante.

Usare sempre un materiale di copertura

Non solo per proteggere un materiale isolante dagli incendi ma anche per proteggerlo dai danni meccanici, dai problemi

di umidità e muffa o dalla combustione senza fiamma. È importante che tutti i materiali isolanti siano durevoli quando

svolgono il loro ruolo isolante.

Rifiniture

La qualità di una costruzione è estremamente influenzata dalla qualità delle finiture come concepite dall’architetto. Le

soluzioni per le rifiniture, i luoghi dove s’incontrano diversi elementi strutturali dell’edificio sono fondamentali per la

qualità della costruzione, non solo per quanto riguarda le proprietà antincendio ma anche per molte proprietà costruttive

essenziali.

EPS autoestinguente

La maggior parte dei prodotti isolanti in EPS che vengono venduti in Europa sono realizzati con una qualità

autoestinguente, il cui scopo principale è di soddisfare i requisiti normativi e di mercato. L’EPS autoestinguente si

distacca dal calore quando viene esposto all’energia dell’ignizione. Quando viene acceso dalla fonte di calore si

autoestingue non appena la fonte di calore viene allontanata. Quindi l’EPS autoestinguente non apre mai la via

attraverso la quale il fuoco si espanderà all’intero edificio.

1.5 Marcatura CE

Dal maggio 2003, la marcatura CE di prodotti isolanti è obbligatoria secondo la Direttiva Prodotti da Costruzione (CPD).

La marcatura CE può essere considerata come il ‘passaporto’ per il libero commercio dei prodotti da costruzione

all’interno dell’Unione Europea. Parte del marchio CE è la dichiarazione della classificazione di reazione al fuoco del

prodotto. Questa classificazione si applica al prodotto nudo quando viene immesso sul mercato. Per l’EPS nudo questa

classificazione è l’Euroclasse D o E nel caso di materiali autoestinguenti e dell’Euroclasse F in caso di materiale non

autoestinguente (che è spesso utilizzato per gli imballi). In realtà, questa classificazione ci dice poco della prestazione al

fuoco dell’elemento da costruzione in cui viene usato il

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prodotto isolante. Le esigenze normative variano da paese a paese ma in molti casi la prestazione di reazione al fuoco

del prodotto nudo è soltanto un criterio formale obbligatorio. Laddove la normativa è fondamentalmente basata sulle

prestazioni, come si prefigge la CPD, i requisiti sono basati sugli elementi strutturali o da costruzione. I recenti sviluppi

europei considerano questo aspetto e fanno il possibile per realizzare le prove di reazione al fuoco su modelli di prova

standardizzati, che simulano le applicazioni dell’utente finale. I produttori possono quindi dichiarare la classificazione di

reazione al fuoco, simulando le applicazioni dell’utente finale, sulle etichette del prodotto al di fuori dal riquadro ufficiale

CE. Le ricerche condotte da EUMEPS sottolineano che la classificazione di reazione al fuoco per l’EPS nel modello di

prova standardizzato relativo al gesso è l’Euroclasse B-s1do. Per l’EPS con acciaio grecato vale la stessa

classificazione, che utilizza un modello di prova standardizzato che simula l’uso finale dell’EPS in una costruzione con

tetto piano con acciaio grecato. In entrambi i casi il risultato sarà la stessa classificazione come l’identica costruzione con

lana di vetro o isolamento PIR.

Caratteristiche di: Temperatura EPS autoestinguente

Temperatura EPS non autoestinguente

Rammolimento, restringimento, fusione

Da 100 °C Da 100°C

Temperatura di ignizione

Con fiamma pilota

370 °C 350 °C

Temperatura di autoaccensione

500 °C 450 °C

2. Comportamento al fuoco di prodotti isolanti in EPS

Il comportamento al fuoco del materiale isolante nudo in EPS non è rilevante. Il materiale è generalmente coperto da

altro materiale che determina il comportamento al fuoco. Il materiale isolante è attaccato dal fuoco soltanto dopo il

cedimento del materiale di copertura e entro questo lasso di tempo l’edificio o il compartimento non possono essere

salvati da una perdita totale. Nonostante ciò esistono molte idee errate sul ruolo del materiale isolante in caso di

incendio, il comportamento al fuoco dell’EPS, la produzione di fumo e la sua tossicità. I fatti mostrano un quadro

abbastanza diverso!

2.1 Comportamento al fuoco di prodotti isolanti in EPS autoestinguente

Come la maggior parte dei materiali organici, la schiuma di polistirene è combustibile. Comunque, in pratica, il suo

comportamento al fuoco dipende dalle condizioni in cui viene usata, così come dalle proprietà insite nel materiale. Tali

proprietà dipendono dal fatto che la schiuma sia fatta di materiale autoestinguente o no. La maggior parte dei prodotti

isolanti in EPS è stata realizzata nel tipo autoestinguente per decenni, che si ottiene aggiungendo una piccolissima

quantità (max 0,5%) di agente autoestinguente al materiale. L’autoestinguente è polimerizzato nella struttura molecolare

ed è insolubile in acqua, il che garantisce che non vi siano perdite di autoestinguente dal materiale nel l’ambiente. Le

ricerche mostrano che l’effetto autoestinguente rimane efficace per decenni (rif.10).

Il comportamento al fuoco dell’EPS autoestinguente è notevolmente diverso dall’EPS non autoestinguente. Esposto al

calore, l’EPS autoestinguente si ritira dalla fonte di calore. La probabilità di accensione del materiale è significativamente

ridotta e scintille di saldatura o sigarette normalmente non lo infiammano. Un altro effetto dell’autoestinguente è che i

suoi prodotti di decomposizione provocano l’estinzione della fiamma: non appena la fonte di calore viene a allontanata,

la fiamma si estingue.

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23

L’effetto è chiaramente illustrato da una dimostrazione in cui si provoca una bruciatura circolare in un grosso blocco di

EPS utilizzando un cannello. Non appena si allontana il cannello, il fuoco si estingue.

Si dovrebbe valutare la reazione al fuoco non sul materiale o sul prodotto, ma sull’elemento strutturale o sul livello di

elemento da costruzione. Una regola di progettazione fondamentale con l’EPS e altri materiali isolanti è di non usare mai

il materiale scoperto. Poiché l’EPS non dovrebbe essere mai il materiale che verrà a contatto col fuoco, la classificazione

di reazione al fuoco del materiale o del prodotto nudo in EPS riveste solo un’importanza formale. Lo strato che determina

realmente la reazione del comportamento al fuoco è lo strato superficiale della costruzione, che si troverà di fronte al

fuoco e ricopre il materiale isolante in EPS. Utilizzando una combinazione di isolante in EPS e specifici strati di copertura

è sempre possibile progettare una costruzione che soddisfi i requisiti al fuoco. Correttamente applicato e installato l’EPS

non influenzerà l’insorgenza e lo sviluppo di un incendio in un edificio.

L’eccellente comportamento dell’EPS in ambito edilizio è stato confermato da studi recenti realizzati da AIPE ed

EUMEPS. Testati in conformità alla EN 13501-1, i modelli di prova standardizzati dell’EPS coperto con gesso e acciaio

danno come risultato una classificazione B-s1do. La parte di fumo di questa classificazione, la S1, è la migliore possibile

classificazione per una costruzione, il che significa che c’è poco o nessun apporto alla produzione di fumo. Di

conseguenza si può concludere che quando l’EPS viene usato correttamente nelle applicazioni raccomandate non porta

ad un aumento del rischio di fumo.

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2.2 Calore di combustione

Come la maggior parte dei materiali organici, la schiuma di polistirene è combustibile.

Il calore prodotto dal materiale che brucia è uno dei fattori che determina il tipo di sviluppo di un incendio. Ecco perché il

carico d’incendio è spesso uno dei criteri presenti nelle normative e deve essere calcolato durante la fase di

progettazione. Il valore calorifico dell’EPS per chilogrammo è di 40 MJ/kg cioè due volte maggiore rispetto ai prodotti in

legno con circa 20 MJ/kg. Comunque il 98% del volume di EPS consiste di aria ad una densità di uso tipica di 15-20

kg/m3, che ha come risultato un basso apporto al carico d’incendio totale. L’EPS è vantaggioso anche paragonato ad

altri materiali isolanti (rif.4). L’apporto dell’EPS al carico d’incendio delle strutture più comuni di tetti piani con un feltro

bituminoso per tetto è di circa 10% (rf. 4). Lo studio di un caso specifico ha mostrato che in un magazzino per una

catena di drogherie, l’apporto dell’isolamento del tetto piano in EPS al carico d’incendio totale era pari al 3% (rif. 6 e rif.

12). Per l’intero carico d’incendio non esiste alcuna differenza in caso di sostituzione dell’EPS con altri materiali isolanti.

Nella tabella qui sotto Prager (rif. 8) mostra che c’è poca differenza nell’apporto al carico d’incendio dei vari materiali isolanti se paragonati ad un uguale valore d’isolamento.

Materiale

Conduttività termica

Densità Calore di combustione

Carico d’incendio/m

3

Carico d’incendio/m

3

Valore R identico

(W/mK) Ρ (kg/m

3)

H (my/kg) Qy (mj/m3) Q (ml/m

2)

EPS 0,035 20 39,6 792 92

XPS 0,040 32 39,6 1.267 169

MW 0,045 170 4,2 714 107

In (rif. 8) Prager mostra l’apporto al carico d’incendio per alcuni dei più comuni materiali isolanti.

2.3 Tossicità del fumo derivante da combustione di EPS

La tossicità del fumo di combustione derivante da EPS è stata studiata da TNO nel 1980. I risultati hanno provato che

l’EPS produce molto meno fumi tossici rispetto ai materiali naturali come legno, lana o sughero (rif. 13). L’EPS è un

idrocarburo puro (C8H8) che si scompone in CO, CO2 e H2O. L’influenza dell’autoestinguente utilizzato nell’EPS è molto

limitata poiché si raggiunge l’effetto desiderato solo con un contenuto di carica dello 0,5%, mentre per altri materiali è

necessario un contenuto fino al 30% di autoestinguente.

L’influenza dell’autoestinguente sulla tossicità è quindi minima nel caso dell’EPS.

Ricerche su vasta scala realizzate da APME secondo la DIN -53436 a temperature da 330 °C a 600 °C hanno provato

anche che l’EPS autoestinguente produce meno fumi tossici rispetto ai materiali naturali senza gas come il cloro o il

cianuro (rif. 11).

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La combustione dell’EPS è relativamente pulita rispetto ad alcuni materiali isolanti in lana di vetro, che in caso di

incendio possono bruciare senza fiamma e ardere per ore e durante un incendio pienamente sviluppato possono

produrre molto fumo. Studi recenti da parte di SP, un rinomato istituto svedese per gli incendi, hanno concluso, dopo

aver analizzato 25 materiali da costruzione, compresi i materiali isolanti più comuni come EPS, PUR e lana minerale,

che il gas più tossico prodotto dalla combustione dei materiali da costruzione è l’isocianuro. Con grande sorpresa di

molti, la maggiore quantità non è stata prodotta da schiume di plastica come il PUR o l’EPS ma da lana minerale (rif. 14).

Ricerca APME secondo DIN-53436.

2.4 Oscuramento da fumo

La tossicità è un effetto del fumo, l’oscuramento un altro dei suoi effetti. L’oscuramento rende difficile fuggire da una

stanza in fiamme. La produzione di fumo è particolarmente importante per i materiali da costruzione utilizzati nelle vie di

fuga.

Per edifici standard, il tempo di evacuazione è di circa mezz’ora, quindi il comportamento della costruzione rispetto

alla produzione di fumo dopo questo lasso di tempo è generalmente poco importante. Una volta esposto, l’EPS brucia e

produce una quantità considerevole di fumo denso e scuro, che è proporzionale alla massa consumata.

Tuttavia l’isolamento in EPS viene normalmente coperto da materiali di superficie come gesso, pietra, legno o acciaio

che lo proteggono durante la prima fase di un incendio. Una volta innescato l’incendio, la superficie della costruzione

viene riscaldata.

Particelle e isocianati derivanti da incendio (Swedish national testing and Research Institute)

La tossicità dei fumi provenienti da EPS in vari materiali ‘naturali’

Campione Frazioni emesse (v/v) in ppm a diverse temperature

EPS (tipo standard) Gas di fumo in un incendio Monossido di carbonio Monostirene Altri composti aromatici Bromuro di idrogeno

300°C 50* 200 Frazioni 0

400°C 200* 300 10 0

500°C 400* 500 30 0

600°C 1.000** 50 10 0

EPS-SE (tipo autoestinguente)

Monossido di Carbonio Monostirene Altri composti aromatici Bromuro di idrogeno

10* 50 Frazioni 10

50* 100 20 15

500* 500 20 13

1.00* 50 10 11

Asse di legno Monossido di carbonio Composti aromatici

400* -

6.000* -

12.000* -

15.000** 300

Truciolato Monossido di carbonio Composti aromatici

14.000* Frazioni

24.000** 300

59.000** 300

69.000** 1.000

Sughero espanso Monossido di carbonio Composti aromatici

1.000* Frazioni

3.000** 200

15.000** 1.000

29.000** 1.000

Nota: le condizioni di prova specificate in DIN 53 436, tasso di flusso d’aria 1/h; 300mm x 15mm 20mm campioni di prova paragonati a normali condizioni d’uso. *brucia senza fiamma/arde ** come fiamma – non identificato

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Dopo un po’ di tempo il calore passa attraverso la costruzione, la velocità del flusso di calore dipende dalle proprietà del

materiale di superficie. Se il calore penetra a livello dell’EPS questo non si infiamma ma si allontana dal calore. Quindi

l’EPS non contribuisce all’espansione dell’incendio e produce poco o nessun fumo. Solo quando il materiale di superficie

cede, l’isolamento dell’EPS contribuisce all’incendio e produrrà fumo. Normalmente l’incendio consuma solo parte del

materiale in EPS fuso, lasciando la parte rimanente sotto forma di resina solidificata. La quantità totale di fumo prodotto

dall’EPS dipende dalla densità del materiale. Il relativo apporto dell’EPS alla produzione di fumo dipende dalla sua parte

nel carico d’incendio totale. Come detto precedentemente, la parte di EPS e di altri materiali isolanti nel carico d’incendio

è molto bassa, cioè circa 3% come dimostrato nello studio di un caso di un magazzino (rif. 6) e la scelta del materiale

isolante ha poca influenza sulla produzione di fumo.

3. Sicurezza antincendio dei prodotti isolanti in EPS e assicurazioni

Alcune compagnie assicurative variano il premio assicurativo di un edificio a seconda del materiale isolante usato. Non

esistono basi statistiche che giustificano questa pratica. Dovremmo aspettarci che le compagnie assicurative basassero

il proprio giudizio sui fatti e sulle prove concrete. I fatti parlano da soli.

3.1 Analisi di grandi incendi (danni per oltre 1 milione di euro)

In caso di piccoli e grandi incendi esistono spesso molte ipotesi sulla causa, che è soggettiva e dipende dalla

percezione, competenza o interesse commerciale delle persone coinvolte.

La ricerca scientifica delle cause di grandi incendi ha portato alle conclusioni seguenti:

Tipo di edificio

La maggior parte degli incendi si è verificata in scuole, siti industriali ed edifici pubblici. Gli edifici moderni costruiti

secondo le recenti normative tendono ad essere marginalmente meno vulnerabili al fuoco rispetto ai vecchi edifici. Più di

metà degli edifici non è stata ispezionata dai vigili del fuoco nel corso degli ultimi tre anni, benché nell’87% dei casi siano

stati dati suggerimenti per il miglioramento agli edifici ispezionati.

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Compartimenti

Tutti gli edifici presentano compartimenti antincendio, ma solo nel 62% dei casi questo fatto è noto ai soccorritori, che

devono adattare le proprie tecniche di spegnimento. Nel 30% dei casi la suddivisione in compartimenti ha rappresentalo

un insuccesso, 50% del quale dovuto a una mancata chiusura automatica delle porte antincendio.

Momento di inizio dell’incendio

La maggior parte degli incendi è iniziata al di fuori dei normali orari di apertura dell’edificio: fra le 18.00 e le 9.00.

Estinzione dell’incendio

I vigili del fuoco sono arrivati per spegnere l’incendio entro un lasso di tempo accettabile dopo essere stati avvisati. In

circa 5% dei casi si è verificato un problema per raggiungere l’incendio e nel 5% dei casi c’era invece un problema di

disponibilità di acqua per estinguere l’incendio. Nel 13% dei casi i vigili del fuoco non sono riusciti a impedire l’estensione

dell’incendio ai siti vicini. I soccorritori hanno inizialmente cercato di combattere l’incendio dall’interno dell’edificio nei due

terzi dei casi.

Causa dell’incendio

Molti incendi sono stati causati dal malfunzionamento o dall’uso errato delle attrezzature (26%) o sono di natura dolosa

(23%). In realtà le percentuali di entrambe le cause sono probabilmente molto maggiori, poiché la causa resta

sconosciuta per il 40% degli incendi.

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3.2 Ruolo dell’isolamento nell’incendio

L’analisi obiettiva mostra che l’influenza del materiale isolante sull’insorgenza e lo sviluppo dell’incendio è marginale, ne l

caso in cui esista. Una ricerca indipendente è stata commissionata dall’industria dell’EPS per indagare sulle cause e lo

sviluppo di oltre 40 grossi incendi industriali e sul ruolo del materiale isolante. La ricerca è iniziata nel 2002 e continua a

tutt’oggi. La conclusione è che l’EPS non contribuisce all’innesco o allo sviluppo di questi incendi. Sono stati identificati

numerosissimi altri fattori, fra cui: negligenza nelle lavorazioni a caldo, assenza di mezzi per l’estinzione incendi e

carenza delle proprietà antincendio nel contenuto degli edifici.

4. SICUREZZA ANTINCENDIO DELL’EPS PER OGNI APPLICAZIONE

In questa sezione sono descritte diverse applicazioni dell’EPS. Se applicate correttamente, l’uso dell’EPS non ha alcuna

influenza sull’innesco o lo sviluppo di un incendio in un edificio. Coperto da un materiale di superficie l’EPS non è mai il

materiale a contatto diretto con l’incendio e non determina quindi il comportamento al fuoco della costruzione. È quasi

sempre possibile progettare una costruzione con l’EPS che soddisfa tutti i requisiti, compresi i requisiti antincendio.

4.1 Pavimentazione antincendio e fondazioni con EPS

L’EPS è frequentemente utilizzato come isolamento sotto i pavimenti del piano terra in cemento o come cassero a

perdere per fondazioni. L’isolamento in EPS sotto i pavimenti dei piani più alti, es. quando il pianterreno è usato come

parcheggio, non è raccomandato se l’EPS rimane scoperto.

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4.2 Pareti con EPS

Le strutture delle pareti sono un esempio perfetto del motivo per cui i requisiti dovrebbero basarsi sulle prestazioni per

quanto riguarda un elemento da costruzione e non devono essere descrittivi per un solo prodotto o materiale. L’EPS è

eccellente per l’isolamento del lato interno di una parete, per pannelli isolanti con intercapedine, per isolamento con

materiale di riempimento, per sistemi di isolamento termico esterno (ETICS) o per pannelli prefabbricati compositi, come

i pannelli isolanti strutturali o i pannelli sandwich in acciaio.

In tutti questi esempi l’isolamento in EPS è coperto da uno strato superficiale di materiale inorganico o metallo. Questi

strati arrivano a soddisfare tutti i requisiti sulla reazione e resistenza al fuoco a seconda del materiale di superficie

applicato. Prove commissionate da AIPE ed EUMEPS illustrano che la struttura di una parete con solo 9 mm di gesso ha

una classificazione di B-s1do (rif. 22). Normalmente non è necessaria alcuna prova per la struttura con un muro a

intercapedine e un muro interno fatto di pietra (rif. 21).

Le prove eseguite da istituti austriaci e dall’organizzazione antincendio austriaca hanno provato che anche EPS per

ETICS funziona in modo eccellente. ETICS può ottenere una classificazione di reazione al fuoco di B-s1do e un’intera

serie di prove conferma questi risultati (rif. 26). Ampie ricerche statistiche su 175 incendi eseguite dall’organizzazione

antincendio polacca hanno evidenziato che il verificarsi di incendi nel caso di ETICS con EPS era proporzionale alla

quota di mercato di EPS e lo stesso avveniva per la lana minerale (rif. 27).

4.3 Pannelli sandwich antincendio in acciaio con EPS

Sono state condotte esaurienti ricerche sulla classificazione di reazione al fuoco per i pannelli sandwich in acciaio (rif. 9

e rif 23). Queste ricerche chiariscono che non è il materiale d’anima che determina la classificazione ma il rivestimento

che viene applicato sulla parte esterna dell’acciaio. Questo rivestimento protegge l’acciaio dalla corrosione e fornisce

una colorazione all’edificio.

Le prove eseguite secondo “Free standing room corner” (analoghe alla ISO 13784) hanno mostrato che non avviene

nessun flashover per i pannelli sandwich in acciaio con anima in EPS nel caso in cui la giunzione sia ben realizzata (rif.

24).

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30

Una relazione della Association of British Insurers (ABI) riconosce che in caso di edifici per l’industria alimentare o di

celle frigorifere, le anime in schiuma di plastica sono preferibili ad altre soluzioni per ragioni igieniche. Commentano

anche che “i pannelli sandwich non innescano un incendio da soli” e, con un’adeguata gestione della sicurezza

antincendio, i rischi associati all’industria alimentare possono essere controllati in maniera accettabile.

Le conclusioni fondamentali per il comportamento al fuoco dei pannelli sandwich in acciaio con anima in EPS sono:

indipendentemente dal materiale interno, tutti i pannelli sandwich in acciaio con un rivestimento in plastisol

possono avere la stessa Euroclasse B.

ricerche comparative mostrano che i risultati delle prove SBI sono totalmente allineati alle prove più estese e

quindi più costose come il “room corner test”, ISO 9705 (rif 26).

Le differenze nei risultati delle prove di pannelli sandwich in acciaio con anima in EPS sono minime quando

vengono paragonati ad altri materiali interni.

Il dettaglio della giunzione e i dettagli di montaggio e fissaggio del pannello sandwich sono molto importanti per

il risultato delle prove antincendio.

4.4 Coperture in acciaio isolate con EPS

I lavori a caldo sui tetti sono responsabili di un elevato numero di incendi. L’analisi di questi incendi sui tetti porta alla

conclusione che essi avvengono principalmente quando si usano fiamme libere intorno alle rifiniture. Parlando della

congiunzione fra il tetto piano e la parete verticale, il committente del tetto non ha una conoscenza specifica dei materiali

usati per la parete. Durante la ristrutturazione lo sporco accumulatosi può accendersi rapidamente. Anche le rifiniture

intorno agli scarichi dell’acqua o ai canali di ventilazione sono note quale causa di incendi. Molti sviluppi continuano a

ridurre il numero degli incendi. Gli assicuratori richiedono sempre più permessi di lavoro a caldo e procedure severe

correlate a questo tipo di lavoro.

Si sviluppano anche raccomandazioni che prendono in considerazione le rifiniture e l’uso di membrane autoadesive

anziché membrane applicate a caldo, laddove esista un rischio notevole di incendio (rif. 28). Quindi la preoccupazione

principale non riguarda il materiale isolante ma la lavorazione a caldo combinata con il rischio delle rifiniture. Entrambi

possono e saranno risolti dall’industria per rendere il tetto piano un luogo più sicuro.

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31

Il sistema di classificazione europea per gli incendi esterni, EN 13501-5 fa riferimento a quatto metodi diversi citati nella

ENV II87. Per ognuno di questi metodi è possibile progettare una struttura con isolamento in EPS che soddisfi i requisiti.

Normalmente esiste uno strato di lana di vetro presente in qualche parte della struttura. Le prove per la struttura del tetto

sono normalmente commissionate dal produttore del feltro. Quasi tutti i feltri impermeabilizzanti attuali sono stati testati

in combinazione con l’EPS poiché il produttore del feltro di copertura vuole utilizzare le qualità superiori dell’EPS come

materiale isolante per tetto piano, soprattutto per quanto riguarda durabilità, pedonabilità, invecchiamento e prezzo. Molti

edifici industriali moderni sono realizzati in strutture leggere di acciaio. Talvolta la sicurezza antincendio di questo tipo di

edifici è soggetta a discussioni e il materiale isolante diviene parte del dibattito. In realtà l’obiett ivo è quello di usare

meno denaro possibile anche per un edificio esteso, quindi

l’elemento guida è rappresentato dal costo rispetto alla

sicurezza antincendio. Una struttura in acciaio senza alcun

rivestimento protettivo soddisfa questo criterio. Se si scatena

un incendio in un compartimento di questo edificio e può

aumentare fino a trasformarsi in un incendio sviluppato, allora

questa parte dell’edificio rappresenta una perdita totale. Entro

10-20 minuti la struttura in acciaio può crollare e i soccorritori

non riusciranno ad entrare nell’edificio. Qual è il ruolo del

materiale isolante in questo scenario? La vera risposta è che

riveste un ruolo piuttosto irrilevante.

È stata commissionata una ricerca dall’industria dell’EPS per scoprire il comportamento di diversi materiali isolanti in

queste strutture in acciaio leggero (rif. 12). La conclusione di questa ricerca è che nel caso dell’EPS il tempo perché un

incendio si espanda dall’interno dell’edificio alla superficie del tetto è di circa 20 minuti. Per l’isolamento PUR/PIR si

potrebbe protrarre questo tempo fino a circa 30 minuti e fino a quasi 40 minuti per la lana minerale. È opinabile se

questo sia rilevante in caso di cedimento della struttura normalmente in 10-20 minuti prima che l’incendio si espanda fino

al tetto. Inoltre se un tetto non è interamente progettato secondo una provata resistenza al fuoco, non tutte le rifiniture

saranno resistenti al fuoco. L’esperienza pratica mostra che l’incendio non si estenderà al tetto attraverso la struttura ma

tramite gli elementi accessori come un lucernaio, uno scarico dell’acqua, un condotto di ventilazione, una finestra nel

muro ecc. Una volta che l’incendio è arrivato al tetto, le relazioni sugli incendi dimostrano che l’incendio può espanders i

con una velocità pari a 4m/min secondo le condizioni meteorologiche. Il fatto che l’isolamento in EPS sia termoplastico

ha effetti collaterali positivi in caso di incendio. L’EPS si ritrae dal calore, ritornando alla sua forma solida granulare

originale e così facendo perde le sue proprietà isolanti. Quindi parte del calore prodotto dall’incendio fuoriesce dal tetto.

Proprio per questo il tempo che porta al flashover è più lungo e il tempo prima che la struttura in acciaio crolli è esteso.

Quindi i soccorritori avranno più tempo per proteggere i compartimenti circostanti (rif. 12). Un fattore spesso non

compreso nell’analisi del comportamento al fuoco delle costruzioni è l’influenza delle barriere all’umidità e dei rivestiment i

anticorrosivi. Le barriere all’umidità bituminose sono ancora spesso raccomandate poiché sono le barriere più efficienti e

affidabili. Altre barriere all’umidità leggere come la pellicola in PE possono facilmente volare via e lacerarsi. Barriere

all’umidità non affidabili possono portare a gravi problemi nei tetti piani, come perdita di valore isolante tramite

saturazione di umidità, perdita di resistenza alla compressione e perdite dovute alle estremità dei dispositivi di fissaggio

meccanici che forano il tetto quando ci si cammina sopra.

Quindi in conclusione il materiale isolante non gioca un ruolo decisivo nello sviluppo di un incendio in un edificio leggero

con copertura in acciaio. Se si innesca un incendio in un compartimento di questo edificio, questo compartimento è

generalmente totalmente perso, se non per l’incendio per il fumo e il persistente odore acre. La

progettazione dell’edificio è importante per trovare il giusto equilibrio fra i vantaggi e gli svantaggi di grandi

compartimenti. Da un lato i compartimenti più grandi sono più economici per vantaggi logistici, ma comportano maggiori

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rischi e maggiori premi assicurativi. Dall’altro lato compartimenti più piccoli sono più scomodi e i costi di prevenzione

maggiori. La compartimentazione è la chiave per la gestione del rischio d’incendio. Si devono utilizzare strutture e

rifiniture sperimentati per massimizzare la resistenza al fuoco e al fumo. La progettazione è importante ma è necessario

anche fare attenzione alle fasi di costruzione e manutenzione. Ricerche recenti eseguite da TNO/Effectis e da

Warrington Fire Gent, hanno riguardato la reazione al fuoco dell’EPS su una copertura in acciaio secondo la EN13501-1.

Il risultato è una classificazione Euroclasse B-s1do. Nonostante questa classificazione d0, che è la miglior classificazione

possibile per quanto riguarda la formazione di gocce incandescenti, si solleva ancora la questione sulla possibilità delle

gocce dell’EPS fuso che cadono attraverso i giunti di una copertura in acciaio durante un incendio. Queste gocce

potrebbero portare ad una ulteriore espansione dell’incendio? Se l’EPS autoestinguente è esposto all’incendio si ritirerà.

Se verrà riscaldato ulteriormente fonderà e cadranno le gocce. Comunque queste gocce si estinguono non appena

toccano terra e si raffreddano. I test provano che anche la carta velina non si incendia con queste gocce. Se le gocce

cadono in un’area già incendiata non si raffredderanno e arderanno. La possibilità che un vigile del fuoco o un’altra

persona siano feriti dalle gocce di EPS è molto limitata.

5 Conclusione

La sicurezza all’incendio è uno dei requisiti essenziali nella progettazione di un edificio, e non può essere compromessa.

Il ruolo dell’isolamento rispetto alla sicurezza è spesso sopravvalutato. Questo documento mostra che è perfettamente

possibile progettare un edificio utilizzando l’EPS come materiale isolante e soddisfare i requisiti in fatto di isolamento

compresa la sicurezza al fuoco ed all’incendio.

Riferimenti

(1) Organizzazione Internazionale per le Standardizzazioni (ISO), Relazione tecnica 9122-1 (2) 3231, World fire Statistics, GAIN, nr. 19, 2003 (3) 3232, VIB “Aktuelle Brandkschutzkinzwpten”, Schneider e.a. TU Vienna, aprile 2000 (4) 3157, ROOFS, “De vuurbelasting vane en dak”, Appels, Chr., Settembre 2002 (5) 3230, “Impact on Insurance”, Battrick, P.FM Global, presentato nell’ottobre 2001 a Lussemburgo (6) 3172 , ASPO presentato il 26-01-2001, Las, H.E. (7) 3204, EUMEPS APME TR 01/2000 “testing naked EPS, novembre 2000 (8) 2839, “Research in the causes of fire”, Prager , F.H., Cellular Polymers nr. 20-3/2001 (9) 2839, “Omzetting Euroklassen”, Merlo, R. va, TNO, agosto 2001 (10) 2719, “Long term fire behaviour of EPS B1 and B2”, APME TD 99/01 febbraio 1999 (11) 3167, comportamento al fuoco dell’EPS, APME, settembre 2002 (12) 0110, “Brandgegrag geisoleerde stalen darken”, TNO, Zorgman, H., febbraio 1987 (13) 0514, “Giftgheid van gassen bij verbranding EPS”, Zorgman, H.,giugno 1980 (14) 3234, “Particles and isocyanate from fires”, relazione SP 2003:05 (15) 2010t/m2013, “Rookproductie EPS 15/20, -N/-SE”TNO, gennaio 1998 (16) 2798 t/m 2959, casustek I, BDA, 2001-2002 (17) 3055, TNO, o.a. 2004/CVB-B0336/RNP/TNL (18) 3210, TNO, o.a. 2004/CVB-B0833/NSI/TNL (19) 3414, 2004 TNO-CVB-R0310 (20) 3189, Euroclassi dell’EPS/Gesso, “doublage”, APME/EUMEPS, settmerb 2004 (21) 2965, “Onderzoek sandwichpanelen”, Langstraat, W. TNO, maart 2002 (22) 2966, 2001 TNO-CVB-B04432 (23) 3166, ABI, Prestazioni al fuoco dei pannelli sandwich (24) TNO rapport 2004-cvb-r0076, Paap, F., maart 2004 (25) 0857, “Bevordering brandveilg werken”, BDA/SBR rapport,novembre 1990 (26) Grossbrandversuch der Grazer Feuerwehren, settembre 2007 (27) Analisi della risposta dell’isolamento termico al fuoco, marzo 2004 (28) NVN6050 Eisen aan ontwerp en detaillering voor brandveiling werken aan daken, settembre 2006

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33

4.

LA REAZIONE AL FUOCO IN EDILIZIA

La reazione al fuoco dei prodotti per edilizia è uno degli argomenti più trattati e documentati. Norme e leggi sono il

supporto fondamentale per definire e descriverne il comportamento.

L’allegato A del DPR 93/246 di recepimento della Direttiva 89/106 relativa ai prodotti da costruzione, oggi ripreso dal

regolamento 305/11, riporta i requisiti essenziali ai quali devono rispondere le opere. I requisiti di sicurezza antincendio

costituiscono parte essenziale della normativa sulle opere da costruzione e sono essenzialmente relativi alla

configurazione degli edifici, alle prestazioni strutturali, ai componenti e ai materiali.

Per soddisfare la sicurezza in caso di incendio l’opera deve essere concepita e costruita in modo da garantire, in caso di

incendio:

- la stabilità degli elementi portanti per un tempo utile ad assicurare il soccorso degli occupanti;

- la limitata propagazione del fuoco e dei fumi, anche riguardo alle opere vicine;

- la possibilità che gli occupanti lascino l’opera indenni o che gli stessi siano soccorsi in altro modo;

- la possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza.

Per raggiungere tali obiettivi, ai fini della sicurezza antincendio, è importante bilanciare in modo corretto misure di

prevenzione e misure protezione attiva e passiva.

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Le misure di protezione attiva, quali impianti di spegnimento, impianti di rilevazione ed evacuatori di fumo e calore (EFC),

consentono di contrastare l’incendio non ancora completamente sviluppato.

Fino al raggiungimento del flash-over, l’energia sviluppata dal fuoco è relativamente modesta e può essere contrastata

da apposite misure di difesa; al contrario, nella fase di post flash-over, l’incendio sviluppa grandi quantità di calore,

difficilmente contrastabili con misure di protezione attiva.

Le misure di protezione passiva sono finalizzate alla conservazione della capacità portante degli elementi strutturali e al

contenimento del fuoco in un ambiente confinato (compartimento) senza propagazione in altri ambienti.

Tra le misure di protezione passiva sono da includere le misure atte a controllare la reazione al fuoco dei materiali, che

quantifica l’attitudine dei materiali ad innescarsi in caso di incendio e a propagare la fiamma.

Le norme europee in materia di reazione al fuoco sono state sviluppate nell’ambito dei Mandati che la Commissione ha

affidato al CEN al fine di soddisfare tale requisito.

La classificazione europea

Nel febbraio 2002 sono state pubblicate le norme europee sulla reazione al fuoco (EN ISO 1716, EN ISO 1182, EN ISO

9239-1, EN ISO 11925-2, EN 13501-1).

A livello nazionale il decreto DM 10 marzo 2005 introduce in Italia la classificazione europea, mentre il DM 15 marzo

2005 elenca i “requisiti di reazione al fuoco dei prodotti da costruzione installati in attività disciplinate da specifiche

disposizioni tecniche di prevenzione incendi in base al sistema di classificazione europea”.

Alla classificazione italiana, espressa numericamente classe O, 1, ecc., si sostituisce quella europea in lettere: A, B, ecc.

Nel DM 10 marzo 2005, modificato dal DM 25 ottobre 2007, si considerano tre categorie:

- prodotti da costruzione esclusi i pavimenti

- pavimenti (pedice FL)

- prodotti di forma lineare (pedice L).

Vengono introdotte specifiche simbologie per individuare la classe dei prodotti impiegabili come rivestimento dei

pavimenti (alla classe è aggiunto FL = floor esempio A1FLs1) e per i materiali riguardanti gli impianti tecnici a prevalente

sviluppo lineare (tubazioni e condotte, a cui è aggiunto il simbolo L, esempio A2Ls1-do).

In effetti per tali tipi di prodotti i metodi di prova differiscono rispetto a quelli per le altre applicazioni.

La classificazione europea di riferimento definisce 7 classi: A1, A2, B, C, D, E, F(vedi tabella 1).

Oltre alla classe di reazione al fuoco vera e propria, sono attribuiti ai materiali anche livelli di produzione di fumo, misurati

attraverso la sua opacità e indicati con il simbolo s1, s2, s3 (s = smoke) e l’attitudine a rilasciare gocce o particelle

ardenti indicate con d0, d1, d2 (d = drops).

Così si potrà apprezzare una sostanziale differenza tra due prodotti ad esempio entrambi di classe B, aventi il primo s1,

d1 e il secondo s1, d0.

Il primo potrà essere impiegato nelle vie di esodo come soffitto, il secondo no.

Le sottoclassi riguardano le classi A2, B, C, e D (vedi tabelle 2 e 3).

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Il DM 15 marzo 2005 modificato con DM 16 febbraio 2009, riporta la corrispondenza delle classi europee con le

precedenti classi italiane (vedi tabella 4).

Tabella 1 – Classi di reazione al fuoco di un materiale

Classi di reazione al fuoco

A1, A1FL, A1L Prodotti incombustibili

A2, A2FL,A2L

Prodotti combustibili differenti per il grado di partecipazione alla combustione

B, BFL, BL

C, CFL, CL

D, DFL, DL

E, EFL, EL

F, FFL, FL Prodotti non classificabili

Tabella 2 – Sottoclassi per la produzione di fumo (EN 13823)

Produzione di fumo – sottoclassi per la produzione di fumo (EN

13823)

S1 SMOGRA ≤ 30 m

2/s2

TSP600s ≤ 50 m2

Scarsa emissione di fumo

S2 SMOGRA ≤ 180 m

2/s2

TSP600s ≤ 200 m2

Moderata emissione di fumo

S3 Non sono conformi ai criteri s1 e s2 Forte emissione di fumo

Tabella 3 – Sottoclassi per la produzione di gocce e particelle infiammate (EN 13823)

Produzione di gocce - sottoclassi

D0 Non c’è alcuna goccia/particella infiammata nei primi 600 s di prova

D1 Non c’è alcuna goccia/particella infiammata che persiste per più di 10 s, nei primi 600 s di prova

D2 Non si dichiara alcun comportamento oppure: non è conforme a d0 e d1 – determina la combustione della carta nella prova di

accendibilità in base alla EN ISO 11925-2

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Reazione al fuoco e prevenzione incendi

Il nuovo regolamento per le procedure di prevenzione incendi, il Dpr 2011/151, sostituisce la vecchia disciplina del DPR

1998/37 che prevedeva che tutte le attività dovessero ottenere indistintamente il Certificato di Prevenzione Incendi (CPI).

La nuova specifica semplifica gli adempimenti e distingue tre categorie di rischio. In base alla categoria di rischio

vengono richiesti determinati controlli.

Le categorie sono:

A. attività a basso rischio e standardizzate

B. attività a medio rischio

C. attività ad elevato rischio.

Con il Dpr 2011/151:

- l’esame dei progetti è previsto per le categorie B e C con tempi di risposta entro 60 giorni

- il controllo di prevenzione incendi è previsto a campione per le categorie A e B, entro 60 giorni per le categorie C.

L’elenco delle attività sono riportate nell’allegato 2 del Regolamento del Dpr 2011/151. Ogni attività deve soddisfare i

requisiti previsti nel decreto di riferimento. Risulta fondamentale distinguere nella progettazione antincendi le zone che

risultano come vie d’esodo o compartimenti da quelle di attività. La progettazione antincendi prevede dei requisiti

differenziati ai prodotti e materiali installati.

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5.

PRESTAZIONI AL FUOCO DI EDIFICI

RESIDENZIALI NUOVI

Premessa

Studio commissionato da NHBC a BRE in merito alle prestazioni al fuoco di edifici residenziali.

Nei recenti decenni si è verificato un aumento nel numero di immobili costruiti utilizzando forme costruttive non

tradizionali. Si tratta di una tendenza dettata dalla volontà di ottenere una maggiore efficienza costruttiva e in generale

migliori standard a livello di prestazioni energetiche. Una delle conseguenze è stata però un uso maggiore di materiali

combustibili, con potenziali ripercussioni sulla sicurezza delle persone e la protezione dell’immobile in caso di incendio.

Questo progetto ha coinvolto un gruppo di stakeholder, fra cui rappresentanti di tutta l’industria dell’edilizia residenziale ,

Dipartimento di stato inglese per le comunità locali, i vigili del fuoco di Londra e l’Associazione per la protezione

antincendio, per esaminare approfonditamente le varie questioni, tenendo conto dei dati provenienti da reali casi di

incendio. Questa relazione fornisce un riepilogo dei dati e presenta un numero di casi di studio, da cui si possono trarre

utili lezioni.

Benché i dati attualmente disponibili non consentano di trarre conclusioni secondo le quali forme costruttive non

tradizionali aumentano il rischio di incendio, avvalorano però l’importanza vitale di procedere con cura e alla

progettazione e costruzione di tutti gli edifici.

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Indipendentemente dal tipo di costruzione, esiste un chiaro rischio di diffusione di incendio attraverso le cavità all’interno

della struttura ed esternamente sulla facciata.

Alla luce di alcuni recenti casi di incendio di elevato profilo, questa relazione fornisce una panoramica equilibrata, che

spero servirà ad alimentare un ulteriore dibattito e a seguire una migliore pratica all’interno dell’intero settore.

La NHBC Foundation

La NHBC Foundation è stata fondata nel 2006 dalla NHBC in collaborazione con la BRE Trust. Il suo scopo è di fornire

ricerca di alta qualità e guida pratica per aiutare l’industria a fronteggiare le proprie importanti sfide.

Dalla sua creazione, il lavoro della NHBC Foundation si è concentrato principalmente sull’agenda della sostenibilità e

sulle sfide a livello governativo, con l’obiettivo di abitazioni a emissioni zero nel 2016. Fra gli obiettivi della ricerca, una

revisione delle tecniche di microgenerazione ed energia rinnovabile e il rivoluzionario studio sulle “emissioni zero” e sul

suo significato per i proprietari di case e i costruttori.

La NHBC Foundation è anche coinvolta in un programma di impegno attivo con governo, organismi per la promozione

dello sviluppo, organizzazioni accademiche e altri stakeholder chiave, concentrandosi su tematiche attuali e urgenti

relative al settore.

Ulteriori dettagli sugli ultimi lavori della NHBC Foundation sono disponibili all’indirizzo: www.nhbcfoundation.org.

Comitato consultivo della NHBC Foundation

Il lavoro della NHBC Foundation è guidato dal suo Comitato Consultivo, che è formato da:

Rt. Hon. Nick Raynsford MP, Presidente

Dr Peter Bonfield, Ceo del BRE

Professor John Burland CBE, BRE Trust

Imtiaz Farookhi, CEO dell’NHBC

Richard Hill, Direttore Esecutivo, Programmi e vice direttore generale

Neil Jefferson, Ceo dello Zero Carbon Hub

Rod MacEachrane, NHBC Direttore (in pensione)

Robin Nicholson, Senior Partner di Edward Cullinan Architects

Geoff Pearce, direttore di gruppo per lo sviluppo e gestione degli asset, East Thames Group

David Pretty CBE, ex Ceo di Barratt Developments PLC

Professor Steve Wilcox, Centre for Housing Policy, Università di New York

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Introduzione

Questa relazione descrive lo studio delle prestazioni al fuoco degli edifici residenziali commissionato dalla NHBC

Foundation ed eseguito dalla BRE Global Ltd.

Questa relazione presenta i risultati dello studio, identifica le tematiche da considerate sulla sicurezza antincendio dei

moderni edifici residenziali e fornisce guida e fonti di informazione di cui dovrebbero beneficiare parecchi stakeholder

chiave nell’ambito dell’industria edilizia.

Il maggiore rischio derivante dagli incendi sia in termini di sicurezza per le persone che di protezione per gli immobili si

verifica in condomini di medio livello, quindi questo studio si è principalmente incentrato su questo settore del mercato.

Sono stati analizzati i dati statistici disponibili per approfondire le ipotesi secondo cui gli attuali metodi e forme di

costruzione contribuiscono ad aumentare il livello di danno risultante da un incendio e che tale danno può essere

provocato da una fonte di innesco relativamente limitata. I dati non forniscono risultati definitivi. Fondamentalmente

dipende dal metodo per la raccolta di informazioni provenienti da reali casi di incendio, in cui tradizionalmente non è mai

stato necessario identificare forme costruttive specifiche. Comunque i dati recenti forniti sia dal settore assicurativo che

dai Vigili del Fuoco hanno fornito informazioni più dettagliare su tematiche come il tipo di costruzione e l’assenza di

compartimentazione. Col passare del tempo i cambiamenti apportati alle modalità di raccolta dati creeranno un forte

database sugli incendi in edifici costruiti secondo forme costruttive moderne. Le implicazioni iniziali suggeriscono che

alcune forme costruttive possono contribuire alla diffusione di incendi e possono essere utili a spiegare il continuo

aumento di risarcimenti elevati quando la tendenza globale indica attualmente un declino del numero di incendi e una

diminuzione di feriti e vittime causate da incendi.

I requisiti normativi per gli elementi e i materiali da costruzione sono stati spiegati nel contesto degli attuali documenti

guida normativi e metodi standard per la valutazione delle prove. Se del caso, bisognerebbe considerare i mezzi di prova

e di valutazione che riflettono maggiormente le condizioni di uso dei componenti strutturali e l’interazione fra i singoli

elementi, come pareti e pavimenti.

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L’uso di materiali combustibili sia come elementi principali per infissi o all’interno della struttura dell’edificio possono

costituire un elemento scatenante per gli incendi interni che si diffondono attraverso le cavità o gli incendi esterni che si

diffondono attraverso la facciata. È stato dimostrato che il potenziale aumento del carico di incendi, se fosse coinvolta

l’essenza o la struttura dell’immobile, è significativo.

In termini di diffusione interna dell’incendio è stata sottolineata l’importanza di specificare e installare la corretta

protezione passiva antincendio. La compartimentazione potrebbe essere rapidamente oltrepassata in caso di incendio

sia per errate specifiche dei rivestimenti, scarsa esecuzione o supervisione inadeguata. È fondamentale che le barriere

tagliafiamma siano correttamente installate e collocate. Qualsiasi discontinuità un varco per la diffusione dell’incendio

attraverso le cavità, oltrepassando tutti gli altri sistemi di protezione antincendio passiva.

La questione specifica della compartimentazione negli spazi vuoti dei tetti è stata dibattuta in un recente studio finanziato

dal governo. Una revisione delle richieste di autorizzazioni edilizie e reali casi di incendio hanno mostrato che spesso

vengono forniti dettagli insufficienti per dimostrare la conformità ai requisiti delle Normative Edilizie in tutto il Regno

Unito.

Il materiale combustibile utilizzato nelle facciate esterne può contribuire alla diffusione esterna dell’incendio e consentire

all’incendio stesso di ritornare verso l’edificio a un livello al di sopra di quello iniziale. Per gli edifici oltre i 18 m di altezza

in cui i materiali combustibili sono usati nelle pareti esterne non portanti, la prestazione può essere valutata rispetto ai

criteri di prestazione contenuti nel BRE Report BR 1351utilizzando i dati del test full-scale dalla parte più appropriata del

BS 84142.

Sono disponibili indicazioni per ridurre i rischi di fonti di incendio accidentali o volontarie o cantieri che contengono grandi

quantità di materiale combustibile. Sono state proposte diverse soluzioni per risolvere il problema, che comprendono:

uso di soluzioni a pannelli chiusi, dove i pannelli di pareti e pavimento sono preparati fuori dal cantiere, con i rivestimenti

già installati

riprogrammazione del lavoro per installare i rivestimenti secondo l’avanzamento dei lavori

uso di prodotti autoestinguenti per limitare la percentuale di emissione di calore ed estendere il tempo di fuga per coloro

che lavorano in cantiere

uso di una lastra non combustibile per formare lo strato protettivo/di supporto

uso di schermi non combustibili legati all’impalcatura per ridurre il potenziale di innesco di incendi per edifici adiacenti,

dovuto a una diffusione esterna dell’incendio

impianti antincendio sprinkler/a diluvio.

Nel Regno Unito esistono legislazioni separate per la costruzione di nuovi edifici e per il controllo delle precauzioni

antincendio nelle strutture occupate. Le informazioni contenute in questa relazione si riferiscono alle Normative Edilizie

vigenti in Inghilterra e Galles.

1 BRE. Fire performance of external thermal insulation for walls of multi-storey buildings.

BRE BR 135. Watford, BRE, 2003. 2 BSI. Fire performance of external cladding systems – Part 1: Test method for nonloadbearing external cladding systems applied

to the face of the building. BS 8414-1:2002.

London, BSI, 2002.

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Tipi di costruzioni

I termini generici MMC (Moderni Metodi di Costruzione) o Innovativi Prodotti e Tecniche da costruzione (ICPT) sono

utilizzati per descrivere un’ampia varietà di prodotti, tecniche e pratiche diverse che hanno poco in comune l’uno con

l’altra. Per quanto riguarda l’attuale progetto, i tipi di costruzione specifici che si ritiene abbiano un potenziale impatto

sulla prestazione al fuoco di edifici residenziali ad elevato isolamento sono elencati di seguito insieme a una breve

descrizione della forma di costruzione. Per informazioni più generali sulla classificazione delle moderne forme di

costruzione, si consiglia di consultare la letteratura disponibile3. Studi precedenti correlati a moderne forme di

costruzione hanno adottato classificazioni che si basavano sul fatto che il sistema o la tecnica erano eseguiti in cantiere

o prefabbricati, o sulla natura della forma strutturale (a pannelli, modulare ecc.). Al fine del nostro studio, il

comportamento del materiale è almeno importante quanto una forma strutturale o il livello di prefabbricazione. È

importante notare che per molte forme moderne di costruzione, identificare il materiale che forma la struttura portante

non è necessariamente ovvio. Molti sistemi di ossatura strutturale moderni imitano le forme tradizionali di costruzione,

utilizzando per esempio i sistemi di rivestimento in muratura non portanti.

La figura 1 mostra un camino in mattoni montato su un edificio con struttura in legno. Dall’esterno l’intero edificio

sembrerebbe una struttura in muratura tradizionale. Il ‘camino’ è chiaramente lì per ragioni puramente estetiche, per

imitare le forme costruttive tradizionali. Per gli enti responsabili dell’applicazione della legislazione antincendio per

condomini residenziali, è importante che vi sia la consapevolezza della forma costruttiva in una fase iniziale del processo

di progettazione. Il capitolo successivo fornisce una breve descrizione di alcuni dei principali MMC utilizzati per abitazioni

domestiche.

3 Ross K, Cartwright P and Novakovic O. A guide to modern methods of construction.

NHBC Foundation publication NF 1. Bracknell, IHS BRE Press, 2006.

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Figura 1 ‘Finto’ stipite del camino su di un edificio con struttura in legno (per gentile concessione dei Vigili del Fuoco di Londra)

Cassaforme isolanti a perdere (sistema ICF)

Il sistema ICF (Figura 2) è un sistema costruttivo che fornisce una cassaforma per strutture in calcestruzzo in situ.

La cassaforma viene quindi lasciata sul posto in modo permanente come isolamento termico. Utilizzato in Europa

continentale e negli USA da molti anni, l’ICF ha dimostrato di essere un metodo robusto e con un buon rapporto

qualità/prezzo per costruire una varietà di tipi di edifici dalle case singole ai cinema multipiano agli edifici commerciali.

Fondamentalmente l’ICF consiste in pannelli o blocchi in polistirene espanso (EPS) a doppia parete costruiti per creare

le pareti di una casa o altro edificio. Questa sistema di cassaforme viene poi riempito con calcestruzzo pronto all’uso per

creare una struttura pronta per la costruzione di un tetto o solaio. Molti sistemi ICF incorporano anche un proprio sistema

di pavimentazione. L’EPS rimane al suo posto per fornire isolamento termico alle pareti dell’edificio finito e fornisce una

superficie uniforme pronta per l’applicazione diretta della maggior parte delle finiture e sistemi di rivestimento proprietari.

Figura 2 Cassaforma isolante a perdere

Sono state eseguite estese ricerche sulla prestazione antincendio delle strutture in calcestruzzo. Da tali ricerche il codice

di design Eurocode 2 parte 1.2[8] è stato sviluppato per la progettazione antincendio di strutture in calcestruzzo. Come

per la costruzione in calcestruzzo tradizionale, la resistenza al fuoco dell’ICF è ampiamente regolata dal comportamento

del nucleo in calcestruzzo. L’introduzione della cassaforma di isolamento aumenterà sicuramente i carichi d’incendio

negli edifici. Comunque dal punto di vista della robustezza e integrità, ammesso che vi sia copertura sufficiente al

rinforzo in ICF degli edifici, dovrebbe esserci un rischio minimo di crollo. Le questioni associate allo spalling sarebbe

essenzialmente ridotte, poiché la schiuma e gli strati di finitura interna proteggerebbero, per una breve durata, il

calcestruzzo da quantità di calore eccessivamente elevate.

La figura 1 mostra un camino in mattoni montato su un edificio

con struttura in legno. Dall’esterno l’intero edificio

sembrerebbe una struttura in muratura tradizionale. Il ‘camino’

è chiaramente lì per ragioni puramente estetiche, per imitare le

forme costruttive tradizionali. Per gli enti responsabili

dell’applicazione della legislazione antincendio per condomini

residenziali, è importante che vi sia la consapevolezza della

forma costruttiva in una fase iniziale del processo di

progettazione. Il capitolo successivo fornisce una breve

descrizione di alcuni dei principali MMC utilizzati per abitazioni

domestiche.

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Struttura in legno leggero

La struttura in legno leggero generalmente riguarda i sistemi di pareti e pavimenti formati da elementi in legno con una

sezione relativamente sottile protetti da pannelli in gesso. Tale struttura è adottata quasi esclusivamente dalle

applicazioni residenziali negli edifici da uno a quattro piani. È ormai noto che la resistenza al fuoco di tali forme

costruttive si fonda quasi interamente sul sistema di pannelli in gesso che offre elevati livelli resistenza al fuoco inerente

al sistema. Il comportamento del legno massello nella fase di post-protezione di un incendio (es. dopo il cedimento del

pannello) è abbastanza coerente e prevedibile. Infine si verifica un cedimento quando la sezione trasversale residua

carbonizzata non è più sufficientemente ampia da supportare i carichi imposti sulla struttura.

Il design strutturale per la struttura in legno leggero esposta al fuoco è regolato dalla norma europea Eurocode 5 parte

1.24. Essa contiene una guida sul design degli elementi strutturali in legno esposti a condizioni di incendio standard e in

misura minore, condizioni di incendio eccezionali. Molte ricerche supportano questo codice che è stato ampiamente

validato in Scandinavia attraverso diverse prove eseguite su una serie di componenti strutturali in legno.

Il cedimento di pavimenti tradizionali in legno massello è caratterizzato da un aumento graduale, quasi lineare della

deflessione, con una sempre maggiore profondità della sostanza carbonizzata.5 6L’esatta natura di tale comportamento

dipenderà ampiamente dalla presenza di protezione del pavimento. Nel caso in cui fosse stato lasciato senza protezione,

il pavimento gradualmente si allontanerebbe dal punto di ignizione fino alla rottura. Se invece il pavimento è stato

inizialmente protetto, la deflessione sarà minima o inesistente, fino al cedimento della protezione al fuoco passiva. Dopo

questo periodo, inizierà la carbonizzazione e sarà piuttosto accelerata fino alla consumazione del travicello o finché la

sezione trasversale residua sia insufficiente a sostenere i carichi applicati.

In caso di pareti in cartongesso con intelaiatura in legno leggero, la rottura solitamente avviene come risultato di

deformazione. A temperatura ambiente spesso si presume che il rivestimento in cartongesso trattenga i montanti, il che

avrebbe come risultato una minore lunghezza effettiva e quindi una maggiore resistenza alla deformazione. In caso di

incendio lo strato in cartongesso subirebbe infine una degradazione, una screpolatura per poi staccarsi definitivamente.

Tutto questo, insieme alla carbonizzazione, provocherebbe dapprima un’eccentricità nel carico assiale applicato, insieme

a una minore capacità di resistenza alla deformazione dovuta a una mancanza di contenimento.

Il cedimento è caratterizzato da un graduale aumento della deflessione laterale prima della deformazione e dall’insorgere

di irreparabili spostamenti laterali e assiali. Numerosi temi riguardanti la diffusione di incendi in edifici residenziali con

struttura in legno leggero sono trattati nei casi di studio presentati nel Capitolo 8.

Pannelli strutturali isolanti

I pannelli strutturali isolanti (SIP) sono formati dalla laminazione di due pannelli di rivestimento strutturali separati da un

nucleo isolante in schiuma polimerica. Questi elementi sono quindi utilizzati per formare la struttura primaria di un

edificio. Normalmente i SIP sono utilizzati come elementi di compressione nelle pareti e comunque esistono esempi in

cui i SIP sono adottati come tetti o occasionalmente come elementi per la pavimentazione. Ulteriori informazioni sul

4 BSI. Eurocode 5: Design of timber structures – Part 1-2: General – Structural fire design. BS EN 1995-1-2: 2004. London, BSI, 2004.

5 Sultan M A. Fire resistance of wood joist floor assemblies. Fire Technology, 2008, 44 (4) 383–417.

6 Lennon T, Hopkin D J, El-Rimawi J and Silberschmidt V. Large scale natural fire tests on protected engineered timber floor systems.

Fire Safety Journal, 2010, 45 (3) 168–182.

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background della tecnologia SIP, incluse le informazioni generiche sull’isolamento termico e le prestazioni strutturali, si

possono trovare nella BRE IP 13/047. Un esempio di un pannello SIP per parete è illustrato nella Figura 3.

Figura 3 Pannello strutturale isolante con i pannelli di rivestimento OSB (oriented strand board) e il nucleo interno isolante

(per gentile concessione della UK SIP Association)

Fino a poco tempo fa non sono state fatte molte ricerche sulle prestazioni al fuoco dei SIP. Per quanto riguarda le

prestazioni al fuoco, BRE Global, insieme al Dipartimento per le Comunità e gli enti locali (DCLG), ha recentemente

completato uno studio estensivo sulle prestazioni al fuoco dei SIP. Il progetto includeva elementi della modellazione

numerica, esperimenti su forni da laboratorio e esperimenti full-scale condotti su incendi. Informazioni sul progetto sono

fornite nei casi di studio presentati nel capitolo 8. Sono disponibili ulteriori informazioni 8,9 .

Travetti per pavimenti ingegnerizzati

I travetti in legno massello per pavimenti vengono sostituiti sempre più frequentemente da prodotti ingegnerizzati, come

ad esempio le travi in legno lamellare e i travetti in acciaio ad anima aperta che sono più leggeri e rigidi rispetto al legno

massello. Questi sistemi trovano ampio utilizzo in una vasta gamma di sistemi costruttivi, comprese le forme tradizionali

di costruzione. Si possono produrre travetti più profondi, fino a 12 m di lunghezza, il che consente di coprire maggiori

distanze senza la necessità di supporto strutturale intermedio. Nella figura 4 sono illustrati esempi di travetti

ingegnerizzati.

7 Bregulla J and Enjily V. An introduction to building with Structural Insulated Panels (SIPs). BRE IP 13/04. Watford, BRE, 2004.

8 Hopkin D J, Lennon T, El-Rimawi J and Silberschmidt V. Failure mechanisms of structural insulated panel (SIP) systems under

natural fire conditions. Proceedings of the Sixth International Conference on Structures in Fire (SiF), Michigan State University, East

Lansing, Michigan, 2–4 June 2010. DEStech Publications, 2010, pp 520–527

9 Lennon T and Hopkin D. Fire performance of structural insulated panel systems. BRE IP 21/10. Watford, IHS BRE Press, 2010.

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Figura 4 travetti per pavimenti ingegnerizzati (per gentile concessione della UK SIP Association)

Negli USA e in Canada sono stati realizzati numerosi studi per analizzare le prestazioni al fuoco di sistemi ingegnerizzati

per pavimenti. Questi studi, comunque, sono di uso limitato, poiché hanno prevalentemente analizzato pavimenti non

protetti, in quanto tali strutture sono consentite dai quadri normativi di USA e Canada. Secondo le indicazioni tratte da

queste ricerche, il cedimento del legno ingegnerizzato può avvenire in soli 6 minuti se non viene protetto, come accade

in molti seminterrati in USA e Canada. Fondamentalmente è stato dimostrato che i pavimenti in legno massello

(tradizionale) cedono in 19 minuti, più o meno con le stesse condizioni di carico di incendio. In una ricerca realizzata in

Canada si è giunti a conclusioni simili.

Gli studi più esaurienti sulle prestazioni al fuoco dei pavimenti ingegnerizzati, per quanto riguarda le applicazioni del

Regno Unito, sono stati condotti dal BRE Global come parte dei progetti finanziati dal governo sui sistemi di

pavimentazione e SIP. Numerosi temi riguardanti le prestazioni al fuoco di travetti per pavimento ingegnerizzati sono

trattati nei casi di studio presentati nel Capitolo 8. Sono disponibili ulteriori informazioni.

Struttura in acciaio leggero

Le moderne tecniche per la realizzazione di strutture in acciaio leggero si basano sul trasferimento della tecnologia dal

settore manifatturiero che utilizza tecniche di giunzione innovative associate alle linee di montaggio per la produzione di

massa. I sistemi modulari e a pannelli con profilati in acciaio leggero formati a freddo hanno giocato, negli anni recenti,

un ruolo importante nella raggiungimento degli obiettivi prefissati per le nuove abitazioni e ci si aspetta che il mercato

continui a crescere nel prossimo futuro. Come per le altre innovative forme di costruzione, lo sviluppo di tali sistemi è

stato dettato dalla necessità di raggiungere standard più elevati in rapporto all’uso energetico e acustico e alle

prestazioni termiche. Ci sono poche prove per cui le prestazioni al fuoco siano state esplicitamente considerate se non

per garantire che gli elementi soddisfino i requisiti normativi minimi nel rispetto della sicurezza delle persone.

Tali forme costruttive innovative sono idealmente adeguate per fornire unità ripetibili come condomini, abitazioni per

studenti e hotel. Numerosi sistemi edilizi con struttura in acciaio replicano il design della struttura in legno leggero

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utilizzando centri dei montanti standard per accogliere le varie dimensioni disponibili dei pannelli in cartongesso. Il

potenziale per la diffusione del fuoco nelle cavità, le prestazioni dei rivestimenti in cartongesso e le questioni riguardanti

l’esecuzione e il controllo qualità in situ sono preoccupazioni comuni sia per l’industria delle strutture in legno che per

quella delle strutture in acciaio leggero. Le dimensioni ridotte della sezione, associate alle strutture in acciaio leggero

indicano che la deformazione causata da gradienti termici, insieme a una riduzione delle proprietà del materiale ad

elevata temperatura, può causare instabilità.

L’acciaio formato a freddo è sostanzialmente diverso dalle sezioni laminate a caldo utilizzate nelle costruzioni multipiano.

Le sezioni sono formate a temperatura ambiente, utilizzando la piegatura e la pressione e le sezioni trasversali ottenute

sono molto sottili. È normale che gli elementi formati a freddo siano realizzati con lamiera d’acciaio avente uno spessore

di pochi millimetri, mentre le sezioni laminate a caldo supererebbero, nel caso di quelle più sottili, i 4 mm di spessore.

Figura 5 Struttura in acciaio leggero che mostra il sistema modulare per il pavimento e le intelaiature delle pareti

Nella Figura 5 sono illustrati esempi di

costruzione con struttura in acciaio leggero.

Numerosi temi riguardanti le prestazioni al

fuoco delle costruzioni con struttura in acciaio

leggero sono trattati nei casi di studio

presentati nel Capitolo 8

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Sviluppo dell’incendio nel post-flashover

Questo capitolo analizza l’impatto dei maggiori livelli di isolamento termico nella fase postflashover della propagazione di

un incendio. L’evoluzione di un incendio che porta al flashover è la fase più rilevante per la sicurezza ma non è stata

considerata in questo studio. La fase post-flashover è rilevante per la stabilità strutturale e la protezione dell’immobile e

potrebbe avere un impatto sulla sicurezza laddove i Vigili del fuoco adottino la cosiddetta strategia ‘defend in place’.

Tale approccio è generalmente utilizzato per le abitazioni residenziali di medio livello.

Nel corso degli anni è stata svolta una grossa mole di lavoro, sia nel Regno Unito che negli altri paesi, sulla evoluzione e

sviluppo di un incendio. I principali parametri che influenzano la gravità di un incendio e la sua durata sono ormai

consolidati e sono i seguenti:

carico di incendio – quantità, tipo, distribuzione

geometria – dimensione e forma strutturale del compartimento antincendio

ventilazione – dimensioni, ubicazione e geometria delle aperture (verticali e orizzontali)

isolamento – le proprietà termiche dei rivestimenti del compartimento valutate in termini di densità, conduttività

termica e calore specifico dei materiali che formano i confini del compartimento

identificazione ed estinzione.

La considerazione dei suddetti parametri per uno specifico scenario progettuale, insieme all’influenza delle misure

utilizzate per l’identificazione e l’estinzione, dovrebbero costituire il primo passo in un approccio globale a livello di

sicurezza antincendio.

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Carico d’incendio

Le normative esistenti considerano il tipo di occupazione e la dimensione della struttura per definire i requisiti della

resistenza al fuoco in termini di un tempo di sopravvivenza in una prova in forno standard. Questo fatto è indirettamente

correlato alla quantità di materiale combustibile che probabilmente si trovava nell’edificio e alle conseguenze di un

eventuale incendio. In termini di definizione di un carico di incendio per i calcoli progettuali, il metodo consueto è quello

di scegliere un valore che viene superato unicamente in un numero limitato di casi.

La validità di questo metodo probabilistico dipende dal database statistico utilizzato per fornire i dati sorgente. Un valore

comunemente utilizzato è pari al frattile 80%, che è il valore del carico di incendio, non superato nell’80% degli edifici

esaminati. Comunque nel Regno Unito i dati provengono da uno studio che ha ormai parecchi anni. Il Design Guide:

Structural Fire Safety prodotto dal comitato CIB presenta dati più aggiornati degli anni 70 e 80, benché non vi sia

riferimento a una fonte inglese. La quantità, distribuzione e tipo di carico di incendio che si trovano negli edifici per uff ici

moderni sono probabilmente enormemente diversi dalle cifre riportate in questa relazione. Qualsiasi stima delle

temperature del gas è caratteristica di quelle particolari condizioni di progettazione antincendio. Alcune prove indicano

che la reazione con un tempo/temperatura standard costituisce una stima ragionevole della temperatura atmosferica

all’interno di uno specifica struttura del compartimento e geometria data una specifica quantità di carico di incendio con

materiale di natura cellulosica (a base di legno). Questa è la base dell’approccio parametrico contenuto nella EN 1991-1-

2. L’incendio standard è quindi modificato per considerare le particolari caratteristiche (in termini di costruzione del

compartimento e ventilazione) per quel dato scenario progettuale. Nell’espansione di un incendio non si tiene comunque

conto dell’influenza dei materiali dell’arredamento comunemente utilizzati, come la plastica. L’effetto di tali materiali è

quello di aumentare il ritmo di espansione degli incendi nel compartimento. È importante che le informazioni sulla

combustione dei materiali moderni (sotto forma di valori calorifici) continuino ad essere confrontate per tener conto delle

innovazioni e calcolare la loro influenza sulla gravità e durata dell’incendio. La distribuzione del carico di incendio è un

importante fattore nelle prime fasi dello sviluppo di un incendio.

Si tratta comunque di un fattore non controllabile da parte del progettista. I fattori come la distribuzione e l’accessibilità

del carico di incendio negli edifici reali possono essere definiti solo attraverso una minor efficienza di combustione del

carico di incendio nel progetto, che si ottiene a temperature ridotte. Altrimenti si prevede il peggiore scenario del caso.

Geometria

Considerando il recente amento del numero di appartamenti open-space, le future procedure di progettazione

potrebbero dover tenere conto dell’esistenza di incendi che simultaneamente si espandono e diminuiscono in diverse

aree di compartimenti molto vasti.

Ventilazione

Le aperture come finestre e porte svolgono una funzione importante in quanto consentono all’aria fredda di penetrare nel

compartimento e forniscono una via di fuga alle fiamme e ai gas caldi verso l’aria aperta. Il comportamento dei sistemi di

vetratura negli incendi reali non è stato ancora completamente compreso. L’ipotesi più diffusa è che tutte le finestre si

frantumino immediatamente, cosicché l’area delle aperture sia la massima disponibile. In realtà l’area aperta varierà con

il tempo e secondo le prestazioni della vetratura. Quando si compiono i calcoli per la progettazione dei sistemi

antincendio, si dovrebbe eseguire un’analisi di sensitività per determinare il caso peggiore che dovrà essere utilizzato a

scopo progettuale. Si dovrà anche considerare l’influenza del controllo del fumo in caso di incendio e dei sistemi di

ventilazione meccanica.

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Isolamento

Le prove come quelle eseguite a sostegno del Natural Fire Safety Concept hanno dimostrato l’importante influenza dei

rivestimenti dei compartimenti nello sviluppo dell’incendio.

Gli attuali metodi di progettazione richiedono la conoscenza dell’inerzia termica dei moderni materiali da costruzione.

Questa informazione generalmente non è disponibile. Gli esperti di progettazione antincendio trarrebbero grande

beneficio dal confronto e documentazione delle informazioni generiche sulle proprietà termiche di materiali da

costruzione comunemente utilizzati.

Individuazione ed estinzione

L’uso di misure attive può migliorare la sicurezza delle persone e la protezione dell’immobile e potrebbe avere

un’influenza significativa sullo sviluppo dell’incendio, in particolare nella importante fase pre-flashover. Il loro uso

dovrebbe essere considerato nella fase di progettazione come parte di una valutazione globale del rischio della

sicurezza antincendio.

I seguenti capitoli analizzano lo sviluppo dell’incendio in termini di impatto potenziale di materiali combustibili all’interno

dell’ossatura strutturale e struttura dell’edificio e l’influenza dell’inerzia termica dei rivestimenti dei compartimenti sul

comportamento dell’incendio in un post-flashover completamente sviluppato.

Carico di incendio

Una delle maggiori preoccupazioni degli stakeholder, nel considerare le prestazioni al fuoco degli MMC, sono le

conseguenze dell’introduzione di vasti volumi di materiali combustibili nella costruzione di un edificio, in aggiunta ai

contenuti che tipicamente non sono normati. A differenza di quelle che chiamiamo forme ‘tradizionali’ di costruzione, la

struttura stessa può essere formata da un materiale combustibile, come il legno, oppure può essere circondata da

polimeri o schiume altamente isolanti. La questione non si limita a forme costruttive innovative come l’uso di pannelli in

cartongesso provvisti di isolamento in costruzioni in muratura, che aumenterebbe anche il potenziale carico di incendio.

La conformità normativa di tali sistemi, compresa la struttura in legno leggero, i SIP e le costruzioni in acciaio leggero, si

ottiene normalmente attraverso la specifica del cartongesso o altri rivestimenti ‘resistenti al fuoco’. Come tale, il carico di

incendio supplementare associato ai combustibili al di fuori del compartimento antincendio non è generalmente

considerato.

Alcuni studi hanno esaminato il carico di incendio supplementare di cui si dovrebbe tener conto quando la costruzione

stessa è combustibile. I dati provenienti dal workshop CIB W14 sulla sicurezza antincendio strutturale forniscono i carichi

di incendio totali, compresa la costruzione, per edifici che sarebbero considerati tradizionali. Alcuni di questi dati sono

riassunti nella tabella 4.

Dobbiamo comunque notare che questi dati sono stati pubblicati nel 1986 e che la natura dei contenuti degli edifici è

mutata significativamente da quel momento, il che avrà un impatto sul valore dei carichi di incendio. È probabile che

questi carichi di incendio siano ora nel quartile inferiore di quanto si può riscontrare negli edifici moderni, benché questo

non sia stato provato a causa della mancanza di indagini più recenti sul carico di incendio.

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Tabella 4

Densità del carico di incendio di costruzioni tipiche, compresi I carichi di incendio variabili e permanenti

Occupazione Carico di incendio variabile

(MJ/m2)

Totale (compreso il carico

permanente) (MJ/m2)

Aumento dovuto al carico

permanente (%)

Residenziale 320 (media) 730-1270 128-297

Ospedale 230-330 (media) 270-1990 17-765

Ufficio tecnico 250 (media) 540 116

Uffici 580 (media) 635-3900 9.5-572

Grandi magazzini 420 (media) 935 123

Simili calcoli possono essere eseguiti per gli edifici moderni formati da materiali combustibili come legno e materiali

isolanti. Thomas ha dimostrato che per un compartimento di un ufficio di 6,0 × 6,0 m formato da una costruzione di legno

pesante, il maggior carico di combustibile dovuto al carico di incendio permanente (la struttura) può arrivare a 17%.

Per un compartimento semplice, simile a quelli utilizzati nella ricerca di BRE Global, di dimensioni totali di 4 m × 3 m ×

2,4 m, si può determinare il carico di incendio supplementare attribuito alla struttura permanente. Si adotta una densità

medita di carico di incendio per l’occupazione residenziale e si presume che tutta la struttura combustibile venga

consumata. Ciò è ragionevole laddove la struttura sia formata da una costruzione in legno leggero o similari poiché il

fuoco brucerà piuttosto che carbonizzarsi gradualmente. I valori calorifici sono tratti da dati pubblicati.

Influenza dell’inerzia termica di confine

L’inerzia termica di un compartimento antincendio influenza enormemente lo sviluppo di un incendio. L’inerzia termica

può essere semplicemente definita come il prodotto di conduttività termica, densità e calore specifico. Per i confini del

compartimento, lo strato più interno, solitamente cartongesso o gesso nella maggior parte delle abitazioni, regna l’inerzia

termica del compartimento. Comunque, anche il substrato di supporto, normalmente una struttura in muratura o in legno,

e la presenza di isolamento, hanno una certa influenza sullo sviluppo dell’incendio. L’inerzia termica della ‘costruzione’

viene normalmente considerata coma forma di media ponderata delle proprietà, che costituiscono un elemento

costruttivo e quindi anche le proprietà del substrato assumono una certa importanza. Si pensa che il maggior uso

dell’isolamento negli edifici possa provocare incendi più gravi nei compartimenti (temperature più elevate e tassi di

crescita di incendio più rapidi) poiché i confini del compartimento sono maggiormente isolati e quindi possiedono inerzie

riferimento alla Tabella 6 (e Figura 14) che si basa sul concetto di incendio parametrico contenuto nella EN1991-1-2.

Tabella 6

Impatto dell’inerzia termica sulla temperature di picco dell’incendio

b√ρc (J/m2s

1/2 K) 700 800 900 1000 1100 1200 1300 1400 1500

ɵmax (°C) 1122 1083 1052 1027 1007 994 979 968 960

Questo indica che quando l’inerzia termica del compartimento (b) aumenta, diminuisce il calore dell’incendio per un

livello prefissato di ventilazione e carico di incendio.

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51

Figura 14 Impatto dell’inerzia termica sulla temperature di picco del compartimento, dalla BS EN 1991-1-2

Approccio alla modellazione e risultati

Ozone è un modello a zone sviluppato dall’Università di Liegi come parte del programma riguardante il concetto di

sicurezza antincendio naturale. Come risultato degli esperimenti rispetto ai quali è stato confrontato, il modello è ideato

per simulare il comportamento al fuoco in piccoli compartimenti.

Gli incendi sono inizialmente simulati come un incendio localizzato con un prestabilito rilascio di calore e tasso di

crescita. Il risultato è la formazione di due strati definiti come strato caldo (o superiore), formato dal fumo e getti fino al

soffitto, e uno strato freddo (o inferiore) che si forma al di sotto dello strato superiore. Normalmente si ritiene che il

flashover si verifichi nell’Ozone quando la temperatura nello strato caldo raggiunge un valore predefinito. Allo scopo di

questo studio, si presumono 550°C.

Una volta raggiunta questa temperatura, il comportamento al fuoco nel compartimento è caratterizzato da un’unica zona

ad una temperatura uniforme. I fattori, come l’inerzia termica di confine, influenzano in definitiva sia il tempo impiegato

per passare da un modello bi-zona a un modello mono-zona (es. flashover) che la gravità globale dell’incendio. La

gravità allo scopo di questo studio è definita come temperatura picco del compartimento e durata totale dell’incendio.

Le conseguenze delle variazioni nella costruzione delle pareti per lo sviluppo dell’incendio sono illustrate nella Figura 15

che mostra lo sviluppo transitorio della temperatura dello strato caldo per le proprietà definite nelle Tabelle 7 e 8. Per

completezza sono modellati un compartimento fittizio altamente isolato (adiabatico – run 9) e un compartimento

scarsamente isolato (run 10). Questi modelli servono a mostrare i confini superiore e inferiore in relazione alla gamma di

incendi che potrebbero verificarsi nel compatimento definito. È interessante notare che il caso adiabatico sottolinea un

limite di temperatura superiore che possa essere sviluppato in una simulazione Ozone (1400°C). Questo è il limite

imposto dagli sviluppatori che indica una temperatura a cui gli incendi del compartimento diverrebbero non-fisici e

realistici. Poiché tutte le simulazioni eseguite (run da 1 a 8) sono ben al di sotto di questo limite, ciò conferisce fiducia nei

risultati ottenuti.

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52

Figura 15 Temperature dello strato caldo per una gamma di inerzie termiche delle pareti

Sulla base dei risultati di questo studio, è evidente che le pareti a elevato isolamento, come un SIP o struttura in legno a

pannello chiuso, hanno poca influenza significativa sullo sviluppo dell’incendio che considera soltanto gli effetti

dell’inerzia termica di confine. Sembra che ciò sia spiegato dal fatto che il compartimento di riferimento in blocchi leggeri

è di per se’ un ottimo isolante e quindi pareti con isolamento più elevato come i SIP hanno come risultato soltanto

miglioramenti relativamente limitati per le prestazioni di isolamento. Comunque questo studio non considera le

conseguenze della tenuta d’aria supplementare associata ai SIP ed altri sistemi simili che influenzerebbero anch’essi il

comportamento al fuoco. Lo sviluppo della temperatura nei run eseguiti è estremamente sensibile e dipende quasi

interamente dal rivestimento del compartimento e non dal substrato al quale è collegato. Questo avviene perché il

cartongesso è lo strato principale della costruzione relativa alla posizione del fuoco e contribuisce alla maggior

proporzione dell’inerzia termica totale della costruzione.

Se il cartongesso crollasse durante la fase di combustione, questo naturalmente influenzerebbe il comportamento al

fuoco qualora fosse aggiunto un carico di incendio supplementare. Tale eventualità non è comunque considerata in

questo studio parametrico.

Le temperature di picco della Figura 14 sono state ricapitolate nella Tabella 9.

Tabella 9

Temperature di picco per diversi tipi di pareti Temperatura di picco (°C)

Run Costruzione 1086.86

1 Compartimento a blocchi 1060.64

2 Compartimento a blocchi con interno in gesso (15 mm) 1040.08

3 Compartimento a blocchi con interno in gesso (30 mm) 1106.13

4 Intelaiatura in legno a pannello aperto

5 Intelaiatura in legno a pannello chiuso 1075.75

6 SIP nucleo a bassa densità 1078.57

7 SIP nucleo a media densità 1072.6

8 SIP nucleo ad alta densità 1068.91

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53

Il tempo impiegato a raggiungere il flashover in tutti i casi è molto simile e non sembra influenzato dai cambiamenti

minori nell’inerzia termica, associata all’adozione di un compartimento a blocchi, relativo ad un compartimento ad

isolamento elevato. Un accenno a tale conclusione è già presente in Thomas e Bullen nella loro prima ricerca, la quale

rileva l’esistenza di una relazione inferiore rispetto alle aspettative fra il tempo impiegato per raggiungere il flashover e

l’inerzia termica di confine. Lo studio ha presentato un’analisi basilare sugli impatti dei cambiamenti nell’inerzia termica,

associati all’adozione di elevati livelli di isolamento delle pareti, sulla gravità dell’incendio nella fase post-flashover.

Questo studio non è però considerato molto affidabile, in quanto i comportamenti di post-flashover che possono anche

essere influenzati dalla struttura delle pareti non sono considerati. I fattori relativi alla fuga da un incendio durante la fase

pre-flashover, come ad esempio il tasso di rilascio di calore e fumo e i tassi di produzione di specie tossiche, non sono

stati considerati in questo studio.

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54

6.

RAPPORTO ANNUALE SU “EDILIZIA

RESIDENZIALE DEL TERRITORIO”

THE GENEVA ASSOCIATION

L’Associazione “Geneva” presenta ogni anno lo studio sui rischi di incendio, sulla popolazione coinvolta e sui costi derivanti. L’Associazione opera in campo assicurativo e gli studi dedicati agli incendi sono parte integrante dell’attività. Le dieci tabelle seguenti sul confronto dei costi degli incendi a livello internazionale si basano su quelle comparse nel rapporto:

Costo delle perdite dirette causate da incendi —Tabella 1

Tabella 1: Perdite dirette rettificate (in milioni, tranne il Giappone —miliardi)

Country Currency Direct Losses Cost as percentage of

GPD 2007 2008 2009 2007-2009

Singapore $S 110 110 115 0.04

Slovenia SIT 0.07 (2002-2004)

Australia * $AUS 905 1,000 945 0.08

Repubblica Ceca K₢ 2,450 3,700 2,450 0.08

Spagna ** € 910 0.08 (2008)

Polonia zl 900 1,450 1,150 0.09

America $US 16,500 17,500 14,000 0.11

Giappone ¥ 600 615 605 0.12

Nuova Zelanda $NZ 180 240 0.12 (2007-2008)

Germania € 2,950 2,850 3,050 0.12

Inghilterra £ 1,700 1,950 1,800 0.13

Finlandia € 315 305 295 0.17

Olanda € 900 1,050 925 0.17

Svezia Kr 5,400 5,950 5,550 0.18

Danimarca Kr 4,050 0.20 (2005-2007)

Francia € 3,400 4,550 0.20

Italia € 2,500 3,150 3,750 0.20

Norvegia Kr 0.22 (2003-2005)

† I dati australiani sono calcolati da cifre fornite nel Report on Government Services 2012 e possono essere influenzate da caratteristiche metodologiche specifiche di quella pubblicazione. ‡ Le cifre relative alla Spagna si basano su stime interne del WFSC, tratte da dati del settore assicurativo spagnolo e non sono applicate rettifiche; di conseguenza questi dati sono da considerare con cautela. NOTA: Le perdite causate da incendi includono perdite da esplosione in seguito a incendio, ma escludono le perdite da esplosione in cui non si sia verificato incendio (ad esempio, gli atti terroristici).

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Costo delle perdite indirette causate da incendi —Tabella 2

Tabella 2: Percentuale media del PIL (2007-2009)

Country Cost as percentage of GPD

2007-2009

Norvegia 0.002 (2003-2005)

Repubblica Ceca 0.005 (2000-2002)

Giappone * 0.006

Nuova Zelanda 0.007 (2004)

America 0.007

Svezia 0.009

Finlandia 0.010

Francia 0.010 (2005-2007)

Inghilterra 0.010

Germania 0.014

Italia 0.014 (1993-1994)

Slovenia 0.021 (2002-2004)

Olanda 0.027 (1995-1996)

Danimarca 0.029 (1993-1995)

† I dati giapponesi non considerano le rettifiche e dovrebbero essere paragonati alle altre cifre con cautela.

NOTA: Questa tabella dovrebbe essere considerata con grandi riserve —le cifre sono state ottenute da basi estremamente variabili e alcune differenze sono troppo ampie per essere credibili.

Vittime di incendi —Tabelle 3 e 4 Tabella 3: Vittime di incendi, cifre rettificate

Country Adjusted estimated (fire deaths)

2007 2008 2009

Australia 115 120 175

Austria 30 55 40

Barbados 5 5

Canada 230 295 240

Repubblica Ceca 135 150 120

Danimarca 70 90 70

Finlandia 95 110 110

Francia 605 595 595

Germania 435 500 540

Grecia 240 130 110

Ungheria 175 180 150

Irlanda 55 45 55

Italia 250 285 285

Giappone 2050 2000 1900

Olanda 70 100 60

Nuova Zelanda 35 35 35

Norvegia 70 70 55

Polonia 600 585 565

Portogallo 75 65 55

Romania 440 410 355

Singapore 5 1 1

Slovenia 15 10 10

Spagna 255 270 205

Svezia 110 130 140

Svizzera 15 30 25

Inghilterra 465 475 460

Stati Uniti 3750 3650 3300

NOTA: Cifre rettificate per vittime sconosciute ai vigili del fuoco o ospedali e per arrotondamento .

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56

Tabella 4: Confronti della popolazione per vittime di incendi (2007-2009)

Vittime per 100.000 persone

Stato Vittime per 100,000 persone

(2007-2009)

Singapore 0.05 Svizzera 0.33 Italia 0.46 Olanda 0.46 Austria 0.47 Spagna 0.54 Slovenia 0.59 Germania 0.60 Portogallo 0.61 Regno Unito 0.76 Canada 0.77 Australia 0.79 Nuova Zelanda 0.82 Francia 0.96 Stati Uniti 1.17 Irlanda 1.19 Belgio 1.21 (2004) Repubblica Ceca 1.30 Norvegia 1.33 Svezia 1.37 Danimarca 1.41 Grecia 1.41 Polonia 1.53 Giappone 1.57 Barbados 1.65 (2007-2008) Ungheria 1.68 Romania 1.86 Finlandia 1.98

NOTA: Le cifre riguardanti la popolazione sono tratte dal sito del Dipartimento delle Nazioni Unite per l’Economia e gli

Affari Sociali, Divisione Popolazione.

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Costo delle organizzazioni antincendio —Tabella 5

Tabella 5: Percentuale media del PIL (2007-2009)

Stato Percentuale media del PIL

(2007-2009)

Singapore 0.03

Slovenia 0.05 (2002-2004)

Danimarca 0.07 (2006-2007)

Norvegia 0.11 (2003-2005)

Ungheria * 0.13 (2007-2008)

Svezia 0.13

Nuova Zelanda 0.16

Polonia 0.16

Australia 0.17

Finlandia 0.19

Portogallo * 0.19 (2006-2008)

Olanda 0.20

Regno Unito 0.20

Stati Uniti 0.28

Giappone 0.29

* Le cifre relative a Ungheria e Portogallo non tengono conto delle rettifiche e devono essere confrontate con cautela.

Costo dell’amministrazione dell’assicurazione antincendio —Tabella 6

Tabella 6: Percentuale media del PIL (2007-2009)

Stato Percentuale media del PIL (2007-2009)

Singapore 0.02

Finlandia 0.03

Germania 0.04 (2005-2007)

Italia 0.04

Svezia 0.05

Slovenia 0.06 (2002-2004)

Francia 0.07 (2006-2008)

Nuova Zelanda 0.08 (2004)

Danimarca 0.09 (2005-2007)

Giappone 0.09

Norvegia 0.10 (2003-2005)

Regno Unito 0.10

Stati Uniti 0.12

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Costo della protezione antincendio per gli edifici —Tabelle 7 e 8 Tabella 7: Stima dei costi per la protezione antincendio degli edifici (milioni)

Stato Valuta

Costo protezione antincendio

Percentuale ° protezione al fuoco

2007 2008 2009 2007-2009

Canada * $ CAN 5,000 5,200 3.9% (2006-2008)

Repubblica Ceca Kč 6,950 7,000 5,850 3.0%

Danimarca Kr 4,850 5% (2005-2007)

Francia ** € 3,400 3,300 2.5 % (2600-2800)

Ungheria Ft 5-7% (2008-2009)

Italia ** € 5,300 5,350 4% (2006-2008)

Giappone ¥ 670 670 580 2.5 %

Olanda € 1,750 1,900 1,850 3%

Nuova Zelanda $NZ 410 435 445 3% (2007); 3.85% (2008); 4.4% (2009)

Norvegia Kr 3.5% (2005-2007)

Singapore $S 980 1,450 850 4.0%

Slovenia SIT 2.5 % (2005-2007)

Svezia Kr 6,150 6,900 6,200 2.5%

Regno Unito £ 3,700 3,750 3,000 2.9% (2007-2008); 2.7% (2009)

Stati Uniti $US 48,500 51,000 41,500

* Le cifre sono tratte da statistiche nazionali preliminari. ** Le stime sono tratte da calcoli interni del WFSC e riflettono cifre degli anni precedenti. °Costo stimato della protezione antincendio degli edifici in relazione al costo nazionale totale del settore edilizio

Tabella 8: Costo della protezione antincendio per edifici

Percentuale media del PIL (2007-2009)

Stato Percentuale media del PIL 2007-2009

Giappone 0.13 Slovenia 0.16 (2002-2004) Repubblica Ceca 0.18 Francia 0.18 (2006-2008) Svezia 0.20 Nuova Zelanda 0.24 Regno Unito 0.25 Danimarca 0.26 (2005-2007) Canada 0.32 (2006-2008) Olanda 0.32 Stati Uniti 0.33 Australia * 0.35 (2006) Italia 0.35 (2006-2008) Norvegia 0.36 (2003-2005) Singapore 0.41

† Questa stima, con la relativa metodologia, è tratta da The Total Cost of Fire in Australia.

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Vittime di incendi in Europa dell’Est e Eurasia—Tabella 9

Tabella 9: Vittime di incendi per 100.000 persone in periodi medi di 3 anni

Stato

2001-2003 Vittime per

100.000 persone

2007-2009 2004 - 2006

Albania 0.95 0.59 (2004) Armenia 1.05 0.12 (2006) 0.68 (2008-

2009) Azerbaijan 6.92 4.45 (2004) 0.41 (2007) Belarus 8.73 7.41 Bulgaria 1.84 1.80 1.96 Croazia 1.53 1.18 1.35 Repubblica Ceca * 0.75 0.81 0.63 Estonia 14.52 12.94 8.44 Georgia 2.17 (2001) 3.30 2.81

(2007,2009) Ungheria * 2.40 2.13 1.96 Kazakhstan 4.47 3.97 3.09 Kyrgyzstan 1.87 1.73 1.67 Latvia 11.91 11.31 7.96 Lituania 5.34 5.92 3.89 Macedonia, FYR 0.49 0.41 (2006) 0.98 Moldova, Rep. Of 3.34 5.42 5.00 Polonia * 1.34 1.74 1.82 Romania 2.63 2.19 2.32 Federazione Russa

10.65 10.24 8.54

Serbia ** 0.67 (2001-2002)

0.98 1.07

Slovacchia 0.79 1.15 (2004-2005) 0.92 (2008-2009)

Slovenia 0.77 0.48 0.70 Tajikistan 2.72 3.29 (2004-2005) Ucraina 5.91 6.83 6.38 (2008-

2009) Uzbekistan 2.55 (2002-

2003) 1.92 (2004-2005)

* Come pubblicato nelle relazioni annuali del WFSC alle Nazioni Unite. ** Prima del 2003: Serbia e Montenegro. NOTA: Le cifre relative alla popolazione sono tratte dal sito del Dipartimento delle Nazioni Unite per l’Economia e gli Affari Sociali, Divisione Popolazione. Le cifre relative alla mortalità sono tratte dai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). I calcoli comprendono le rettifiche interne del WFSC per compensare i casi non riportati.

Dati selezionati su incendi forestali e boschivi —Tabella 10 Tabella 10: Vittime/feriti per 100.000 persone e costo stimato degli incendi forestali/boschivi come percentuale del PIL

Stato Vittime e feriti per 100.000 persone

2008-2009

Percentuale del PIL

Australia * 0.41 De// In.

Repubblica Ceca 0.02 De// In. 0.33 0.0012

Giappone De// In. 0.0001

Nuova Zelanda 0.00 De// In. 0.51 0.3200 (2008)

Polonia 0.01 De// In. 0.05 0.0010

Singapore 0.00 De// In. 0.00

Svezia 0.03 De// In. 0.15 0.0007

* I dati australiani sono calcolati da cifre fornite nel Report on Government Services 2012 e possono essere influenzati

da caratteristiche metodologiche specifiche di quella pubblicazione. In particolare le cifre del rapporto si riferiscono al

totale degli incendi boschivi.

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Punti salienti del Rapporto 2012

La sicurezza antincendio è un aspetto che sembra spesso essere scontato quando si considerano nuovi complessi edilizi o ristrutturazioni, in particolare quando si tratta di edilizia residenziale. Il WFSC ha esposto questo problema utilizzando il termine “la banalità dell’incendio”. Naturalmente gli incendi dovrebbero essere ben lungi dall’essere banali in qualsiasi società, a causa dei loro costi sia in termini economici che in termini umani. I costi dovuti alle perdite causate da incendi si attestano globalmente in decine di miliardi, e sono stati stimati approssimativamente all’1% del PNL per anno. Per l’Europa nella sua globalità, il tributo in termini di vittime del fuoco viene misurato in molte migliaia (per il 2009, quasi 17.000 vittime), mentre coloro che riportano ferite in seguito ad incendi sono molto più numerosi. Le modalità di protezione degli abitanti da questi pericoli meritano quindi una grande attenzione.

Per quanto riguarda le perdite dirette causate da incendi, il buon record continuativo di Singapore riflette un’efficace protezione antincendio in un territorio limitato e compatto. I risultati della Repubblica Ceca e della Polonia probabilmente riflettono invece i livelli relativamente bassi di valutazioni immobiliari. I risultati per Stati Uniti, Australia, Giappone e Nuova Zelanda si distinguono in modo positivo. I paesi Scandinavi sembrano soffrire di perdite causate da incendi al di sopra della media, forse a causa del clima rigido. La tendenza generale per quanto riguarda la percentuale di calcoli PIL per le perdite dirette è nettamente quella della stabilità, mentre per quanto riguarda i numeri assoluti si oriente verso una diminuzione dei costi. Molte nazioni hanno subito una notevole diminuzione del costo economico assoluto degli incendi nel 2009. Germania, Italia e Singapore sono eccezioni rispetto a questa tendenza, poiché queste nazioni hanno registrato un aumento delle perdite dirette causate da incendi. È comunque interessante notare che tale tendenza non si estende, nella maggior parte dei casi, alle perdite proporzionali; tali perdite sono, infatti, rimaste relativamente stabili rispetto alla relazione dello scorso anno. La maggior parte dei paesi ha subito diminuzioni o aumenti minimi (circa lo 0,01%) delle proprie perdite come percentuale del PIL, dove l’Italia rappresenta un’eccezione, con il maggior aumento pari allo 0,03%. Questa stabilità probabilmente riflette una correlazione con le cifre decrescenti del PIL, dovute alla crisi finanziaria globale e alle misure di austerità adottate nei singoli paesi, piuttosto che a un miglioramento radicale nelle cifre relative alle perdite causate da incendi.

La categoria di perdite indirette causate da incendi resta una misurazione imprecisa di costi economici secondari e terziari che costituiscono il risultato di un incendio. Questa situazione probabilmente rimarrà invariata per ogni misura significativa futura dovuta a imprecisione intrinseca nel tentativo di calcolare questi costi secondari e terziari (spesso a più lungo termine).

Esaminando i costi delle organizzazioni antincendio, i bassi costi di Singapore ancora una volta probabilmente riflettono una copertura efficiente di un piccolo e compatto territorio. Gli elevati costi del Giappone riflettono parzialmente le loro diffuse attività di prevenzione degli incendi —che servono a mantenere basse le perdite in caso di incendio degli immobili. Gli elevati costi imputati agli Stati Uniti possono riflettere le grandi dimensioni del paese e delle principali città, che richiedono organizzazioni antincendio che siano ben attrezzate ma flessibili così come la possibilità di incorrere in costi amministrativi e spese generali supplementari, piuttosto che una particolare inefficienza. In generale i costi proporzionali sono rimasti ampiamente stabili, soltanto con piccole variazioni (che non superano lo 0,01%) fra il rapporto di quest’anno e quello dello scorso anno; anche i costi assoluti hanno registrato variazioni minori, soprattutto sotto forma di aumenti relativamente contenuti.

Le cifre relative ai costi della protezione antincendio per gli immobili rispecchiano i costi medi di un paese. I costi percentuali per vari tipi di edifici in diversi paesi possono variare enormemente. Utilizzando le cifre più recenti riportate dal WFSC, nel Regno Unito, ad esempio, i costi stimati della protezione antincendio sono variati dall’1 % per l’edilizia residenziale al 7 % per gli ospedali e gli immobili commerciali. Negli Stati Uniti le cifre variano dal 2,5 % per gli immobili residenziali al 12 % per strutture private non residenziali. In Canada la variazione va dal 2 % per abitazioni singole fino al 13,2 % per gli appartamenti di alto livello.

Mentre Singapore ancora una volta registra il minor numero di vittime di incendi, molte nazioni hanno continuato a registrare una tendenza sempre più a lungo termine. Infatti diverse nazioni che hanno registrato un aumento dal 2007-2008, hanno assistito a una riduzione in termini di perdite umane nel 2009. La Germania e la Svezia hanno continuato a registrare lievi aumenti nel numero di vittime per il triennio esaminato da questo rapporto. Oltre alle cifre assolute, diverse nazioni (nove) presentano aumenti nei numeri proporzionali relativi a decessi per incendio paragonati ai risultati del rapporto dello scorso anno, mentre i restanti paesi hanno registrato lievi aumenti o sono rimasti stabili. Il picco improvviso nel numero di vittime registrato in Australia nel 2009 è in larga parte dovuto agli incendi boschivi nel Victoria verificatesi all’inizio del 2009, che da soli provocarono quasi 200 vittime. In totale, grazie ai contenuti aumenti nel tasso di mortalità proporzionale e all’ingresso di Barbados e Romania che registrano tassi di mortalità sopra alla media, il tasso di mortalità globale per l’intera serie di paesi è aumentato in modo molto contenuto, approssimativamente del 5%.

Le cifre relative al tasso di mortalità per l’Europa Orientale/Eurasia sono migliorate rispetto al 2000, ma rimangono significativamente più elevate rispetto ai tassi di mortalità relativi ad incendi negli stati dell’Europa Occidentale/Centrale. In parte si sono verificati notevoli cambiamenti a livello numerico per diverse nazioni, grazie ai miglioramenti nelle stime della copertura dati OMS in questi paesi. Parallelamente ai tassi di mortalità si è riscontrato un generale miglioramento in tutta la regione (benché con alcune eccezioni), il che significa che

Page 61: COMPORTAMENTO AL FUOCO - Aipe · 2017. 11. 2. · FIBRA DI LEGNO Monossido di carbonio Aromatici 14000 tracce 24000 300 59000 300 69000 1000 SUGHERO ESPANSO Monossido di carbonio

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il tasso di mortalità medio per questa tabella è diminuito rispetto al notiziario dello scorso anno. In alcuni casi le diminuzioni nei tassi di mortalità per l’intero periodo coperto dal rapporto sono state evidenti. Ad esempio l’Estonia ha assistito a una diminuzione del 42% circa, nel proprio tasso di mortalità dal 2001-2009, la Lettonia del 33%, la Lituania del 27 % e la Federazione Russa del 20 % per lo stesso periodo. Considerando tutte le nazioni insieme nella stessa tabella e facendo la media, la riduzione globale nei tassi di mortalità dal 2001 al 2009 è di circa il 17,5%.

In questo momento il WFSC può soltanto investigare come i fattori causali possono influenzare un più elevato grado di mortalità in Europa Occidentale/Eurasia. Un probabile fattore include il fatto che un certo numero di stati dell’Europa dell’Est/Eurasia stanno ancora sperimentando gli effetti delle transizioni da economie/società sovietiche/post-sovietiche, in particolare quelli che appartenevano direttamente al blocco sovietico di stati. I livelli di sviluppo economico - e lo sviluppo di infrastrutture e servizi associati, sia a livello governativo che privato—rimangono ad un livello inferiore in parecchi di questi stati rispetto a quelli dell’Europa Occidentale/Centrale. Sembra che questi stati continuino la transizione dall’influenza dell’era sovietica dello sviluppo, i loro tassi di mortalità causati da incendi continuano a diminuire. Un altro punto fondamentale di differenza fra queste nazioni e quelle dell’Europa Occidentale/Centrale è che la maggioranza delle nazioni dell’Europa dell’Est/Eurasia non sono membri dell’Unione Europea, e quindi non hanno beneficiato dei probabili benefici consulenziali/armonizzazione normativa che l’appartenenza all’UE potrebbe offrire per quanto riguarda la normativa sugli incendi sia nella risposta (le organizzazioni antincendio ad esempio) e la prevenzione (come ad esempio le normative sugli immobili che riguardano la prevenzione antincendio).

I dati sulla copertura per incendi forestali e boschivi sono purtroppo limitati. Poiché si tratta del primo anno in cui il WFSC ha richiesto e analizzato questi dati, lo staff spera che la situazione migliori nel corso del prossimo anno. Benché non traspaia dalle tabelle del notiziario di quest’anno, è interessante notare in questo primo anno di dati che sia l’Ungheria che la Nuova Zelanda possiedono di gran lunga la maggiore area bruciata a causa di incendi. Entrambe le nazioni hanno relativamente meno casi di incendi rispetto a molte altre nazioni, ma hanno sperimentato sostanzialmente maggiori aree d’effetto (benché valga la pena notare che anche le cifre della Svezia relative agli ettari bruciati nel 2008 sono molto elevate). Le perdite economiche dovute ad incendi forestali/boschivi in quasi tutte le nazioni coinvolte nel rapporto erano molto limitate, ad eccezione della Nuova Zelanda; tali perdite erano di un ordine di grandezza maggiore rispetto ad altre nazioni coinvolte. Infine anche le perdite umane dovute ad incendi a forestali/boschivi sembrano essere minime, ad eccezione dell’Australia. Come precedentemente notato tale risultato è dovuto al sabato nero degli incendi boschivi del Victoria nel 2009, benché a causa della natura delle fonti australiane da cui il WFSC trae le proprie cifre, le vittime accertate si attestano sulle medie del periodo 2008-2009. Per contro, la Nuova Zelanda, benché registrasse la maggiore area bruciata e perdite economiche paragonabili ad altre nazioni coinvolte nel rapporto, non ha registrato vittime a causa di incendi forestali/boschivi nel periodo 2008-2009

The Geneva Association

The Geneva Association è la think tank leader mondiale nel settore assicurativo per problematiche strategicamente importanti in materia assicurativa e di gestione dei rischi. The Geneva Association identifica le tendenze fondamentali e le questioni strategiche in cui l’assicurazione gioca un ruolo fondamentale o che influenzano il settore assicurativo. Attraverso lo sviluppo di programmi di ricerca, pubblicazioni regolari e l’organizzazione di meeting a livello internazionale, The Geneva Association funge da catalizzatore per i progressi nella comprensione del rischio e delle questioni assicurative e agisce in qualità di creatore e divulgatore di informazioni. Rappresenta il portavoce dei maggiori gruppi assicurativi a livello mondiale nel dialogo con le istituzioni internazionali. Parallelamente realizza l’implementazione —in termini economici e culturali – dello sviluppo e applicazione della gestione del rischio e la comprensione delle incertezze nell’economia moderna. The Geneva Association prevede che i suoi membri siano un massimo prefissato di 90 CEO provenienti dalle maggiori società di assicurazioni e riassicurazioni a livello mondiale. Organizza network di esperti internazionali e gestisce piattaforme di discussione per executive assicurativi senior e specialisti, così come responsabili alle decisioni, normatori e organizzazioni multilaterali. L’assemblea generale annuale di The Geneva Association rappresenta la riunione più prestigiosa dei maggiori CEO del settore assicurativo a livello mondiale. Fondata nel 1973, The Geneva Association, ufficialmente la “Associazione Internazionale per lo Studio dell’Economia Assicurativa”, ha sedi a Ginevra e Basilea, ed è un’organizzazione non-profit fondata dai suoi soci.