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Complimenti per avere scaricato questo ebook.
Se sei un musicista o aspiri a diventare un tecnico del suono, grazie a questo
manuale, comincerai a fare degli importanti passi avanti verso una buona
registrazione della tua musica in completa autonomia, anche con pochi mezzi a
disposizione.
Qui troverai molti trucchi che potrai mettere subito in pratica, alcuni ti
saranno molto facili, altri meno; alcuni ti risulteranno familiari, altri novità che
ti stimoleranno.
Il mio consiglio è di scegliere uno solo per metterlo subito in pratica. Una
volta notato i benefici ti sentirai più stimolato ad andare avanti: "un lungo
viaggio comincia da un piccolo passo" dicono i saggi, ed in effetti il trucco non
è cambiare tutto in una volta sola: finiresti per non farlo e rimanere
esattamente dove sei, ma di fare un semplice piccolo passo: scegli subito il più
facile che puoi realizzare.
Tengo a precisare che questo manuale è indirizzato esclusivamente ai musicisti
che vogliono muovere i primi passi nel mondo della registrazione e del live e
agli aspiranti tecnici del suono: se sei già esperto questo tutorial non è adatto
a te.
ecco alcune delle cose che stai per scoprire:
Una guida nella scelta al risparmio e calibrata degli acquisti per il tuo
home recording studio
Il trucco del triangolo equilatero per una conformazione stereofonica
del tuo home studio
Come posizionare le casse in sala prove
Perché tappare le fessure e gli spifferi nella sala prove è meglio dei
cartoni delle uova
Come attuare una (o più) tra varie tecniche microfoniche stereo
panoramiche professionali
Come dei vecchi copertoni del motorino possono risolvere i problemi
dovuti all’eccesso dei bassi in sala prove
Le mandate aux: se sai come fare, da un mixer puoi farci persino il
“caffè”!
Indicazioni precise di come equalizzare efficacemente le frequenze
degli strumenti della tua band
Come disporre gli strumentisti in sala prove per ottenere il migliore
sound
E molto molto altro…
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Puoi leggere tutto il manuale o andare direttamente alla risorsa che ti stimola
di più, a te la scelta: l’importante e che scegli subito una semplice cosa che
puoi subito mettere in pratica.
A me piace essere pratico, molto pratico! Voglio migliorare il sound delle mie
creazioni musicali: non so che farmene di quei paroloni astratti e di tutte quelle
belle teorie fisiche, che mi fanno sentire un deficiente, quando le mie demo
rimangono al livello di quelle registrate da un bambino all’interno del suo
Bontempi.
Sapere o non sapere cosa fare, fa davvero la differenza, molta differenza.
Questa chiave di accesso al sound professionale l'ho chiamata ”Teoria -
Pratica”: facile da capire, altrimenti come puoi metterla in pratica?
Ovviamente non posso trasmettere in un manuale di veloce lettura, come
questo, le conoscenze che ho acquisito in anni di corsi professionali (come
quelli che ho seguito) quindi ho creato per te una selezione di quella
“Teoria – Pratica” che, per esperienza, so essere di facile attuazione,
anche per chi non sa nulla di recording, che ti permette di ottenere subito
dei grandi miglioramenti e avvicinarti a “quel Sound” tanto desiderato.
Ti parlo per esperienza, nasco come musicista e, a proposito, mi presento: mi
chiamo Francesco Nano, batterista (adesso mi diletto con il basso).
Anche io, come te, volevo vivere di musica e mi sentivo frustrato perché alla
fine le poche entrate che riuscivo ad ottenere, in questo ambito, erano fin
troppo spesso inferiori alle uscite.
Per non parlare delle ore passate su Pro Tools per cercare di ottenere un sound
paragonabile ai dischi che sono abituato ad ascoltare.
Inoltre, nei confronti degli altri componenti della band, mi sentivo
musicalmente inadeguato e volevo offrire anche il mio apporto professionale.
Avevo comprato una scheda audio stereo e un paio di monitors professionali
(casse da studio) e per 6 mesi li ho lasciati nelle loro confezioni perché non mi
sentivo ancora all’altezza di usarli…
Avevo anche iniziato un corso specializzato per tecnico del suono che si teneva
a Bologna (io sono di Trieste), ma continuavo a nascondermi dietro la teoria,
lasciando i miei monitor chiusi negli scatoloni a prendere polvere.
Talvolta pensavo alla mia famiglia e in particolare a mia madre, lei avrebbe
voluto che io diventassi medico…
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Avevo l’impressione che non sarei riuscito a trovare il mio spazio nel
mondo della musica ma non volevo arrendermi e un giorno, dopo tanta
teoria, ho fatto una cosa “banale”: ho unito la teoria alla pratica. Può sembrare
una cosa scontata ma, credimi, non lo è! Da quel giorno la mia vita è cambiata
per sempre!
Diventai un riferimento importante per la mia band; anche altri musicisti
cominciarono ad inviarmi dei pezzi, ripagandomi con compensi sempre più alti:
i soldi cominciarono ad arrivare.
In famiglia mi sentivo sostenuto nei miei progetti ed ero appagato
nell’ottenere finalmente quel Sound che avevo in mente e in modo così
creativo (è divertente scoprire come puoi rifinire e equalizzare un suono grezzo
con pennellate da vero artista).
Soprattutto ho capito chiaramente che mio figlio avrebbe potuto essere fiero di
me.
“Teoria-Pratica” quindi: una unica parola.
Con la sola pratica spegnevo il computer dopo ore di mixaggio ed editing,
convinto di avere finalmente ottenuto qualcosa di decente ed il giorno dopo,
riascoltando il lavoro del giorno precedente, capivo che faceva schifo e buttavo
via tutto per ricominciare: questo succedeva giorno dopo giorno per settimane
e mesi interi!
Con la sola teoria ascoltavo annoiato i tipici Sound Engineers che ti parlavano
di fisica e formule presentate in modo complicato, e sembravano gongolare
della tua incompetenza e ignoranza.
Io, diciamolo pure, sono un po’ “de coccio” ma sono anche testardo e
appassionato di musica, quindi mi applico e alla fine (grazie anche alla pratica)
ho cominciato a padroneggiare la professione fino anche a capire che alcuni di
questi insegnanti avrebbero potuto spiegare la teoria in modo mooolto più
semplice e pratico.
Inoltre da vero testardo, volevo dimostrare che è possibile realizzare -con una
semplice scheda audio a 2 canali e qualche plugin- una produzione almeno
paragonabile a quelle professionali.
Dopo anni di studio, editing, mixing, recording e mastering (più di 10.000 ore
di lavoro e di studio) ho trovato finalmente la strada per ottenere un sound
degno di ogni aspettativa paragonabile alle registrazioni professionali che
siamo abituati ad ascoltare.
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Oggi puoi accedere a queste conoscenze, senza perdere tutto il tempo che ho
impiegato io, grazie al Corso per tecnico del suono di Scuolasuono.it -
chiamato “Recording Turbo System”- che ho realizzato mettendo tutte le mie
conoscenze ed esperienze a disposizione dei miei Allievi (se ti va puoi
cominciare subito con lo scoprire I Segreti del Mixer).
In questo manuale che stai leggendo, ho voluto condividere GRATIS, con
quanti più amici, colleghi, musicisti o aspiranti tecnici del suono possibili, la
mia Teoria–Pratica essenziale per ottenere un buon sound nelle proprie
realizzazioni musicali, sia live che studio.
Non voglio infatti che anche tu perda ore e soldi inutilmente come ho fatto io in
passato: per questo sono felice di offrirti molto più di qualche “chicca”.
I miei amici allievi, apprezzano il fatto che il corso per tecnico del suono che ho
realizzato -a cominciare da I Segreti del Mixer- ti insegna tutto dalle basi,
guidandoti gradualmente passo dopo passo, dalla A alla Z.
Anche se non sei ancora un mio Allievo, e sei fuori dalla nostra Community di
esperti audio, voglio offrirti, se non il quadro completo, almeno una prima
visione di insieme, quella che manca al materiale gratuito reperibile su internet
o su YouTube, dove trovi tutto ed il contrario di tutto e dove le informazioni
sono presenti in modo frammentato, confuso e contraddittorio.
Con questo manuale hai invece a disposizione moltissimi spunti pratici di
immediata attuazione.
Detto questo: cominciamo…
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Indice dei Contenuti
LA POSTAZIONE DI HOME RECORDING: STRUMENTI UTILI ............................................................................... 8
Le attrezzature per ottenere delle buone registrazioni ................................................................................ 8
Home studio: la logistica di partenza .......................................................................................................... 11
FOCUS: I Preamplificatori ........................................................................................................................ 13
Registrare il multitraccia della tua band...................................................................................................... 13
Modalità di Tracking .................................................................................................................................... 14
PASSIAMO ALLA PRATICA ................................................................................................................................ 16
Le cellule dell'udito che si perdono non si rigenerano ................................................................................ 16
COME ABBASSARE IL VOLUME SENZA PERDERE IL FEELING! .......................................................................... 18
Tip 1: Impianto Sala Prove ........................................................................................................................... 18
Tip 2: Come posizionare le casse nella sala prove ....................................................................................... 19
Tip 3: i Superbassi ........................................................................................................................................ 19
Tip 4: Acustica della sala prove.................................................................................................................... 20
Tip 4.1: Cartoni delle uova? ..................................................................................................................... 20
Tip 4.2: Fonoassorbenti a palate! ............................................................................................................ 21
Tip 4.3: Sala Prove - evitare il disturbo agli altri ...................................................................................... 21
Tip 4.4: Trucchi per aumentare l’isolamento .......................................................................................... 22
Tip 4.5: Migliorare l’acustica interna della sala ....................................................................................... 22
MICROFONI E TECNICHE DI RIPRESA MICROFONICA ...................................................................................... 23
Microfoni a condensatore ....................................................................................................................... 25
Microfoni dinamici ................................................................................................................................... 27
Confronto tra microfoni a condensatore e microfoni dinamici .............................................................. 29
Tip 5: La scelta del microfono .................................................................................................................. 30
LA REGISTRAZIONE STEREOFONICA ................................................................................................................ 31
Cos’è la Stereofonia ..................................................................................................................................... 31
Tip 6: Mixaggi in cuffia: pericolo! ............................................................................................................ 33
Tecniche di ripresa microfoniche stereo ..................................................................................................... 34
Riprese stereo: schema di riferimento .................................................................................................... 35
Tip 7: “Teoria-Pratica” (molto pratica) delle microfonature ....................................................................... 35
Tip 7.1: Utilizzi creativi dei microfoni ...................................................................................................... 36
Tip 8: Che microfono acquistare ................................................................................................................. 36
Tip 9: Il setup in sala prove ...................................................................................................................... 37
COME USARE IL MIXER (harware e software) ................................................................................................. 38
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Il mixer ......................................................................................................................................................... 38
L’architettura del Mixer ............................................................................................................................... 40
I COMPONENTI DEL MIXER .............................................................................................................................. 44
I Segreti del Mixer - Ingressi di canale ......................................................................................................... 44
I Segreti del Mixer - Direct out .................................................................................................................... 44
I Segreti del Mixer - Alimentazione Phantom.............................................................................................. 45
I Segreti del Mixer - Sezione di preamplificazione ...................................................................................... 45
I Segreti del Mixer - La sezione equalizzatore ............................................................................................. 45
Equalizzazioni: consigli per l’uso .............................................................................................................. 45
Tip 10: Esempi pratici di equalizzazione .................................................................................................. 46
I Segreti del Mixer - Insert di canale ............................................................................................................ 47
FOCUS: L’insert ........................................................................................................................................ 47
I Segreti del Mixer - Left e Right .................................................................................................................. 47
Tip 11: Esempi pratici di panning ............................................................................................................ 48
I Segreti del Mixer - La verità su come si usano i faders ............................................................................. 48
Tip 12: Bilanciamento e Livelli ................................................................................................................. 48
I Segreti del Mixer - I bus ............................................................................................................................. 49
I Segreti del Mixer - Mandate aux ............................................................................................................... 49
Tip 13: “teorica-pratica” degli ascolti in Spia. ......................................................................................... 49
Tip 14: a proposito di riverberi ................................................................................................................ 50
I Segreti del Mixer - Come gestire la parte master ...................................................................................... 51
I Segreti del Mixer - peak meters ................................................................................................................ 51
I Segreti del Mixer - Gruppi audio e VCA ..................................................................................................... 51
IL MASTERING, QUESTO SCONOSCIUTO: l'ultima delle 4 fasi della produzione di un disco .......................... 51
CONCLUSIONI .................................................................................................................................................. 53
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LA POSTAZIONE DI HOME RECORDING: STRUMENTI UTILI
Prima di svelarti i vari trucchi pratici -live e recording- parliamo degli strumenti
utili nel proprio Home Studio, come se dovessi acquistare tutto da zero per
evitare spese inutili (ovviamente puoi approfittare di questo step per integrare
le tue risorse già esistenti, evitando di fare acquisti che al momento non ti
servono).
Le attrezzature per ottenere delle
buone registrazioni
Quanti soldi è inevitabile spendere per poter contare su un buon home
recording studio?
Per rispondere a queste domande apparentemente banali è utile chiedersi
anzitutto: “Dove voglio arrivare?“.
Desidero registrare unicamente degli appunti musicali solo per poter ricordare
le mie canzoni anche tra qualche anno?
Desidero mettermi nelle condizioni di registrare dei provini (demo) ascoltabili
da condividere con i miei amici ed eventualmente da far ascoltare a gestori di
locali o organizzatori di eventi?
Voglio avere la possibilità di presentarmi con un album prodotto interamente
da me, che abbia una qualità audio quanto meno paragonabile a quella delle
produzioni di alto calibro?
Oppure desidero avere a disposizione tutto ciò che mi serve per registrare e
produrre musica di altissima qualità?
Già sento una vocina che mi chiede: “Ma come, Francesco, non basta un pc e
saper utilizzare bene dei buoni programmi per ottenere risultati spettacolari?”
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Dipende: complessivamente, se il genere di musica che vuoi produrre è
fondamentalmente basata sull’elettronica, sulla sintesi, sul campionamento e
perciò se non si tratta di musica acustica o elettrica, c’è chi fa album con un
solo computer, qualche programma e dei buoni ascolti (per buoni ascolti non si
intende una buona cuffia ma un sistema di monitoraggio – speakers
professionali – inseriti in una stanza dall’acustica calibrata).
Come vedi non è sufficiente un computer e dei programmi per creare musica a
livello professionale: è necessario anche poter ascoltare correttamente quello
che si crea; dovrai perciò fare i conti con il rendimento acustico degli speakers
e della stanza in cui lavori.
Viceversa, se la tua intenzione è quella di registrare musica acustica o elettrica
(pop, rock, folk, jazz, classica, ecc…) o comunque, nel caso in cui si rendesse
necessario registrare almeno una voce, le attrezzature che dovrai
necessariamente avere a disposizione inizieranno ad aumentare.
Ti troverai infatti nella condizione di dover acquistare almeno un microfono di
qualità discreta, un paio di cuffie professionali (chiuse, in modo che l’orecchio
venga incluso all’interno del padiglione della cuffia, per evitare che il suono
indesiderato della base venga captato dal microfono); inoltre ti troverai nella
condizione di dover fare i conti con l’acustica della stanza in cui la voce viene
ripresa, con la distanza tra il microfono e la scheda audio e molti altri fattori
che concorrono nel complicare la situazione.
A mano a mano che le esigenze di ripresa aumentano vedrai lievitare
esponenzialmente anche il bisogno di nuove attrezzature e i relativi costi.
Ritornando perciò al concetto base, il primo passo che puoi fare, nel momento
in cui decidi di aprire il tuo home recording studio, è quello di domandarti quale
sarà, in prospettiva, l’obiettivo che vuoi raggiungere.
Vediamo alcuni esempi concreti corredati da alcune indicazioni economiche di
massima.
Ad esempio, se desideri creare musica elettronica/arrangiata elettronicamente
(ad esempio con basso, batteria, chitarre o altri strumenti ottenuti con
campionamenti e virtual instruments) ma cantata, anche solo a livello semi
professionale, avrai bisogno di:
1 pc il più potente possibile (500 €).
1 scheda audio con almeno 2 canali microfonici/linea d’ingresso per registrare
contemporaneamente 2 microfoni o uno strumento elettronico esterno, ad
esempio un expander stereo (sconsiglio sempre l’acquisto di interfacce con 1
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solo canale d’ingresso), 2 canali d’uscita per collegare i monitor ed 1 uscita
cuffie per lavorare anche di notte (100 €).
1 coppia di monitor (speakers) professionali posizionati correttamente in una
stanza acusticamente trattata (l’intervento può essere anche poco dispendioso
ma è necessario) (250 € – 2500 €).
Trattamento acustico per eliminare almeno le prime riflessioni (150 € – 500
€) (puoi scoprirne di più all’interno de I Segreti del Mixer)
1 reflection filter per microfono (100€ - lo puoi anche
costruire manualmente) che ti permette di trasformare
qualsiasi stanza in un boot di ripresa.
1 software per la registrazione multitraccia/
sequencer (un programma che consenta di registrare
più tracce separatamente ed in grado di gestire il midi
come ad esempio Reaper, Cubase, Protools, Logic,
ecc…). (50 – 500 €).
Molti plugins (i plugins sono dei programmi che collaborano col programma di
registrazione multitraccia principale per aggiungere funzionalità): almeno un
campionatore, un paio di sintetizzatori virtuali e virtual instruments, processori
audio come compressori, equalizzatori, qualche buon riverbero e delay: più
plugins si hanno a disposizione meglio è (ce ne sono moltissimi gratuiti,
specialmente se decidi di utilizzare un pc anziché un Mac).
1 midi controller (una tastiera muta usb da interfacciare al sequencer che
gira sul pc) 100 €.
In questo scenario emerge che, anche se molto contenuto rispetto ad un
tempo, l’investimento necessario per creare un set up semiprofessionale di
questo genere si aggirerebbe attorno ai 1000 €.
La cosa interessante però è che per iniziare a registrare la propria musica
elettronica/arrangiata elettronicamente ed ottenere già discreti risultati, senza
la velleità di realizzare prodotti professionali paragonabili a produzioni con alti
budget, è possibile configurare il tutto a piccoli step.
In questo caso perciò dalla campagna acquisti si possono escludere i monitor,
a fronte di una buona cuffia, l’acustica ottimizzata della stanza ed
eventualmente il microfono (ho verificato quanto alcuni tra i microfoni semi-
professionali studiati per chat vocali – Skype – possano suonare estremamente
bene se paragonati a soluzioni più costose anche se non puoi aspettarti
prestazioni incredibili).
il Reflection Filter
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Con queste correzioni vai a risparmiare sugli anelli deboli della catena (ossia
quello iniziale della ripresa acustica e quello finale dell’ascolto). Tuttavia già
con questo tipo di setup puoi iniziare ad avere buone soddisfazioni, a
sviluppare la tua creatività e a progettare le basi per gli investimenti futuri.
Come già detto, le cose si complicano nel momento in cui è necessario
registrare in maniera degna anche strumenti acustici o elettrici.
Sebbene attualmente si trovino in commercio moltissimi prodotti dedicati a
chitarristi ed a bassisti (schede audio provviste di emulazioni per riprodurre le
timbriche di ampli ed effetti) per registrare anche solo una voce o una chitarra
acustica in maniera corretta le cose diventano più difficili.
Home studio: la logistica di partenza
Partendo dal fatto che, in registrazione, è necessario evitare il più possibile di
catturare rumori esterni allo strumento o alla voce durante la registrazione -
questa è una norma assoluta da seguire durante la registrazione di materiale
semiprofessionale o professionale- ci sono alcune considerazioni che per forza
di cose bisogna fare:
1) gli ambienti casalinghi sono rumorosi (automobili, vicini che fanno l’amore,
porte che sbattono, uccellini in giardino che cinguettano, ecc…): è pertanto
necessario tenere il microfono più vicino possibile alla sorgente acustica.
2) computer ed hard disk sono strumenti solitamente abbastanza rumorosi: è
necessario allontanare il microfono da queste sorgenti di rumore.
3) allontanando il microfono dal computer si va incontro ad una serie di piccole
difficoltà: per premere rec potrebbe servire l’aiuto di un amico (oppure puoi
imparare a configurare il tuo smartphone trasformandolo in un remote control,
come sanno fare gli Allievi del nostro corso “Recording Turbo System”).
Allontanandosi dal computer sarà necessario un cavo microfonico più lungo e di
una lunga prolunga per la cuffia; inoltre non avrai più la possibilità di
controllare il livello di ascolto, a meno che tu non disponga anche di un
amplificatore cuffie dedicato, perciò non potrai più utilizzare agevolmente
l’amplificatore cuffia integrato all’interno della scheda audio.
Oltre ad occupare la tua stanza avrai bisogno di un altro ambiente e spesso
questo può essere un problema in una casa comune.
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A questo punto dovrai porti nuovamente la domanda iniziale: “ Dove voglio
arrivare con le mie registrazioni?”.
Ha davvero senso registrare professionalmente a casa mia oppure è sufficiente
per me riuscire a realizzare dei validi provini che verranno ri-registrati in un
secondo momento in studio di registrazione? (a discapito di quella calma e
tranquillità che in casa può essere generosa ispiratrice per la creatività – in
studio, se non si è abituati al lavoro, c’è sempre più tensione ed è sempre
necessario guardare l’orologio tra una take e l’altra)
Delle procedure professionali di registrazione ne parliamo ampiamente in
“Recording Turbo System” assieme a oltre 50 produttori professionisti che
intervengono per offrirti i loro consigli. Prima di valutare la tua iscrizione al
Corso ti consiglio di cominciare con lo scoprire I Segreti del Mixer per fare tuo
lo strumento che è alla base di ogni audio professionale.
In effetti moltissime cose si potrebbero registrare con un banale microfono
usb, ma che senso ha spendere 150 € per un microfono di quel tipo quando,
molto probabilmente, tra qualche mese ti troverai nella condizione di dover
registrare due microfoni in contemporanea?
Non è meglio, piuttosto, acquistare con 300 € una scheda audio ed un
microfono in modo da evitare, dopodomani, di dover rivendere il tuo microfono
usb e cercare, in ogni caso, una scheda audio con microfono separato?
Il mondo dell’audio è bello perché è vario: molti professionisti seri più
volte mi hanno riferito di aver mixato con successo dei lavori particolarmente
ispirati ma registrati con un microfono usb dall’artista: ovviamente dal punto di
vista qualitativo hanno dovuto fare miracoli per far assomigliare quelle demo a
delle vere registrazioni.
Cerchiamo perciò di dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte: quello che
sto facendo è darti una panoramica generale, in modo che tu possa informarti
in maniera approfondita su quale sia la soluzione migliore, in questo momento,
per te, in base al tuo budget e prendere tranquillamente le tue decisioni.
Facciamo un piccolo salto di categoria: poniamo il caso di un musicista che
desidera registrare nella propria sala prove la sua band e la propria musica.
Il primo grande scoglio da superare è la registrazione della batteria, e qui i
costi lievitano: a meno che il batterista non utilizzi una batteria elettronica
(registrandone l'uscita midi e utilizzando dei campioni di batteria come suoni)
per registrare una batteria acustica sono necessari un minimo di quattro
microfoni nelle situazioni meno impegnative, fino ad arrivare a 13 o anche 15
microfoni nelle situazioni particolari.
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13 microfoni da registrare contemporaneamente significa disporre non solo dei
13 microfoni, ma anche di 13 aste e dei relativi 13 cavi microfonici, oltre a una
scheda audio in grado di registrare almeno 13 canali contemporaneamente e di
13 preamplificatori. Ma cosa sono i preamplificatori?
FOCUS: I Preamplificatori
Il preamplificatore è un componente dedicato all’amplificazione del segnale microfonico. Il segnale elettrico
prodotto in uscita da un microfono è un segnale molto, molto piccolo.
Per fare in modo che questo segnale venga correttamente immagazzinato nel computer, attraverso la scheda
audio, è necessario che esso venga amplificato adeguatamente prima di essere registrato.
L’esempio tipico di pre è quello dei canali del mixer: il primo potenziometro di ogni canale infatti è solitamente
il cosiddetto GAIN.
Quel potenziometro permette di amplificare i segnali dei microfoni, che giungono al mixer, in modo che
possano essere gestiti adeguatamente dai componenti elettronici a valle all’interno dell’architettura del mixer
(equalizzatori, faders, somma, ecc…) o dal convertitore analogico/digitale di una scheda audio (il componente
che si occupa della trasformazione di un segnale elettrico in numeri masticabili da un computer).
Puoi scoprire i segreti dei preamplificatori nel corso I Segreti del Mixer.
Registrare il multitraccia della tua
band
Facciamo un altro esempio: il caso in cui tu voglia registrare il multitraccia
della tua band (batteria, basso, chitarra elettrica, tastiera e voce), registrando
tutti gli strumenti contemporaneamente la spesa aumenterà notevolmente:
500 € per la scheda audio che, solitamente, integra 8 preamplificatori +
almeno 200€ per un modulo con 8 preamplificatori aggiuntivi, che è il set up
tipico di un Home Recording Studio.
Questo tipo di configurazione ovviamente ti costringerà a ottimizzare la
gestione dei canali: per registrare infatti tutti gli strumenti
contemporaneamente, serviranno almeno 8 canali di registrazione dedicati alla
batteria ed i rimanenti 8 per voci, chitarre, tastiere eccetera.
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Modalità di Tracking
Apriamo una piccola parentesi sulla modalità di registrazione: è meglio
registrare tutta la band assieme oppure, come spesso si usa fare negli studi di
registrazione, registrare un componente del gruppo alla volta?
Ci sono diverse scuole di pensiero al riguardo, possiamo però dire che, in linea
di massima, registrare tutta la band assieme aiuta a velocizzare il lavoro e, a
parità di sforzo, migliora l’amalgama del gruppo nella registrazione.
Viceversa, registrando uno strumento alla volta, il grande vantaggio sarà la
precisione sonora della registrazione (nell'esempio precedente gli 8 microfoni
posizionati su una batteria riprendono, non solo il suono della batteria, ma
anche quello degli altri strumenti che suonano vicino, di conseguenza in fase di
mixaggio tutto ciò andrà a discapito della qualità).
Tuttavia registrare uno strumento alla volta e un lavoro molto lungo, a volte
estenuante e, per ricreare il sound ed il feeling della band, sono spesso
necessarie moltissime ore di lavoro in post produzione.
Dal mio personalissimo punto di vista l’approccio migliore è quello di fare le
cose usando la testa, senza estremismi: ad esempio si può pensare di
registrare in due momenti diversi, prima la band e poi le voci, in questo modo
si lavora con un concetto ibrido e si trae giovamento da entrambi i modi di
procedere.
Per puntualizzare, infatti, il mio principale obiettivo nei confronti dei miei Allievi
è, oltre a trasmettere loro preziose Teorie-Pratiche, dare a ciascuno tutti gli
strumenti necessari ad “usare la testa” per sviluppare la propria individuale
creatività artistica.
Il metodo ibrido è però consigliabile solo se l’obiettivo finale è quello di
realizzare una demo o un brano da mettere su internet piuttosto che un vero e
proprio album: una registrazione ufficiale senza velleità di presentare una
spettacolare qualità sonora, ma ottenendo qualitativamente un buon
compromesso.
A me personalmente è capitato spesso di fare registrazioni sia con questo tipo
di approccio, che con un metodo leggermente più raffinato, con tutti i musicisti
che suonano assieme nella stessa stanza, microfoni sulla batteria, basso,
chitarra e tastiere registrati direttamente col jack e passati attraverso
simulatori di ampli per l’ascolto dei musicisti.
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In questo modo si ottiene una discreta pulizia sui canali della batteria e,
ovviamente, una pulizia assoluta sulle tracce degli strumenti registrati in linea.
In entrambi i casi però, ci si trova di fronte ad alcune difficoltà: degli
amplificatori potenti di chitarre e bassi che suonano vicino ai microfoni della
batteria non ti aiuteranno ad ottenere suoni di batteria qualitativi ma il lavoro
sarà più rapido e appagante nell’immediato.
Viceversa, registrando tutto ciò che non è batteria “via cavo” avrai la necessità
di provvedere agli ascolti di ogni musicista (una cuffia per un musicista con
relativo ampli in cui spesso è necessario effettuare un mixaggio differente) e di
ricreare delle sonorità credibili con gli emulatori di ampli.
Gli amici chitarristi e bassisti sanno bene che suonare con l’ampli di fianco non
è la stessa cosa che suonare con un amplificatore virtuale in cuffia, perciò,
anche in questo caso, bisogna valutare quale sia il compromesso migliore nella
situazione specifica.
Per concludere possiamo dire che con una cifra che si aggira tra i 500 ed i
1000 euro è possibile ottenere un setup base, per registrazioni non
eccessivamente qualitative, con un massimo di due canali; i balzi sostanziosi
nell’investimento avvengono quando riterrai necessario poter disporre di un
ascolto professionale e/o di un sistema di ripresa dotato di molti canali in
registrazione e molti microfoni.
Come vedi, il mondo dell’audio, che apparentemente può sembrare
intuitivo, in realtà necessità di un parecchi ragionamenti al fine di
ottimizzare il proprio budget. Il mio consiglio è quello di informarti quanto
più possibile sui dettagli delle apparecchiature che ti piacciono prima di
spendere un sacco di soldi!
Perciò, dal momento in cui sei interessato ad approfondire l’Home Recording,
prima di spendere soldi inutilmente per le attrezzature, ti consiglio innanzitutto
di approfondire veramente le conoscenze sul mixer, senza dare nulla per
scontato: solo dopo avere capito come funziona lo strumento per eccellenza di
ogni Sound Engineer (il mixer – anche nelle sue versioni software), avrà senso
programmare le spese per gli strumenti veramente necessari.
Non solo: la conoscenza specifica dell’argomento ti permetterà di capire meglio
quale scheda audio scegliere, come cablare lo studio e molte altre cose non
apparentemente legate al mixer.
Se non conosci il mixer è un po’ come camminare a quattro zampe: se vuoi
muoverti liberamente nel mondo dell’audio devi prima fare quel passo ed
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imparare a camminare coi tuoi piedi ben poggiato sul terreno base del sound
engineer: il mixer.
Ecco perché ho preparato, per chi vuole veramente fare un passo in avanti, il
primo corso online su I Segreti del Mixer.
A te la scelta se proseguire come forse hai fatto fino ad adesso con risultati
pseudo-amatoriali o vuoi fare sul serio acquisendo I Segreti del Mixer e
muoverti con disinvoltura nel mondo del suono professionale.
Per adesso comunque ti svelo qualche veloce trucco per usare al meglio le tue
attrezzature.
PASSIAMO ALLA PRATICA
Molto spesso mi è capitato di uscire dalla sala prove con i timpani che avevano
la consistenza delle acciughe.
Prendiamo il caso tipo: sei impaziente di arrivare a destinazione la sera delle
prove, anche se sei stanco della giornata e forse sei pieno di pensieri, ma sei
anche pieno di speranze, e con il cuore leggero ti avvicini all'ora della suonata.
La realtà che ti si prospetta davanti è però tutt'altro che rosea, ed il nostro
inconscio lo sa: (che c'entra l'inconscio con il rischio di friggersi le orecchie?)
stai per perdere decine e decine di cellule ciliate appartenenti al nostro
orecchio interno, quelle che si occupano della trasduzione (trasformazione) del
segnale acustico in onde elettromagnetiche che poi verranno interpretate dal
cervello.
Le cellule dell'udito che si perdono
non si rigenerano
Nelle varie scuole per tecnico - più o meno del suono - che ho frequentato la
nozione ricorrente in materia di salvaguardia delle orecchie era sempre: le
cellule dell'udito che si perdono non si rigenerano.
La cosa che mi infastidiva in assoluto -non essendo abituato a stare attento a
come ascoltavo- oltre al fatto stesso di pensare di perdere gusto nell'ascolto
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della musica, solamente perché un giorno avrei potuto pagarne le
conseguenze, non mi incentivava molto nella cura del mio udito...
Ma noi non badiamo a spese, anche quando si sa che quelle cellule, una volta
perse, non si rigenereranno mai più. In realtà non è che il giorno dopo le prove
ci svegliamo sordi: a fronte di milioni di cellule cosa saranno mai poche decine?
Ebbene, le cellule che si danneggiano prima sono quelle necessarie
all'individuazione dei suoni acuti, ovvero quelle che per intenderci ci
permettono di percepire un discorso come intelligibile; per questo le nonne
rispondono sempre: "eh!?!".
No, non perché vanno anche loro alle prove, ma perché con l'avanzare degli
anni anche le cellule ciliate muoiono; e siccome quelle dedicate alla ricezione
degli alti sono presenti in minor numero rispetto a quelle dedicate alla ricezione
dei bassi, le loro orecchie captano meno l'intelligibilità della televisione o di chi
parla con loro.
Di conseguenza è lecito affermare che, pur rimanendo vero il fatto che il giorno
dopo prove non ci sveglieremo sordi, sottoponendo a sforzi continuativi le
nostre orecchie già in giovane età, ridurremo drasticamente gli anni di udito
"normale" ed inoltre affretteremo il sopravvenire del nostro rincitrullimento
senile: fa ridere, ma è così.
Quando infatti una persona non sente più bene quello che i suoi simili gli
stanno comunicando comincia ad isolarsi ed a smettere piano piano di
interagire con gli altri, dando il via ad un circolo vizioso di solitudine, e non c'è
ampliphon che tenga!
Come agisce l’ampliphon?
L'ampliphon cerca di sopperire alla perdita di elasticità del timpano (che è
simile ad un sottilissimo pezzetto di nylon (quello delle calze da signora), che si
sposta in funzione della pressione acustica con la quale viene investito e che
con l'avanzare dell'età si indurisce.
Per fare un paragone sarebbe come dire che, per sentire più forte
sull'impianto, mettiamo più energia nel gridare in un microfono ma quando
qualcuno ci taglia il cavo che collega il microfono al mixer (cellule ciliate), hai
voglia ad urlare!
Ora, se questo succede a 90 anni suonati non c'è niente di strano, la perdita
dell'udito è fisiologica, ma se succede prima, a 40 o 50 anni, le cose sono
diverse. Il tutto senza considerare la fine della carriera musicale per chi non è
provvisto delle eccezionali doti di Beethoven...
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Ma tutto ciò cosa centra con il recording e la mia sala prove?
Ecco perciò un suggerimento che potrà sembrare banale ma salverà il tuo udito
e, corredato da trucchi non altrettanto scontati, servirà a plasmare il sound
della tua band:
COME ABBASSARE IL VOLUME SENZA PERDERE IL FEELING!
Tip 1: Impianto Sala Prove
Per la tua sala prove acquista un impianto adeguato e posizionalo correttamente : )
Per ADEGUATO non si intende che sia eccessivamente potente, ma solo quel tanto che basta a spettinarti a
5-6 metri di distanza quando parli nel microfono: deve essere adeguatamente sovradimensionato rispetto alle
tue esigenze.
L’acquisto di un sistema di amplificazione sovradimensionato quanto basta è,
già di per sé, garanzia di risparmio anche se inizialmente ti sembrerà di
spendere di più: i tweeter non si bruceranno dopo le prime due ore ad alto
regime e risparmierai così un sacco di seccature, di tempo e denaro.
L'impianto difficilmente ti lascerà a piedi nel bel mezzo di un concerto; senza
contare il fatto che impianti particolarmente economici, e quindi con scarsa
potenza, vengono costruiti in maniera meno accurata e quindi risentono
maggiormente degli urti e delle vibrazioni durante il trasporto.
Se l'impianto è tirato al collo il risultato è che si sentirà peggio, con la
conseguenza automatica che inizierai ad alzare il livello per cercare pulizia e
troverai solamente altro baccano. Se sull'impianto devi far suonare anche
basso e batteria è fondamentale avere dei subwoofer, altrimenti le sole casse
normali saranno messe in difficoltà dai bassi e perderanno in chiarezza ed
intelligibilità, affaticando le orecchie con distorsioni impercettibili e
riproducendo un suono compresso in maniera innaturale!!! Quello che serve
perciò è un sistema con cross-over che fa sì che i bassi vengano riprodotti dai
sub e gli alti dai satelliti.
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Non guardare ai watt: in questo campo sono numeri che si snocciolano. Se proprio devi affidarti a dei valori
guarda piuttosto i dB spl (livello di pressione sonora ad 1 m). Penso che per una situazione media sia meglio
non scendere sotto ai 110-116dB SPL @ 1 m.
Fidati solo delle tue orecchie: cerca di provarlo prima o di documentarti a fondo con chi già possiede il modello
che ti interessa; i commercianti, di solito, cercano di tirare acqua al loro mulino e perciò chiedi di provare
l'impianto a regime per 1-2 minuti e metti su un cd che conosci bene.
Piccolo suggerimento: se non hai confidenza con l'ascolto di impianti prendi riferimento su quanto poco senti
la tua voce od il tuo battito di mani mentre l'impianto suona. Fai finta di essere in un pub per un concerto, in
quella circostanza è difficile sentire la propria voce se si è a 3-4 metri dal gruppo.
NB: questa sensazione devi provarla ben prima di arrivare al limite con l'amplificazione. Se sei già a manetta
con l'impianto e a questa distanza senti ancora nitidamente il battito delle tue mani forse è il caso di
considerare un modello differente.
Questo è quello che definisco “Teoria-Pratica”: trucchi che ti servono
veramente nella messa in pratica, infatti il mio corso ne è pieno.
Tip 2: Come posizionare le casse nella
sala prove
Posiziona le casse negli angoli della stanza: le pareti attorno alle casse rifletteranno i bassi in modo
leggermente più coerente, con la conseguenza che potrai sforzare meno l'amplificazione e tutto suonerà più
nitido, se diminuirai i livelli dal mixer potrai riguadagnarli con la posizione degli speakers! Prova e vedrai!
Questo vale anche per ampli di basso e chitarre!
Attenzione però: per lo stesso principio, se le casse sono distanziate dalla muratura (pareti e soffitto) per una
distanza superiore al mezzo metro, a causa delle riflessioni acustiche della stanza (le stesse che ci aiutano se
l’impianto è più vicino alle superfici), ci saranno delle fastidiose cancellazioni di basse frequenze che, oltre a
far suonare più smilzo sia l'impianto che gli ampli, determineranno anche un ascolto a lungo andare più
faticoso, con la conseguenza ovvia di una rincorsa gratuita alla "volumata"!
Tip 3: i Superbassi
Non ricercare i SuperBassi ad ogni costo negli ambienti piccoli: cerca piuttosto la “pancia” del suono! (sale
prova, stanze inferiori ai 20 x 20)
Evita gli “InfraBass” e farai contenti i vicini: nelle stanze piccole i 40 Hz sono solo dannosi e non riuscirai mai a
sentirli adeguatamente, a meno di costosi e mirati interventi di bonifica acustica!
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Infatti il vero problema dell’ascolto nelle sale prove sono i bassi: al di là delle
considerazioni fatte in tema di amplificazione elettroacustica o di acustica della
stanza, bisogna considerare un aspetto appartenente a quella scienza che
viene definita psicoacustica, ovvero lo studio della percezione soggettiva
umana dei suoni.
A livello “soggettivamente percettivo” infatti, un suono grave nasconde
facilmente un suono più acuto. Questo significa in parole povere che se un
suono di basso ha molte componenti basse ad alto volume, queste alle mie
orecchie ed al mio cervello nasconderanno (in gergo tecnico “maschereranno”)
molte frequenze appartenenti allo spettro della voce, delle tastiere o della
chitarra, inficiando così l’ascolto generale.
Ecco perché nei migliori arrangiamenti, strumenti diversi, suonano in ottave diverse: paradossalmente infatti, ti
basterebbe chiedere al tastierista di suonare le sue parti un ottava superiore a quella della chitarra per
ottenere già un suono più nitido e meno confuso a beneficio dell’intera band. Prova e vedrai!
Tra i 20Hz e gli 80Hz sono presenti quelle componenti di suono che, quando
vai a un grosso concerto, ti fanno vibrare la colonna vertebrale e gli organi
interni (che, strano ma vero, svolgono anche da integrazione a ciò che si
intende per apparato di percezione acustica dell’uomo). Peccato che nei grossi
concerti si usino palettate di SubWoofer che solitamente costano qualche
migliaio di euro l’uno (senza considerare gli ampli).
Ora sai come mai in sala prove è spesso difficile sentire le voci (e i suoni
acustici): spara al bassista e risolverai tutti i tuoi problemi sonori dai 100hz in
su.
La pancia dei suoni la trovi in gamma medio-bassa attorno agli 80 - 100Hz.
Nella sezione dedicata all’equalizzazione potrai farti un’ idea su come sfruttare
al meglio queste informazioni.
Tip 4: Acustica della sala prove
Tip 4.1: Cartoni delle uova?
Togli immediatamente tutti quegli stupidi cartoni per le uova che hai sulle pareti!
Ti ho beccato! Fai parte anche tu del comitato "Cartoni di Galline per la
Musica", vero? Spero di no!
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I cartoni delle uova sono un mito da sfatare: non assorbono né diffondono
il suono al di sotto dei 3-4.000 Hz (per darti un'idea le consonanti della voce
risiedono attorno ai 2.000 hz).
Personalmente li lascerei al supermercato, ma se invece parliamo di
fonoassorbenti spugnosi ti sarà utile sapere che..
Tip 4.2: Fonoassorbenti a palate!
Una stanza completamente tappezzata di materiale assorbente è una sala
molto faticosa all'ascolto!
Significa che dopo un po’ il cervello “dà buca” e ti ritrovi a non sentire bene,
non per insufficienza di pressione sonora, ma per un meccanismo di difesa che
il cervello mette in atto automaticamente in condizioni di stress ed
affaticamento all'ascolto.
Conseguenza ovvia: si alzano molto i volumi con ulteriori ripercussioni
relative ai problemi d'ascolto...
I fonoassorbenti - coperte, gomma piuma, cartoni delle uova, espansi di varia
natura - applicati a parete, per quanto efficienti e costosi possano essere NON
ASSORBIRANNO MAI I BASSI!!! Al massimo assorbono la voce (o meglio le sue
possibili riflessioni che si genererebbero sulle pareti)!
L'equivalente elettroacustico di questa operazione è eliminare gli alti dai
1.000Hz in su sul generale del mixer ed alzare i bassi! Fai una prova in cuffia
equalizzando un cd: se non ci sono gli alti l'ascolto risulta faticoso, asciutto ed
innaturale. L'uomo ha un sistema d'ascolto adatto ai luoghi naturali in cui si è
evoluto: non esiste in natura una stanza completamente priva di alti!
Se hai una stanza completamente ricoperta di fonoassorbenti rimuovine almeno metà.
Tip 4.3: Sala Prove - evitare il disturbo agli altri
Una buona sala prove anzitutto deve evitare il disturbo agli altri.
Questo risultato si può ottenere in maniera molto più economica e mirata che rivestendo interamente le pareti
di materiali costosi e porosi, chiudendo OGNI FESSURA e spiffero della stanza; i pannelli fonoassorbenti
servono esclusivamente a migliorare - parzialmente - la qualità dell'ascolto in una stanza e non ad evitare che
il suono fuoriesca!
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Interventi di assorbimento acustico (con materiali fonoassorbenti) servono in
teoria solo per migliorare l'ascolto internamente.
Interventi di isolamento acustico (con cartongesso, mattoni, porte blindate,
vetri isolanti, ecc..) servono ad evitare che il suono esca da una stanza.
Sono 2 interventi di natura differente!
NB: se le pareti della tua sala non sono adeguatamente spesse (es.
cartongesso con posa non acusticamente ottimizzata), forse è il caso di
considerare un altro posto per le prove.
Vediamo ora cosa si può fare per migliorare l’insonorizzazione e l’acustica
interna della sala prove; ricordati comunque che in generale più bassi si
tengono i volumi, meglio si sente e più accrescerà la benevolenza del vicinato
;-)
Tip 4.4: Trucchi per aumentare l’isolamento
• Sigilla con delle striscioline di neoprene adesivo le giunture di porte e finestre e in generale elimina qualsiasi
comunicazione d'aria tra la sala e l'esterno (aerare prima di soggiornarvi!).
• Riempi le intercapedini delle doppie finestre con stracci, coperte, ecc.
• Poiché i bassi sono quelli che si trasmettono anche per via strutturale attraverso il pavimento ed i muri, puoi
posizionare la batteria e l’ampli del basso su superfici ammortizzanti, come ho fatto per la batteria che ho
regalato a mio figlio quando aveva 3 anni. Ho usato, infatti, una pedana di legno appoggiata su vecchi
pneumatici di scooter (incappucciati in un nylon - riempiendo di lana di roccia l'aria libera tra pedana e
pavimento). Questa è un'ottima soluzione economica per smorzare la trasmissione strutturale di basso e
batteria, ma nessuno ti vieta di appoggiare ogni ampli su una base di legno sorretta da un pneumatico
Spero tu ti sia accorto che grazie alle ultime righe che hai appena letto hai
appena risparmiato migliaia di euro di investimenti in materiali acustici
specializzati.
Tip 4.5: Migliorare l’acustica interna della sala
Mi fanno sorridere le persone che spendono migliaia di euro in impianti HI-FI e
poi ascoltano musica in salotto senza nemmeno un minimo di trattamento
acustico... È come comprare una Ferrari e metterci le ruote di una Punto!
Una stanza gradevole all'ascolto è una stanza chiara, senza troppi bassi, con
un minimo tempo di riverbero acustico (perciò il contrario di una cattedrale).
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Se per caso hai una sala completamente tappezzata di fonoassorbente ribadisco il consiglio: la prossima volta
togli metà o una parte di quel materiale dalle pareti e portalo fuori dalla stanza, così da poter valutare la
differenza con - senza. Continua a toglierlo fino a che non sentirai che un colpo di rullante, pur non
producendo riverbero, produce un suono cristallino anche a distanza o fino a che, sentendo parlare qualcuno
a 3 - 4 m di distanza non ti sembrerà di sentire bene le “S” e le “T” almeno quanto la “A” o la “U”.
Il materiale estratto puoi arrotolarlo o legarlo in modo da creare una o due colonne.
Ora spingi queste colonne negli angoli della stanza (quelli opposti all'impianto).
Benissimo, senza nemmeno ascoltare come suona ti dico già che hai migliorato
del 100% l'acustica interna alla tua sala:
Le pareti nude rifletteranno il suono ricreando quella sensazione di realtà che si
era persa.
Le pareti rivestite col materiale fonoassorbente elimineranno il riverbero in
eccesso.
Le colonne di fonoassorbente negli angoli elimineranno i bassi in eccesso che
qualsiasi sala prove comunque ha.
Non preoccuparti, nessuno verrà mai a dirti che non hai bassi in sala prove,
non è mai successo in tutta la storia delle sale prove!
NB: più il fonoassorbente a parete è montato lontano dalla superficie (10 - 30 cm per capirsi), più aumenterà la sua efficienza nello smorzare i medi tanto quanto gli alti e così si otterrà un assorbimento più neutro e meno artificiale.
MICROFONI E TECNICHE DI RIPRESA MICROFONICA
È arrivato il momento di parlare di microfoni e di tecniche di ripresa
microfonica.
In questa sede ovviamente non possiamo essere completi ed esaustivi ma,
nello spirito di questo manuale base, la trattazione verrà orientata in maniera
che i musicisti che per la prima volta si affacciano all’argomento recording
possano avere un’ idea più precisa sull’argomento.
Come sono solito fare partiamo con una domanda, la domanda tipica che
chiunque si approcci al mondo della recording, prima o poi non potrà fare a
meno di porsi è: che microfono devo comprare? Al solito, a una domanda
semplice corrisponde un risposta articolata.
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Il mondo dei microfoni è un mondo davvero molto vasto, esistono costruttori di
microfoni di ogni tipo, di ogni modello, di ogni categoria, di ogni prezzo ecc. In
mezzo a questa selva di microfoni l’importante è avere dei punti fissi, con i
quali orientarsi ed effettuare le proprie scelte per evitare di sprecare denaro.
Ovviamente anche in questo caso è utile domandarsi: qual' è lo scopo delle
mie registrazioni?
Mettiamo subito in chiaro una cosa: ogni microfono ed ogni modello viene
concepito dai costruttori per un determinato impiego.
Ad esempio esistono microfoni per voce, per percussioni, per riprese di
strumenti acustici, microfoni più adatti ai concerti o dedicati allo studio di
registrazione.
Dal punto di vista della resa quello che cambia è la capacità di captare meglio
suoni deboli o forti (sensibilità) e la colorazione sonora (risposta in frequenza).
Il microfono dinamico per voce, ad esempio, tenderà ad eliminare i bassi e gli
altissimi in funzione di una buona risposta sui medi; uno studiato per la cassa
della batteria tenderà ad equalizzare il suono in maniera da far risaltare i bassi
ed una porzione di medio alti, ecc.
In sostanza, spesso, i costruttori tendono a progettare microfoni volutamente
non “perfetti” per aiutare il fonico, già nello stadio embrionale della ripresa, a
ottenere un suono il più gradevole possibile in partenza.
Quello che spesso non si dice però è che, con un minimo di creatività, si fa di
necessità virtù! (Io invece lo dico, a beneficio dei “miei” Allievi).
Nel mondo dell’audio è sempre vero tutto ed il contrario di tutto.
Ad esempio, un preziosissimo microfono a condensatore studiato per la voce in
determinati contesti potrebbe restituire un suono di cassa di batteria
particolarmente gratificante.
In maniera simile un microfono concepito per cabinet di chitarra elettrica
potrebbe aiutarci a raggiungere un suono di voce unico, singolare,
interessante.
Partendo da questo presupposto possiamo dire che (e qui so bene di attirare il
dissenso di molti miei colleghi) non sempre la scelta di un microfono risulta
essere corretta quando il microfono è, sulla carta, quello giusto oppure se è il
più costoso.
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Ovviamente uno studio di registrazione con determinati budget a disposizione
deciderà di investire in una vasta gamma di microfoni, cercando di
implementare il proprio parco microfoni in maniera da coprire la maggior parte
delle esigenze.
Nel caso degli home studio e dell’home recording però il collo di bottiglia è
sempre e comunque il budget.
Voglio infatti cercare di farti risparmiare il più possibile ed ottenere dei risultati
che si avvicinino comunque al professionale.
È utile sapere che “in natura” esistono diversi tipi di microfoni.
Analizzare nel dettaglio ogni singolo tipo di microfono, in base alle classiche
schematizzazioni che si utilizzano nei corsi per tecnico del suono professionali,
richiederebbe molte ore e molto approfondimento -nel corso per tecnico del
suono avanzato di Scuolasuono.it, il Recording Turbo System- molto spazio è
dedicato ai microfoni e vengono analizzate a fondo le diverse categorizzazioni
in maniera da scegliere sempre, in qualsiasi circostanza di ripresa, il microfono
più adatto alle tue esigenze: se ti è venuta voglia di fare un passo in più verso
una maggiore competenza da tecnico del suono, puoi iniziare con I Segreti del
Mixer.
Tuttavia, riassumendo, possiamo dire che la classificazione più significativa,
almeno a livello semiprofessionale, è quella che distingue i microfoni in base
alla loro tipologia costruttiva.
La classica distinzione che si fa tra i microfoni dedicati alla registrazione audio
o nel live che si possono trovare in commercio è tra “a condensatore” e
“dinamici”. Questi due termini si riferiscono al principio con il quale il
microfono trasforma la variazione di pressione acustica in variazione di segnale
elettrico.
I più esperti non me ne vogliano, ma, in due righe, cercherò brevemente di
spiegarne la differenza.
Microfoni a condensatore
Come puoi vedere dall’immagine nei microfoni a condensatore, l’elemento
trasduttore (cioè quella parte del microfono che trasforma le variazioni di
pressioni sonore – suono acustico – in variazione di tensione elettrica –
segnale audio- ) è un condensatore piano a tutti gli effetti: due superfici piane,
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metalliche e diversamente polarizzate, vengono disposte in maniera parallela
ad una distanza di qualche micron.
Queste due superfici (le armature del condensatore piano) sono una un
pezzetto metallico ancorato al corpo del microfono, l’altra una membrana
metallica sottilissima, dell’ordine di qualche micron, posta ad una distanza
altrettanto minima dall’altra armatura.
Con la variazione di pressione acustica che il suono produce nella quiete
atmosfera, la sottilissima membrana si muove seguendo esattamente
l’andamento che le molecole di aria attorno a lei compiono.
Dal momento che le due armature sono caricate in maniera differente, senza
entrare nei particolari, possiamo dire che, per il funzionamento del
condensatore una variazione di distanza tra le due armature equivale ad una
variazione di tensione in uscita, il segnale audio che riflette l’andamento della
pressione acustica, del suono.
Non desidero addentrarmi ulteriormente nella trattazione del funzionamento
del microfono condensatore, anche se, secondo me, è uno degli argomenti
più interessanti della fonia, ma bisogna ricordare che il segnale in uscita da
questo tipo di trasduttore a condensatore è un segnale piccolissimo che
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necessita molto spesso di un primissimo stadio di amplificazione, al fine di far
“masticare” correttamente questo segnale dai preamplificatori.
Lo stadio di amplificazione avviene, nella maggior parte dei casi, attraverso un
amplificatore integrato all’interno del corpo del microfono.
Questo componente è un componente attivo, quindi necessita di alimentazione.
L’alimentazione viene convenzionalmente provvista attraverso lo stesso cavo
microfonico che collega il microfono al preamplificatore.
Un’alimentazione che scorre nel verso opposto rispetto al segnale microfonico,
parte dal preamplificatore per raggiungere il piccolo amplificatore inserito nel
corpo del microfono.
Tale alimentazione viene definita Phantom Power o P 48v. In ogni mixer e nella
maggior parte dei preamplificatori è presente infatti un pulsantino con una
dicitura P 48 o simile.
Microfoni dinamici
La seconda tipologia costruttiva che prendiamo in considerazione è quella dei
microfoni dinamici (o a bobina mobile).
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L’elemento trasduttore del microfono dinamico si basa sul principio che una
bobina elettrica (possiamo immaginarlo come un rocchetto di filo di rame)
posta in movimento in prossimità di un magnete (una calamita) genera in
uscita una variazione di tensione elettrica proporzionale alla variazione del suo
spostamento (per induttanza).
Il trasduttore dinamico non è altro che un sistema meccanico tale per cui una
membrana sottilissima di materiale plastico, alla quale viene ancorata una
bobina mobile, viene posta in prossimità di una magnete fissato sul corpo del
microfono, facendo in modo che l’intero “equipaggio mobile” risulti essere
sufficientemente leggero da essere messo in movimento dalle variazioni di
pressione sonora nell’atmosfera.
In uscita dalla bobina ritroveremo delle variazioni di segnale elettrico
proporzionale allo spostamento della bobina mobile e quindi della variazione di
pressione atmosferica (suono).
Ad un trasduttore dinamico spesso viene abbinato un sistema di amplificazione
passiva basato su un componente denominato “trasformatore”, a volte
presente anche nei microfoni a condensatore.
Il micro segnale microfonico, proveniente dall’elemento trasduttore, riceve un’
amplificazione (passiva, senza necessità di fonti di alimentazione) prima di
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poter essere interfacciato ad un preamplificatore; il microfono dinamico nella
maggior parte dei casi non necessita di alimentazione esterna per funzionare
mentre, al contrario, un microfono a condensatore necessita dell’alimentazione
phantom.
Confronto tra microfoni a condensatore e microfoni
dinamici
Vediamo ora, in sintesi, quali sono le più evidenti differenze tra microfoni
dinamici e microfoni a condensatore.
I microfoni dinamici vengono spesso utilizzati per sorgenti sonore
fragorose: anche una voce umana può essere fragorosa se viene ascoltata a 2
cm di distanza, viceversa i microfoni a condensatore vengono privilegiati
per catturare il suono prodotto da sorgenti sonore più deboli, in quanto
risultano essere microfoni più sensibili a variazioni di pressione sonora anche
minime.
Una “sorgente sonora debole” è, ad esempio, una viola, un violino, una
chitarra classica, ma può essere anche una batteria rock ascoltata da 20 m di
distanza.
Nell’audio tutto è sempre relativo, ecco perché per ottenere risultati
professionali, in qualità di aspirante tecnico del suono, dovrai
necessariamente conoscere la teoria e fare molta pratica, modalità che,
neanche a dirlo, troverai all’interno de I Segreti del Mixer e nel corso completo
per tecnico del suono Recording Turbo System nella famosa modalità “teorico-
pratica” .
I Microfoni dinamici spesso vengono impiegati per la ripresa ravvicinata
(close) di strumenti musicali come i tamburi che compongono una batteria, gli
amplificatori di chitarre elettriche, voci, percussioni, ecc.
I Microfoni a condensatore invece vengono spesso utilizzati per
riprendere strumenti in approccio “panoramico” ossia in maniera da
riuscire a catturare complessivamente ogni suono ed ogni sfumatura
proveniente da uno strumento musicale nel suo complesso (una chitarra
acustica non emette suono solamente in prossimità delle corde ma, proprio per
la sua natura intrinseca di strumento acustico, vibra in ogni sua parte, dalle
chiavette all’intero corpo, passando per il manico).
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Dobbiamo infatti ricordare che posizionare un microfono in prossimità della
sorgente sonora significa catturare alcuni particolari di quel suono, ma non il
suono complessivo dello strumento.
Ad esempio, un microfono posto molto vicino alla bocca riuscirà a catturare in
maniera molto precisa e dettagliata i suoni delle consonanti e tutto ciò che è
suono emesso attraverso la cavità orale; viceversa non sarà in grado di
catturare con definizione il suono emesso dalla vibrazione della maschera
facciale e della testa del cantante nel suo complesso.
Lo stesso vale per un amplificatore di chitarra: un microfono posto in estrema
prossimità del cono riuscirà a carpire un preciso e determinato particolare della
sonorità complessiva. Allontanando il microfono, sarà in grado di catturare
onde acustiche provenienti dall’intero cono se non dall’intera struttura della
cassa.
Allontanando ulteriormente il sistema di ripresa microfonico (> 0,5 m) saremo
in grado di captare, oltre al suono diretto dell’amplificatore o della voce, anche
l’interazione e la risposta dell’acustica dell’ambiente in cui si trova immerso il
cantante o l’amplificatore del chitarrista.
NB Nella maggior parte dei casi, per minimizzare l’effetto larsen (quei tipici fischi che spesso si sentono nei live) in sala prove, è bene cercare di:
1. Avvicinare quanto più possibile il microfono alla sorgente sonora (bocca) 2. Mettere il microfono quanto più possibile lontano dagli altoparlanti 3. Disporre il microfono in maniera che il retro (la parte opposta a quella vicino alla sorgente) sia puntato
verso i diffusori
Tip 5: La scelta del microfono
Da questi pochi esempi possiamo perciò renderci conto di quante siano le
variabili che entrano in gioco nella scelta dell’utilizzo di un determinato
microfono: un microfono a condensatore, più sensibile, più adatto a captare i
particolari, potrebbe essere ben utilizzato sia in prossimità della bocca di un
cantante -per ottenere un suono molto asciutto molto dettagliato- che in
lontananza per ottenere una sensazione più naturale.
Lo stesso vale per un microfono dinamico, con la differenza che, mentre un
microfono condensatore posto in prossimità della sorgente sonora restituirà un
segnale molto forte, un microfono dinamico, essendo solitamente meno
sensibile, dovrà essere trattato con una preamplificazione decisamente
sostenuta in caso di ripresa distanziata, anche di una sorgente fragorosa: è il
tipico caso dei panoramici della batteria.
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Ne consegue che nel caso del condensatore, il tecnico del suono deve fare
attenzione ad evitare eventuali distorsioni dei circuiti causati da segnali
microfonici troppo potenti, mentre nel caso del dinamico, il fonico deve evitare
che il fruscio di fondo delle apparecchiature sia paragonabile al segnale utile da
registrare.
Lavorare con un rapporto segnale/rumore a vantaggio del segnale utile,
evitando però le distorsioni, è una di quelle accortezze che, in qualità di
aspirante tecnico del suono, non puoi evitare.
Questo approccio consentirà alle tue registrazioni di avere un sound molto più
professionale rispetto a registrazioni effettuate senza tenere conto
dell’importanza dell’ottimizzazione del rapporto segnale/rumore.
Ovviamente potrai approfondire anche questi temi proseguendo nel tuo
percorso di tecnico del suono, a partire dalle basi fondamentali: con I Segreti
del Mixer ne saprai sull’argomento più dell’87% dei musicisti .
LA REGISTRAZIONE STEREOFONICA
Cos’è la Stereofonia
Se 1+1 fa 2 partiamo dall’1…
La monofonia è un metodo di riproduzione audio basato su un’unica sorgente
sonora, ad esempio gli apparecchi televisivi provvisti di un unico altoparlante
posteriore oppure le radioline che si trovavano in regalo nelle confezioni di
detersivo (quelle con la forma di palla da tennis o da calcio).
Si parla di monofonia quando un ascoltatore è posto di fronte ad un unico
altoparlante che riproduce del suono.
Quando si parla di stereofonia ci si riferisce invece ad un ascolto di un
materiale audio adeguatamente registrato per essere riprodotto da due
altoparlanti, posizionati in maniera da formare un triangolo equilatero con la
testa dell’ascoltatore.
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La stereofonia infatti si propone di consentire, tramite tecniche di registrazione
e diffusione del suono, la riproduzione della scena sonora originale,
simulandone le tre dimensioni (larghezza, altezza e profondità), nonché di
mantenere l’equilibrio timbrico e tonale dell’evento originale, cosa che è
impossibile quando la riproduzione è effettuata da un unico altoparlante.
Prendiamo in esame ad esempio la registrazione di un’orchestra realizzata
unicamente con 2 microfoni, posizionati correttamente a formare un
configurazione stereo rispetto alla sorgente sonora. Il microfono che rispetto
all’orchestra punta a destra verrà poi riprodotto sull’altoparlante destro del
sistema d’ascolto e viceversa il sinistro (come nell’immagine).
Il principio della stereofonia si basa sul fatto che il cervello ed il
sistema d’ascolto dell’essere umano riconoscono la provenienza di un
suono principalmente dalla differenza di livello e di tempi di arrivo tra
le due orecchie:
se un cane abbaia alla mia destra il suono che emetterà, oltre ad arrivare più
forte al mio orecchio destro, arriverà DOPO al mio orecchio sinistro e queste
informazioni, elaborate dal mio cervello, mi indicheranno che il cane si trova a
destra.
Se perciò i microfoni che riprendono l’orchestra saranno posizionati in maniera
da rispettare questo criterio ed il loro segnale sarà riprodotto separatamente
su due altoparlanti, posizionati in configurazione stereo rispetto all’ascoltatore,
il risultato sarà che alle orecchie di chi ascolta arriveranno tutte le informazioni
necessarie ad illudere il cervello che il flauto si trova in una certa posizione
piuttosto che in un’altra, anche se in realtà, nella posizione dove sembra
esserci un flautista c’è una scrivania o una libreria.
Quando infatti lo stesso segale audio viene emesso simultaneamente dai due
altoparlanti, e se le condizioni per l’ascolto stereofonico sono rispettate, si avrà
la sensazione che al centro si materializzi la cosi detta “sorgente fantasma”.
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È il caso della voce, ad esempio, che nei dischi viene percepita sempre come
centrale. Se tutto il programma audio è riprodotto interamente sia a destra che
a sinistra, siamo in presenza di quello che viene definito dual-mono, che si
differenzia dal sistema di ascolto “mono classico” il quale è formato
unicamente da uno speaker.
Tip 6: Mixaggi in cuffia: pericolo!
Attenzione: Se basi le tue produzioni con l’ascolto in cuffia anche in fase di
mixaggio, potresti provare un forte impulso di piantare la paletta della chitarra
nel cono delle tue casse.
NB L’ascolto con le cuffie non può essere definito propriamente ascolto
stereofonico perché non rispetta le condizioni necessarie per essere definito
tale, infatti il segnale del canale destro arriverà ESCLUSIVAMENTE all’orecchio
destro e non anche all’orecchio sinistro con minor livello e diverso tempo
d’arrivo, e viceversa il sinistro.
L’ascolto in cuffia è definito ascolto binaurale. Le registrazione effettuata
con criteri di stereofonia interaurale (orecchie esposte al suono di entrambi gli
altoparlanti) ascoltata in cuffia, non consente all’ascoltatore una precisa
localizzazione dei suoni ed il cervello interpreterà le informazioni sonore come
provenienti da sopra-dietro la testa e non più frontalmente.
Va comunque precisato che esistono delle tecniche microfoniche che
consentono, a chi ascolta in cuffia, una corretta localizzazione delle sorgenti
ma tali tecniche, se ascoltate su impianti stereo tradizionali, presentano
problematiche analoghe.
Anche gli impianti stereo nelle automobili non consentono un adeguato ascolto
stereofonico, perché la testa dell’ascoltatore non è posta sul vertice di un
virtuale triangolo equilatero formato con gli speakers.
La stereofonia vera e propria è perciò un’utopia nel mondo reale ma resta il
fatto che, se confrontata all’ascolto mono, la gradevole sensazione di
profondità e di apertura di un sistema stereo comune sono comunque
significative.
Come vedi avere questa informazione fa la differenza tra rifare mille volte lo
stesso mix o lavorare veloci, a beneficio delle tue creazioni musicali.
Ovviamente ti consiglio calorosamente di approfondire la materia.
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Tecniche di ripresa microfoniche
stereo
I microfoni a condensatore vengono spesso impiegati per la registrazione
panoramica della batteria, del pianoforte, degli strumenti a corda o degli
strumenti percussivi ove si renda necessario captare una sonorità globale dello
strumento.
Nella maggior parte dei casi le registrazione panoramiche vengono realizzate
con coppie di microfoni per ottenere registrazioni stereofoniche.
Per ottenere riprese stereofoniche professionali, al contrario di come troppo
spesso vedo e sento fare, non è sufficiente possedere un paio di microfoni a
condensatore e piazzarli “ad casaccium” nella sala di ripresa.
Saper utilizzare correttamente coppie di microfoni ti darà il vantaggio di:
– aumentare la profondità percepita delle tue registrazioni
– rendere le tue sonorità nitide, coerenti e professionali
– riprendere il suono intero e globale dello strumento senza omissione di
particolari
– registrare correttamente, catturando una naturale sensazione di disposizione
degli strumenti organici interi, rock band, orchestre, quartetti, cori, ecc…
Le tecniche di ripresa stereofonica sono un’arma incredibile che i tecnici del
suono usciti dal nostro Corso hanno a disposizione.
Peccato che, molto spesso, per la fretta e la noncuranza del dilettante allo
sbaraglio, queste preziosissime risorse vengano praticamente ignorate o
peggio snobbate…
L’interazione tra segnali stereo microfonici è un’arte che rasenta l’alchimia. Il
tecnico del suono che si fregia di registrare in stereofonia DEVE, se non essere
esperto di posizionanti microfonici “esoterici”, quantomeno conoscere le
tecniche base.
Ecco uno schema delle tecniche di ripresa stereo più diffuse: fare riferimento a
questo schema sarà prezioso in tutte le tue registrazioni, motivo in più per
tenere sempre con te questo manuale:
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Riprese stereo: schema di riferimento
Tip 7: “Teoria-Pratica” (molto pratica)
delle microfonature
Microfoni a condensatore: suono professionale a partire dai 150 – 350 €
(fino ai 20.000 €) a microfono, necessitano di alimentazione phantom, precisi,
dettagliati, sensibili, naturali, adatti a riprese panoramiche e distanziate, adatti
a riprese ravvicinate cariche di dettaglio (anche a sorgenti fragorose se il mic è
dotato di attenuatore pad -10, -20, o -30 db), spessissimo utilizzati in coppia
in configurazione stereo.
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Microfoni dinamici: suono professionale a partire dai 100 € a microfono,
passivi, meno sensibili, suono “pastoso” ma meno dettagliato dei condensatori,
adatti specialmente a riprese ravvicinate di sorgenti sonore anche fragorose,
raramente impiegati per riprese panoramiche e stereofoniche.
Tip 7.1: Utilizzi creativi dei microfoni
È possibile utilizzare con creatività microfoni progettati per altre applicazioni:
ad esempio microfoni dinamici per chitarra elettrica possono essere impiegati
con successo nella registrazione di voci professionali in studio di registrazione o
microfoni a condensatore, pensati per la registrazione della voce, possono
essere anche impiegati per la registrazione professionale di percussioni o
chitarre.
Chi l’ha detto che per registrare una voce professionale sia necessario
spendere 1.000 € per un microfono? Ho avuto un riscontro pratico mentre
registravo un video didattico sulla microfonatura rock al Garage Studio: ti
potrai facilmente rendere conto di come un microfono dinamico da 100 €
(come un banalissimo shure sm57) non sfiguri se confrontato con il tipico
microfonone a condensatore utilizzato in studio per registrare le voci.
Iniziamo a sfatare qualche mito per cortesia: non serve spendere migliaia di
euro per ottenere sonorità professionali se qualcuno ti insegna ad utilizzare la
strumentazione che hai a disposizione (anche per questo chi conosce meglio la
“Teoria-Pratica” -i miei Allievi - risparmia). Poi, se qualche proprietario di VM-
1 o simili vuol far sentire la sua voce, siamo ben aperti al confronto.
Tip 8: Che microfono acquistare Di quanti e di quali microfoni ha necessità uno studio recording? La domanda da porsi prima è sempre la stessa: dove vogliamo arrivare? Per capirci meglio partiamo da esempi basati prevalentemente sulla chitarra. Desideriamo registrare prevalentemente voci e strumenti acustici? Il mio consiglio è quello di orientarsi su una coppia di microfoni a condensatore di discreta qualità (100-1000€ l’uno). In questo modo potrai registrare qualsiasi strumento acustico e realizzare degli ottimi prodotti demo semi professionali o professionali. Desidero registrare acusticamente una voce ed una chitarra acustica? Una coppia di microfoni a condensatore, anche in questo caso, potrebbe essere l’ideale ma, per risparmiare qualcosa e per allargare le possibilità sonore a mia disposizione, un’altra scelta è quella dell’acquisto di un microfono a condensatore e di uno dinamico (da usare eventualmente anche live sulla voce). NB: in questo caso non saranno più effettuabili riprese stereofoniche convenzionali.
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Voglio registrare una chitarra acustica e qualche volta delle voci ma il mio scopo è quello di risparmiare il più possibile? Eviterei comunque di acquistare solo un microfono dinamico: piuttosto prediligerei un condensatore unico. Una chitarra elettrica, invece, può essere ripresa in diverse maniere: con un unico microfono dinamico, con un microfono dinamico vicino al cono ed uno in posizione più arretrata, oppure utilizzando interamente o parzialmente microfoni a condensatore (più “dettagliati” nella ripresa dei particolari) al posto di microfoni dinamici; infine una coppia stereo, anche in questo caso, non guasta. Analogamente coppie microfoniche stereo possono essere utilizzate con successo nella ripresa di ensembles d’archi, cori, strumenti acustici singoli, ecc. Desidero registrare unicamente la mia voce? Per risparmiare, posso ottenere validissimi risultati ed avere un mic utilizzabile anche live con un microfono dinamico come lo Shure Sm 58 o lo Shure Sm 57: un amico esperto, per registrare le voci, utilizza spesso un microfono dinamico per effettuare anche riprese “ufficiali” di voce da utilizzare in veri e propri dischi. Voci e strumenti acustici in studio di registrazione solitamente vengono ripresi con un microfoni a condensatore. Viceversa, in situazioni live, vengono tipicamente catturate attraverso microfoni dinamici che, essendo meno sensibile, diminuisce il rischio di effetto larsen (i microfoni a condensatore, a causa della loro spiccata sensibilità, mal si prestano generalmente al live poiché in grado di percepire anche rumori di fondo come quelli dell’impianto di diffusione o dei monitors da palco). Al contrario, microfoni dinamici risultano essere meno nitidi, meno dettagliati, ma più “pastosi”. Essi infatti, grazie a una serie di peculiarità e considerazioni che potrai approfondire nel corso per tecnico del suono di Scuolasuono.it, restituiscono una sonorità diversa e molto caratteristica rispetto alla maggior parte dei microfoni a condensatore, generalmente più “asettici”. Devo registrare delle batterie in maniera professionale? Servono almeno quattro microfoni a condensatore di discreta qualità (100-1000 € l’uno) e almeno cinque microfoni dinamici adatti alla ripresa dei vari tamburi. Un tipico set di batteria solitamente viene microfonato con 2 microfoni a condensatore che riprendono in stereofonia lo strumento nella sua globalità dall’alto, un microfono a condensatore per la ripresa dell’Hi-Hat, eventualmente un altro per la ripresa della cordiera del rullante ed infine tanti microfoni dinamici quanti sono i fusti che compongono il set (rullante, tom, cassa…).
Tip 9: Il setup in sala prove
In sala prove NON si microfona la batteria!
Ti concedo un mic sulla cassa, se fai metal, usato con MOLTA PARSIMONIA con l’unico scopo di rinforzare
un po’ la “pacca” (non la ciccia!) e/o sul rullante unicamente per eccitare un riverberatore od un effetto ma non
deve uscire il rullo “pulito” sull'impianto! Altrimenti è la solita spirale della corsa alla “volumata”: si alza il
cantante, che poi copre le chitarre, che poi si alzano e coprono le tastiere, che poi si alzano e coprono il basso
e si viene fuori con le acciughe al posto dei timpani.
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Batteria "nature", ampli di basso posto vicino alla cassa della batteria così da avvicinarsi alla sensazione
culturalmente acquisita dei dischi.
NB: i bassi, a differenza dei medio-alti, si propagano a 360° e perciò il batterista continuerà a sentire il
bassista! (Anche questo aiuterà ad avere un ascolto meno stressante dal momento che i componenti della
band sentiranno provenire tutti i medio-bassi dalla stessa direzione).
Gli altri ampli lontani il più possibile tra loro e dagli altri speakers dell'impianto: l'obiettivo, in questo caso, è
invece di differenziare il più possibile la provenienza sonora degli strumenti in modo che il cervello umano sia
agevolato nel localizzare in posti diversi, sorgenti diverse, ma con un contenuto in frequenza simile (chitarre
elettriche, voci, tastiere) che altrimenti farebbe più fatica a scindere.
Ricorda: più stai vicino alla sorgente col microfono, meno percepisci l’acustica dell’ambiente di
ripresa; più ti allontani, più il suono diretto dello strumento si mischia all’interazione acustica della
stanza.
Una buona ripresa stereofonica, che tenga conto delle proporzioni dello strumento e dell’acustica della sala,
restituisce naturalezza, spazialità, profondità e professionalità.
Come vedi, questo è un buon punto di partenza pratico per iniziare a ragionare
sulle necessità effettive del tuo home studio. Sprecare soldi in attrezzature che
non servono è una delle peggiori cose che possa capitare ad un proprietario di
uno studio oggi.
Fare acquisti oculati, ragionati e pianificati ha molto più senso per un lavoro di
successo, anche per una prospettiva futura.
Prima di spendere altri soldi per del materiale sbagliato ti consiglio di fare un
piccolo investimento “teorico-pratico” scoprendo I Segreti del Mixer nel
frattempo eccoti un assaggio utile (soprattutto “teorico-Pratico” )
COME USARE IL MIXER (harware e software)
Abbiamo trattato diversi temi ma abbiamo girato attorno ad un argomento
fondamentale per ogni musicista o aspirante tecnico del suono:
Il mixer Il mixer è lo strumento del tecnico del suono per eccellenza. Un tecnico del
suono senza mixer è come un panettiere senza il forno. Il mixer può
notoriamente avere le più svariate dimensioni, caratteristiche tecniche, può
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essere hardware o software, può essere un mixer digitale o analogico, può
avere 4 canali o 72, non importa: lo scopo del mixer è sempre uno e cioè
quello di raggruppare molti segnali audio che giungono in ingresso in pochi
segnali audio in uscita.
Come già detto esistono moltissimi modelli di mixer. Ogni disciplina musicale
richiede, in teoria, un certo tipo di macchina: ad esempio, il fonico Front Of
House (F.O.H) che nei concerti ha il compito di effettuare il mixaggio in modo
che il pubblico dell’evento sia gratificato, avrà bisogno di un certo tipo di
mixer.
Il fonico “da palco”, impegnato per garantire il massimo confort di ascolto ai
musicisti sul palco, avrà bisogno di un’altra tipologia di macchina.
In studio di registrazione sarà necessario un tipo di mixer dedicato, con tante
uscite quante sono le tracce simultaneamente registrabili, ecc.
Ad ogni disciplina il suo mixer.
Sì, so a che cosa stai pensando, ci sono passato anch’io: “il mixer che ho in
sala prove, che tipo di mixer è?” È un mixer da live, progettato con un concetto
identico con il quale è stato progettato il mixer da live più grande del mondo
anche se in scala ridotta, con possibilità di impiego limitatissime, pochi canali,
qualitativamente inferiore, ecc… ma il concetto non cambia: è un mixer
progettato per fare in modo che i segnali provenienti dai microfoni sul palco
vengano mischiati assieme ed indirizzati verso gli amplificatori e le casse.
C’è però qualcosa di molto profondo che lega i mixer di qualsiasi genere,
categoria e costo, siano essi analogici, digitali o software: l’architettura
primordiale del mixer che ora andiamo a vedere.
Prima di entrare nel vivo dell'argomento è necessario esplicitare che per mixer
analogico si intende un mixer costruito con dei componenti elettronici come
condensatori, switch, resistenze, potenziometri, collegamenti elettrici, ecc.
Per mixer digitale intendiamo, invece, un oggetto rettangolare con la forma
di un mixer le cui funzioni vengono svolte, non tanto da componentistica
elettronica, quanto dai calcoli di un computer integrato: certo, i fader
solitamente sono ben visibili, ma i controlli di ogni singolo canale, tra cui
equalizzazione e mandate ausiliarie sono spesso accessibili solo attraverso un
display e dei menù tipici delle macchine digitali.
Per mixer software si intende invece il mixer presente all’interno del
sequencer che utilizzi per registrare la tua musica e che, a ben guardare, non è
altro che l’emulazione di un mixer fisico progettato per essere impiegato in
studio di registrazione.
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Tutti gli esempi che faremo si riferiranno al tipico mixer analogico da live dove
è più facile individuare a colpo d’occhio i parametri ed i controlli che citeremo:
tieni a mente inoltre che, le medesime funzioni di mixer analogico, vengono
svolte egregiamente anche da mixer digitale, la differenza, in prima analisi, è
solo questione di interfaccia.
Da notare che, in alcuni casi, è prassi comune combinare mixer software ed
analogici per ottenere versatilità e sonorità particolari. Dunque, iniziamo..
L’architettura del Mixer
Qualsiasi mixer è dotato di un certo numero di canali in ingresso e di un certo
numero di uscite, dalle quali è possibile far uscire un mixaggio dedicato:
principalmente, in un mixer da sala prove, sono presenti due uscite
denominate L ed R concepite per essere collegate all’impianto principale di
diffusione e, tipicamente, 4 o più uscite ausiliarie denominate Aux.
Leggendo il mixer come un reticolato di battaglia navale si ha subito il polso
della situazione: scorrendo con l’indice tutti potenziometri ed i componenti
presenti su ogni singolo canale, prima o poi si incontreranno i potenziometri
dedicati alle uscite ausiliarie ed il fader.
Questi controlli sono il cuore del mixer: sono infatti dei ”volumi” dedicati
ognuno ad un’uscita diversa fisica, dotata di connettore.
Per renderci conto delle impostazioni relative alle uscite il nostro indice dovrà
scorrere in orizzontale sul pannello dei controlli.
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Per esempio, analizzando il canale della voce del cantante, attraverso il mixer è
possibile far uscire il segnale della sua voce con un certo livello dalle uscite
principali e con altri livelli completamente diversi e scorrelati alle uscite
ausiliarie.
A cosa possa servire tutta questa serie di uscite lo può decidere solo
l’operatore volta per volta: il mixer è uno strumento e, a saperlo utilizzare
bene, ci si fa davvero quello che si vuole, anche il caffè! Per questo ti consiglio
caldamente, se vuoi fare sul serio, di iniziare subito scoprendo I Segreti del
Mixer.
Ad esempio è possibile utilizzare le uscite principali al fine di collegarle ad un
sistema di amplificazione, ma anche per collegarle ad un sistema di
registrazione. Le uscite ausiliarie vengono tipicamente utilizzate per inviare mix
diversi da quello che esce sull’impianto principale agli ascolti dei musicisti
(spie, cuffie) oppure per effettuare i processing di colore, ma questo è un
discorso che viene appunto approfondito e sviscerato ne I Segreti del Mixer.
Ti è mai capitato di dover utilizzare, o di pensare di dover utilizzare, due
microfoni sulla stessa sorgente, uno per la diffusione sonora ed uno per la
registrazione? Non sarebbe più comodo trovare un modo per utilizzare un
unico microfono ed indirizzare il segnale su due apparecchi diversi (impianto di
diffusione e registratore)?
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Ecco un esempio molto semplice che ti permette di capire cosa è in fondo un
mixer, una volta compreso cosa è veramente hai capito di conseguenza come
usarlo al meglio; questo primo concetto fondamentale è: il mixer è come
un’architettura di tubi, molto simile ad un impianto idraulico, e aprendo una
serie di rubinetti ti consente di mandare acqua a una serie di scarichi.
Se tieni sempre a mente questo semplice paragone ogni volta che ti ritroverai
a dovere intervenire sul mixer, ti verrà più facile trovare la soluzione giusta.
(non potrai più dire: “non ci capisco un tubo!” )
Adesso possiamo entrare un po’ più nel dettaglio sulle singole funzioni che si
vengono a trovare nella maggior parte dei mixer. Come potrai immaginare,
questo manuale non intende essere esaustivo: basti pensare che ne I Segreti
del Mixer (che devi avere se vuoi proseguire per migliorare il tuo sound)
vengono condensate in due ore di video quello che io ho imparato in 3
settimane intense di corso… Come ho fatto?
Ho eliminato le sbavature e sono andato al sodo: ho creato un video didattico
molto approfondito che spiega passo passo tutti i componenti del mixer, il loro
utilizzo e la logica costruttiva che ne sta dietro.
Quello che dicono i miei allievi è che, dopo aver studiato quella lezione, il mixer
non ha più segreti per loro, infatti, ciò che non è stato esplicitamente spiegato
all’interno di quel video tutorial è perché puoi facilmente ricavarlo con un
rapidissimo sguardo al manuale di istruzioni, che finalmente ti sarà più che
comprensibile.
Il secondo concetto fondamentale, da tenere presente quando vedi per la
prima volta un mixer, è il fatto che esso è diviso in due sezioni principali: la
sezione di controlli dedicati ai segnali in ingresso (i singoli canali) e quella
dedicata ai segnali in uscita (parte master).
La sezione di ingresso è relativa al controllo ed alla manipolazione di ogni
singolo canale che entra nel mixer; la parte master è quella dedicata ai
controlli deputati alle uscite del banco come ad esempio i livelli generali.
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In ogni singolo canale tipico di un mixer analogico troveremo:
• il connettore d’ingresso a cui connettere lo “spinotto” del cavo di segnale (xlr o jack), • la sezione di preamplificazione deputata all’adattamento del livello generale del segnale d’ingresso affinché
possa essere ben “digerito” dai componenti del mixer che risiedono a valle, • la sezione di equalizzazione, • l’insert, e cioè le connessioni necessarie a far uscire il segnale del canale ai fini di processarlo con un
processore di segnale esterno al mixer per poi farlo rientrare nella medesima posizione, • i controlli per le mandate ausiliarie, • il panpot o potenziometro panoramico che ti permette di dosare la differenza di livello tra le uscite L ed R (ad
esempio nel caso in cui decidiamo di far suonare la chitarra a destra ed il pianoforte a sinistra), • il pulsante di “mute” atto a disattivare il canale sulle uscite principali, • il pulsante “solo” che consente all’operatore di poter ascoltare il risultato di un unico canale senza dover
necessariamente escludere col pulsante mute tutti gli altri canali ed infine
• il tipico fader per la regolazione del livello di uscita del singolo strumento nel balance generale.
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I COMPONENTI DEL MIXER
Ecco i principali componenti del Mixer in uno sguardo d’insieme, ognuno di
questi componenti viene trattato ne I Segreti del Mixer, in cui scoprirai:
I Segreti del Mixer - Ingressi di canale
Ingressi di canale microfonico e di linea. Imparerai come sfruttare al meglio gli
ingressi di canale e come collegare in modo professionale segnali microfonici (e
di linea) di sorgenti sia vicine che lontane dal mixer.
Scopri di più ne I Segreti del Mixer >>
I Segreti del Mixer - Direct out
Come fare tesoro delle uscite presenti per ogni singolo canale a valle del
preamplificatore (Direct out + scheda audio = registratore multitraccia).
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Scopri di più ne I Segreti del Mixer >>
I Segreti del Mixer - Alimentazione
Phantom
Come dare vita ad apparecchiature audio apparentemente inanimate. Quando
si usa, come funziona, quando evitare di usarla (i tuoi microfoni sono a
rischio?).
Scopri di più ne I Segreti del Mixer >>
I Segreti del Mixer - Sezione di
preamplificazione
La prima elaborazione sul segnale può essere il fondamento di un buon mix o
può inficiarne il risultato, a te la scelta su come rovinare o abbellire i tuoi mix
Scopri di più ne I Segreti del Mixer >>
I Segreti del Mixer - La sezione
equalizzatore
L’eq è il principale processore di segnale che troverai su ogni mixer: quali sono
i tipi di equalizzatore, come si impostano le equalizzazioni e con che criterio
approcciarsi agli eq del mixer
Equalizzazioni: consigli per l’uso
Dando per scontato che la sezione di preamplificazione ed equalizzatore siano
argomenti che puoi approfondire ne I Segreti del Mixer, qui alcuni semplici e
basilari consigli all’uso.
Invito anzitutto a considerare i singoli suoni degli strumenti di una band come
un unico suono complessivo.
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Il suono di una band è appagante quando al suo interno si possono percepire in maniera equilibrata tutte le componenti di frequenze appartenenti al range dell’udibile (bassi, medio-bassi, medio-alti ed alti). Si dovrà perciò avere cura che ogni strumento occupi prevalentemente, per quanto possibile, una sola porzione dello spettro audio a lui riservata (ad es. solo i medio alti) ma che allo stesso tempo non ci siano bande di frequenze lasciate vuote. Evitando a priori i bassi da palettate di sub (20 - 60Hz) in posti piccoli (fino a 20 x 20 m tanto per dare un ordine di grandezza) si può ottenere un ottimo risultato: ciò è alla portata di chiunque abbia a che fare con una band da qualche tempo.
Si può tirar fuori un gran suono in sala prove anche senza essere dei
professionisti dell’equalizzazione ma basandosi sulla creatività, l’inventiva e
soprattutto la sperimentazione (La famosa “Teoria-Pratica”).
Inutile dire che gli strumenti musicali professionali fanno il 70 % del lavoro e
che a noi non resta che ottimizzare il rimanente 30 %. Diverso invece è
intervenire nel caso di un mixaggio, di una registrazione o per far suonare
bene un GROSSO concerto.
Il mio primo insegnante di fonica, il mio maestro, diceva sempre (e mi auguro
lo continui a dire a lungo) che una batteria “di cartone”, anche se ben
equalizzata, suonerà al massimo come una batteria “di cartone” ben
equalizzata; questo per dire che se uno strumento e già di per se povero di
frequenze armoniche, gli artifici elettroacustici o digitali possono fare ben poco!
Questo tipo di accorgimenti può veramente fare la differenza tra la tua
band e tutti i concorrenti!
Immagina di essere il gestore di un locale: avere una band che suona il genere
giusto con i suoni giusti (quelli che pompano e picchiano ma che non rendono
la serata un inferno per te ed per la tua clientela!) potrebbe farti decidere per
quella anziché per la concorrenza.
Tip 10: Esempi pratici di equalizzazione
Voce: tagliare bassi da 80Hz - 100Hz in giù. Se necessario dare un po’ d'aria alzando gli alti di un paio di dB
dai 3 - 5 Khz in su.
Chitarra Acustica: tagliare bassi da 80Hz in giù, se il suono risulta troppo tagliente intervenire con un filtro di
tipo peaking sui medio-alti abbassando di un paio di dB all’interno del range che va dai 2 ai 5 Khz. Inoltre si
possono avere delle piacevoli sorprese a livello di suono complessivo togliendo 3-6 dB nella zona della voce
(800-1000Hz); questo aiuta anche a non alzarne troppo il volume. Generalmente è utile restituire un po’ d’aria
alzando gli alti di un paio di dB dai 3 - 5 Khz in su: questa tecnica ti permetterà di rendere udibile la chitarra
acustica anche in situazioni di forte mascheramento.
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Altri strumenti acustici, fiati, fisarmonica, archi, ecc.: sicuramente tagliare i bassi almeno da 80Hz-100Hz in
giù nel caso in cui non fungano da basso.
Chitarre Elettriche: tagliare bassi da 80Hz in giù. Inoltre, se ci sono 2 chitarre con suono genericamente
simile (2 ampli Fender ad es.) o chitarra e tastiera che suonano nello stesso range di frequenze, si può
accentuare la differenziazione timbrica di tali strumenti con gli equalizzatori. Ad esempio si può rendere la
chitarra A più squillante (medi) della B, la quale a sua volta potrebbe essere più "cicciona" e più affilata (bassi
e alti) o addirittura si possono usare direttamente chitarre diverse (ad es. Strato e Tele).
Tastiere: tagliare bassi da 80Hz in giù se usate in maniera tradizionale.
Basso: tieni a bada i bassi per evitarne il consueto pastone che si sente in tutte le sale prove. Non dipende
dal tuo ampli ma dall'acustica della sala. Se cerchi la nasalità devi aumentare i medi attorno agli 800Hz.
Ricordati che questi sono solo dei suggerimenti, non prenderli per oro colato, piuttosto parti da questi per
realizzare un tuo personale setup, esperimento dopo esperimento.
I Segreti del Mixer - Insert di canale
Come aggiungere processori di segnale ai mixer che non ne sono provvisti in
origine; un modo semplice, rapido ed economico di aggiungere componenti ad
un mixer; gli standard, le procedure ed i modi creativi di utilizzare un insert di
canale.
Scopri di più ne I Segreti del Mixer >>
FOCUS: L’insert
L’ insert è la coppia di connessioni (uno in uscita e l’altra in rientro) che permettono al segnale che transita attraverso un canale del mixer di uscire per essere lavorato da un processore esterno (come ad esempio un compressore, un equalizzatore più qualitativo rispetto quello del canale del banco, altri processori di dinamica in genere). La funzione dell’insert merita ben altro approfondimento (che ovviamente troverai ne I Segreti del Mixer) per ora ti basta sapere che è la parte del mixer che permette la sua massima versatilità ed integrazione con le più diverse apparecchiature: ti avevo detto che, se sai come fare, con un mixer ci puoi fare anche il caffè!
I Segreti del Mixer - Left e Right
Come sfruttare la stereofonia dei pan per un miglior sound sul palco ed in
studio.
Scopri di più ne I Segreti del Mixer >>
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Tip 11: Esempi pratici di panning Ecco delle tipiche impostazioni di pan che puoi usare come riferimento nei tuoi progetti:
• Lead voice con pan (regolatore L - R) centrale, cori eventuali spostati estremamente a destra e sinistra.
• Una chitarra acustica collegata all'impianto deve essere “panpottata” diversamente rispetto alle voci (ad es. a sx ma non estrema).
• Le tastiere vengono costruite con l'uscita stereo: usiamola! Una tastiera stereo suona + "profonda" di una mono e questa caratteristica aiuterà ad evitare di perdere la voce nel suono complessivo. Stessa cosa per campioni, sequencer, drum-machine e quant'altro.
Inutile dire come tutto ciò serva a non affaticare l'ascolto e dunque scongiurare l'inevitabile ed automatico aumento dei livelli e la conseguente diminuzione della pazienza del vicinato.
I Segreti del Mixer - La verità su come si
usano i faders
Ecco perché 2 faders posizionati allo stesso modo possono far suonare 2
diversi segnali a livelli molto differenti.
Scopri di più ne I Segreti del Mixer >>
Tip 12: Bilanciamento e Livelli
Attenzione! La voce principale deve sentirsi adeguatamente e non deve essere messa in condizione di sforzo:
chi suona può cambiare le corde, chi canta no!
Quando il setup è realizzato con i criteri suggeriti, il volume della voce per quanto alto, non inficerà l'ascolto
degli altri componenti.
L'obiettivo da raggiungere è che tutti sentano il proprio strumento in maniera ottimale.
Se così non fosse, il metodo più intelligente è discuterne con gli altri componenti della band e non alzare il
proprio volume senza avvisare gli altri: spesso basta poco.
Quasi mai la soluzione ad un ascolto poco chiaro si trova nel modificare i livelli!
Specialmente dopo mezz’ora o più che si suona a volumi alti.
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Ricordo ai chitarristi che se vogliono sentirsi meglio bastano 50 - 100 cm di lontananza in più dall'ampli,
rispetto alla posizione usuale di 30 cm, per ricadere nel fuoco del combo e sentire così il suono diretto, più
appagante di quello diffratto dagli spigoli del cabinet.
I Segreti del Mixer - I bus
Un’ ottima alternativa ecologica a tante automobili…
Scopri di più ne I Segreti del Mixer >>
I Segreti del Mixer - Mandate aux
Finalmente tutta la verità svelata sulle aux. scoprirai che il mixer che possiedi,
in realtà, ti offre molte più possibilità di quelle che credevi: dalle spie alla
registrazione multicanale, dalla gestione di impianti audio complessi alla
gestione di più mixaggi in contemporanea per diversi tipi di pubblico - live, in
streaming, in sale adiacenti, alle spie, ecc.. -)
Tip 13: “teorica-pratica” degli ascolti in Spia.
In ambienti piccoli (sala prove) personalmente eviterei di utilizzare monitor se non per il cantante o per gli
strumenti acustici che non possono competere con basso e batteria. In generale è comunque bene precisare
una cosa: non c'è niente di più sbagliato di mettere in spia 10 strumenti! (cassa, rullo, basso, chitarre, tastiere,
mandolini e pure la zampogna!)
Anche sui palchi grandi non si dovrebbe usare questo approccio, questo è un metodo da dilettanti allo
sbaraglio! Il principio è che ci saranno sempre interazioni acustiche, ad esempio, tra il suono diretto che
proviene da un cabinet e la sua replica che viene dalla spia. Chi si trova davanti al monitor sarà soggetto a
diversi problemi:
- Il tempo che impiega il suono ad arrivare dal cabinet distante sarà maggiore di quello dello stesso segnale
che invece proviene dalla spia; questo implica delle possibili cancellazioni di alcune componenti di frequenze
dovute alla somma acustica fuori fase dei 2 suoni.
- Il cervello si affatica all’ascolto in questa situazione anche perché sente lo stesso identico suono provenire
da due posti contemporaneamente: in natura non esiste un leone che ruggisce da due posti diversi
contemporaneamente.
- Una spia, non essendo una cassa qualitativa per definizione, verrà messa in crisi se deve riprodurre
fedelmente 10 strumenti a alto volume, compresi basso e batteria. In questa condizione lo speaker si troverà a
dover lavorare sotto sforzo con il risultato di una slinearizzazione imprevedibile in frequenza, che implica
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automaticamente maggior possibilità di feedback! Tutto ciò comporta affaticamento di ascolto, si alzano i
volumi, ecc.
CONVIENE SEMPRE, SE POSSIBILE, FAR SUONARE PIÙ FORTE I VARI STRUMENTI SINGOLI DALLA
LORO POSIZIONE ORIGINALE
Ad esempio se il cantante desidera in spia chitarra + tastiera + la sua voce, merita piuttosto, per il bene di tutti,
provare ad aumentare la chitarra nella spia del chitarrista e la tastiera in quella del tastierista.
I musicisti si sentiranno bene, i feedback saranno limitati ed il cantante, pur non avendo la "pacca" degli altri
strumenti in faccia, farà un piccolo sforzo ed è garantito che, dopo una serata con questo setup, non vorrà più
tornare al vecchio metodo.
Ear Monitor? Se siete dei ganzi sono ultraconsigliati, ma attenzione: serve un fonico bravo per evitare che
questi preziosi e miracolosi strumenti tecnici si trasformino nel vostro peggior nemico!
Ritornando a parlare di aux, non posso evitare di dire che le mandate aux sono
anche il componente del mixer solitamente utilizzato per inserire nel mixaggio
colorazioni di segnale con, ad esempio, delay e riverberi.
Tip 14: a proposito di riverberi
Caro cantante, evita di usare troppo riverbero!
Perché anche questo, a lungo andare, affatica l’ascolto: più ne metti e, con i minuti, meno lo senti. Inutile dire
che anche in questo caso si innesta la spirale viziosa della corsa al volume che, come avrai capito, è la cosa
dalla quale devi sfuggire per far funzionare bene il sound. Troppo riverbero è stucchevole e fa un po’ troppo
"balera".
A meno che tu non abbia le idee precise sul suono che cerchi, fidati: trova un plate, una room o un hall corta
(1,3 sec. ad es.) viva, bella, che ti piaccia e tieni quella. In condizioni rock, blues o metal (tanto per fare
un'accozzaglia) in situazione live - pub o prove, il riverbero, a mio avviso, va usato semplicemente per rendere
più intelligibile la voce: in maniera molto subdola il rev le creerà una dimensione propria, diversa dagli altri
strumenti. In generale non superare MAI un'impostazione di mix del 50% a parità di segnale dry.
Con lo stesso ambiente riverbera un po’ di più i cori; tastiera asciutta e chitarra acustica, o elettrica nel caso in
cui l’ampli sia microfonato, appena appena bagnata.
Non servono venti riverberi per far suonare bene il tuo gruppo: NE BASTA UNO, bello, usato
intelligentemente e con intensità diversa sui vari strumenti!
Potrebbe essere interessante un rev sul rullante: parti da un Plate di 1,5 sec. ed affogacelo per benino.
Attenzione però, se vuoi ottenere un effetto professionale devi mettere un gate sul canale del rullante,
altrimenti otterrai un "paciugo" numero 1!
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I Segreti del Mixer - Come gestire la
parte master
La parte master ed i Solo per ottenere mixaggi in cuffia differenti dal mix
principale.
Scopri di più ne I Segreti del Mixer >>
I Segreti del Mixer - peak meters
Ecco perché le lucine del mixer non si usano solo a Natale ma, in realtà, ti
aiuteranno nell'ottenere un sound migliore.
Scopri di più ne I Segreti del Mixer >>
I Segreti del Mixer - Gruppi audio e VCA
Come semplificarsi la vita in mixaggi con molte tracce e, soprattutto, come
mantenere il bilanciamento tra vari canali che devono essere trattati
complessivamente (es: i canali della batteria).
Scopri di più ne I Segreti del Mixer >>
IL MASTERING, QUESTO SCONOSCIUTO:
l'ultima delle 4 fasi della produzione di un disco
Facciamo un esempio: tu scrivi le tue canzoni, decidi assieme alla tua band gli
arrangiamenti –pre-produzione- poi col gruppo vai in studio a registrare (si
tende oggi ad andare in sala prove!), stendi le tracce “pilota” che serviranno da
guida nelle prime fasi del lavoro, si registrano gli altri strumenti (batteria,
basso, chitarre, tastiere, voci, ecc.)-tracking-, si fà il mix dei brani in cui dalle
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singole tracce separate si ottiene una versione stereo LR del brano –mixing- e
si butta il tutto su cd o in internet. NO! SBAGLIATO! Manca un passaggio: il
Mastering.
Una volta che il mix degli strumenti viene realizzato e curato, affinché suoni
bene, il prodotto non sarà finito fino a che non si siano messe a posto alcune
questioni in mastering.
Il Mastering è, e rimane ai più, la parte più sconosciuta della produzione
“pratica” di un disco; è forse la fase che apparentemente sembra essere la più
inutile quando invece è da considerarsi il tocco finale, quel qualcosa in più che
alla fine dei giochi è in grado di fare la differenza (in bene ed in male) sul
sound complessivo di un progetto.
In Mastering generalmente si lavorano le canzoni non più in multitraccia bensì
sui due canali Left e Right risultati dal traccia stereo già mixata (mixdown).
In Mastering si determina anzitutto la scaletta dei brani: un Mastering Engineer
sa per esperienza quale sia l’ordine più opportuno da scegliere e consiglia di
conseguenza la produzione.
Con l’utilizzo di equalizzatori e compressori dedicati a questo scopo (non con
una macchinetta da 100 € per intenderci, ma con 3 o 4000 euro a canale o con
dei software dedicati) si mettono a posto quei difetti sonori di cui in mix non ci
si è resi conto, con un'attenzione particolare nel restituire un'amalgama sonora
a tutti i brani, al fine di realizzare un prodotto timbricamente coerente.
A questo punto occorre una precisazione: nelle regie (non le sale prove…)
dedicate al lavoro di mix è necessario un ascolto quanto più lineare possibile,
per evitare che delle colorazioni timbriche delle casse (monitor) o dell’acustica
della stanza inficino il mix; con I Segreti del Mixer ricevi un video-corso in
omaggio che ti svela come risolvere questi problemi.
Altra cosa da dire è che per quanto la costruzione di una regia dall’acustica
neutra sia pressoché identica per gli studi di mix e quelli di mastering, i
monitor (casse) che si usano in mix costano circa 1000-5000 € mentre quelle
utilizzate in Mastering possono arrivare anche a 20.000 euro e oltre!
La differenza tra i due ascolti sta nella definizione e nella risposta lineare. In
mix serve molto “volume”, molta pressione sonora, perché si sta lavorando
creativamente ed è necessario ascoltare “a manetta” in alcuni momenti!
In mastering si va a lavorare sul dettaglio e, con la definizione necessaria, si è
in grado di intervenire anche su quei difetti di ascolto dovuti ai monitor o ad
una acustica non flat della regia di mix.
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Oltre ai difetti timbrici dovuti ad acustica e monitor, in questa fase, si possono
rimettere a posto alcuni errori del mix engineer, derivati dall’uso troppo spinto
dei compressori di dinamica sul mix totale delle tracce e, in parte e in maniera
molto grossolana, si possono addirittura far suonare più forte o più piano alcuni
strumenti che non si sposano bene con l’insieme, e dei quali non ci si era
accorti (il tutto lavorando unicamente sull’audio generale L ed R e non sui
singoli strumenti!).
Va ricordato infatti, per quanto banale possa sembrare, che NON è possibile, se
non in circostanze assolutamente particolari e di mix non troppo complessi,
estrapolare e separare gli strumenti da una registrazione stereo: non c’è modo
di isolare la batteria da basso e chitarre partendo dal mixaggio stereo!!! Sorry
CONCLUSIONI
Ok, come vedi in queste poche pagine hai scoperto molte cose teorico-
pratiche, ti basta metterne in pratica solo un paio e vedrai come il tuo
sound farà già un balzo di qualità.
Riassumendo ecco alcune delle ”chicce” Teorico-pratiche che hai scoperto
grazie a questo manuale:
Come evitare di comprare apparecchiature inutili, quali sono gli
strumenti con cui puoi iniziare.
Come realizzare un Home Recording Studio facendolo crescere
gradualmente
Come funzionano le cellule ciliate e perché è utile abbassare il volume
Come scegliere un impianto acustico adeguato invece di brancolare nel
buio guardando solo ai watt
Come posizionare le casse nella sala prove
Perché in sala prove è spesso difficile sentire le voci (e i suoni acustici) e
cosa puoi fare per rimediare (il bassista è ancora vivo?)
Come usare il materiale fonoassorbente in modo appropriato (lo so ti sei
affezionato ai tuoi cartoni delle uova!)
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Come aumentare l’isolamento (meglio le pedane su vecchi copertoni, che
i cartoni delle uova) e come migliorare l’acustica interna alla sala
Come posizionare gli strumenti, ampli e i microfoni
Cosa è la stereofonia
La differenza tra i microfoni a condensatore e dinamici
Come usare i microfoni stereofonici
Alcuni esempi di posizionamento di microfoni stereofonici
Perché le tue fantastiche produzioni musicali mixate solo in cuffia
potrebbero fare schifo quando vengono ascoltate sulle casse.
Esempi di microfonatura che puoi attuare subito in una classica sala
prove (hai tolto i microfoni dalla batteria?)
Cenni su come cominciare a mettere le mani sul mixer
L’architettura del mixer
Come l’esempio dei tubi ti aiuta a smettere di non capirci un tubo sul
mixer
Come bilanciare i livelli sul mixer già nella tua sala prove (e come salvare
le corde vocali al tuo cantante)
Come è fatto ergonomicamente un mixer
Suggerimenti pratici di equalizzazione che puoi usare subito per: voce,
chitarra acustica, chitarre elettriche, tastiere, basso, eccetera
Cosa sono gli insert e come puoi usarli
Le mandate aux: un cenno sulle spie e come usare in modo calibrato il
riverbero
Le 4 fasi della produzione di un disco
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Il mastering: questo sconosciuto
E molto molto altro ancora
Come promesso ti ho svelato molte teorie-pratiche: so c’è molto che vorresti
ancora sapere, ma se ti ricorderai anche solo una di queste chicche che ti
ho svelato in questo manuale, noterai che il tuo approccio al suono sta già
crescendo e potrai sentirti più sicuro rispetto a prima.
A questo punto per continuare a progredire, puoi fare come gli oltre 1105
allievi che sono entrati nella Community Riservata del corso per tecnico del
suono Recording Turbo System.
Prima ancora di iscriverti al corso completo il mio consiglio (condiviso anche
dagli ex allievi) è quello di scoprire I Segreti del Mixer, il primo e importante
passo con il quale potrai correggere quegli errori e colmare quelle lacune
nell’approccio al mixer: già “solo” acquistando I Segreti del Mixer ne saprai più
dell’87% dei musicisti.
Come sai ho sprecato tanto tempo e denaro per inseguire la mia passione
musicale, prima di scoprire come ottenere “QUEL” sound e voglio dare la
possibilità anche ad altri di proseguire serenamente e senza rischi verso la
propria realizzazione musicale e tecnica.
Se anche tu hai veramente voglia di sentire le tue realizzazione finalmente
degne delle tue aspettative, oggi hai la possibilità di I Segreti del Mixer con la
certezza che ne sarai soddisfatto.
Infatti se vedi che il corso, dopo averlo acquistato, ti da veramente quello che
promette: ok; ma se il Corso non ti dovesse piacere, potrai chiedermi indietro i
soldi e “amici come prima”!
Sarà sufficiente una semplice email entro il 25° giorno dall’acquisto (senza
nemmeno bisogno di darmi alcuna spiegazione).
Prova a immaginare: puoi comprare I Segreti del Mixer, scaricarlo e visionarlo,
se non ti piace puoi pure chiedermi indietro i soldi: in questo caso tu non ci hai
rimesso nulla, al contrario di me.
Perché lo faccio? Non credere che la mia sia ingenuità, ho 2 validi motivi:
1) sono sinceramente convinto che possa aiutarti a crescere musicalmente e
che sarai ben felice dell’acquisto e mi ringrazierai.
Lo so grazie ai feedback degli altri 1105 allievi che sono già entrati nel corso
(ho riportato alcuni di questi feedback qui sotto)!
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2) Questo primo passo ti fa entrare a tutti gli effetti nell’area riservata, la
community destinata a tutti gli allievi, anche quelli a un livello avanzato: ci
tengo che rimangano solo i più motivati per ritrovarsi in buona compagnia: non
c'è posto per i furbetti .
(chi chiede il rimborso per I Segreti del Mixer di certo non progredisce: ci
eviterà fastidi, anche per la nostra Assistenza Allievi che ha già il suo bel da
fare a coccolare gli allievi più motivati che crescono professionalmente,
riempiendoci di soddisfazione).
Ecco cosa dicono alcuni degli oltre 1105 allievi che hanno iniziato scoprendo I
Segreti del Mixer:
Ho apprezzato la Professionalità e base solida.
Ho acquisito conoscenza nell'intera gamma mixing e mastering
consiglio per chi deve ancora iscriversi: Fidati!
Gionatan Castagnini
Mi è piaciuta la praticità e la competenza
Subito un ottimo approccio con le attrezzature: Ottima competenza e
professionalità, insomma non ci si perde in chiacchiere si è operativi
in tempi brevissimi
Devi assolutamente provare!
Gianluca Campagnaro fonico di recording e mix grazie a Scuolasuonol.it
https://www.facebook.com/pages/Wood-House-Recording-
Studio/732342970143329
Pur essendo un corso multimediale è completo e professionale cosa
difficile, ed è un po’ come sentirsi a scuola nonostante la comodità
di poter studiare quando e quanto vuoi.
Ho subito avuto conoscenze più approfondite di quanto già sapevo su mixer ed
artefatti
Completo, professionale, comodo, e con assistenza bella funzionante.
Fagioli Daniele, Milano batterista e futuro sound engineer!
www.danielefagioli.com
Sia nel live che in studio agisco con maggiore tranquillità
Grande disponibilità, immensa comprensione e pazienza: nel corso ho
trovato una guida ottima per affrontare e risolvere qualsiasi difficoltà e
esigenza.
Natale Mirabile - Bafia – Insegnante
https://www.facebook.com/tintoriservice
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Si va dritti al punto. le informazioni sono dettagliate e le spiegazioni articolate,
ma non si perde mai "di vista" il nocciolo della questione
Ho ottenuto una preparazione puntuale su lacune che avevo, ho imparato
molto e ho corretto alcuni errori e orrori che facevo prima.
È professionale esauriente e comunicativo
Mattia Pelosi, chitarrista
Ho iniziato a capire i funzionamenti di base delle attività di recording e mixing.
Alla fine del percorso mi sono ritrovato una vera e propria attività lavorativa,
sia per quanto riguarda l'insegnamento che il lavoro conto terzi.
Federico Gullotta
https://www.facebook.com/profile.php?id=100007729218784
Ho apprezzato la chiarezza dei tutorial
Ho migliorato il mio approccio al mix e realizzato un mio brano
Entusiasmante e molto professionale
Massimiliano Di Chiara
Mi è piaciuto come vengono spiegati gli argomenti
Ho migliorato la tecnica in mix
Il Migliore sistema di apprendimento in Italiano
Pietro Grazioli Cremona musicista
Scopri subito I Segreti del Mixer e clicca adesso su:
www.Scuolasuono.it/mixer