Compilazione Di Un Elaborato Finale

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  • 8/19/2019 Compilazione Di Un Elaborato Finale

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    Maria Chiara MiglioreAntonio Manieri

    Lingue e letterature del Giappone e della Corea (L-OR/22)

    REGOLE GENERALI PER LA COMPILAZIONE DI RELAZIONI, ELABORATO

    FINALE E TESI

    Una relazione, una tesi, un elaborato finale devono possedere dei requisiti minimi di leggibilità, prima di poter essere sottoposti ai docenti. Qui di seguito troverete le regole corrispondenti daseguire per la sua stesura.

    Per una guida alle tesi magistrali:http://nt-notes.liuc.it/servizi/Biblioteca.nsf/pagine/guidatesi 

    INDICE

    1. Struttura degli elaborati  2. Formato

    3. Abbrevi azioni

    4. Norme ortografiche

    5. Norme per i testi in lingua giapponese

    6. Trascrizi one dal cinese

    7. Note

    8. Bibliografia

    9. Modello di frontespizio

    1. Struttura degli elaborati

    1.2 Elaborato finale e tesi di laurea magistrale

    IndiceIntroduzioneCapitoliConclusioniEventuali appendiciBibliografia

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      1.2 Relazione per un seminario o per un esame

    TitoloIntroduzione dove è proposta una tesiSviluppo

    ConclusioniBibliografia

    2. Formato  

    Qualsiasi tipo di elaborato sarà redatto secondo le seguenti modalità (sulla base del RegolamentoProva Finale e della Tesi di Laurea della già Fac. di Lingue del 27 novembre 2011):Impostazione pagina:- margine superiore 4 cm;- margine inferiore 4 cm;- margine sinistro 4 cm;- margine destro 4 cm;- rilegatura 0 cm.

    Distanza dal bordo:- intestazione 2 cm;- piè di pagina 2 cm.

    Formato carattere: Times New Roman 12, interlinea 1,5.Formato note a piè di pagina Times New Roman 10, interlinea singola.

    Qualsiasi tipo di elaborato deve essere scritto su un file WORD (doc o docx)Inoltre:-  Giustificazione ambo i lati-  Disattivare la funzione di divisione in sillabe per gli a capo-  Fare attenzione alla corretta suddivisione dei paragrafi

    3. Abbreviazioni

     Nel testo è preferibile non usare abbreviazioni (salvo le più usuali come km per chilometro, m permetro, ca per circa, ecc. [non etc.] per eccetera e così via).

     Nelle note sono ammesse le abbreviazioni d’uso:

    capitolo/i = cap. / capp.citato = cit.confronta = cfr.opera citata = op. cit.

     pagina/e = p. / pp.seguenti = ss. senza data di pubblicazione = s.d.senza luogo di pubblicazione = s.l.traduttore = trad.

    traduzione italiana = trad. it.volume/i = vol. / voll.

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    4. Norme ortografiche

    Acc enti in italiano 

    L’accento è acuto in sé, né, perché, affinché, poiché, finché, trentatré.L’accento è grave in è, cioè, caffè, tè.

    Per le altre vocali italiane l’accento è sempre grave.Anche nel caso di altre lingue (francese, spagnolo, ecc.) è fondamentale segnare correttamente tuttele accentazioni.

    Congiunzioni (“d” eufonica)

    È buona norma limitare il più possibile l’uso della “d” eufonica, che si usa solo quando sisusseguono due vocali identiche:“Lo invitai ad andare” (giusto)“Il generale ed io” (sbagliato)Ma ricordare che “ad esempio”, “ad esso” la richiedono.

    VirgoletteSi usano, oltre che per introdurre e chiudere le citazioni, per i titoli di articoli, per evidenziare certitermini, sia nel testo sia in nota. Qualsiasi virgolettato all’interno di una frase gia racchiusa travirgolette vuole le virgolette semplici:Esempio:“Questo processo si potrebbe chiamare la ‘nipponizzazione’ del confucianesimo”.

    Corsivi

    Il corsivo del brano va segnalato. Qualora si intenda porre in rilievo frasi o parole si possonomettere in corsivo, ma è necessario indicarlo in nota con espressioni del tipo: “Il corsivo è mio”.

    Omissis

    Se nel brano citato ci sono frasi o parole che non interessano si possono saltare, segnalando semprel’omissione con tre punti di sospensione tra parentesi quadre […].

    Se invece è necessario inserire in una citazione una o più parole per una migliore comprensione diuna traduzione, o di un testo, gli inserimenti vanno indicati tra parentesi quadre.

    Date  Si devono scrivere per esteso le date complete di giorno, mese, anno: 26 febbraio 1936 e non26/2/1936.

    Vanno scritte per esteso le indicazioni di un secolo e di anni di particolare importanza: l’Ottocento enon l’800, gli anni Ottanta e non gli anni ’80.

     Non si deve mai usare l’apostrofo in sostituzione dell’indicazione del millennio o del secolo: la resadel 1945 e non la resa del ’45.

     Nel caso vi siano i due estremi di un intervallo di tempo uniti da un trattino, l’indicazione corretta è, p. es.: l’era Kenp! 1213-19.

    Maiuscole

    Sono ammesse se indicano:1) periodi storici, epoche, avvenimenti di grande importanza: la Restaurazione (ma: la restaurazioneMeiji)

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    2) i nomi dei punti cardinali quando specificano una regione geografica: il Sud-est asiatico3) i nomi di istituzioni, partiti, enti, gruppi letterari: Meirokusha, Ken’y"sha, Shirakabaha

    Minuscole

    Vanno in minuscolo le indicazioni riguardanti: i nomi dei popoli, le confessioni religiose, i titoli

    nobiliari, le cariche pubbliche, i titoli ecclesiastici, i gradi e i corpi militari, i titoli accademici eonorifici, le indicazioni topografiche, i nomi dei mesi e dei giorni.

    Citazioni

    Quando nel corso di un testo viene riportata una citazione di una certa lunghezza, tale da avere una propria autonomia rispetto all’esposizione del ragionamento, essa viene riprodotta in corpo minore,senza virgolette, e con in nota l’indicazione bibliografica del testo citato.Esempio:

    Spesso infatti accade che in un’opera ripudiata si possano individuare

    motivazioni nascoste del rifiuto, idee segrete che altrimenti non sarebbero state

    espresse. Perché quando uno scrittore inconsapevolmente intraprende un percorso

    incognito e irto di pericoli, ecco che proprio allora:

    I sentimenti travalicano i limiti dell’intelletto, distruggono le forme e aprono una

    visuale su distese immense e inimmaginate. Il lettore che # guidato dall’autore in un giardino

    molto ben curato, apre d’improvviso una porta nascosta nell’edera di un alto muro e coglie

    l’unica occasione che gli viene offerta di spiare aperte distese di campi. Preso dal panico

    l’autore allora si accorge del proprio errore e non guiderà più il lettore una seconda volta

    fino a quella porta.

    Tanizaki Jun’ichir !, La morte d’oro, a cura di L. Bienati, “Introduzione”, p. 12.

    Le citazioni da saggi in lingue europee vanno mantenute in originale, ma non bisogna confondere iltesto dell’autore con brani di testi giapponesi da lui tradotti. Se un testo cita brani da operegiapponesi, questi non possono essere riportati tali e quali in inglese: bisogna tradurli in italiano erintracciare gli originali giapponesi da segnalare in nota.

    Se le citazioni sono in giapponese o cinese (o altra lingua che non si esprime con l’alfabeto latino)vanno tradotte in italiano.

    La fonte utilizzata deve sempre essere riprodotta fedelmente compresi gli eventuali errorigrammaticali e di trascrizione che vanno segnalati con [ sic!].

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    Tavol e, tabelle, fotografie , mappe

    Quando si inseriscono tavole, illustrazioni, tabelle ecc. bisogna numerarle e indicare la fonte da cuisono state tratte. È sempre preferibile collocare tavole, illustrazioni, tabelle nel testo; qualora le lorodimensioni consigliassero di metterle in appendice o alla fine del capitolo occorre dare in nota tutte

    le indicazioni necessarie a un rapido reperimento.

    5. Norme per i testi in lingua giapponese

    La trascrizione in r !maji deve seguire il metodo Hepburn, adottato anche da vari dizionari qualiSanseid!, Kenky"sha, Nelson.

    Le trascrizioni obsolete  quali Kwant!, Konoye, Kwannon, Yeyasu ecc. nelle citazioni vannoriportate senza [ sic!], ma non si devono utilizzare nel testo.

    Il seg no di allungamento delle v ocali va sempre inserito: n!, daimy!, shint !, $e Kenzabur !,It! Jinsai, Ch"!k !ronsha, ninj!bon. Non è ammesso il ricorso all’accento circonflesso anche setalvolta utilizzato nei testi a stampa.

    Per i nomi propri giapponesi  si deve seguire l’uso giapponese: prima il cognome e poi il nome(Kawabata Yasunari, Dazai Osamu, Murakami Haruki). È indispensabile individuare il cognomedell’autore giapponese con assoluta certezza al fine sia di compilare una corretta bibliografia sia diusufruire in modo ottimale di schedari e bibliografie. È di aiuto, anche se incompleto, P.G.O’NEILL,  Japanese Names. A Comprehensive Index by Characters and Readings, New York-Tokyo, Weatherhill, 1972

    Tutti i termini giapponesi   fatta eccezione per i nomi comuni di persona femminili (la  geisha)vanno resi in italiano al maschile (il chanoyu, il matsuri, lo yukata, i geta).

     Nel caso di termini con “h”   iniziale non è consentito l’uso dell’apostrofo (lo Honsh", lo haiku). Nella tradizione accademica italiana non è diffuso l'uso dell'articolo "il" in luogo dell'articolo "lo"davanti a parole la cui iniziale è “h” , ma tale opzione è accettata e consigliata.

    Quando il termine è composto da due o più kanji  non si deve mai usare il trattino né lasciare unospazio tra i due o più fonemi (rangakusha e non rangaku-sha o rangaku sha).

    I nomi propri  del periodo classico vanno scritti senza trattino: Minamoto no Yoritomo, Sugawarano Michizane.

    I titoli   dei n!  e dei ky! gen vanno scritti sempre in un’unica parola:  Fuenomaki,  Mimosuso, Kakuredanuki.

    È errato  l’uso della “m” in luogo della “n” davanti alle labiali e, quindi, scrivere kampaku, Jimmu,Mombush!,  shimbun, nembutsu,  ecc. La grafia corretta è kanpaku, Jinmu, Monbush!,  shinbun,nenbutsu. Quando vi è possibilità di equivoco nella divisione delle sillabe, cioè quando la “n” puòappartenere sia al fonema che precede sia a quello che segue, occorre dividerli con un apostrofo,

    mai con un trattino o con un punto: Jun’ichir !, Hon’ami,  Man’y! sh", Kenreimon’in. L’apostrofonon è necessario in casi come Shinjir !  perché non esiste un kanji “nji” che possa dar adito aconfusione.

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     Se l’originale non ha kanji, questi non si devono aggiungere di propria iniziativa.

    Vanno in corsivo e in minusco lo :1) tutti i nomi comuni giapponesi:

    tatami, kabuki, geta, monogatari, kanpaku, sh! gun, zaibatsu 

    2) tutte le espressioni giapponesi che indicano scuole religiose, di pensiero, movimenti letterari ecc.: shingon, kokugaku, rangaku, genbun’itchi, jod ! sh" 

    3) alcuni termini stranieri:corvées, status, in toto, climax, establishment . Se di uso corrente nella lingua italiana, vanno sempreal singolare e in carattere normale: i film, i leader, la leadership, il background.

    4) i titoli di libri, opere, riviste (vedi Note bibliog rafiche).

    Non vanno in corsivo e non vanno sottolineati :1) i nomi propri (Tanizaki Jun’ichir !, Motoori Norinaga, Maruyama Masao, Hirohito, IenagaSabur !, Yoshimoto Banana);

    2) i toponimi (Edo, Nagasaki, Shikoku, Deshima, Hokkaid!, Ky"sh", Nagano, T!ky!, Honsh");

    3) i nomi dei periodi (Heian, Azuchi Momoyama, Meiji, Sh!wa) e delle ere (Engi, Heiji, Tenmei,Tensh!);

    4) i nomi dei templi e dei santuari (Kinkakuji, Kiyomizudera, Meiji jing");

    5) i nomi di istituzioni, enti pubblici e privati, società, associazioni, partiti politici, sindacati: (Nihonky!sant!, Monbush!, Waseda daigaku, T!dai [=T!ky! daigaku]);

    6) le leggi, i decreti e le ordinanze;

    7) alcuni termini ormai entrati nel linguaggio comune, come: samurai e kimono (che restanoinvariati: due kimono). Ricordare inoltre che yen non va in corsivo perché non è giapponese. Ingiapponese è en.

    Se si mantengono i suffissi  giapponesi del tipo -kawa (-gawa); -yama oppure -san (-zan); -d!ri; -

    ku; -ch!

    ; -ji ecc., questi suffissi non devono essere tradotti in italiano. Si consiglia di mantenere laforma giapponese: il Sumidagawa (oppure il fiume Sumida, o il Sumida), ma non il fiumeSumidagawa, il Fujisan, Ch"!d!ri, Shinjukuku, Wakamatsuch!, il Ginkakuji.

    6. Trascrizione dal cinese

    I termini, nomi, titoli di opere cinesi, in nota o nel testo, vanno trascritti con il sistema  pinyinadottato dal governo cinese nel 1979. Tutto quello che nei testi di consultazione si troverà trascrittocon i sistemi Yale, Wade-Giles o altri va riportato in  pinyin. Una tavola comparativa tra i sistemi

     pinyin/Yale/Wade-Giles si trova in:Maurizio Scarpari,  Avv iamento allo studio del cinese classico, Venezia, Libreria EditriceCafoscarina, 1995, pp. 183-194.

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    oppure al seguente indirizzo web:http://www.tuttocina.it/tuttocina/lingua/wg.htm#.USOmcI7oDF8

    7. Note

    Le note vanno a piè di pagina (e non alla fine della tesi o dei singoli capitoli), con una numerazione progressiva. Nelle note si devono inserire tutte le informazioni bibliografiche e i rimandi alle pagine e tuttequelle indicazioni necessarie a chiarire il testo, a non interrompere il filo del discorso, a fornirecitazioni di altri autori.

    Il titolo delle riviste può apparire in sigla senza le virgolette dopo aver specificato la prima volta diquale rivista si tratta e facendo precedere la bibliografia da una lista del tipo:AA = Acta AsiaticaJF = Japan Forum

    JJS = The Journal of Japanese StudiesJQ = Japan QuarterlyMN = Monumenta Nipponica

    Note bibliografiche (Si veda anche BIBLIOGRAFIA)

     Nelle note si devono inserire tutte le informazioni bibliografiche e i rimandi alle pagine.Esempio:Franco Mazzei & Vittorio Volpi, Asia al centro, Milano, Università Bocconi Editore, 2006, p. 17.

    Se si tratta di una traduzione, indicare il traduttore o il curatore. Fra parentesi quadre è preferibileindicare il titolo originale dell’opera.Esempio:Ishikawa Jun, I demoni guerrieri [Shura], trad. di Maria Teresa Orsi, Venezia, Marsilio, 1997, pp. 3-4.

    Kat!  Sh"ichi, Storia della letteratura giapponese: dalle origini al XVI secolo, a cura di AdrianaBoscaro, Venezia, Marsilio Editori, 1987, pp. 34-36.

    Quando di un autore si cita un volume i cui capitoli abbiano un titolo si deve riportare il titolo dellibro mentre il titolo del capitolo può, a scelta, essere indicato od omesso.

    Esempio:Ivan Morris,  La nobiltà della sconfitta, Milano, Guanda, 1985 (ed. orig. The Nobility of Failure,1975), cap. 3, “Il principe malinconico. Arima no Miko”, p . 41.

    Quando si citano opere in lingua inglese, tutti i sostantivi del titolo vanno scritti con l’inizialemaiuscola.Esempio:Cecilia Segawa Siegle, Y oshiwara: The Glittering World of the Japanese Courtesan, Honolulu,University of Hawaii Press, 1993, p. 76.

    Quando si cita un articolo di rivista, il titolo dell’articolo va fra virgolette, il nome della rivista va in

    corsivo.Esempio:

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    Maria Chiara Migliore, “Alcune considerazioni sul ruolo politico e rituale della donna nel Giapponeantico”, Il Giappone, XXXV (1995), 1998, pp. 5-17.

    L’indicazione di un’opera viene data per esteso la prima volta, dopo di che sarà sufficiente:Cognome dell’autore, Titolo abbreviato…, (o “Titolo abbreviato”), cit., p. xx.

    Esempio:Siegle, Y oshiwara… , cit., pp. 75-77.Migliore, “Alcune considerazioni…”, cit., p. 8.

    Se si tratta della stessa fonte citata nella nota immediatamente precedente e se non cambia il numerodelle pagine da cui sono tratte le citazioni, si può utilizzare: ibidem.

    Se è necessario introdurre delle abbreviazioni, queste devono essere indicate alla loro primaoccorrenza con la dicitura: (d’ora in avanti abbreviato in…).Esempio:Tanizaki Jun’ichir ! zensh", T!ky!, Ch"!k !ronsha, 1981-83 (d’ora in avanti abbreviato in TJZ ). E

    la successiva indicazione sarà, ad esempio: …, in TJZ , vol. 20, pp. 3-15.

    8. Bibliografia

    La bibliografia va in genere per ordine alfabetico. L’ordine dei riferimenti bibliografici per la bibliografia differisce quindi da quello per le note solo per l’inversione della successionecognome/nome, che vanno separati da una virgola.

    Volume

    Cognome, Nome dell’autore, Titolo del volume, “eventuale collana”, Città, Casa editrice, anno.Esempi:Siegle, Cecilia Segawa, Y oshiwara: The Glittering World of the Japanese Courtesan, Honolulu,University of Hawaii Press, 1993.

    Pinguet, Maurice, La morte volontaria in Giappone, Milano, Garzanti, 1985.

    Hata, Sumie, Utamakura no roman, T!ky!, Asahi shinch!sha, 2005.

    Volume, a cura di

    Cognome, Nome del curatore (a cura di), Titolo del volume, “eventuale collana”, Città, Casa

    editrice, anno.Esempi:Migliore, Maria Chiara (a cura di),  Il viaggio a ritroso. Genesi e tipologia dei diari di viaggiomedievali giapponesi. Traduzione del Tôkan kikô (Diario di un viaggio a oriente),  “Serie tre”, 8,

     Napoli, Istituto Universitario Orientale, Dipartimento di Studi Asiatici, 2002.

    Amitrano, Giorgio (a cura di),  Kawabata Y asunari, Romanzi e racconti, “Meridiani”, Milano,Mondadori, 2003.

    Gatten, Aileen - Chambers, Anthony Hood (a cura di), New Leaves - Studies and Translations of   Japanese Literature in Honor of Edward Seidensticker , Ann Arbor, Center for Japanese Studies, The

    University of Michigan, 1993.

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    Hatori, Tetsuya (a cura di), Kawabata Y asunari, “Nihon bungaku kenky" shiry! shinsh"”, vol. 27,T!ky!, Y"seid!, 1990.

    Volume di autore, a cura di  

    Cognome, Nome dell’autore, Titolo del volume, a cura di Nome Cognome, “eventuale collana”,Città, Casa editrice, anno.Esempi:TANIZAKI, Jun’ichir !, Divagazioni sull’ otium e altri scritti, a cura di Adriana Boscaro, Venezia,Cafoscarina, 1995.

    Saggio in volume

    Cognome, Nome dell’autore, Titolo della sezione, in Nome Cognome del curatore (a cura di),Titolo del volume, Città, Casa editrice, anno, pagine.

     Noguchi, Takehiko, The Substratum Constituting Monogatari: Prose Structure and Narrative in the Genji Monogatari, in E. Miner (a cura di), Principles of Classical Japanese Literature, Princeton,

    Princeton University Press, 1985, pp. 130-50.

    Articolo in Periodico

    Cognome, Nome dell’autore, “Titolo dell’articolo”, Titolo della rivista, numero del volume, numerodel fascicolo, anno, pagine.

    Esempio:Boscaro, Adriana, “‘Una letteratura compagna dell’uomo per l’eternità’. Ricordo di End! Sh"saku”,

     Asiatica Venetiana, 2, 1997, pp. 3-17.

    Traduzione

    Cognome, Nome dell’autore, Titolo del volume, Città, Casa editrice, anno.

    Esempio:Ishikawa, Jun, I demoni guerrieri, trad. di Maria Teresa Orsi, Venezia, Marsilio, 1997.

    Traduzione i n vol ume col lettivo

    Cognome, Nome dell’autore, Titolo della sezione, trad. di Nome Cognome, in Autore, Titolo delvolume, a cura di , Città, Casa editrice, anno, pagine.

    Esempio:

    Tanizaki, Jun’ichir !

    , Chiacchierata sull’arte, trad. di Bonaventura Ruperti, in Tanizaki, Jun’ichir !

    , Divagazioni sull’ otium e altri scritti, a cura di Adriana Boscaro, Venezia, Cafoscarina, 1995, pp. 229-276.

    Documenti tratti dal web

    “Nome della home page”, Indirizzo url  Esempi:“Institute for Japanese Medieval Studies”, http://www.columbia.edu/cu/ealac/imjs/  “Kokubungaku kenky" shiry!kan”, http://www.nijl.ac.jp/  

    Indicare sempre l’ultima data di consultazione.

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    9. Modello di frontespizio per elaborati finali e tesi

    UNIVERSITÀ DEL SALENTO

    CORSO DI LAUREA IN SCIENZA E TECNICA DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

    PROVA FINALE

    TITOLO

    RELATORE CANDIDATO

    Matricola:

    ANNO ACCADEMICO 201X/201X