Comitato per la pace
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Il comitato per la pace e il disarmo di gioia del Colle condivide il comunicato del
Coordinamento Democrazia Costituzionale sugli attentati di Parigi
RIPRISTINARE IL DIRITTO CONTRO IL CAOS
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, interpretando i sentimenti più profondi di tutti i
suoi aderenti e del popolo italiano, condivide il dolore delle famiglie delle vittime ed esprime la
propria vicinanza all’intero popolo francese per l’orribile strage ed il vile attacco alla democrazia
francese, culla dei diritti dell’uomo.
I tragici fatti di Parigi, difficili persino da immaginare prima che accadessero, sono una
dimostrazione eclatante della crisi dell’ordine pubblico internazionale e del fallimento delle
politiche di potenza con cui, al termine della guerra fredda, le principali potenze occidentali hanno
ritenuto di regolare le relazioni internazionali con la pretesa di sostituire la forza al diritto.
Dopo l’89 è stato sprecato il patrimonio di saggezza elaborato dalle nazioni che avevano sconfitto
il nazismo e che puntava a creare un nuovo ordine internazionale in cui la pace era assicurata dal
diritto.
L'umanità, nel corso della prima metà del secolo scorso, ha sperimentato con le due guerre
mondiali, con Auschwitz, con Hiroshima, una vera e propria discesa agli inferi. Nel 1945 i leaders
delle principali potenze alleate, per necessità storica, hanno deciso di chiudere la porta dell'inferno,
sbarrandola con pesanti lastre di acciaio. Quelle lastre si chiamano ripudio della guerra, astensione
dalla minaccia o dall'uso della forza nelle relazioni internazionali, eguaglianza dei diritti degli
uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, risoluzione pacifica delle controversie,
cooperazione internazionale per lo sviluppo, rispetto del diritto internazionale, repressione di ogni
violazione della pace, ricorrendo, come estrema ratio all’uso della forza attraverso una forza armata
dell’ONU.
Il diritto internazionale, con le garanzie previste dalla Carta dell’ONU, costituiva il principale e più
efficiente sistema di sicurezza collettivo. Il diritto dei diritti umani, fondato sulla Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo, e le Costituzioni democratiche del dopoguerra operavano per il
rafforzamento ed il rilancio del diritto internazionale e, quindi, della sicurezza collettiva.
La Costituzione italiana, traendo insegnamento dai tragici fatti della storia, coerentemente con lo
Statuto della Nazioni Unite, aveva ripudiato lo strumento della guerra ed impegnato l’Italia ad
operare nelle relazioni internazionali per costruire la pace attraverso la giustizia nel rispetto del
diritto internazionale.
A partire dalla prima guerra del Golfo nel 1991, il diritto internazionale è stato brutalmente
calpestato ed è stato abrogato il sistema di sicurezza collettivo bastato sul diritto e sul ruolo di
mediazione e di garanzia dell’ONU. Le nazioni che avevano in mano le chiavi della forza le hanno
utilizzate per imporre i propri interessi nazionali al di fuori di ogni contesto di giustizia. In questo
modo è stata avviato un percorso verso il caos, che ha raggiunto il suo massimo sviluppo con la
nascita ed il radicamento dell’Isis.
Gli eventi di questi giorni sono una tragica conferma che non vi può essere sicurezza collettiva
senza diritto.
Occorre ripristinare i principi di pace e giustizia e le garanzie del diritto internazionale che si
realizzano attraverso l’intervento dell’ONU, occorre ricostruire l’unità fra le nazioni che sconfissero
il nazismo per ripristinare i principi ed i valori del diritto internazionale, a cominciare
dall’inviolabilità delle frontiere e dal dovere di reprimere il genocidio, nel rispetto delle procedure e
con le sanzioni previste dal diritto internazionale.