Come vivo questo momento Progetto DAD della classe 5B a.s2019\20

Ho scelto una foto fra quelle che mi hanno fatto durante questo periodo, per diminuire l'oggettività della scelta artistica. L'attimo fotografato è un momento di normale sfogo, in cui mi passo la mano sul viso, accentuando simpaticamente l'espressione. L'intento credo fosse quello di scherzare sull'attuale situazione, mettendo in mostra un'esagerazione delle emozioni che mi animavano. Modificandola ho poi intensificato la saturazione, per mettere in evidenza le caratteristiche meno "piacevoli" del mio viso, come la pelle grassa e la mia tendenza al rossiccio. È accentuato anche lo sguardo aggressivo, spesso bandito nel sociale. È insomma un desiderio di rompere le forme che mi cristallizzano, una delle quali è la dipendenza dal denaro (filtro con i numeri di serie delle banconote americane), che in questo periodo ho sentito nuovamente molto forte. In sintesi, la foto rappresenta una presa di consapevolezza rispetto alle forme che sagomano la mia vita, e soprattutto una messa in campo di una forte e aggressiva energia per rompere ciò che ora mi limita.

ANGELICA

MARTINA Solo adesso so davvero chi è la mia mamma. Inizialmente pensavo che questo periodo sarebbe stato pesante; questo non vuol dire che prima del covid-19 non volessi bene alla mamma o che comunque non ci andassi d’accordo, ma pensare di vivere con una persona così tanto, ogni ora, ogni minuto e ogni secondo della giornata credo che spaventi un po’ tutti, compresa me e probabilmente compresa la mamma. Contro ogni nostra aspettativa abbiamo solo imparato a conoscerci a fondo, a saperci prendere, a saper affrontare una discussione senza che questa debba per forza sfociare nel litigio. Oserei dire che queste settimane sono state un’opportunità che magari non avremmo mai avuto e penso che sia la persona che più mi ama al mondo. Mi correggo, se prima lo pensavo adesso ne sono sicura perché in questa reclusione ha pensato solo a farmi stare bene, ha cercato in ogni momento di togliermi il pensiero che sono chiusa qua e non posso vedere nessuno, anche se lei è uguale a me: ha bisogno di uscire, di contatto con le persone, di parlare. Poco prima di questa foto abbiamo ricevuto una terribile notizia ma lei, mentre ricamava l’orlo alla tenda, ad alta voce pensava a come fare la spesa, per comprarmi quello che mi piace, pensava a cosa avremmo potuto fare domani, insieme. Quindi sì, sono certa, sicura, che lei sia la persona che più mi ama al mondo e che nonostante tante cose, comunque riesce ad amarmi e comunque mi amerà. Ho cercato di scattare questa foto senza che lei se ne accorgesse , ma nel momento in cui ho schiacciato il tasto si è girata gridando “nooo fanne un’altra ho i capelli messi male dai, aspetta che mi metto in posa, il mio profilo è bruttissimo falla da davanti!”. In questa foto non si vede ma lei è bellissima. Il papà invece lo vedo quanto prima, lui ancora lavora. In questa foto dipinge gli infissi delle finestre, e mi chiede un aiuto perché faccio il Liceo Artistico , quindi di sicuro so dipingere gli infissi. Nonostante le ore in cui ci frequentiamo siano le stesse ho avuto tempo di conoscerlo, ho avuto tempo di mettere da parte per un attimo lo studio, i compiti, le ansie per le interrogazioni del giorno dopo e il terrore di non farcela, pen pensare a lui. Ho pensato e ho capito che una quarantena intera con lui mi farebbe uscire di cervello perché abbiamo idee che prendono completamente due tangenziali diverse ma che è la persona per cui mi si stringe di più il cuore quando lo vedo star male. In questa maledetta quarantena molte persone sono sole, senza qualcuno con cui interagire, parlare; molte persone devono occupare le proprie giornate nella più totale solitudine e io mi sento talmente fortunata ad avere una famiglia vicino, ora più che mai intendo. Tra qualche mese partirò, cambierò vita, lingua, paese, persone, e anche se sono elettrizzata all’idea di vivere per conto mio, cavarmela da sola, la cosa mi spaventa da morire ma so che quando tornerò, in qualsiasi momento,che sia per un fallimento personale o perché ci sono le vacanze di Natale, avrò una casa e per casa intendo le persone che ci abitano. Per dirla in breve la mia quarantena sono la mia mamma e il mio papà, le persone che mi hanno regalato la possibilità di vivere.

In breve, è un autoritratto. L' arancia è l'anima contaminata da qualcosa che non so individuare; sopra c' è scritto truth (verità) ma manca la t come a significare che probabilmente è una verità incompleta. Il tubetto di colore rappresenterebbe il corpo fisico che si individua attraverso la pittura. Il tubetto si riflette sul coltello come ad indicare che la violenza è il veicolo che spinge il mio corpo a fare " arte".

EDOARDO

NICOLO'

La prima rappresenta me e la mia voglia di uscie, rivedere i miei amici e vivere la primavera che è la stagione che amo di più, ma anche un simbolo di trasformazione e rinascita, guardando avanti verso un futuro che sto programmando.

La seconda invecece mi ricorda un momento divertente di questa quarantena in cui ci si mandavano foto stupide tra amici e amiche: mi è sembrato, in quel momento, che tutti i giorni prima passati in casa si annullassero.

MIRIAM Ho deciso di cogliere un momento spontaneo e non premeditato, quotidiano. Nella fotografia si vede il mio balcone e mia sorella distesa che prende il sole. La figura di mia sorella rappresenta il fatto che in questo periodo, per forza di cose, sto riscoprendo la mia famiglia. E meno male che c’è la mia famiglia, senza di loro in questo periodo difficile sarei persa.

Nella fotografia originale si vedevano colori brillanti, una luce stupenda tipica di questa stagione primaverile. Trasmetteva molta serenità e tranquillità di un momento quotidiano, delle circa due del pomeriggio. Ma queste luci, questi colori, questa serenità primaverile, non riesco a coglierla appieno. Non riesco a percepire la natura che si risveglia, il sole, le giornate che si allungano, l’odore dei fiori. Non riesco a stare serena pensando che finalmente arriva l’estate, il caldo e le vacanze.

Per quanto la natura si stia risvegliando mi sento bloccata, costretta. Non percepisco il tempo scorrere, come se fossi in una bolla, al sicuro ma non tranquilla. Ma per sopportare questa quarantena e respirare almeno un po’ l’aria primaverile, ogni tanto mi metto al sole, sul balcone, tranquilla, cercando di percepire tutto che cambia.

Ma dato che non riesco, non riesco a vederla la primavera, ho deciso di spegnere tutti i colori, in questo modo l’interno diventa come un contorno scuro che inquadra le uniche luci che si posano sulla figura. È una fotografia che mi trasmette malinconia, nostalgia, un po’ di tristezza, perché non stiamo davvero vivendo, è tutto stoppato e lontano, come se fosse un ricordo. In questo periodo penso molto al tempo passato, alle ultime cose fatte, posti da visitare che erano in programma con persone care, ma sta tutto scivolando via e purtroppo non possiamo farci niente, spero solo che tutto passi non trasformando ed estraniando tutto ciò che mi circonda.

EMY Komorebi, letteralmente"luce che filtra tra le foglie degli alberi" pare un'ottima metafora di quello che è il contatto social in questo periodo. Ho, dunque, trattato il tema dello smartphone come unica via d'uscita dalla realtà della quarentena, tributando il film "the Truman show" in cui il protagonista vuole evadere dal suo mondo circostritto e protetto per vivere una vita vera.

JESSICA Descriverei questo momento con queste semplicissime foto .Questo mio progetto si intitola ‘’ SENZA VIA DI SCAMPO ‘’.

Questo è un periodo buio, dove la società ci impone di stare chiusi tra 4 mura per cercare di sopprimere questo virus, che ormai ha divorato tutto il mondo. Nelle foto appare una luce, che può identificarsi come la ‘’speranza ‘’ che tutto questo finirà e che la società ci proietta in questa situazione; Che in questo momento bisogna resistere, che passerà tutto, ma sappiamo tutti benissimo che non finirà qui.

Nella prima foto con la mano copro una parte del viso, quasi spaventata da questa situazione , che da un momento all’altro mi ha sorpresa . Nella seconda invece , inizio a vedere ciò che accade intorno a me e cosa il mondo ci vuole mostrare e dire. Resto lì, a fissare quella luce, a cercare di capire se tutto ciò che dicono sia vero, e se ne varrà la pena .

Nella terza foto , sono spensierata, triste, quasi arresa, dove mostro un lato del viso ,chiudo gli occhi e con una mano mi tocco la guancia sinistra. Questo è il momento in cui prendo consapevolezza della gravità della situazione e mi arrendo ai fatti. Mi adeguo in questa società che fa chiaramente fatica ad andare avanti.

Quindi aspetto annegando nelle mie stesse lacrime , guardando i telegiornali nella speranza di vedere una fine più luminosa, perché questo buio mi opprime.

Mi manca tutto, qualsiasi cosa: i miei amici, l’aria fresca che entra dalle mie narici senza il bisogno di indossare una mascherina per proteggermi. Mi manca la luce naturale del sole, le persone che al supermercato ti sorridono e che non hanno paura di starti vicino, mi manca la libertà. Ormai non c’è via di scampo, bisogna soltanto aspettare che il destino faccia la sua mossa .

Sostengo che siamo giunti alla terza guerra mondiale . Il mondo è in crisi di fronte a un nemico che si espande con le ore. Però questa volta è peggio, perché qui il nemico non si vede.

SOFIA Ho scelto queste foto di mia sorella Greta perchè lei è la speranza della vita che va avanti e di un futuro migliore. Un giorno le insegnerò a disegnare, spero che diventi un’artista, come me.

ROSA

Ho scelto di fotografare come soggetto principale la copia di un dipinto di Liepke che ho iniziato qualche settimana fa, raffigurante una ragazza con una sigaretta in mano e la testa poggiata al braccio, con lo sguardo inespressivo e rivolto a chi la osserva. Ho, poi, deciso di disporre tre cartoline lungo i lati del quadro, in maniera del tutto casuale. L’intenzione era quella di rappresentare me stessa, nelle vesti della ragazza ritratta, perchè come lei molto spesso mi siedo a pensare, aspettando che questo periodo finisca. Le cartoline, invece, rappresentano metaforicamente i ricordi di ciò che è passato ed, allo stesso tempo, la speranza per ciò che verrà, avendole acquistate a Berlino, città di cui mi sono innamorata e nella quale vorrei tornare in futuro per scoprire ogni suo luogo nascosto, al di fuori delle attrazioni principali. Nell’intento di condividere online la composizione, ho inviato una schermata della fotografia, che, involontariamente, ritraeva sia il mio volto che quello di Giulia, che in quel momento era in videochiamata con me. Nonostante l’intenzione non fosse premeditata, quest’errore ha donato un ulteriore significato alla fotografia, perchè rappresenta al meglio la mia maniera di trascorrere le giornate senza la possibilità di uscire. Sono soddisfatta del risultato perchè esprime esattamente il mio stato d’animo: malgrado sia costretta a rimanere sola con i miei pensieri, ciò che mi dà forza è mantenere vivi i contatti, seppur virtualmente, con le persone che mi circondano, e concentrarmi su cosa vorrò fare una volta finita la quarantena.

ELEONORA Foto di un bambino di spalle: Mio fratello ha nove anni e l’altro ieri si è costruito una nave dopo aver guardato i pirati dei Caraibi con qualche legno, corda e teli. Nella casa di fronte alla nostra abita un bambino (visibile nella foto) della sua età ed è in classe con lui. Si vedevano ogni giorno a scuola e al pomeriggio per giocare. Nonostante la quarantena hanno trovato il modo di rimanere insieme e giocare anche a distanza di non uno ma di ben 7 metri... E’ secondo me la foto più raffigurativa di questa quarantena, e di come si possa viaggiare con la fantasia e ritrovarsi nel mezzo del mare dei Caraibi con due scialuppe, pur restando all’interno di un giardino.

In questa foto si vede una figura seduta sul davanzale della finestra. Il cielo, simbolo di libertà, è dietro le grate che ostacolano l’uscita. Il volto non guarda fuori ma l’obbiettivo, perché, anche se è presente la voglia di fuggire, la consapevolezza del dover restare è più forte. La quarantena può essere vissuta come ho scritto precedentemente ma non solo: la voglia di uscire è tanta, tutti i ricordi più belli delle gite, le feste con gli amici, ma anche una semplice pizza insieme diventano cose importantissime. Riporto un frase che mi ha colpito e che secondo me descrive al meglio la situazione nella foto:”Si chiama nostalgia scoprire che alcuni momenti del passato che non avevi considerato felici, lo erano.”

MAIA Ovviamente sono in casa, seduta in un angolo dove spesso mi siedo quando devo pensare.

Ho gli occhi chiusi perché questa reclusione non mi permette di vedere il mondo che c’è fuori.

Stringo un ramo di fiori che rappresenta la primavera, la mia stagione preferita. Purtroppo, a causa del virus, mi sono persa i suoi primi giorni e nei miei ricordi questo è il periodo migliore.

Inoltre, ho un orologio con me: esso è il tempo. In questi giorni cerco disperatamente di mantenere la percezione del tempo perché senza sono perduta. Ho maturato una necessità di mantenere tutto sotto controllo, cercare di tenere occupato il mio tempo per evitare di ritrovarmi faccia a faccia con me stessa.

Ho deciso di fotografare questo momento per rappresentare questa situazione. Ovviamente non mi dimentico della scuola, soprattutto degli esami, ma potendo lavorare da casa è tutto più silenzioso, più comodo. La scelta di questa foto è volta a rappresentare un momento di pace e di serenità vissuta in questo periodo.

ELISA

Quasi tutti stanno vivendo questa quarantena come qualcosa di negativo; da una parte posso essere d’accordo con loro, ma dall’altra penso che per superarla al meglio bisogna trarne qualcosa di positivo e utile. E a questo, appunto, collego l’immagine soprastante, che per quanto banale possa sembrare rappresenta molto di più di ciò che può apparire. Questa quarantena sta servendo a me, come ad altre moltissime persone, come lezione di vita. Una di queste è rappresentata appunto nella foto: un tappetino da ginnastica ed esercizi a corpo libero. La foto rappresenta una delle mie più grandi sfide, che non ho mai avuto il coraggio di compiere, un po’ per paura degli insulti passati, un po’ a causa della mia bassa autostima ed un po’ semplicemente per mancanza di voglia o di tempo. La quarantena mi ha dato la possibilità di affrontare questo obbiettivo regolarmente ogni giorno, contro qualsiasi mia insicurezza e per una delle poche volte nella mia vita mi sta rendendo fiero di me. Quindi, concludendo, questa foto, per quanto banale possa sembrare, è molto significativa per me e rappresenta un salto importante nella mia esperienza di vita e nel mio modo di rapportarmi con me stesso ed il mio corpo: un salto importante nel mio percorso per uscire dalla mia brutta esperienza passata ed un grande vanto per me stesso.

LUCA

LEONARDO

Questa situazione inaspettata ci ha presi alla sprovvista, capovolgendo la nostra vita ed i nostri ritmi, stravolgendo la nostra quotidianità

AURORA

Nella foto che ho scattato ho voluto immortalare il simbolo della quarantena, la mascherina, che è entrata a far parte del nostro quotidiano. Vedo la mascherina come una barriera, un muro che ci separa dagli altri e da tutto l'amore che ci confortava prima di questo periodo. Nella mia immagine la mascherina fa parte di una scena che vediamo tutti i giorni: uno stendino lasciato al sole in cui solitamente appendiamo i nostri abiti, gli abiti che ci rappresentano, che scegliamo noi stessi al negozio e che indossiamo per uscire dalle nostre case. È quindi una contrapposizione tra ciò che ci piace e che ci rende liberi di scegliere e ciò che invece siamo obbligati a indossare e che ci fa chiudere in noi stessi. La mascherina si è quindi mimetizzata in un contesto di cui non dovrebbe far parte.

ALESSANDRO

La vita dei gatti è solitaria: stanno tutto il tempo chiusi in casa a dormire e mangiare. Esattamente come me, di questi tempi. L' unico modo che hanno per vedere il mondo è attraverso la finestra.

GIULIA

La mia camera. Il mio posto. La mia comfort-zone. La luce del sole che illumina la sedia che adoro tanto... In questa quarantena sto apprezzando molto di più questa stanza: ho avuto il tempo e la voglia di appendere vecchi quadri e foto, cosa che dicevo avrei fatto ma non facevo mai. Quella calda sedia di vimini è il mio nido ormai, sto lì con la tisana a leggere e la cosa mi piace molto. Sto apprezzando e facendo cose che prima erano impensabili.

PROFE

Anch'io mi sono unita al vostro progetto

tre immagini:

• il caffè sempre presente ,

• il computer che mi collega con il mondo esterno

• voi

• E il cielo azzurro