COME È FATTO E COME FUNZIONA: Il sogno...COME FUNZIONA? I farmaci omeopatici sono di origine...

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1 Focus MAGGIO 2016 1 SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO Sciogliamo i dubbi: omeopatia o medicina? OTTO RISPOSTE CHE LA SCIENZA NON HA MAI DATO DOMANDE & RISPOSTE LA SFIDA: Prevenire il tumore al colon CONFRONTO: Omeopatia o medicina? COME È FATTO E COME FUNZIONA: Il sogno Mini Le dinamiche del sogno tra scienza e psicologia Pag. 10-11 Pag. 2-3 Pag. 4-5 Pag. 6-7-8-9

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1

SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO

Sciogliamo i dubbi: omeopatia o medicina? OTTO RISPOSTE CHE LA SCIENZA NON HA MAI DATO

DOMANDE & RISPOSTE

LA SFIDA: Prevenire il tumore al colon

CONFRONTO:

Omeopatia o medicina?

COME È FATTO E COME FUNZIONA:

Il sogno

Mini

Le dinamiche del sogno tra scienza e psicologia

Pag. 10-11 Pag. 2-3

Pag. 4-5

Pag. 6-7-8-9

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Confronto:

MEDICINA O OMEOPATIA?

Cos'è la medicina tradizionale?

È la scienza che ha per oggetto i fenomeni patologici che alterano o possono alterare la funzionalità dell’organismo umano. La me-dicina tradizionale ha lo scopo di mantenere o ripristinare, mediante gli opportuni mezzi preventivi o terapeutici, lo stato ottimale delle condizioni di salute di un individuo.

COME FUNZIONA? I farmaci tradizionali o “allopatici” sono in gran parte di natura chimica. In seguito a test in laboratorio e sperimentazio-ne su esseri viventi possono essere introdotti nel mercato. I farmaci tradizionali possiedono un principio attivo che ha l’ azio-ne di curare il sintomo sovver-tendo il “disordine” causato dal-la malattia. Alcuni di essi infatti utilizzano molecole che annien-tano i batteri o le cellule malate dell’organismo. I farmaci tradi-zionali, se usati in modo scorret-to, possono essere molto danno-

si per la nostra salute poiché favo-riscono la comparsa degli irrever-sibili effetti collaterali indicati nei foglietti illustrativi.

LA VISITA TIPO: MEDI-CINA TRADIZIONALE All’inizio di una qualsiasi visita medica, il dottore indaga sull’anamnesi del paziente. Al pa-ziente viene chiesto se, recente-mente, abbia sofferto di qualche malattia o se all’interno della sua famiglia ci siano malattie ricorren-ti. Successivamente il paziente descrive i sintomi che gli causa-no malessere e il medico proce-de con una visita specializzata per ritrovare indizi che permet-tano di riconoscere il disturbo del paziente. Se la visita non è sufficiente per fornire una dia-gnosi completa, il dottore racco-manda esami clinici, il cui refer-to viene poi analizzato dal medi-co stesso. La visita si svolge, quindi, con finalità precise: una p a r t i c o l a r e a t t e n z i o n e all’eliminazione del sintomo e alla cura del ma-lessere del pa-ziente nel modo meno invasivo e più breve possibi-le. E’ frequente la prescrizione di un farmaco adegua-to.

STUDI SCIENTIFICI Dai tempi della nascita della scienza moderna sono stati eseguiti studi scien-tifici sui diversi principi attivi dei far-maci e sul loro potere terapeutico nei confronti di diverse patologie. Negli ultimi anni sono stati fatti importanti passi avanti nella ricerca di cure e rime-di di malattie considerate quasi incura-bili come i tumori. Un farmaco per esse-re commercializzato deve avere una dimostrata proprietà terapeutica.

Sia la medicina tradizionale che quella omeopatica presentano punti di forza e debolezza. Non vanno in alcun modo contrapposte, perché entrambe, anche se in maniera differente, mirano a mi-gliorare la salute del paziente. Nella loro collaborazione risiede, quindi, il futuro della medicina, che ha come obiettivo principale il be-nessere del paziente. Ad una guari-gione veloce e definitiva, unita all’assenza di effetti collaterali, ci si può avvicinare moltissimo con la “medicina integrata”.

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MEDICINA O OMEOPATIA?

Cos'è l'omeopatia? L'omeopatia (dal greco ὅμοιος, simile, e πάθος, sofferenza) è una controversa prati-ca della medicina alternativa basata sui principi formulati dal medico tedesco Sa-muel Hahnemann verso la fine del XVIII secolo. Hahnemann decise di spiegare uno dei principi della sua nuova medicina con il celebre aforisma latino “similia similibus curantur” («i simili si curano coi simili»).

LA VISITA TIPO OMEOPATICA

La visita omeopatica può essere lunga, per-ché viene dedicato molto tempo alla raccol-ta delle informazioni per conoscere a fondo il paziente. Per individuare un rimedio a lui adatto il medico deve considerare aspetti sia fisici che emotivi del malato. Tra medico e paziente si forma, quindi, un legame mol-to forte. La visita si divide in tre parti: Osservazione: durante questa fase l’omeopata osserva il comportamento della persona che, a volte, inconsapevolmente “svela” ciò che a parole resterebbe nasco-s t o . Q u e s t i s e g n i , a s s o c ia t i all’imprescindibile dialogo con il medico, sono importanti perché indirizzano verso una comprensione olistica del soggetto che oltrepassa l'immagine che ognuno tende a dare di sè. Le domande: consente di studiare i sintomi

di cui il paziente parla e di analizzare anche organi, zone fisiche e mentali apparentemente indenni. Il medico omeopata farà, dunque, molte do-mande, dando spesso l’impressione di soffermarsi su aspetti secondari. L'esame clinico prescrizione dei pro-dotti: al termine della visita vengono analizzati fattori come il carattere generale della pelle, la costituzione, eventuale sovrappeso, lo sviluppo sulla pelle di nei, segni specifici delle palpebre, della labbra, dei rossori cutanei.... infine in base a tutte le in-formazioni raccolte viene prescritto il prodotto che mira a riequilibrare il corpo e la mente andando alla radice del disagio. Il farmaco omeopatico viene quindi prescritto “ad hoc” in base a moltissimi fattori: non è detto che a due persone che hanno uno stesso sintomo venga prescritto lo stesso farmaco omeopatico.

COME FUNZIONA?

I farmaci omeopatici sono di origine vegetale e sono ottenu-ti diluendo la sostanza in ac-qua per un numero molto ele-vato di volte con il processo di diluizione e succussione. Dopo 12 CH ( 1 goccia di sostanza diluita in 1200 gocce di acqua) scientificamente il principio attivo non dovrebbe essere più presente nella soluzione. Le indagini analitiche possono verificare, ma alcuni recenti studi affermano che l’acqua all’interno del farmaco posseg-ga una maggiore termolumine-scenza e conducibilità elettri-ca. Per gli omeopati, proprio grazie a queste proprietà , il farmaco può curare il paziente. Il farmaco omeopatico non cura, a differenza dei medici-nali tradizionali, il sintomo, ma la malattia e per questo i tempi di guarigione sono relativa-mente più lunghi e variano molto da persona a persona. Il paziente viene curato con una diluizione a base di una sostanza che in dosi massicce provoca gli stessi effetti della malattia (similia similibus curentur). Un individuo malato, secondo gli omeopati, subisce un drastico calo della sua energia vita-le. Gli effetti di questa medicina alternativa agiscono anche su que-sta energia per ristabilirne il livello. Secondo gli omeopati in questa cu-ra non può influire l’effetto placebo. Si è dimostrato come non fosse possibile riscontrare una percentu-ale così alta di pazienti curati attra-verso l’ effetto placebo.

STUDI SCIENTIFICI

Sono in corso studi scientifici, ma al momento nessuno conferma l’effetto terapeutico della medicina omeopatica. Tuttavia l’assenza dei effetti collaterali la rende “innocua” poiché non provoca effetti indesiderati.

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Il Carcinoma del colon-retto è in asso-luto il tumore a maggiore insorgenza nella popolazione italiana, con quasi 52.000 diagnosi stimate per il 2015. Il tumore al colon è una neoplasia ma-ligna, situata nel 39 per cento dei casi nel retto. La cancerogenesi, ovvero la formazio-ne del tumore, è dovuta a delle altera-zioni geniche all’interno delle cellule che diventano cellule neoplastiche. La chirurgia è in genere il principale trat-tamento, ma molto spesso da sola non è sufficiente. In un caso su cinque infat-ti il tumore è troppo avanzato e si ri-corre all’utilizzo di terapie specifiche. Con il tempo, la continua sperimenta-zione ha fatto sì che oggi il paziente può essere sottoposto a diversi tipi di cure. Queste variano a seconda dello stadio della malattia ed alle caratteristiche dell’organismo per evitare i diversi effetti collaterali che queste possono provocare. La chemioterapia è quella più efficace nel bloccare la diffusione del tumore in altri organi, ma causa allo stesso tem-po effetti dannosi per l’organismo, va a

colpire infatti anche le cellule prolife-ranti dei tessuti sani. E’ una terapia sistemica che utilizza sostanze chimiche che agiscono in ma-niera indiscriminata nelle cellule tu-morali, ma anche nelle cellule non pa-tologiche. La radioterapia invece utilizza radia-zioni ionizzanti, non sotto forma di farmaci, che provoca la morte cellula-re. Si tratta di una terapia localizzata; mediante un’apparecchiatura esterna vengono indirizzate le radiazioni nel “bersaglio” da colpire, ovvero il carci-noma.

I farmaci biologici sono medicinali di recente immissione sul mercato in gra-do di interagire con componenti vitali delle cellule tumorali e di impedire, nel caso del cancro del colon-retto, la cre-scita del tumore. Questo tipo di cura può essere sommi-nistrata solo quando la neoplasia pre-senta caratteristiche molecolari speci-fiche, che ne predicono la risposta. La sperimentazione quindi è stata e sarà fondamentale per lo studio di nuove terapie e di limitare il più possi-bile le loro conseguenze nocive per il resto dell’organismo.

Tumore

al colon:

giochiamo

d’anticipo Cos’è il tumore

al colon retto?

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Il giorno lunedì 14 Marzo abbiamo rea-lizzato la nostra sfida, ovvero quella di organizzare un incontro con un esperto in anatomia patologica. Il nostro obiettivo era quello di capire come potrà verificarsi in futuro una progressiva diminuzione di casi del tumore al colon retto inducendo i gio-vani ad attenersi alle norme di preven-zione per limitare la possibilità di con-trarre la malattia. Con le diverse moda-lità di prevenzione ovviamente non è possibile evitare con certezza la malat-tia ma è importante attenersi a queste per un futuro migl iore.

UNA GIUSTA ALIMENTAZIONE PUÒ LIMITARE L’INSORGENZA DEL TU-MORE AL COLON?

Il metodo più efficace per diminuire la probabilità dell’insorgenza del cancro al colon-retto è seguire una dieta sana ed equilibrata. Infatti numerosi studi scientifici suggeriscono che una dieta ricca di grassi animali e povera di fibre

può aumentare il rischio di sviluppare questo tumore. Al contrario una dieta ricca di fibre e con un basso contenuto di grassi saturi riduce il rischio. E’ im-portante, quindi, assumere abitual-mente verdure e diminuire la quantità

d i c a r n e r o s s a . L’ALCOOL PUÒ RAPPRESENTARE UN RISCHIO?

E’ sconsigliabile l’utilizzo di bevande alcoliche. Infatti, anche, piccole quanti-tà di alcool innalzano il rischio di can-cro del colon. Si stima che ogni incre-mento di due unità alcoliche nel consu-mo medio giornaliero, produca un au-mento della probabilità di sviluppare la malattia dell’8%.

L’ISTITUTO OSPEDALIERO PUBBLICO È DOTATO DI UN SERVIZIO FINALIZ-ZATO ALLA PREVENZIONE DEL TU-MORE?

La neoplasia è spesso conseguenza di un’evoluzione di lesioni benigne che

impiegano un periodo molto lungo, dai sette ai quindici anni, per trasformarsi in forme maligne. È, perciò, importante sottoporsi a degli esami di screening affinché si possa intervenire nella cura del tumore, nel caso di diagnosi positi-va, in uno stadio non avanzato, aumen-tando così le probabilità di guarigio-ne.Il test di screening utilizzato quasi nella totalità del programma è il test di sangue occulto nelle feci, eseguito ogni due anni nelle persone tra i 50 e i 69 anni. Forse la ricerca impiegherà anni, forse decenni, per giungere ad una te-rapia in grado di sconfiggere definitiva-mente il tumore, ma è importante apri-re le porte alla sperimentazione affin-ché ciò avvenga con certezza. È sicuro che, attraverso uno stile di vita che prevede una dieta sana e senza abusi, i rischi si abbassino notevolmen-te.

La miglior cura è sempre la prevenzione!

LA NOSTRA SFIDA: Prevenire il tumore al colon

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Domande & Risposte Perché si

piange

quando si

è tristi?

Si dice che la vita sia una valle di la-crime: si piange per il dolore, per buttare fuori le emozioni troppo for-

ti, per tensione, persino per gioia e commozione. La cosa interessante è che solo gli umani piangono a causa di emozioni. Numerosi neurologi so-stengono inoltre che il pianto sia pro-prio il segno di un passaggio evoluti-vo. Succede che alcune forti emozioni attivano una zona del cervello, detta “centro pontino”, dalla quale parte l’ordine di aumentare la produzione di lacrime. Il pianto è quindi innescato da una tempesta chimica che avviene nel cervello e le lacrime sono in realtà un mezzo di comunicazione, un linguag-gio impiegato quando i sentimenti sono così forti da non poter essere espressi a parole.

Le vertigini sono un disturbo molto comune ed infatti ne esistono diversi tipi. Essenzial-mente possiamo definirle come sensazioni illusorie di una rota-zione dell’ambiente attorno alla propria persona (vertigini oggettive) oppure di rotazione di sé stessi rispetto all’ambiente (vertigini soggetti-ve). Le vertigini non sono una pato-logia, bensì un sintomo causato da un disturbo del senso dell’orientamento legato ad un’alterazione delle funzioni dell’apparato dell’equilibrio. Il soggetto che accusa la com-parsa di vertigini riferisce di sensazioni alquanto spiacevoli come, il giramento di testa, la sensazione della mancanza di un appoggio oppure quella di perdita dell’equilibrio; tutte sensazioni che possono scate-nare ansia, nausea, vomi-to,diarrea, sudorazione fredda e tachicardia.

Cosa sono le

vertigini?

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Perché il ribes nigrum è considerato il

sostituto di tanti medicinali?

Il ribes nigrum ha innumerevoli virtù. La più nota sicuramente è quella di essere un potente antistaminico naturale. Alcuni principi attivi presenti in questa pianta riescono infatti a contrastare l’azione dell’istamina, sostanza responsabile delle tanto fastidiose reazioni allergiche. Ricco di antocianosidi, vitamina C e altre sostanze utili al nostro organismo, il Ribes nero è in grado di rafforzare il sistema immunitario, alleviare i disturbi respiratori e produrre effetti benefici per la circolazione e la fragi-lità dei capillari. Con estratti di Ribes ni-grum è possibile alleviare tanti piccoli pro-blemi , ma anche veri e propri fastidi legati ad un cattivo funzionamento dell’apparato circolatorio. Date le sue potenzialità antin-fiammatorie, decongestionanti e astringen-ti si può utilizzare anche in caso di raffred-dore o mal di gola.

Perché lo sbadiglio è

contagioso? Sbadigliare è un atto assoluta-mente naturale, scatenato dai fattori e situazioni come fame, freddo, sonno e tutti gli animali, persino i pesci, lo fanno. Alcuni studi sostengono che serve per raffreddare la temperatura del cervello, portare più ossigeno all’organismo o svegliare i mu-scoli che si stanno addormen-tando. Ma quali sono i motivi per cui lo sbadiglio è contagioso, prero-gativa questa dei soli esseri umani e di alcune specie di scimpanzé? Un re-cente studio condot-to da Ivan Norscia ed Elisabetta Palagi (Università di Pisa) ha fornito la prima evidenza comporta-mentale che il conta-gio dello sbadiglio è associato al legame empatico tra le per-sone. Lo studio ha dimostrato che il contagio segue lo

stesso gradiente dell'empatia: è massimo nei parenti stretti , decresce negli amici, poi nei conoscenti. Probabilmente pe-rò lo sbadiglio è “contagioso” soprattutto la sera, sia perché siamo stanchi, sia perché tutti, in una determinata stanza, ri-schiano di essere a corto di os-sigeno più o meno nello stesso momento.

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D & R

Che cos’è la

lallazione? Intorno al 4°- 5° mese di vita il bambino comincia ad emettere le prime sillabe e a ripeterle in serie. Si tratta dei suoni tipici dei neonati che non sanno ancora parlare e che compaiono in quella fase dello sviluppo del linguaggio infantile che gli specialisti chiamano “lallazione” l'inizio dell'attività comunicativa attra-verso i suoni infatti può variare molto da bambino a bambino, perciò non bi-sogna preoccuparsi se inizia con ritardo o si prolunga per qualche mese più del dovuto. La lallazione è un’attività molto impor-tante ai fini dell’interazione comunica-tiva tra il bambino e i suoi genitori per-ché, sebbene i suoni emessi non abbia-no un significato linguistico, attraverso di essi, il bambino impara a comunicare vari stati d’animo: gioia, dolore, rabbia. Può anche essere motivo di gioco voca-

le quando, ad esempio, gli adulti imita-

no i suoni emessi dal bambino e cerca-

no di sollecitarlo a produrne di nuovi.

Perché nelle foto vengono

gli occhi rossi?

Questo fenomeno è dovuto all’incapacità dell’iride (la parte colorata dell’occhio) di chiudere la pupilla a causa della troppa velocità del flash. Il lampo, infatti, va a colpi-re la retina, altamente irrorata di vasi sanguigni, reagisce alla luce intensa. In alcuni casi l’occhio, se parti-colarmente sensibile, si chiu-de da solo e invia al cervello un

impulso nervoso che per alcuni secondi, o minuti, continua a far vedere il bagliore di luce percepito precedentemente. Questo effetto è solitamente più pronunciato nelle persone con gli occhi più chiari (azzurri, grigi e verdi chiari), in quanto essi assor-bono ed espandono maggiormente la luce.

Perché quan-

do fa freddo i

muscoli si

contraggono?

Quando all’esterno la tempera-tura si abbassa, il corpo mette in atto una serie di azioni per con-servare il calore ed eventual-mente anche per produrlo. Uno dei motivi per produrre calore è contrarre i muscoli: contrazioni rapide e ripetute (come avviene involontariamente con i brividi) contribuiscono a mantenere co-stante la temperatura. Ecco per-ché spesso i crampi sono deter-minati proprio da un abbassa-mento della temperatura corpo-rea.

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Anche i muscoli del viso, in parti-colare i masticatori, contraendosi e rilasciandosi rapidamente e rit-micamente fanno “battere i denti”, producendo calore.

Perché il lampo

precede sempre

il tuono? Il lampo e il tuono sono due fe-nomeni differenti che accompa-gnano la scarica di un fulmine durate un temporale. Il lampo è la luce intensa pro-dotta dalle scariche elettriche nell’atmosfera. Il tuono è il fenomeno acustico provocato dall’improvvisa e-spansione dell’aria intorno alla

scarica, quando essa viene ri-scaldata dal fulmine, in brevissi-mo tempo, a temperature di molte migliaia di gradi. I due fenomeni si verificano si-multaneamente, ma il tuono vie-ne percepito dopo il lampo poi-ché la luce si propaga ad una velocità superiore rispetto a quella del suono.

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Com’è fatto e come funziona:

COME FUNZIONA IL SOGNO

Il sonno è costituito da 5-6 cicli che si ripetono durante la notte. Ciascuno di essi dura 70-80 minuti ed è caratteriz-zato dal progressivo approfondimento del sonno da legge-ro a profondo, fase NREM (cioè non REM) e da una suc-cessiva fase di sonno con paralisi dei movimenti degli arti, possibile erezione nel maschio e movimenti oculari rapidi, la fase REM (cioè con “rapid eye movements”) nella quale si verifica il sogno.

I SOGNI RICORRENTI

Possono essere il modo in cui la nostra mente sta cercando di dirci qualco-sa.Loewenberg suggerisce di guardare i messaggi nascosti nei sogni ricorrenti, per poterci liberare da essi.

SOGNO O

SON DESTO?

SOGNARE PUÒ AIU-TARE AD IMPARARE

Quando il cervello sogna aiuta ad impara-

re e risolvere i problemi (fonte Harvard

Medical School) I sogni, infatti, sono il

modo in cui il cervello comprende, elabo-

ra e integra nuove informazioni.

LA PARALISI DEL SONNO Essere svegli, ma non riuscire a muoversi ed avere allucinazioni è un disturbo legato alla fase REM chiamato “ paralisi del sonno “ o “ipnogogico”. Può essere sintomo di narcolessia (malattia neurologica caratterizzata da eccessiva sonnolenza diurna) ma anche eventi stressanti, ansia e scarsa qualità del sonno sono tutti fattori che possono incidere negati-vamente.

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Il sogno: la

psicanalisi L’analisi psicologica del sogno prevede, innanzitutto, dei presupposti che con-sistono nella conoscenza della propria mente e del funzionamento della psica-nalisi, una disciplina fondata da Sig-mund Freud che si preoccupa di curare i disturbi del paziente risalendo al principio del problema da risolvere. Questa sostiene l’esistenza all’interno dell’individuo di un pensiero conscio ed inconscio. Essi controllano, rispettivamente, uno la vita quotidiana, reale e l’altro tutti quei pensieri che dimorano nella no-stra psiche, ma che sono stati messi da parte. Ma per comprendere meglio la nostra attività onirica occorre analizza-re le sue funzioni primarie, ossia racco-gliere gli stimoli corporei per protegge-re il sonno e quindi indirizzare il sogno verso la soddisfazione di quei bisogni del fisico esplicati durante la notte. II sogno, inoltre, indica una possibile ri-soluzione a degli importanti dubbi o problemi. Proprio riguardo questo a-spetto si ricollega la cosiddetta inter-pretazione dei sogni di cui parlava Freud. La psicanalisi si occupa, infatti, anche di analizzare ciò che viene visto mentre si dorme e cercare di darne un signifi-cato oggettivo che possa fornire le di-rettive necessarie per chiarire una de-terminata situazione. Non bisogna, tuttavia, attribuire all’attività onirica un’azione profetica, poiché essa offre semplicemente delle strade da percor-rere ancora inesplorate, così da au-mentare la libertà di scelta dell’individuo. Ad ogni modo, il sognatore è l’unico in grado di comprendere che valore abbia veramente il sogno. Lo psicanalista può suggerire delle interpretazioni ricono-sciute possibili dal paziente soprattut-to se si è vicini alla soluzione del pro-blema. Non si devono, però, considera-re i suoi consigli come univoci e comu-ni a tutti: Freud, infatti, non accetta l’ipotesi di un inconscio collettivo, al contrario del suo allievo Jung. In conclusione, la spiegazione di un’attività onirica risiede nei pensieri più profondi di colui che sogna, il quale deve ricercare, all’interno della propria psiche, il significato più giusto del suo sogno.

Ma ESATTAMENTE CHE COS’É IL SOGNO?

É una condizione ciclica fisiologica che si verifica ripetutamente nel sonno di ogni notte e che, nonostante sia fisiologica, è caratte-rizzata da una serie di elementi psicopatologici: inconsapevolezza di stare dormendo (chi sta sognando pensa di essere sveglio), al-lucinazioni visive e di movimento; scenari detti onirici, cioè biz-zarri, fuori dalla logica, dal tempo, dagli spazi noti, deficit di capa-cità di ragionamento e giudizio, di volontà e memoria, intensa emozionalità. Se tali episodi si verificassero nella veglia sarebbe-ro senza alcun dubbio espressione di una condizione psicopatolo-gica. Kant ha, infatti, scritto che “il pazzo è un sognatore sveglio”.

CONTROLLARE I SOGNI

Secondo i risultati di uno studio condotto su 3000 persone, il con-trollo dei sogni può essere una realtà. Infatti il 64,9% dei parteci-panti ha riferito di essere consa-pevole di sognare durante il so-gno stesso ed il 34% ha riferito di poter talvolta controllare cosa accadeva nei propri sogni. Il so-gnare lucidamente e consapevol-mente, secondo il dottor Bulke-ley( studioso delle dinamiche del sonno), aiuta a migliorare la capa-cità di imparare dai propri sogni.

Parti del lobo temporale coin-volte nello sviluppo del sogno sia durante la fase R.E.M. sia in quella N.R.E.M.

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Il futuro della scienza è nelle nostre mani