Come Disse Il Gatto Al Sorcio - Enrico Grandesso

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Enrico Grandesso Come disse il gatto al sorcio … Godi, bello, finché dormo … Atto unico in sei scene

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Atto unico in sei scene

Transcript of Come Disse Il Gatto Al Sorcio - Enrico Grandesso

  • Enrico Grandesso

    Come disse il gatto al sorcio

    Godi, bello, finch dormo

    Atto unico in sei scene

  • Enrico Grandesso

    Come disse il gatto al sorcio (Godi, bello, finch dormo)

    Atto unico in sei scene

    PERSONAGGI:

    PAOLO BONAFIDE IL DIRETTORE

    IL PROFESSORE IL CONTE LA SIGNORA IL SAGGIO LA DOCENTE

    NUNZIA SAMANTHA IL BODYGUARD IL PORTIERE D'ALBERGO

    "Come disse il gatto al sorcio" di Enrico Grandesso distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale:http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/deed.it

    Basato su un lavoro disponibile allindirizzo http://goo.gl/1tyYLk Permessi ulteriori rispetto alle finalit della presente licenza possono essere disponibili presso http://www.enricograndesso.it/contatti.html

  • Scena I.

    Si ascolta, per circa un minuto, una versione disco remixata di Il cielo sempre pi blu di Rino Gaetano. In scena, seduto su una sedia accanto ad un scrivania, un ragazzo sui 25 anni, in camicia leggera e giacca aperta, capelli corti ed occhiali spessi.

    Cerca per un paio di volte di telefonare col cellulare a qualcuno. Alla terza volta becca la linea libera.

    PAOLO BONAFIDE: S, signorina, sono Bonafide, buongiorno. Cerco un attimo il caporedattore Lorenzi. Come dice? Ah, oggi in corta, s. Beh allora, se possibile, giusto un attimo non di pi, il Direttore. (Dopo qualche secondo si sente, in vivavoce, il Direttore. La sua voce possente, ma gli manca la erre).

    DIRETTORE: Bonafide, carissimo, come sta? BONAFIDE: Bene, Direttore, grazie. E lei? DIRETTORE: Benissimo, il combattimento sempre aspro ma siamo sempre vivi. Allora, che

    mi racconta? BONAFIDE: Ecco, avrei perfezionato l'idea per quelle interviste. DIRETTORE: Eeehh, voi giovani, avete sempre molte idee... BONAFIDE: Beh, adesso veramente lo potrei definire...un progetto. DIRETTORE: Mi dica, caro. BONAFIDE: Ecco, come le avevo accennato, pensavo a cinque grandi personalit della nostra

    cultura: una puntata a testa. DIRETTORE: Addirittura? BONAFIDE: Beh...si pu comunque...diminuire... DIRETTORE: Diciamo una pagina. Tutti insieme. BONAFIDE (un po' deluso): Certo...e avrei pensato al Maestro, poi a..., candidato due volte al

    premio Nobel, alla scrittrice..., che ancora una fondamentale testimone dei valori e delle problematiche del femminismo.

    DIRETTORE: Guardi Bonafide, la fermo subito. Lei ha molta buona volont, ma noi siamo un giornale, non una rassegna di vecchie glorie.

    BONAFIDE: Ma il Maestro... DIRETTORE: Non sia ansioso, Bonafide, mi faccia finire. I lettori vogliono volti noti, che

    vedono in TV, che possono riconoscere per strada; per cui sentano, quella volta che li incontrano in Galleria, a Cortina o ad Alassio, l'emozione di andar da loro a chiedere l'autografo...e poi ci vogliono personalit contemporanee, su! Lo vogliamo svecchiare questo paese o no?

    BONAFIDE: S, direttore...ha...ha ragione, mi scusi. DIRETTORE: E allora cosa mi propone? BONAFIDE: Beh, allora penserei a... allo storico...., allievo della migliore scuola italiana,

    Maestro degli studi sul Mezzogiorno. DIRETTORE: Lasci stare un po' i suoi maestri, sono cos noiosi...quello per va bene, si

    ricordano tutti la sua scenata in TV col sottosegretario, che poi l'ha querelato chiedendo 10 milioni di euro di risarcimento danni. Sa, arrivata un'ANSA dieci minuti fa, il sottosegretario ha vinto il processo; adesso il suo professore dovr ricorrere in appello, poveretto. Va bene, va bene, questo ci porta lettori. E poi?

    BONAFIDE: Poi, pensavo a..., stato uno degli scrittori giovani pi letti da fine anni Novanta fino al 2010...poeta, romanziere, autore per l'infanzia, sceneggiatore

    DIRETTORE: S, mi ricordo. Oggi un po' in silenzio. BONAFIDE: Appunto. Potrebbe essere anche un modo per fargli dire cosa pensa, cosa sta

    preparando.

  • DIRETTORE: Va bene. Aggiudicato. BONAFIDE: Poi un'altra scrittrice, la...., anche lei un tempo femminista, nonch grande esperta

    di Proust. DIRETTORE: S, la conosco....avevo anche bevuto un the con lei, qualche anno fa

    (risatina)...ma lasci stare il femminismo, vada pi sull'attualit, sul concreto. BONAFIDE: Certamente, s...certo. Comunque il suo ultimo libro conosciuto. DIRETTORE: Va bene. Guardi, Bonafide, per completare ed arrivare a cinque le do io due nomi:

    la.... - mi raccomando, oggi la deve chiamare Eccellenza! BONAFIDE: Non dubiti, Direttore, sono fedele alle regole e alla tradizione di signorilit del

    nostro giornale. DIRETTORE: E infine .. Sa, l'intervista del mese scorso sul suo ultimo libro, La storia

    d'Italia attraverso gli odori, stata uno vero scoop. Non solo abbiamo anticipato Fazio, ma le sue 40mila copie vendute nella settimana dell'uscita sono anche merito nostro!

    BONAFIDE (alquanto incerto): S...bene. DIRETTORE: Su, caro, forza! Direi allora che fatta. Le due domande a testa? BONAFIDE: Erano cinque in verit...ma le posso concentrare. Allora, in primis: Cosa ha

    contraddistinto la cultura italiana dal dopoguerra ad oggi? DIRETTORE: Tolga dal dopoguerra. Metta: dalla caduta del muro di Berlino. BONAFIDE (prendendo appunti): S, un attimo...e la seconda domanda: che prospettive vede

    per la cultura italiana nel prossimo futuro? DIRETTORE: Perfetto. Futuro...mi piace che lei usi questa espressione, Bonafide. Lei un

    ottimista e un giovane come lei, con le sue capacit e che oggi, nella primavera del 2012, a venticinque anni ha gi un lavoro sicuro qui con noi, ha il dovere di esserlo. (Silenzio). A proposito, come sta suo padre?

    BONAFIDE: Bene, grazie, Direttore. La saluta sempre distintamente. DIRETTORE: Aaah, il caro Renzo. Una bandiera laica, mi creda, delle nostre istituzioni. E un

    grande cultore della storia. Ci ha sempre unito, oltre all'amicizia, la grande passione per Garibaldi. Me lo saluti molto, gli dica: con affetto e riverenza da parte mia.

    BONAFIDE: Ci conti, Direttore. DIRETTORE: Concludendo, per quando avremo le interviste? BONAFIDE: Ecco...io da domani sarei in ferie. DIRETTORE: E allora? BONAFIDE: No, volevo dire: avevo pensato di impegnare la prima settimana di ferie andando

    di persona ad intervistare gli scrittori, viaggiando attraverso l'Italia d'oggi.. DIRETTORE (divertito): Nel ventunesimo secolo? BONAFIDE (entusiasta): Beh...s! Un bel viaggio in treno.... DIRETTORE: Ma perch non in velocipede, allora...ma ne proprio sicuro? BONAFIDE: S, signor Direttore. Sar un viaggio...mi faccia pensare un attimo: Milano-

    Napoli-Roma-Milano-Castrocaro...per me sar un piacere. DIRETTORE: Perch Castrocaro Terme? BONAFIDE: Perch mi hanno detto che la professoressa...al momento in vacanza l. DIRETTORE: Sappia per che noi non la rimborsiamo. Se vuole giocarsi una settimana di ferie

    una scelta sua. BONAFIDE (tenace): Lo so, Direttore. Ma mi dia la possibilit di...di giocare una carta in cui

    credo fermamente. Poi, una giornata per preparare il pezzo e prima di met giugno pronto. DIRETTORE: Certo, certo. Una bella pagina di interviste prima dell'estate. Bene! Ne avessimo

    altri di neoprofessionisti come lei. BONAFIDE: Grazie, Direttore.

  • DIRETTORE: Buona fortuna, allora. E...saluti suo padre, mi raccomando. BONAFIDE: Non mancher.

    Terminata la telefonata col Direttore, Paolo Bonafide ne fa subito un'altra. BONAFIDE: S, ciao pap. Come va oggi? Ti sono passate quelle fitte? Beh, dai, vedrai che

    andr meglio. Intanto, una buona notizia: il Direttore mi ha accordato le interviste! Ha detto di salutarti molto...s. sempre gentile. Dai, alle due passo in ospedale a trovarti.

    Io poi, parto domani, ma c' Marcello con Giulia per i prossimi sette giorni, se avrai bisogno...stai tranquillo, comunque ti telefoner ogni giorno. Su! Forza pap! Un bacione.

    Si sente il rumore di un treno.

    Scena II

    Paolo Bonafide in piedi in un soggiorno e sta terminando una email nel suo Blackberry. La rilegge a voce alta: Carissima Stefania, sono arrivato a Napoli, per intervistare il prof.....sono contento, la prima delle cinque interviste del mio tour culturale. E dopo due anni di giornalismo... solo in parte culturale, la prima grande personalit che arrivo ad incontrare... Ti scrivo il resto dopo, ciao amore, tuo Pa.

    Entra in scena la moglie del Professore, Nunzia, una signora minuta, coi capelli bianchi, gentile e ossequiosa.

    NUNZIA: Buongiorno Dottore. Che piacere grandissimo conoscerla....non vediamo l'ora di leggere la sua intervista!

    BONAFIDE: Piacere mio. (Si alza in piedi e le fa il baciamano). : NUNZIA (molto emozionata): Lei un vero galantuomo, d'altri tempi... un onore averla a casa

    nostra. Abbia solo un attimo di pazienza, ho appena fatto l'iniezione a mio marito, si sta vestendo. Lei di Milano, vero?

    BONAFIDE: S. NUNZIA (con curiosit): La grande Milano...che si dice al Nord? BONAFIDE: C' crisi, anche da noi. (Nunzia lo guarda stupita). La voglia di fare tante cose c'

    sempre, la gente si d da fare ma i tempi...non sono dei migliori. NUNZIA: Cosa vuole, dottore, nonostante l'apparenza viviamo anni difficili. Almeno al Nord

    state bene...qui a Napoli ci mancano tante cose...ma una cosa non manca mai quella proprio la teniamo sempre: i problemi! (Pausa). Aspetti che chiamo mio marito. Francesco! Arriva arriva, vedr. Lei laureato in cosa?

    BONAFIDE: In lingue e letterature straniere. NUNZIA: Lingue...che bellezza! (pausa). BONAFIDE: S. NUNZIA (con un gran sorriso): Sa, anch'io, quand'ero giovane, mi ero laureata in lingue. Ho

    pure insegnato due anni, poi mi sono sposata, c'era la famiglia, una casa da mandare avanti. Poi sa, un marito che uno studioso di fama internazionale, non faccio per dire, ma richiede energia...poi, che vuole, coi primi due figli tutto andato bene; nostra figlia oggi ricercatrice alla facolt di Matematica e l ha conosciuto nostro genero, si sono sposati e ci hanno dato due nipoti. Il figlio grande, quello guardava tutti i film di guerra da piccino, teneva il poster di Rambo in camera e mo' capitano dei carabinieri. Me l'hanno mandato lontano, Ges, a Gorizia! ma quando pu torna a casa. L'ultimo invece...

  • BONAFIDE: Non si laureato? NUNZIA: No, no...anzi, tale e quale a mio marito: studia, pignolo, ci muore sui libri; se non

    sapeva tutto il programma maie si sarebbe appresentato a fa' l'esame. La sua fidanzata l'aveva soprannominato il libro stampato! Si laureato in storia due anni fa. Con 110 e lode... che mo' sono tempi brutti, acque cattive... mio marito poi in questo periodo non ha avuto la vita facile...E cos Benedetto...

    BONAFIDE: Benedetto? NUNZIA: Benedetto il nome di mio figlio. BONAFIDE: Come Benedetto Croce. NUNZIA: Gi. Ma noi l'abbiamo chiamato cos perch quand' nato pesava 1,9 kg. E s' salvato

    per grazia e' Dio. Chill' stato sempre nu bravo ragazzo, na' creatura diciamo noi a Napoli; e adesso sono due anni che sta disoccupato. Oggi andato al compleanno di un amico suo, senn se ne sta sempre qua a girare per casa, tutt'o sant' iorno (sta per piangere, poi si riprende lentamente). Ci dica lei, dottore, che possiamo fa' con questo figlio?...Uh, Maronna d'o Carmine! Sono giorni che rifletto tra me e me: Tengo cinquant'anni e mi sento vecchia...

    Bonafide imbarazzato non risponde. Dopo qualche secondo entra in scena un signore curvo, con gli occhiali spessi, che cammina appoggiandosi ad un bastone. Dimostra circa settant'anni, bench ne abbia diversi di meno. E' cordiale, lento nei modi e parla con un forte accento napoletano. Mentre Nunzia si allontana, il Professore si siede e poi saluta l'ospite:

    PROFESSORE: Venga, venga avanti, prego...(gli porge la mano). BONAFIDE: Piacere, Bonafide. PROF: Il piacere mio...mi scusi se non mi alzo, ma sa, la salute fa i capricci... BONAFIDE: Si figuri. PROF: Si segga, la prego. BONAFIDE: Grazie. Si siede. PROF.: Che vuole...ci mancava solo la condanna di primo grado...ma parliamo di lei, mi dica:

    lei, che ruolo ha? BONAFIDE: Sono redattore professionista. PROF: Ah...! Cos giovane? BONAFIDE: S. A ventitr anni mi sono laureato in Lingue col massimo dei voti, con una tesi di

    laurea sulla mitologia in Goethe e in Foscolo, poi sono stato assunto in prova... PROF. E oggi lavora a Milano, nel sancta sanctorum del giornalismo italiano! BONAFIDE (guardando basso): Beh...ho superato l'esame da professionista tre mesi fa, anche l

    col massimo dei voti. PROF: Congratulazioni. Bene, bene. Si vede, guardandola: lei 'nu bravo guaglione, serio,

    studioso. (Rivolgendosi alle sue spalle). Nunzia, prepara un caff al nostro ospite! (pausa). Ha trovato facilmente per arrivare qui a Mergellina?

    BONAFIDE: S...sono arrivato in taxi. PROF: E mi poteva telefonare...la venivo a prendere io. BONAFIDE: La ringrazio. PROF: Aaahh, fossero tutti come lei i ragazzi d'oggi: cos educati, perbene, protesi alla

    cultura...io, che vuole, vedo sempre meno attenzione nei miei studenti in facolt...tengono cos tante cose a fa'! Distrazioni: internet, la musica, la playstation...alcuni so' pi vecchi e lei e si devono ancora laureare...

    Nunzia entra e posa il vassoio col caff e la zuccheriera sul tavolo del soggiorno. NUNZIA: Intanto, dottore, si gusti nu' bello caff....quanto zucchero? BONAFIDE: Due grazie. Nunzia mette tre cucchiaini di zucchero nel caff.

  • NUNZIA: Mo' vi lascio, perch dovete lavorare. Dottore, per noi sar sempre un piacere! Venga a trovarci quando vuole!

    BONAFIDE: Grazie, signora. Grazie. (Rivolto al Professore): Lei non lo prende? PROF.: No, no, ho gi preso, grazie. E poi, dopo quello che mi successo, avrei bisogno di una

    overdose di camomilla....lei ha saputo, vero? BONAFIDE (imbarazzato): S...(Mescola lo zucchero e inizia a bere il suo caff). PROF.: Guardi, io le giuro che se le cose stanno cos, finir come Cincinnato, in campagna ad

    Afragola, da dove vengo, a coltivare i campi dei miei nonni...perch se l'Italia questa, meglio andare a zappare....adoperare la vanga e non dover adoperare la lingua....mi dica lei: io, allievo del Grande Maestro a sua volta allievo di Benedetto Croce; io, lo storico che ha detto la parola definitiva prima sull'antifascismo napoletano, poi sul sindacalismo meridionale da Di Vittorio ad oggi; io, professore ordinario in una delle cattedre pi prestigiose della nazione, venire insultato in televisione da un politicante figli'e'n'trocchia e sentirmi dire: terrone!

    E che gli dovevo rispondere? Quello che gli ho detto: lei un semianalfabeta, che non ha ancora imparato l'educazione! E gentilmente mi sono fermato qui....mi avevano avvisato, fai attenzione alla televisione, il Moloch dei nostri giorni. Ma io ho pensato: e che pu essere, vado l a presentare un libro, il conduttore un giornalista di grande esperienza, se mi ha invitato conosce il rilievo dei miei studi. Mai, mai avrei immaginato...quando mi arrivata a casa la querela ho pensato a uno scherzo. Dieci milioni di euro per offesa alle istituzioni attraverso un loro notissimo elemento rappresentativo che poi lo era nel governo precedente, 'mo stiamo al 2012...(breve pausa).

    BONAFIDE: Ma gli italiani onesti sono tutti con lei. PROF: Eeehh, gli italiani onesti...si sono nascosti bene. E tra loro pure tanti meridionali,

    comm'a'mme. Bonafide lo guarda stupito. PROF.: Sapesse poi i sorrisini ironici all'Universit, i silenzi...solo qualcuno mi ha dimostrato

    solidariet, ma a parole. Perfino il mio avvocato pensa che ho sbagliato, che ho fatto come Zidane con Materazzi. Nu sfizio nun tiene prezzo, mi ha detto, ma davanti a milioni di telespettatori te ne dovevi stare zitto. E che , dovevo finire cornuto e mazziato?!?

    Pensi che sono pure andato a parlare con il capocomitiva...a Roma, un'ora e un quarto mi ha fatto attendere prima di ricevermi. Ma che stronzata hai fatto? mi ha detto. Proprio mo' che dobbiamo preparare le prossime elezioni, tu offendi un avversario? Ma lo sai quanti problemi ci hai creato? Io non mi faccio insultare da nessuno, gli ho risposto. Se sei cos intelligente dovresti essere meno permaloso e non comportarti come 'na creatura, mi ha detto. Ah s?! gli ho ribattuto. Per quando mi avete voluto come senatore perch vi portavo i voti degli studenti, e mi telefonavate sempre che dovevo stare in Senato perch ci stavano tre voti soli di maggioranza e anche il mio era fondamentale, allora s che vi andavo bene...e adesso che sono ritornato alla docenza, bench io sia uno degli storici pi affermati e stimati d'Italia e d'Europa, mi lasciate alla mia sorte! A 59 anni, con una vita di sacrifici, di studi e di riconoscimenti accademici alle mie spalle, io questo non lo accetto!

    E sa cosa ha avuto l'impudenza di rispondermi, Sua Maest - che poi manco laureato? E' proprio perch hai quell'et che non dovresti pi comportarti da Masaniello. Ho pensato: stai a vedere che qua lo scemo songh'io! Allora gliel'ho rispedita al mittente, bella come il tramonto a Capri: meglio un esperto di Masaniello che dei fratelli Vanzina. 'Isso...s' messo a url, m'ha cacciato via, per poco nun m'abbuffav'e pacchere....Che vergogna... (fa un sospiro profondo). Eeehh, se non fosse per l'ultimo figlio mio che devo sistemare, me ne tornerei davvero nei campi...ma oggi purtroppo c' la crisi, stiamo tutti 'nguaiati...a proposito (gli si avvicina col viso e abbassa il tono della voce): lei, che lavora in un giornale cos prestigioso, sa se per caso assumono? Mio figlio un laureato bravo eh, per carit...110 e lode, storico pure lui, ma nel settore

  • economico... BONAFIDE: A dire il vero, io... PROF: Ho capito, ho capito. (Sorride un po' dimesso). Non si preoccupi. Nunzia torna in scena e porta via la tazzina e la zuccheriera. BONAFIDE: Allora, professore, partirei con le domande. Mentre lei parla la registro col

    cellulare. PROF: Quante domande sono? BONAFIDE: Due. PROFESSORE (ridendo): E lei venuto da Milano fino a Napoli solo per farmi due domande? BONAFIDE: Beh...no...s...ho diversi impegni qui...e cos ho approfittato per conoscerla di

    persona. PROF: Grazie, caro, grazie. Mi dica pure, anche perch tra un po' arriva mia figlia e la dovr

    congedare. BONAFIDE (armeggia col cellulare, poi): Dunque, la prima domanda : cosa contraddistingue

    la cultura italiana...

    Copre le voci, che si alternano per una trentina di secondi, l'inizio de Il grande Baboomba di Zucchero.

    Professore, la ringrazio moltissimo. L'avviser per email il giorno in cui esce l'intervista. PROF: Grazie, mio caro come si chiama? BONAFIDE: Paolo Bonafide. PROF: Carissimo Bonafide, grazie mille a lei, di cuore. (I due si salutano e il Professore si alza

    in piedi, gli va incontro camminando col bastone e gli d una pacca amichevole sulla spalla). Tanti cari auguri, anche a nome di mia moglie....serve che l'accompagniamo?

    BONAFIDE: No, no, grazie...arrivederci. PROF: Addio. Bonafide esce.

    Scena III

    Si sente ancora il rumore del treno. Poi le prime note di Festa di Alex Britti. Bonafide appena entrato in un ampio soggiorno, con un divano, un tavolino, un mobile a muro con dei cassetti e sopra uno specchio, fogli vari sparsi qua e l, tre coppe e alcune foto incorniciate sulla parete. Appena pi in alto, attaccato col nastro adesivo un grande poster di Che Guevara, con la scritta in pennarello rosso: REVOLUCION. Poco dopo esce un uomo, con la barba incolta, la camicia slacciata, l'aria trasandata e stanca, come se si fosse svegliato da poco.

    IL CONTE: E' lei il giornalista? BONAFIDE: S, mi presento. Paolo Bonafide (gli d la mano), piacere. IL CONTE: Piacere mio. Ma, te pensavo un vecchiaccio con la barba, co' tre denti de meno,

    invece ciai meno anni de' me...sedete, dai. Damose der tu. BONAFIDE: Grazie. Come...come ti dicevo... IL CONTE: Aspetta, finch stai ancora in piedi, guarda qua: 'sta coppa (la prende in mano) l'ho

    vinta a diciott'anni, cor mio primo racconto, c'ha fatto innamor la pi bella der Liceo... stato allora che i compagni di classe m'hanno soprannominato Er Conte. Questa der premio di poesia, che c'avevo ventidu'anni; e questa l'ho presa a Padova. Me so' dovuto fa' cinque ore de treno, e lo stesso pe' torn, ma se magnava bene...ho magnato i bigoli. Pensa che c'hanno creduto che ero conte davero e ce l'hanno pure scritto nella dedica, guarda qua...Poi questa la foto, che c'avevo tre anni,

  • co' mi padre e Enrico Berlinguer, e questa due anni dopo co' mi zio e Papa Woityla. Ero grazioso, vero? Corevo che facevo gir la testa a tutti...manco Mennea!...sedete, nun fa comprimenti. Che te offro?

    BONAFIDE: Un...crodino. IL CONTE: Eh... che nun c'ho pronto er gorilla....ah ah ah! (ride di gusto e gli d una pacca

    sulla spalla). Che fico che sei! Dai, cio'o facemo un whisky? Un invecchiato cinqu'anni? BONAFIDE: Beh...grazie...appena un dito. IL CONTE: Ok boss! For you and for me... Apre il mobile bar, prende una bottiglia di whisky e versa mezza dose per Bonafide e una dose

    doppia per lui. Allora, dimmi: de che te devo parl? BONAFIDE: Premetto che quest'intervista si inserisce su una pi generale, sullo stato attuale

    della cultura italiana. Prima di lei c' il prof..., poi tre esperti, di diritto, di filosofia e letterature straniere.

    IL CONTE: Beh, c'ho 'na responsabilit. Te ringrazio d'aver scelto me (lo invita al brindisi e si scola mezzo bicchiere subito), sai, un po' de tempo che nun me chiama pi nessuno. Ogni tanto me penso vecchio, solo, incazzato...a trentatre anni co 'sta solitudine intorno me gira un po' er cazzo, capirai.

    BONAFIDE: Io ho letto molte tue opere, soprattutto a scuola e...in una Italia culturalmente invecchiata come oggi, ho pensato fosse interessante inserire nel mio articolo nel mio collage culturale, diciamo cos un autore giovane.

    IL CONTE: Nel tuo cocktail... bono er whisky? BONAFIDE: S, s. (pausa). Lo gusto con calma. IL CONTE: Bravo. E intanto sei venuto a Roma. BONAFIDE: S, non ho molte opportunit di farlo perch, come immaginerai, il lavoro mi tiene

    sempre a Milano. Ma vengo sempre qui volentieri. IL CONTE: Roma...la pi bella citt der monno...ma er gesto che ce piace de pi a noi romani

    ancora, dumila anni dopo, quello dell'imperatore ar circo: pollice alto o pollice verso. E se te capita il pollice verso, nun te ripiji pi. Guarda me: ho iniziato a scrivere al Liceo, prima della maturit avevo gi pubblicato un romanzo, erano vivi mi' padre e mi' zio allora. Poi ho scritto de tutto: poesie, fiabe, testi per un cantautore gran fijo de mignotta, lassamo perde ho scritto de tutto, quando volevo avevo anche delle recensioni, e scrivevo pure articoli su riviste, giornali, qua e l, sui giovani d'oggi. Me pagavano pure bene.

    Poi du' cose mie so annate in televisione, e allora so' cominciate le invidie...me ricordo che uno der giornale dove scrivevo m'ha chiesto se volevo ann pure a cucin gli gnocchi in TV, 'sto stronzo! Me stai a cojon? A' morto de fame! Te manco le formiche arrosto te magni, e j'ho scritto 'na poesia. Senti qua, la so a memoria: Brutto verme, ma che ridi? / Ma che fai, pure me sfidi? / Io so scrivere tu no, / E per questo rodi mo! / Ma coi sordi che guadagni, / Poveretto, manco magni, / E allora senti qua, / Statte zitto e va a cac! Je l'ho spedita ar giornale. venuto fori un casino, insomma il giorno dopo ha telefonato mi' padre. In ventiquattro ore m' arivata 'na lettera per espresso de scuse da parte der verme, che l'hanno spostato in quattro e quattrotto a fa' la cronaca a Ostia e j' annata bbene, credeme. (Silenzio. Il Conte finisce il suo whisky).

    BONAFIDE: E poi...? IL CONTE: Poi, sai, ho voluto vedere come mettevano questa cosa mia in televisione e non mi

    piaceva un'attrice dello sceneggiato...(fa un gesto indicativo con le mani), 'na gnappetta. Porella, nun era scema, ma...niente, non quajava. L stata pi dura perch, dietro, questa c'aveva er manico. Allora dopo mi' padre intervenuto mi' zio, che s' incazzato: e l'hanno cacciata.

    Entra una ragazza molto giovane, formosa, discinta, che va dal Conte strusciandosi su di lui e

  • gli dice: SAMANTHA: Ascoltami, quando mi aiuti con la filosofia? Domani la prof mi interroga... IL CONTE: Aspetta 'na mezzora, cio' 'n'intervista. Saluta il signore, su. SAMANTHA: Salve! BONAFIDE: Buongiorno. SAMANTHA: Ok...intanto sto in cucina a lav i piatti. IL CONTE: Ecco, brava. Samantha esce. BONAFIDE: Sua figlia? IL CONTE: No, la mia compagna. Ma non mi chiama papi! Ah ah ah (risata fragorosa). Sta

    facendo la maturit. Mi fija c'ha tredici anni, vive con la madre. (Silenzio). Te dicevo, me so' dato da fa' perch 'sta cosa televisiva venisse fori decente: e che cazzo, il testo era mio! E l ho visto che me guardavano storto, il regista me sembrava tanto un fregnacciaro, tra me e me lo chiamavo: Er popcorn sulla monnezza. Ma l, m'hanno rispettato.

    Poi, nel 2009 morto mi' padre, e tre mesi dopo morto mi' zio. E allora iniziata la catastrofe. Che vi, io ero ingenuo, ero ancora un po' er pupo de famijia. E nun capivo che tutt'attorno giocaveno come er gatto cor sorcio, che me stava a d: Godi, bello, finch dormo.

    BONAFIDE: Trilussa? IL CONTE: No, no, pure questi so' versi mia. (Pausa). Allora, te dico: morto mi' padre, co mi'

    zio in coma, stavano a gir n'altro sceneggiato dar mio ultimo romanzo. Solo che avevano tagliato troppo, il protagonista era un cane, il mio eroe delle borgate, il mio Che Guevara de Roma l'ha fatto uno che aveva girato la pubblicit del dentifricio du' ore prima, allora me so' incazzato e ho detto: No! Grazie ar cazzo! La rivoluzione non 'na trombata in macchina! E 'sto stronzo, 'sto fighetto dai denti bianchi, me risponne: E allora vattelo a pij ner culo sul camion, conte de merda!

    J'ho sputato in faccia! Ma poi in quel posto l'ho preso io. In due giorni il giornale m'ha vortato le spalle, il regista e gli attori se so'mposti e non ho pi potuto ved le prove, ann per avvocati stato mejo de no e da allora in poi ho trovato tutte le porte chiuse e non ho pi fatto un cazzo...scusa sa, se parlo come un borgataro. Ma la ferita brucia ancora, eccome! Un talento come er mio...nessuno oggi me pubblica pi; e io il piccolo editore nun lo vojo, io c'ho un nome. E poi, Che Guevara nun lo abbandono. Mai. (Pausa). E intanto a trentatr anni sto 'qqua, che faccio paura ai dinosauri....vi 'na sigaretta?

    BONAFIDE: No grazie (imbarazzato). IL CONTE: Ma il whisky finito. Samantha, ci porti una bottiglia nuova di whisky? SAMANTHA (dalla cucina, all'interno): 'Sti cazzi! IL CONTE: Scusa, sa, ma qua ce sta quarcuno che sbrocca... Si alza e va in cucina. Si sente crescere fino ad alto volume un alterco tra i due, con un

    crescendo di insulti come burina, vaffanculo, sbevazzone, analfabeta, finch si sente, perentorio, il suono di uno schiaffo.

    Dopo alcuni secondi il Conte ritorna, senza whisky. Si siede, lentamente. Bonafide si prepara per l'intervista; suona per il telefono, dall'altra parte della stanza.

    IL CONTE: Scusa, sa. Dev'esse' mi' sorella. Abbi pazienza, du' minuti. Va al telefono.

    Torna in scena Samantha, ondeggiando, e va a sedersi dove era seduto prima il Conte. Fissa per qualche secondo Bonafide, poi:

    SAMANTHA: Allora te sei giornalista. BONAFIDE: S, da un paio d'anni. SAMANTHA: Cos giovane...quanti anni c'hai? BONAFIDE: Venticinque.

  • SAMANTHA: Sei fidanzato? BONAFIDE: S. La mia ragazza sta finendo un Master in Sociologia della Cultura a Parigi.

    Poi...se tutto andr bene... SAMANTHA: Auguri. BONAFIDE: Grazie...gentilissima. SAMANTHA (ondeggiando ancora e sospirando profondamente): Eh, beato te. Qua la vita...va

    ad alti e bassi. BONAFIDE: Forse questo un momento di...bassi, mi pare di capire. SAMANTHA: Mica ce voleva 'no scienziato! Ma te lo vedi er ragazzo mio, Il Conte! come gli

    piace fasse chiama' a lui, che nun fa pi un cazzo tutto er giorno. Che paranoia! Intanto si sente il Conte urlare al telefono: No! Ho detto no! Un cazzo! Un-caz-zo, capito! Un

    cazzo! SAMANTHA: Amore, nun parl cos, dai...che ce sta l'ospite. Dai... Il Conte fa un cenno con la testa e va a continuare la telefonata in cucina. BONAFIDE: E' un po' nervoso, sembra... SAMANTHA: Un po'? Tu lo devi ved quanno sta a litig e sfancula tutti l'amici sua. S, quei

    pochi che ce stanno ancora. Mo mica so' amici, questi, so' inquilini. BONAFIDE: Del palazzo? SAMANTHA: Nooo, ch'ai capito? C'ha du palazzine ar Prenestino, che erano de suo padre e de

    suo zio, e l'a fittate. Co' quelle, ce campa cent'anni. Certo che quann' qua tutto Che Guevara, Cuba, i preti operai, i volantinaggi alle borgate...to'o dico io, quello le borgate nun l'ha mai viste, manco in cartolina. Io so che sta' mmale, nun avecce 'na lira, vergorgarse d'usc de casa...

    Lui ha perso sua madre che aveva sette anni, ma qua viveva. A me morto mi' padre che c'avevo du' anni, stavamo in un buco, mi' madre ha fatto le pulizie dai signori, ha lavorato a vendemmi', al mercato, ha fatto i sarti mortali per cresce me e mi' fratello. Adesso mi' fratello c'ha un lavoro da un elettricista. Io, pe' fa' er liceo scientifico, che so' entrata er primo anno che c'avevo solo un paio de scarpe, ho dovuto fa' mille lavori: le pulizie, la baby-sitter, sai che palle! la ragazza immagine, ho fatto i bijetti ar cinema, ho fatto pure un servizio fotografico (ondeggia ancora, ma pi leggermente). Poi l'ho conosciuto, che vendevo fiori er pomeriggio nella piazza vicino casa sua...ce semo 'nnamorati (breve pausa) e da du anni vivo qua.

    Le amiche che c'avevo allora m'invidiano a morte m'hanno ricoperta cor peggio da'a monnezza: troia, orgettina, bocca larga e tutto il resto. Ma so' fatti mia. Lui...me fa tenerezza. Un po' legge, poi esce, poi sta ar computer, poi scrive, stampa e strappa tutto. Pure ne ha scritte de cose....poi, du' mesi all'anno se ne va in India...io manco in Ciociaria potevo ann prima de conoscerlo, nun c'avevo un centesimo. E la sera, quando annamo a letto, lui... me d un bacetto, se gira e se mette a dorm...e io sto a pens...(lo fissa qualche secondo). Beato te, va.

    Per, sai, d'una cosa so' orgogliosa: prima de sta co' me, fumava come un turco, adesso un pacchetto je basta pe tre giorni; whisky, non pi de due bicchieri ar giorno, vino: idem e andranno a cal pure quelli. (Pausa. Samantha apre un cassetto del mobile a muro ed estrae un bellissimo foulard). Lo vedi questo? Me l'ha regalato tre giorni fa. Te piace?

    BONAFIDE: Bello...davvero. E' signorile. SAMANTHA (guarda ancora intensamente Paolo): Te sei un grande... Ritorna il Conte. IL CONTE: Allora, tutto bene? Hai visto che personaggio abbiamo oggi Samantha, eh? SAMANTHA: S, ho visto. Oro che cola...(rivolta a Bonafide) senti, vuoi un caff? BONAFIDE: No, grazie... tra dieci minuti devo andare. IL CONTE (dandogli una botterella sulla spalla): Sei un paraculo, per...resta a cena con noi,

    daje!

  • BONAFIDE: Grazie, grazie davvero, ma ho il treno tra meno di un'ora e...devo tornare a Milano. IL CONTE: Te perdono, milanese!...er milanese deve laur...per devi torn a trovacce, eh... BONAFIDE: Certamente. Ora...farei l'intervista. IL CONTE: S, senz'altro. Samantha, ci lasci soli? SAMANTHA: Vabb! BONAFIDE (si alza e, rivolto a Samantha): Ti saluto qui perch tra poco devo andare. In bocca

    al lupo per l'interrogazione di filosofia, domani. SAMANTHA (facendo le corna): Crepi! Ah, ciao (e se ne torna in cucina). IL CONTE: Eccomi, sono pronto. BONAFIDE (risedendosi): S, due domande....Si sente nuovamente l'inizio di Festa di Alex

    Britti, per una ventina di secondi, mentre intervista il Conte. Bene, ti ringrazio. IL CONTE: Grazie a te! Quanno se pubblica l'intervista? BONAFIDE: Nei prossimi giorni...se vuoi ti avviso. IL CONTE: S, me fai un piacere...su internet ce sta il mio indirizzo mail. BONAFIDE: Bene. IL CONTE (sottovoce): E scusa....se Samantha un po' coatta, che voi fa'! L nata... BONAFIDE: Al contrario, stata molto gentile. IL CONTE: Davero? So' contento... ciao allora (si danno la mano e si abbracciano). E se passi

    per Roma, t'aspetto. Dai che te faccio ved er romanzo che sto a scrive! BONAFIDE: Certo. Grazie ancora.

    Esce, alle note di Il cielo sempre pi blu si sovrappone progressivamente il rumore del treno.

    Scena IV

    Paolo Bonafide seduto su una poltrona, nel salottino di un hotel di lusso. Ha appoggiato la sua cartella e un album per gli appunti sulla poltrona alla sua sinistra, e il cellulare sul tavolino a destra. La poltrona di fronte alla sua per la prossima personalit intervistata; poco pi in l ci sono altre due poltrone vuote. Un uomo in giacca blu e camicia azzurra, con i rayban, appare e d un'occhiata veloce. Il cellulare del giornalista vibra e Bonafide risponde alla telefonata.

    BONAFIDE: Pap, che bello sentirti! Come va? ...Non benissimo...mi dispiace, ma cos'hai? Hai appetito? Riesci ad andare di corpo? Oh, mamma mia...guarda, stasera sono impegnatissimo, sono qui all'Hilton, ho due interviste una di seguito all'altra, ora che finisco l'orario delle visite sar gi concluso. Senti, domani per vedo di spostare l'altra intervista, cos vengo a trovarti nel pomeriggio. Dai, stai su pi che puoi....come...s, s, non ti preoccupare, non dir niente al Direttore. Pap, stai tranquillo, adesso sono nell'organico di redazione, non sono pi n precario n praticante, non possono licenziarmi.....senti: con tutto il rispetto per la tua esperienza, io non posso credere che l'Italia sia come dici tu, che senza le conoscenze giuste non arrivi da nessuna parte. E tu lo sai quanto ho studiato...e anche al mio giornale lo sanno! Qui ho incontrato persone buone, lo sai...comunque, pa', non ti preoccupare, ciao. Ti bacio.

    Bonafide inizia a scrivere una mail col Blackberry alla sua fidanzata. Legge a voce alta: Ciao Stefi, come va? Qui, non so che dire, dopo le prime due interviste mi sembra di essere in un film surrealista...a dopo, ciao amore, P.

    Si sente del rumore, riappare l' uomo in giacca blu. E' la guardia del corpo della Signora. Parla con un forte accento milanese.

  • BODYGUARD: E' lei che deve intervistare Sua Eccellenza? BONAFIDE: S. BODYGUARD: Lo perquisisce. Dopo aver toccato la tasca destra: Qui cos'ha? BONAFIDE: Le chiavi di casa. BODYGUARD: Faccia vedere. Bonafide le estrae. Il Bodyguard le tocca un po', poi gliele

    restituisce. Ha oggetti contundenti o altra roba simile con s o nella cartella? BONAFIDE: No, no. BODYGUARD: E' armato? BONAFIDE: Ci mancherebbe! Se vuole, sono armato della penna. BODY GUARD: Bravo! Sua Eccellenza, pu entrare.

    Entra una signora sulla sessantina, coi capelli corti e gli occhiali, minuta, dai movimenti rigidi. Il Bodyguard esce.

    BONAFIDE (con un leggero inchino): Eccellenza, molto piacere. LA SIGNORA: Il piacere mio (e gli d la mano). Ma sediamoci. Si seggono, prima la Signora

    poi Bonafide. Cos lei scrive per...? BONAFIDE: S, da due anni ormai. LA SIGNORA: Sono contenta di sentirmelo dire. Perch lei la dimostrazione della mia teoria,

    fondata non su sogni notturni come osa dire chi mi critica - ma sulla conoscenza delle cose: che in Italia la meritocrazia premia sempre, e premia soprattutto i giovani. Le forze sane avanzano, producono, creano. Anche se in questo paese di disfattisti e di ignoranti nessuno vuole ammetterlo.

    BONAFIDE: S... (pausa di imbarazzo). LA SIGNORA: Guardi i miei figli. Mia figlia a 29 anni dirigente d'azienda e mio figlio, a 24,

    ha appena vinto un concorso in Regione. E per evitare le malelingue, ci tengo a sottolineare che non lavora nel ramo dove lavora mio cognato, neppure nel suo assessorato, ma in un settore e addirittura in un palazzo diversi. Sono due giovani di valore, che si sono fatti da soli; bravi, educati, cattolicissimi!

    BONAFIDE: Comprendo. (Pausa). LA SIGNORA: Lei in cosa laureato? BONAFIDE: In Lingue. LA SIGNORA (con fare rigido, nonostante le parole complimentose): Bravo! Lo immaginavo,

    sa. I ragazzi intelligenti oggi sanno cosa scegliere. BONAFIDE: A dire il vero, mi sono sempre impegnato... LA SIGNORA: Gi. In discoteca non ce lo vedo. (Pausa). Ma mi parli di questa intervista, su. BONAFIDE: Ecco, inserita in un contesto, pi ampio. LA SIGNORA: Pi ampio? BONAFIDE: S. Ho scelto...cinque grandi nomi italiani, della storia, della letteratura,

    dell'economia, della filosofia e della critica per comporre un quadro intellettuale, oltrech informativo, sull'Italia di ieri e quella di oggi.

    LA SIGNORA (sempre pi algida): E con chi ho l'onore di essere in compagnia? BONAFIDE: Dunque, prima di lei...Bonafide le porge un foglio, che la Signora scorre

    rapidamente. LA SIGNORA: Un ensemble trasgressivo, direi! BONAFIDE: Beh (imbarazzato), l'ho comunque concordato col mio Direttore. LA SIGNORA: Il suo caro Direttore (abbozza un sorriso di cortesia), l'ho proprio sentito per

    telefono due giorni fa. Abbiamo concordato una pagina di politica interna per la prossima settimana, mi intervister di persona, s...quindi adesso noi in quanti minuti ci sbrighiamo?

    BONAFIDE: Quattro, cinque, in teoria...s, dovremmo.

  • LA SIGNORA: E allora facciamolo!

    Subito dopo questa battuta entra nella saletta un uomo alto, abbronzato, asciutto, in tuta da ginnastica. Ha pi o meno l'et della Signora.

    IL SAGGIO: Scusate qui l'intervista? LA SIGNORA (irritata): E lei cosa c'entra? IL SAGGIO: Forse sono in anticipo. BONAFIDE: Mi scusi, che...dopo di lei devo intervistare lui. Professore, piacere, Bonafide

    (gli d la mano). In effetti in leggero anticipo. IL SAGGIO: Cosa vuole...il ritardo l'arte degli zotici. Signora, lei qui di passaggio? LA SIGNORA: No, sono intervistata: nell'articolo che include anche lei. IL SAGGIO: Oh! Non pensavo (guarda Bonafide) che il suo giornale avesse una

    Weltanschauung snob. LA SIGNORA: Voi filosofi criticate da millenni noi economisti. Con l'eccezione di Carlo

    Marx...e abbiamo visto cosa ha partorito. Si sentono le note de Il triangolo di Renato Zero. E' la suoneria del cellulare del saggio, che lo

    estrae dalla tuta, si infila gli occhiali e risponde alla telefonata. IL SAGGIO: S, ciao Renato, carissimo, come va? No, sono a Milano, all'Hotel Hilton, per

    un'intervista. (Ridendo). C' qui anche una tua collega... LA SIGNORA (irritatissima): Ma che collega? Ma come si permette? IL SAGGIO: Lei dice di no...scusa un secondo (rivolto a Bonafide): mi assento un attimo.

    Quando ha bisogno di me, mi faccia chiamare. BONAFIDE: Certo, grazie. Il Saggio esce.

    LA SIGNORA (si ravviva i capelli e fa un colpo di tosse): Che cafone! Ringrazi che non ho mani alla Cultura, altrimenti lo sistemavo a dovere! Nemmeno l'ultimo dei buzzurri ha una tale supponenza! (Pausa). Allora, mi diceva di questa intervista?

    BONAFIDE: S, voglio poter dare ai lettori della pagina culturale una panoramica dell'Italia, ieri e oggi, ma anche nella sua proiezione verso il domani, cio...il futuro.

    LA SIGNORA: Un futuro molto difficile, sa....noi ci stiamo rimboccando le maniche, senza risparmiare fatiche ed emozioni, per il nostro ed il vostro futuro.

    Ora squilla il cellulare della signora, con le note di Acqua azzurra acqua chiara di Lucio Battisti per suoneria. Mi voglia scusare un momento. La Signora esce. Mentre sta uscendo si affaccia il Bodyguard. Gli ordina: Un caff, per favore. D'orzo e macchiato caldo.

    BONAFIDE: E, se possibile...per me un caff normale, grazie.

    Nel frattempo riappare il Bodyguard, che scruta nella saletta, poi guarda Bonafide e: BODYGUARD: Caldo oggi, eh? BONAFIDE: S. Per fortuna che qui si sta freschi... BODYGUARD (sorridendo): Eh, bel mestiere quello di voi giornalisti...vedete molta gente... BONAFIDE: S, vero. Ad essere onesto, un bel lavoro. BODYGUARD: Lei di cosa scrive? Intervista i sciuri? BONAFIDE: Beh, qualche volta. A dire il vero, nella maggior parte del mio tempo lavoro in

    redazione. Mi occupo di cultura. BODYGUARD: Cio? BONAFIDE: In specie, di letteratura. BODYGUARD (alzando le spalle): Per me, arabo! Io, non ci ho mai avuto niente a che fare

  • con quella roba qui. Me, mi hanno bocciato due anni in scuola superiore, perch non volevo scrivere io ho con l'acca. Se non si pronuncia io non la scrivo, ci ho detto a quel fanatico del professore. Io o, e basta. E poi, a me mica me ne fregava della scuola, io volevo fare i dan per comprarmi il motorino. Ho lavorato due estati, poi sono andato in fonderia la s ti arrostiscono i coglioni...con tutto il rispetto - e appena ho avuto la grana, vai! E a 18 anni mi son fatto la moto che sognavo, la Kawasaki 450.E tutti i sabati mattina ero davanti alla scuola a impennarmi, perch sapevo che ci dava fastidio. Era quello che si meritavano.

    BONAFIDE (tra lo stupito e l'irritato): Ma... lei non legge mai? BODYGUARD: Beh, s, con gli anni ho capito che anche un po' di conoscenza ci vuole. Una

    volta, leggevo solo il Tex. Poi, con gli anni si matura, e adesso leggo l' Oggi, quando vado dal mio barbiere. Bello, completo, ti fa capire come vanno le cose e chi c'hai davanti, in 'sto mondo che appena ti giri ti inchiappettano.

    BONAFIDE: Se lo dice lei... BODYGUARD: Ah, s s, non c'han mica paura che son grande e grosso, sa. Un passo falso e te

    saludi...Comunque, le dicevo, poi da due-tre anni leggo il Dan Brown. Ma chel l l' un genio, n! Mi...mi cava il respiro n...poi sa, con questo lar sono sempre in giro, devo fare anche le mie due ore di palestra al giorno, stare aggiornato professionalmente, sei sempre in servizio...lei, la pagano bene?

    BONAFIDE: Sulla media. BODYGUARD: Ma lei scrive su un grande giornale... BONAFIDE: S. BODYGUARD (avvicinandosi, sottovoce): Senta qui, prima che torni Sua Eccellenza. Io le do il

    mio biglietto da visita, ci sta anche il numero di cellulare. Se ci serve qualche informazione riservata...massima discrezione per! (lo fissa). Ma lei uno serio, l'ho capito io. Se vuole...Gli d il biglietto da visita. Bonafide lo fissa. Sa, io prendo mille e qualcosa euro al mese, c'ho moglie e due figli...mi capisce n, oggi con questa crisi di merda, se non arrotondo...se ha bisogno, mi chiami. N? (gli sorride).

    BONAFIDE (tentennando): S, va bene.

    Il Bodyguard si guarda intorno ed esce. Entra poco dopo e depone i due caff sul tavolino, poi esce di nuovo. Bonafide si versa lo zucchero e beve il caff. Rientra la Signora, che va a sedersi con aplomb olimpico e sorseggia il suo caff.

    LA SIGNORA: Questo caff freddo. Giovanni! Riappare il BODYGUARD: S, Eccellenza. LA SIGNORA: Mi ordini un altro caff, grazie. BODYGUARD: Il solito? LA SIGNORA: Certo! BONAFIDE: Mi spiace...il caff glielo offro io. LA SIGNORA (improvvisamente alterata): E ci mancherebbe! Ma come si permette? BONAFIDE: (imbarazzatissimo): Mi scusi... LA SIGNORA: Questa poi!?!... BONAFIDE: Allora...il suo cellulare vibra. Mi scusi. Guarda e legge l'sms che gli arrivato.

    Intanto ritorna il Bodyguard e serve alla Signora il caff. La Signora lo beve e depone la tazzina, che il Bodyguard riporta, con la zuccheriera e il vassoio, al bar. Mi scusi...mi era arrivato un messaggio da un carissimo amico e collega, da Como.

    LA SIGNORA: Como! Conosco e amo quella citt. Mi ci sono fermata...dodici anni fa, venti minuti, a bere un caff con mia figlia all'Imbarcadero...

    BONAFIDE: Una...bella zona, non c' che dire. Dunque, se possiamo iniziare l'intervista...

  • LA SIGNORA: Sono pronta. Mentre Bonafide prepara il cellulare e si svolge l'intervista si sentono le note di Cubetti tricolori

    di Frankie Hi N-R-G Mc, per poco pi di un minuto, fino a: Attenzione, si parte!. LA SIGNORA (terminando la risposta alla seconda domanda): Questo il discrimine. E l'Italia

    dovr mantenere nella sua agenda di provvedimenti e riforme la priorit del risanamento e del rispetto degli impegni, senza la bench minima sbavatura. Ma gli italiani sono un grande popolo, si rendono perfettamente conto del perch dei sacrifici richiesti e se ne prendono carico volentieri. (Pausa).

    BONAFIDE: Ha qualcosa da aggiungere? LA SIGNORA: Ho parlato con la mia solita chiarezza, mi sembra! BONAFIDE: Certo. La Signora si alza e con lei il giornalista. BONAFIDE: Allora la ringrazio...grazie molte. LA SIGNORA: Arrivederci, dottor Bonafide. Attendo con curiosit l'uscita della sua intervista. BONAFIDE: Dovrebbe essere pubblicata la prossima settimana. LA SIGNORA: Va bene. Arrivederci. (Gli d la mano). Giovanni!

    La Signora esce, mentre il Bodyguard viene a prenderla e ad accompagnarla altrove. Bonafide si risiede. Dopo qualche secondo di silenzio si riaffaccia il Saggio, che si guarda intorno e chiede:

    IL SAGGIO: Posso rientrare dunque? BONAFIDE: S, s, prego. IL SAGGIO: Oh che bello. Niente perquisizioni...lei deve avere lo stomaco di Superman...come

    ha fatto a sopportare quella Voldemort occhialuta al femminile? Ma...ma lei un ragazzo, quanti anni ha?

    BONAFIDE: Vado per i trenta... IL SAGGIO: Beata infanzia! Cosa volete saperne voi della vita? Aaah? BONAFIDE: Anche lei porta bene i suoi anni, per essere del '47. IL SAGGIO: Del '50, prego. La mia la generazione del '68! Noi (alzando la voce a m di

    rivelazione trionfale) abbiamo fatto la rivoluzione! (Pausa). BONAFIDE: Adesso per passato all'altra sponda. IL SAGGIO: Ragazzino, piano a parlare di sponde (sorride)...sa, le cose cambiano, la cultura si

    evolve, le sensazioni si moltiplicano, come i giardini nel mese di marzo. Lei l'ha letto il mio libro sull'Italia e la storia degli odori? 120mila copie in due mesi?

    BONAFIDE: Beh, no...non ancora. IL SAGGIO: Lo legga! Scoprir molte cose. (Pausa). Lei cosa legge di solito? BONAFIDE: Di recente ho riletto Proust e poi Saint-Exupery. Ma l'autore dei miei livres de

    chevet Goethe. IL SAGGIO: Non me ne parli...non c' nulla di pi banale e retrivo della storia di quel

    disgraziato che vuole vendere l'anima al diavolo...e si fa pure dei problemi...ma il mondo, non si fermato mai un momento! E oggi il mondo si muove, si muove, si muove...

    BONAFIDE: Penso che Goethe sia uno dei grandi immortali della letteratura mondiale. IL SAGGIO: Addirittura? BONAFIDE: Beh, mi sembra acclarato. IL SAGGIO: Lo sa, lei ha una funzione centripeta! Pausa di qualche secondo. BONAFIDE (non sa come riprendere discorso, poi): Posso offrirle qualcosa? IL SAGGIO: Perch no? Direi..una spremuta d'arancio, grazie. BONAFIDE si alza e ordina a un cameriere, che sta nell'altra sala e non compare sulla scena:

  • Una spremuta d'arancio e...e...un Campari soda. Poi si risiede. IL SAGGIO: Campari...dunque lei beve? BONAFIDE: No... a parte una birra con la pizza, ogni tanto. IL SAGGIO: Vede, quello che lei mi sta dicendo indicativo. La birra...un prodotto straniero,

    salvo piccole eccezioni...bionda, perlopi, come i nordici; diffusa quantitativamente in tutto il mondo. La vostra generazione totalmente distante dal vino. Il vino, il nostro prodotto italico, trendy. E' un segno di qualit: chianti, prosecco, marzemino, teroldego, barolo, rabosello e altri e altri ancora...quanta produzione artistica stata ispirata dal vino, o contiene il vino, o si conclusa nel vino. E quanti soldi fa girare...

    BONAFIDE: Si dice anche: finire tutto a tarallucci e vino. IL SAGGIO (stizzito): Ma non faccia battute! In assenza di Bacco, voi nuovi arrivati siete in

    assenza di una divinit laica, vitale, creativa! Ma se perfino il prete, anche il piccolo parroco di campagna, beve il vino nella messa...

    BONAFIDE: Mi scusi. Esce e va a prendere nell'altra sala la spremuta e il Campari soda, poi porge la spremuta al Saggio e si risiede, con il bicchiere di Campari soda in mano. Mi tolga una curiosit: perch lei non prende, chenneso, un prosecco?

    IL SAGGIO: Caro fieou, non si chiesto perch sono venuto qui in tuta? E perch, a 62 anni, ho un fisico ammirato dalle donne e che fa invidia ai quarantenni? Per me il vino solo da guardare salvo rare eccezioni. Dieta, letture appropriate, sport e un'ora di jogging al giorno. Quando i miei spostamenti me lo consentono.

    Suona il cellulare del Saggio, che lo estrae e risponde. Ah s, ciao, ciao. No, sono a Milano, sai sono all'Hilton, mi sta intervistando un giornalista del....ma lascia che ti dica, non solo il libro sta vendendo oltre diecimila copie a settimana, ma mi hanno invitato in mezza Europa a presentarlo! S, s...senz'altro...la medaglia del Parlamento Europeo non sarebbe male, no, anzi...mi, la me pias...guarda sar a Roma dopodomani, s, devo registrare due puntate e farne una dal vivo. Ma s, ormai anche una rottura di balle, ma la sai l'ultima?

    L'altro giorno mi ferma una massaia, nel mercato vicino a casa mia, e mi fa (imita una donna del popolo): ma l l' minga...chel l che va allo Show? Mi la vardi semper, voglio che lei lo sappi. L'altra sera che c'era sull'altro canale un film col Massimo Ranieri, e per ho saputo che'l ghera l dall'altra parte, l'ho ditt: Ranieri nisba! E c'ho guardato l fino all'una di notte. (Intanto Bonafide esce e va a prendere delle patatine fritte, che appogger sul tavolino). E adesso ander in biblioteca a farmi prestare il suo libro, che io che da giovane c'ho lavorato in una lavanderia, lo so, n, cosa vuol dire avere tutta una storia con gli odori! Aaahhh! Senti, novit poi? Ah no...va bene, senti, te saldi, che c'ho qui il giornalista. Ci vediamo venerd, ciao caro, ciao. Chiude il cellulare e lo posa sopra il tavolino, vicino ai due drink e alle patatine. Allora, dicevamo?

    BONAFIDE: Parlavamo del vino e della qualit della vita. IL SAGGIO: Proprio questo quello che avete dimenticato, o meglio, che non avete mai

    conosciuto voi giovani. Voi trentenni della generazione post-hamburger, delle pizze cucinate dai giapponesi, delle patatine fritte disegnate dai designer, della sigaretta elettronica...il vino! Una bella bottiglia di vino rosso, come quella che si vedeva nei film degli anni Cinquanta, con Alberto Sordi! Il vino delle nostre campagne!

    BONAFIDE: Un brindisi? IL SAGGIO: Com' gentile lei! Brindano. Assaggiano le rispettive bibite. Bonafide fa per

    mangiare una patatina ma si trattiene. Perch, vede, io poi vengo da un paesino: non campagna, ma neppure periferia. Mio padre un semplice impiegato, mia madre casalinga; gente tranquilla, che lavorava. Io, unico figlio, biondo quasi come Ges... E ho sempre studiato - non ho mai lavorato sa, eh, non sono mica come Silvio...- ma le mie due lauree, medicina prima e poi lettere classiche, con l'impegno le ho prese.

  • Ma a furia di studiare l'uomo, mi sono detto: oggi non esiste pi l'umanesimo, tutto cos retorico, cos vecchio...e un giorno che camminavo per l'antica Roma ho pensato: vecchia civilt, ma fatti mandare dalla mamma a prendere il latte! E allora, con alcuni amici ricchi di coraggio e di volont, ci siamo detti: c' chi dice no! C'-chi-di-ce-No! E abbiamo fondato un movimento per l'umanesimo del XXI secolo. Alla vecchia cultura abbiamo detto: Non ti sopporto pi! Davvero! Noi vogliamo conoscere il volto della vita! E vedere il successo che questa scelta frutto della passione culturale mi ha dato, proprio tra la gente, tra chi vive e respira ogni giorno, questa mia scelta che ha unito profondit e genuinit, mi ha confermato che ero e sono sulla retta via....

    BONAFIDE: Lei insegna anche all'Universit? IL SAGGIO: S, mi hanno fatto avere dei contratti per la cattedra di Filosofia Morale...ma, sa,

    vuole mettere quei gruppetti di studentelli annoiati, generazione di Giusy Ferreri, con il contatto con la gente? Lo sa lei, che i miei commenti ai reality shows sono stati tradotti perfino in Giappone?

    BONAFIDE: Per... IL SAGGIO (sorridendo a trentadue denti): Eh gi...anche questo esportare cultura. Quando

    avevo scritto il libro sulle buone maniere, un critico mi ha perfino paragonato a un moderno Cortegiano, n? Con la differenza che non siamo pi nella piccola corte di Urbino, ma nel Gran Milan, una delle capitali mondiali della produzione, della moda, dello sport...oggi se pensi a un signore del Rinascimento ti chiedi (fa l 'aria preoccupata): chi l'ha visto?

    BONAFIDE: Per vorrei....Squilla nuovamente il cellulare del Saggio, che risponde. IL SAGGIO: S. S. Sono io. (Molto seriamente): Mi dica. S, s, come le ho gi detto, si pu

    fare. Naturalmente al prezzo concordato, pi ospitalit in hotel a cinque stelle con cena, colazione la mattina con il sindaco e i fotografi. E, la cosa pi importante: la met della cifra in nero. Come deve fare, ma lo veda lei! Ma lo so anch'io che adesso non si pu ritirare pi di mille euro al giorno in contanti dalla banca, son mica pirla! Fatelo, in qualche modo. E il conto con me va saldato subito, prima della conferenza! Prima dare poi avere! S, va bene. E non si scordi che con me, avete il Signor Evento degli ultimi dieci anni laggi da voi! Salve, saluti. Chiude il cellulare e lo rimette nella tasca della tuta. Cazzoni rottinculo! (Rivolto a Bonafide). Mi dica?

    BONAFIDE: Veniamo a noi.... IL SAGGIO: S, le dicevo. Per concludere...le buone maniere, il cibo, gli odori, le posture, sono

    tutti elementi fondamentali della cultura che il popolo non deve perdere...poi i professori delle superiori, poveretti, e anche i miei colleghi universitari, quel branco di cila, insegnano ai ragazzi che devono passare il loro tempo a leggere, a fare analisi filologiche obsolete, approfondimenti comparativi tra le diverse scuole filosofiche...

    BONAFIDE: L'hanno insegnato anche a me... IL SAGGIO (divertito): Lo immagino! E poi, quando vai fuori, come vivi? BONAFIDE: Beh...la dimensione di studio...del pensiero... IL SAGGIO: Del menga! Vivere! Senza malinconia...sa chi sono, ad esempio, quelli che

    insegnano a studiare, ad approfondire e tutte quelle menate? I docenti di giurisprudenza, quelli che formano i giudici. Lei li ha visti i nostri giudici? Curvi, con le occhiaie, con dei brutti denti...no, mi creda, questo immorale! l'Italia che dobbiamo far emergere nel mondo per le sue eccellenze non certo questa me lo diceva anche mio padre buonanima: un milanese doc, ingegnere civile ma a vent'anni gi campione di mezzofondo: nella vita contano la competitivit e il cervello! Non l'aria fritta...e si figuri cosa avrebbe detto delle patatine fritte, aaahhh...lo vede, n, che il cerchio si chiude?

    Bonafide finisce il suo Campari. Subito dopo il Saggio termina la sua spremuta di arance. BONAFIDE: Ora, se vuole, potremmo partire con l'intervista. IL SAGGIO: Ok. Ma mi dica prima quando esce, con chi, perch c'era dentro anche la Crudelia

    De Mon di prima...voglio sapere!

  • BONAFIDE: Ecco, il mio un percorso - IL SAGGIO: Brutta parola. BONAFIDE: Un'...inchiesta con cinque personalit della cultura nazionale, negli ambiti della

    storia, romanzo, economia, filosofia - IL SAGGIO: Della vita! BONAFIDE: S, filosofia del vivere; e infine della francesistica. IL SAGGIO: E chi sono gli intervistati? BONAFIDE: Dunque: il professore, il Conte, la Signora, poi c' lei. E per ultima, la

    professoressa...., autrice del recente saggio L'infanzia di Proust. IL SAGGIO: Ah, quella simpatica donna... (avvicinandosi): Scopa ancora? BONAFIDE: Mi scusi? IL SAGGIO: Niente (ridendo), quisquilie...epifenomeni. Pausa. BONAFIDE: Allora, se vuole, inizio l'intervista. IL SAGGIO: S, prego. Fa un respiro profondo. BONAFIDE: Dunque, la prima domanda : Cosa ha contraddistinto la cultura italiana dalla

    caduta del muro di Berlino ad oggi? IL SAGGIO (dopo un silenzio di alcuni secondi): Pi che caduta del muro di Berlino che poi,

    come lei sa bene, in Germania e non in Italia - direi che l'anno del fondamentale cambiamento epocale, di una rivoluzione non formalmente istituzionale ma sostanziale, sia stato il 1978. Da un lato c' stato il rapimento Moro, che con la sua uccisione ha significato la fine del famigerato compromesso storico; dall'altro stato l'anno in cui Renato Zero lanciava il suo pi grande successo, dove cantava cos: Il triangolo, no! / Non l'avevo considerato. / D'accordo, ci prover! / La geometria non un reato. Pensi all'importanza di queste parole: versi con cui si apre alla cultura popolare l'orizzonte inatteso di una nuova moralit ed estetica del corpo e del piacere sessuale, attraverso la quale....la voce del Saggio sfuma e si sentono, per una trentina di secondi, le note iniziali di Charlie fa surf dei Baustelle. Quando sfumano, il Saggio conclude: Vanno bene le risposte? Serve altro?

    BONAFIDE: No, no, grazie molte, bene cos. Il pezzo con le interviste uscir la prossima settimana.

    IL SAGGIO: Sono curioso. Soprattutto di vedere come avr impastato un lievito con ingredienti cos diversi, stridenti...manca solo il Quartetto Cetra e poi siamo a posto! Intanto la saluto (gli d la mano. Bonafide fa per alzarsi). Stia pure comodo, vado da solo. (Sorridendo): non mi serve la guardia del corpo...

    BONAFIDE: Grazie, ancora. IL SAGGIO: Non c' di che! Ed esce.

    Scena V

    Bonafide entra, un po' stancamente, in una sala, la hall di un albergo termale. Al banco un uomo sulla sessantina, coi capelli grigi.

    BONAFIDE: Buonasera. IL PORTIERE: Buonasera a lei. BONAFIDE: Ho un appuntamento con la professoressa... PORTIERE: Chi devo dire? BONAFIDE: Il giornalista Paolo Bonafide, del... PORTIERE: Per. Complimenti! BONAFIDE: Grazie. Il portiere la chiama al telefono.

  • PORTIERE: La linea occupata. Un attimo di pazienza e riproviamo. Mentre aspetta, vuole sentire un po' di piadina? Sa, come le facciamo noi...

    BONAFIDE: No grazie, molto gentile. Mentre il portiere richiama la professoressa al telefono, Bonafide inizia a scrivere una nuova mail alla sua ragazza. Scrive e legge a voce alta: Cara Stefi, sono contentissimo che il tuo esame sia andato alla grande. Qui invece... una delusione dietro l'altra. Di tutto mi hanno parlato tranne che di cultura quella vera, vissuta nella passione, nella bellezza e nella sofferenza. Non un briciolo di altruismo. E mi sento imbarazzato a firmare per il mio giornale una pagina di interviste con questa gente...ahi ahi...spero che l'ultima, con la professoressa...ribalti la situazione. Il portiere gli fa dei cenni.

    Devo lasciarti. Ti bacio, Paolo. IL PORTIERE: Arriva subito. (Pausa). Che bel mestiere che fa lei, giornalista inviato! BONAFIDE: Beh, redattore culturale... s, il mio lavoro mi piace. Ci sono alti e bassi, per. IL PORTIERE: Cosa vuole, quelli ci sono dappertutto. Anche noi, qui, col turismo, sa. Da un

    paio d'anni a 'sta parte, non son mica tutte rose e fiori come prima, ma non ci lamentiamo. Per quando l'ho vista io ho capito subito che lei una persona fine, elegante. Se poi intervista la scrittrice, che anche insegnante all'Universit, vuol dire che l sotto c'ha due palline niente male.

    BONAFIDE (sorridendo): Sa, si cerca sempre di dare il meglio. IL PORTIERE: Questo me lo diceva anche mio padre, buonanima. Poi, cosa vuole, eravamo in

    tanti in famiglia, soldi non ce n'erano, io coi miei due fratelli pi vecchi abbiamo fatto i muratori. Ventidue anni ho lavorato, a fare le case degli altri, un paio di hotel, anche un'ala dell'ospedale c'ha pure la firma mia. Poi, non ho pi potuto continuare perch il medico ha detto basta! e allora per fortuna ho trovato il posto qui.

    BONAFIDE: Beh, anche lei conosce tanta gente. IL PORTIERE: Cosa vuole, qui ne passano tanti. Anche da giovane, col festival della canzone,

    ho conosciuto belle persone...ho preso il caff con Caterina Caselli, che di Sassuolo, in Emilia; con Mal dei Primitives, con Franco Simone...adesso qui lavoro come posso. Poi sa, col primo matrimonio ho avuto due figlie, che adesso sono grandi, stanno lontano; poi ho divorziato, adesso con la mia compagna c'abbiamo un ragazzo di dodici anni. Ecco vede (tira fuori dal portafoglio la sua foto e la mostra a Bonafide. Poi, inizia a commuoversi) lui la mia vita. Quanto vorrei che facesse un lavoro come il suo! Che potesse apprezzare la cultura, parlar bene, essere conosciuto...sa, la mia compagna straniera, parla tre lingue io, non so neanche parlare l'italiano. Vorrei leggere... gli ospiti importanti, i giornalisti come lei mi regalano i loro libri, i dvd, ma cosa vuole, io non sono all'altezza...l'unica cosa che so un po' l'opera.

    BONAFIDE: S... IL PORTIERE: Il mio babbo, quando ero un burdel, un ragazzino, ci faceva sempre ascoltare

    Verdi e Rossini. Quando si faceva la barba cantava (prova a intonare): Figaro...Figaro Figaro...Pronto a far tutto / la notte e il giorno / sempre d'intorno / in giro sta /...Figaro....

    BONAFIDE: Rossini, Il Barbiere di Siviglia. L'ho ascoltata a Milano, diretta da Claudio Abbado.

    IL PORTIERE: Proprio! Ecco vede, io vorrei che mio figlio avesse la passione che ha lei...io sto facendo i salti mortali, ma li faccio volentieri, perch Giacomo possa diventare un giornalista della cultura, uno con la capacit, che sa scrivere, uno istruito come lei... il sogno che mi fa vivere.

    Si sente un rumore di passi in sottofondo. Entra una signora sulla cinquantina, bionda, vaporosa, scollata. Truccatissima, come fosse a un ricevimento di gala. Porta una collana e un vistoso gioiello sulla mano sinistra. Gonna lunga, ma con lo spacco.

    LA DOCENTE: E' lei il giornalista Bonafide? BONAFIDE (alzandosi e andandole incontro): S, sono io (le fa il baciamano). Enchant. LA DOCENTE: Oh, merci beaucoup...

  • IL PORTIERE: Ma prego, si accomodino! BONAFIDE: S, certo. I due si siedono ad uno dei tavoli. LA DOCENTE: Cosa posso offrirle? BONAFIDE: Un bicchiere d'acqua. La docente lo guarda con un punto interrogativo negli

    occhi. Con... limone. LA DOCENTE (rivolta al portiere): Senta, un th al latte per me e un bicchier d'acqua col

    limone per il signore. PORTIERE: Arrivo subito. LA DOCENTE: Allora, avr l'onore di una pagina intera sul suo giornale! Di un'intervista alla

    mia carriera di studiosa e saggista anche se io preferisco dire: scrittrice, perch chi si cimenta in un saggio, oltre ad interpretare l'autore, esprime con la sua scrittura un confronto di esperienze. Come stato per me con Marcel Proust.

    BONAFIDE: Beh, a dire il vero...dovr condensare l'intervista con lei e con gli altri quattro scrittori in un'unica pagina.

    LA DOCENTE (stupita): Altri quattro scrittori? BONAFIDE: S...le spiego: l'idea iniziale era una pagina ciascuno, magari dal luned al venerd,

    un po' come nel giornalismo culturale di un tempo. Oggi per, sa, cambiata la stagione. LA DOCENTE: E allora? BONAFIDE: Stanno uscendo nuovi libri, la politica in fibrillazione, ci sono gli Europei di

    calcio...penso sia stato unicamente per motivi di spazio ma il Direttore - in persona - mi ha dato la direttiva di riunire tutto in una sola pagina. Ma le domande andranno dritte al punto, vedr.

    LA DOCENTE: E chi sono i quattro chevaliers de la table ronde con cui sono in compagnia? Il portiere entra e serve l'acqua e il the. Bonafide e la Docente li sorseggiano. BONAFIDE: Dunque, il mio percorso o, se vogliamo, viaggio per l'Italia per svolgere queste

    interviste comprende cinque ambiti della cultura italiana: storia, romanzo, economia, filosofia e francesistica. E' iniziato a Napoli col professor..., poi proseguito a Roma con il Conte, poi a Milano ho intervistato Sua Eccellenza e il Saggio (la Docente ha un brusco sussulto) e ora, qui in zona termale, concludo raffinatamente con lei.

    LA DOCENTE (agitata): Il Saggio...e cosa le ha detto quell'uomo di me? Ma perch proprio lui? Bonafide la guarda, imbarazzato. La Docente si mette a piangere. Ma lo sa che razza di

    farabutto ? Uno che si fatto un nome distruggendo le reputazioni degli altri e delle altre...La docente ora piange a dirotto. E' tutta la vita, io, che ho dovuto sopportare le invidie, gli attacchi, le maldicenze, gli insulti. Perch sono bella, perch un corpo come il mio tra quelle quattro frustrate dell'Universit, non ce l'ha nessuno! E allora io sarei quella che ha percorso le vie traverse, che ha superato gli esami con un sorriso e una minigonna, addirittura che ha copiato le tesi di laurea! Ma andiamo....pensi che quando insegnavo nella sede precedente hanno detto addirittura che portavo jella! Lentamente si ricompone. Il punto che siamo solo in tre in Italia, in tre! in grado di scrivere sul genio di Proust: uno , che ha ormai 84 anni; l'altro insegna all'Universit di Sydney, quindi tanto italiano non pi; e poi ci sono io, ed con me che queste lavandaie e questi omuncoli da bar della schedina devono fare i conti. E la loro battaglia persa in partenza, mi creda. Pausa.

    BONAFIDE: Ho letto che Voltaire diceva: Distruggete, distruggete, qualcosa rester. D'altronde, penso che...la sua storia di saggista parli per lei.

    LA DOCENTE (ancora sottosopra): Guardi, io ho avuto tre grandi amori nella mia vita. Dopo i primi amorucci dell'adolescenza, al Liceo, quand'ero al terzo anno di Universit mi innamorai del Prof...: il suo eloquio, i suoi occhi di ghiaccio, la sua verve! Insomma, un giorno nel suo studio, io caddi ai suoi piedi. Ero la pi bella studentessa della citt, lo feci innamorare e lasci sua moglie e i due figli per me. Andammo a vivere insieme, in un appartamento romantico, lungo il fiume. Mi laureai col pancione a ventitr anni, e otto giorni dopo la mia laurea nacque Giulia, nostra figlia. Ma

  • nonostante fossi una giovane madre bruciai le tappe, a ventisei anni ero gi ricercatrice e a trenta professore associato.

    Poi, sa, dopo otto anni di convivenza con lui, ad un convegno a Torino conobbi ., e ne restai incantata. Che strano, insegnava a meno di un kilometro da me e non lo avevo mai visto prima. Era alto, incantevole; era Preside di Facolt. Allora lasciai il mio primo amore, cambiai facolt ed andai a vivere con lui, in una bifamiliare in collina; due anni dopo vinsi l'ordinariato e un anno pi tardi nato Francesco, il mio secondogenito. L nella nuova facolt stavo bene, ma vicino avevo tutte queste angliste, tutte innamorate (con un tono malizioso) e mi capisce... - di Virginia Woolf...certo, a livello di nevrosi, se la Woolf fosse stata viva, che bella competizione! Nessuna di loro aveva letto una riga del mio genio, il mio Marcel. La Recherche era per loro sconosciuta! Il test lo feci una volta, quando con una scusa qualunque invitai due di loro al bar e, d'accordo col barista, chiesi: Una madeleine! E una delle due mi disse: Cos'? Oca! Oca badessa! Ma grazie al mio compagno, tutti quei finanziamenti per i loro convegnucci e le loro pastette non li hanno pi avuti: e vadano a farseli negli Stati Uniti!

    Poi andata che la vita si ripeteva, il mio compagno era spesso assente per cose accademiche e io mi sono chiesta: ma perch un uomo deve sacrificare una donna come me al lavoro? Eehh? Me lo dica lei ...E allora mi sono guardata attorno e ho conosciuto ... , che ha il fratello ordinario mentre lui invece primario cardiologo. Mi sono fatta trasferire in una sede periferica e mi sono unita a lui, in una mansarda di lusso in centro citt. E sette anni fa sono nati i due gemelli, Jacques e Brigitte, i nomi stavolta li ho decisi io... Ma nonostante i quattro figli io ho sempre, sempre! fatto il mio dovere (riprende una certa agitazione), le lezioni, gli esami, seguito le tesi. E ho sempre studiato: non a caso, quando uscita L'infanzia di Proust mi hanno subito intervistato dappertutto: Giletti, la D'Urso, la Bignardi, poi La Zanzara, Radio105; e sabato 23 (si calma un po'), questo lo scriva nel suo articolo, ricever un premio all'ambasciata francese a Roma! E ho gi dodici presentazioni del libro prenotate per l'estate, da Taormina a Rimini, poi a Nizza il 18 luglio...

    BONAFIDE: Complimenti... LA DOCENTE: A lei, piaciuto il mio libro? BONAFIDE: S, l'ho letto con molta attenzione. Poi ho ripreso a leggere la Recherche. LA DOCENTE: Ma lei legge in francese! BONAFIDE: A dire il vero, conosco tre lingue straniere. E sto iniziando a studiare il russo... LA DOCENTE: Ma che volonteroso...e all'Universit non ha nessuno che pu farle vincere un

    dottorato? BONAFIDE: Sa, da due anni lavoro al giornale...ora sono professionista... LA DOCENTE: Peccato, l'avrei vista bene come giovane ricercatore...sa, l'ambiente quello che

    ; ma potersi specchiare prima dei quarant'anni davanti a una vetrina e pensare: ecco, io sono professore ordinario!...

    BONAFIDE: Ormai, ho scelto un'altra strada. LA DOCENTE: Ha fatto bene, tutto sommato. Nel nostro ambiente c' anche, in fin dei conti,

    una certa dose di follia...(pausa). BONAFIDE: Ricordo una frase di La Rochefoucauld. LA DOCENTE: Lar...? BONAFIDE: La Rochefoucauld. LA DOCENTE: Non l'ho presente...che ha detto costui? BONAFIDE: Ci sono follie che si propagano come le malattie contagiose. LA DOCENTE: Ma io non ho detto questo. BONAFIDE: No, no...era solo una citazione. Del resto, parlando di tempi pi vicini a noi, anche

    Amlie Nothomb aveva scritto qualcosa a riguardo. LA DOCENTE: Chi?

  • BONAFIDE: Amlie Nothomb. LA DOCENTE: Non la conosco. BONAFIDE: O penso ancora a una dichiarazione di... LA DOCENTE (interrompendolo): Invece di essere cos dispersivo, senta: perch non mi

    intervista dopo che ho presentato il mio libro a Nizza, chiedendomi le sensazioni di una scrittrice italiana, oggi, sulla Costa Azzurra? Che ne dice? Sa, io partecipo al premio Viareggio, un'intervista in pi sul suo giornale...

    BONAFIDE: Beh... (imbarazzato) dovrei chiedere al caporedattore... che la prossima settimana vado in ferie.

    LA DOCENTE: Appunto. Il grande evento di Nizza il 18 luglio. Lei, ha ferie cos lunghe? BONAFIDE: Beh...diciamo..ci penser. LA DOCENTE: Non mi dica cos (leggermente alterandosi), non dica come chi va a fare

    acquisti quando non ha trovato la giacca che cercava. Crede che non capisca? BONAFIDE: Signora... LA DOCENTE: Professoressa, prego! E fra tre mesi, Preside di Facolt. Passa il portiere a ritirare il the e l'acqua minerale. BONAFIDE: Possiamo, magari, riparlarne a suo tempo? LA DOCENTE: Va bene, anzi. (Pausa). Magari chiamo io il suo Direttore. Starnuta, coprendosi

    la bocca con un fazzoletto. Mi scusi... ora va meglio. Qui c' sempre un po' di corrente...ah, come vorrei gi essere sulla Promenade des Anglais...la conosce?

    BONAFIDE: S...da milanese, conosco Nizza. LA DOCENTE: Un luogo incantevole! La Francia, il mare, l'estate.... BONAFIDE: Allora, se vuole inizio con le domande. LA DOCENTE: S, faccia pure. Sono pronta. Mentre Bonafide le fa le domande e la Docente risponde, si sente il ritornello di Ninna Nanna di

    Loredana Bert. BONAFIDE: Professoressa, la ringrazio. LA DOCENTE (sorpresa e un po' irritata): Tutto qui? BONAFIDE: S...con due domande a testa, sar una intervista molto ampia. LA DOCENTE (ora sorridente): Ha ragione. Lei sa calcolare bene... BONAFIDE: Cerco di farlo. LA DOCENTE: Ci riesce, mi creda. Guarda l'orologio. Tra un po' ora di cena. Stasera sono

    sola, vuol cenare con me? BONAFIDE (mescolando un po' le parole): No, grazie. E' che devo tornare a Milano. LA DOCENTE: Stasera? BONAFIDE: S...in auto ci metto tre-quattro ore. La docente lo fissa. Devo... LA DOCENTE: Voi uomini...sempre a pensare al lavoro! BONAFIDE (alzandosi): Professoressa, grazie dell'intervista allora. E...buona serata (dandole la

    mano). LA DOCENTE: Buon viaggio, dottore. La Docente si alza, Bonafide rimette a posto le sue cose nella cartella e se ne esce.

    Scena VI

    La scena illuminata solo per met. A sinistra, c' l'anticamera e, a met sala, la porta per entrare nella stanza del Direttore, che al momento buia. Nell'anticamera c' Paolo Bonafide, che

  • dapprima seduto, poi si alza e cammina su e gi a piccoli passi, inquieto. Si sentono, per circa un minuto, le note iniziali di Come un cammello in una grondaia di Franco Battiato. Poi, vibra il cellulare di Bonafide.

    BONAFIDE: Ciao pap. Oh...sono contento, stai meglio! Allora ti dimettono? Comunque stasera passo in ospedale, se ti dimettono prima chiamami, che vengo a prenderti. Al lavoro? No, sono in ferie! Adesso sono per caso in sede, devo vedere giusto cinque minuti il Direttore poi, no, un po' di ferie me le prendo. Ti assicuro che me le merito...

    Come sono andate le interviste? Sono delusissimo! Ma come non mi devo arrabbiare? Ho intervistato, a sentire il Direttore, cinque mostri sacri della nostra cultura, (inizia ad alterarsi) gente che pubblica per le pi importanti case editrici, che con le loro facce di merda hanno anche le foto nella vetrine delle librerie, che vanno in televisione, in radio, tra un po' daranno anche la comunione! E tre di loro me li ha imposti quel bauscia del Direttore e io mi trovo a sdoganare il loro marciume con una intervista a tutta pagina, che sar letta in tutta Italia! Mi hanno citato Zucchero e Renato Zero e mai una volta Pavese, Sartre, Eliot, mi hanno trattato da idiota perch leggo Goethe in tedesco, non mi hanno dato un minimo di simpatia e questo paese scivola senza rimorso nel peggiore analfabetismo di ritorno, mentre loro non sono colpevoli di niente! E glielo voglio dire al Direttore, che se lo ricordi! Ma cosa, il posto di lavoro? Ma che cazzo dici? S...scusa... (abbassa la voce) lo so, non devo gridare...pap, non volevo farti star male ancora...ti venuta la tachicardia...scusami, che oggi non sto bene io. Ciao, ti richiamo dopo.

    Spegne il cellulare e cammina su e gi; sempre pi infuriato. Pezzi di merda! Dio li fulmini! E io che mi sto rodendo l'anima per questa gente. Porca puttana!

    Partono, ad alto volume, le note del Dies irae di Wolfgang Amadeus Mozart. Dopo una trentina di secondi terminano. Bonafide si siede. Passano pochi secondi ed entra il Direttore. E' un uomo di media altezza, un po' rotondo, con un gran naso, gli occhiali, i capelli tinti di un rosso forte.

    IL DIRETTORE: Bonafide, salve! E' molto che aspettava? BONAFIDE: Solo cinque minuti. IL DIRETTORE: Niente, in sostanza. Venga, entriamo nel mio studio. Estrae di tasca una

    tessera magnetica e la porta del suo studio si apre; contemporaneamente si accende la luce. Il Direttore va a sedersi dietro la scrivania, dove spicca una foto di Alberto Sordi. Bonafide si siede sulla sedia di fronte a lui.

    Allora, mi dica, com' andata? BONAFIDE: Beh, ecco, diciamo che...non lo rifarei. IL DIRETTORE: Eeehhh, che mi dice? Che successo, ha litigato con qualcuno? Problemi nel

    viaggio? Le hanno rubato qualcosa? BONAFIDE: No, no. Lei lo sa, io sono un gentiluomo, non litigo con nessuno. IL DIRETTORE: Lei un uomo dell'Ottocento! La sua famiglia le ha dato un'educazione

    impeccabile...a proposito, si ricordi sempre di salutarmi suo padre, con amicizia e affetto. BONAFIDE: Non mancher. Ma vede, Direttore...come dire, pensavo di incontrare cinque

    personalit della cultura. Invece mi sembra di aver incontrato...non lo so chi. Mi sono chiesto cosa avevano a che fare con la cultura...Mi veniva in mente quella vecchia canzone (canticchia) Tutto va ben, Madama la Marchesa / va tutto ben, va tutto ben!.

    IL DIRETTORE: Eh, su, Bonafide! Non sia cos drammatico! Lei giovane, sognatore, idealista, ancora un po' inesperto...io potrei essere suo padre.

    BONAFIDE: Me ne basta uno, grazie. IL DIRETTORE: Eh, non dovrebbe dire cos. Sapesse quante ne ho viste io....lei si aspettava di

    trovare dei nuovi Heidegger, dei nuovi Keynes, dei nuovi Moravia! Ma i tempi cambiano, oggi tutti hanno fretta, corrono di pi, c' anche questa maledetta crisi...e allora pensano di meno.

  • BONAFIDE: Ma noi giornalisti culturali - IL DIRETTORE (interrompendolo): Diamo l'informazione adatta ai lettori della nostra epoca.

    Bonafide lo guarda dubbioso. Non sia cos serio, su! Sa qual la frase che meglio descrive il nostro paese? Quella del grande Ennio Flaiano: La situazione grave, ma non seria. Eehhh. Eh su, rida anche lei! Che lei giovane...Ghe pias minga rider? A proposito, senta: ci sarebbe quell'intervista a Nizza, il 18 luglio, ci andrebbe lei?

    BONAFIDE (rapidissimo): Non posso...ho...ho un matrimonio. IL DIRETTORE (guardando il calendario): Un matrimonio? Ma se un mercoled? Vabb, ho

    capito, ci mander il Lorenzi. Intanto il suo paginone con le interviste un bel lavoro, ma non ne dubitavo, sa! - lo faccio uscire domenica. E per quando torna dalle ferie ho qui due libri, di quelli che piacciono a lei, per le recensioni. Guardi un po', uno di un tedesco dell'Ottocento...Coleridge.

    BONAFIDE: Coleridge a dire il vero inglese. Fond nel suo paese il movimento romantico, con Wordsworth.

    IL DIRETTORE (sorridendo divertito): Cosa vuole...come diceva il grande Giuann Trapattoni: inglese o tedesco, purch ci faccia vincere. A proposito, come la vede la partita di luned agli Europei, contro l'Irlanda?

    BONAFIDE: 1-0. IL DIRETTORE: Io 2-1. Reti di? BONAFIDE (pensandoci un attimo): Balotelli, direi. IL DIRETTORE: Io, Balotelli il primo tempo, Di Natale il secondo. E che Dio ce la mandi

    buona....allora, Bonafide: vada un po' al mare, stacchi un po' la spina! Prenda il sole, si faccia due nuotate, mangi del buon pesce, vada un paio di sere in discoteca. Ascolti i miei consigli, si rilasser.

    BONAFIDE (sospirando): Va bene... IL DIRETTORE: Su, su! Che poi, al rientro, c'abbiamo tutto un anno di cultura davanti! Si alza

    in piedi e gli porge la mano. Arrivederci e buone ferie! BONAFIDE (gli d la mano): Buon lavoro, Direttore.

    Il Direttore si siede e fa una chiamata al cellulare. Bonafide esce, si ferma un momento e, come spaesato, si guarda intorno. Intanto ripartono le note di Ninna nanna di Loredana Bert. Con aria accigliata e con l'espressione poco convinta Bonafide lentamente esce. Terminato il ritornello, dopo alcuni secondi di silenzio lentamente cala il

    SIPARIO

    F I N E

    (La didascalia che segue va proiettata o fatta leggere da un attore o da unattrice prima che si alzino le luci e gli attori escano per gli applausi).

    Questo testo teatrale dedicato alle protagoniste e ai protagonisti di una nuova emigrazione

    italiana, purtroppo in voga negli ultimi anni: quei ricercatori, studiosi, esperti, docenti che emigrano all'estero perch nel nostro paese, oggi ultimo nell'Unione Europea per gli investimenti nella scuola e nell'Universit,* non c' spazio n considerazione per la loro eccellenza.

    * dato del TG 3 RAI edizione nazionale delle ore 19.00, 6 aprile 2013