Come cambia il mondo dell’auto

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RITRATTO Pubblicazione semestrale Anno XVI | n° 1 | maggio 2013 IL SOMMARIO Editoriale | Un settore in movimento 2 L’intervista | I progetti per ripartire 2-3 Storia di copertina | Quale futuro per i garage? 4-7 | Un’analisi ad ampio raggio 8-9 Formazione | Una professione in evoluzione 10-11 Marketing | Un ufficio Comunicazione UPSA 12 Camera con vista | Salvaguardare i nostri valori 13 Il mercato | In Ticino meglio che in Svizzera 14 Io e l’auto | La giornalista Prisca Dindo 15 L’ospite | Un rally ecologico 16-17 L’inchiesta | Norme stradali più restrittive 18-19 Il commento | Gottardo: una partita da giocare 20 Vita associativa | In Burkina Faso tutto OK 21 | Il dibattito in assemblea 22 Come cambia il mondo dell’auto Segretariato UPSA, C.so Elvezia 16, 6900 Lugano tel. 091 911 51 14 fax 091 911 51 12 Comitato di redazione Franco Fontana, pres. Roberto Bonfanti Gianfranco Christen Gabriele Lazzaroni Roberto Mazzantini Sonja Simonetti Redazione e impaginazione Rezzonico Editore, Locarno Stampa Rprint SA, Locarno

Transcript of Come cambia il mondo dell’auto

R I T R A T TO

Pubblicazione semestraleAnno XVI | n° 1 | maggio 2013

IL SOMMARIOEditoriale | Un settore in movimento 2

L’intervista | I progetti per ripartire 2-3

Storia di copertina | Quale futuro per i garage? 4-7

| Un’analisi ad ampio raggio 8-9

Formazione | Una professione in evoluzione 10-11

Marketing | Un ufficio Comunicazione UPSA 12

Camera con vista | Salvaguardare i nostri valori 13

Il mercato | In Ticino meglio che in Svizzera 14

Io e l’auto | La giornalista Prisca Dindo 15

L’ospite | Un rally ecologico 16-17

L’inchiesta | Norme stradali più restrittive 18-19

Il commento | Gottardo: una partita da giocare 20

Vita associativa | In Burkina Faso tutto OK 21

| Il dibattito in assemblea 22

Come cambia il mondo dell’auto

SegretariatoUPSA, C.so Elvezia 16, 6900 Luganotel. 091 911 51 14fax 091 911 51 12

Comitato di redazioneFranco Fontana, pres. Roberto BonfantiGianfranco Christen

Gabriele LazzaroniRoberto MazzantiniSonja Simonetti

Redazione e impaginazioneRezzonico Editore, LocarnoStampaRprint SA, Locarno

Come tutti i settori economici anchequello dell’automobile sta vivendomutamenti epocali. Cambiamenti checostringono UPSA Ticino a rinnovar-si se desidera continuare a rivestire

quel ruolo istituzionale che le compete. Nondimentichiamo che nel nostro Cantone il ra-mo dell’automobile genera una cifra d’affaridi 1,6 miliardi all’anno e che un posto di la-voro su otto in Svizzera gravita attorno a que-sto settore. Come dichiaro nell’intervista quiaccanto, dopo un anno di apprendistato inqualità di presidente dell’associazione, pensodi avere individuato i principali punti su cuiconcentrarci per garantire il necessario rinno-vamento: proseguire l’impegno nella forma-zione professionale, rendere gli organi internipiù agili e la comunicazione più professiona-le. Questa edizione di ‘Autoritratto’ è im-prontata alle prospettive della nostra profes-sione. Iniziamo con il delicato problema delfuturo dei concessionari confrontati con ri-chieste sempre più esigenti e costose da partedei fabbricanti e degli importatori, intervi-stando i titolari di un’azienda piccola, di duemedie e di una grande. Sentiamo però ancheil parere degli importatori in un’intervista aSilvio Bizzini, che durante la sua vita lavora-tiva ha vissuto esperienze dalle due parti del-la barricata. Per affrontare la questione del fu-turo del settore ci soffermiamo anche sullaprobabile evoluzione della mobilità e sulle ri-sposte dei fabbricanti a tale sfida. Facciamo ilpunto all’andamento del mercato dell’auto inTicino e in Svizzera, dove le vendite continua-no a comportarsi bene. Come per tutti i set-tori economici anche il nostro futuro dipendedai giovani e dalla qualità della loro forma-zione. Con Pierluigi Vizzardi, presidente del-la Commissione professionale UPSA, ci occu-piamo delle prospettive della scuola e dellenuove opportunità che si apriranno ai ragazziche desiderano avvicinarsi al nostro mondo.Non mancano altri spunti di attualità comeil punto alla questione del raddoppio del Got-tardo, l’introduzione di nuove norme sulla cir-colazione, la partecipazione ticinese al Rallyecologico fra Lugan e Monte-Carlo e l’evolu-zione del progetto UPSA in Burkina Faso.

Nel mese di maggio del 2012 FrancoFontana veniva eletto dall’assembleadi UPSA Ticino presidente dell’asso-ciazione, ‘primo presidente non gara-gista’.

Come giudica, a un anno di distanza, il la-voro svolto alla luce delle sue aspettative diallora? E quali sono i suoi progetti per il fu-turo di UPSA Ticino?“Osservare un’associazione dall’esterno, sebbe-ne da una posizione privilegiata come quella diex direttore di ESA Ticino – afferma Fontana –è ben altra cosa che conoscerla dall’interno. Inquesto anno ho imparato molto e mi sono so-prattutto reso conto che UPSA Ticino rivesteun ruolo istituzionale più importante di quelloche noi dell’associazione le attribuiamo. E co-me tutte le realtà rilevanti, anche questa risul-ta complessa e difficile da gestire”.È contento di quanto ha realizzato?“A questo proposito devo fare un po’ di auto-critica. Ero partito con l’idea di realizzare cam-biamenti a breve termine. Nel corso di questoanno di presidenza mi sono invece reso contoche prima di proporre mutamenti era necessa-rio un periodo di apprendistato nella mia nuo-va funzione. Così che finora non sono riuscitoa realizzare quanto mi proponevo per il bene diUPSA Ticino. Sulle proposte di rinnovamentol’ultima parola spetta comunque sempre aglioltre 200 soci”.In questo anno vissuto all’interno dell’as-sociazione che cosa ha capito a livello difunzionamento di UPSA Ticino?“Ho trovato cinque gruppi regionali (Bellinzo-nese, Tre Valli, Locarnese, Luganese e Mendri-siotto) che operano, per dirla con una metaforadel settore, un gruppo a 8 cilindri con turbo, 3a 6 cilindri, uno a 4 cilindri. Riconosco a tuttialta professionalità per quanto riguarda le espo-sizioni locali di veicoli nuovi e d’occasione. L’at-tività di questi gruppi risulta preziosa sia a li-vello commerciale, sia per il contatto con il be-ne più importante, i clienti automobilisti. Nonva comunque sottovalutato l’aspetto di relazio-narsi e coltivare rapporti personali tra concor-renti, ma pur sempre colleghi. A mio modo divedere vanno migliorati la coesione e lo scam-bio di idee, sfruttate meglio certe sinergie e ot-timizzata la tempistica. Questo è un compitoche non può svolgere il Comitato cantonale, ilquale si deve invece occupare di altre questioni.Quali sono dunque i compiti del Comitatocantonale?“Sono istituzionali, di presenza e partecipazio-ne attiva nei contesti che interessano l’associa-zione. Deve focalizzare le tematiche associativee proporre risposte a temi che turbano i sonnidei nostri associati. Sono convinto che per rag-giungere questi obiettivi sia necessaria una co-municazione a 360 gradi e di alto livello. Re-sta comunque un punto fermo il nostro fioreall’occhiello, ossia la formazione professionale.Ma prima di affrontare queste problematicheva risolta una questione alla radice: quella della

Veniamo ai compiti principali del Comi-tato. Iniziamo proprio dalla formazioneprofessionale.“Lo considero il fiore all’occhiello della nostraassociazione. Gestire un garage richiede sem-pre maggiori conoscenze professionali. Nelnostro mestiere come in molti altri stiamovivendo cambiamenti epocali, che richiedo-no maggiore competenza gestionale. Diven-ta per esempio fondamentale disporre di unacontabilità analitica che permetta di separa-re costi e profitti delle differenti attivitàaziendali: penso ai settori della vendita, del-l’officina, della carrozzeria”.Lei ritiene ci sia ancora spazio in futuroper i piccoli garage? “Certamente, perché l’importanza del rappor-to personale con la clientela è riconosciuto datutti, così come la necessità di garantire un ser-

IL PARERE DEL PRESIDENTE FONTANA SULL’EVOLUZIONE DI UPSA TICINO

Un settore incontinuomovimento

vizio di vendita e di assistenza distribuito sulterritorio per non allontanarsi dai propri clien-ti. D’altra parte le pressioni di costruttori eimportatori sui concessionari/agenti affinchéinvestano per garantire un servizio e un’im-magine elevati al marchio che rappresentanoè in continuo aumento”.Veniamo alla comunicazione di un setto-re, quello dell’automobile, che in Ticinogenera una cifra d’affari annua di 1,6 mi-liardi di franchi e in Svizzera si calcola cheun posto di lavoro su otto graviti attornoa questo importante ramo dell’economia.“Scinderei questa tematica in due: la comu-nicazione interna all’associazione e quellaesterna”.Iniziamo da quella esterna, che è forse lapiù importante.“Si tratta di gestire in modo professionale irapporti con i media, che sono interessati almondo dell’automobile e si dimostrano dispo-nibili nei nostri confronti. Dobbiamo esserein grado di gestire in modo professionale i rap-porti con stampa scritta, radio, tv, new media.Per farlo, occorre disporre di una struttura in-terna meglio organizzata, che ci permetta difar sentire la nostra voce su tutti gli argomen-ti che coinvolgono l’automobile e la mobilità.Per certe battaglie, come quella del raddop-pio della galleria autostradale del San Gottar-do, del semisvincolo di Bellinzona, la vignet-ta autostradale, gli ecoincentivi, non basta co-municare la nostra posizione, ma ritengo sianecessario assumere anche politicamente unruolo più attivo”.La comunicazione interna all’associazionecome pensa di migliorarla?“Da Berna riceviamo molte informazioni inlingua italiana che potrebbero essere comuni-cate meglio ai soci. D’altra parte ritengo cheUPSA Ticino dovrebbe essere rappresentatanei principali consessi dell’associazione a li-vello nazionale, dove numerosi problemi ven-gono discussi e risolti. Pensa quindi anche a una riorganizzazio-ne del segretariato?“Qui stiamo parlando di rinnovamento dellestrutture, delle idee, dei compiti, e non dellepersone. D’altra parte, è risaputo che coinvol-gere imprenditori nelle attività associative algiorno d’oggi – e così sarà anche in futuro – èsempre più difficile. In altri cantoni, sezioniUPSA stanno passando con successo da comi-tati cantonali di milizia a un mix, supportatoanche da professionisti. Questo passo è di vi-tale importanza per garantire il futuro e il ri-cambio generazionale delle persone. Non ci so-no giovani né anziani, c’è un meccanismo uni-co, garantire la continuità”.E a livello informativo?“Stiamo studiando anche a questo propositonuove forme di comunicazione, che potreb-bero sostituire la rivista Autoritratto. Unprogetto denominato UCS è in una faseavanzata di studio”.

“NEL CORSO DI QUESTO ANNO DI PRESIDENZA MI SONO RESO CONTO CHE PRIMA DI PROPORRE RINNOVAMENTI OCCORREVA UN PERIODO DI APPRENDISTATO. ORA MI SENTO PRONTO AD AFFRONTARE I NECESSARI CAMBIAMENTIPER GARANTIRE A UPSA UNA MAGGIORE VISIBILITÀMEDIATICA E POLITICA.”

di Franco Fontanapresidente UPSA Ticino

EDITORIALE

composizione del Comitato Ticino. Attual-mente i suoi membri sono tredici: troppi. Que-sto numero va ridotto, perché più un organoesecutivo è numeroso, più diventa ostico pren-dere decisioni in tempi brevi come richiede ilmercato. Non metto in discussione che la rap-presentatività di tutte le regioni garantisca me-glio la democraticità nelle scelte ma ciò nondeve andare a scapito dell’efficienza”.Questa osservazione l’aveva fatta già unanno fa al momento dell’elezione.“Sì. E forse era prematura, perché non mi ren-devo ancora conto degli equilibri interni del-l’associazione. Il Comitato deve essere rap-presentativo dei settori più importanti e de-licati del nostro settore. Ritengo per esem-pio un errore che il presidente dellaCommissione della formazione professionalenon sia membro dell’esecutivo”.

Dopo un anno di “apprendistato”

ecco i progetti per ripartire

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L’INTERVISTA

“LA PROSSIMITÀ CON IL CLIENTE È UN ELEMENTO DI MARKETING CHE CI VIENE RICONOSCIUTO E CHE GIUSTIFICAL’ESISTENZA DI UN GARAGE A GESTIONE FAMILIARE COME IL NOSTRO SITUATO IN VALLE.”Fabio Mattei

“FABBRICANTI E IMPORTATORI RICHIEDONO STANDARD DI SERVIZIOE DI PRESENTAZIONE CHE SPESSOCOMPORTANO COSTI ECCESSIVI PER AZIENDE DI DIMENSIONI MEDIE COME LA NOSTRA.”Marco Doninelli

Il settore dell’automobile in Svizzera e in Ticino continua a tirare nonostante lacrisi. Il mercato è infatti in espansione da due anni, ma… C’è un grosso ma. Chinon opera nel settore è giustificato a credere che i commercianti di automobilifacciano affari d’oro, dato che questo mercato non conosce crisi. Eppure non ècosì. Un luogo comune molto diffuso, e spesso non privo di fondamento, con-

sidera i commercianti come persone che si lamentano anche quando le cose vannobene. Nel caso dei concessionari di automobili però questa critica non regge, inquanto se è vero che il mercato delle auto sostanzialmente tiene, è altrettanto veroche i margini di guadagno dei garagisti sono sempre più esigui, anche perché i co-sti di gestione per garantire un servizio e un’immagine di elevato livello sono in

continuo aumento. Quale futuro hanno pertanto le numerose autorimesse ticinesicon vendita di marchi di prestigio? Per affrontare questo delicato argomento la re-dazione di “Autoritratto” ha incontrato i titolari di quattro aziende con caratteri-stiche diverse: una piccola e monomarca – il garage AutoMattei di Someo in Valle-maggia – che vende 80 veicoli all’anno in un mercato di riferimento di 6000 abi-tanti; due garage di media grandezza – GenurAuto di Coldrerio e Bonfanti di Men-drisio – entrambi multimarca, con un volume di vendita attorno alle 150 vetturel’anno ciascuno e da ultimo la Emil Frey di Noranco, una delle maggiori aziendeticinesi del settore, con un mercato di circa 1500 veicoli l’anno e la rappresentan-za di 12 marchi automobilistici.

Una piccola aziendain VallemaggiaIniziamo la nostra carrellata di pareri daFabio Mattei, che siamo andati a trovarenella sua valle, dove la sua azienda è notaa tutti i Valmaggesi. Ed è forse proprioquesto il punto di maggior forza di que-sto garage che permette alla casa madre didecentrare in un’area periferica sia la ven-dita che l’assistenza, ottenendo un buonsuccesso: 80 veicoli venduti all’anno. Se iValmaggesi non avessero il concessionariofuori dalla porta di casa e dovessero recar-si in città, forse cambierebbero comporta-mento di acquisto. “Questa prossimità alcliente – afferma Mattei – è un elementoche ci viene certamente riconosciuto dalconcessionario principale, il garage To-gnettiAuto di Gordola, da cui dipendia-mo per la vendita, ma penso anche dal-l’importatore”. Secondo le statistiche na-zionali un concessionario dovrebbe peròraggiungere il traguardo di vendita di al-meno 100 veicoli per garantirsi un futu-ro. “Sì, ma noi siamo una piccola aziendafamiliare, dove oltre a me, tre operai e treapprendisti, lavorano mia moglie e le miedue sorelle. Questo ci permette di conte-nere i costi”. Quindi non temete per il fu-turo? “Se la struttura manterrà questa ge-stione familiare, no”. Le grandi marche ri-chiedono a una piccola struttura come lavostra gli stessi standard che ai grandi,oppure con voi sono più indulgenti? As-

ri ci richiedono standard sempre più ele-vati sia di presentazione che di servizio al-la clientela. E tutto questo comporta co-sti rilevanti, spesso difficili da sopportareper un’azienda di medie proporzioni”. “Lespese di gestione aumentano –confermaRoberto Bonfanti – i margini di guada-gno si abbassano”. “Capisco bene – prose-gue Doninelli – che i produttori deside-rino dare un’immagine di qualità, ma avolte gli acquirenti non sembrano accet-tare il prezzo che tutto questo comportae si rivolgono al mercato parallelo, checerto non garantisce la nostra qualità, mapuò permettersi tariffe più vantaggiosegrazie a costi inferiori”. Infatti, per garan-tire una qualità elevata, i garage che rap-presentano marche di prestigio sono an-che costretti ad inviare il personale a spe-cifici corsi di formazione su vari modellio ad acquistare macchinari molto sofisti-cati per gestire al meglio il lavoro in offi-cina. Ma come giudicano Bonfanti e Do-ninelli l’importanza del rapporto con laclientela? “Per fortuna – risponde Bonfan-ti – in piccole realtà come la nostra contaancora molto il contatto personale: i clien-ti sanno che nelle nostre aziende possonofar affidamento su una valida assistenzaanche dopo l’acquisto. D’altra parte – ag-giunge – quando si compra una vetturanon si acquista solo un’automobile, maanche il mondo che sta dietro a un mar-chio”. “Ho già vissuto due cambiamenti

solutamente no, osserva Fabio Mattei. Perottenere la certificazione – che è la stessaper tutti – e per mantenerla, dobbiamogarantire una qualità nel rapporto con laclientela, nell’organizzazione e nell’effi-cienza in officina che viene costantemen-te verificata dalla casa madre attraversoinchieste mirate. Con questi controllil’importatore intende garantire il servizio

dopo vendita. Ma naturalmente – aggiun-ge Mattei – tutto questo ha dei costi, percui non possiamo praticare le stesse tarif-fe di certe autorimesse che non devono ren-dere conto a nessuno”. Certo, ma chi vie-ne da voi ha la garanzia di un servizio inap-puntabile. “Molti clienti lo apprezzano esono disposti a pagare qualcosa di più, mabisogna fare attenzione a non esagerare”.

Due esperienzedi medie dimensioniQuesto era dunque il parere del titolare diuna piccola struttura. Ma come giudica-no la situazione attuale del mercato del-l’automobile le aziende di medie dimen-sioni, con un volume di vendite che si ag-gira intorno alle 150 vetture all’anno?L’abbiamo chiesto a Marco Doninelli, ti-

tolare del garage GenurAuto SA di Col-drerio, e a Roberto Bonfanti, responsa-bile amministrazione e vendita nell’omo-nimo garage di famiglia a Mendrisio, cheabbiamo incontrato insieme. Il vostro col-lega Fabio Mattei mette molto l’accentosulle pressioni a cui è sottoposto il con-cessionario. “In effetti – afferma MarcoDoninelli – i fabbricanti e gli importato-

STORIA DI COPERTINA

Quale futuro per i garage?Quattro esperienze a confronto

SEZIONE TICINO

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SEZIONE TICINO

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“PER FORTUNA, IN PICCOLE REALTÀ COME LA NOSTRA CONTA ANCORA MOLTO IL CONTATTO PERSONALEE I CLIENTI SANNO CHE DA NOI POSSONO FAR AFFIDAMENTO SU UNA VALIDAASSISTENZA ANCHEDOPO L’ACQUISTO.”Roberto Bonfanti

“IN UN SETTORE CHE CAMBIA, OGNI AZIENDA PICCOLA MEDIA O GRANDECHE SIA HA UN FUTURO, A CONDIZIONE CHE SAPPIA ADATTAREIL SUO MODELLO DI CONDUZIONE ALL’EVOLUZIONE DEL MERCATO.”Roberto Pesare

STORIA DI COPERTINA

di gestione – aggiunge Doninelli – e mirendo conto che la clientela cerca il con-tatto con persone affidabili. La vendita,per nostra fortuna, è ancora basata sulrapporto umano. C’è da sperare che legrandi case madri se ne rendano conto”.Come avviene in altri mercati, peresempio in quello della moda, i grandimarchi costringono i concessionari a ri-tirare una certa quantità di merce, mapoi non riescono o non vogliono impe-dire che gli stessi prodotti vengano ven-duti anche in altri punti vendita, chenon dispongono della rappresentanza.Rappresentanza che, come abbiamo vi-sto, comporta costi elevati. “C’è da chie-dersi – osserva Doninelli – se il sistemadi distribuzione dell’automobile sia an-cora attuale, se non sia necessario cam-biare qualcosa. Di questo passo, sullavendita di una vettura noi concessiona-ri finiremo per perderci”. Durante i pe-riodi di ristrettezze economiche, pernon parlare di crisi, molti costi vengo-no scaricati dai produttori sugli impor-tatori e da questi sui concessionari. Unpo’ come sta avvenendo a livello canto-nale, dove il Cantone, per risparmiare,riversa certi costi sui Comuni. Il fatto èche qualcuno queste spese le deve paga-

re. D’altra parte, per conquistare nuo-ve fette di mercato i prezzi per il con-sumatore continuano a diminuire. Ba-sti paragonare il costo di una vettura dipari qualità in Svizzera nel 2013 rispet-to a un paio di anni fa: si è ridotto diun buon 20 per cento. E il mercato del-le vetture d’occasione, come va? Doni-nelli spiega che per non avere problemidi liquidità tende a rivenderle imme-diatamente a commercianti che si oc-cupano esclusivamente di questo mer-cato. Mentre Bonfanti, che ha un rag-guardevole parco macchine d’occasio-ne, afferma che “non sai mai come va afinire quando ritiri una vettura: né aquanto, né quando la venderai”. Comeabbiamo già scritto più volte nelle ul-time edizioni di questa rivista, il mer-cato dell’occasione è condizionato dallacaduta dei prezzi delle auto nuove. Ilcliente che ha acquistato un’automobi-le quando i prezzi erano più elevati, almomento di venderla per comperare unnuovo veicolo rischia di essere penaliz-zato. Il garage da parte sua, per nonperdere il cliente tendenzialmente glipropone una valutazione più elevata diquella di mercato, con evidente perdi-ta di guadagno. In questa complessa si-

tuazione, gli introiti più sicuri di ungarage sono dunque portati dall’offici-na, che si occupa dei servizi di manu-tenzione e delle riparazioni delle vettu-re, siano essi a carico della casa madre,o del consumatore. Ma per i concessio-nari quanto pericolo c’è che l’automo-bilista si rivolga a un’autorimessa nonufficiale di una determinata marca, chepuò praticare prezzi più bassi perchédeve far fronte a meno spese di gestio-ne? “Questo pericolo diventerà semprepiù remoto – afferma Roberto Bonfan-ti – perché l’assistenza richiede macchi-nari sempre più specifici. Accade un po’come nella medicina. Ti rechi dal me-dico generico per un malessere genera-le, ma come entri nello specifico timanda dallo specialista. Questo sta av-venendo anche nel nostro settore”. Ro-berto Bonfanti è un giovane trentennelaureato in economia che lavora ormaida 8 anni nell’azienda di famiglia, co-me vede il suo futuro in questo delica-to settore, in subbuglio come quasi tut-ti i mercati? “Oggi – conclude Bonfan-ti – con tutti i cambiamenti in atto miè davvero difficile immaginare il futu-ro e prevedere come si svilupperà la no-stra attività”.

Tra i più grandi di tutto il TicinoRoberto Pesare è titolare del GarageEmil Frey di Noranco, uno dei più gran-di del Ticino, con la rappresentanza di12 marchi e la vendita di 1'500 veicoliall’anno. Anche per lui la musica noncambia: i costi lievitano e i margini diguadagno diminuiscono. “Attenzione –avverte – quando lei parla nell’introdu-zione a questa inchiesta di vetture ven-dute nel 2012, dimentica di dire che que-sti dati si riferiscono ai veicoli immatri-colati, non necessariamente venduti.Molte delle automobili che figurano sul-le statistiche 2012 si trovano infatti an-cora sui piazzali dei concessionari, che so-no stati costretti ad acquistarle e ad im-matricolarle nell’intento di raggiungeregli obiettivi di vendita prefissati dall’im-portatore per garantire i bonus di fineanno”. Ma voi siete il garage del-l’importatore. “In teoria sì. Fac-ciamo parte del gruppo, ma inpratica siamo trattati comequalsiasi altro concessionario. Eper un garage multimarche come ilnostro gli sforzi amministrativi per se-guire le richieste degli importatori, la ge-stione degli stock, la verifica costante delraggiungimento degli obiettivi, sono in-gentissimi. Dobbiamo disporre di stru-menti di controllo sofisticati per rag-giungere le cifre chiave mese per mese.Pensi solo alla gestione del nostro stock,che si aggira costantemente attorno ai400 veicoli”. Per un grande garage è piùdifficile tenere un contatto costante conil cliente? “È difficile, ma fondamentale.Dedichiamo molte energie e risorse aquesto scopo”. Quindi non è facile abbas-sare i costi. “Per garantire efficienza e ser-vizio di qualità bisogna far fronte a ine-vitabili costi fissi. Ma intravvedo possi-

bilità di risparmio stabilendo collabora-zioni e sinergie con gli altri concessiona-ri ticinesi dei nostri stessi marchi. Peresempio sugli investimenti pubblicitari.La gestione dei pezzi di ricambio è un al-tro settore interessante a questo proposi-to. Fino a poco tempo fa ognuno si gesti-va il proprio magazzino. Ora abbiamocentralizzato questo servizio nella nostraazienda. Gli altri concessionari rispar-

miano le spese di magazzino e noi riu-sciamo a compensare parte dei costi cheavremmo in ogni caso”. Quindi lei con-testa la voce comune secondo cui le gros-se aziende sono favorite? “Secondo mechi dorme sonni più tranquilli sono iproprietari dei piccoli garage, che riesco-no più facilmente a controllare e a con-tenere i costi. Quelli medi e noi grandiabbiamo più difficoltà a snellire le no-stre organizzazioni interne. Di fronte aun mercato in continuo mutamento so-no persuaso che ogni azienda del nostrosettore, piccola, media o grande che sia,abbia un futuro, a condizione che sappiaadattare il suo modello di conduzione al-l’evoluzione del settore. Sul mercato del-l’usato quale è la sua posizione? “Riten-go sia importante esserci con occasionidi qualità e a prezzo giusto. Questo set-tore permette di avvicinare nuovi clien-ti, che in un primo momento si dimo-strano interessati a un veicolo d’occasio-ne ma che poi finiscono magari per ac-quistarne uno nuovo. In ogni caso, datoche in questo momento i guadagni dellenostre aziende giungono piuttosto dalleofficine, mi sembra importante incre-mentare la clientela, sia vendendo autonuove, pur con minori margini, sia im-pegnandosi sul mercato dell’usato”.

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Una rete di distributoridi gas metano in TicinoUna nuova iniziativa sta nascendo in Ti-cino sotto l’egida di Gasmobil AG, un’as-sociazione che ha come scopo ladiffusione in Svizzera del gas naturale(spesso denominato metano) e del bio-gas. Entrambi da non confondere con ilGpl, un gas di petrolio liquefatto. Moltefra le maggiori case automobilisticheproducono vetture funzionanti con il gasnaturale (14,5 milioni nel mondo), chepermettono un risparmio del 35% sulcosto del carburante rispetto a quelletradizionali e garantiscono una maggiortutela dell’ambiente. Dopo quasi tre annidi egemonia dell’auto ibrida, tre modellia metano risultano da quest’anno alprimo posto di EcoMobiLista la specialeclassifica stilata dall’ATA (AssociazioneTraffico e Ambiente).Naturalmente, la diffusione di questimodelli è condizionata anche dalla retedi distribuzione del gas metano. Finorasono disponibili in Svizzera 135 stazionidi rifornimento, di cui 3 in Ticino: due nelLuganese e una nel Mendrisiotto. “NellaSvizzera tedesca e in quella romanda –ci spiega Marialuisa Bernini, promo-trice di Gasmobil Ticino – questo generedi veicoli ha una diffusione crescenteanche nelle flotte aziendali. Ora stiamolavorando per portare l’offerta di metanoanche agli automobilisti ticinesi. Spe-riamo di poter contare sulle sinergie deifornitori di gas nel Sopraceneri e nelSottoceneri e di tutto il settore automo-bilistico cantonale per riuscire a soste-nere gli investimenti necessari alladiffusione di questa tecnologia, che siavvale delle sovvenzioni della Confede-razione e del Cantone previste per le vet-ture rispettose dell’ambiente”.

matore. Ebbene questo processo comporta co-sti che incidono per il 30 per cento circa sulprezzo finale”. Vediamo in questa sede la visione del fab-bricante e dell’importatore. “Il fabbricante è preoccupato che a tutti i con-sumatori, indipendentemente da dove risie-dono, giunga in modo coerente l’immagineda lui desiderata del suo prodotto. Per otte-nere questo obiettivo chiede all’importatore– che a sua volta viene così messo sotto pres-sione – di fare in modo che i concessionari ga-rantiscano determinati standard. Richiesteche entrano spesso anche nel particolare perl’architettura degli show room, gli aspettiesterni dei garage, fino a scegliere addirittu-ra il colore delle piastrelle del pavimento”. Ma non è un’esagerazione? “Nella visione del concessionario è compren-sibile usare il termine ’esagerazione’, ma peril costruttore sono considerati dettagli neces-sari per portare il consumatore a identificarsicon il marchio”. Ma tutto questo richiede per i concessio-nari investimenti costosissimi. “Certo. Si tratta di costi alla portata solo del-le aziende che possono contare sulla necessa-ria massa critica di vendite. Chi ha un picco-lo potenziale non se lo può permettere”. Che ne sarà allora dei piccoli garage? “Fabbricanti e importatori, accanto a questegrandi strutture, dovranno continuare a ga-rantire una serie di ‘satelliti’ distribuiti sulterritorio per offrire un servizio di prossimi-tà alla clientela. Ci sarà così sempre spazioanche per piccole strutture”.

Il mercato si espandeVeniamo al mercato. “Nel 2012 – osserva Silvio Bizzini – il mer-cato mondiale dell’automobile ha toccato unnuovo record con la vendita di 72 milioni divetture. Tre anni fa, quando è scoppiata la cri-si finanziaria le vendite internazionali eranoscese a 48 milioni. Gli esperti si aspettavanoche in seguito sarebbero scese ulteriormentefino a 40 milioni. Si è invece assistito a un in-cremento record”.Nonostante il tonfo nelle vendite registra-to in Europa, ad eccezione della Svizzera. “Certo. I grossi incrementi di vendita sonostati infatti registrati negli Stati Uniti, inRussia e nelle economie emergenti come Ci-na, India e Brasile”.

Èuno dei personaggi più brillanti eaperti del mondo automobilistico ti-cinese. Silvio Bizzini è nato tra le au-to perché suo padre era titolare di ungarage a Biasca. Sin da giovane ha

quindi conosciuto pregi e difetti dell’aziendadi famiglia. Non si è però fermato in valle,ma ha studiato ingegneria nel campo dell’au-tomobile presso la Scuola di Ingegneria aBienne. Ha quindi lavorato per vent’anni conmansioni dirigenziali all’importazione diprestigiosi marchi, prima di tornare in Tici-no a dirigere un’importante concessionaria a

Lugano. Attualmentefa parte del consigliodi amministrazione diuno dei principali im-portatori elvetici epartecipa a un gruppostrategico sul futurodel settore. In questaintervista a 360 graditocchiamo prevalen-

temente tre tematiche: dopo aver sentito lepreoccupazioni di quattro garagisti sul futu-ro della loro attività sentiamo da Bizzini ilpunto di vista dell’importatore. Passeremoquindi a parlare del futuro dell’automobile,dapprima con attenzione allo sviluppo delmercato e in seguito all’evoluzione della mo-bilità e di conseguenza anche alle caratteri-stiche delle vetture per adeguarsi a un mon-do in continuo mutamento.

Dalla parte dell’importatoreNelle pagine precedenti abbiamo riferito lepreoccupazioni di quattro garagisti rappre-sentanti di importanti marchi. Si sentonomessi sotto pressione da fabbricanti e impor-tatori che richiedono continui investimentiper garantire e migliorare il prestigio e l’im-magine dei loro prodotti. Silvio Bizzini ha vissuto questa esperien-za dalle due parti della barricata: vent’an-ni da una parte e venti dall’altra. Cosa cipuò dire a questo proposito? “In effetti – osserva – uno dei maggiori osta-coli del nostro settore è proprio costituito dal-la difficoltà di dialogo tra fabbricanti e im-portatori da una parte e concessionari dall’al-tra per tutto quanto attiene al ciclo di distri-buzione dell’automobile. Intendo dalmomento in cui un veicolo lascia la fabbricaa quello in cui finisce nelle mani del consu-

SILVIO BIZZINI, UNA VITA DEDICATA ALL’AUTOMOBILE

Un’analisi ad ampio raggio

Non tutti i fabbricanti sono dunque fa-voriti da questo andamento. “Risultano vincenti le fabbriche cosiddette‘global player’, cioè quelle che sono presen-ti su tutti i mercati mondiali. I gruppi chehanno previsto strategicamente questo an-damento e quindi hanno investito in paesiemergenti come la Cina oggi vanno a gon-fie vele. Quelli, invece, che hanno puntatoprincipalmente sul mercato europeo sonoin difficoltà”. Per quanto riguarda le tipologie di vettu-re, quali sono le più gettonate? “Sui mercati consolidati come il nostro iconsumatori sembrano piuttosto orientarsiverso vetture più piccole, a minor consumoe minor impatto ambientale. Nelle econo-mie emergenti vanno invece alla grande vei-coli di grossa cilindrata e di dimensionimaggiori”.

L’automobile del futuroSiamo così giunti al terzo argomento: co-me sarà l’automobile del futuro, anche invista dell’evoluzione della mobilità?“Sono persuaso che l’automobile rimarrà an-cora a lungo il principale vettore con cui lagente si sposterà, ma in un contesto assolu-tamente diverso rispetto a quello attuale”.Ci spieghi come muterà questo contesto.

“A livello planetario stiamo assistendo allacreazione di città sempre più grandi. Si cal-cola che nel prossimo ventennio la popolazio-ne residente nei centri sarà il doppio rispet-to a chi abiterà in campagna. Questa storicainversione di tendenza comporterà profondimutamenti nella mobilità. Gli esperti diquesta materia prevedono che i cittadini sisposteranno sulle lunghe distanze tramitetreni veloci. Quando arriveranno in città, al-l’interno dei centri utilizzeranno ancora imezzi pubblici, ma chi si dovrà spostare inzone più discoste continuerà a farlo in auto-mobile, con vetture a noleggio che troveràfuori dalla stazione”.E questi veicoli come saranno?“Saranno a basso consumo e ad impatto am-bientale minimo”.Si andrà quindi verso vetture elettriche?“Non penso. L’automobilista non sembra di-sposto ad accettare veicoli che garantisconouna scarsa autonomia di percorso e per giun-ta a prezzi molto elevati. Per i prossimi ventio trent’anni sono persuaso che i motori a ben-zina o a diesel rimarranno i più diffusi”.Ma se i tragitti lunghi avverranno in tre-no, quelli in auto saranno brevi, quindiadatti anche alle vetture elettriche.“Credo piuttosto nel successo dei veicoliibridi, che utilizzano cioè sia un motore

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STORIA DI COPERTINA

“GLI ESPERTI SOSTENGONO CHE IN FUTUROI LUNGHI SPOSTAMENTI AVVERRANNO IN TRENO; GIUNTI IN STAZIONE SI PROSEGUIRÀ CON ALTRI MEZZI PUBBLICI O VETTURE A NOLEGGIO A BASSO CONSUMO E MINIMO IMPATTOAMBIENTALE.”

Silvio Bizzini

elettrico, sia uno tradizionale che entra infunzione quando l’altro ha esaurito la pro-pria autonomia”.Ci sono molti tipi di motori ibridi.“Credo nello sviluppo della tecnologia cosid-detta Plug-in. Offre oggi modelli con moto-re elettrico ricaricabile in due ore e mezzo conla corrente di casa come un qualsiasi elettro-domestico. Dopo 50 chilometri di percorren-za entra in funzione un motore tradizionalecon un consumo inferiore a 2 litri ed emis-sioni bassissime di Co2 (72 grammi) e con au-tonomia di successivi 300 chilometri”.I prezzi sono però ancora elevati.“Sì, ma scenderanno quando aumenteranno ivolumi di produzione”. E i motori a benzina saranno ancora pro-ponibili tra una ventina d’anni?“Certamente, l’evoluzione del motore a ben-zina, sia rispetto ai consumi, sia per l’impat-to ambientale, in questi ultimi anni è stataspettacolare. Infatti, abbiamo già oggi sulmercato veicoli che consumano soltanto 3 o4 litri per 100 km”.Bisognerà invece dire addio alle auto diprestigio, come le sportive?“No, sono persuaso che le vetture sportivecontinueranno ad avere un mercato rivol-gendosi a coloro che si vogliono divertireguidando”.

Dal meccanico che con chiave inglese e cacciavite riparava tut-to, all’attuale meccatronico, sempre più elettronico e sempremeno meccanico, si passerà all’informatico di automobili. Do-po avere esaminato nei servizi precedenti il futuro dell’asso-ciazione, quello dei garage e quello dell’automobile in gene-

rale, abbiamo incontrato Pierluigi Vizzardi, presidente della Com-missione UPSA per la formazione professionale, per conoscere le evo-luzioni previste nel mestiere di chi lavora in officina e nella suaformazione. Vizzardi segue questo importante settore dell’UPSA daoltre 20 anni. Il suo impegno è stato sottolineato nel corso dell’ulti-ma assemblea con il riconoscimento di socio onorario. Ma prima diparlare del futuro, facciamo il punto sul presente. Il presidente Fon-tana non manca occasione per affermare che il settore della formazio-ne è il fiore all’occhiello dell’associazione. In effetti la scuola UPSAdi Biasca inaugurata nel 1995 la si può considerare una sede model-lo. E i curriculum di studi impartiti agli allievi al passo con i tempi.“Contenuti a parte – spiega Pierluigi Vizzardi – il sistema di forma-zione elvetico basato sull’apprendistato in un’azienda privata o pub-blica e la frequentazione di corsi in scuole statali è ritenuto tra i mi-gliori al mondo. Veniamo spesso citati come esempio. Non si tratteràquindi in futuro di cambiare il sistema, bensì di continuare ad adat-tare i contenuti dei corsi all’evoluzione del mercato”.

Oggi un giovane che sceglie di lavorare nel mondo dell’automobiledeve trovare dapprima un posto dove svolgere il suo apprendistato epoi seguire le lezioni tecniche alla SPAI di Biasca (Scuola Professio-nale Artigianale e Industriale) e quelle pratiche alla Scuola UPSA,dove ha la possibilità di cimentarsi in quelle attività che non gli ven-gono offerte sul posto di lavoro perché affidate a personale più esper-to. Può scegliere fra tre differenti curriculum. Il più impegnativo,che si articola su quattro anni, è quello del meccatronico. Una pro-fessione che raccoglie in sé sia le competenze del meccanico tradizio-nale, sia quelle dell’elettrauto. Quando un veicolo riscontra un pro-blema arriva questa nuova figura professionale trascinando sul carrel-lo un computer, che collega all’elaboratore di bordo della vettura perdiagnosticarne la ‘malattia’. Esistono anche formazioni di tre anni peril meccanico di manutenzione, che in officina si occupa dei servizi dicontrollo previsti dai costruttori e della sostituzione di eventuali pez-zi guasti. Chi desidera invece seguire una formazione meno impegna-tiva frequenta due anni di scuola per diventare assistente di manu-tenzione, al quale sono affidati i piccoli lavori. Oltre a questi curriculum la Scuola UPSA propone anche corsi di for-mazione continua, insegnamenti cioè impartiti a chi ha finito l’ap-prendistato ma desidera rimanere al passo con i tempi per quanto ri-guarda tutte le novità della tecnologia automobilistica.

Questa la situazione attuale, ma cosa succe-derà in futuro nella formazione?“Come già detto – risponde Vizzardi – nonpenso che cambierà il sistema di formazione,perché è ben articolato e permette ai giovanidi proseguire gli studi fino al livello univer-sitario, pur iniziando da un semplice appren-distato. Dovremo però sforzarci affinché lascuola, come è avvenuto finora, continui amantenere il passo con il mercato e permettaagli allievi di imparare a gestire una piccolaazienda. Quelle piccole aziende che costitui-scono la spina dorsale della nostra economia”.La professione continuerà comunque aevolvere?“Se una volta per riparare una vettura eranosufficienti una chiave inglese e un cacciavite,oggi è necessario essere quasi degli informa-tici. E questa evoluzione non si fermerà. An-che una semplice operazione come il cambiodell’olio, che fino a poco tempo fa veniva ef-fettuata durante i rifornimenti di benzina, og-gi richiede di registrarenel computer di bordodella vettura che questafunzione è stata eseguita.In caso contrario conti-nuerà ad accendersi laspia che segnala la neces-sità di sostituire l’olio”. Tradizionalmente, lascuola sembra essersipreoccupata soprattut-to della formazione dichi lavora in officina,ma meno del persona-le occupato in altri set-tori aziendali, come inquello della venditaper esempio. E un suocollega mi faceva nota-re come il mercato ri-chieda sempre più ven-ditori con elevata professionalità. Non ba-sta più, insomma, un approccio simpaticocon la clientela e un forte intuito.“Il consulente di vendita deve conoscere a fon-do il prodotto che propone al cliente. Clienteche arriva spesso dal concessionario con le ideeprecise di quello che vuole, dopo essersi in-formato sul sito internet della marca. Talvol-ta però formula richieste frutto di malintesi,che è indispensabile chiarire prima della ven-dita. Ma per farlo bisogna essere molto beneinformati. Al momento della consegna, poi,il consulente deve essere in grado di spiegareal cliente tutte le opzioni presenti nella vet-tura. Operazione che, per certi veicoli, signi-fica impartire un piccolo corso di informati-ca. E questo è un punto fondamentale in cuiil concessionario ufficiale si differenzia dai ga-rage del cosiddetto mercato parallelo, che nonconoscono a fondo i veicoli offerti. Proprio inquesti giorni ho assistito al caso di un clienteche si rivolgeva a un concessionario per avere

quelle informazioni che non era in grado difornirgli chi gli aveva venduto la vettura”.L’anno scorso all’assemblea UPSA ricordoche lei si era lamentato perché avevate pre-visto un corso di specializzazione per con-sulenti di vendita senza riuscire però a rag-giungere il numero minimo di iscrizioniper organizzarlo. Segno che molti suoi col-leghi non puntano ancora sulla professio-nalità di questa figura nei loro garage?“In realtà, dopo il mio appello all’assembleaabbiamo raccolto nuove iscrizioni e il corso siè poi tenuto con notevole soddisfazione deipartecipanti, che hanno potuto seguire ben120 ore di insegnamento articolate su duegiorni alla settimana, con un programma mol-to vasto e interessante”.Nelle pagine precedenti alcuni suoi colle-ghi affermano che per gestire un garagesono necessarie conoscenze sempre piùapprofondite in vari settori. Sottintendo-no insomma che non basta essere bravi

meccanici – pardonmeccatronici – o abilivenditori, ma occorro-no profonde cono-scenze gestionali. Voiprevedete una forma-zione anche a questoscopo?“Condivido l’opinionedei colleghi, ma il Tici-no è troppo piccolo perproporre corsi di questogenere, che sono moltocostosi e richiedono unminimo di almeno unadozzina di partecipanti.A partire dal prossimoanno scolastico, comun-que, abbiamo introdot-to una novità nella spe-cializzazione per diven-

tare autodiagnostico (la formazione successivaa quella di meccatronico), che va in questa di-rezione. Chi frequenterà questi corsi potrà sce-gliere tra due opzioni: quella tecnica con 8moduli di sole materie tecniche e quella de-nominata ‘coordinatore di officina’, che pre-vede 4 moduli tecnici e 4 dedicati invece allagestione aziendale. I diagnostici già diploma-ti, se lo desidereranno, potranno seguire i 4moduli in gestione aziendale per completarela loro formazione”.Esiste poi sempre la possibilità di seguireoltr’alpe i corsi di gestione aziendale mi-rata al settore automobilistico.“Certamente, ma ciò presuppone la buona co-noscenza della lingua tedesca o francese. An-che per questo la scuola insiste molto sull’ap-prendimento delle lingue. D’altra parte segui-re i corsi oltre Gottardo richiede anche sacrifi-ci economici e di tempo perché le lezioni sitengono un giorno alla settimana durante ilperiodo lavorativo”.

“FINO A POCHI ANNI FAPER LA RIPARAZIONE DI UNA VETTURA ERANOSUFFICIENTI CACCIAVITEE CHIAVE INGLESE; OGGI È NECESSARIO ESSERE QUASI DEGLI INFORMATICI.”

“È NECESSARIO GARANTIRECHE LA SCUOLA, COME È AVVENUTO FINORA, MANTENGA IL PASSO CON IL MERCATOE FORNISCA AGLI ALLIEVI LE BASI PER GESTIRE UNA PICCOLA AZIENDA.”

Pierluigi Vizzardi e un suo collaboratore, nell’officina del suo garage di Rancate

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FORMAZIONE

INCONTRO CON PIERLUIGI VIZZARDI, ANIMA DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE UPSA

Una professione in evoluzionedal meccanico all’informatico

CAMERA CON VISTA

di Luca AlbertoniDirettore della Camera di commercio,dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti)

IL RUOLO DETERMINANTE DELLE ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI

Il ruolo delle associazioni professionalicome UPSA nel contesto economico, so-ciale e politico è incontestabilmente im-portante, se pensiamo alla creazione diquella ricchezza alla base del processo ri-

distributivo dello Stato, ma anche e soprat-tutto alla formazione. Svolgendo i loro com-piti “naturali”, le associazioni hanno peròanche un’importante funzione di salvaguar-dia dei valori fondamentali del nostro siste-ma economico, contraddistinto da una chia-ra impronta liberale. Purtroppo tali valorisono pesantemente rimessi in questione daattacchi esterni verso la Svizzera e da peri-colosi appoggi forniti a tali attacchi da chi,all’interno del nostro paese, vorrebbe un ap-piattimento su standard poco edificanti dipaesi a noi vicini geograficamente. Infattinon sono casuali diverse recenti e certamen-te anche future iniziative popolari dal tonomoraleggiante, volte proprio a smantellareil sistema legislativo liberale e l’impiantofederalista elvetico. Basti pensare all’inizia-tiva federale per imporre un salario minimodi 4'000 franchi in tutta la Svizzera, su cuisaremo chiamati a pronunciarci probabil-mente nel 2014. In un contesto teso e un po’caotico di cambiamenti che potrebbero es-sere epocali, è disarmante che il mondo po-litico non sappia sviluppare una strategiacredibile ed equilibrata di tutela degli inte-ressi nazionali. Agli attacchi si rispondetroppo spesso non con argomenti validi (checi sarebbero), ma con un atteggiamento re-missivo inspiegabile. Un esempio illumi-nante è il recente ultimatum posto dal-l’Unione europea alla Svizzera, che chiededi adattare il nostro sistema fiscale agli stan-dard europei, sopprimendo determinate tas-sazioni privilegiate per talune forme socie-tarie. Ebbene, da un interessante studio suiregimi fiscali in vigore nei paesi europei,commissionato dall’Associazione bancariavodese (scaricabile dal sito internetwww.banques-finance-vaud.ch) e realizzatoda PricewaterhouseCoopers, emerge chequasi tutti i paesi dell’UE (l’80%...) prati-cano le cosiddette “imposizioni straordina-rie”. Ossia, applicano statuti speciali a di-

Come salvaguardarei nostri valori?

vincenti. Il ruolo delle associazioni in uncontesto simile non va banalizzato. Contri-buendo alla diversificazione del tessuto eco-nomico, con un lavoro di qualità ed insi-stendo sulla tutela di un ambiente flessibi-le, liberale e federalista, esse possono esseredecisive nel gioco delle alchimie politiche.Non si tratta di fare del facile populismo,bensì di sottolineare quanto impegno equanti sacrifici siano necessari oggi per svol-gere le attività imprenditoriali che servonoa “far girare” la nostra economia. E senza ilruolo fondamentale delle associazioni eco-nomiche e professionali il nostro paese sa-rebbe certamente più povero.

pendenza di settori, forme societarie ecc. Inpratica quello che rimproverano alla Svizze-ra in materia di imposizione di società ausi-liarie e holding e di concorrenza fiscale in-tercantonale. Ciò conferma, dati alla mano,quello che da tempo è un sospetto fondatoe che era difficile non intuire, ossia che mol-te delle pressioni esercitate sulla Svizzera so-no assolutamente strumentali e finalizzate ascopi ben poco nobili, come l’eliminazionedi un concorrente che ha un sistema per-formante e la raccolta facile di fondi ne-cessari per finanziare strutture troppocostose perché eccessivamente gene-rose. Ritengo che non sia esageratoesigere dalle autorità federali che sitenga conto di tutto ciò, evitandoconcessioni unilaterali. E’ vero chele trattative con il nostro più im-portante partner commerciale han-no una valenza molto rilevante, nonsolo per le esportazioni, ma anche perchi opera sul mercato interno. Ciò nonsignifica però che ci si debba piegare aqualsiasi richiesta. Per l’economia è fon-damentale sentirsi tutelata, soprattutto nelsenso che occorre mantenere la stabilità delsistema svizzero. Se le regole cambiano aogni piccola folata di vento, ci giochiamouno degli elementi fondamentali della no-stra competitività. Gli adattamenti vannointrodotti per gradi e non semplicementebuttando a mare valori che ci hanno reso

MARKETING

negli anni, di competenze e risorse dedicatealla comunicazione; nelle realtà più signifi-cative vi sono uffici, funzioni, settori o ad-dirittura direzioni che presiedono alla co-municazione in modo permanente e strut-turato, con autonomia operativa e di bud-get. Per UPSA si tratterà di creare quantoprima un presidio strategico che vedrà ilPresidente e alcuni membri di comitatosupportati da partner esterni in grado di for-nire con professionalità e continuità approc-ci e tecniche strutturati. L’Ufficio Comuni-cazione UPSA-Ti accentrerà e svolgerà le at-tività corrispondenti alle funzioni aziendalidelle relazioni pubbliche e della comunica-zione: consulenza, ricerca e definizione stra-tegie comunicazione UPSA-Ti, creazionecampagne di immagine istituzionale, rela-zione con i Media e ufficio stampa, organiz-zazione di eventi culturali, scientifici e diformazione per gli associati, creazione areariservata alle comunicazioni tra il Comitatoe gli associati sul sito Web upsa-ti.ch, con-sulenza e assistenza al Presidente e al Comi-tato cantonale e contatti con Associazioni disettore e Uffici cantonali. Forti del motto“Comunichiamo e facciamo la differenza!”gli obiettivi del futuro Team dell’UfficioComunicazione saranno quelli di sviluppa-re in modo ottimale qualsiasi opportunitàlegata alla comunicazione, diffondendol’immagine vincente che caratterizza l’As-sociazione e trasmettendo quei valori deon-tologici e professionali che UPSA può van-tare ma che pochi ancora conoscono.

PER FAR CONOSCERE IL PESO ECONOMICO DEL SETTORE

Un’associazione è un’aggregazione,volontaria e senza scopo di lucro, disoggetti - individui o gruppi di in-dividui - che perseguono collettiva-mente e in modo organizzato, attra-

verso di essa, obiettivi comuni. Il suo scopoè, dunque, quello di soddisfare esigenze con-divise da coloro che rappresenta, in primoluogo rappresentanza e servizi. Scorrendo iltesto relativo ai “Principi UPSA” si può leg-gere: “La comunicazione è uno strumentocentrale per raggiungere gli obiettivi del-l'Unione e per rendere trasparenti e interes-santi i nostri servizi. Ci impegniamo per unabuona immagine del settore e, con il raffor-zamento del marchio UPSA, aiutiamo i no-stri Soci a profilarsi e distinguersi nel mer-cato. Promuoviamo il dialogo e comunichia-mo in modo attivo, onesto e orientato al fu-turo con i nostri destinatari interni edesterni”. La comunicazione concorre a rag-giungere tutti gli obiettivi di un’associazio-ne imprenditoriale, migliorando l’efficaciadelle sue relazioni al proprio interno e versol’esterno. Rafforzare l’identità associativa,sviluppare il senso di appartenenza e la par-tecipazione dei soci, svolgere azioni di lob-by, assolvere funzioni di marketing, coin-volgere e motivare le risorse umane sono isuoi obiettivi. Comunicare non significa so-lamente parlare e informare, si comunica pertrasmettere qualcosa, per far capire, per in-fluenzare, per ottenere una reazione ed è perquesto che il prossimo futuro di UPSA, do-po un decennio dedicato alla Formazione,deve essere seriamente impostato sulla Co-municazione i cui destinatari, per un’asso-ciazione imprenditoriale come UPSA, sonomolteplici. La pubblica amministrazione,gli enti locali, i partiti politici, le organiz-zazioni sindacali, i media, l’opinione pub-blica, gli imprenditori, il mondo della for-mazione e della ricerca, i giovani, i movi-menti e i gruppi di pressione e di interesse,le organizzazioni culturali e, naturalmente,i potenziali associati sono solamente alcuniobiettivi di una strategia di comunicazionemirata e continuativa il cui scopo è quellodi rispondere a un bisogno dettato dalla con-

OBIETTIVI DEL FUTUROUFFICIO COMUNICAZIONESARANNO QUELLI DI DIFFONDEREUN’IMMAGINE VINCENTECHE CARATTERIZZA UPSA E TRASMETTERE I VALORIDEONTOLOGICI E PROFESSIONALI CHE ESSA PUÒ VANTARE MA CHE POCHI ANCORACONOSCONO.

MOLTE DELLE PRESSIONIESERCITATE SULLA SVIZZERASONO ASSOLUTAMENTESTRUMENTALI E FINALIZZATEA SCOPI BEN POCO NOBILI,COME L’ELIMINAZIONE DI UN CONCORRENTE CHE PUÒ VANTARE UN SISTEMA PERFORMANTE. L’AUTORITÀ FEDERALE NE TENGA CONTO, EVITANDO CONCESSIONI UNILATERALI.

sapevolezza crescente di essere, oltre chesoggetti di rappresentanza economica, sog-getti sociali. La situazione economica, le rin-novate esigenze da parte dei consumatori, icambiamenti in atto a livello commercialee distributivo nel settore dell’auto, la ricer-ca da parte di vari competitor di acquisirenuove quote di mercato erodendo spazi si-nora di competenza degli associati, costrin-gono UPSA ad adottare repentinamentestrategie di comunicazione fino a ieri im-pensate. UPSA, oggi più che mai, si trovanell’imminente necessità di comunicare al-l’esterno il proprio ruolo mettendo in evi-denza quello che è il proprio reale valore sianel mercato all’interno del quale opera che,soprattutto, a livello dell’economia svizzerae del Cantone Ticino in particolare. Un nu-mero crescente di associazioni si è dotato,

di Roberto Mazzantini(Mazzantini & Associati SA, agenzia di comunicazione a servizio completo)

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Comunico. Ergo UPSA!

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IL MERCATO

Nel primo trimestre il mercato dell’au-tomobile in Svizzera ha registrato unaflessione del 10,7 per cento rispetto al-lo scorso anno. In Ticino questa ten-denza è stata meno marcata: meno 2,7

per cento. Per quanto concerne invece la vendi-ta di vetture usate si è registrato nel nostro can-tone un incremento del 5 per cento rispetto alprimo trimestre 2012. Per commentare questi

dati ci siamo rivolti aOliviero Milani, diret-tore ticinese del gruppoAmag, che importa inSvizzera VW, Audi, Sko-da, Seat e Porsche. Seb-bene il mercato ticineseabbia regi-strato unaf l e s s i on e

minima, si tratta pur sempre diun calo delle vendite. Come laspiega? “Il dato che lei cita ri-guarda le automobili nuove messein circolazione, ma non necessaria-mente vendute. Negli ultimi an-ni le dinamiche di vendita non se-guono più una logica temporale esono fortemente influenzate dafattori quali il lancio di nuovi mo-delli, le modifiche di legge (eco-incentivi, CO2), l’andamento deimercati europei e soprattutto lepromozioni di vendita. Queste ul-time essendo limitate nel tempoincidono in modo significativosulle statistiche. Il dato negativodel primo trimestre 2013 rispettoal 2012 va comunque letto con ri-serva, in quanto lo scorso anno i ri-sultati erano stati positivi per imotivi di cui sopra”. Questo signi-fica che il calo delle vendite po-trebbe essere superiore a quantoappare nelle statistiche. Quali leragioni? “L’attuale situazione con-giunturale crea insicurezza neiconsumatori. Lo si percepisce atutti i livelli dell’economia. Laclientela si indirizza verso model-li meno cari, attende prima dicambiare l’automobile, oppure ri-duce il numero di veicoli utilizza-ti in famiglia”. Quindi lei è pessi-mista per il futuro? “No, per dueragioni. Per il momento il nume-ro di vetture in circolazione inSvizzera è ancora in crescita, mol-ti giovani ottengono il permessodi condurre e gli anziani guidanopiù a lungo. D’altra parte, oltre unterzo dei veicoli in circolazione hanno più di 7anni e verranno presto sostituiti. Quindi, sel’economia elvetica mantiene l’andamento at-

tuale, il mercato dell’auto per i prossimi anniè assicurato”. Se circolano molte vetture attem-pate, le officine lavorano. “Sì, stanno lavorandobene. Anche perché il consumatore confermauna propensione alla sicurezza e quindi a unabuona manutenzione del proprio veicolo”. Ve-niamo al mercato dell’occasione. Come mai il

confronto con il 2012 è di segnopositivo? “Soprattutto per dueragioni. In primo luogo, i prezzidelle auto d’occasione e di quel-le nuove si sono riequilibrati. Insecondo luogo, le vetture cosid-dette a chilometro zero, cioè im-matricolate ancora nuove e tenu-te in stock dal garagista, quandovengono vendute figurano comeusate”. Cosa significa? “Neglianni scorsi si è assistito in Sviz-zera a una diminuzione dei prez-zi delle automobili, per riequili-brarli rispetto a quelli dei paesiconfinanti. Chi comperava unveicolo nuovo risparmiava sulprezzo d’acquisto, ma veniva pe-nalizzato sulla valutazione dellasua vettura ritirata dal concessio-nario e destinata al mercatodell’occasione. Il calo del prezzodelle automobili nuove si è in-fatti ripercosso anche sui valoridi quelle usate. Oggi possiamoaffermare che questi squilibri so-no completamente superati”. Eciò si ripercuote anche sul cosid-detto mercato parallelo. Queipunti di vendita, cioè, che acqui-stano le vetture all’estero per ri-venderle in Svizzera a un prezzoinferiore rispetto a quello deiconcessionari elvetici ufficiali.“Possiamo affermare che il mer-cato parallelo è tornato a livellinormali. I prezzi delle vetture inSvizzera si sono riequilibrati ri-spetto a quelli dei paesi vicini.Oggi, salvo rari casi, non è piùinteressante acquistare una vet-tura da quei rivenditori, anche daun profilo dei costi. Senza poiparlare delle diverse dotazioni dei

modelli, nonché dei problemi di assistenza e digaranzia a cui sono andati incontro molti con-sumatori che hanno scelto questa strada”.

MENO 10,7 A LIVELLO NAZIONALE; MENO 2,7 INVECE NEL NOSTRO CANTONE

0

20’000

23’000

26’000

35’000

29’000

32’000

Fonte: Ufficio federale delle strade (USTRA) / UST - aprile 2013)

Fonte: Dip. delle Istituzioni, Sezione della Circolazione, Camorino / USTAT (aprile 2013)

Automobili nuove messe in circolazione in Svizzera (gennaio-marzo)

gennaio febbraio marzo

82’000

0

70’000

73’000

76’000

79’000

1. Trimestre

74’028

80’754

72’120

+9.1%

–10.7%

20’990

22’530

24’719

23’365 3

2’670

21’338

22’284

24’498

+17.8%

–13,7%

+3.7%

–4.6%

+7.1%

–12.8%

2011 2012 2013 % rispetto stesso periodo anno precedente

2011 2012 2013 % rispetto stesso periodo anno precedente

Automobili nuove messe in circolazione in Ticino (gennaio-marzo)

gennaio

1’251

1’450

1’439

1’326

1’379

1’426

febbraio marzo0

1’200

1’400

1’800

2’000

+15%

–4.2%

–8.5%

+7.5%

+4.8%

–8.7%

4’800

0

4’200

4’400

4’600

1. trimestre

4’520 4’672

4’545

+3.4%

–2.7%

1’600

4’000

30’508

3’018

3’142

2’680

3’451

2’973

Fonte: Dip. delle Istituzioni, Sezione della Circolazione, Camorino / USTAT (aprile 2013)

Automobili d’occasione messe in circolazione in Ticino (gennaio-marzo)

gennaio febbraio marzo

9’800

0

9’000

9’200

9’400

9’600

1. trimestre

9’109

9’173 9

’638

+0.7%

+5%

+4.1%

+9.8%

0

2’500

2’700

2’900

3’100

3’300

3’500

2’961

_9.5%

+10.9%

+7%

–4%

2011 2012 2013 % rispetto stesso periodo anno precedente

3’130 3’351

3’214

1’819

1’907

1’740

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Mi piace molto andare in automo-bile. Certo, non ne sono schiava,ma è un mezzo indispensabileper i miei spostamenti giorna-lieri. Donna e giornalista di suc-

cesso, Prisca Dindo, direttrice dell’infor-mazione di Teleticino, afferma pure di esse-re un po’ pigra nella manutenzione della suavettura. “Ho qualche piccolo segno nellacarrozzeria da far togliere”, dice. Poi ci con-fida un piccolo aneddoto della sua vita.“L’amore per la macchina è qualcosa di ge-netico nella mia famiglia: mio padre corre-va in circuito – ha partecipato a diverse ga-re al Nürburgring – e mi ha trasmesso lapassione per le quattro ruote”. Prisca ci rac-conta pure dell’importanza della guida nel-l’ambito della sua professione. “Senza au-tomobile sarei davvero in difficoltà, abitan-do nel Sopraceneri e lavorando a Melide.Anche durante la giornata, per i miei spo-stamenti legati al lavoro mi muovo con unmezzo privato. Insomma, macino tantissi-mi chilometri e questo non mi arreca alcunfastidio. Anzi, recentemente sono andatacon amici a Losanna e ho chiesto loro di po-ter prendere il volante. Non temo nemme-no i lunghi tragitti dunque”. Quello con laguida è stato un amore sbocciato tardi, pe-rò. “Eh sì. Ho ottenuto la patente solo do-po avere compiuto i 25 anni. Prima, abi-tando in Italia, approfittavo dei mezzi pub-blici, cosa impossibile qui da noi. Non tan-to per la mancanza di offerte, ma proprioperché i miei orari di lavoro irregolari nonsi conciliano per nulla con quelli di bus etreni”. Per la stessa ragione ha qualche dif-ficoltà a condividere i trasferimenti con al-tre persone: “ne avessi la possibilità, appli-cherei più spesso il car sharing. Purtroppo,pur avendo colleghi che abitano nei mieiparaggi, non riesco quasi mai ad accompa-gnarli negli spostamenti. Gli orari sono co-sì differenti che l’impresa è davvero diffici-le. Certo, se l’occasione si presenta, non mifaccio pregare”. Qual è stata la prima mac-china di Prisca Dindo? “Me la ricordo an-cora bene. Una scassatissima Ford Fiesta di

PRISCA DINDO, GIORNALISTA, È DIRETTRICE DELL’ INFORMAZIONE PRESSO TELETICINO

“L’AMORE PER L’AUTO È QUALCOSA DI GENETICO NELLA MIA FAMIGLIA; MIO PADRE CORREVA IN CIRCUITO E HAPARTECIPATO A DIVERSEGARE AL NÜRBURGRING. MI HA COSÌ TRASMESSOLA PASSIONE PER LE QUATTRO RUOTE.”

“L’auto, una passioneereditaria”

Va meglio in Ticinoche in Svizzera

IO E L’AUTO

seconda mano, comperata per poco più dimille franchi. Questo dimostra come già al-lora consideravo la macchina un semplicemezzo di locomozione: una vettura ti devesemplicemente portare in giro. Attualmen-te ne ho una più funzionale alla mia profes-sione, che mi permette di assorbire con agio

i molti viaggi che mi devo sobbarcare. Maripeto, niente di lussuoso o esagerato”. An-che per le vacanze l’auto è un’alleata di Pri-sca? “Assolutamente sì. Quando vado in fe-rie, ad esempio in Italia, la macchina è unmezzo indispensabile”.

Omar Ravani

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Prisca Dindo con la suavettura

Oliviero Milani

SI È CORSO IL 14° RALLYE ENERGIES NOUVELLES TRA LUGANO E MONTECARLO

di Omar Ravani

Per una volta non conta chi arrivaprimo. Per una volta conta chi ar-riva meglio. È lo spirito con ilquale si sono presentati al via inPiazza Riforma il 21 marzo scor-

so gli equipaggi del 14. Rallye Monte-Carlo Energies Nouvelles. Sì, perché la ve-locità in questa competizione tutta decli-nata al verde conta relativamente. Certo,lo spirito è quello di vincere, ma per unavolta non bisogna forzatamente andare atavoletta sul percorso per dare fondo a tut-ta la potenza dei motori. In ossequio al-l’ecosostenibilità, quel che importa è con-sumare la quantità minore possibile dicombustibile, fornendo il più possibile diprestazioni. Quella messa in scena a inizio primaveraè una prova che ha visto i concorrentiviaggiare dapprima dal Ticino in direzio-ne del Principato, nei tre giorni seguentida Monaco a Aix-en-Provence, per poi ri-tornare sulle strade di Monaco. Una for-mula nuova, completamente ripensata,per permettere di dare vita a un numeromaggiore di prove di regolarità. Una bel-la finestra su quelle che saranno le ten-denze del mercato del futuro prossimo.Da Lugano (uno dei tre centri che hannoospitato la partenza, assieme alle cittàfrancesi di Clermont Ferrand e Annecy)sono scattate vetture che fanno infatti del-l’innovazione il loro simbolo, divise in di-verse categorie. La IIIA: veicoli di serie apropulsione elettrica di uso quotidiano.

La VII: veicoli ibridi elettrici. La VIII:veicoli a energie alternative (GPL, GNV,oli vegetali puri, E85, biodiesel). In ag-giunta si è anche svolto un evento ‘Zeroemission no noise’ (zero emissioni, nessunrumore), una ‘due giorni’ dedicata a mez-zi a propulsione esclusivamente elettricae con autonomia limitata. Responsabile per la tappa con partenzadalla Svizzera, il console di Monaco in Ti-cino Gian Andrea Rimoldi, dal quale

abbiamo raccolto qualche impressione su-gli aspetti organizzativi. Console, qualisono gli obiettivi di questo rally ecososte-nibile? “Le finalità della competizione so-no molto semplici; è una gara di regola-rità nella quale si impone chi consuma dimeno. Il principe di Monaco ha volutoideare un rally ecologico per compensarein un certo senso quelli classici e il GranPremio di Formula 1”. Di chi è compo-sto il comitato di tappa e quali sono i fat-tori che influenzano la competizione?“Siamo un gruppo locale, ormai all’otta-va edizione di lavoro in comune, per cuisiamo molto rodati. Il nostro compitoconsiste soprattutto nel coordinare i ser-vizi in collaborazione con la città di Lu-gano, che ci garantisce il proprio soste-gno. Le incognite sono sempre le stesseogni anno, legate al tempo e quindi al ti-po di pneumatici montati; chiaramentechi opta per le gomme invernali consumadi più, ma non è detto che sia una mossaperdente”.

I TICINESI PROTAGONISTIA far la parte del leone, il Lugano RacingTeam, che ha messo a disposizione piùequipaggi. A difendere i colori della lo-cale scuderia, assieme ad altri due bino-mi composti da Franchino Ferrini e Mas-simo Pedrazzini, rispettivamente da Mi-chele Nasi e Alberto Genovesi, l’ex pilo-ta ticinese di Formula 1 Andrea Chiesa.Dopo una fortunata carriera da pilota di

pista e di rally tradizionali, per lui quelladella gara ‘a risparmio energetico’ è statauna nuova sfida. Abbiamo raccolto la te-stimonianaza di Andrea Chiesa dopo laconclusione della competizione. “Ero alla primissima esperienza in unacompetizione di questo genere, quindi misono sentito in un certo senso un pivello,anche se ho partecipato a molte gare. Erala prima volta infatti che mi accingevo adaffrontare una competizione con un mez-zo che viaggia ad energia alternativa. Poi,trattandosi di una gara di regolarità, perme è stata un’ulteriore sfida. Il mio obiet-tivo era quello di partire con umiltà e cer-care di arrivare in fondo. La macchina èassolutamente innovativa e devo ringra-ziare Romeo Ricca che ha pensato a meper questa bella esperienza. Il mezzo èdavvero eccezionale ed è stato un piacereguidarlo sui percorsi impegnativi cheprevedeva la gara”. Questo rally ecologico rappresenta in uncerto senso un salto nel futuro del mer-cato automobilistico. È un interesse cre-scente quello per le energie alternative?“La risposta a questa domanda viene giàfornita dall’alto numero di iscritti al via(93 n.d.r.). Credo che il futuro sarà indis-solubilmente legato a macchine di que-sto tipo. La direzione presa è questa epenso che lo si veda anche ad esempionella Formula 1, dove il KERS si sta fa-cendo sempre più strada”. Stiamo parlando di una rivoluzione sul

La partenza da Lugano

L’arrivo a Montecarlo

Il Team Lugano al completo e Gian Andrea Rimoldi,console di Monaco in Ticino (ultimo a destra)

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Chi va sano,va bene e va…ecologico

UNA FORMULA NUOVA,TOTALMENTE RIPENSATA,PER DAR VITA A UN NUMERO MAGGIORE DI PROVE DI REGOLARITÀ.UNA BELLA FINESTRA SU QUELLE CHE SARANNOLE TENDENZE DEL MERCATODEL FUTURO PROSSIMO.

S.Golay/Ti-Press

L’OSPITE

corto termine? “Difficile dirlo. Certo èche sarà la richiesta a dettare le regole delgioco. Finché l’utenza non fornisce laspinta in questa direzione, le case noncambieranno strategia. Ciò detto credoche pian pianino l’alternativo stia pren-dendo piede e che non tarderà molto aimporsi”.

L’ordine d’arrivoa MontecarloPer la cronaca, la gara ha premiato gliequipaggi di casa, forse favoriti dalla co-noscenza dei percorsi. A vincere è stato ilduo transalpino composto Jean Verrier eJean Rick, che hanno preceduto i loro con-nazionali Laurent Caro e Jean-FrançoisVincent. Sul podio è pure salito il binomiospagnolo Luis Murguia e Javier Urmeneta.Ottima la prestazione di Michele Nasi eAlberto Genovesi, giunti dodicesimi e mi-gliori elvetici. Dal canto loro i fratelli Ot-tavio e Patrick Stevan hanno chiuso al26.mo posto, Franco Ferrini e MassimoPedrazzini al 39.mo; 56.mi invece, sonogiunti Andrea Chiesa e Romeo Ricca. A seguire Alex Bernasconi e Fabiana Cat-talini (62.); Sergio Ortelli e Laura Zanin(69.); Lorenzo Quirici e Mauro Cassina(72.); Lauro Luraschi e Valentino Cassina(74.); Daniele Vicari e Fabio Marcon (80.).

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L’arrivo a Montecarlo

vi, ma che non era sancita da norme chia-re. Ora grazie a Via Sicura, chi deve giu-dicare possiede anche gli strumenti adhoc. Oltre agli eccessi di velocità, saran-no duramente sanzionati anche altricomportamenti irresponsabili, come adesempio corse automobilistiche o sorpas-si particolarmente azzardati”. Per l’automobilista ‘normale’ quindinon dovrebbe cambiare nulla?“Anche se è vero che queste norme van-no a colpire in particolare i pirati dellastrada, pure i conducenti dalla condottanon eccessivamente spregiudicata do-vranno fare attenzione. Ci sono già statiinfatti segnalati casi di automobilistisorpresi a viaggiare in autostrada a 140km/h e più in tratti dove il limite è fis-sato a 80. Occorre quindi sempre tenerel’occhio ben aperto, per non incappare inbrutte sorprese”.In casi molto gravi è prevista pure laconfisca del veicolo.“Oltre alla condanna alla pena detenti-va, il giudice può decretare la confiscadel veicolo per evitare che il ‘pirata del-la strada’, tornando in possesso della vet-tura, si renda autore di nuove gravi in-frazioni stradali. Questa misura dovreb-be tuttavia limitarsi a casi in cui sonocoinvolti veicoli modificati ad arte, perottenere prestazioni fuori dal comune.Vorrei però porre l’attenzione sul fattoche il ritiro del mezzo di trasporto puòavvenire anche se chi è alla guida non neè proprietario. Se l’uso viene giudicatoimproprio, l’auto viene confiscata inogni caso, anche qualora fosse in leasing.

di Omar Ravani

Via Sicura è diventata lo spaurac-chio degli automobilisti. O me-glio, quella parte del pacchetto dinorme che riguarda i cosiddetti‘pirati della strada’. Gli incidenti

del traffico causano ogni anno in media 320morti, 4'500 feriti e 5 miliardi di costi: da

qui l’importanza po-litica e sociale di mi-gliorare la sicurezzastradale. Con il capodell’Ufficio giuridicodella Sezione dellacircolazione del Can-ton Ticino MicheleIsolini, cerchiamo dicapire da dove nasce

e qual è la filosofia che sta dietro alle nuo-ve norme della circolazione.Avvocato Isolini, cosa è Via Sicura?“È un programma d’intervento legislati-vo che prevede l’introduzione sull’arco di3 anni (2013-2015) di misure atte a mi-gliorare in generale la sicurezza stradale,con l’obiettivo di ridurre ulteriormentegli incidenti che provocano morti e feritigravi sulle nostre strade. Quest’anno inparticolare sono state messe in atto le nor-me riguardanti quella categoria di auto-mobilisti detti ‘pirati della strada’. Virientrano coloro che con comportamentialtamente irresponsabili mettono in gra-ve pericolo la sicurezza stradale. Per que-sti conducenti particolarmente pericolosisono state introdotte delle sanzioni mol-to severe, che vanno dalle misure ammi-nistrative (revoca della licenza di condur-re per almeno 2 anni, con conseguente ve-rifica dell’idoneità caratteriale alla guidapresso gli psicologi del traffico), a sanzio-ni di carattere penale, come le condannea pene detentive da 1 a 4 anni, nonché laconfisca del veicolo”. Cosa cambia rispetto a prima?“Fino al 2012 i giudici godevano di unacerta discrezionalità, che non impedivaloro di punire anche pesantemente chi simacchiava di colpe particolarmente gra-

Attenzione quindi a prestare la propriavettura unicamente a persone fidate”.Le nuove norme sono figlie di un iterabbastanza particolare.“Esatto. Sono il risultato dell’interazio-ne di due processi normativi distinti, os-sia da un lato il progetto Via Sicura pro-mosso dal Consiglio Federale, che nellasua fase conclusiva ha coinciso con la riu-scita dell’iniziativa promossa dall’asso-ciazione Road Cross (un’associazione cheraccoglie parenti e amici delle vittimedella strada), contro i cosiddetti ‘piratidella strada’. Per evitare un nuovo e lun-go iter legislativo, il Parlamento nellasua sessione estiva del 2012 ha deciso diinserire la proposta di Road Cross nelpacchetto di misure Via Sicura, varandocosì una versione rafforzata delle nuovenorme. I promotori dell’iniziativa si so-no detti soddisfatti e hanno quindi deci-so di ritirarla”.Ricordiamo anche che negli ultimianni è diventato più difficile ottene-re il permesso di condurre.“Già dal 2005 c’è il permesso a due fasi,che comprende l’iter classico con corsisoccorritore e di sensibilizzazione, l’esa-me teorico e quello pratico, al quale va

aggiunto un periodo di prova di tre an-ni in cui l’ottenimento definitivo dellapatente è condizionato da un buon com-portamento sulla strada e da una forma-zione complementare. Chi commette al-meno due infrazioni con revoca della li-cenza nel periodo di prova si vede annul-

lata la licenza ed è costretto a rifare tut-to l’iter per riottenerla, comunque nonprima che sia trascorso un anno dall’ul-tima infrazione e sempre che venga giu-dicato idoneo alla guida dallo psicologodel traffico. Su questo argomento, fra lealtre misure di Via Sicura entrate in vi-

gore quest’anno c’è l’obbligo di possede-re la patente definitiva per accompagna-re un allievo conducente, oltre ad averecompiuto 23 anni. A partire dal 2015poi, i corsi per recidivi diverranno unacondizione necessaria per riavere la pa-tente. Per ora la licenza di guida può es-sere riottenuta alla scadenza della pena,senza frequentare nessun corso. Come lapatente a due fasi ha contribuito a ri-durre i reati stradali commessi da gio-vani conducenti, speriamo che i nuoviaccorgimenti aiutino a migliorare ulte-riormente la situazione anche per i me-no giovani”.Una parola per chiudere su chi segna-la la presenza di radar mobili.“In realtà c’è poco di nuovo. Già in pas-sato non era permesso segnalare la pre-senza di radar mobili, poiché i controllistradali hanno funzione di prevenzionegenerale e sono pensati per indurrel’utente ad attenersi sempre e in ogni ca-so ai limiti di velocità prescritti e nonsolo laddove preventivamente segnalati.Diverso è il discorso per gli apparecchifissi che fungono principalmente da mo-derazione del traffico in tratti partico-larmente sensibili e che con la loro pre-senza già esercitano potere dissuasivo. Acambiare ora è la punibilità di chiunquefornisca mezzi per scambiarsi informa-zioni. In questo caso a essere sanzionatonon è solo chi comunica, ma anche chifornisce lo strumento per farlo. Unamulta potrebbe essere intimata ad esem-pio alla rete radiofonica o al gestore disiti internet. Se però la segnalazione nonviene fatta su larga scala, è gratuita e ri-mane all’interno della sfera privata del-la persona, non è punibile".

L’INCHIESTA

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SECONDO IL CAPO DELL’UFFICIO GIURIDICO DELLA SEZIONE DELLA CIRCOLAZIONE, MICHELE ISOLINI, “ANCHE CHI NON È SPERICOLATO ALLA GUIDA DOVRÀ FARE ATTENZIONE”

Pirati della strada:una definizione che fa discutere

Quando si diventa ‘pirata della strada’ Secondo le norme di Via Sicura, introdotte dal 1° gennaio 2013, le sanzioni scattano in basealla seguente tabella.

Limite consentito Eccesso di velocità

30 km/h + 40 km/h50 km/h + 50 km/h80 km/h + 60 km/hOltre gli 80 km/h + 80 km/h

Sono pure considerati ‘pirati della strada’, coloro che, violando intenzionalmente norme ele-mentari della circolazione, rischiano fortemente di causare un incidente della circolazione conferiti gravi o morti, segnatamente attraverso la grave inosservanza di un limite di velocità,l’effettuazione di sorpassi temerari o la partecipazione a gare non autorizzate con veicoli amotore. La durata minima del ritiro della licenza di condurre è di due anni per questo tipo diinfrazioni. La patente è ritirata definitivamente per i recidivi. I ‘pirati della strada’ sono pas-sibili di una pena privativa della libertà da uno a quattro anni.

Fonte: Via sicura - foglio informativo. Misure secondo la legge federale del 15 giugno 2012,versione in francese.

La parola al Consigliere di Stato Norman Gobbi“Le misure di Via Sicura sono le con-troproposte a vari atti popolari e parla-mentari, che chiedevano pene piùsevere per i pirati della strada e per co-loro che compiono azioni irresponsabilialla guida di un veicolo. Le misure vo-lute dal Parlamento federale sonoespressione anche di un malessere con-tro chi, con troppa facilità e scarse con-seguenze, metteva in pericolo la vitaaltrui. Oggi sembrano eccessive, manon tanto nel paragone internazionale.Per i Cantoni, queste misure si tramu-tano in maggiori oneri, i cui benefici sidevono ancora confermare”.

Michele Isolini

“PER I CONDUCENTI PARTICOLARMENTE PERICOLOSI SONO STATE INTRODOTTE MISURE CHE POSSONO ARRIVARE FINO A UNA PENA DETENTIVA DI 4 ANNI.”

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IL COMMENTO VITA ASSOCIATIVA

Il conto bancario dell’Associazione Aiuto Formazione Meccanici Africa:Banca Raiffeisen Lugano Via Pretorio 22, 6900 LuganoCodice bancario: 80375Codice IBAN: CH96 8037 5000 1086 9921 4SWIFT-BIC: RAIFCH22

InBurkina Fasotutto ok, o quasi…

Tutto procede come previsto. “Nel-l’ultimo anno abbiamo fornito emontato tre lift e un ponte per sol-levare le vetture. Poi sono riuscitoa spiegare ai meccanici di laggiù co-

me utilizzare e come analizzare le informa-zioni provenienti dal tester diagnostico.Adesso dispongono di uno strumento uti-lissimo. Inoltre, ora possiamo interagirepiù facilmente visto che nell’officina è sta-to installato un wireless che ci permette discambiare informazioni praticamente intempo reale”. Si apre così l’intervista conDavide Bonfanti, al ritorno dalla sua vi-sita annuale in Burkina Faso, nell’ambitodel progetto patrocinato dall’UPSA e dal-l’associazione umanitaria Reach Africa e dicui ‘Autoritratto’ ha sempre ampiamenteriferito. “Siamo rientrati il 30 marzo, dopo 15 gior-ni intensissimi trascorsi a Ouagadougoucon il mio compagno di avventure Rober-to Bezzola (ex direttore della scuola UPSAdi Biasca e ideatore di questa iniziativa),nei quali abbiamo in pratica lavorato sen-za sosta. Io ho insegnato l’utilizzo del te-ster Toyota agli istruttori meccanici, men-tre Roberto Bezzola ha creato il corso perl’istruzione degli autisti professionisti lo-cali. Queste lezioni hanno lo scopo diistruire gli autisti su tecnica e guida deiveicoli, da applicare in varie situazioni e sudiversi fondi stradali. Facendo così la scuo-la avrà maggiori possibilità sia di guada-gno che di immagine nei confronti delleditte e delle ambasciate del Burkina Faso.Una bella faticata sotto un caldo oppri-mente, ma ne è valsa la pena”.Si va avanti quindi spediti, per sviluppareuna struttura, già ora di assoluto prim’or-dine per una realtà molto sfavorita. Ma sia-mo ancora lungi dall’essere in una situazio-

ne ideale. “Proprio così – continua Bonfan-ti – adesso, grazie al nostro contributo e aquello indispensabile di Giovanni Cairoli,che si occupa della parte informatica e con-tabile, sotto il punto di vista tecnico siamoa buon punto. A mancare, e sembra para-dossale, sono gli strumenti di base. Non cisono ancora tavoli, ripiani e tutto quel cheserve per tenere in ordine un’officina. In-somma, la struttura è stata posta, ora occor-re fornire gli attrezzi necessari, come i ri-cambi originali, i pannelli, gli arnesi…Aspetti che da noi sono facilmente risolvi-bili, ma che in Burkina Faso non lo sono pernulla. Per tutti questi dettagli stiamo cer-cando di coinvolgere l’economia locale, co-me ci siamo prefissi. Nei quindici giorni incui eravamo presenti abbiamo potuto assi-stere alla realizzazione di un tavolo da lavo-ro, grande abbastanza per permettere agliimpiegati dell’officina di lavorare su un ri-piano, senza dover fare tutto per terra”.Un bel sogno sarebbe quello che l’officinapotesse un giorno autogestirsi, senza il vo-stro intervento diretto, “Allo stato attualedelle cose è impossibile. Ci sono ancora trop-pe pecche, sia tecniche (come detto) che diknow-how. Non ci sono corsi di formazionee tutto passa per la pratica: le uniche occa-sioni che si presentano loro per svilupparenuove conoscenze sono quelle offerte da noi,quando riusciamo a fornire materiale didat-tico (libri, manuali) e la nostra esperienza”.

E quindi? “Occorre assolutamente che qual-cuno ci dia una mano per fornire degli in-segnamenti utili. Negli ultimi mesi ci so-no state alcune persone che si sono dette in-teressate al progetto e che intendono recar-si in Burkina Faso per trasmettere le loroconoscenze. Speriamo di riuscire a farli an-dare a Ouagadougou”. Occorrono perciò ulteriori finanziamenti.“Sì. I soldi per il momento sono sufficien-ti, ma se vogliamo dare un futuro sicuro alprogetto, una maggiore disponibilità difondi non potrà che esserci estremamenteutile. Ciò ci permetterebbe, ad esempio, difinanziare almeno le spese di trasporto deinostri volontari. Infatti, per un volo di an-data e ritorno bisogna calcolare circa 1200-1500 franchi. Perciò abbiamo creato unconto per chi vorrà potrà contribuire”. Le coordinate del conto bancario le trovatequi di seguito. Il progetto prosegue quindie ha bisogno di una spinta per raggiungerenuovi traguardi.

IL PROGETTO PATROCINATO DA UPSA TICINO NEL PAESE AFRICANO

tunnel è stata così oggetto di una procedu-ra di consultazione, la quale si è conclusa loscorso mese di aprile. Sono stati inoltrati uncentinaio di pareri che saranno pubblicatinelle prossime settimane. Evidentementele associazioni a scopo ideale che perseguo-no la tutela dell’ambiente non hanno man-cato di sottolineare la propria avversione al-la realizzazione del secondo tubo. Le novitàsono rappresentate piuttosto dai pareri con-trastanti provenienti dai singoli Cantoni,chiamati come d’abitudine ad esprimersi suoggetti di importanza nazionale. Se da unlato il Canton Zurigo si è espresso favore-volmente, il Canton Basilea dall’altro ha of-ferto un parere negativo. È interessante intal senso verificare la sensibilità confedera-le di alcuni Cantoni, i quali apparentemen-te sembrano coinvolti solo marginalmentedalla realizzazione dell’opera. Ma in verità,bastano un paio di calcoli per capire che lacorsa alle risorse provenienti dalle casse fe-derali ha scatenato una competizione che

PER LA COSTRUZIONE DEL SECONDO TUNNEL AUTOSTRADALE

L’anno scorso il Consiglio federale hamanifestato il suo parere favorevolealla realizzazione di un secondo tu-bo della galleria autostradale delSan Gottardo. L’Esecutivo sostiene

un completamento senza aumento di capa-cità, ossia due tubi risultanti a corsia uni-direzionale. All’origine della decisione ab-biamo una riflessione sulle proposte di ri-sanamento del tunnel, resosi necessario allaluce dell’età della galleria medesima. Leproposte contenute nel rapporto risalenteal 17 dicembre 2010 hanno generato parec-chie perplessità che in talune circostanze sisono tramutate in vero e proprio sentimen-to di sconcerto. Ricordo che il lunghissimoperiodo di chiusura necessario per permet-tere l’esecuzione dei lavori è stato conside-rato unicamente come un fattore di naturatecnica, trascurando così ogni e qualsiasiconseguenza dal profilo socioeconomico peril Cantone Ticino. L’isolamento conseguen-te è stato giudicato pubblicamente intolle-rabile. Le cosiddette misure di accompa-gnamento, tali da consentire di ovviare aquesti inconvenienti, si sono rivelate al-quanto fragili e soprattutto frutto d’im-provvisazione. Basta citare l’offerta di unservizio navetta, ossia quanto era in vigorefino all’apertura dell’attuale galleria auto-stradale avvenuta nel 1980. Un vero e pro-prio colpo di genio che non riuscirebbe adassorbire nemmeno la metà dell’attualetraffico di transito giornaliero attraverso iltunnel. Aggiungiamo la prospettata possi-bilità di far capo a valichi alpini: San Got-tardo, Nufenen, Lucomagno, San Bernardi-no, trovata a dir poco contradditoria, vistele conseguenze dal profilo del traffico chesi riverserebbe sulle nostre montagne, sem-pre più oggetto di attenzione per quanto ri-guarda la preservazione delle componentipaesaggistiche. I passi alpini non sonostrutturati per sopportare un traffico turi-stico di massa. Lo hanno evidentemente ca-pito anche le autorità del Canton Grigioni,le quali si sono immediatamente oppostealle misure di risanamento ipotizzate, benconsapevoli delle carenze strutturali dellatratta che si snoda tra Bellinzona e Thu-sis. L’idea della realizzazione del secondo

Gottardo, la partita èancora da giocaredi Fabio Abate

Consigliere agli Stati

non consente di ravvisare le differenze so-stanziali tra un’opera di carattere regiona-le, oggetto di promesse al proprio elettora-to, da quelle di dimensioni internazionali,proprio come il San Gottardo. Nelle pros-sime settimane disporremo dei risultati didettaglio che non mancheranno di stupirechiunque. Il Parlamento sarà sollecitato dalmessaggio specifico ancora nel corso del2013 e la partita è ancora da giocare. Tantoè importante la posizione del Canton Zuri-go, tradizionalmente gottardista e forte diuna folta rappresentanza al Nazionale,quanto lo sarà anche quella di Uri, contra-rio al secondo tubo. Problemi d politica in-terna, ma ahinoi un egoismo che non riu-sciamo a capire, sono all’origine della deci-sione del secondo cantone legato al SanGottardo. Forse, quattro corsie lungo il See-lisberg, la circonvallazione di Flüelen e ul-teriori lavori di sistemazione dell’Axen-strasse hanno reso gli Urani ancor più egoi-sti di quanto potessimo immaginare.

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VITA ASSOCIATIVA

Mobilità e comunicazione:due argomenti di stretta at-tualità che sono particolar-mente legati al nostro set-tore di attività. La tanto vi-

tuperata automobile è per definizio-ne l’indispensabile mezzo necessarioalla mobilità. Chi può rinunciare og-gi a questo mezzo di trasporto? Sen-za divulgare idee, opinioni e volontàdi quanto si intende proporre, nessu-no conoscerebbe le nostre intenzio-ni. La comunicazione è oggi indi-spensabile veicolo di diffusione perqualsiasi comparto, anche quello as-sociativo.Era questa la tematica centrale – al di làdei lavori assembleari che hanno vistoapprovare tutte le tematiche all’ordinedel giorno senza discussione – dell’in-contro proposto da UPSA Ticino ai suoioltre 200 soci martedì 14 maggio alla sa-la multiuso di Sant’Antonino. A dibat-tere su ‘Mobilità e comunicazione’ sonostati invitati il presidente del Consigliodegli Stati Filippo Lombardi e il profes-sor Lorenzo Cantoni, decano di scienzedella comunicazione all’Università dellaSvizzera italiana, moderati dal giornali-sta di Teleticino Matteo Bernasconi.Prima di entrare nel merito del dibatti-to segnaliamo un cambiamento al verti-ce dell’associazione: Romeo Ricca suben-tra a Barbara Ferrari nel comitato canto-nale dell’associazione. Il resto del comi-tato rimane invariato: Franco Fontana

QUESTA È L’ULTIMA EDIZIONE DELLA RIVISTA ‘AUTORITRATTO’

Verso una nuovacomunicazione

(pres.), Roberto Bonfanti, Renato Can-ziani, Gianfranco Christen, PasqualeCiccone, Paolo Donelli, Marco Doninel-li, Silvano Karpf, Oliviero Milani, Son-ja Simonetti, Pino Vescovi. Il presiden-te ha inoltre ricordato tre figure recen-temente scomparse che hanno svolto unimportante ruolo nell’associazione: Bi-xio Bertoni, Luigi Della Santa e Han-sludwig Fritzsche.Ma entriamo ora nel vivo del dibattitosu ‘Mobilità e comunicazione’. Il presi-dente Franco Fontana, dopo aver ribadi-to i progetti per rinnovare l’associazio-ne (si veda l’intervista alle pagine 2 e 3),ha spiegato la sua intenzione di modifi-care il modo di comunicare, sia versol’esterno, sia all’interno. Intende gestire“in modo più professionale i rapporti coni media grazie a una struttura internameglio organizzata, che ci permetta difar sentire la nostra voce su tutti gli ar-gomenti che coinvolgono l’automobile ela mobilità”, assegnando a UPSA “unruolo anche politicamente più attivo”.Questo per quanto riguarda i rapportiesterni all’organizzazione. Per quantoconcerne quelli interni ha osservato cheda Berna “riceviamo molte comunicazio-ni in lingua italiana, che potrebbero es-sere meglio comunicate ai soci”.Come migliorare l’immagine dell’asso-ciazione all’esterno? Ha chiesto il mode-ratore a Lorenzo Cantoni. Collegandolaa esperienze positive, ha risposto l’esper-to in comunicazione. L’automobile, ha

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aggiunto, offre per esempio importantimomenti di coesione familiare soprattut-to durante il tempo libero. Ma natural-mente va curata anche la ‘presenza poli-tica’ dell’associazione sui media sia car-tacei, sia elettronici. Molti cittadini, haaggiunto Filippo Lombardi, vedono in-fatti solo gli aspetti negativi dell’auto-mobile. Il politico senatore ha poi attua-lizzato il discorso riferendosi al dibatti-to in corso sul raddoppio della galleriaautostradale del San Gottardo, ricordan-do quanto la storia della Svizzera ruotiattorno a questo fondamentale asse dicollegamento. Bisognerà fare di tutto, hacommentato, per far capire ai cittadiniquanto questo discorso sia centrale per ilfuturo economico del Ticino.LorenzoCantoni ha inoltre sottolineato l’impor-tanza dei media elettronici, asserendoche “il sito internet di UPSA Ticino haforti margini di miglioramento” e ricor-dando di non dimenticare nemmeno imoderni social network (soprattutto Fa-cebook e Twitter), importanti soprattut-to per capire gli umori della clientela. Alche Lombardi ha commentato che ormaiper sapere come la pensa la gente non ser-ve più frequentare i bar, ma è diventatoindispensabile consultare questi nuovimezzi di comunicazione, anche se il li-vello dei discorsi non è migliorato.Ter-minato il dibattito ha preso la parola,anche a nome del Consiglio di Stato ti-cinese, il Consigliere Norman Gobbi,sottolineando l’importanza della tema-tica dibattuta e ribadendo il ruolo fon-damentale della comunicazione nellanostra società.Con questa cronaca si conclude la vita diquesta rivista. Lascerà il posto a nuoveiniziative di comunicazione, che sarannostudiate da Roberto Mazzantini e Stefa-no Pescia e verranno presentate nelleprossime settimane al comitato di UP-SA Ticino. Arrivederci.

Giò Rezzonico

C.Reguzzi/Ti-Press

Da destra a sinistra: Lorenzo Cantoni, Filippo Lombardi,

Franco Fontana, Matteo Bernasconi

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La nostra molteplicità dei pezzifa disperare la concorrenza.

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