Collezione Fantin, 23-01-2011

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Collezione Fantin

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emilio fantin

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La mia collezione è stata definita bellissima. Ciò che distingue una collezione sono elementi culturali e economici. Per esempio il fatto che una collezione sia testimonianza di un certo periodo storico o di una certa corrente artistica oppure che racchiuda capolavori anche molto diversi ma estremamente significativi. Non c’è dubbio che una collezione sia l’espressione di una certa potenza economica e le opere siano il risultato di un investimento. In altri casi la collezione può anche diventare uno strumento di ascesa sociale, un modo per colmare un deficit culturale, di ostentare la propria ricchezza o la conquista di una posizione di potere. Nel mio caso, gli scopi e i modi che hanno dato vita alla Collezione Fantin sono diversi. Il criteri di valutazione economica di una non-opera dipendono dall’oggetto o dall’immagine in sé, dal modo in cui è installata, da una storia particolare che determina lo statuto necessario per essere non opera. Anche se un dubbio e un sospetto emergono quando essa evoca nomi di artisti super quotati, il suo statuto impone che essa valga quando non vale. Il sistema di riferimento che garantisce una possibile quotazione si attorciglia su sé stesso e implode. Che bellezza!

EF Collezione Fantin MAURIZIO CATTELAN: Due manifesti sono stati prelevati dai luoghi di affissione nel momento in cui dovevano essere rimpiazzati da altri. Si tratta di manifesti esposti in tutta Bologna, per alcuni giorni, in cui Cattelan ha prestato il suo volto per una campagna promozionale del CNA (Centro nazionale artigianato). 1991. JOAN JONAS: Emilio Fantin ha chiesto a Joan Jonas questa palla accartocciata, residuo di una sua performance tenutasi allo Sculpture Center di New York, durante Performa 2007. Jonas aveva a disposizione enormi fogli neri che dopo avere dipinto in bianco, accartocciava. JENNY HOLZER: Si tratta di materiale diffuso alla Biennale di Venezia del 1990. Tra questo c’erano dei manifesti con una serie di “truismi” e alcuni stickers argentati con un unico truismo. Emilio Fantin ha semplicemente sovrapposto lo sticker al manifesto.

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CESARE PIETROIUSTI: L’artista ha prodotto una serie di 10000 disegni firmati e numerati in distribuzione gratuita, con la particolarità di diventare dei falsi qualora fossero oggetto di transizione economica. E’ l’unico tra gli oggetti esposti ad avere lo statuto di opera. Emilio Fantin si appella a un possibile acquirente poiché solo dopo la sua vendita il dipinto potrà acquisire lo statuto di non–opera. 2005 PIERO GILARDI: Si tratta di un multiplo di Piero Gilardi, opportunamente restaurato, donato a Emilio Fantin da Francesco Bernardi il quale lo ritrovò tra i rifiuti provenienti dal materiale di scarto per l’allestimento di una vetrina. Bologna 1992 EMILIO FANTIN: Didascalia posta dall‘organizzazione per “E’ arrivata la bufera”, installazione realizzata dall’artista a Udine in occasione della mostra Chairs tenutasi ai Musei Civici del Castello di Udine. 1996 YOKO ONO: Cartolina,1974, e puzzle,1993. STEFANO PASQUINI: Lettera spedita dal MAMbo sulla proposta di Stefano Pasquini e foto scattata durante la sua successiva performance nell’ambito di Performance Day, Mambo, Bologna, 2008. MARTIN CREED: Cd e testi di “Everything is going to be alright” 1999. JOSEPH BEUYS: 80 cartoline Edizioni Staeck, Heidelberg, Germania, 1 edizione e una cartolina di feltro. Edizioni Staeck, Heidelberg, 1985. ANTONI MUNTADAS: Stampa su carta. L ’indicazione per il pubblico faceva parte di un’opera raccolta durante la mostra Translation: Art in General, New York, 2000. MICHELE MARIANO. Maschera in cartone. Fine anni 90 BRUCE NAUMAN: Manifesto, Body Pressure, 1974. Istruzioni per il pubblico. Musée de l’OHM: Un viaggio di andata e ritorno offerto dal museo, aperto nell’occasione solo per Emilio Fantin, per vedere un’opera che

Chiara Pergola ha dedicato all’artista. 2009

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4 Joseph Beuys

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Maurizio Cattelan

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6 Martin Creed

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7 Emilio Fantin

Piero Gilardi

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8 Joan Jonas

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9 Antoni Muntadas

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0 Musée de l’OHM

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1 Cesare Pietroiusti

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Yoko Ono

Foto di Emanuela Ascari

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Zola Predosa, 23 gennaio 2011