Collana diretta da Patrizia Botta - Aracne editrice · La Glorieta de los fugitivos (Minificción...

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Collana diretta da Patrizia Botta Sezione III, “Il Traghetto” “Terra Iberica” 4

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Collana direttada Patrizia Botta

Sezione III,“Il Traghetto”

“Terra Iberica”

4

Collana “Terra Iberica”

diretta da Patrizia BOTTA

Comitato di redazione

Elisabetta VACCARO (Capo-Redattore)

e

Carla BUONOMI

Francesca DE SANTIS

Aviva GARRIBBA

Sara PASTOR

Debora VACCARI

Sezione III, “Il Traghetto”, n. 4

Direzione e Redazione

Cattedra di Letteratura SpagnolaDipartimento di Scienze Documentarie, Linguistico-filologiche e Geografiche

Facoltà di Lettere e FilosofiaUniversità di Roma “La Sapienza”

Piazzale Aldo Moro, 500185 Roma

[email protected]@libero.it

La Collana “Terra Iberica” è volta ad accogliere lavori di iberistica (ispanisticae lusitanistica) di livello universitario, e ha per logo una mappa antica dellaPenisola tracciata da Tolomeo. A promuoverla è la Cattedra di Spagnolo dellaFacoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza”(Dipartimento di Scienze Documentarie, Linguistico-filologiche eGeografiche).La Collana si articola in tre Sezioni:

- Sezione I, “Didattica”, maneggevole e in piccolo formato, per ilmateriale finalizzato alle attività di insegnamento iberistico sia diLaurea Triennale che di Laurea Specialistica (testi in lingua,dispense, brevi saggi, grammatiche, esercizi, ecc.).

- Sezione II, “Ricerca”, per i risultati di singole ricerche (monogra-fie e miscellanee di un solo autore) o di ricerche collettive (atti diconvegni e libri a firma plurima).

- Sezione III, “Il Traghetto”, per le traduzioni di importanti opere let-terarie iberiche non ancora diffuse in Italia e che necessitano diessere ‘traghettate’ dalla lingua originale, elaborate sia dal “Masterdi II° livello in Traduzione specializzata” (che la Cattedra coordi-na) sia da traduttori esperti in campo iberistico.

Le proposte di pubblicazione vanno rivolte alla Direzione o alla Redazionedella Collana.

José María MerinoLa rotonda dei fuggitivi

a cura di Aviva Garribba

Copyright © MMXIIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133 a/b00173 Roma(06) 93781065

ISBN 978–88–548–5036–1

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: luglio 2012

Titolo originaleLa glorieta de los fugitivos. Minificción completa

Páginas de Espuma, Madrid, 2007

© José María Merino, per il testo© Ricardo Schatz, per la copertina

© Traduzione a cura di Aviva Garribba e Luisa Baiano

INDICE

INTRODUZIONE (a cura di Aviva GARRIBBA) …. v

PRIMA PARTE: CENTOUNDICI FUGGITIVI

I. Da Días imaginarios [Giorni immaginari] Agguati vicini……………………………………. 7 Carosello aereo ………………………………….…. 9 Un’altra storia natalizia …………………………… 12 Lontananze ……………………………………........ 13 Fauna domestica ………………………………….. 16 Sogni …………………………………………….…. 19 Dopo l’incidente ………………………………….. 21 Saldi ………………………………………….…….. 23 Dimissioni generali …………………….………… 26 Il cacciatore autentico ………………………….…. 29 La memoria confusa ……………………………… 31 Ecosistema …………………………………………. 32 Terapia ……………………………………………... 34 Le mucche savie …………………………………... 35 Paura della ribalta ………………………………… 38 Un risveglio ……………………………………….. 40

Di facile accesso …………………………………… 43 Sorprese astrali ……………………………………. 45 Un ritorno ………………………………………….. 48 L’agente segreto…………………………………… 50 Riunione commemorativa …………………..…… 51 Cento ……………………………………….……… 53 II. [Vedi Introduzione, p. vii] III. Inediti e dispersi Per una storia segreta del successo ………….…. 57 Dimora inabitabile …………………….…………. 59 Timori infondati ………………………….……… 61 La camicia dell’uomo infelice …………………… 62 Buco nero …………………………………..……… 63 Presagi …………………………………………..…. 65 Cospirazione ………………………………..…….. 67 Lingua sconosciuta …………………………….… 68 Nozze segrete …………………………………….. 70 Parabola bilingue ………………………………… 72 Il cambiamento …………………………………… 73 Antitabacchica ……………………………………. 75 Due racconti di Natale …………………………… 76 Lo spodestato ………………………………….….. 79 Mare improvviso ………………………….……… 80 La vera storia di Romeo e Giulietta ………….… 83 Libro magico ……………………………………… 84 L’appuntamento ………………………………….. 86

SECONDA PARTE: LA ROTONDA IN MINIATURA La rotonda in miniatura (venticinque passi) 1. Da linguista a lettore…………………………… 91 2. La prima sapienza……………………………… 92 3. Paradosso di fondazione…………………..….. 93 4. Le storie di sempre ……………………..……… 94 5. Pagine-porta…………………………………….. 95 6. Il giardino letterario……………………..……... 96 7. La storia del cuore……………………………… 98 8. Orientamenti……………………………….…… 99 9. La rotonda in miniatura………………….….… 101 10. La narrativa piccolissima………..…………… 102 11. L’opera di una vita………………………..….. 103 12. A prima vista ………………………………..... 104 13. La roncola………………………..…………….. 105 14. I saprofiti………..………..…..……………..…. 106 15. La simbiosi…………………………………...... 107 16. Gli accoppiamenti ……………………..……... 108 17. Miniracconti carnivori……………….……….. 109 18. Altre specie…………………..………….…….. 110 19. Ibridazioni…………….…………….………… 111 20. Mutazioni…………………………………...…. 112 21. Fioritura repentina………………….……....... 113 22. Tre frasi minimamente magistrali………….. 114 23. Sulla velocità.………………….…………….... 115 24. Un morso……………………………………… 116 25. Storia di Don Chisciotte……………..………. 118

APPENDICE: DIECI RACCONTINI CONGRESSUALI

Corpus e Canone ………………………………… 121 Senza titolo I e II ………………………………… 122 Genetica ……………………………….…………. 123 Vita da hotel …………………………………….. 124 Triste fine ..……..………………………………… 125 Infestazione …………………………………….... 126 Sorpresa pericolosa ……………………………... 127 Alti disegni …….…………………….….……….. 128 Finale non sessista ………………………………. 129 Altre dediche …………………………………….. 130 Riferimenti bibliografici dei racconti pubblicati .… 130

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INTRODUZIONE

a cura di Aviva GARRIBBA Con questo volume la Collana torna alla

narrativa breve di José María Merino, un autore del quale sono già apparse due opere in “Terra Iberica”1 e che gode ormai di una vasta notorietà in Spagna, anche grazie alla prestigiosa nomina a membro della Real Academia Española.

Questa volta si tratta della traduzione parziale del volume intitolato La Glorieta de los fugitivos, pubblicato nel 2007 presso Páginas de espuma, una casa editrice di Madrid specializzata in narrativa breve. Con quest’opera Merino ha vinto il premio Salambó, aggiudicato da una giuria composta interamente da scrittori.

La Glorieta de los fugitivos (Minificción completa) è un’antologia che riunisce 146 miniracconti –alcuni inediti o editi singolarmente in riviste, e altri pubblicati in raccolte precedenti–, con il proposito di offrire il panorama della ‘micronarrativa’ di Merino all’epoca, con tutta la ricca gamma di temi e tecniche dispiegata dall’autore in questo genere, il mini- o microracconto, che riscuote sempre

1 Le trappole della Memoria, 2007; Racconti del libro della notte, 2007.

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più favore sia tra il pubblico che tra la critica2. Il volume originale è composto da due Parti e

un’Appendice: la prima, intitolata Ciento once fugitivos (Centoundici fuggitivi) contiene appunto centoundici racconti, alcuni inediti o pubblicati singolarmente in riviste (Inéditos y dispersos) e altri già apparsi in due raccolte precedenti (Días imaginarios, Barcelona, Seix Barral, 2002,

2 Sul miniracconto esiste ormai una vasta bibliografia di studi e numerose antologie. A titolo d’esempio cfr.: José María MERINO, El cuento: narración pura, in «Insula» 495 (1988), p. 21; Lauro ZAVALA (sel. y prólogo), Relatos vertiginosos. Antología de cuentos mínimos, México, Alfaguara, 2000; Clara OBLIGADO (ed.), Por favor, sea breve: antología de relatos hiperbreves, Madrid, Páginas de Espuma, 2001; Irene ANDRÉS-SUÁREZ, Tendencias del microrrelato español, in El cuento de la década de los noventa. Actas del X Seminario Internacional de Instituto de Semiótica Literaria, Teatral y Nuevas Tecnologías de la UNED, Madrid, UNED, 2001 pp. 659-674; José María MERINO, El microrrelato hoy (VIII), in «Quimera: Revista de literatura», 235 (2003), pp. 59-61; María Isabel LARREA, Estrategias lectoras en el microcuento, in Estudios filológicos, 389 (2004), pp. 179-190; Lauro ZAVALA, La minificción bajo el microscopio, Bogotá, Universidad Pedagógica Nacional, 2005; David LAGMANOVICH (ed.), La otra mirada: Antología del microrrelato hispánico, Palencia, Menoscuarto, 2005; Ana Sofía PÉREZ-BUSTAMANTE MOURIER, Microrrelatos (grandes placeres de la pequeña literatura), in «Salines: revista de lletres» 19 (2005), pp. 153-170; David LAGMANOVICH, El microrrelato. Teoría e historia, Madrid, Menoscuarto, 2006; José María Merino, El microrrelato es la quintaesencia narrativa, in «El País» 1-09-2007; Teresa GÓMEZ TRUEBA, Narrativas de la posmodernidad del cuento al microrrelato, coord. S. Montesa Peydró, Málaga, Universidad, 2009, pp. 91-116; Francisco ÁLAMO FELICES, El microrrelato. Análisis, conformación y función de sus categorías narrativas, in «Signa» 19 (2010), pp. 161-180; Irene ANDRÉS-SUÁREZ, El microrrelato español. Una estética de la elipsis, Palencia, Menoscuarto Ediciones, 2010.

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Premio NH 2003, e Cuentos del Libro de la noche, Madrid, Alfaguara, 2005). La seconda parte, intitolata La glorieta miniatura (La rotonda in miniatura), è invece formata da un gruppo omonimo di 25 miniracconti, legati dal fil rouge della riflessione metaletteraria sul genere del miniracconto, che nel loro insieme costituivano l’intervento di Merino al “VI Congreso Internacional de Minificción” svoltosi a Neuchâtel nel novembre 2006. Il volume si chiude con un’Appendice formata da Diez cuentines congresistas (Dieci raccontini congressuali), scritti durante lo stesso Convegno e in gran parte anch’essi di taglio metaletterario o metalinguistico, vere e proprie propaggini della seconda parte. Nel loro insieme le due parti concorrono a formare un panorama completo e quintessenziale del miniracconto di Merino.

La nostra traduzione come si accennava è parziale, in quanto esclude dalla prima parte tutti i racconti tratti da Cuentos del libro de la noche (71 in totale), essendo una raccolta già tradotta per intero in questa stessa collana (Racconti del libro della notte, 2007). Di conseguenza, il numero totale di racconti si riduce a 75 (40 nella prima parte e 25 nella seconda, più i 10 dell’appendice).

Tale riduzione editoriale della prima parte non cancella tuttavia un aspetto rilevante del volume che qui vogliamo sottolineare: tra la prima e la seconda parte esiste una cesura evidente e certamente voluta, che si esplicita nel brusco passaggio dall’ampia varietà di temi, tecniche e linguaggi della prima alla compatta

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omogeneità tematica e linguistica della seconda. Infatti, nella prima parte nell’originale (e,

nonostante la riduzione, anche nella nostra traduzione) è possibile apprezzare tutta la gamma dei temi e dei motivi ricorrenti nei miniracconti di Merino, che riepiloghiamo qui brevemente, giacché sono oggetto di numerosi studi critici e recensioni3: si va dalla realtà parallela e misteriosa occulta negli oggetti quotidiani, allo sviluppo imprevisto e minaccioso di situazioni normali, dalle trappole della memoria all’incontro con la morte, dalla (con)fusione tra sogno e realtà al viaggio che intacca l’identità di chi lo compie, dal confine labile tra il sonno e la veglia ai misteri che si rivelano con la notte e l'insonnia, dalla geografia fantastica al rapporto tra uomo e natura, dalla riscrittura di miti, favole e famose opere letterarie alla rivelazione improvvisa e casuale di micro-mondi paralleli. I temi fantastici tuttavia appaiono spesso collegati con l’attualità e a volte perfino sorgono da essa, per cui vediamo entrare nei racconti i problemi posti dal cambiamento climatico, dalle minacce contro l’ambiente, dalle tragedie dell’immigrazione, dalla mendicità urbana, dal progresso scientifico in generale, e da altre questioni di attualità.

Accanto a questa ricca varietà tematica appare ancor più vasta la gamma dei toni dispiegati –diversi gradi di ironia, inquietudine,

3 Cfr. la Bibliografia sulla narrativa breve di Merino alla fine della presente Introduzione.

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osservazione partecipe, precisa freddezza, distacco giornalistico, sarcasmo amaro– e, parallelamente, anche quella delle tecniche narrative, che vedono l’alternanza della prima e terza persona (e non manca qualche caso di uso della seconda, dall’effetto inquietante), frequenti finali ironici o sorprendenti, l’abile uso dell’attacco in medias res, la presenza dell’obiettività asettica dello stile scientifico accanto alla sottile inquietudine insinuata attraverso l’aggettivazione straniante, ecc. Inoltre, nelle narrazioni di questa prima parte si disvela anche il gioco intertestuale, che è un’altra caratteristica tipica dei microracconti di Merino e che spesso è stata sottolineata da studiosi e recensori: sono numerose le narrazioni che alludono in diversi modi (o riprendono, per dare loro un diverso finale) a opere letterarie celebri o a favole e leggende (Romeo e Giulietta, La Metamorfosi, il celebre miniracconto del Dinosauro di Monterroso, la fiaba popolare de “La Camicia dell’uomo felice”). A volte si tratta di fuggevoli allusioni a opere famosissime o anche a fatti storici (per es. nel racconto Il giardino letterario si allude alla mela di Eva e alla scoperta della gravità da parte di Newton). In altri casi, invece, appaiono personaggi letterari consacrati (come per esempio Sherlock Holmes), e non manca neppure l’analisi metaletteraria (che come vedremo è l’elemento che domina nella seconda parte). D’altro canto molti autori di miniracconti concordano sul fatto che l’intertestualità sia un tratto fondamentale di questo genere, e ciò si

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sposa perfettamente con un altro suo aspetto caratterizzante, rivendicato apertamente da Merino così come da altri autori di minificción: quello di comportare, il miniracconto, un maggior sforzo da parte del lettore che deve riempire le ellissi e i non detti con la sua esperienza di lettura.

Con il passaggio alla seconda parte de La rotonda in miniatura, la varietà che abbiamo appena descritto si trasforma in estrema compattezza: infatti, dato che i venticinque miniracconti nascono come un blocco unitario (l’intervento di Merino al Convegno di Neuchâtel), essi conformano una parte caratterizzata da una grande coesione tematica e strutturale. Quasi tutte le narrazioni nascono all’interno di una sorta di macrometafora “botanica”, e ruotano attorno all’immagine centrale del Giardino o Eden letterario e al personaggio del professor Souto, trasformatosi improvvisamente “da linguista in lettore”. Miniracconto dopo miniracconto, Merino descrive e commenta le scoperte del professore (un personaggio che già era apparso nella prima parte del volume), il quale nel corso delle proprie ricerche si imbatte nel Giardino Letterario, e all’interno di questo, nella glorieta miniatura, cioè una rotonda in miniatura, una piazzetta attorno alla quale il giardino metaforico è declinato in versione ‘mini’. Questa rotonda, circondata dal bosco della letteratura piccolissima, è infatti il luogo del giardino letterario deputato ai miniracconti, i “fuggitivi” appunto, rapidissimi nella loro brevità fulminante.

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Anche in questa seconda parte, però, accanto alla metafora del giardino è ben evidente la presenza di un gioco intertestuale, condotto questa volta attraverso allusioni a un’unica opera, il Don Chisciotte di Cervantes, disposte in modo da aprire e chiudere la parte. Nel primo racconto (1. Da linguista a lettore) si dice che il professor Souto, proprio come il cavaliere della Mancia, a causa della lettura “entrò in un delirio che lo afflisse per anni” e alla fine “recuperò il senno”, mentre nel penultimo (24. Un morso) si allude al celebre moncherino di Cervantes (“Il morso s’infettò e rimase monco. Fu per questo che gli venne in mente di scrivere il Don Chisciotte più breve del mondo”) e nell’ultimo (25. Storia di Don Chisciotte) viene appunto proposto il Don Chisciotte in versione ‘mini’, condensato in due righe.

Gli ultimi dieci raccontini in Appendice mostrano in buona parte un certo carattere umoristico e, anche se vari tornano a insistere sul tema metaletterario, quest’ultimo si mescola a spunti diversi tratti dall’attualità o dal congresso stesso.

Un aspetto dei micro-racconti di Merino su cui ci sembra valga la pena soffermarsi, prima di passare a commentare brevemente gli aspetti linguistici e stilistici e poi quelli traduttivi della raccolta, è quello rappresentato dai titoli dei racconti. I titoli di entrambe le parti, infatti, a un’attenta analisi mostrano di essere strettamente collegati sia con la poetica del micro-racconto, sia con lo stile e la struttura dei racconti di Merino. Ciò rende i titoli un aspetto

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molto rilevante di quest’opera e certamente costituiscono un’occasione di riflessione per il traduttore, dato il loro stretto rapporto con il racconto stesso. Una traduzione poco accurata del titolo infatti pregiudicherebbe fortemente la lettura e l’interpretazione del testo nella lingua d’arrivo.

Nonostante la già menzionata differenza tra le due parti, le caratteristiche dei titoli sono simili in entrambe. Coerentemente con la brevità dei testi che annunciano, sono anch’essi di solito brevissimi, formati da una o due parole, con qualche rara eccezione di solito legata alla componente intertestuale (La vera storia di Giulietta e Romeo).

Tuttavia, pur nella loro brevità, i titoli rivestono di solito un ruolo importante nella struttura del mini-racconto, di volta in volta con modalità diverse che rendono possibile l’indivi-duazione di diversi gruppi o tipi. Un primo tipo, il più frequente, è quello rappresentato dai titoli che si limitano a presentare, in maniera secca e laconica, il tema del racconto o il contesto in cui si svolge, senza dare indizi ulteriori sul suo sviluppo (spesso sorprendente rispetto alla spoglia neutralità del titolo). Sono esempi di questo tipo titoli come Dimissioni generali, Ecosistema, Terapia, Paura della ribalta, Un ritorno, Lingua sconosciuta. Alcuni di questi titoli secchi e brevi, in particolare quelli dei racconti della seconda parte, puntano anche sulla laconicità e secchezza tipiche del linguaggio scientifico (I saprofiti, Ibridazioni). La funzione di questo tipo di titoli sembra essere quella di dare

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una chiave di lettura e di spingere il lettore a formulare un’ipotesi generale sullo sviluppo del racconto (o a costruirsi un orizzonte di attesa). Tale ipotesi però a volte finisce per risultare inesatta, accrescendo così l’effetto sorpresa del finale. Un sottogruppo è costituito da quei titoli che pur nella loro secchezza portano fuori strada il lettore, aumentando così la sorpresa del finale. Includiamo in questo sottogruppo il titolo Saldi, che allude all’ambientazione del racconto in un grande magazzino ma che non permette al lettore di aspettarsi una visita della morte sotto le spoglie di una vecchia nel negozio affollato per i saldi. Un altro titolo che porta fuori strada o almeno non lascia lontanamente intuire lo sviluppo del racconto è Un risveglio, basato su un ironico understatement per cui il risveglio è quello che si trova nelle ultimissime righe di una narrazione che invece si incentra su un sogno di decapitazione.

Un secondo tipo di titolo, meno frequente ma ben individuabile, è quello dei titoli che hanno il compito di esplicitare l’intertestualità, alludendo all’opera, racconto, leggenda, episodio letterario o mito su cui si basa il microracconto; per esempio, Storia di Don Chisciotte. Spesso, all’interno di questo tipo si trovano anche elementi che indicano il genere di manipolazione a cui l’ipotesto è stato sottoposto: per esempio, in La vera storia di Giulietta e Romeo l’aggettivo allude a una riscrittura ironica delle vicende del dramma shakespeariano, mentre in La camicia dell’uomo infelice, la sostituzione dell’originale aggettivo felice con il suo antonimo indica una

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rilettura paradossale della favola tradizionale. In alcuni casi l’indicazione del testo che sta sullo sfondo è invece molto meno esplicita, in quanto richiede al lettore una conoscenza approfondita dell’opera soggiacente, perché fa riferimento a un episodio o a un dettaglio della medesima: è il caso di Nozze segrete, che richiama il titolo con cui è noto un episodio del romanzo cavalleresco medievale catalano Tirante il Bianco, in cui la damigella Piacerdimiavita descrive come se si trattasse di un suo sogno due incontri amorosi a cui ha assistito di nascosto4. Solo uno dei racconti di carattere intertestuale ha un titolo che non fa riferimento all’ipotesto: è Cento, una narrazione che riprende, mescolandoli, La meta-morfosi di Kafka e il celebre mini-racconto del Dinosauro di Augusto Monterroso (citato anche in un altro racconto della raccolta). Il titolo a prima vista appare decisamente enigmatico, ma in realtà si basa sull’ubicazione del racconto all’interno della raccolta originale (in cui era il racconto numero cento).

Un terzo gruppo di titoli, meno nutrito ma interessante, è formato da quelli apertamente ironici o antifrastici, la cui funzione è quella di anticipare lo sguardo ironico di Merino e quindi la chiusura del racconto, in chiave paradossale o

4 Nel racconto di Merino l’episodio del Tirant viene citato all’inizio dal protagonista-narratore, il quale nel suo incontro amoroso è invece vittima in uno scambio della persona amata favorito dall’oscurità. Si potrebbe pensare quindi a una interpretazione ironica dell’espressione Bodas sordas (letteralmente “Nozze sorde”) dato che in questo caso più che sorde sono cieche!

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di sorpresa. Ne è un esempio Il cacciatore autentico: qui il titolo riprende le parole di chiusura del racconto (“mi sento un cacciatore autentico”), in cui il protagonista descrive una situazione niente affatto autentica e negata dalle stesse parole di apertura, “Tutto è manipolato”. Altri esempi sono Sorprese astrali, in cui un asteroide appena scoperto risulta essere una patata gigante, o Per una storia segreta del successo, in cui il successo si traduce in una serie di frustrazioni.

C’è poi un caso interessante in cui il titolo, pur nella sua brevità, è l’unico elemento che fornisce la chiave interpretativa del racconto: è Parabola bilingue, una narrazione in polemica con i nazionalismi che rifiutano la lingua castigliana, in cui le ‘case’ lasciate in eredità di cui si parla vanno interpretate come una metafora delle lingue che si parlano nella Penisola Iberica.

Infine troviamo qualche altro titolo con caratteristiche proprie, non classificabile nei gruppi citati: oltre a un titolo “poetico” che annuncia la tonalità del racconto (Mare improvviso), in ciascuna parte ne troviamo uno basato su giochi di parole: nella prima abbiamo De vacas cuerdas (dove l’aggettivo cuerdo è l’antonimo di loco, pazzo, attraverso il quale si allude alla malattia delle vacas locas, cioè la mucca pazza) e, nella seconda, Tres sentencias lo mínimo de magistrales (dove mínimo allude alla modestia ma anche la brevità delle frasi).

In generale, ci pare di poter affermare che la maggior parte dei titoli di questi miniracconti si

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basano sul binomio svelare-nascondere: alcuni di essi facilitano e anticipano l’interpretazione, mentre altri la ostacolano e la sviano volontariamente. Se da una parte con la loro semplice linearità forniscono la chiave di lettura del racconto, che di solito si basa su una normale situazione quotidiana sviluppata in modo sorprendente, dall’altra hanno spesso la funzione di introdurre lo sguardo ironico di Merino ed esaltano l’effetto dei finali sarcastici e di quelli a sorpresa.

Lingua e stile Il miniracconto nasce per definizione dalla

sottrazione e dall’ellissi: il precetto chiave è quello di raccontare usando il minore numero di parole possibili, senza che ci siano perdite di potenza narrativa né di contenuto. La concentrazione espressiva deve essere tesa a suggerire più che a spiegare, e per questo richiede al lettore una particolare concentrazione.

Una delle caratteristiche fondamentali del microracconto è l’estrema precisione del linguaggio. La prosa di Merino, asciutta e brillante, appare a un’attenta analisi minutamente cesellata da un complesso processo di selezione. Quest’ultima, tuttavia, non va a discapito di aspetti come l’aggettivazione, sempre ricca e suggestiva, spesso responsabile degli effetti di ambiguità e della creazione, attraverso lo straniamento, di un’atmosfera di sottile e persistente inquietudine; né va a discapito della presenza di una serie di figure retoriche che ci si aspetterebbe forse di vedere eliminate per amor