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Danubiana

collana di lingua e letteratura rumena

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Direttori

Giovanni MaglioccoUniversità degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Gisèle VanheseUniversità degli Studi della Calabria

Comitato scientifico

Corin BragaUniversità “Babeș-Bolyai” di Cluj-Napoca

Paul CernatUniversità di Bucarest

Monique JutrinUniversità di Tel-Aviv

Annafrancesca NaccaratoUniversità degli Studi della Calabria

Antonio PatrașUniversità “Alexandru Ioan Cuză” di Iași

Laura PavelUniversità “Babeș-Bolyai” di Cluj-Napoca

Yannick PreumontUniversità degli Studi della Calabria

Călin TeutișanUniversità “Babeș-Bolyai” di Cluj-Napoca

Alexandra VrânceanuUniversità di Bucarest

Rodica ZafiuUniversità di Bucarest

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Comitato di redazione

Șerban AxinteIstituto di Filologia Rumena Al. Philippide, Accademia di Romania, Filiale di Iași

Danilo De SalazarUniversità degli Studi della Calabria

Giovanni MaglioccoUniversità degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Annafrancesca NaccaratoUniversità degli Studi della Calabria

Yannick PreumontUniversità degli Studi della Calabria

Gisèle VanheseUniversità degli Studi della Calabria

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Danubiana

collana di lingua e letteratura rumena

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La nuova collana Danubiana. Immagini e libri dalla Romania si propone di costruire un ponte tra l’Italia e la Romania, cre-ando un fecondo dialogo interculturale tra i due paesi. In essa si collocano sia opere di critica letteraria, di filologia e di lin-guistica che intendono diffondere, presso un pubblico ampio e non limitato a quello dei soli specialisti, la conoscenza della lingua, della letteratura e della cultura rumena in Italia, sia traduzioni di testi di prosa, poesia e teatro provenienti dallo spazio rumeno moderno e contemporaneo. Essa offre ai let-tori la possibilità di entrare in contatto con una realtà cultu-rale variegata, complessa e ancora poco esplorata, ma verso la quale negli ultimi anni l’interesse è cresciuto. La collana si articola in tre sezioni: Philologica, Intersezioni e Romania Francofona. Philologica propone ricerche nei campi della lin-guistica, della filologia e della critica letteraria, offrendo stru-menti validi per approfondire tematiche relative alla lingua, alla letteratura e alla cultura rumena. Intersezioni raccoglie traduzioni di opere di autori rumeni, appartenenti a diversi generi letterari (prosa, poesia, teatro) e a diverse epoche. La sezione Romania Francofona, unica nel suo genere, propone traduzioni e studi critici dedicati ad autori rumeni che han-no scelto il francese come lingua d’espressione. La collana, che ha una forte vocazione comparatistica e interdisciplinare, adotta un sistema di valutazione dei testi basato sulla revisio-ne paritaria e anonima (blind peer review). I criteri di valuta-zione riguarderanno il rigore metodologico, la qualità scien-tifica e didattica e la significatività dei temi proposti. Per ogni proposta editoriale, tali requisiti saranno accertati da almeno due revisori prescelti all’interno del Comitato Scientifico.

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Ruxandra CesereanuCOMA

Cura e traduzione di Giovanni MaglioccoPostfazione di Paola Laskaris

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Copyright © MMXIARACNE editrice S.r.l.

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via Raffaele Garofalo, 133/A–B00173 Roma

(06) 93781065

isbn 978–88–548–4737–8

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: aprile 2012

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Indice

11 Nel magma psichico: il percorso poetico di Ruxandra Cesereanu

di Giovanni Magliocco

Da Il giardino delle delizie(Grădina deliciilor, 1993)

34 După paravan35 Dietro il paravento36 Tartarul 37 Il Tartaro 40 În dizgraţie41 In disgrazia44 Histerie 45 Isteria46 Melcul din oglindă47 La lumaca nello specchio48 Despre uitare49 Sull’oblio50 Măcelărie–n primăvară51 Macelleria a primavera

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6 Ruxandra Cesereanu

52 Verde53 Verde54 Urât, singur şi violet55 Brutto, solo e viola56 Fructe în timp57 Frutti nel tempo60 Gheaţă neagră61 Ghiaccio nero62 Cu lama tai63 Con la lama taglio64 Logodnica paingilor65 La fidanzata dei ragni68 Înecatul69 L’annegato

Da La zona viva(Zona vie, 1993)

76 Demenţe (I – XXXII)77 Demenze (I – XXXII)102 A şaptea femeie. Ucigaşa103 La settima donna. L’assassina104 Cretina deliciilor105 L’idiota delle delizie108 Îngerul Zet110 L’angelo Zeta114 Bestiar115 Bestiario

Da L’Oceano Schizoidiano(Oceanul Schizoidian, 1998)

120 Cuţitul

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Indice 7

121 Il coltello124 Înger în fereastra spre răsărit125 L’angelo alla finestra rivolta ad oriente126 Semproniu127 Sempronio130 Inima miresei131 Il cuore della sposa134 Tristana135 Tristana138 Maria Magdalina139 Maria Maddalena142 Danuta143 Danuta146 Trupul147 Il corpo152 Cântec de spurcare153 Inno di profanazione

Da Kore–Persefone(Kore–Persefona, 2004)

158 Tânăra erinie159 La giovane erinni162 Persefona şi demonii ei163 Persefone e i suoi demoni166 Atinge–mă167 Toccami168 Că să mă mântui puţin169 Per redimermi un po’172 Luna173 La luna174 Panteră neagră am fost cândva175 Pantera nera sono stata un tempo176 Peştera

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8 Ruxandra Cesereanu

177 La grotta178 Luna cu amfetamină179 Luna all’anfetamina

Da COMA(COMA, 2008)

182 cocteil molotov183 cocktail molotov184 lighioana185 la bestia186 amar acid acru187 amaro acido acre188 lama de ras189 la lama del rasoio190 leşie în gură191 liscivia in bocca192 seringa193 la siringa194 castrarea195 la castrazione196 conducta197 il condotto198 în creier199 nel cervello200 delir201 delirio202 florăreasa203 la fioraia204 scara (36 de cuţite)205 la scala (36 coltelli)206 rigor mortis207 rigor mortis208 pieliţe mucoase membrane

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Indice 9

209 pellicine mucose membrane210 franjurii211 frange212 spaimele213 terrori214 carne în introspecţie215 carne in introspezione216 tristeţile217 tristezze218 dantelă roşie219 merletto rosso220 pieliţele221 le pellicine222 miluirile223 pietà224 dansurile225 danze226 înnegrirea227 l’annerimento228 dolce far niente229 dolce far niente230 tăgăduirile231 smentite 232 pielea grea (1 – 10)233 la pelle pesante (1 – 10)242 kyrie eleison243 kyrie eleison

251 Il bisturi poetico di Ruxandra Cesereanu: un’autopsia dell’io di Paola Laskaris

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Nel magma psichico:il percorso poetico di Ruxandra Cesereanu

Nella frenesia dei versi finali di Kyrie Eleison, lungo poema “ginsbergiano” che conclude significativamente la raccolta COMA (2008), Ruxandra Cesereanu dichiara con tono teatralmente apocalittico: «scrivo ora […] su tutto quello che mangia, muore, digrigna i denti, respira, uccide», indirizzando la sua preghiera di redenzione e il suo personale “howl” alla caleidoscopica «babele dei regni della mente», alla «macelleria interiore» della sua fede, e collocando apertamente la propria poesia in territori dominati da una duplice violenza, cerebrale e viscerale.

Voce tra le più originali e controverse della Romania post–ceauşista, Ruxandra Cesereanu disseppellisce tramite una specifica tecnica poetica, la “babele macelleria”, i regni nascosti del corpo e della mente, i labirinti sommersi del magma psichico e con minuzia anatomica li cauterizza, li purifica, li esorcizza. La sua parola, bisturi che può ferire, ma anche redimere e guarire, si configura come un esorcismo profondo, mirando alla catarsi e al “reincanto” di un mondo ormai demitizzato e desacralizzato.

Per definire la sua poetica, Ruxandra Cesereanu ha coniato il termine “delirionismo”. Secondo le parole dell’autrice il “delirionismo” rappresenterebbe la trasposizione di una trance semi–psichedelica all’interno della poesia. La teoria “delirionista” è stata esplicitata all’interno di un articolo dal titolo Il sottomarino sommerso e inondato (Submarinul scufundat şi inundat) pubblicato nel 2006 in «Observator Cultural». L’articolo

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comprende un corposo frammento tratto da un suo testo teorico: Il Delirionismo o un manuale concentrato su come non rimanere bloccati nella realtà (Delirionismul sau manual concentrat despre cum să nu rămâi blocat în realitate). Fondato su una lucida auto–riflessione ed elaborato nel corso degli anni, il “manuale delirionista” costituisce la migliore introduzione alla sua stessa poetica1. Nelle intenzioni di Ruxandra Cesereanu, esso si configura come un vero e proprio “manifesto”, poiché il concetto di “delirionismo” può essere applicato agilmente anche ad altri poeti, come dimostra l’antologia curata da lei stessa nel 2000: Deliri e Deliri. Un’antologia della poesia onirica romena (Deliruri şi Delire. O antologie a poeziei onirice româneşti).

L’autrice apre la sua riflessione con un paragone tra il concetto di “delirionismo” e quello di “(neo)onirismo”, e con l’affermazione secondo la quale quest’ultimo sarebbe meno adeguato per la definizione della sua poesia. Mentre l’onirismo è strettamente legato al sogno, il “delirionismo”, accanto al sogno, include «un’alterazione molto più intensa della realtà, un sogno molto più traumatizzato e traumatizzante rispetto a quello abituale», un sogno che Ruxandra Cesereanu non esita a definire «lacerato», «interrotto», «sfaldato»2. Proprio per questa ragione, la maggior parte delle sue poesie ascrivibili alla fase del “delirionismo” integrale sono caratterizzate da una sequenza ossessiva, allucinata e caotica di immagini centrifughe, in cui ognuna sembra esplodere dall’interno e dirigersi in direzione opposta rispetto alle altre.

In queste poesie si fa evidente la presenza folgorante della tecnica del “clivaj” (“sfaldatura”), che Ruxandra Cesereanu considera come il primo tratto distintivo del “delirionismo”. Si tratta di una frattura che avviene sia a livello delle immagini,

1 R. Cesereanu, Submarinul scufundat şi inundat, in “Observator Cultur-al”, n. 334, 17 august 2006. Una nostra traduzione in lingua italiana del testo in versione integrale è stata pubblicata in G. Vanhese (a cura di), Poetica dell’im-maginario, Centro Editoriale e Librario dell’UNICAL, Rende, 2009, pp. 33–37.

2 Id., Il Delirionismo o un manuale concentrato su come non rimanere bloc-cati nella realtà, in G. Vanhese (a cura di), op. cit., p. 33.

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Introduzione 13

sia a livello della narrazione. Spesso alcune sequenze di versi sembrano descrivere e narrare illogicamente situazioni slegate da quelle precedenti, come dimostra anche un uso atipico e a volte stridente dei tempi verbali che mira proprio alla frattura e alla polverizzazione temporale.

Il “delirionismo”, secondo le parole dell’autrice, è difatti «una tecnica, ma anche uno stato di trance; uno scisma, ma anche una breccia per unirsi con i circuiti del mondo, proprio attraverso la scissione, la frattura, la rottura»3. Ma questa “sfaldatura” presuppone anche una sorta di “slittamento”. Le immagini non si scindono semplicemente le une dalle altre, ma piuttosto si spezzano slittando come i piani di una faglia. Esse si sovrappongono e s’intersecano, mescolandosi in un «cocktail bollente, senza ghiaccio, sulfureo»4.

Allo stesso modo, si confondono gli elementi provenienti dal reale e quelli provenienti dal mondo caleidoscopico e fantastico proiettato dal sogno delirante. Essi sono sempre colti e rappresentati allo stato magmatico, uno stadio caotico prossimo alla nigredo alchemica in cui risulta difficile distinguere i singoli componenti. Ruxandra Cesereanu non sembra proporre una sub–realtà, né una sovra–realtà, né una para–realtà, ma piuttosto innumerevoli infra–realtà. Il “fantastico delirante”, abnorme e mostruoso, che si dipana attraverso una rete oscura di archetipi, simboli, miti e motivi, sembra inserirsi continuamente negli interstizi del reale.

In questa prospettiva, l’immagine diventa la vera regina e l’autrice definisce come «clivajul din delir» («la sfaldatura del delirio») la forma più pura «dell’immagine flagrante, ancora incompleta, non rifinita, non levigata, ma vivissima»5 e in uno stato di continua metamorfosi. Nonostante l’autrice accordi una totale supremazia all’immagine, il “delirionismo” presuppone

3 Ibid.4 Ibid.5 Ibid.

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anche l’esistenza di una metafisica. Sebbene la poesia di Ruxandra Cesereanu sia costellata di immagini religiose e di simboli cristiani, spesso di origine apocrifa o “rovesciati” in modo provocatorio, la metafisica postulata dall’autrice non ha un legame immediato con la religione. Essa manifesta, piuttosto, attraverso la trance estatica, evidenti isomorfismi con lo sciamanismo. Secondo le parole della stessa Cesereanu, poiché il “delirionismo” ingloba la trance, esso cerca costantemente anche una comunione con l’Aldilà. Tuttavia quest’Aldilà non include un “divino” in senso teologico. La “metafisica delirionista” si delinea, allora, come una “metafisica del qualcos’altro” (“metafizică a altceva–ului”):

Da questo punto di vista, il delirionismo è imparentato […] con lo sciamanismo. La trance […] offre una comunione con qualcos’altro che si trova nell’Aldilà. Non assolutizzo quest’Aldilà, ma non desidero neanche relativizzarlo: esso dipende da una metafisica che è contenuta dalla trance e dal delirionismo in modo naturale, senza forzature […]. Si tratta di una metafisica per niente canonica, ma piuttosto somatizzata, inconscia, alluvionale6.

Nella parte centrale del “manifesto delirionista”, Ruxandra Cesereanu si sofferma anche sulla struttura di una poesia delirante, elaborando la suggestiva metafora del “sottomarino sommerso e inondato”. Come testimonia Il sottomarino perdonato (Submarinul iertat, 2007), un lungo poema sperimentale scritto con il poeta americano di origine romena Andrei Codrescu, quest’immagine non cesserà mai di ossessionare l’autrice poiché, secondo le sue stesse affermazioni, è quella più adeguata a rappresentare metaforicamente i meccanismi del suo atto creativo:

Il centro della poesia, il suo ombelico, è da qualche parte nelle viscere: là penetrano e si riversano i due condotti: uno appartiene alla ragione e alla coscienza, l’altro all’inconscio. Il movimento è dall’alto verso il basso. Ma il condotto della ragione deve essere sempre secondario, minimale, permettendo a quello dell’inconscio di rivestire il ruolo essenziale. Mentre attraverso il condotto della ragione si addensano nella

6 Ivi, pp. 33–34.

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poesia idee e sentimenti, attraverso il condotto dell’inconscio si riversa nel magma, in modo esplosivo, il flusso dell’immaginario. Se le valvole della ragione hanno la loro trasparenza di cristallo, quelle dell’inconscio sono scivolose, confuse, ma proprio da questo deriva il loro potere. Il frammentarismo o lo scorrere melmoso dell’inconscio sono compensati dall’ordine razionale che sussiste in ogni poesia delirante. Non dal cervello o dal cuore (anima) nasce la poesia delirante, ma dalle viscere, anche se né il cuore, né il cervello scompaiono totalmente, ma, al contrario, sono sempre forzati ad assecondare le viscere. La poesia–sottomarino è inondata un po’ alla volta: le porte bloccate sono vinte una dopo l’altra dall’acqua, gli scompartimenti si riempiono gradualmente d’acqua, […] l’equipaggio che si trova nella camera dei comandi è sorpreso e annegato. Questa struttura della poesia–sottomarino restituisce, nella misura in cui è possibile, il modo in cui il condotto dell’inconscio deve essere lasciato libero e non soffocato. L’immagine perfetta della poesia–sottomarino è quella in cui l’intero equipaggio galleggia annegato. Solo in questo momento si può affermare che la poesia delirante ha realizzato se stessa7 .

L’annegamento dell’equipaggio rappresenta la totale vittoria dell’inconscio sulla ragione, malgrado l’affermazione della persistenza di un ordine razionale in ogni poesia delirante. In questa prospettiva viscerale e abissale, il “delirionismo” si fa allora vortice acquatico caotico, incarnando, sul piano della creazione, una vera e propria regressione violenta ad una nigredo delle immagini. Ruxandra Cesereanu si tramuta, allora, in una sorta di “paleontologa dell’anima” che, attraverso la trance ed il delirio, scandaglia a bordo del suo “sottomarino sommerso e inondato” labirinti solo apparentemente nascosti e insondabili.

Accanto alla tecnica del “clivaj”, un’altra via di accesso al “sottomarino sommerso e inondato” è rappresentata dalla “risemantizzazione della pazzia”. Siamo di fronte non solo alla volontà di ridare un senso nuovo ed una dignità alla follia ma, in alcuni casi, anche al desiderio di utilizzare un preciso linguaggio esploso ed alienato che arriva finanche a mimare quello caratteristico dei dementi, come dimostrano molte poesie contenute in quest’antologia, in particolare quelle tratte dalle

7 Ivi, pp. 34–35.

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raccolte L’Oceano Schizoidiano e COMA. È la stessa Cesereanu a spiegare il ruolo polare rivestito dalla pazzia e i suoi effetti all’interno della poetica “delirionista”:

Alcune cose mi sembrano essenziali per la definizione del delirionismo: esso è il piccolo manicomio che esiste in ognuno di noi, non in un modo qualunque, ma tramite la risemantizzazione della pazzia. Si tratta di una pazzia macerata che, attraverso e dopo la sua consumazione, può ricevere senso. Da questo punto di vista, il delirionismo è una convulsione ed una folgorazione diffusa […]. Da qui deriva la tecnica del vortice, del turbine, del tornado, del tifone, dell’uragano etc. Il trauma delle immagini, la super–sinestesia, l’associazionismo tossicomane, il sonnambulismo disturbato fanno sì che tutto quello che avviene nel quadro del delirionismo somigli ad un diaporama abusivo. Il conglomerato tra finzione e realtà è essenziale, poiché il delirionismo non intende assolutizzare la finzione né impantanarsi in essa8.

Lo scopo primario del “delirionismo”, nelle intenzioni di Ruxandra Cesereanu, è quello di disseppellire labirinti sommersi da molto tempo. La riflessione sulla memoria rimossa, che occupa l’ultima parte del “manifesto” — una memoria definita come “primaria”, “prenatale” e “fetale” e riportata alla luce tramite la trance, il “clivaj” e la “risemantizzazione della pazzia” — spinge l’autrice ad un’ultima precisazione. Nonostante, come si affermava in precedenza, il “delirionismo” condivida degli isomorfismi con lo sciamanismo, la trance “delirionista” non corrisponde alla trance sciamanica, mediante la quale si può comunicare con i morti o con gli spiriti dei saggi, ma si connota, piuttosto, come una trance «più generale e nello stesso tempo, più fortemente individualizzata»9. Attraverso di essa, da un lato ci si connette con il cosmo, dall’altra con il proprio Io più profondo, perché «il delirionismo è in primo luogo una via, attraverso la trance, verso noi stessi»10 e verso quell’universo fetale e prenatale più volte evocato dall’autrice, là dove si sedimentano gli strati “paleontologici” del magma

8 Ivi, p. 35.9 Ibid.10 Ibid.

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Introduzione 17

psichico. Un universo primordiale che Ruxandra Cesereanu ha più volte definito “Oceano Schizoidiano”:

L’Oceano Schizoidiano è davvero il mio mondo. Esso non è soltanto un manicomio, così come si potrebbe credere a prima vista, ma è un mondo prima della nascita, il mondo del ventre materno, quando le cose erano diafane […] Mi sono sprofondata, dunque, nell’Oceano Schizoidiano, per raccontare le malinconie del mondo che sta in superficie, ma anche per ritornare ai tempi in cui, laggiù, nel ventre della madre, c’era calore e morbidezza11.

In una riflessione successiva, Ruxandra Cesereanu, ricorrendo alla metafora geologica, ha ampliato la definizione di Oceano Schizoidiano affermando:

Per me, l’Oceano Schizoidiano ha valore di Cambriano, Siluriano, Devoniano, poiché è un mio archeo–inconscio. L’ho chiamato Oceano, perché sono affascinata dalle rêveries dell’acquatico, del sommerso, dell’uterino. Tuttavia, è ovvio che Schizoidiano ha anche un legame con un mondo schizo. Il poeta come bestia, così come lo vedo io, deve essere una bestia soprattutto nei confronti di se stesso […] solo così ciò che egli crea si avvicina al delirio12.

Tuttavia, se leggiamo le poesie tratte dalla raccolta L’Oceano Schizoidiano, questo regressus ad uterum evocato dall’autrice non sembra materializzarsi come un ritorno armonico al «calore e alla morbidezza materna». Come ha osservato in modo pertinente il critico Ştefan Borbély:

Se analizziamo con attenzione la morfologia della poesia scritta da Ruxandra Cesereanu, arriviamo alla conclusione che “l’immersione” nell’onirismo e la simil–demenza “bestiale” praticata in essa contraddice l’equazione stereotipata della regressione beata, in quanto la poetessa di Cluj persegue — come d’altronde i poeti della Beat Generation — non il contatto con la quiete antecedente all’urlo, ma il cataclisma cosmico,

11 Questa definizione è riportata sulla quarta di copertina della prima edi-zione della raccolta L’Oceano Schizoidiano (Oceanul Schizoidian, 1998).

12 R. Cesereanu, Deliruri şi Delire. O antologie a poeziei onirice româneşti. Editura Paralela 45, Piteşti, p. 246.

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eccessivo e riverberato […]; non l’armonia antecedente all’atrocità, ma il suo effetto disastroso ed esistenziale, amplificato fino all’insopportabile da un’iper–realtà esplosiva […]. Ruxandra Cesereanu costruisce un universo atroce in cui neanche l’intrauterino è in grado di proteggere più: costruisce un mondo nero del terrore, un mondo dell’essere fragile, scagliato nell’universo, nello spazio allucinante e indeterminato situato tra l’ansia e la morte. […] Ruxandra Cesereanu sprofonda […] nel delirio, non per motivi estetici, per creare una poesia fluida, un torrente “schizo”, psichedelico, apparentemente incontrollabile e divorante mediante l’esacerbazione simbolizzante, ma per dimenticare l’esperienza originaria della morte. La sua poesia non è una forma di vita, ma di sopravvivenza. La sua intera morfologia contorta [..] rappresenta in ultima istanza un surplus barocco di materialità astrusa, inserita nella poesia con la convinzione che, per tutto il tempo in cui la materia esiste, il nulla non può dominare il mondo in maniera definitiva13.

Materialità astrusa che è raffigurata da anatomie teratologiche, ambigue ed ibride; materialità che spesso s’incarna in diverse ipostasi della femminilità: la sacerdotessa, la strega, la ragazzina nevrotica, l’idiota delle delizie, la donna–crociato, la monaca mancata, la donna fatale e gonfiabile, la cortigiana, la pantera nera, la tigre assassina, la baccante, la vedova nera, la vedova bianca… ma anche in alcune figure mitiche dotate di un forte potere simbolico irradiante: Kore–Persefone, Maria Maddalena, Giuditta, Salomé, Tristana…

***

Quando nel 2006 appare il suo testo sul “delirionismo”, la personale mitologia poetica di Ruxandra Cesereanu è già pienamente formata. Le prime poesie risalgono, infatti, agli anni Ottanta. L’autrice debutta nel 1981, appena diciottenne, sulla rivista «Tribuna», tuttavia decide di pubblicare in volume solo nel 1993. Ruxandra Cesereanu ha più volte dichiarato di aver compiuto una scelta precisa: non pubblicare prima del 1989,

13 Ş. Borbély, Oceanul Schizoidian, in I. Pop (a cura di), Dicţionar analitic de opere literare româneşti, Casa Cărţii de Ştiinţă, Cluj–Napoca, 2007, p. 668.

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Introduzione 19

affinché la sua poesia non subisse le inevitabili mutilazioni imposte dalla censura del regime. Tutte le poesie appartenenti alla prima raccolta, La zona viva (1993), sono state scritte tra il 1989 e il 1990, mentre il secondo volume dal titolo Il giardino delle delizie (1993) contiene testi anteriori (1980–1989). In quest’antologia abbiamo optato per una presentazione cronologica della sua opera, collocando in apertura Il giardino delle delizie.

In questa raccolta si riconoscono già, anche se ad uno stadio ancora embrionale, alcuni degli elementi che costituiranno la poetica “delirionista” de L’Oceano Schizoidiano. La dipendenza dell’autrice dai suoi modelli è ancora evidente, nel volume si riverberano finemente echi intertestuali più o meno camuffati e mimetizzati. Finanche il titolo rimanda ad un noto trittico di Hyeronimus Bosch. Un medievalismo gotico di maniera, filtrato e deformato da una visione surreale, domina buona parte dei testi. Se da un punto di vista tecnico la poesia “delle delizie” è ancora parzialmente debitrice della scrittura automatica di stampo surrealista, dal punto di vista dell’immagine essa sembra rifarsi piuttosto a certe esperienze dell’espressionismo tedesco (Trakl, il primo Benn) e alla poesia di García Lorca, soprattutto per quanto riguarda il cromatismo violento.

Uno dei nuclei deliranti de Il giardino delle delizie si materializza nella trasfigurazione della città di Cluj. Si tratta di una metamorfosi di matrice infernale, come dimostra emblematicamente la citazione dantesca — «per me si va nella città dolente…» — inserita nella poesia Il Tartaro. La città malata si tramuta in un mostruoso tritacarne, dove «i morti perseguitati zoppicano dietro la notte / come crociati dalla corazza rovente» e i «passanti ibernano nei crepacci del viale». Altrove essa diviene una «città fetida, con un solo occhio» (In disgrazia), città vedova dove «la morte impagliata in feto porta il suo strascico / tra i formicai di giada» (Isteria). Questo spazio teratologico, diverso e avverso dove, tramite la tecnica del “clivaj”, un passato medievale, mitico e spettrale s’interseca ambiguamente con un presente degenerato, è lo scenario in cui la donna–tarantola, fra pellegrini ed efebi, asceti e belve, può recitare finalmente i poemi della