Codroipo serracchiani def

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1 Il Libro verde delle autonomie locali del Fvg 1. Riordino delle funzioni e competenze della regione 2. La potestà legislativa 3. Superamento delle provincie 4. I comuni 5. Liberare le energie

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Il Libro verde delle autonomie locali del Fvg

1. Riordino delle funzioni e competenze della regione

2. La potestà legislativa

3. Superamento delle provincie

4. I comuni

5. Liberare le energie

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Il Libro verde delle autonomie locali del Fvg

Con il Libro verde delle autonomia locali del Friuli Venezia Giulia intendo proporre le

linee di intervento fondamentali per riformare la Regione. E’ una questione cui

bisogna dare concretezza e priorità assoluta. A differenza di molti che parlano in

astratto di riforme, noi oggi avviamo il processo, nell’interesse della comunità

regionale.

In armonia con un’impostazione autenticamente federalista, siamo convinti che

tutte le regioni dovrebbero godere delle prerogative di autonomia ora assegnate

solo alle cosiddette speciali. Spetta però all’autogoverno delle speciali, che pure non

sempre sono state all’avanguardia, dimostrare che questo obiettivo è conveniente

per il sistema Paese. Spetta a noi in primo luogo. Riordinare l'assetto degli enti

locali nella nostra regione è una necessità ineludibile.

Chiariamo subito un punto: non dobbiamo fare le riforme solamente spinti dalla

necessità di risparmiare, ma perché la nostra casa comune non risponde più ai

bisogni dei tempi mutati, né a quelli delle famiglie, né a quelli delle imprese. Si

deve intervenire con riforme profonde. Vorremmo riformare la nostra Regione

costruendo un sistema che si fondi su due pilastri fondamentali: la Regione e il

Comune.

Questo riordino lo intendiamo come il primo passo di una riforma più ampia e

complessiva.

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1. Riordino delle funzioni e competenze della regione

Alla Regione spetta programmare, pianificare, legiferare, controllare. In sintesi,

assicurare ai cittadini i loro diritti. In questo ambito ci sono servizi che hanno ad

oggetto diritti fondamentali, che la regione ha il compito di garantire con parità di

trattatamento a tutti i cittadini, quali salute, ambiente, mobilità, istruzione e lavoro.

In termini di pianificazione e programmazione ci serve una regione che abbia una

visione strategica e che quindi sappia dialogare con l’Europa, con le regioni

contermini e con lo Stato, pianificando e programmando in settori strategici come

quello ad esempio delle infrastrutture energetiche, su cui ancora non abbiamo un

piano regionale. Non ci nascondiamo che questo processo richiederà tempo, ma ci

impegniamo a lavorare iniziando da subito. Non si possono impostare riforme al

termine della legislatura per farle partire addirittura nel 2014 (sanità e cultura)

perché questo significa ingannare i cittadini.

La crisi economica impone profonde e radicali trasformazioni del nostro sistema

istituzionale: e noi lo renderemo più efficiente, economico e capace di rispondere

alla domanda di servizi da parte dei cittadini e del tessuto economico regionale.

2. La potestà legislativa

Per questo riteniamo sia un argomento da trattare singolarmente quello della

potestà legislativa della regione. Per governare con efficacia dobbiamo utilizzare

come si deve questa nostra potestà sfruttando al meglio la specialità. Dobbiamo

essere capaci di fare leggi che non vengono impugnate dal Governo e che siano

immediatamente applicabili, senza richiedere un numero ridondante di regolamenti

attuativi.

Vogliamo leggi semplici e non, come ha fatto Tondo, leggi di semplificazione di

leggi difficili, come accaduto con la legge 11 del 2010 che ha cancellato 544 norme

finanziarie inerti da anni, presentata come un atto di semplificazione, salvo poi con

la Legge 17 del 2010 introdurre in un colpo solo ben 189 articoli nuovi di

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finanziamento dei settori più disparati. Dobbiamo comunque fare leggi che ci

mettano in condizione di competere con gli Stati e le regioni confinanti e favorire le

attività delle imprese, evitando di usare la specialità per fare leggi su materie già

disciplinate meglio dallo Stato o per consolidare la burocrazia. E’ per questo motivo

che ci impegniamo a redigere Testi Unici sulle materie di competenza esclusiva,

ma anche su quelle di competenza concorrente. Il primo Testo Unico cui

intendiamo mettere mano sarà proprio quello sugli enti locali. Se alcune

competenze - ambiente, infrastrutture, urbanistica - sono regionali, e la

pianificazione e programmazione deve riguardare queste materie - sono poi i

comuni che devono essere messi in grado di esercitare localmente e con efficacia

queste funzioni.

In questi cinque anni di governo regionale sono state prodotte misure

contraddittorie e inutili, come il maldestro tentativo di legiferare sui comuni

montani, imponendo così sulla società regionale e sul sistema produttivo una sorta

di intollerabile "tassa supplementare”.

3. Superamento delle province

Nel quadro che andiamo delineando, l’istituzione Provincia appare superabile. Le

sue competenze di area vasta possono andare alla Regione e alle aggregazioni dei

comuni, mentre quelle gestionali vanno direttamente trasferite ai comuni.

A differenza di quanto prospettato dal Governo nazionale, non crediamo che per il

Friuli Venezia Giulia l'opzione migliore sia quella di una 'razionalizzazione', cioè di

una riduzione del numero delle province magari a due grandi province, trattandosi

di una scelta antistorica che divide e che pone problemi anche sociali e culturali. Né

crediamo che la questione vada posta nei termini, ingannevoli, del “o tutte o

nessuna”.

Anche in attesa di quelle che saranno a novembre le determinazioni della Corte

Costituzionale crediamo che si debba da subito delineare un percorso per la riforma

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della struttura istituzionale del Friuli Venezia Giulia. Dobbiamo smontare il radicato

pregiudizio che lo Statuto speciale serva a mantenere privilegi. Sappiamo bene che

se la riforma degli organi di governo della provincia supererà il vaglio della Corte,

allora sarà importante cogliere questa opportunità per codificarne l’ordinamento

anche in Friuli Venezia Giulia esercitando appieno la specialità pur salvaguardando

la scadenza naturale delle assemblee elettive. Per quanto riguarda la provincia di

Udine ricordiamo che l’amministrazione regionale di centro destra con la legge n^ 3

del 2012 ha ribadito il sistema dell’elezione diretta e che la suddetta legge è stata

impugnata dal Governo italiano. Va chiesto quindi al governatore Tondo cosa

intende fare rispetto all’elezione della provincia di Udine. Fossimo stati noi al

Governo, avremmo agito chiaramente come in modo diverso. E’ infatti secondo noi

necessario che la regione si faccia attiva promotrice, confrontandosi con lo Stato, di

un definitivo superamento di questo ente intermedio.

Il modo in cui il centrodestra regionale ha affrontato e gestito il nodo della riforma

ordinamentale, in cui si inserisce la questione delle province, non è stato all'altezza

del problema. Anzi, ha aperto una discussione più che sterile, nociva, in quanto ci

ha riportato indietro nel tempo e al di fuori delle esigenze reali della società.

Facendo poi coincidere l'identità dei territori solo con i confini delle province, si

sono generati equivoci e contrapposizioni astratte. Al contrario, le varie identità che

convivono nella nostra Regione hanno la possibilità di essere valorizzate non se si

rinchiudono nei recinti, ma se si confrontano liberamente tra di loro e con il mondo.

Il superamento della provincia come istituzione non farà perdere ai territori la loro

identità, che si rafforzerà attraverso le aggregazioni di comuni.

Nel pensare a una regione che faccia fruttare le sue differenze, investa sulle sue

comunità e sulla collaborazione tra i territori, non intendiamo frammentare o

indebolire la rappresentanza delle comunità come quella autoctona slovena, né

delle altre componenti.

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4. I comuni

I comuni sono il pilastro della nostra storia e della nostra identità. Sono la prima

istituzione con cui si rapportano i cittadini: sono il luogo principe dell’autogoverno. I

comuni rivestono una centralità sia come riferimento istituzionale sia per le

rappresentanze democraticamente elette che essi esprimono: i sindaci e i consigli

comunali.

Naturalmente, per estensione e numero di abitanti non tutti i comuni sono uguali.

Bisogna ipotizzare aggregazioni e fusioni, e va comunque pensata una

differenziazione per le piccole e piccolissime comunità rispetto a quelle più grandi. I

piccoli comuni possono non avere la necessità di una giunta comunale, e le stesse

competenze devono essere diversificate, così come peculiari sono le necessità e

problemi dei municipi più grandi.

E' necessario promuovere con forza le forme di aggregazione tra i comuni e, di

conseguenza, rimodellare su questo nuovo assetto istituzionale anche il sistema dei

trasferimenti finanziari. Questo non significa affatto annullare storie e identità ma

farle vivere in contenitori istituzionali più adatti ai tempi e ai bisogni. Molte di

queste aggregazioni sono già definite o facilmente definibili. Il sistema di unioni di

comuni che andiamo delineando, non costituisce un’ulteriore sovrastruttura

burocratica e istituzionale, quanto invece consente la programmazione coordinata

dei territori e del loro sviluppo. A mio avviso, e proponendo questa idea al

confronto, il processo di aggregazione dei comuni deve essere obbligatorio, ed è

proprio per questo che è necessario un profondo coinvolgimento degli

amministratori locali. Per quanto ci riguarda, partiamo già arricchiti

da un'elaborazione teorica che risale a più di venti anni fa, quando si è manifestata

l'esigenza di razionalizzare territori e servizi; nonché dalla legge 1 del 2006 che

aveva provato ad avviare un processo. Il fatto che non si sia concretizzato nulla, né

utilizzate elaborazioni e esperienze, conferma il ritardo accumulato e l'urgenza di

far partire le riforme. Non solo non si è fatto nulla, ma si sta immaginando,

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nell’ambito della pianificazione urbanistica ad esempio, una nuova organizzazione

territoriale (STL - Sistemi Territoriali Locali) in assenza di una precisa idea di

sviluppo della regione e della sua articolazione istituzionale. Non comprendiamo

perciò l’accelerazione che la Giunta vuole dare all’adozione del PGT (Piano di

Governo del Territorio). E' nostro punto di orgoglio quello di tornare a essere quel

modello di regione efficiente che a lungo e in tanti settori siamo stati per il resto

d'Italia.

5. Liberare le energie

Dalla sua nascita, negli ultimi 50 anni, abbiamo assistito nel corso delle legislature

all'accumulo di leggi, alla moltiplicazione degli enti e all'invasione della politica nella

loro gestione. Occorre fare pulizia, intendiamo in primo luogo superare

l’intermediazione istituzionale, eliminare cioè il superfluo e liberare così la società

da un cumulo di enti, consorzi, società controllate, partecipazioni in organismi.

Questo grande riordino non ha bisogno di proclami, ma richiede una forte volontà

politica, priva di lacci e libera da condizionamenti, svincolata dai rapporti di forza

interni alla maggioranza e ai singoli partiti. Al tempo stesso richiede il

coinvolgimento e la collaborazione partecipe di tutti i livelli del personale della

pubblica amministrazione, che deve far proprio l’orgoglio di essere

parte di un processo di riforma volto al bene di tutta la comunità regionale,

valorizzando le competenze che esistono. Il comparto unico, pur con i suoi limiti, è

uno strumento che ci permette di immaginare una diversa articolazione del

territorio. Su questo tema faremo una proposta organica di riordino, semplificazione

ed eliminazione ciò che non serve

Abbiamo la consapevolezza che è fondamentale il concorso fattivo degli

amministratori, indipendentemente dalla loro collocazione politica. E’ per questo

che oggi iniziamo con voi un percorso che vi vedrà protagonisti: su queste linee del

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Libro Verde vi chiediamo di inviare integrazioni, suggerimenti, proposte (mail:

[email protected])

Noi immaginiamo una regione più vicina alle persone, con meno livelli di

intermediazione tra i bisogni e i servizi, orgogliosa dell’autonomia e della potestà

legislativa.

Non è il tempo dei piccoli aggiustamenti.

E' il tempo di lanciare una nuova missione per il Friuli Venezia Giulia.

È il tempo che richiede grandi cambiamenti e persone nuove.

Codroipo, 8 settembre 2012