Cod. P31 Piano di Recupero “Osteria S. Biagio” · 2011. 4. 28. · Cod. P31 Piano di Recupero...

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  • Cod. P31 Piano di Recupero “Osteria S. Biagio” Giugno 2010 Rapporto preliminare - Art. 12 DLgs 152/06 Ver. 01

    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 1 tecnicoop soc.coop di 35

    INDICE 1. INTRODUZIONE................................................................................................................. 4

    2. CARATTERISTICHE E LOCALIZZAZIONE DELLA VARIANTE PROPOSTA ..................... 6

    2.1. Localizzazione................................................................................................................. 6

    2.2 Il PP e le caratteristiche progettuali.................................................................................. 8

    2.3 In quale misura il piano stabilisce un quadro di riferimento per progetti ed altre attività, o

    per quanto riguarda l'ubicazione, la natura, le dimensioni e le condizioni operative o attraverso la

    ripartizione delle risorse............................................................................................................. 13

    2.4 In quale misura il piano influenza altri piani o programmi, inclusi quelli gerarchicamente

    ordinati ...................................................................................................................................... 13

    2.5 Vincoli e tutele presenti nell’area ................................................................................... 16

    2.6 Natura delle Previsioni del Piano .................................................................................. 19

    3. PROBLEMI AMBIENTALI PERTINENTI AL PIANO .......................................................... 19

    3.1 Mobilità.......................................................................................................................... 19

    3.2 Clima acustico ............................................................................................................... 19

    3.3 Idraulica e idrogeologia.................................................................................................. 25

    3.4 Beni paesaggistici e storico-culturali .............................................................................. 26

    3.5 Naturalità e reti ecologiche ............................................................................................ 27

    3.6 Rilevanza del piano nella l'attuazione della normativa comunitaria nel settore

    dell'ambente.............................................................................................................................. 28

    4. CARATTERISTICHE DEGLI IMPATTI E DELLE AREE CHE POSSONO ESSERE

    INTERESSATE............................................................................................................................. 28

    4.1 Mobilità.......................................................................................................................... 28

    4.2 Impatto acustico ............................................................................................................ 29

    4.3 Inquinamento atmosferico ............................................................................................. 29

    4.4 Suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee ........................................................ 32

    4.5 Paesaggio e beni culturali.............................................................................................. 32

    4.6 Flora, Fauna ed Ecosistemi ........................................................................................... 32

    4.7 Consumi energetici ed idrici........................................................................................... 33

    4.8 Elettromagnetismo......................................................................................................... 33

    4.9 Carattere cumulativo degli impatti.................................................................................. 33

    4.10 Natura transfrontaliera degli impatti .............................................................................. 33

    4.11 Rischi per la salute umane o per l'ambiente ................................................................. 33

    4.12 Valore e vulnerabilità dell'area che è interessata ........................................................... 33

    4.12.1 Speciali caratteristiche naturali o del patrimonio culturale. ..................................... 33

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 2 tecnicoop soc.coop di 35

    4.12.2 Superamento dei livelli di qualità ambientale o dei valori limite dell'utilizzo intensivo

    del suolo .............................................................................................................................. 33

    4.13 Impatti su aree o paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale, comunitario o

    internazionale............................................................................................................................ 34

    5. LE MITIGAZIONI E LE COMPENSAZIONI PREVISTE......................................................... 34

    6. MONITORAGGIO DEL PIANO .............................................................................................. 35

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 3 tecnicoop soc.coop di 35

    Dr. Agr. Fabio Tunioli

    Dr. Matteo Salvatori

    Ing. Virginia Celentano

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 4 tecnicoop soc.coop di 35

    1. INTRODUZIONE

    Il presente documento è redatto ai sensi del Art. 5 “Valutazione di sostenibilità e monitoraggio dei piani” come sostituito dall’art. 13 della L.R. 6/09. Ciò a seguito di richiesta di atti integrativi effettuata dalla provincia di Bologna con lettera AR del 20.12.2010 PG 203881/2010.

    La richiesta di integrazioni, relativamente al documento di VALSAT, appare originata dalla interpretazione proposta dalla Regione Emilia-Romagna, per la quale con l’emanazione della LR 6/2009 ha in pratica escluso la possibilità per i piani in attuazione della LR 20/00 e successive modifiche e integrazioni, di utilizzare nella procedura di VAS la Verifica di assoggettabilità prevista dal Dlgs 152/2006.

    A seguito della richiesta si è provveduto a modificare parzialmente il documento già presentato, salvaguardando le informazioni già riportate e inserendo le integrazioni richieste relativamente ad un approfondimento delle schede di VALSAT dei piani sovraordinati (PSC e POC) e alle integrazioni implicite, quali quelle relative al monitoraggio del piano.

    Il documento riporta quanto richiesto dall’Art. 5 della LR 20/00 come sostituito dall’art. 13 della L.R. 6/09.

    “… in un apposito documento di Valsat, costituente parte integrante del piano adottato ed approvato, sono individuati, descritti e valutati i potenziali impatti delle scelte operate e le misure idonee per impedirli, mitigarli o compensarli, alla luce delle possibili alternative e tenendo conto delle caratteristiche del territorio e degli scenari di riferimento descritti dal quadro conoscitivo di cui all’articolo 4 e degli obiettivi di sviluppo sostenibile perseguiti con il medesimo piano.”

    I contenuti del documento, in assenza di indicazioni più precise a livello Regionale continuano a ricalcare quelli dell’allegato I del D.Lgs. 4/2008.

    Criteri per la verifica di assoggettabilità di piani e programmi di cui all'articolo 12.

    1. Caratteristiche del piano o del programma, tenendo conto in particolare, dei seguenti elementi:

    • in quale misura il piano o il programma stabilisce un quadro di riferimento per progetti ed altre attività, o per quanto riguarda l'ubicazione, la natura, le dimensioni e le condizioni operative o attraverso la ripartizione delle risorse;

    • in quale misura il piano o il programma influenza altri piani o programmi, inclusi quelli gerarchicamente ordinati:

    • la pertinenza del piano o del programma per l'integrazione delle considerazioni ambientali, in particolare al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile;

    • problemi ambientali pertinenti al piano o al programma;

    • la rilevanza del piano o del programma per l'attuazione della normativa comunitaria nel settore dell'ambente (ad es. piani e programmi connessi alla gestione dei rifiuti o alla protezione delle acque).

    2. Caratteristiche degli impatti e delle aree che possono essere interessate, tenendo conto in particolare, dei seguenti elementi:

    • probabilità, durata, frequenza e reversibilità degli impatti;

    • carattere cumulativo degli impatti;

    • natura transfrontaliera degli impatti;

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    • rischi per la salute umane o per l'ambiente (ad es. in caso di incidenti);

    • entità ed estensione nello spazio degli impatti (area geografica e popolazione potenzialmente interessate);

    • valore e vulnerabilità dell'area che potrebbe essere interessata a causa:

    - delle speciali caratteristiche naturali o del patrimonio culturale,

    - del superamento dei livelli di qualità ambientale o dei valori limite dell'utilizzo intensivo del suolo;

    • impatti su aree o paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale, comunitario o internazionale.

    Tali contenuto sono integrati con quanto richiesto dalla DC regionale “Approvazione dell'atto di indirizzo e coordinamento tecnico sui contenuti conoscitivi e valutativi dei piani e sulla conferenza di pianificazione“ proposta della Giunta regionale in data 27 febbraio 2001, n. 241, che al punto 3 riporta:

    “In particolare, la VALSAT nel corso delle diverse fasi del processo di formazione dei piani:

    - acquisisce, attraverso il quadro conoscitivo, lo stato e le tendenze evolutive dei sistemi naturali e antropici e le loro interazioni (analisi dello stato di fatto);

    - assume gli obiettivi di sostenibilità ambientale, territoriale e sociale, di salubrità e sicurezza, di qualificazione paesaggistica e di protezione ambientale stabiliti dalla normativa e dalla pianificazione sovraordinata, nonchè gli obiettivi e le scelte strategiche fondamentali che l'Amministrazione procedente intende perseguire con il piano (definizione degli obiettivi);

    - valuta, anche attraverso modelli di simulazione, gli effetti sia delle politiche di salvaguardia sia degli interventi significativi di trasformazione del territorio previsti dal piano, tenendo conto delle possibili alternative (individuazione degli effetti del piano);

    - individua le misure atte ad impedire gli eventuali effetti negativi ovvero quelle idonee a mitigare, ridurre o compensare gli impatti delle scelte di piano ritenute comunque preferibili, sulla base di una metodologia di prima valutazione dei costi e dei benefici per un confronto tra le diverse possibilita' (localizzazioni alternative e

    - mitigazioni);

    - illustra in una dichiarazione di sintesi le valutazioni in ordine alla sostenibilità ambientale e territoriale dei contenuti dello strumento di pianificazione, con l'eventuale indicazione: delle condizioni, anche di inserimento paesaggistico, cui è subordinata l'attuazione di singole previsioni; delle misure e delle azioni funzionali al raggiungimento delle condizioni di sostenibilità indicate, tra cui la contestuale realizzazione di interventi di mitigazione e compensazione (valutazione di sostenibilità);

    - definisce gli indicatori, necessari al fine di predisporre un sistema di monitoraggio degli effetti del piano, con riferimento agli obiettivi ivi definiti ed ai risultati prestazionali attesi (monitoraggio degli effetti).”

    Tutte le considerazioni sopra riportate vanno poi sempre traguardate rispetto alla dimensione dell’intervento, che consiste nella realizzazione di dieci piccoli edifici residenziali in fregio all’edificato e delle urbanizzazione che li connette a quelle già esistenti. Le modeste dimensioni rendono, infatti, poco percepibili gli impatti relativi.

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    2. CARATTERISTICHE E LOCALIZZAZIONE DELLA VARIANTE PROPOSTA Prima di descrivere la natura delle varianti apportate al piano, ci risulta utile un breve richiamo alla sua “storia” e alle procedure valutative attivate. Il piano in oggetto, si occupa dello sviluppo dell’area B2.17, per la quale viene richiesto dal PRG e dal PSC uno specifico piano di recupero. Tale procedura è richiesta per via della natura stessa del comparto in oggetto, trattandosi infatti di un’area classificata come insediamento storico e pertanto protetta secondo le vigenti norme in materia di beni storico-architettonici.

    2.1. LOCALIZZAZIONE L’area interessata dal PP è posta nella zona sud di Casalecchio di Reno, in località San Biagio, nell’area dell’omonima Osteria. Nello specifico, ci si trova all’incrocio tra la Via Bolsenda e la SS 64 Porrettana.

    Figura 1. Immagine satellitare

    Nella figure seguenti è riportata la localizzazione delle opere assoggettate a VAS.

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    Figura 2. Estratto della tavoletta topografica 1: 5.000, con individuazione dell’area

    I riferimenti cartografici principali per la localizzazione dell’opera sono: − Carta Topografica Regionale 1:5.000 – Tavoletta n. 220120;

    Figura 3. Individuazione del comparto interessato

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    2.2 IL PP E LE CARATTERISTICHE PROGETTUALI Il piano di recupero dovrà prevedere il restauro dei due edifici storici, la demolizione delle altre due costruzioni incongrue e potrà prevedere la realizzazione di nuova edificazione con un indice convenzionale di edificabilità dello 0.4 indicato dalle norme di attuazione del PRG. Data la superficie dell’area di 7915 mq., la possibilità edificatoria dell’area sarà di 3166 mq di superficie catastale, che andrà ad aggiungersi alla superficie esistente degli edifici storici di mq 1160 che potrà essere recuperata nella sua totalità.

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    Figura 6. Planimetria

    Il recupero dell’edificio storico principale potrà avvenire anche attraverso cambio di destinazione d’uso con la possibilità di realizzare funzioni terziarie e commerciali anche di medie dimensioni.

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    Figura 7. Sezioni est-ovest

    Figura 8. Sezione nord-sud

    L’amministrazione comunale ha inoltre approvato un piano di miglioramento del traffico nell’area della Porrettana che prevede la realizzazione, oltre ad una serie di rotonde lungo il percorso della strada Porrettana, anche la modifica dell’attuale via Bolsenda, che allo stato attuale divide l’area dell’osteria San Biagio. Tale strada permetterà un miglioramento della viabilità in uscita dall’area, oltre alla eliminazione del tratto di Bolsenda che ora divide il comparto in due zone, lasciando libertà progettuale relativa alla distribuzione dell’edificato sul lotto.

    Figura 9. Particolare rotatoria

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 11 tecnicoop soc.coop di 35

    Sul lato del comparto che affaccia sulla Porrettana e sulla rotonda di prossima costruzione, è prevista la costruzione di una barriera acustica di altezza complessiva pari a 3,5/4 metri fuori terra, a protezione del caseggiato.

    Figura 10. Schema costruttivo barriera acustica

    Al confine sud è inoltre previsto un impianto semaforico a controllo del flusso in immissione nel comune, questo porterà, insieme alla rotonda, ad una riduzione sia del flusso, sia della velocità delle auto, con benefici per la sicurezza e per il clima acustico di tutta l’area di San Biagio. Infine è da segnalare anche il progetto del Comune di Casalecchio, che prevede la realizzazione di un percorso ciclo-pedonale protetto che, attraverso l’unione di diversi tratti, consenta di raggiungere da San Biagio l’abitato di Casalecchio. In termini di carico urbanistico, si prevede la presenza di una quarantina di persone tra residenti ed addetti alle attività che si insedieranno negli spazi previsti.

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 12 tecnicoop soc.coop di 35

    Per quel che riguarda l’importante tema delle acque grigie, provenienti da coperti, strade, parcheggi, interrati, corselli, zone comunque impermeabilizzate, è previsto di convogliarle successivamente al trattamento con vasche di prima pioggia e deoliatori ove necessario, direttamente nel Rio Bolsenda previa comunicazione all'Autorità di Bacino del Reno. La zona di intervento non è soggetta al controllo degli apporti d'acqua, come specificato dall'ing. Leonardo Guarnieri dell'Autorità di Bacino. Lo scarico in corso superficiale necessiterà soltanto di comunicazione all'Autorità e soggetto ad una tassa annuale. Il punto probabile di immissione nel Rio Bolsenda avverrà a monte dell'attraversamento della via Porrettana.

    Infine, per quel che riguarda le acque nere, la rete di raccolta e deflusso, non è stata ancora quantificata: i progettisti hanno comunque valutato di avere 4 a.e. per unità immobiliare, smaltimento in pubblica fognatura con attacco (già esistente) in fregio a via della Resistenza. Il sistema di trattamento prevederà degrassatore e sifone Firenze prima dell'immissione in pubblica fognatura.

    Figura 11. Simulazione dell’intervento residenziale e della barriera acustica in fregio alla SS 64

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 13 tecnicoop soc.coop di 35

    2.3 IN QUALE MISURA IL PIANO STABILISCE UN QUADRO DI RIFERIMENT O PER PROGETTI ED ALTRE ATTIVITÀ , O PER QUANTO RIGUARDA L 'UBICAZIONE , LA NATURA , LE DIMENSIONI E LE CONDIZIONI OPERATIVE O ATTRAVERSO LA RIPARTIZIONE DELLE RISORSE

    Il PUA in oggetto, è estensione e specificazione di quanto definito negli strumenti di pianificazione comunale: PSC, RUE e POC.

    2.4 IN QUALE MISURA IL PIANO INFLUENZA ALTRI PIANI O PROGRAMMI , INCLUSI QUELLI GERARCHICAMENTE ORDINATI

    Il Piano Particolareggiato in esame si occupa della pianificazione e degli interventi da attuare sulla zona B2.17, all’interno della pianificazione urbanistica del Comune di Casalecchio di Reno. L’area in oggetto, è regolamentata dagli strumenti urbanistici comunali, sia dal precedente PRG che dall’attuale PSC. Il PRG, definiva l’area in questione come “Nucleo storico, prevalentemente residenziale”, di cui all’art. 95.2 delle NTA.

    95.2 B2 nuclei storici, prevalentemente residenziali 95.2.1 Individuazione. Le zone omogenee B2 corrispondono ai seguenti nuclei storici: · B2.01 - Tripoli; · B2.02 - Galvano; · B2.03 - Palazzo Boschi; · B2.04 - Croce Vecchia; · B2.05 - Ceretolo vecchia; · B2.06 - Palazzo Pedrelli; · B2.07 - Calzavecchio; · B2.08 - Bixio; · B2.09 - Casalecchio di qua; · B2.10 - Casalecchio di là; · B2.11 - Villaggio Volpe; · B2.12 - UNRRA; · B2.16 - Villa Aldini; · B2.17 - Osteria San Biagio; · B2.18 - Villa Mandonesi; · B2.19 - Villa Sampieri. Le zone omogenee B2 appartengono al TUC come specificato nella tavola 3, della Classificazione dei Suoli. Tali zone sono rappresentate nella tavola 4, Piano Operativo delle Zone e disciplinate attraverso Piani di Recupero. 95.2.2 Disciplina generale. Nelle zone B2 è ammesso l'intervento diretto solo per opere di restauro e risanamento conservativo e scientifico, nonché di ristrutturazione edilizia interna a singole unità immobiliari. Interventi di Ristrutturazione Edilizia estesi a più unità immobiliari o di Ristrutturazione Urbanistica, che comportino o meno ampliamenti degli edifici per aggiunta laterale o soprelevazione sono ammessi solo dopo lo studio e l'approvazione di appositi Piani di recupero. Tali Piani stabiliscono quali sono gli edifici che secondo le "leggi di crescita" proprie della tipologia possono essere ampliati, quelli che

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 14 tecnicoop soc.coop di 35

    possono essere sostituiti o demoliti e quelli infine da assoggettare esclusivamente a Restauro Conservativo. In attesa della attivazione degli ambiti di Ristrutturazione urbanistica previsti dai detti Piani di Recupero, sono sempre ammissibili interventi di manutenzione di tutti gli edifici esistenti. Relativamente alle zone B2.01 Tripoli, B2.04 Croce vecchia, B2.05 Ceretolo vecchia, B2.06 Palazzo Pedrelli, B2.07 Calzavecchio, B2.08 Bixio, B2.09 Casalecchio di qua, B2.10 Casalecchio di là, B2.11 Villaggio Volpe, B2.12 Unrra, la disciplina particolareggiata é definita dal Piano di Recupero n.1 approvato dal Consiglio Comunale con Delibera n. 222 del 11.09.1991 e successive varianti; nelle more di approvazione di VAG ‘99 sarà definita una variante grafico-normativa di tale strumento con l’obiettivo di favorire gli interventi di recupero e di restauro ivi previsti. Relativamente alle zone B2.03 Palazzo Boschi e B2.18 Villa Mandonesi, la disciplina particolareggiata é definita dagli specifici Piani di Recupero di iniziativa privata approvati dal Consiglio Comunale.[1]. Nel nucleo B2.16 Villa Aldini, è altresì ammesso l'intervento diretto per la ricostruzione delle parti andate distrutte per eventi bellici, al fine di ripristinare la configurazione architettonica del complesso. Il progetto di intervento sarà redatto sulla base di opportuna documentazione storica, catastale, cartografica e fotografica. Nel nucleo B2.17 Osteria San Biagio, è altresì ammesso l'intervento diretto relativo alla sistemazione funzionale della struttura ricreativa della pista da ballo, con eventuale ampliamento, purché contenuto entro i limiti di zona e subordinato al rispetto della normativa sull’inquinamento acustico e alla realizzazione delle necessarie aree di parcheggio.

    Il successivo piano comunale, PSC, riprende quanto già previsto dal precedente piano e ne fornisce la seguente descrizione, art. 2.2.1.1.2 delle NTA, specificando poi i contenuti attuativi negli strumenti che da esso discendono: RUE e POC.

    Figura 4. PSC – Ambiti strutturali e classificazione del territorio

    2.2.1.1.2 - T.U.C. 1.2: Tessuto storico prevalentemente residenziale.

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 15 tecnicoop soc.coop di 35

    Corrisponde alle aree territoriali elementari riferite al tessuto storico ed è individuato con la sigla “T.U.C. 1.2” nella tavola 3 del P.S.C. Al fine della classificazione il concetto di insediamento storico è fatto prevalere su quello di edilizia di base, che pure connotava tali ambiti urbani all'epoca della loro formazione: - Tripoli - Galvano - Palazzo Boschi - Croce vecchia - Ceretolo vecchia - Palazzo Pedrelli - Calzavecchio - Bixio - Casalecchio di Qua - Casalecchio di La' - Villaggio Volpe - UNRRA - Villa Aldini - Osteria S.Biagio - Villa Mandonesi - Villa Sampieri Tale tessuto può avere carattere “singolare” ossia includere porzioni edificate o anche singoli edifici di carattere rurale o civile, preesistenti allo sviluppo urbano moderno, che sono stati inglobati dal tessuto circostante, dal quale si distinguono per caratteri dimensionali e morfologici. Tale tessuto viene perimetrato dal P.O.C. alla tavola 4 “Localizzazione dei comparti di conservazione e dei comparti di trasformazione” con la sigla NSR ed è normato dal R.U.E.

    Figura 5. Estratto tavola 4 del RUE

    Riprendendo quindi quanto specificato nelle NTA del RUE, si possono evidenziare i seguenti passaggi, contenuti in tale documento:

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 16 tecnicoop soc.coop di 35

    PROGETTO CONDOMINIALE Il Progetto condominiale riguarda uno o più prospetti di edifici condominiali soggetti a modificazioni entro o fuori della sagoma planivolumetrica dell’edificio esistente. Trova applicazione anche nei casi di installazione di tende parasole. Il progetto condominiale si applica nel Territorio urbanizzato consolidato (tessuto moderno prevalentemente residenziale - TMR, nuclei storici prevalentemente residenziali - NSR ) seguendo le procedure di cui all’art. 9.7.2.

    8.1.4.3 Procedure per l'attuazione degli interventi nei nuclei storici residenziali. I nuclei storici residenziali sono individuati dal P.S.C. con la sigla TUC 1.2 e perimetrati dal P.O.C. con la sigla NSR. Le procedure attuative, i tipi di intervento e le modalità per attuarli entro il perimetro dei nuclei storici residenziali sono a seconda dei casi: - contenuti nel Piano di Recupero n. 1 approvato con Delibera del Consiglio Comunale n. 222

    del 11.09.1991 e successive varianti; - disciplinati dal R.U.E.; - da attuare attraverso l’approvazione di uno specifico Piano di Recupero.

    8.1.5.2 TUC 1.2: nuclei storici residenziali (NSR) 8.1.5.2.1 Disciplina generale dei NSR. I tessuti TUC 1.2 individuati dal P.S.C. corrispondono ai tessuti storici prevalentemente residenziali del territorio urbanizzato e sono perimetrati dal P.O.C. come aree NSR. In tali aree è ammesso l'intervento diretto solo per opere di restauro e risanamento conservativo e scientifico, nonché di ristrutturazione edilizia interna a singole unità immobiliari. Interventi di Ristrutturazione Edilizia estesi a più unità immobiliari o di Ristrutturazione Urbanistica, che comportino o meno ampliamenti degli edifici per aggiunta laterale o soprelevazione sono ammessi solo dopo lo studio e l'approvazione di appositi Piani di recupero di iniziativa privata. Tali Piani stabiliscono quali sono gli edifici che secondo le "leggi di crescita" proprie della tipologia possono essere ampliati, quelli che possono essere sostituiti o demoliti e quelli infine da assoggettare esclusivamente a Restauro Conservativo. In attesa della attivazione degli ambiti di Ristrutturazione urbanistica previsti dai detti Piani di Recupero, sono sempre ammissibili interventi di manutenzione di tutti gli edifici esistenti. Relativamente alle aree di conservazione NSR01 Tripoli, NSR04 Croce vecchia, NSR05 Ceretolo vecchia, NSR06 Palazzo Pedrelli, NSR08 Bixio, NSR10 Casalecchio di là, NSR11 Villaggio Volpe, NSR12 Unrra, la disciplina particolareggiata é definita dal Piano di Recupero n. 1 approvato dal Consiglio Comunale con Delibera n. 222 del 11.09.1991 e successive varianti. Nel periodo 2004 – 2009 sarà definita una variante grafico-normativa di tale strumento con l’obiettivo di favorire gli interventi di recupero e di restauro ivi previsti. (..omissis…) Nell’area NSR14 Osteria San Biagio, è altresì ammesso l'intervento diretto relativo alla sistemazione funzionale della struttura ricreativa della pista da ballo, con eventuale ampliamento, purché contenuto entro i limiti di zona e subordinato al rispetto della normativa sull’inquinamento acustico e alla realizzazione delle necessarie aree di parcheggio.

    2.5 VINCOLI E TUTELE PRESENTI NELL ’AREA L’area in oggetto appartiene ad un contesto territoriale in cui sono presenti alcuni vincoli o tutele. Le seguenti immagini, estratte dalla cartografia di piano del PSC, mostrano quelli che sono gli elementi limitanti e condizionanti, lo sviluppo dell’area interessata.

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 17 tecnicoop soc.coop di 35

    Figura 16. PSC -Tutele e vincoli infrastrutturali

    Dal punto di vista infrastrutturale, è ben evidente l’interferenza dell’area in oggetto, con la fascia di rispetto di una linea a media tensione (15 KW). La fascia individuata in questa cartografia, non tiene in realtà conto della nuova normativa in materia di protezione dai campi elettromagnetici che di fatto abroga la normativa regionale su cui è probabilmente basata la tutela riportata. Rimane comunque la precauzionalità in presenza di una linea MT, che però viene quantificata attualmente mediante delle cosiddette “distanze di prima approssimazione” (DPA), fornite indicativamente dal gestore della linea interessata, ma valutabili con precisione solo caso per caso.

    Figura 17. PSC - Tutele Paesaggio e Ambiente di terra

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    Per quel che riguarda invece le tutele di tipo paesaggistico e storico-testimoniale, si possono vedere nell’immagine precedente, sostanzialmente due tipologie diverse di tutela. L’area in oggetto rientra all’interno del territorio individuato come “Zona di particolare interesse paesaggistico-ambientale”, di cui all’art. 7.3 del PTCP, ma facendo parte del territorio urbanizzato l’intervento proposto appare compatibile.

    Art. 7.3 - Zone di particolare interesse paesaggistico-ambientale (il presente articolo recepisce e integra l’art. 19 del PTPR) 1. (P) Definizione e individuazione. Le Zone di particolare interesse paesaggistico-ambientale sono definite in relazione a connotati paesaggistici ed ecologici: particolari condizioni morfologiche e/o vegetazionali, particolari connotati di naturalità e/o diversità biologica, condizioni di ridotta antropizzazione. …(omissis)… 2. (I) Finalità specifiche e indirizzi d’uso. La finalità primaria delle Zone di particolare interesse paesaggistico-ambientale è quella di mantenere, recuperare e valorizzare le loro peculiarità paesaggistiche ed ecologiche. A queste finalità primarie sono associabili altre funzioni compatibili con esse nei limiti di cui ai successivi punti, e in particolare la fruizione del territorio per attività turistiche, ricreative e del tempo libero, l’agricoltura, la silvicoltura, l’allevamento, esclusivamente in forma non intensiva se di nuovo impianto, il recupero e valorizzazione degli insediamenti esistenti, lo sviluppo di attività economiche compatibili. Le Zone di particolare interesse paesaggistico ambi entale faranno pertanto parte di norma del territorio rurale e non dovranno esser e destinate ad insediamenti e infrastrutture, salvo che facciano già parte del Te rritorio Urbanizzato e salvo quanto consentito ai sensi dei punti seguenti. (…omissis…) 3. (P) Funzioni e attività diverse e interventi ammissibili. Nelle Zone di particolare interesse paesaggistico-ambientale la presenza e l’insediamento di attività e costruzioni per funzioni diverse da quelle di cui al precedente punto è ammissibile esclusivamente nei limiti e alle condizioni prescritte nei seguenti punti. (…omissis…) 5. (P) Altri interventi ammissibili. Nelle Zone di particolare interesse paesaggistico ambientale sono comunque consentiti: a) qualsiasi intervento sui manufatti edilizi esistenti, qualora definito ammissibile dagli strumenti urbanistici comunali; (…omissis…) g) l’attuazione delle previsioni di urbanizzazione e di edificazione contenute nei PRG vigenti alla data di adozione delle presenti norme. Sono tuttavia da considerarsi decadute e non più attuabili le previsioni urbanistiche che siano state introdotte nei PRG con atto di approvazione antecedente al settembre 1993 (data di entrata in vigore del PTPR), qualora risultino non conformi con le disposizioni dell’art. 19 del PTPR e non ne sia stata perfezionata la convenzione per l’attuazione nei termini transitori di cui al secondo comma dell’art. 37 del PTPR. La realizzazione delle opere in elenco deve comunque risultare congruente con le finalità di cui al comma 2 del presente articolo anche prevedendo la realizzazione congiunta di opere mitigative. Inoltre Le opere di cui alle lettere c) e d) e le strade poderali e interpoderali di cui alla lettera b) non devono in ogni caso avere caratteristiche, dimensioni e densità tali per cui la loro realizzazione possa alterare negativamente l'assetto idrogeologico, paesaggistico, naturalistico e geomorfologico degli ambiti territoriali interessati. 6. (D) Eventuali nuovi insediamenti urbani. Nelle zone di cui al presente articolo possono essere individuate, previo parere favorevole della Provincia, da parte degli strumenti di pianificazione comunali od intercomunali, ulteriori aree a destinazione d'uso extra-agricola diverse da quelle di cui al comma 2, solamente ove si dimostri l'esistenza e/o il permanere di quote di fabbisogno non altrimenti soddisfacibili, nonché la compatibilità delle predette individuazioni con la tutela delle caratteristiche paesaggistiche generali dei siti interessati e con quella di singoli elementi fisici, biologici, antropici di interesse culturale in essi presenti. Tali aree sono da individuarsi comunque in sostanziale contiguità con il territorio urbanizzato. (…omissis…)

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    Inoltre, sono visibili nella precedente immagine, un paio di edifici all’interno dell’area B2.17, che risultano essere di “pregio storico-architettonico, storico-testimoniale, ambientale”.

    2.6 NATURA DELLE PREVISIONI DEL PIANO Il Piano di Recupero specifica le previsioni del PRG e del PSC del comune di Casalecchio di Reno relative all’area B2.17, cosiddetta “Osteria San Biagio”. Come precedentemente ricordato il presente piano va a dettagliare quanto previsto dagli strumenti della pianificazione comunale, recependo gli utilizzi ivi definiti, stabilendone quindi i confini e il dimensionamento.

    3. PROBLEMI AMBIENTALI PERTINENTI AL PIANO Le analisi ambientali condotte, hanno evidenziato le problematiche ambientali principali, a cui deve rispondere il piano in oggetto. Le problematiche individuate sono: - mobilità; - il clima acustico; - le problematiche idrauliche e idrogeologiche; - i beni paesaggistici e storico-culturali; - naturalità e reti ecologiche.

    3.1 MOBILITÀ Le criticità principali legate alla mobilità di questa zona, sono sostanzialmente legate alla presenza della SS 64 Porrettana, nonché alla vicinanza con alcuni punti di attraversamento e immissione della stessa. In particolare ci si riferisce ai vicini incroci con Via Pietro Micca e con la strada di accesso alla zona mista produttiva/servizi di Via Cimarosa, area nella quale è inserita un importante sede dell’Azienda ASL “Bologna Città”. A questo proposito, sono stati effettuati alcuni rilievi da parte del Comune e di Adopera srl, per determinare e valutare il carico e quindi le problematiche inerenti la viabilità della zona. Da quanto riferiscono i dati rilevati, la Porrettana, in questo punto è fortemente trafficata, come dimostrano i dati ottenuti dai seguenti rilievi: - 05.03.07 ore 7.45-8.45 = 1751 veicoli/ora, nelle due direzioni - 26.11.05 ore 17-18 = 1027 veicoli/ora, direzione Sasso M.; - 29.11.05 ore 7.45-8.45 = 1050 veicoli/ora, direzione Casalecchio di R. Dai diversi rilevi disponibili è possibile ipotizzare che nell’ora di punta della mattina, tradizionalmente più critica, si registrino ca. 1000-1100 veicoli in direzione nord e ca. 650-700 in direzione sud. Il carico veicolare della direzione nord, appare vicino al livello di saturazione in relazione alle code che si verificano.

    3.2 CLIMA ACUSTICO Il comune di Casalecchio di Reno ha approvato la Zonizzazione acustica comunale di cui qui di seguito se ne riporta uno stralcio:

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    Figura 12. Zonizzazione acustica Comune di Casalecchio di Reno

    La figura di cui sopra ci indica che l’area di studio appartiene alla II classe acustica (valori limite immissione pari a 55dBA diurni e 45dBA notturni). Date le destinazioni d’uso previste per il comparto in esame, residenziale commerciale e terziario, si suggerisce di assegnare al comparto stesso una III classe acustica (classe delle aree a destinazione mista) a sostituzione della II classe acustica indicata dalla zonizzazione ma caratteristica di aree prevalentemente residenziali. Pertanto i valori limite da rispettare per l’area in esame sono quelli della III classe acustica ovvero 60dBA diurni e 50dBA notturni. L’analisi del sito ha evidenziato come l’area oggetto di studio sia prossima ad importanti arterie stradali caratterizzate da elevato traffico ed in particolare alla ex SS64 le quali determinano il clima acustico dell’area. Al fine di caratterizzare il clima acustico dell’area in esame in termini numerici riportiamo qui di seguito i livelli sonori di alcuni rilievi eseguiti per il comune di Casalecchio nei punti indicati nell’immagine seguente

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    Figura 13. Punti di misurazione

    Oltre a tali misure è stato redatto un apposito studio di clima acustico dell’area interessata, al fine di determinare quantitativamente e qualitativamente le criticità, e quindi definire le soluzioni progettuali migliori per ridurre gli impatti derivanti da tali criticità e sostenere la compatibilità del progetto in esame con i valori limite della III classe acustica. Lo studio previsionale redatto dallo Studio Galileo Ingegneria, ha definito quelli che sono gli elementi ed i fattori di criticità relativi al tema “acustica”. In particolar modo, nell’analisi dello stato attuale, sono stati verificati tramite misure e utilizzo di un modello matematico, i livelli sonori presenti sull’area interessata, rappresentati cartograficamente attraverso le seguenti immagini e relativi alla fonte di rumore rappresentata dall’ex-SS 64:

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 22 tecnicoop soc.coop di 35

    Livello sonoro indotto dalla Ex S.S. n.64, in assenza di schermature

    Piano Primo f.t. - limite massimo di immissione sonora diurna: 60.0 dB(A)

    Livello sonoro indotto dalla Ex S.S. n.64, in assenza di schermature

    Piano Primo f.t. - limite massimo di immissione sonora notturna: 50.0 dB(A)

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 23 tecnicoop soc.coop di 35

    Livello sonoro indotto dalla Ex S.S. n.64, in assenza di schermature

    Piano Secondo f.t. - limite massimo di immissione sonora diurna: 60.0 dB(A)

    Livello sonoro indotto dalla Ex S.S. n.64, in assenza di schermature

    Piano Secondo f.t. - limite massimo di immissione sonora notturna: 50.0 dB(A)

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 24 tecnicoop soc.coop di 35

    Livello sonoro indotto dalla Ex S.S. n.64, in assenza di schermature

    Piano Terzo f.t. - limite massimo di immissione sonora diurna: 60.0 dB(A)

    Livello sonoro indotto dalla Ex S.S. n.64, in assenza di schermature

    Piano Terzo f.t. - limite massimo di immissione sonora notturna: 50.0 dB(A)

    Le precedenti immagini rimandano una situazione diversificata, in base alla porzione del comparto in cui ci si trova. In primo luogo è facilmente visibile la fascia a ridosso della Porrettana che è, in tutte le condizioni esaminate fuori dai limiti di legge, più profonda nel periodo notturno che in quello diurno, con evidenti problemi di inquinamento acustico per l’edificio più grande, quello della cosiddetta Osteria di San Biagio. In alcune condizioni, e solo parzialmente, è coinvolto anche l’edificio più a nord.

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 25 tecnicoop soc.coop di 35

    Per i restanti edifici e per la zona più interna, il rumore prodotto dalla Porrettana, rimane all’interno dei limiti massimi definiti dalla legge. Inoltre, è stato necessario effettuare una simulazione relativa allo scenario futuro, in cui il tracciato di Via Bolsenda verrà modificato e portato alle spalle del comparto in oggetto. Per specifici ed ulteriori approfondimenti, si rimanda al documento definitivo dello Studio Previsionale di Clima Acustico, nella versione 1.1 aggiornata a giugno 2010.

    3.3 IDRAULICA E IDROGEOLOGIA La zona oggetto dello studio ricade lungo il versante sinistro della valle del Reno, alla quota di 95 m s.l.m. circa, in prossimità della frazione San Biagio, presso il loro sbocco nel fondovalle Reno del rio Bolsenda. Dal punto di vista geomorfologico l'area è segnata dal notevole sviluppo di superfici terrazzate di origine alluvionale, a cui si sovrappongono e si alternano diversi conoidi alluvionali originatisi allo sbocco vallivo degli affluenti del Reno. Nell'area esaminata, sul terrazzo alluvionale del Reno si sviluppa il conoide1 del rio Bolsenda, ben rilevabile in superficie per la presenza di scarpate perimetrali di diversi metri, evidenziato anche dall'andamento delle curve di livello. La valle del rio Bolsenda è incisa in litologie prevalentemente argillose (marne, argille marnose e argille), di conseguenza il conoide sarà costituito prevalentemente da depositi a granulometria fine, a cui potranno essere intercalati lenti di clasti grossolani, depositate durante gli eventi di piena maggiori. In questo contesto, terreni attraversati dalla CPT mostrano una granulometria molto fine nei primi 1,2 m, seguiti da argille con limi e sabbie sino a - 1,8 m, dove si passa a uno strato di argilla molto compatta, che si identifica sino a -2,2 m di profondità. A 2,2 m i valori di resistenza permettono di identificare il passaggio a materiali ghiaiosi, risultati imperforabili con l'attrezzatura utilizzata. Questa stratigrafia ben si inquadra con il contesto dell'area, potendo interpretare i primi 2,2 metri come deposti pertinenti al conoide del rio Bolsenda e i sottostanti come ghiaie riferibili al terrazzo del Reno. Non è da escludere che questi materiali grossolani siano riferibili anch'essi al conoide del rio Bolsenda, interni quindi allo sviluppo di questo corpo geologico, e che il passaggio alle ghiaie del terrazzo Reno si trovi a profondità maggiori. L'assetto stratigrafico di dettaglio andrà meglio definito in fase di progettazione esecutiva. Lo studio specifico riguardante la geologia dell’area interessate dal progetto, non ha evidenziato particolari problematiche di tipo litologico e strutturale per quel che riguarda suolo e sottosuolo. In via preliminare, lo studio geologico, ha osservato che i terreni grossolani intercettati possono considerarsi un’ottima base di appoggio per le strutture di fondazione.

    1 I conoidi sono corpi geologici edificati dalla sedimentazione alluvionale in corrispondenza delle zone di passaggio tra i tratti montani e quelli pianeggianti, dove si verifica l’abbondante accumulo di sedimenti dovuto al cambiamento di pendenza e all'apertura della valle, con perdita di energia e di capacità di trasporto della corrente fluviale. Dall’apice, localizzato presso lo sbocco vallivo, alle aree intermedie e distali del conoide, si verifica un cambiamento graduale nella granulometria dei depositi alluvionali. Dove l’energia del corso d’acqua è ancora elevata il conoide è costituito da materiali grossolani (lenti di ghiaie e sabbie che si assottigliano verso la pianura, dove si interdigitano a depositi più fini) mentre verso le aree distali del conoide, dove la pendenza dell’alveo e la capacità di trasporto del torrente diminuiscono, si trovano in misura via via crescente lenti di sabbie fini, limi e argille caratterizzate da una permeabilità decrescente.

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    Per quel che riguarda gli aspetti più prettamente idrogeologici, e quindi legati alla presenza di acqua ed alle sue dinamiche, lo studio geologico, ha riscontrato nei terrazzi alluvionali la presenza di sedimenti grossolani (prevalentemente costituiti da ghiaie in matrice sabbiosa) ad elevata permeabilità sovrapposti al substrato roccioso (che nella zona indagata è formato dalle marne della Formazione di Antognola). Questo determina un contrasto di permeabilità da cui si origina, al contatto tra i due materiali, un'importante falda acquifera. Anche l’eterogeneità litologica dei sedimenti alluvionali più fini, costituiti da lenti a diversa granulometria interdigitate, può sostenere falde di minore entità (falde sospese) all’interno dello spessore di questi depositi. Malgrado ciò, nel foro della prova svolta, alle massime profondità indagate (2,4 m), alla data delle prove (29/05/2008) la falda è risultata essere assente. Questa situazione anomala, richiede la necessità in sede di progettazione definitiva, di una analisi più dettagliata degli aspetti idrogeologici, con particolare riferimento alla condizione della falda acquifera. Questo si rende necessario per via della previsione di un livello interrato che potrà raggiungere la profondità di 3,5-4 m e che potrebbe quindi interagire con strati del sottosuolo interessati dalla presenza di acque di falda o di ricarica della stessa. In materia di acque superficiali, il medesimo studio geologico segnala che, il giorno 11 maggio 2002, a seguito di un evento piovoso straordinario, le acque del rio Bolsenda, cariche di materiali trasportati sul fondo, in sospensione e per galleggiamento, sono tracimate dall'alveo invadendo l'area di San Biagio. A seguito di questo episodio sono stati realizzati diversi interventi idraulici, tra cui una sorta di cassa di espansione immediatamente a monte della località indagata. Episodi come questo, la cui frequenza non è stimabile a priori, possono ripresentarsi e se non direttamente invadere l'area indagata, influenzare l'andamento delle acque sotterranee. Questa criticità è stata già risolta dalla realizzaizone di una cassa di espansione a monte del comparto.

    3.4 BENI PAESAGGISTICI E STORICO-CULTURALI Come evidenziato in figura riportata nel capitolo 3.5 (PSC - Tutele Paesaggio e Ambiente di terra), l’area in oggetto è interna, anche se ai margini, di una zona considerata “… di particolare interesse paesaggistico-ambientale”. Tale caratterizzazione è certamente ben visibile nelle foto sottostanti.

    Foto 1. Panoramica nord-sud ripresa da est

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 27 tecnicoop soc.coop di 35

    Foto 2. Panoramica verso nord ripresa da sud

    Foto 3. Panoramica verso nord ripresa da sud

    E’ ben visibile in questa immagine, il pregio e la bellezza dell’ambito pede-collinare in cui viene a trovarsi l’area in oggetto. Inoltre, la pianificazione comunale, individua sull’area dell’Osteria di San Biagio, una zona ad “alta potenzialità archeologica”, elemento che richiederà certamente particolari attenzioni in fase di sbancamento e scavo, per la realizzazione dei volumi interrati degli edifici (vedi figura seguente).

    Figura 14. PRG – Potenzialità archeologica

    3.5 NATURALITÀ E RETI ECOLOGICHE L’area in oggetto si inserisce all’interno di una porzione di territorio classificata come “Connettivo ecologico di particolare interessa naturalistico e paesaggistico.

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 28 tecnicoop soc.coop di 35

    Figura 15. PSC – Reti ecologiche

    3.6 RILEVANZA DEL PIANO NELLA L 'ATTUAZIONE DELLA NORMATIVA COMUNITARIA NEL SETTORE DELL 'AMBENTE

    La localizzazione e l’estensione del piano in oggetto, non appaiono particolarmente rilevanti rispetto alle normative comunitarie.

    4. CARATTERISTICHE DEGLI IMPATTI E DELLE AREE CHE POSSONO ESSERE INTERESSATE

    4.1 MOBILITÀ Il comparto in oggetto, è localizzato a ridosso di un importante e trafficato asse viario come la SS 64 “Porrettana”. A fronte di alcune criticità rilevate in questa zona, è stato effettuato un apposito studio del traffico (di cui si sono riporti i dati salienti nel capitolo 3.3.1), finalizzato a determinare la natura di queste criticità e individuare le soluzioni più adatte a risolvere le problematiche individuate. La soluzione individuata, e già riportata nel PSC, è quella dell’inserimento di una rotatoria tra SP Porettana, Via P.Micca, e la nuova via Bolsenda. Tale rotatoria è finalizzata soprattutto a risolvere li tempi di attesa delle manovre da e per via P. Micca, ora gestite da un impianto semaforico. I ridotti afflussi di traffico previsti da via Bolsenda, hanno portato l’Amministrazione comunale a richiedere tra le opere di precondizione solo la predisposizione ad accogliere una rotatoria, dell’intersezione tra la nuova via Bolsenda e la SP Porettana. Il maggiore spazio messo a disposizione dell’intersezione consentirà di gestire l’incrocio con corsie di accumulo.

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    Redatto da: Dr. Fabio Tunioli, Dr. Matteo Salvatori e Ing. Virginia Celentano 29 tecnicoop soc.coop di 35

    4.2 IMPATTO ACUSTICO Il piano oggetto di studio prevede la realizzazione di diverse unità residenziali e commerciali/terziarie insieme all’introduzione nell’incrocio tra la SP Porettana, Via P.Micca, e la nuova via Bolsenda. L’impatto generato dalla realizzazione del progetto in esame è legato prevalentemente alla crescita di traffico indotta dalle nuove residenze e unità commerciali e/o terziarie; all’installazione di eventuali impianti a servizio delle residenze e delle attività commerciali e terziarie e al nuovo assetto della viabilità. Per quel che riguarda gli impianti a servizio degli edifici, ed in particolare riferimento quelli dedicati alla generazione di energia elettrica e termica, l’ipotesi avanzata è quella della microcogenerazione, prevedendo quindi singoli impianti dedicati per ogni lotto, posizionati esternamente agli edifici. Tali impianti dovranno rientrare nei limiti di emissioni sonore previsti dal DPCM 14/11/1997, per la zona d’interesse. In riferimento alle nuove residenze, data la quota di traffico circolante nella vicina ex SS64 (circa 1000 veicoli nell’ora media diurna) e data la quota di residenziale da realizzarsi nel comparto in esame (24 unità residenziali che comporterebbero una crescita di traffico inferiore all’1% in riferimento alla ex SS64), è possibile trascurare l’impatto del traffico indotto dalle stesse. Per quanto riguarda l’installazione in esterno di impianti tecnologici rumorosi sarà carico della proprietà produrre una valutazione di impatto acustico necessaria per l’autorizzazione all’installazione degli stessi nella quale si dovrà dimostrare che i nuovi impianti rispetteranno i valori limite indicati dalla normativa. In riferimento alle attività commerciali e/o uffici qualora gli stessi inducano una quota di traffico non trascurabile e/o prevedano l’installazione di impianti tecnologici in esterno sarà necessario che la proprietà produca una valutazione di impatto acustico atta a verificare il rispetto normativo delle nuove attività. Infine la realizzazione di una rotonda nell’incrocio tra la SP Porrettana, Via P.Micca, e la nuova via Bolsenda non comporta una crescita di traffico ma una fluidificazione dello stesso (minimizzazione code di veicoli a motore acceso). Pertanto è possibile indicare trascurabile l’impatto di tale elemento nei confronti dei bersagli sensibili più prossimi. Come detto nel precedente paragrafo in materia di acustica, si rimanda per le specifiche e gli approfondimenti conclusivi, al documento riguardante lo studio Previsionale di Clima Acustico, nella versione 1.1 aggiornata al Giugno 2010.

    4.3 INQUINAMENTO ATMOSFERICO In materia di impatti da inquinamento atmosferico, è utile definire lo stato dell’area in oggetto, attraverso i contenuti del Piano di Gestione della Qualità dell’Aria (PGQA) della Provincia di Bologna. I vari elaborati costituenti il Piano di gestione della qualità dell’aria della Provincia di Bologna permettono una caratterizzazione dello stato attuale della qualità dell’aria e l’individuazione di zone ed inquinanti critici. Difatti il PGQA prevede una suddivisione dell’intero territorio provinciale in varie zone. In primo luogo individua delle zone la cui identificazione è legata alla densità abitativa, caratterizzando, da un lato, le aree che rappresentano un'unica “città” nel senso di attività,

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    residenze etc., e dall’altro porzioni di territorio il cui impianto urbano e infrastrutturale è così diverso da impedire l’adozione degli stessi interventi di risanamento. Si definiscono dunque gli agglomerati, che sono un particolare tipo di zona la cui identificazione e' legata alla popolazione residente: aree urbane con più di 250.000 abitanti o con densità e/o caratteristiche tali da rendere necessaria la gestione della qualità dell'aria.

    Figura 18. Estratto zonizzazione PGQA - Provincia Bologna

    Più precisamente, tutto il territorio comunale di Casalecchio appartiene all’area a maggior criticità, indicata nel PGQA come agglomerato. Per le aree inserite in suddetto agglomerato sono richieste azioni volte a perseguire il Piano di Risanamento dell’Aria e quindi finalizzate alla riduzione degli impatti dovuti a PM10, NO2/NOX e Benzene, estrapolabili dagli articoli 6.1, 6.2, 6.4, 6.6, 7.1 del suddetto piano.

    Art. 6.1 (I) Obiettivi del Piano di Risanamento riguardo il sistema insediativo (Omissis) obiettivo generale del Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria riguardo agli insediamenti urbani è assicurare la sostenibilità degli impatti degli insediamenti sulle risorse del territorio, in accordo con quanto previsto dal PTCP all’art 12.1: (Omissis) b. contribuendo alla sostenibilità degli insediamenti dal punto di vista dell’efficienza energetica,al fine di diminuire le emissioni in atmosfera. (Omissis) Art. 6.2 (I) Contenuti necessari degli atti di pianificazione urbanistica comunale in materia di qualità dell’aria (Omissis) 2. In particolare, nelle zone e negli agglomerati di cui all’art. 2.2 (zone di applicazione) in cui i livelli di uno o più inquinanti eccedono il valore limite, devono essere valutati gli effetti sulla qualità dell’aria delle scelte urbanistiche in termini comparati, prima e dopo l’attuazione di tali scelte, al fine del perseguimento del miglioramento della situazione in essere o, quanto meno, del suo non peggioramento. (Omissis)

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    (Omissis) Art. 6.4 (I) Requisiti degli insediamenti in materia di qualità dell’aria 1. Gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica garantiscono la coerenza con il PGQA per quanto riguarda gli interventi che possono avere effetti sulla qualità dell’aria del territorio provinciale. 2. Essendo l’inquinamento da traffico la maggiore sorgente inquinante su territorio provinciale, i piani comunali e i piani di settore perseguono l’obiettivo di ridurre il numero di Km percorsi con veicoli a motore a combustibili fossili e di contenere il contributo del settore del trasporto all’emissione di gas inquinanti, in coerenza con quanto previsto dal PTCP (art. 12.7). 3. Per contribuire alla riduzione delle emissioni inquinanti da riscaldamento civile, in coerenza con il Piano Energetico Ambientale Provinciale e con il PTCP, la progettazione dei Piani Urbanistici Attuativi tenderà a recuperare in forma “passiva” frazioni sempre più significative dell’energia necessaria a garantire le migliori prestazioni per i diversi usi finali(riscaldamento, raffrescamento, illuminazione ecc.) privilegiando l’attenta integrazione tra sito ed involucro. A tale scopo, la progettazione urbanistica farà riferimento alle indicazioni di cui all’art. 13.7 del PTCP. 4. I Comuni promuovono attraverso i propri regolamenti urbanistici ed edilizi i seguenti indirizzi per la progettazione sostenibile degli insediamenti, anche con riferimento ai requisiti Volontari degli edifici previsti dalla Delibera della Giunta Regionale n.593/1995 come modificata con Delibera della Giunta Regionale n.268/2000 (Allegato B allo schema di regolamento edilizio tipo della Regione Emilia- Romagna): a. analisi del sito: ogni progetto di nuova costruzione o riqualificazione dovrà essere corredato da un’analisi del sito rivolta alla conoscenza dei dati relativi a: • “agenti fisici caratteristici del sito”, • “fattori ambientali”, con particolare riferimento alla qualità dell’aria, b. risparmio energetico: gli edifici sono concepiti e realizzati in modo da consentire una riduzione del consumo di combustibile per riscaldamento invernale, intervenendo sull’involucro edilizio, sul rendimento dell’impianto di riscaldamento e favorendo gli apporti energetici gratuiti. I Regolamenti Edilizi includono criteri relativi alle prestazioni energetiche dell’edificato, come indicato dal Regolamento edilizio tipo della Regione Emilia Romagna e richiamato all’art. 13.7 del PTCP. (Omissis) Art. 6.6 (P) Provvedimenti sugli impianti termici esistenti (Omissis) 5. Il Comune di Bologna e la Provincia, per tutti i comuni del suo territorio con numero di abitanti inferiore a 40.000, gestiscono un’attività di controllo del rendimento energetico su tutti gli impianti termici adibiti alla climatizzazione degli ambienti ai sensi della Legge 10/91 e del DPR 412/2005 e s.m.i.). In particolare promuovono specifiche campagne di certificazione dei controlli da parte dei cittadini (mediante ricezione dell’apposito rapporto di controllo tecnico) per verificare la corretta gestione degli impianti termici; inoltre effettuano. Durante tutto l’anno, ad esclusione di agosto, la stagione di esercizio degli controlli operativi sugli impianti avvalendosi di personale tecnico specializzato di AUSL. (Omissis) Art. 7.1 (P) Obiettivi del Piano di Risanamento relativamente al sistema produttivo 1. Sulla base della zonizzazione di cui all’art 2.2 le aree degli agglomerati di Bologna ed Imola dovranno essere oggetto di una progressiva e costante riduzione dei flussi globali autorizzati di emissioni in atmosfera generate da attività produttive per gli inquinanti critici materiale particellare e ossidi di azoto. La Provincia di Bologna, quale autorità competente al rilascio dell’autorizzazione alle emissioni in atmosfera interviene prioritariamente sugli insediamenti produttivi nuovi o trasferiti e sulle modifiche ed ampliamenti degli impianti produttivi esistenti; inoltre promuove il necessario rinnovo tecnologico degli insediamenti produttivi esistenti.

    Nello specifico quindi dell’area d’intervento, oltre ad essere confermata la presenza all’interno dell’area dell’agglomerato di Bologna, si individua come critica, la posizione degli edifici rispetto alla vicina SP Porrettana.

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    Il nuovo carico di movimenti veicolari appare minimo rispetto al traffico della Porrettana e l’insediamento è posto in vicinanza di fermate dei mezzi pubblici, ed in quanto tale rispetta gli indirizzi al riguardo. In relazione alla vicinanza della sede stradale appare opportuno adottare materiali ecoattivi per le superfici di marciapiedi e stalli dei parcheggi, in quanto chimicamente attivi rispetto alle sostanze inquinanti presenti nelle emissioni veicolari. Infine si tenga presente che gli edifici previsti all’interno dell’area soggetta al Piano di Recupero, adotteranno come sistema di produzione di energia elettrica e termica la micro cogenerazione, ottendendo in tale modo quella quota parte di energia prodotta con fonti rinnovabili richiesta dai requisiti regionali cogenti. Gli impianti saranno disposti, uno per ogni lotto, all’esterno degli edifici, mentre all’interno degli edifici, il sistema di riscaldamento sarà del tipo radiante a pavimento.

    4.4 SUOLO, SOTTOSUOLO, ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE Un apposito studio è stato redatto per valutare, in via preliminare, le condizioni di suolo e sottosuolo nell’area interessata dall’intervento. Da quanto analizzato e valutato, l’intervento non comporterà impatti significativi sul sistema suolo e sottosuolo, né tantomeno su quello delle acque superficiali e sotterranee. In rapporto però alle acque sotterranee, si ritiene opportuno un’analisi più approfondita dello stato e della posizione della falda, in modo da poter escludere eventuali interferenze con il livello interrato, previsto nella progettazione.

    4.5 PAESAGGIO E BENI CULTURALI La presenza di alcuni elementi di pregio, sia di tipo paesaggistico sia di tipo storico-culturale nella zone ed all’interno del comparto B2.17, non porta in realtà alcun impatto di rilievo. Infatti, gli edifici di interesse storico culturale, sono il nodo del piano di recupero in oggetto, e pertanto è prevista il loro pieno recupero, così come richiede tra l’altro la normativa comunale. L’area è inserita marginalmente in un contesto di pregio paesaggistico e naturalistico, come precedentemente mostrato. La marginalità e l’essere comunque parte del contesto urbano, con l’aggravante dell’estrema vicinanza alla SS 64, rendono l’intervento proposto sostanzialmente ininfluente rispetto alle condizioni attuali ed alle funzioni ecologiche e paesaggistiche della zona. Grazie alla localizzazione di parcheggi rimane salvaguardato il “cannocchiale” visivo che va dall’incrocio della nuova via Bolsenda e la Porrettana alla cerchia dei colli

    4.6 FLORA , FAUNA ED ECOSISTEMI L’area non comporta particolari impatti sulla componente naturalistica. Il tipo di intervento e la sua localizzazione, non entrano in conflitto con corridoi, aree di riproduzione, zone di alimentazione o di presenza in genere di fauna e flora.

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    4.7 CONSUMI ENERGETICI ED IDRICI Il piano, in relazione alle contenute dimensioni dell’intervento, non ha effettuato delle analisi sul tema, a parte le usuali verifiche con gli enti erogatori, sulla disponibilità delle forniture.

    4.8 ELETTROMAGNETISMO Come evidenziato nel paragrafo riguardante la vincolistica e le tutele presenti sull’area, è stata evidenziata la presenza al margine orientale del comparto, di una linea elettrica a media tensione. Sarà quindi necessario individuare con precisione la tipologia di traliccio, il voltaggio della linea e quindi riferirsi ai dati del gestore in materia di “distanze di prima approssimazione” (DPA), in modo che all’interno di tale fascia sia rispettata l’inedificabilità.

    4.9 CARATTERE CUMULATIVO DEGLI IMPATTI L’estensione e la tipologia di intervento, non prefigurano una situazione di accumulo in merito ai tematismi ambientali affrontati ed analizzati.

    4.10 NATURA TRANSFRONTALIERA DEGLI IMPATTI Non esistono impatti transfrontalieri.

    4.11 RISCHI PER LA SALUTE UMANE O PER L 'AMBIENTE Non si individuano particolari rischi alla salute umana ed all’ambiente collegabili allo sviluppo del comparto.

    4.12 VALORE E VULNERABILITÀ DELL 'AREA CHE È INTERESSATA L’area interessata dal piano si trova in un ambito che, come si è già potuto vedere, possiede elementi di valore, sia dal punto di vista paesaggistico, sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista storico-culturale; in relazione alla limitatezza dell’intervento e alle preesistenze edificate non risultano diminuzioni di valore delle aree contermini. 4.12.1 Speciali caratteristiche naturali o del pat rimonio culturale. L’intervento in sé per sé va ad agire su di un area già edificata da tempo, su cui infatti sono presenti edifici ritenuti di interesse storico, che verranno comunque mantenuti e ristrutturati. Aldilà di questo non sono riscontrabili speciali caratteristiche naturali o del patrimonio culturale. 4.12.2 Superamento dei livelli di qualità ambienta le o dei valori limite dell'utilizzo intensivo del suolo L’intervento proposto, avviene su di un’area già edificata in parte e non va ad interessare ulteriori superfici non urbanizzate.

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    Rispetto all’attuale situazione sono previsti interventi finalizzati al miglioramento delle condizioni viabilistiche (vedi deviazione della Via Bolsenda e realizzazione della rotonda sulla SS 26 Porrettana). Nel complesso non si rilevano superamenti di livelli di qualità ambientale e l’intervento appare compatibile con l’attuale livello di consumo di territorio non edificato

    4.13 IMPATTI SU AREE O PAESAGGI RICONOSCIUTI COME PROTETTI A LIVELL O NAZIONALE , COMUNITARIO O INTERNAZIONALE

    Non sono presenti nelle immediate vicinanze dell’area in oggetto, aree o paesaggi protetti a livello nazionale, comunitario o internazionale.

    5. LE MITIGAZIONI E LE COMPENSAZIONI PREVISTE Come già precedentemente ricordato, l’intervento proposto è di per sé un’operazione di recupero di volumi e superfici esistenti. Vista quindi la natura dell’intervento, che recupererà sostanzialmente spazi per la residenza e in una minima quota parte per uffici, realizzando ex-novo solamente tre edifici nel lotto 5 (come visibile in figura 6), non sono richieste particolari compensazioni, dal momento che è minima la porzione di territorio rurale che verrà interessata dall’intervento, né tantomeno saranno necessarie particolari mitigazioni visti i minimi impatti che si prevedono a fronte della realizzazione delle previsioni insediative del comparto. Comunque per la realizzazione del comparto, sono state ugualmente previste, soprattutto in funzione di tre specifiche criticità, alcuni interventi di riduzione degli impatti generati dal carico urbanistico che andrà ad insediarsi sull’area in oggetto. Il primo di questi impatti è di tipo viabilistico, intendendo in quest’ottica, l’aumento dei mezzi che transiteranno sulle strade di collegamento da e per l’ambito in oggetto. Per questa criticità è stata prevista la variazione della viabilità minore, intendendo per tale viabilità la Via Bolsenda, nonché la modificazione del tracciato della Via Porrettana, con l’aggiunta a nord del comparto di una rotatoria, al fine di fluidificare e allo stesso tempo rallentare i flussi di traffico transitanti su questa importante arteria stradale. In via transitoria il comparto in esame realizzerà solo una imissione canalizzabile, adattabile a rotatoria una volta attuate altri interventi in zona. Il secondo di questi impatti è di tipo acustico, relativo al sicuro disturbo che graverà sulle residenze previste, a causa dell’estrema vicinanza con la Via Porrettana. Per tale motivo, lungo tutta la lunghezza del perimetro orientale del comparto, in affaccio appunto alla Via Porrettana, è prevista la realizzazione di una barriera fonoassorbente debitamente dimensionata. Un ultimo impatto, anche se non correlabile alla sola realizzazione dell’ambito in oggetto, riguarda il collettamento delle acque di prima pioggia, per il quale già è stato realizzato un rimodellamento del vicino Rio Bolsenda nonché la realizzazione a monte di una vasca di laminazione, al fine di salvaguardare questa porzione di territorio da eventuali, e già accaduti, eventi di allagamento ed esondazione del suddetto Rio. Nello specifico dell’area in oggetto, è prevista la realizzazione di vasche di prima pioggia e di presidi di trattamento delle stesse, prima della re immissione nel corso d’acqua di cui sopra. Dal punto di vista energetico, pur non trattandosi di una tipologia di impatto declinabile come i precedenti, ugualmente la realizzazione delle previsioni contenute nel piano attuativo, richiederà

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    anche la realizzazione di opportuni sistemi di produzione di energia, al fine di ridurre i consumi e le emissioni in atmosfera.

    6. MONITORAGGIO DEL PIANO La necessità di un monitoraggio del PUA scaturirebbero dall’Art. 5 comma 10 della LR 20/2000 e s.m.ei.:”La Regione, le Province e i Comuni provvedono al monitoraggio dell'attuazione dei propri piani e dei loro effetti sui sistemi ambientali e territoriali, anche al fine della revisione o aggiornamento degli stessi”. I temi di monitoraggio sono di difficile individuazione per le seguenti motivazioni: − le previsioni limitate del piano, tali da fare assumere agli elaborati più il ruolo di un progetto

    preliminare e di una individuazione di aree da cedere che di un vero e proprio piano, rende difficile individuare significativi dati da sottoporre a monitoraggio per verificare nel tempo la sostenibilità del piano;

    − la natura stessa del piano, consistente nel recupero in gran parte di volumi e superfici esistenti, con un livello di dettaglio progettuale di tipo attuativo e con caratteristiche “finite”, cioè non correggibile facilmente una volta attuato, rende anch’essa inefficace un sistema di monitoraggio.

    Le attività residenziali e quelle terziarie, comportano emissioni o impatti facilmente definibili, limitati e, quando costituite da poche decine di abitanti, difficilmente monitorabili. Gli unici temi che appare opportuno monitorare sono le unità immobiliari assentite, quelle realizzate e i residenti nella nuova viabilità di lottizzazione. Il dato permetterà di incrociare analoghi dati raccolti per le future realizzazione a livello comunale. Ciò consentirà di valutare meglio gli effetti del carico urbanistico sulla viabilità di progetto del PSC ed eventualmente apportare a questa i correttivi del caso. I dati saranno raccolti dall’ufficio attività edilizia, attraverso le normali rilevazioni ISTAT dell’attività edilizia, e dall’anagrafe comuale.