CLASSIFICAZIONE DI RISCHIO SISMICO DEGLI EDIFICI E...

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Nicola Mordà Carmine De Simone CLASSIFICAZIONE DI RISCHIO SISMICO DEGLI EDIFICI E “SISMABONUS1 a edizione

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Nicola Mordà

Carmine De Simone

CLASSIFICAZIONE DI RISCHIO SISMICO DEGLI EDIFICI E “SISMABONUS”

1a edizione

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INDICE

PARTE PRIMA - CLASSIFICAZIONE RISCHIO SISMICO E ASSEVERAZIONE

CAPITOLO 1 - La sicurezza sismica degli edifici esistenti nelle norme per le costruzioni ............................................................................................ 9

1.1. Costruzioni esistenti secondo le norme tecniche ................................. 9

1.2. Valutazione della sicurezza sismica ..................................................... 11

1.2.1. Percorso metodologico per la verifica di sicurezza ................... 15

1.3. Classificazione generale degli interventi, differenze e significati .......... 16

1.4. Quadro sintetico delle tecniche di intervento........................................ 17

1.5. Approfondimento sugli interventi locali ................................................. 30

1.5.1. Interventi locali su edifici in muratura ........................................ 32

1.5.2. Considerazioni sugli interventi locali in edifici in c.a. ................ 36

1.5.3. Considerazioni sulle strutture prefabbricate .............................. 36

1.5.3.1. Interventi volti ad evitare crisi per perdita di appoggio 41

1.5.3.1.1. Perdita di appoggio trave-pilastro .............. 41

1.5.3.1.2. Perdita di appoggio copertura-trave ........... 42

1.5.3.2. Interventi su elementi di tamponatura ......................... 43

1.6. Evoluzione delle norme sismiche ......................................................... 43

1.7. Classificazione sismica attuale ............................................................ 44

CAPITOLO 2 - Dalla pericolosità al rischio sismico ...................................... 47

2.1. La pericolosità sismica del territorio ..................................................... 47

2.1.1. Pericolosità sismica di base ...................................................... 48

2.1.2. Definizione delle caratteristiche del sito .................................... 57

2.1.2.1. Inquadramento teorico ................................................ 57

2.1.2.1.1. Effetti di amplificazione topografica ........... 60

2.1.2.1.2. Effetti di amplificazione stratigrafica ........... 60

2.1.2.2. Liquefazione ............................................................... 65

2.1.2.3. Approccio semplificato previsto dalle norme ............... 67

2.1.2.4. Rischio sismico: declinazioni e significati .................... 71

CAPITOLO 3 - Vulnerabilità e danno sismico ................................................ 73

3.1. Le criticità ricorrenti delle costruzioni esistenti ..................................... 73

3.1.1. Considerazioni generali sul patrimonio immobiliare .................. 73

3.1.2. Edifici in Italia: dati ISTAT 2011 ................................................ 77

3.1.3. Principi espressi nelle Norme Tecniche .................................... 85

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3.1.4. Criticità degli edifici in muratura ................................................ 86

3.1.5. Criticità degli edifici in c.a.o. .................................................... 91

3.1.6. Criticità delle strutture industriali prefabbricate in c.a. .............. 94

3.2. Introduzione alla definizione del danno sismico .................................. 98

3.2.1. Aspetti generali sul danno da catastrofi naturali ....................... 98

3.2.2. Scale di danno codificate per gli edifici ..................................... 102

3.2.3. Danno alle componenti strutturali ............................................. 108

3.2.4. Danno alle componenti non strutturali ...................................... 108

3.2.5. Danno ai contenuti .................................................................... 110

3.2.6. Danni agli occupanti ................................................................. 112

3.2.7. Effetti economici del danno sismico .......................................... 113

3.3. Cenni alla misura della vulnerabilità e danno delle costruzioni esistenti . 115

3.3.1. Valutazione della vulnerabilità sismica ..................................... 115

3.3.2. Valutazione analitica del danno sismico ................................... 121

CAPITOLO 4 - La classificazione del rischio sismico degli edifici .............. 129

4.1. Introduzione alle Linee guida del D.M. 58/2017 ................................... 129

4.2. Definizione delle classi di rischio sismico ............................................. 130

4.3. Metodi di valutazione della classe di rischio......................................... 132

4.3.1. Valutazione con il metodo convenzionale ................................. 132

4.3.2. Valutazione con il metodo semplificato ..................................... 136

4.4. Analisi degli interventi di riduzione del rischio sismico nel metodo semplificato .......................................................................................... 141

4.5. Asseverazione della classe di rischio sismico da parte del tecnico ...... 146

4.5.1. Procedura di asseverazione ..................................................... 146

4.5.2. Risvolti giuridici sul termine “asseverazione” ............................ 150

4.6. Considerazioni di opportunità tra i due approcci .................................. 153

4.6.1. Commenti generali e indirizzi tecnici ......................................... 153

4.6.2. Incidenza sul valore di mercato del rischio sismico: valutazioni preliminari ................................................................................. 156

4.6.2.1. Variazione di valore di mercato tra classi di rischio rata costante ............................................................... 158

4.6.2.2. Variazione di valore di mercato tra classi di rischio: rata variabile ............................................................... 159

4.6.3. Efficienza economica dell’intervento e opportunità degli incentivi fiscali ........................................................................... 167

CAPITOLO 5 - Applicazioni e casi di studio .................................................. 173

5.1. Caso di studio reale: edificio in muratura di pietrame in zona sismica 3 . 173

5.1.1. Descrizione dell’intervento ........................................................ 173

5.1.2. Campagna diagnostica sulle murature ..................................... 175

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5.1.3. Indagini per la caratterizzazione del terreno ............................. 177

5.1.4. Modellazione della struttura ...................................................... 179

5.1.5. Approccio convenzionale .......................................................... 180

5.1.5.1. Risultati dell’analisi dello stato di fatto ........................ 181

5.1.5.2. Risultati dell’analisi dello stato di progetto .................. 186

5.1.6. Approccio semplificato .............................................................. 188

5.1.7. Commenti e confronti tra i due metodi ...................................... 190

5.1.8. Simulazioni su caso di studio edificio in muratura ..................... 194

5.2. Simulazioni su edifici in c.a. ................................................................. 198

5.2.1. Esempio 1: edificio in c.a.o. 2 pft. Progetto per zona sismica 1 con NTC08 ............................................................................... 201

5.2.2. Esempio 2: edificio in c.a.o. 2 pft. Progetto per zona sismica 1 con NTC08 ............................................................................... 204

5.2.3. Esempio 3: edificio in c.a.o. pluripiano in fase di costruzione ... 207

5.2.4. Esempio 4: edificio monopiano in zona sismica 4 con NTC08 anni 2010-2013 ......................................................................... 218

5.2.5. Esempio 5: edificio prototipo pluripiano con sistema a telaio tradizionale in zona sismica 2 .................................................. 223

5.2.6. Esempio 6: edificio a destinazione alberghiera in zona sismica 3 (D.P.C.M. 3274/2003) ............................................................ 229

PARTE SECONDA - ADEMPIMENTI TECNICO-AMMINISTRATIVI E FISCALI

CAPITOLO 6 - Progetto delle strutture e adempimenti tecnico-amministrativi 235

6.1. Quadro legislativo nazionale e declinazioni regionali ........................... 236

6.1.1. Inquadramento: regolamentazione edilizia ed ambiti di protezione civile ........................................................................ 237

6.1.2. La recente evoluzione normativa a modifica del Testo Unico dell’edilizia ................................................................................ 253

6.1.3. Il D.P.R. 380/2001 modificato dal D. Leg.vo 222/2016: impatti in ambito strutturale ....................................................... 262

6.1.4. La normativa regionale: il caso della Regione Piemonte .......... 272

6.1.5. Organizzazione e responsabilità delle amministrazioni ............ 283

6.2. Progettazione degli interventi di messa in sicurezza statica ................ 290

6.2.1. Costruzione esistente ed unità strutturali indipendenti .............. 290

6.2.2. Valutazioni preliminari su tecniche e programma di analisi e di intervento .............................................................................. 291

6.3. Progettazione degli interventi di messa in sicurezza sismica ............... 293

6.3.1. Rischio sismico tra pericolosità di sito e funzione strategica

delle installazioni ....................................................................... 293

6.3.2. La riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale .......... 306

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6.4. Progresso tecnologico e normativo: il rischio sismico tra gestione delle responsabilità e gestione del patrimonio immobiliare .................. 308

6.4.1. L’ambito dell’edilizia abitativa ad utilizzo privato ....................... 309

6.4.2. L’ambito dell’edilizia residenziale pubblica e sociale ................ 310

6.4.3. L’ambito della sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro ........ 311

6.4.4. Gestione del patrimonio immobiliare: due diligence ed ambito assicurativo ............................................................................... 313

6.5. Considerazioni conclusive.................................................................... 319

CAPITOLO 7 - Analisi del costo degli interventi di messa in sicurezza ...... 321

7.1. Comparazione di voci di prezzo significative: il panorama nazionale ... 323

7.1.1. Italia settentrionale .................................................................... 324

7.1.2. Italia centrale ............................................................................ 327

7.1.3. Italia meridionale ....................................................................... 335

7.1.4. Quadro comparativo di sintesi .................................................. 347

7.2. Analisi e considerazioni generali .......................................................... 355

7.2.1. La discriminante del “genius loci” ............................................. 355

7.2.2. Variabili progettuali ed incidenza sulle componenti di costo ..... 362

7.2.3. La progettualità della messa in sicurezza: vincoli e gestione dei transitori .............................................................................. 365

CAPITOLO 8 - Il bonus fiscale (c.d. “Sismabonus”): entità e procedure .... 369

8.1. Analisi della legge di bilancio ............................................................... 369

8.1.1. Dal T.U.I.R. 22/12/1986, n. 917 al D.L. 04/06/2013, n. 63 al D.M. 07/03/2017, n. 65 ............................................................. 369

8.1.2. La sezione “Casa Sicura” del sito ministeriale .......................... 374

8.1.3. Il punto di vista tecnico e prime espressioni degli ordini professionali e dell’ANCI ........................................................... 376

8.2. Finanziamenti e misure per l’adeguamento strutturale e antisismico ... 379

8.2.1. Indicazioni dell’Agenzia delle entrate ........................................ 380

8.2.2. L’edilizia scolastica e gli enti locali ............................................ 383

8.3. Procedure amministrative per la fruizione dei bonus fiscali ................. 386

8.3.1. Il titolo abilitativo ....................................................................... 386

8.3.2. La Segnalazione certificata di inizio attività .............................. 387

8.3.3. La “manovrina”: iter del d.d.l. di conversione in legge del D.L. 24 aprile 2017, n. 50 ......................................................... 389

8.3.4. Il caso limite delle opere non strutturali incidenti sulla sicurezza 395

8.4. Riflessioni sulla corretta gestione delle detrazioni ................................ 396

8.4.1. La valorizzazione delle opportunità ........................................... 396

8.4.2. L’importanza del responsabile inquadramento degli interventi in progetto ................................................................................. 397

8.4.3. Alcuni spunti per le future evoluzioni dello stato dell’arte .......... 398

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Capitolo 2 - Dalla pericolosità al rischio sismico

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non progettate tenendo in conto anche tale aspetto, e lo sono certamente tutte quelle realizzate prima delle norme più moderne, hanno una certa sensibilità agli eventi frequenti come suscettibilità al danneggiamento di carattere non struttura-le. Chiaramente ciò è un potenziale costo che il proprietario dovrà sostenere al ma-nifestarsi di tale accadimento, che non è inquadrato come evento che pregiudica direttamente la vita umana, per cui il rischio di cui si parla in questo caso non è quello di perdita di vite umane ma di rischio in termini economici del bene “ca-sa”. Si tratta di una differente declinazione del termine “rischio”, che non dovrà essere confuso con la pericolosità del luogo. 2.1.2 Definizione delle caratteristiche del sito  

2.1.2.1 Inquadramento teorico Nei paragrafi precedenti sono state individuate le curve di pericolosità del sito definite negli studi condotti dall’INGV nel 2004 e recepite dalle Norme Tecni-che del 2008 come dato di pericolosità di riferimento. I dati di accelerazione sono però riferiti al suolo rigido e profilo di terreno oriz-zontale. Come varie esperienze in molte parti del mondo hanno dimostrato, gli effetti di-namici indotti in superficie dal sisma, che poi vengono trasferiti alle strutture, possono subire delle notevoli amplificazioni locali, anche a partire da input si-smici di bassa entità: in questo caso si parla di “effetti di sito” o di “amplifica-zione locale”. “I danni osservati durante i terremoti mostrano sempre irregolarità e variazio-ni, in molti casi riconducibili all’influenza dei fattori geomorfologici e geotecni-ci di sito e agli effetti di doppia risonanza fra il modo di vibrare del terreno di fondazione e delle strutture” (2). In Italia si è avuta evidenza degli effetti dell’amplificazione locale in vari eventi. Per esempio, nel sisma dell’Umbria e delle Marche del 1997 dove, a Cesi, a di-stanza di poche centinaia di metri il sisma ha colpito in modo esagerato un edifi-cio mentre altri, di caratteri tipologici (vulnerabilità) analoghi, sono rimasti sen-sibilmente meno danneggiati. Dagli studi post-sismici l’effetto è stato attribuito alla componente stratigrafica del fondovalle per la presenza di un orizzonte di terreni soffici che hanno amplificato il segnale sismico. Analoghe situazioni si

                                                            (2) T. Crespellani, “Effetti di sito e fenomeni di instabilità indotti dai terremoti nei depositi e nei pendii” dal sito dell’Università di Firenze http://geotecnica.dicea.unifi.it/crespellani_cism.pdf (ul-timo accesso: aprile 2017).

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Capitolo 2 - Dalla pericolosità al rischio sismico

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sono verificate in altre parti del mondo in ogni terremoto (es. Città del Messico 1985, Loma Prieta 1989, Christchurch 2011) (3). La caratterizzazione del terreno di imposta è dunque un fatto di estrema impor-tanza e da condurre con la massima accuratezza al fine di partire con una corret-ta base di conoscenza dell’input sismico. Ciò è compito della fase di indagine geognostica: “Un aspetto che merita sottolineare […] è il fatto che non solo le prove dinamiche ma tutte le prove geotecniche sono essenziali per la conoscen-za degli effetti di sito essendo necessaria una completa caratterizzazione del sot-tosuolo” (Crespellani, “Effetti di sito” cit.). Le condizioni che portano ad una amplificazione del segnale sismico emanato dall’ipocentro sono schematicamente riportate nella Figura 2.9.

Figura 2.9 - Esemplificazione degli effetti di amplificazione del segnale sismico (da Crespellani modificato)

A seconda dei principali fenomeni fisici responsabili della modifica delle carat-teristiche del moto sismico è possibile distinguere differenti effetti di sito (cfr. Figura 2.10):

1. stratigrafici; 2. di valle; 3. topografici.

                                                            (3) Si veda la lezione del prof. G. Lanzo, “Risposta sismica locale: fondamenti teorici e modella-zione numerica” presso Università degli Studi de L’Aquila, anno 2012.

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Capitolo 2 - Dalla pericolosità al rischio sismico

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Figura 2.10 - Identificazione degli effetti di sito (da Lanzo, 2012, modificato)

Le Norme Tecniche individuano chiaramente tali aspetti e vi dedicano un para-grafo all’interno del capitolo relativo alla progettazione sismica, definendo dei parametri che modificano il moto di base tramite dei fattori di amplificazione.

7.11.3. RISPOSTA SISMICA E STABILITÀ DEL SITO 7.11.3.1 RISPOSTA SISMICA LOCALE Il moto generato da un terremoto in un sito dipende dalle particolari condizioni locali, cioè dalle caratteristiche topografiche e stratigrafiche del sottosuolo e dalle proprietà fisiche e meccaniche dei terreni e degli ammassi rocciosi di cui è costituito. Alla scala della singola opera o del singolo sistema geotecnico, l’analisi della risposta sismica locale consente quindi di definire le modifiche che il segnale sismico di ingresso subisce, a causa dei suddetti fattori locali. Le analisi di risposta sismica locale richiedono un’adeguata conoscenza delle proprietà geotecniche dei terreni, da determinare mediante specifiche indagini e prove. Nelle analisi di risposta sismica locale, l’azione sismica di ingresso è descritta in termini di storia temporale dell’accelerazione (accelerogrammi) su di un sito di riferimento rigido ed affiorante con superficie topografica orizzontale (sotto-suolo tipo A del § 3.2.2). Per la scelta degli accelerogrammi di ingresso, si de-ve fare riferimento a quanto già specificato al § 3.2.3.6. 7.11.3.2 FATTORI DI AMPLIFICAZIONE STRATIGRAFICA […] 7.11.3.3 FATTORI DI AMPLIFICAZIONE TOPOGRAFICA […] (4)

                                                            (4) Testo tratto dalla futura norma tecnica.

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Capitolo 3 - Vulnerabilità e danno sismico

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Figura 3.20 - Lettura delle curve di vulnerabilità: diverse soglie di danno Le curve indicano che per il livello di accelerazione PGA = 0,4 g si ha:

- una probabilità di circa il 40% che gli edifici subiscano un livello di dan-no “esteso”;

- una probabilità di oltre il 90% che gli edifici subiscano un livello di dan-no “leggero”;

3.3.2 Valutazione analitica del danno sismico Per le finalità delle valutazioni di rischio sismico nel senso delle Linee guida del D.M. 58/2017 è l’approccio analitico ad essere assunto come metodo di riferi-mento, considerato che l’oggetto di indagine è il singolo edificio. Analizzando concettualmente il comportamento del singolo edificio in condizio-ne sismica si immagina di condensare il comportamento dello stesso utilizzando come parametri il taglio alla base (VB) e lo spostamento di un punto di controllo (U). Al crescere dell’input sismico aumentano VB e lo spostamento laterale U, se-condo una curva che è rappresentata qualitativamente nella Figura 3.21.

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Capitolo 3 - Vulnerabilità e danno sismico

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Figura 3.21 - Rappresentazione dell’evoluzione della risposta sismica di un edificio Ad ogni punto della curva precedente corrisponde, sino ad una certa soglia, una condizione di equilibrio della struttura che prevede una distribuzione di sposta-menti laterali della stessa. Facendo riferimento ad un edificio, gli spostamenti laterali relativi di piano im-pongono delle deformazioni sia alle componenti strutturali (per esempio i pila-stri) sia a quelle non strutturali (per esempio le tramezzature, le tamponature ecc.). Ognuna di tali componenti esibirà una risposta in termini di danneggia-mento in funzione dello spostamento che le viene imposto. Per correttezza si dovrebbe considerare la curva rappresentata come l’inviluppo dei punti limite che rappresentano - nel moto ciclico imposto all’edificio dal moto del terreno - i valori massimi dello spostamento del punto di controllo. Sotto tale profilo quindi è evidente che oltre allo spostamento di interpiano (drift) a livello di singolo livello dell’edificio vengono imposte anche delle accelerazioni, crescenti via via che la severità del moto sismico aumenta. Ciò impegnerà quelle compo-nenti che sono suscettibili alle accelerazioni (cfr. per esempio la Tabella 3.17). Pertanto ad ogni punto della curva sono associabili:

- uno scorrimento di interpiano (drift); - una accelerazione di piano.

Tali azioni generalizzate impegnano le varie componenti che possono subire di-versi livelli di danno in relazione alla severità del moto, rappresentata nella cur-va dai vari punti segnalatori degli SL previsti dalle norme.

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Capitolo 3 - Vulnerabilità e danno sismico

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È quindi intuibile come ad ogni stato limite sia associabile un costo per ripristi-no delle condizioni a nuovo dell’edificio fino a giungere all’intero costo di rico-struzione. È possibile immaginare una relazione del tipo “Costo di ripristino – Stato Limi-te” che può essere espressa come percentuale del costo di costruzione a nuovo dell’edificio. Le Linee guida propongono la seguente tabella (28).

Tabella 3.25 - Percentuale del costo di ricostruzione (CR), per ogni stato limite (Tab. 3 delle Linee guida)

SL % CR Nota

SLR 100 ripristino

SLC 80 collasso

SLV 50 s. vita

SLD 15 danno

SLO 7 operatività

SLID 0 non danno

Per comodità, tale costo è espresso come percentuale del costo di ricostruzione CR a nuovo di un edificio. Per semplificare, è come se l’evento sismico di una certa entità imponesse al singolo proprietario una “ristrutturazione” più o meno pesante a seconda della severità dell’evento stesso. Il costo della “ristrutturazio-ne” è rapportato col costo di costruzione a nuovo, sino al limite della riparabili-tà, soglia oltre la quale non vi è più convenienza a ripristinare ma è più econo-mica la demolizione e ricostruzione dell’edificio. Tale costo rappresenta la probabile perdita economica che il proprietario dovrà sostenere in occasione di un certo evento, più o meno elevata in relazione alla severità dell’evento. Dato che, per un fissato luogo, ogni evento ha una probabilità di accadimento, occorrerebbe associare ad ogni livello di costo di ripristino la probabilità dell’evento che lo genera. Le norme associano ad ognuno degli SL determinate probabilità di superamento (P[VR]) in un certo periodo di tempo riferimento (VR) e da esso è possibile valu-tare la probabilità annua di superamento.

                                                            (28) D.M. 58/2017; Allegato A: Linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costru-zioni, Tabella 3.

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Capitolo 4 - La classificazione del rischio sismico degli edifici

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156

4.6.2 Incidenza sul valore di mercato del rischio sismico: valutazioni preliminari

In questo paragrafo si propone un’analisi in termini finanziari semplici per stimare la differenza di valore di mercato che la variazione di classe di rischio sismico può comportare, assumendo come base di analisi l’apparato delle LG al D.M. 58/2017. Il principio sarà quello di capitalizzazione della PAM in un arco di vita prefissa-to per l’immobile, ovvero verificare in relazione all’orizzonte temporale dell’investimento immobiliare qual’è il significato delle varie classi, in termini assoluti, rispetto al costo di costruzione a nuovo (il CR delle LG). Si deve anticipare che questo approfondimento mira a valutare, rispetto alla formazione del probabile valore di mercato, la sola variazione in relazione al pa-rametro “rischio sismico”. Chiaramente detto valore è influenzato dagli altri fat-tori che possono incidere in diverse direzioni sul valore finale, per cui i risultati esposti saranno relativi esclusivamente alle variazioni di valore indotte dal pa-rametro di studio. Si ricorda brevemente il significato della PAM: acronimo di Perdita Annua Me-dia indotta dal fatto che l’edificio si trova esposto all’evento sismico e possiede una certa vulnerabilità. Ciò sottopone l’immobile ad una potenziale perdita eco-nomica che è misurata dalla PAM. In altri termini potremmo dire che il proprie-tario dovrebbe, annualmente ed in media, accantonare una cifra pari a R = PAM*CR*A per fronteggiare il rischio che il sisma incida e danneggi il proprio edificio al fine di poterlo ricostituire quale bene economico. In tal senso PAM rappresenta una rata media annua, virtuale se si desidera, che incide in modo differente su diversi immobili: in modo più pesante su quelli più a rischio e più leggero (ma non assente) su quelli a rischio più basso. In questi termini è chiaro il significato della PAM: è una misura di carattere economico relativamente alla suscettibilità al danneggiamento dell’edificio. Se si immagina di capitalizzare ad oggi le rate costituite dalla differenza di PAM tra due classi, X,Y, ovvero:

RXY = PAM[X] – PAM[Y]

si ottiene una stima delle differenze di valore di mercato tra le due classi per ef-fetto della variazione di rischio. Per cui, sembra giustificata la tesi dell’incidenza che la classe di rischio può avere sul valore di mercato. Il valore dipenderà dal saggio di capitalizzazione (i) e dall’orizzonte temporale di valutazione (VR). Inoltre è plausibile che il costo di ricostruzione non resti costante ma vari nel corso del tempo. Per cui si aprono due possibili scenari:

- capitalizzazione con rata costante della PAM o della differenza di PAM; - capitalizzazione con rata variabile della PAM o della differenza di PAM.

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Capitolo 4 - La classificazione del rischio sismico degli edifici

__________

157

Dato che le classi di rischio delle LG riportano degli intervalli di PAM, si sce-glie di valutare le massime differenze tra le due classi di confronto, in modo da avere l’estremo superiore di tale variazione. La Tabella 4.9 riporta il confronto a coppie tra le varie classi di rischio in termi-ni di massima differenza di PAM.

Tabella 4.9 - Massima differenza di PAM tra le classi di rischio delle LG del D.M. 58/2017

Differenze PAM tra classi (%)

CL A+ A B C D E F G

A+ 0,0 0,7 1,2 2,2 3,2 4,2 7,2 8,2

A –0,7 0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 7,0 8,0

B –1,2 –1,0 0,0 1,5 2,5 3,5 6,5 7,5

C –2,2 –2,0 –1,5 0,0 2,0 3,0 6,0 7,0

D –3,2 –3,0 –2,5 –2,0 0,0 2,0 5,0 6,0

E –4,2 –4,0 –3,5 –3,0 –2,0 0,0 4,0 5,0

F –7,2 –7,0 –6,5 –6,0 –5,0 –4,0 0,0 4,0

G –8,2 –8,0 –7,5 –7,0 –6,0 –4,0 –4,0 0,0

La Tabella 4.9 si legge per righe o per colonne: fissata una riga leggendo il valo-re della singola colonna il numero riportato espone la massima differenza di PAM tra la classe fissata e quella di confronto. Per esempio, fissata la riga D, si legge il valore che corrisponde alla colonna B: il valore risultante è –2,5 che è la differenza di PAM tra le due classi (il segno negativo sarà chiaro più avanti). Tale differenza è appunto l’extra quota che la classe D necessita rispetto alla classe B, quindi un accantonamento annuo che il proprietario dovrà accollarsi per fronteggiare finanziariamente il pericolo sismico. Si vede subito che classi basse rispetto a un edificio adeguato (indicativamente classe B) impongono in media un accantonamento notevole del 6-7% annuo del costo di ricostruzione. Per cui si tratta di cifre importanti. Occorre ora valutare la capitalizzazione di tale rata, nelle due ipotesi fatte in precedenza (costante e variabile). Il valore assoluto della rata media annua R è dato da:

R = PAM*CR

Se si pone CR = 1 € la semplice capitalizzazione della PAM esporrà la capitaliz-zazione di una rata riferita al costo unitario di costruzione, e quindi rappresenta una variazione percentuale della differenza di valore di mercato.

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Capitolo 4 - La classificazione del rischio sismico degli edifici

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158

Per effettuare l’accumulazione delle rate all’attualità è necessario scegliere il più op-portuno saggio di capitalizzazione. Per snellezza e diversità di scopo dello studio, si sceglie di eseguire delle valutazioni su due valori limite del saggio: i = 2% - 5%. Resta da valutare la variazione della rata annua legata alla variazione del costo di costruzione degli edifici. Analizzando i dati statistici disponibili si assume una variazione pari a d = 2.5%. Per il periodo di riferimento si assumono due valori VR = 25 e VR = 50 anni. 4.6.2.1 Variazione di valore di mercato tra classi di rischio: rata costante Nelle Tabelle 4.10 e 4.11 si riporta la capitalizzazione con rata costante delle differenze di PAM.

Tabella 4.10 - Capitalizzazione in N anni della differenza di PAM tra le classi di rischio (rata costante, i = 2%)

Differenze di PAM (%) capitalizzate in N = 50 anni Rata costante

CL A+ A B C D E F G

A+ 0 22% 38% 69% 101% 132% 226% 258%

A -22% 0 31% 63% 94% 126% 220% 251%

B -38% -31% 0 47% 79% 110% 204% 236%

C -69% -63% -47% 0 63% 94% 189% 220%

D -101% -94% -79% -63% 0 63% 157% 189%

E -132% -126% -110% -94% -63% 0 126% 157%

F -226% -220% -204% -189% -157% -126% 0 126%

G -258% -251% -236% -220% -189% -126% -126% 0

Differenze di PAM (%) capitalizzate in N = 25 anni Rata costante

CL A+ A B C D E F G

A+ 0 14% 23% 43% 62% 82% 141% 160%

A -14% 0 20% 39% 59% 78% 137% 156%

B -23% -20% 0 29% 49% 68% 127% 146%

C -43% -39% -29% 0 39% 59% 117% 137%

D -62% -59% -49% -39% 0 39% 98% 117%

E -82% -78% -68% -59% -39% 0 78% 98%

F -141% -137% -127% -117% -98% -78% 0 78%

G -160% -156% -146% -137% -117% -78% -78% 0

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Capitolo 4 - La classificazione del rischio sismico degli edifici

__________

167

ovviamente dovrà essere i < PAM (13). Nel caso di rata variabile non esiste una formula chiusa. Per esempio, con riferimento alla seconda parte delle Tabelle 4.14 e 4.15 se l’immobile dovrà essere usato per 40 anni ed è oggi in classe C, l’investitore (il proprietario o futuro acquirente) dovrà avere a propria garanzia una somma tra il 55 e l’86% del costo di costruzione (con quel saggio di capitalizzazione, 2%), per copertura del rischio sismico. Oppure, in alternativa, potrà intervenire con riduzione della classe o, ancora, at-tingere a delle specifiche polizze di assicurazione contro il rischio catastrofale. Se l’ipotetico proprietario effettuasse oggi un investimento per la riduzione della classe di rischio e passasse, ad esempio, dalla classe C ad una classe A allora la somma di garanzia oscillerebbe tra 21-32%, che resta sempre un importo sensi-bile. E qui emerge la potenziale criticità del metodo semplificato: la variazione di una singola classe di rischio può essere decisamente poco significativa sotto il profi-lo di una riduzione di svalutazione soprattutto per le murature che versano in si-tuazioni di alta vulnerabilità. Una osservazione importante riguarda la costanza di prestazione dell’immobile nel tempo. La classe di rischio deve poter essere mantenuta nel tempo affinché le con-siderazioni fatte restino valide. Se l’immobile viene abbandonato al degrado, so-prattutto delle componenti strutturali, la classe di rischio non può che degradarsi inficiando negativamente le analisi fatte. Non a caso, infatti, il degrado è contem-plato dalle Norme Tecniche tra le azioni che cimentano le strutture. 4.6.3 Efficienza economica dell’intervento e opportunità

degli incentivi fiscali Proseguendo nel solco delle semplici analisi economiche tracciate nel paragrafo precedente, in questo si eseguirà una comparazione dell’utilità della detrazione prevista dalla legge per gli interventi di messa in sicurezza, ipotizzando che l’immobile sia già di proprietà (14).

                                                            (13) Considerando un edificio in classe D per cui si pone PAM-media = 3% e posto i = 2% si ha Nmax = 55.47 anni come segnalato nella Tabella 4.14. Se i > PAM la funzione al numeratore non esiste e quindi non esiste un Nmax, la perdita tende asintoticamente al costo CR per N . (14) Le riflessioni qui esposte non possono considerarsi esaustive del tema, dato che le opportu-nità degli interventi dovrebbero essere più precisamente inquadrate nell’ambito più ampio degli investimenti immobiliari in cui il rischio sismico può essere inserito come uno dei rischi finanziari sottesi all’operazione. Nella stessa logica il saggio di capitalizzazione qui dato noto è in realtà una incognita del problema e dovrebbe essere adeguatamente motivata la sua scelta. Per que-sto il lettore è rinviato alla letteratura specialistica.

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Capitolo 4 - La classificazione del rischio sismico degli edifici

__________

168

Si considera un edificio esistente, appartenente ad una certa classe di rischio. Es-so permarrà in quella condizione affetto da un certo valore della PAM = P1. Si immagina di effettuare un intervento di riduzione della PAM ad un valore P2 < P1 con un intervento di riduzione del rischio avente costo iniziale K0 = * CR (15). Si assume un saggio di capitalizzazione i, e si ipotizza per semplicità che CR re-sti costante. Per l’edificio non modificato si capitalizza la PAM per un numero N di anni:

M1 = P1 * FN * CR

Posto FN il fattore di capitalizzazione della rata costante annua posticipata, e q = 1 + i, si ha:

Analogamente per l’edificio oggetto di intervento si capitalizza la relativa PAM post-intervento e si somma il costo iniziale, considerato il beneficio di detrazio-ne riconosciuto dal sistema incentivante. Per includere nel calcolo tale beneficio esso si assume come una semplice ridu-zione dei costi, dato che il proprietario da un lato ha un esborso in termini di co-sto dell’intervento ma dall’altro ha una riduzione di imposte che si equipara ad una riduzione del costo stesso. Per cui se la riduzione fiscale è di entità r si pone nel calcolo un costo ridotto (1 – r)*K0, quindi si ha:

M2 = (1 – r)K0 + P2 * CR * FN = * K0 + P2 * CR * FN

M2 = [ * + P2 * FN] * CR L’intervento sarà conveniente se M1/M2 ≥ 1 ossia:

1FPδα

FPw

N2

N1

                                                            (15) Quali sono i costi ammissibili alla detrazione è oggetto degli indirizzi emanati dall’Agenzia delle entrate con la Guida alle ristrutturazioni 2017.

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Capitolo 4 - La classificazione del rischio sismico degli edifici

__________

169

Il limite di convenienza si ha per w = 1 , da cui si deduce la condizione limite di convenienza su (costo intervento riferito come frazione del CR a nuovo):

N21 F

δ

PPα

ovvero nella forma NF

δ

ΔPα

Le precedenti formule possono anche essere poste nella forma seguente:

1Fδα

ΔPη NiN,

in cui la quantità N,i può essere identificata come un fattore di efficienza dell’intervento. Un’altra interpretazione che si può dare al rapporto P*FN/ è quello del costo massimo percentuale oltre il quale l’intervento non sarà efficiente in termini economici, da cui il costo unitario massimo sarà:

Con queste semplici formule, e nei limiti della nota 14, è possibile stimare pre-ventivamente, se c’è, quale sia l’efficienza dell’intervento con riferimento all’orizzonte temporale N dell’utilizzo dell’immobile, del saggio di capitalizza-zione dell’investimento i, dell’impegno economico e dei benefici attesi in termini di variazione attesa di PAM, P = P1 - P2 nel tempo N. Qualche sempli-ce esempio ne chiarisce l’utilizzo.

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Capitolo 5 - Applicazione e casi di studio

__________

201

5.2.1 Esempio 1: edificio in c.a.o. 2 pft. Progetto per zona sismica 1 con NTC08

Edificio residenziale a 2 pft realizzato nel 2009-2010 in zona 1 PGA_SLV = 0,31 g. La struttura portante è costituita da un telaio tridi-mensionale con travi ribassate nella maggior parte dei casi.

I parametri sismici specifici per l’edificio in oggetto sono riportati in Figura 5.28.

Figura 5.28 - Parametri sismici dell’esempio 1

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Capitolo 5 - Applicazione e casi di studio

__________

202

Il risultato dell’analisi push-over è riportato in Figura 5.29.

Figura 5.29 - Risultati analisi PO dell’esempio 1

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Capitolo 5 - Applicazione e casi di studio

__________

229

5.2.6 Esempio 6: edificio a destinazione alberghiera in zona sismica 3 (O.P.C.M. 3274/2003)

L’edificio è stato progettato nel 2006 per una zona classificata come 3 ai sensi dell’O.P.C.M. 3274/2003, con calcestruzzo Rck300, acciaio FeB44K, su un suo-lo B. Si ipotizza per confronto anche un suolo D, nuovamente per confronto di risultati. Il sistema resistente è costituito da telai in c.a. nelle due direzioni, con nucleo scala centrale. A causa del forte carico in copertura (neve e lose per circa 15 kN/m2) e della geometria articolata, il tetto è realizzato con solette piene. In Figura 5.50 si riportano il modello di calcolo e lo stato attuale dell’edificio.

Figura 5.50 - Modello di calcolo e stato attuale dell’edificio dell’esempio 6

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Capitolo 5 - Applicazione e casi di studio

__________

230

Il progetto prevede il presidio dei vari meccanismi fragili, per cui si disabilita nel codice di calcolo la legge di degrado della capacità indotta da tali meccani-smi. L’analisi è svolta considerando l’accelerazione su suolo rigido pari a PGA = 0,15 g, coerentemente con la precedente analisi. La Figura 5.51 riporta il confronto tra il calcolo con la gerarchia delle resistenze e senza.

 

PAM = 0.47% PAM = 0.49%

Figura 5.51 - Confronto risultati analisi PO con e senza progetto in GR (suolo B)

La variazione della PAM è tra 0,47% e 0,49%, quindi del tutto modesta; invece la variazione dell’indice IS-V* è del 17%. I due edifici sono abbastanza simili sotto tali profili prestazionali. L’edificio risulterebbe in classe A+. La Figura 5.52, invece, espone i risultati conseguiti per il medesimo edificio po-sto su un suolo D, invece di quello di progetto. Si vede come esso non supera la verifica PO allo SLV.

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Capitolo 6 - Progetto delle strutture e adempimenti tecnico-amministrativi

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313

6.4.4 Gestione del patrimonio immobiliare: due diligence ed ambito assicurativo

Il passaggio a volo d’uccello sul panorama finora presentato rende evidente l’importanza, via via crescente, che un’efficace gestione dei dati relativi alle in-dagini ed agli interventi eseguiti sulle unità strutturali indipendenti possa assu-mere nell’ambito della valorizzazione del patrimonio. Il presente paragrafo intende lasciar “intravedere” quella che potrebbe essere l’evoluzione di un sistema di gestione patrimoniale (evidentemente rivolto tanto al privato quanto - a maggior ragione - al patrimonio di impresa, soprattutto in settori caratterizzati da alte variabilità e volatilità) basato su un approccio strut-turato di gestione del rischio, attraverso una prima analisi delle norme e delle applicazioni già consolidate in materia. La gestione del rischio integrata nel sistema di gestione dell’attività ospitata all’interno dell’unità strutturale diventerebbe così un modello comportamentale il cui valore - oggettivabile - potrebbe essere riconosciuto (la tendenza è già in atto) anche a livello assicurativo, con le relative incidenze rispetto a massimali, franchigie e premi relazionati al valore assicurato. Nel novembre del 2010 è stata pubblicata la norma UNI ISO 31000:2010 (40) “Gestione del rischio”, traduzione italiana della corrispondente norma interna-zionale ISO 31000 del novembre 2009 (che recepisce ed evolve lo standard AS/NZS 4360:2004), la cui lettura è consigliata in uno con la UNI 11230:2007 “Gestione del rischio - Vocabolario”. Il campo di applicazione (capitolo 1) di tale norma specifica che “le organizzazioni di tutti i tipi e dimensioni si trovano ad affrontare fattori ed influenze interni ed esterni che rendono incerto il rag-giungimento dei propri obiettivi. Il rischio è l’effetto che questa incertezza ha sugli obiettivi dell’organizzazione” (fonte: http://www.uni.com). Parallelamente sono in corso di diffusione ed applicazione Sistemi di gestione della continuità operativa (i cosiddetti “BCMS” (41)) sviluppati secondo la norma ISO 22301:2012 “Societal Security - Business Continuity Management Systems - Requi-rements”, che rappresenta il nuovo standard internazionale sulla continuità operativa del business, l’efficacia e l’efficienza del modello di gestione dell’organizzazione. La norma ISO 22301 specifica i requisiti per pianificare, attuare, gestire e mi-gliorare continuamente un sistema di gestione documentato per prepararsi, reagi-re e riprendersi dai cosiddetti “eventi dirompenti” il cui ventaglio contempla, tra le altre, catastrofi naturali con danni economici, turbolenze dei mercati, terrori-

                                                            (40) Completata dalla Guida ISO 73:2009 “Vocabolario” e dalla ISO/IEC 31010:2009 “Gestione dei rischi - Tecniche di valutazione dei rischi”. (41) Costituiscono utile riferimento, per approfondimenti, le norme BS 25999-1 “Business conti-nuity management - Code of practice” e BS 25999-2 “Business continuity management - Speci-fication”.

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Capitolo 6 - Progetto delle strutture e adempimenti tecnico-amministrativi

__________

314

smo, interruzioni fisiche dello stato di sicurezza, guasti ad infrastrutture e ad IT, pirateria informatica. Nel seguito si ripercorrono velocemente i punti cardine delle norme sopra citate, al fine di evidenziarne i vantaggi derivanti dall’applicabilità delle stesse al pa-trimonio immobiliare soggetto a rischio sismico. La norma UNI ISO 31000:2010 è adattabile a qualsiasi tipo di organizzazione (impresa pubblica, privata o sociale, associazione, gruppo o individuo) e lungo l’intera vita dell’organizzazione medesima, secondo le fasi del processo di ge-stione del rischio definite dalla ISO 31000 e schematizzate nella Figura 6.5.

Fonte: AIRMIC, Alarm, IRM:2010 “A structured approach to Enterprise Risk Management (ERM) and the requirements of ISO 31000”.

Figura 6.5 - Risk management process (basato su ISO 31000) Tra i princìpi (capitolo 3) si sottolineano quelli per cui la gestione del rischio:

- crea e protegge il valore dell’impresa; - è parte del processo decisionale; - tratta esplicitamente dell’incertezza, per la cui riduzione deve essere - tra

le altre caratteristiche - sistematica, strutturata, tempestiva, basata sulle migliori informazioni possibili, trasparente ed inclusiva, dinamica, itera-tiva e reattiva al cambiamento.

Particolare attenzione merita l’Appendice A alla norma UNI ISO 31000:2010, che introduce la locuzione “gestione del rischio robusta” definendone attributi ed esempi di indicatori. Sorprende, nella lettura della norma, l’aderenza a con-cetti più volte evidenziati per la corretta ed efficace gestione del rischio sismico; si ritiene utile spunto per gli operatori di settore (con particolare riferimento ai progettisti ed ai valutatori) l’analisi degli esempi di indicatori riportati in Ap-pendice, alcuni dei quali vengono trascritti nella Tabella 6.17.

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Capitolo 6 - Progetto delle strutture e adempimenti tecnico-amministrativi

__________

315

Tabella 6.17 - Estratto Appendice A della norma UNI ISO 31000:2010. Attributi ed esempi di indicatori

Attributo Esempio di indicatore

Est

ratt

o A

pp

en

dic

e A

U

NI I

SO

310

00:2

010 Completa responsabilità dei

rischi

Consapevolezza, da parte di tutti i membri dell’organizzazione, dei rischi, dei sistemi di control-

lo, dei compiti assegnati

Applicazione della gestione del rischio nell’intero processo de-cisionale

Documentazione delle decisioni assunte e delle mo-tivazioni che hanno portato a tali decisioni

Piena integrazione nella struttu-ra di governance dell’organizzazione

Dichiarazione nella politica dell’organizzazione, evi-denze delle dichiarazioni ed azioni dei responsabili

Tecnicamente basata sul noto ciclo di Deming “PDCA” (Plan-Do-Check-Act), rap-presentato nella Figura 6.6 ed assunto anche a base di riferimento dei paragrafi 4 e 5 della norma UNI ISO 31000:2010, l’evoluzione dei più moderni sistemi ERM (42) (da Enterprise Risk Management, cioè di Gestione del rischio di impresa) prevede infatti differenti e ben definiti livelli di responsabilità di gestione del rischio: dalle responsabilità dei vertici dell’organizzazione, a quelle del responsabile della Busi-ness Unit, a quelle individuali dei lavoratori, a quelle del Risk Manager, del respon-sabile degli audit interni, dei consulenti per i rischi specifici e così via.

Fonte: W. Kevin, A. M. Knight, “International Standards for the Management of Risk”, 2012.

Figura 6.6 - Ciclo di Deming PDCA

                                                            (42) Le tecniche di valutazione ed analisi applicate sono molteplici: dall’utilizzo di check lists alla conduzione di specifici audit; dalle applicazioni degli approcci HAZOP (HAZard and OPerability) e FMEA (Failure Modes Effects Analysis) alle analisi SWOT (Strenghts Weaknesses Opportuni-ties Threats) e PESTLE (Political Economic Social Technological Legal Environmental).

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Capitolo 7 - Analisi del costo degli interventi di messa in sicurezza

__________

350

Id. Descrizione sintetica del-la lavorazione (estratti da

elenchi prezzi)

Piemonte2016

Milano 2017

Marche 2017

Unicocratere 2016

Campania 2016

Calabria 2015

Sicilia 2015

collarsi direttamente sulla struttura da rinforzare, pre-vio eventuale trattamento di ripristino delle superfici ammalorate, da pagarsi a parte - da 120-AR (€/m2)

F1b Nastro bidirezionale vetro - da 220-AR (€/m2)

€ 111,27

F1c Nastro bidirezionale vetro - da 320-AR (€/m2)

€ 112,94

F2a

INTONACO ARMATO CON RETE IN FIBRA DI VETRO. Rinforzo o consolidamento di pareti di qualsiasi genere, mediante applicazione di rete preformata in materiale com-posito fibrorinforzato GFRP, costituita da fibra di vetro AR - Su un lato della parete: con maglia 33x33 mm, n. 30 barre/metro (€/m2)

€ 88,63

F2b Su due lati della parete: con maglia 33x33 mm, n. 30 barre/metro

€ 177,19

F3a Su un lato della parete: con maglia 66x66 mm, n. 15 barre/metro

€ 78,12

€ 47,90

F3b Su due lati della parete: con maglia 66x66 mm, n. 15 barre/metro

€ 172,37

F4a Su un lato della parete: con maglia 99x99 mm, n. 10 barre/metro

€ 74,21

F4b Su due lati della parete: con maglia 99x99 mm, n. 10 barre/metro

€ 164,53

G1a

Lamina pultrusa in fibra di carbonio HT - alta tenacità spessore 1,4 mm (larghez-za 50 mm). (€/ml)

€ 87,40

€ 73,31

G1b

Lamina pultrusa in fibra di carbonio HT - alta tenacità spessore 1,4 mm (larghez-za 100 mm). (€/ml)

€ 126,18

€ 112,81

G1c

Lamina pultrusa in fibra di carbonio HT - alta tenacità spessore 1,4 mm (larghez-za 150 mm). (€/ml)

€ 175,13

G2a

Lamina pultrusa in fibra di carbonio HM - alta tenacità spessore 1,4 mm (larghez-za 50 mm). (€/ml)

€ 127,88

segue

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Capitolo 7 - Analisi del costo degli interventi di messa in sicurezza

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351

Id. Descrizione sintetica del-la lavorazione (estratti da

elenchi prezzi)

Piemonte2016

Milano 2017

Marche 2017

Unicocratere 2016

Campania 2016

Calabria 2015

Sicilia 2015

G2b

Lamina pultrusa in fibra di carbonio HM - alta tenacità spessore 1,4 mm (larghez-za 100 mm). (€/ml)

€ 212,20

G2c

Lamina pultrusa in fibra di carbonio HM - alta tenacità spessore 1,4 mm (larghez-za 150 mm). (€/ml)

€ 296,57

G2d

Lamina pultrusa in fibra di carbonio HM - ad alto mo-dulo elastico spessore 1,4 mm (larghezza 90 mm). (€/ml)

€ 144,69

G3

Schema di staffatura per ancoraggio rinforzi con tessuti unidirezionali e bidi-rezionali. Sistema combina-to di nastro unidirezionale in carbonio U-HT da 300 gr/m2 e barra pultrusa per ancoraggio di rinforzi in carbonio messi in opera su murature o calcestruzzo. (€/ml)

€ 84,47

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Capitolo 7 - Analisi del costo degli interventi di messa in sicurezza

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352

Figura 7.2 - Interventi di tipo A

Figura 7.3 - Interventi di tipo B1, B2, B3

Figura 7.4 - Interventi di tipo B4

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Capitolo 8 - Il bonus fiscale (c.d. “Sismabonus”): entità e procedure

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386

Figura 8.6 - Distribuzione delle risorse per Regione e per numero di edifici

Figura 8.7 - Distribuzione regionale degli immobili e periodi di costruzione

8.3 PROCEDURE AMMINISTRATIVE PER LA FRUIZIONE

DEI BONUS FISCALI 8.3.1 Il titolo abilitativo Come più dettagliatamente trattato nel precedente capitolo 6, il conseguimento del titolo abilitativo previsto dal D.P.R. 380/2001 e ss.mm.ii., con le variazioni introdotte - da ultimo - dal cosiddetto Decreto “SCIA2” è presupposto essenziale per l’iter richiesto dalla regolamentazione specifica relativa ai fini strutturali, sia

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Capitolo 8 - Il bonus fiscale (c.d. “Sismabonus”): entità e procedure

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387

che l’istanza sia “connaturata” alla pratica edilizia (in caso di deposito che pre-veda l’attivarsi del regime del “silenzio-assenso”), sia che ricorra il caso per cui si renda necessario l’ottenimento dell’autorizzazione preventiva da parte dell’Ufficio sismico. Allo stato pratico attuale, la modulistica relativa ai titoli abilitativi edilizi risulta così riorganizzata:

- mod. A: CILA; - mod. B: SCIA (sottomodulo B1) e SCIA alternativa al permesso di co-

struire (sottomodulo B2), unificabili nelle Regioni che hanno disciplinato entrambi i titoli abilitativi;

- mod. C: CIL (Comunicazione di inizio lavori) per opere dirette a soddi-sfare obiettive esigenze contingenti e temporanee;

- mod. D: Soggetti coinvolti (allegato comune ai moduli CILA, SCIA e CIL);

- mod. E: Comunicazione di fine lavori; - mod. F: SCIA per l’agibilità. - modulo unico del Permesso di costruire (introdotto dalla Conferenza Uni-

ficata del 6 luglio 2017), per le attività di cui alla Sezione II “Edilizia” della Tabella A allegata al D. Leg.vo 222/2016 ed individuate con i nu-meri 8, 9, 11, 12, 13, 14, 15, 17, 18, 19, 20, 37, 38, 39 e 40.

8.3.2 La Segnalazione certificata di inizio attività Un particolare approfondimento, soprattutto alla luce delle (sperate!) semplifi-cazioni da ultimo introdotte, merita - a livello concettuale strettamente connesso alle scelte ed alle responsabilità del tecnico istruttore della pratica - l’applicazione “multidisciplinare” della Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) che, progressivamente, ha pervaso ogni ambito settoriale di tradizionale applicazione professionale: da quello edilizio, a quello sanitario (più affine alle attività commerciali), a quello di prevenzione incendi, fino alla recentissima ap-plicazione in materia di agibilità (7). La SCIA viene introdotta dall’art. 49, comma 4-bis, del Decreto-Legge 31 mag-gio 2010, n. 78 “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica” (G.U. S.G. n. 125 del 31 maggio 2010 - S.O. n. 114) convertito con modificazioni dalla Legge 30 luglio 2010, n. 122 (G.U. n. 176 del 30 luglio 2010 - S.O. n. 174), in sostituzione della Dichiarazione di inizio attivi-

                                                            (7) Si segnala al lettore quale interessante riferimento, tanto sintetico quanto esaustivo, l’articolo pubblicato dall’arch. Patrizia Mazzella il 19 maggio 2017 e reperibile alla sezione http://www.ingegneri.info/news/edilizia - “Campo di applicazione, adempimenti, procedura e co-sti. Sai veramente tutto sulla SCIA?”, del quale vengono riportati alcuni passi.

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Capitolo 8 - Il bonus fiscale (c.d. “Sismabonus”): entità e procedure

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tà (DIA) contenuta nel previgente art. 19 della Legge 7 agosto 1990, n. 241 “Nuove norme sul procedimento amministrativo”. La disciplina in campo edilizio è quella tracciata dall’art. 22 del D.P.R. 380/2001, come integralmente modificato dal Decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 222 (il cosiddetto Decreto “SCIA 2”) “Individuazione di procedimenti oggetto di autorizzazione, segnalazione certificata di inizio di attività (SCIA), silenzio assenso e comunicazione e di definizione dei regimi amministrativi ap-plicabili a determinate attività e procedimenti, ai sensi dell’articolo 5 della leg-ge 7 agosto 2015, n. 124” (G.U. n. 277 del 26 novembre 2016), in vigore dall’11 dicembre 2016. La SCIA si configura come una “semplice” segnalazione da parte dell’interessato - corredata dalla documentazione richiesta dalla normativa di settore - all’amministrazione pubblica competente. Ai sensi dell’art. 22, comma 6 del D.P.R. 380/2001 si parla di “SCIA Condizio-nata” nei casi in cui siano richiesti “titoli espressi” - ovvero in presenza di vin-coli normativi di carattere ambientale, paesaggistico, culturale o inerenti la salu-te, la sicurezza pubblica, la difesa nazionale - senza che vengano preventiva-mente acquisiti gli atti di assenso (autorizzazione, nulla osta, parere preventivo, ecc.) dell’ente preposto alla tutela del vincolo stesso. Ai sensi dell’art. 22, comma 4 del D.P.R. 380/2001, le Regioni a statuto ordina-rio con legge possono ampliare o ridurre l’ambito applicativo della SCIA. Ai sensi dell’art. 19, comma 6-bis della Legge 241/1990, ove per lo svolgimento di un’attività soggetta a SCIA siano necessarie altre SCIA, comunicazioni, atte-stazioni, asseverazioni e notifiche, l’interessato può presentare una “SCIA Uni-ca”, in modo da concentrare i regimi amministrativi in un solo procedimento. È compito dello Sportello unico inviare i documenti ricevuti alle amministrazioni competenti (ASL, Vigili del fuoco, ecc.) ed assicurare una risposta unica al ri-chiedente. Rispetto alla DIA, l’innovazione più importante consiste nel poter iniziare qual-siasi attività dalla data di presentazione della SCIA all’amministrazione compe-tente, purché siano verificate due condizioni, ovvero:

1) siano stati acquisiti tutti i preventivi atti di assenso, eventualmente previ-sti dalle leggi e norme vigenti;

2) le attività e/o gli immobili oggetto di intervento non siano localizzati all’interno dei centri storici e nelle altre aree di particolare pregio ambien-tale, storico, artistico (ovvero all’interno delle Zone “A” di cui al D.M. 2 aprile 1968, n. 1444 ed aree equipollenti), in cui l’inizio dei lavori può avvenire solo dopo 30 giorni dalla data di presentazione della SCIA (comma 4, art. 23-bis, D.P.R. 380/2001).

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