Città di Latisana · AREA DIPENDENZE E SALUTE MENTALE ... Lo stesso Piano sanitario nazionale...

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Città di Latisana Provincia di Udine SERVIZIO SOCIALE dei COMUNI - AMBITO DISTRETTUALE di LATISANA Sede legale: Piazza Indipendenza n. 74, 33053 Latisana (UD) - Codice fiscale 83000470308 - Partita IVA 00985920305 Sede operativa: Via Goldoni n. 22, 33053 Latisana (UD) 0431-516611 0431-516637 e-mail: [email protected] PEC [email protected] 1

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C i t t à d i L a t i s a n aP r o v i n c i a d i U d i n e

SERVIZIO SOCIALE dei COMUNI - AMBITO DISTRETTUALE di LATISANASede legale: Piazza Indipendenza n. 74, 33053 Latisana (UD) - Codice fiscale 83000470308 - Partita IVA 00985920305

Sede operativa: Via Goldoni n. 22, 33053 Latisana (UD) 0431-516611 0431-516637 e-mail: [email protected] [email protected]

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INDICE DEL PDZ

PREMESSA

1. IL PROFILO DI COMUNITA’

1.1. IL CONTESTO DI RIFERIMENTO

1.2. I BISOGNI DELLA POPOLAZIONE

1.3. I SERVIZI E LE RISORSE DISPONIBILI

1.4. IL QUADRO INTERPRETATIVO

2. LA GOVERNANCE DEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE

3. AZIONI DI SISTEMA

4. AREE DI INTERVENTO: OBIETTIVI STRATEGICI, PRIORITÀ DEL PDZ, AZIONI, TEMPI E RISORSE

4.1. AREA MINORI E FAMIGLIA

4.2. AREA ANZIANI

4.3. AREA DISABILI

4.4. AREA DIPENDENZE E SALUTE MENTALE

4.5. AREA POVERTA’, DISAGIO ED ESCLUSIONE SOCIALE

4.6. ALTRA AREA INDIVIDUATA A LIVELLO LOCALE

5. LE RISORSE DEL PDZ

6. IL MONITORAGGIO, LA VERIFICA E LA VALUTAZIONE DEL PDZ

7. IL PROGRAMMA ATTUATIVO ANNUALE

8. ALLEGATI.

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PREMESSA

Presentazione del Presidente dell’Assemblea dei Sindaci

Il Profilo di Comunità è parte integrante del Piano di Zona, documento di programmazione in materia sociale e sociosanitaria, che definisce gli indirizzi e le priorità che il sistema distrettuale si darà per i prossimi tre anni.

Questa centralità è funzionale, in quanto la programmazione non può prescindere dalla conoscenza della comunità.

Anche il nostro territorio si trova a dover fronteggiare sia una radicale trasformazione sociale che la stringente esigenza di rendere economicamente sostenibile l’insieme dei servizi pubblici.

Di fronte a bisogni che cambiano velocemente e a risorse finite, non si può certo lasciare che il livello dei servizi si deteriori, né si può restringere la varietà delle risposte.

Ciò che si deve fare è allargare lo sguardo, cogliere gli aspetti positivi delle trasformazioni in atto, individuare per tempo tutti i fattori di rischio già presenti, ma non ancora affrontati, guardare con attenzione alle persone che compongono la nostra società distrettuale.

La vita media si è allungata, sono cambiate profondamente le condizioni di disabilità, si modifica l’incidenza delle malattie, la natalità continua ad essere bassa, solo in parte compensata dai bimbi che nascono nelle famiglie straniere. Inoltre esistono differenze notevoli tra gruppi di popolazione a seconda del lavoro che svolgono, alle condizioni ambientali e abitative, agli stili di vita, al livello di istruzione, al reddito.

Si acuisce la differenza tra chi può godere di una famiglia e di una rete di relazioni solida, e chi è solo; ma le stesse relazioni familiari e di coppia nascondono spesso una fragilità che paradossalmente aumenta la solitudine delle persone o addirittura alimenta il rifiuto, l’abbandono, la violenza.

Piace pensare che questo “profilo” possa rappresentare uno strumento in grado di stimolare riflessioni anche in altri contesti. I problemi delle persone non si possono risolvere con misure isolate: servono azioni articolate e complesse. La condizioni delle giovani generazioni, delle famiglie, degli anziani, ecc., mettono bene in evidenza come una risposta adeguata non si esaurisca con misure “sociali” o “sanitarie”, ma chiami in causa l’intero spettro delle politiche pubbliche.

Per questo il Profilo di comunità dovrà avere un utilizzo più ampio e da parte di diversi soggetti, in grado di accompagnare le riflessioni necessarie a far crescere il nostro territorio.

Salvatore Piero Maria BenignoPresidente dell’Assemblea dei SindaciDell’Ambito Distrettuale 5.2 di Latisana

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Presentazione del Direttore Generale dell’A.S.S. n. 5

Alla luce delle indicazioni metodologiche che la Regione ha definito per guidare il percorso di costruzione del Piano di Zona, l'ASS 5 ha elaborato le proprie linee strategiche a supporto della partecipazione alla pianificazione locale integrata degli Ambiti Distrettuali della Bassa Friulana, linee che sono state rappresentate nelle Assemblee dei Sindaci e condivise.

La strategia aziendale si muove, in coerenza con le strategie di welfare regionale, da una prioritaria attenzione ai bisogni emergenti dei residenti della Comunità, di una popolazione, cioè, che si caratterizza particolarmente, come nel più ampio territorio regionale, con fenomeni di denatalità, di invecchiamento e di diffusa precarietà sociale complessa.

Uno scenario che richiama ad una definizione di servizi ed interventi integrati, che dovranno prima di tutto soddisfare i Livelli essenziali di assistenza, con risposte appropriate e sostenibili alla luce delle risorse attualmente assegnate. Un'organizzazione che dovrà proporsi il più possibile omogenea in tutto il territorio aziendale e dovrà prevedere un' ampia partecipazione anche dei soggetti di terzo settore, valorizzando un aspetto della mission aziendale che nel corso di questi ultimi anni è già stato sviluppato con progettualità di rilievo.

In tal senso, si richiamano ulteriori principi, quali Apertura, Partecipazione, Responsabilità, Efficacia e Coerenza, ovvero i principi guida che sono considerati la base per un adeguato sviluppo locale (Libro Bianco sulla Governance emanato dalla UE).

La partecipazione ai nuovi Piani di Zona ripropone, quindi, non solo la necessità di rinforzare l’integrazione sociosanitaria, ma anche la necessità di sviluppare e valorizzare la sussidiarietà orizzontale e la responsabilità diffusa della società civile nella costruzione dei percorsi di salute all’interno della Comunità locale.

Lo stesso Piano sanitario nazionale 2011-2013 richiama l’importanza della partecipazione del Servizio sanitario alla definizione e alla condivisione delle politiche che coinvolgono i determinanti di salute, ovvero degli elementi che, interagendo con l’ambiente, conservano o modificano le condizioni di salute degli individui e delle comunità nel corso della loro vita.

E’ fondamentale, quindi, un’attenzione del comparto sanitario agli aspetti sociali di singoli e famiglie; è importante lo sviluppo di politiche integrate (sanità, lavoro, casa....) per fronteggiare la complessità dei bisogni emergenti.

dott. Paolo BordonDirettore Generale dell'A.S.S. 5 “Bassa Friulana”

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SINTESI−La popolazione residente nei Comuni dell’Ambito nel 2011 è pari a 57.371 abitanti ed è in continuo aumento; gli stranieri hanno raggiunto il 7,9% della popolazione totale (pari a 4.508 unità);

−La popolazione residente nei Comuni dell’Ambito, nel periodo 2004-2010, è cresciuta in proporzione superiore a quella provinciale e regionale;

−Tra il 2006 e il 2010 è aumentato principalmente il numero di anziani e minori;

−Le famiglie nel 2010 sono 24.663, con un aumento del 18% rispetto al 2001, ma con un numero medio di componenti che passa da 2,55 a 2,32;

−Il territorio è caratterizzato da una bassa densità demografica di 127,9 ab. per kmq;

−Le imprese dal 2006 al 2011 sono diminuite del 4%, tuttavia nell’ultimo biennio (2010-2011) si evidenzia un equilibrio tra iscrizioni e cessazioni;

−Negli anni 2010-2011 si riscontra una ripresa del mercato del lavoro, soprattutto nel settore dei servizi, con una riduzione rispetto al 2009 delle richieste di ingresso in mobilità;

−Si contraggono gli inserimenti dei lavoratori disabili;

−Nel 2011 gli utenti del servizio sociale sono stati pari a 1.871, con un aumento del 51,4% rispetto al 2007. La prevalenza riguarda la componente adulta (43%) e anziana (35%);

−L’incidenza degli utenti sulla popolazione è passata dal 2,6% del 2009 al 3,3% del 2011, comunque inferiore a quella regionale (3,8%);

−I cittadini italiani in carico rappresentano il 92,6% del totale della casistica;

−La casistica minorile nel 2011 è stata del 22% degli utenti (pari al 4,5% della popolazione minorile), per una spesa pro-capite di € 292;

−La casistica adulta nel 2011 è stata del 43% degli utenti (pari al 2,3% della popolazione adulta), per una spesa pro-capite di € 94;

−La casistica anziana nel 2011 è stata del 35% degli utenti (pari al 5,2% della popolazione anziana), per una spesa pro-capite di € 224;

−La casistica complessiva nel 2011 è stata di 1.871 utenti, per una spesa pro-capite di € 179 in crescita del 6% rispetto al 2010;

−Il 75% delle risorse destinate ai Servizi gestiti dall’Ambito sono a carico della Regione;

−Sono in aumento gli interventi di sostegno al reddito;

−Tra il 2009 e il 2011 il numero dei minori certificati L. 104/92 è costantemente in aumento; nel 2011 sono aumentati del 19%;

−In riferimento all'assistenza domiciliare integrata (A.D.I.), la copertura infermieristica rispetto alla popolazione ultra 65enne è del 15% rispetto al 10% regionale (dati 2010) e di conseguenza il numero di accessi e di utenti;

−Il ricorso all'ospedalizzazione risulta inferiore alla media regionale, come anche i ricoveri evitabili;

−Nel territorio hanno sede 1 cooperativa sociale di tipo A e B, 3 fattorie didattiche, 8 associazioni di promozione sociale (A.P.S.) e 27 organizzazioni di volontariato operanti nel settore sociale;

−Si evidenzia un progressivo aumento delle temperature ed una diminuzione delle precipitazioni, situazioni che favoriscono l’inquinamento ambientale.

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1 - IL PROFILO DI COMUNITÀ

1.1 - IL CONTESTO DI RIFERIMENTO

La popolazione residente

La popolazione complessiva dell’Ambito distrettuale 5.2 di Latisana al 31 dicembre 2010 si attesta su 57.348 unità (con una densità demografica di 127,9 ab x kmq, rispetto a 187,9 dell’Ambito di Cervignano del Friuli). Nel periodo 2003-2010 la popolazione residente è cresciuta, in proporzione superiore a quella provinciale e regionale (3,8% contro rispettivamente il 2,9% e il 2,8% degli altri livelli territoriali) (Fig. 1).

Figura 1 - Andamento popolazione. Anni 2003-2010

Fonte: Elaborazione su dati Demo Istat, OPS Provincia di Udine. Per il 2011, anagrafi comunali

Guardando la situazione dei singoli comuni (Fig. 2), colpisce il comune di Latisana, la cui popolazione è cresciuta nel suddetto periodo dell’11%, oltre il triplo del dato complessivo di Ambito.

Anche i comuni di Rivignano (+6,5%), San Giorgio di Nogaro (+5,2%) e Ronchis (+4,9%) hanno registrato una crescita della popolazione superiore al dato di Ambito. 7 comuni hanno registrato un decremento della popolazione. È diminuita in particolare la popolazione di Marano Lagunare (-4,0%) e Torviscosa (-3,8%).

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Figura 2 - Variazione percentuale popolazione 2003-2010

Fonte: Elaborazione su dati Demo Istat

I dati raccolti dalle anagrafi comunali mostrano un ulteriore, seppur lieve, incremento della popolazione tra il 2010 e il 2011. Metà dei Comuni dell’Ambito distrettuale hanno registrato un calo della popolazione. Tra questi il calo più consistente riguarda Torviscosa (-1,4%) e Teor (-1,3%). Gli aumenti più significativi riguardano Palazzolo dello Stella (+0,8%) e Latisana (+0,7%)1.

La crescita complessiva della popolazione registrata tra il 2006 e il 2010 è il risultato di un saldo demografico che si è mantenuto positivo durante il quinquennio considerato, frutto di un saldo migratorio sempre positivo (più elevato negli anni 2007-2008) che ha compensato il saldo naturale complessivamente negativo (Fig.3).

Figura 3 - Andamento del saldo naturale, migratorio e totale nell’Ambito Distrettuale 5.2 Latisana: anni 2006 -2010.

Fonte: elaborazione Osservatorio Politiche Sociali Provincia di Udine su dati Demo Istat

1 I dati, anno per anno, per singolo Comune sono riportati in Appendice, Tab.17

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Relativamente ai tassi demografici generici, si rileva:

Dato rilevato al 2010

Ambito Latisana

Regione FVG Ambito Cervignano

Tasso di natalità2 8,2/1.000 8,3/1.000 9,0/1.000Tasso di fecondità3 4,6/1.000 4,8/1.000 5,1/1.000Età media al parto 32 32 32,5Tasso di mortalità4 10,3/1.000 11,4/1.000 10,7/1.000

Fonte: Bilancio di previsione Ambito Distrettuale 5.2

Il tasso di natalità è inferiore al precedente P.D.Z. (8,8). Nel 2010, i nati complessivi nei Comuni dell’Ambito Distrettuale sono 466 (di cui 70 stranieri). Nello specifico, dal 2004 al 2010 si sono avute in media 464 nascite all’anno, di cui 52 stranieri (Fig.4).

Figura 4 - Nati vivi italiani e stranieri nell'Ambito Distrettuale 5.2. Anni 2004-2010

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1 5 0

2 0 0

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4 5 0

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5 5 0

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It a l i a n i S t r a n i e r i T O T

Fonte: Elaborazione su dati Demo Istat

Per quanto riguarda le principali cause di morte, la popolazione condivide le prime cause di morte con il mondo occidentale sviluppato: in primo luogo le malattie del sistema cardiocircolatorio (39,8% rispetto al 34,9% dell’Ambito di Cervignano) e in secondo luogo i tumori (31,8% rispetto al 33,8% dell’Ambito di Cervignano), tra i quali quelli di gran lunga più frequenti sono il tumore del polmone (soprattutto maschi), del colon-retto, della mammella e dello stomaco (cfr. Graf. 4 Allegato).

Analizzando più nel dettaglio la crescita della popolazione si nota che, tra il 2006 e il 2010, sono aumentati principalmente gli anziani e i minori (Fig. 5).

2 Il tasso di natalità è dato dal rapporto il numero dei nati vivi dell'anno e l’ammontare medio della popolazione (*1000).3 Il tasso di fecondità è dato dal rapporto tra il numero dei nati vivi dell'anno e l’ammontare medio della popolazione femminile in età feconda (15-49 anni) (* 1000).4 Il tasso di mortalità è dato dal rapporto tra il numero di decessi nell’anno e l’ammontare medio della popolazione (*1000).

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Figura 5 - Trend 2006-2010 popolazione residente. Variazione percentuale popolazione totale, popolazione minori (0-17 anni) e popolazione anziana (65 anni e oltre) di Ambito e confronto con variazione popolazione totale regionale, dal 2006 (anno base) al 2010.

Fonte: OPS Provincia di Udine

Al 31.12.2010, la popolazione anziana ammonta a 12.745 unità (+ 671 unità rispetto al 2006); i minori sono invece 8.549 unità (+ 282 unità rispetto al 2006) (cfr. Tabb. 2, 3, 4 Allegato).

Rispetto al precedente P.D.Z., l’incidenza degli anziani sul totale della popolazione è aumentata di 2,3 punti percentuali, quella dei minori dello 0,5% mentre quella degli adulti è diminuita di 2,2 punti percentuali. I dati al 2010 sono comunque tendenzialmente in linea con le dinamiche registrate a livello provinciale e regionale: l’incidenza dei minori è leggermente superiore a quella provinciale e coincide con quella regionale (e superiore all’Ambito di Cervignano); l’incidenza degli anziani è leggermente inferiore a quella provinciale (-0,5%) e regionale (-1,2%), oltre che all’Ambito di Cervignano.

Figura 6 - Popolazione per classi d'età. Confronto 2004-2010

Fonte: Elaborazione su Dati OPS Provincia di Udine

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Nello specifico degli anziani residenti, al 31 dicembre 2010 la situazione è la seguente:

65 - 74 anni

75 – 84 anni

85 anni e oltre

% anziani su pop totale

Totale Ambito 6.522 4.533 1.690 22,2% per classe d’età 51,2 35,6 13,3Totale Provincia UD 64.112 41.549 18.410 22,9% per classe d’età 51,7 33,5 14,8Totale Regione FVG 147.111 98.144 44.140 23,4% per classe d’età 50,8 33,9 15,3

Fonte: Dati Ambito Distrettuale 5.2

Si osserva dunque che, a livello di Ambito Distrettuale 5.2, la popolazione anziana ha un’incidenza più bassa sulla popolazione complessiva, sia rispetto alla Provincia di Udine e sia sul totale della Regione. La fascia d’età più rappresentata è quella tra i 65 – 74 anni, mentre la popolazione tra i 75 – 84 anni è superiore alla percentuale della Provincia e della Regione.

Raffrontando maschi e femmine (Fig. 7) è possibile notare che le donne vivono di più rispetto agli uomini, mentre c’è una predominanza maschile in età giovanile e adulta (situazione in linea con quella evidenziata nel precedente P.D.Z.).

Figura 7 - Piramide d’età popolazione residente nell’Ambito Distrettuale 5.2, di cui stranieri al centro, al 31 dicembre 2010

Fonte: elaborazione Osservatorio Politiche Sociali Provincia di Udine su dati Demo Istat

Si segnala inoltre che, al 2010, l’indice di vecchiaia5 è molto basso, riflettendo la presenza di 1,77 anziani per ogni minore 0-14 residente (1,86 per l’Ambito di Cervignano e 1,85 per la provincia di Udine), dato probabilmente in qualche misura influenzato dalla presenza di popolazione straniera immigrata. L’indice di dipendenza strutturale6, pari a 53,25, risulta essere inferiore a quello regionale e provinciale (in quest’ultimo caso di 54,2) e all’Ambito di Cervignano (53,8). Un indice di dipendenza strutturale superiore al 50% è sinonimo di un numero elevato di anziani e ragazzi di cui la popolazione attiva deve potenzialmente occuparsi. L’età media è di 44,87 anni, leggermente inferiore rispetto alla media provinciale e regionale e superiore di 1,16 anni a quella registrata nel

5 L’indice di vecchiaia è espresso dal rapporto tra il numero degli ultra sessantacinquenni e il numero dei minori con meno di 15 anni.

6 L’indice di dipendenza strutturale è dato dal rapporto tra la popolazione inattiva su quella in età lavorativa.10

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2004. Infine, il rapporto di mascolinità7 pari a 95,9 è diminuito di 0,3 punti percentuali rispetto al precedente P.D.Z. e indica un sostanziale equilibrio tra i due sessi (cfr. Tab. 5 Allegato).

I cittadini stranieri

Al 31.12.2010, i residenti stranieri sono 4.508 (con un aumento di quasi il 50% rispetto al 2006 e del 112,2% dal precedente P.D.Z.). Va inoltre tenuto presente infine che i dati forniti dalle anagrafi comunali per il 2011 mostrano un ulteriore aumento della popolazione straniera (+ 208 unità) (Tab. 7 Allegato).

L’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione (7,9%) (Fig. 8) è leggermente superiore a quella provinciale e inferiore a quella regionale (rispettivamente 7,3% e 8,5%), mentre risulta superiore quella dell’Ambito di Cervignano (5,6%) (Tab. 6 Allegato). Si ricorda che nel precedente P.D.Z. l’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione era del 3,85%. Nello specifico, sono i comuni di Lignano Sabbiadoro, Latisana e Teor quelli che paiono attrarre maggiormente gli stranieri, attestandosi su percentuali di incidenza superiori a quelle provinciali e regionali. I principali Paesi di provenienza sono Romania (18,5%), Albania (15,8%) e Macedonia (10%) (Fig. 1 Allegato).

Figura 8 - Incidenza dei residenti stranieri sulla popolazione totale

Fonte: Elaborazione su Dati OPS Provincia di Udine

Si segnala inoltre che la struttura della popolazione straniera risulta significativamente più giovane rispetto a quella degli italiani: sono stranieri il 10,6% dei minori residenti nell’Ambito, il 14,9% dei giovani tra i 18 e i 34 anni, il 7,4% degli adulti tra i 35 e i 64 anni e il 2,8% degli anziani (cfr. Tab. 8 Allegato).

Complessivamente, gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel periodo 2003-2010 sono stati 370.

Interessanti sono i tassi di immigratorietà ed emigratorietà:

Tasso di immigratorietà Tasso di emigratorietàAmbito di Latisana 6,9 1,6Provincia di Udine 6,0 2,2Regione FVG 7,1 2,3

Fonte: Bilancio di previsione Ambito Distrettuale 5.2

7 Il rapporto misura l’entità dei maschi ogni cento abitanti femmine.

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Se il tasso di immigrazione è sui livelli regionali, ma ben al di sopra di quelli provinciali, il tasso di emigrazione è sicuramente più basso sia di quello provinciale che regionale, segno di una attrattività del territorio sia per motivi di lavoro che per servizi ricevuti.

Le famiglie

Le famiglie registrate nell’Ambito nel 2010 sono 24.663, con un aumento del 17,8% rispetto al censimento del 2001 (13,3% a livello provinciale e 12,2% a livello regionale); si rileva tuttavia una diminuzione del numero medio di componenti per famiglia, che passa da 2,55 nel 2001 a 2,32 nel 2010 (2,32 a livello provinciale e 2,19 a livello regionale) (cfr. Tab. 9 Allegato). Quest’evoluzione è il risultato di una molteplicità di fattori: aumento delle separazioni e dei divorzi, pluralità delle forme famigliari, afflusso di nuove famiglie immigrate, riduzione della natalità, innalzamento dell’età al matrimonio e differimento delle scelte procreative (cfr. Tab. 10 Allegato).

Interessante segnalare che a livello regionale si è registrato un progressivo aumento del numero di famiglie con almeno un componente straniero (l’8% del totale delle famiglie, nel 2011). Non ci sono dati rispetto alla loro composizione media, ma è ragionevole pensare che rispecchino la situazione riscontrata a livello generale, poiché nelle fasi iniziali dei processi migratori vi è un afflusso di persone sole che solo successivamente attivano processi di ricongiungimento famigliare.

Queste trasformazioni, che investono la struttura interna delle famiglie, si ripercuotono ovviamente sulla capacità delle stesse di porsi come caregivers, e in particolare sulle risposte che le stesse possono dare alle esigenze di cura e assistenza provenienti dai soggetti anziani non-autosufficienti, il cui numero è peraltro in costante aumento.

Un piccolo approfondimento operato su alcuni comuni dell’Ambito distrettuale (Lignano Sabbiadoro, Palazzolo dello Stella, Latisana, Rivignano e Torviscosa) ha evidenziato che, nel 2011, oltre il 50% delle famiglie è composto da 1 o 2 persone; le famiglie con 3-4 componenti rappresentano oltre 1/3 dei nuclei famigliari a Latisana, Palazzolo, Rivignano e Torviscosa mentre contano per circa il 25% a Lignano Sabbiadoro; le famiglie numerose, composte da 5 o più componenti sono meno del 5% (fa eccezione Palazzolo dello Stella, dove superano il 6%) (Cfr. Graff. 2 e 3 Allegato).

La popolazione che anagraficamente risulta vivere da sola varia dal 12% al 26% (il valore minimo rilevato a Palazzolo dello Stella, quello massimo a Lignano Sabbiadoro); circa un quarto della popolazione vive in famiglie di 2 componenti; altrettante persone vivono in famiglie di 3 componenti. La popolazione che vive in nuclei di più di 4 componenti varia dal 20% al 23% (il valore minimo rilevato a Lignano Sabbiadoro, quello massimo a Palazzolo dello Stella). Fa eccezione Torviscosa, dove il 15% della popolazione vive in famiglie di 2 componenti, il 9% in nuclei di 3 componenti e il 6% in nuclei di 4 componenti. Interessante evidenziare che a Palazzolo dello Stella, le persone che vivono in nuclei di oltre 5 persone rappresentano il 15% (Fig. 10).

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Figura 10- Popolazione per numerosità del nucleo familiare in alcuni comuni dell’ambito (1 gennaio 2011)

Fonte: Uffici Anagrafe comunaliAspetti sanitari

L’assistenza sanitaria per la popolazione del Distretto Ovest viene garantita sia a livello ospedaliero (sede a Latisana) sia a livello territoriale, nell’articolazione ambulatoriale e domiciliare (sedi distrettuali: Latisana e S. Giorgio di Nogaro). Il ricorso all’ospedalizzazione da parte dei cittadini del Distretto Ovest risulta inferiore alla media regionale (dati riferiti al 2010), con un tasso standardizzato8 di ricovero dei residenti di 1.224,50/10.000, collocandosi tra i livelli più bassi in regione (Tab. 11 Allegato).

Rimanendo nell’area dell’ospedalizzazione, emerge un dato confortante anche per quanto attiene ai ricoveri evitabili nel 2010 (tasso standardizzato 1 per mille perfettamente in linea con la media regionale di pari valore), che documenta un’efficace risposta sanitaria globale. Confrontando questo dato con l’andamento del tasso standardizzato dei ricoveri ospedalieri, nel quinquennio 2005-2010 si evidenzia un progressivo calo dello stesso, attestandosi sui livelli inferiori della media regionale. Analoga flessione negativa viene rilevata anche per quanto riguarda l’andamento dei D.R.G. dei ricoveri (Tab. 12 Allegato). Entrando poi nel dettaglio di singole aree patologiche vi è un riscontro positivo nel settore di alcune patologie croniche di grande diffusione, in particolare il diabete, sia per quanto riguarda le complicanze a breve che a lungo termine.

Il dato non è particolarmente positivo per quanto riguarda patologie cardiovascolari (in particolare insufficienza cardiaca e angina): in questo settore si rileva la necessità di perfezionare i percorsi diagnostico terapeutico assistenziali (P.D.T.A.), in collaborazione tra ospedale e territorio, individuandola tra le aree da incrementare nell’integrazione sociosanitaria.

L’osservazione del dato di ospedalizzazione più strettamente connesso alla popolazione anziana, nel periodo 2008-2010, evidenzia un ricorso ripetuto all’ospedalizzazione inferiore alla media regionale (Distretto Ovest 6,37%, media regionale: 6,43%) (Tab.13 Allegato). Osservando l’andamento di questo fenomeno, rilevato anche negli altri distretti della regione, è possibile intravedere delle importanti possibilità di ulteriore miglioramento in particolare per le patologie cardiovascolari, programmando interventi integrati mirati, riservati in particolare a questa tipologia di assistiti.

8 Il termine “tasso” in statistica è una derivazione della proporzione e viene utilizzato in letteratura medica per misurare la frequenza di accadimento di un determinato evento. Si parla di “tasso standardizzato” quando si calcola un solo tasso, che riassume l’intera situazione di un gruppo di popolazione “corretto per” (cioè non influenzato da) le differenze nella composizione (ad es. sesso, età, ecc…).

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È pensabile considerare questa tendenza come effetto del parallelo sviluppo di politiche sul territorio a sostegno della domiciliarità e in particolare dell’assistenza sociosanitaria domiciliare, che si sono sviluppate in particolare in questo ultimo decennio. Il dato infatti è coerente in tal senso con i rilievi relativi all’assistenza infermieristica, in cui il tasso di copertura della popolazione ultra65enne è tra i più elevati della regione (15% nel 2010, valore regionale medio nello stesso anno: 10,8%). Anche l’assistenza riabilitativa domiciliare è caratterizzata da un indice di copertura adeguato per questa fascia di popolazione pari a 3,3% nel 2010 (valore regionale medio nello stesso periodo: 3,5%). Anche a livello infermieristico ambulatoriale si rileva un importante tasso di copertura della popolazione ultra65enne pari al 24% con una media regionale del 7,5% (Tabb. 14,15, 16, 17 Allegato).

Il dato sulla mortalità rappresenta tipicamente uno degli aspetti informativi di maggiore interesse per la programmazione sanitaria e sociosanitaria. In questo ambito il dato cumulativo del Distretto Ovest si colloca fra i migliori in regione, per il periodo 2005-2010 (tasso medio standardizzato per 100.000 abitanti è di 480,3 per il Distretto Ovest, di 483,60 per la Regione), in analogia con l’andamento del dato cumulativo degli anni di vita persi nello stesso periodo (Tab.18 Allegato).

Analizzando, inoltre, alcuni settori di causa specifica di mortalità quali tumori, malattie dell’apparato respiratorio, malattie dell’apparato digerente, traumatismi ed avvelenamenti, si osservano generalmente risultati migliori di quelli medi regionali in particolare per la patologia tumorale e quella inerente l’apparato respiratorio. Invece per le malattie del sistema circolatorio si rileva un valore superiore alla media regionale (distretto ovest: tasso standardizzato di 169,4 media regionale di 155,80). È ipotizzabile che detta maggiore mortalità possa essere collegata a condizioni di vita stressogene e a stili comportamentali a rischio (dieta alimentare, ridotto movimento fisico, comportamenti voluttuari). Tale ipotesi necessita di essere suffragata da ulteriori approfondimenti epidemiologici a cui si rimanda.

Tuttavia va sottolineato che l’impegno dell’Azienda Sanitaria, in collaborazione con le Agenzie del territorio (Servizi Sociali, Istituti scolastici, Associazioni di Volontariato) è specificatamente orientato alla prevenzione primaria e secondaria riguardante gli stili di vita e i comportamenti a rischio. In particolare si ricordano le seguenti iniziative:

•Latisana senza fumo, che ha previsto la condivisione di due protocolli, uno con il Comune e uno con l’Istituto Comprensivo di Latisana;•Partecipazione allo studio P.A.S.S.I. (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), che ha visto la realizzazione di un’indagine, finalizzata ad esplorare le aree di incidenti domestici, presenza di soprappeso, fumo di sigarette, uso di sostanze psicoattive, attività fisica svolta;•Progetto sicuraMENTE finalizzato alla prevenzione degli incidenti stradali, in collaborazione con le Università del Friuli Venezia Giulia e Polstrada;•Partecipazione al progetto OKKIO riguardante la salute dei bambini delle scuole primarie;•Interventi di prevenzione primaria del diabete, in collaborazione con l’associazione Famiglie Diabetici Bassa Friulana.

L’esito delle attività di prevenzione primaria e secondaria è documentabile da alcuni rilievi statistici basati sull’osservazione di cause di morte evitabile con tali tipo di interventi. Infatti, per quanto riguarda la prevenzione primaria (rilevazioni relative al periodo 2008-2010), il Distretto Ovest dimostra un andamento migliore rispetto alla media regionale per quanto riguarda l’adesione agli screening su particolari popolazioni a rischio (screening cervice uterina, mammella; colon-retto). Per quanto riguarda l’esito globale degli interventi di prevenzione primaria e secondaria e delle cure mediche adottate, il dato riferito al Distretto Ovest (tasso grezzo di mortalità evitabile sensibilmente inferiore alla media regionale) è inferiore a quello regionale.

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Le valutazioni statistiche relative alle patologie croniche, che rappresentano il principale fronte di impegno dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria di lungo termine, e la principale causa di mortalità e disabilità, costituiscono un importante elemento della programmazione. I dati riguardanti alcune patologie di ampia diffusione, quali diabete senza e con complicanze a medio/lungo termine, broncopatie cronico-ostruttive e insufficienza renale cronica, raccolti negli ultimi anni, forniscono, per il Distretto Ovest, indicazioni di un quadro meno pesante di quello medio regionale, anche per quanto riguarda i dializzati. Il Distretto si attesta invece su valori leggermente superiori alla media regionale per quanto riguarda le patologie cronico-degenerative dell’apparato cardiovascolare.

II costante aumento della popolazione anziana che caratterizza la popolazione italiana in generale, ha fra le sue conseguenza l’incremento del numero di individui che si potrebbero trovare in uno stato di non autosufficienza, suscettibili dunque di cure sanitarie ma anche di assistenza nelle attività della vita quotidiana. Per gestire al meglio questo fenomeno, evitando l’istituzionalizzazione e cercando di garantire una migliore qualità della vita per l’anziano, l’Ambito distrettuale 5.2 ha attivato diversi servizi a domicilio. Tra il 2008 e il 2011 il numero di utenti dei Servizi infermieristici domiciliari è aumentato ma in modo più consistente di quanto accaduto a livello di A.S.S. n. 5 (15,8% contro 10,6%). Il numero di accessi è stato costantemente in aumento nei 4 anni considerati, in particolare dal 2010 in poi, oscillando tra una media di 3,36 e 5,22 accessi per utente. Il numero di utenti del Servizio di riabilitazione domiciliare è invece aumentato in misura leggermente inferiore al valore registrato per l’A.S.S.n. 5, rimarcando sostanzialmente gli stessi valori percentuali. In linea con quanto avvenuto a livello di A.S.S. n. 5, il numero di accessi medio per utenti è calato, nel 2011, attestandosi su un valore identico a quello aziendale ( 4,7) (Tabb. 14, 15, 16, 17, 19 Allegato).

Gli utenti del servizio di Assistenza domiciliare integrata sono aumentati nel periodo 2008-2011 (+15,8% nel solo 2010). In particolare, gli utenti A.D.I. sono aumentati soprattutto tra 2009 e il 2011 (+20,1% utenti) e il numero medio di accessi per utente in A.D.I. è contestualmente aumentato, passando da 11,7 a 14,6.

Gli utenti del servizio di Assistenza domiciliare programmata sono sostanzialmente rimasti invariati, registrando minime variazioni nel corso del periodo di tempo considerato. Il numero medio di accessi per utente si è mantenuto sostanzialmente costante nel periodo considerato passando da 11,5 a 11,9.

Relativamente ai servizi del Centro di Salute Mentale (C.S.M.) e Servizio per le Tossicodipendenze (Ser.T.) di Latisana i dati sono così riportati:

Anno C.S.M. Ser.T.Utenti Interventi Alcologia Tossicodipendenze

2010 547 15.992 207 1392011 602 20.352 217 143

+ 10% + 27% + 5% + 3%Fonte: Dati Ambito Distrettuale 5.2

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I servizi sociali - Dati utenza in carico al S.S.C.9

Nel corso del quadriennio 2008-2011 l’utenza ha avuto un sensibile aumento, frutto, da un lato, delle sempre maggiori richieste di “sostegno” da parte degli utenti e dall’altro dell’attività “preventiva” dell’operatore sociale. Nello specifico l’utenza è cresciuta del 36,5%, pari a 500 casi.

I dati sociali raccolti si riferiscono all’utenza presa in carico dal SSC nel corso del 2011.

I soggetti complessivamente in carico nell’intero Ambito distrettuale sono risultati 1.871, pari al 3,3% della popolazione, dato inferiore a quello regionale (3,8%). Tra gli utenti, prevalgono adulti e anziani, pari rispettivamente al 35,5% e al 42,8% del totale (Fig. 11). Questo dato risente sicuramente della riduzione della disponibilità del Fondo per l’autonomia possibile e delle maggiori restrizioni all’accesso allo stesso che il SSC ha dovuto introdurre negli ultimi due anni e mezzo. Inoltre, la maggior incidenza, nel suddetto triennio, dell’utenza “adulta” (passata dal 39% al 43%) è in parte dovuta alla crisi economica e in parte all’aumento della disponibilità del Fondo di solidarietà.

Figura 11 – Distribuzione utenti per fasce d'età

Fonte: Elaborazione su dati OPS Udine

In linea con il dato relativo alla popolazione complessiva (v. Fig. 7), il rapporto tra utenti maschi e femmine risulta sbilanciato a favore dei primi relativamente alla fascia dei minori e degli adulti mentre nella fascia degli anziani, la componente femminile è oltre il doppio rispetto a quella maschile (Tab. 20 Allegato).

Nonostante l’incidenza della popolazione straniera sia aumentata nel corso degli anni, l’utenza straniera seguita nel corso del 2011 ha inciso per il 7,4% (inferiore al dato medio provinciale, intorno all’11%) (Tab. 21 Allegato).

I disabili seguiti dai servizi sono stati complessivamente 367, pari al 19,6% di tutta l’utenza seguita. Il 69% appartiene alla fascia 18-64, il 31% alla fascia 0-17 anni (Tab. 22 Allegato).

Il 41,6% degli interventi sono stati destinanti a persone (27,6%) e famiglie monogenitore con figli (14%) (Tab.23 Allegato).

Relativamente alla condizione professionale, circa il 70% degli interventi ha riguardato persone che non hanno reddito: si è trattato infatti di studenti (19,6%), disoccupati (17,6%), ritirati dal lavoro (17,1%) o persone non in età da lavoro (16,6%) (Tab. 24 Allegato).9 Dati raccolti attraverso la Cartella sociale informatizzata.

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I servizi sociali - Gli interventi

Gli interventi (2.547) sono stati soprattutto per la domiciliarietà (25,1%) ed economici (22,5%). Nello specifico (Tab. 25 Allegato):

•gli interventi di carattere economico hanno interessato soprattutto utenti di età compresa tra i 35 e i 64 anni (46,5%) e utenti ultra 75enni (28%) (Tabb. 26, 27, 28 Allegato). Va segnalato che rispetto al P.D.Z. precedente sono aumentate le risorse disponibili per questo tipo di problematiche (con l’attribuzione di un fondo specifico, il Fondo di Solidarietà regionale). Per la precisione, il Fondo di solidarietà regionale è stato destinato nel 57,3% dei casi a persone sole o famiglie monogenitore con figli;

•gli interventi domiciliari sono stati principalmente interventi di assistenza domiciliare (S.A.D.) (63,2%) e di servizio pasti a domicilio (32,4%). Per quanto riguarda il servizio di assistenza domiciliare, si rileva che nel 2011, seppur con un monte ore inferiore all’anno precedente, è stato erogato un servizio a più utenti. Le risorse sono state razionalizzate di fronte a una necessità del servizio che aumenta e di fronte a prestazioni temporanee in risposta a dimissioni ospedaliere o situazioni acute (Tab. 29 Allegato).

Il servizio pasti a domicilio è anch’esso in aumento negli ultimi 3 anni. Si evidenzia a tal proposito l’aumento, da parte delle famiglie, di una scelta verso il pagamento dell’intero costo del pasto, pur di avere il servizio garantito.

Nel considerare i servizi forniti al territorio, va tenuto presente che quest’ultimo si caratterizza per un’alta dispersività e frammentazione, rendendo complicata la gestione e fruizione dei servizi erogati non a domicilio (es. centri diurni). Per contro, la morfologia pianeggiante avvantaggia l’erogazione dei servizi domiciliari, favorendo l’intercettazione delle situazioni problematiche e l’assistenza.

Tessuto economico-produttivo

L’andamento delle imprese attive aventi sede nell’Ambito distrettuale di Latisana è stato analogo a quello provinciale e regionale: tra il 2006 e il 2011 la diminuzione è stata pari al 4%.

Anche l’andamento dei saldi tra iscrizioni e cessazioni è stato simile a quello provinciale; anche in questo caso il 2008 ha fatto segnare il risultato meno favorevole (con un saldo pari a -155 unità), mentre l’ultimo biennio (2010-2011) ha presentato un sostanziale equilibrio tra iscrizioni e cessazioni (Fig. 12).

Le imprese si concentrano principalmente nei Comuni di Latisana e Lignano Sabbiadoro (rispettivamente 1.412 e 1.349 alla data del 31/12/2011, Tab. 30 Allegato), evidentemente operano soprattutto nel settore dei servizi legati all’attività turistica e sono connotate da una forte caratteristica di stagionalità. La distribuzione delle imprese per settore vede infatti un peso superiore alla media provinciale per il comparto alberghiero e della ristorazione (11,5% contro 7,9%).

Il tasso di natalità delle imprese ha subito una notevole contrazione nel 2009 (passando da 6,5% a 5,9%), ma nei due anni successivi è ritornato su valori più elevati rispetto al dato provinciale e a quello regionale (Tab. 31).

Le imprese in fallimento o liquidazione alla fine del 2011 sono state oltre 250, pari a circa il 4% del totale delle imprese registrate (Tab. 32): la maggior parte (il 27,1%) operavano nel settore delle costruzioni e nel terziario (Tab. 33).

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Fonte: OPS Provincia di Udine

Nel territorio dell’Ambito distrettuale ha sede solo una cooperativa sociale di tipo plurimo (A+B). Sono inoltre presenti 3 fattorie didattiche, tutte localizzate nel comune di Palazzolo dello Stella.

Il mercato del lavoro

Per fornire un quadro della situazione del mercato del lavoro sono stati utilizzati i dati tratti dall’archivio unico informatizzato regionale Ergon@t, aggiornati al 2 aprile 2012, relativi ai movimenti di assunzione, alle cessazioni e alle richieste di ingresso in mobilità. Occorre premettere che si tratta di dati di natura amministrativa e non di dati statistici, sono pertanto particolarmente sensibili alle modalità e tempistiche di estrazione e rendono conto dei movimenti amministrativi registrati e non delle “teste” ovvero delle persone.

Al fine di cogliere le ricadute a livello occupazionale sui residenti dei diversi territori, si è utilizzato per l’estrazione dei dati un criterio diverso da quello adottato dai Servizi del Lavoro, quindi non ragionando per sede dell’azienda, ma per domicilio del lavoratore, buona approssimazione della residenza (dato non disponibile).

I dati provinciali e regionali relativi ad assunzioni e cessazioni mostrano una certa ripresa del mercato del lavoro nel 2010 e ancor più nel 2011, con una progressiva riduzione del saldo tra assunzioni e cessazioni, precedentemente pesantemente negativo (Tab. 34 Allegato).

Le assunzioni registrate in favore di lavoratori domiciliati nell’Ambito di Latisana sono cresciute in modo più contenuto rispetto a quanto avvenuto a livello provinciale (Fig.13). In particolare, nel 2011 si rileva un saldo lievemente negativo pur in diminuzione rispetto al 2009. Le assunzioni si concentrano prevalentemente nel settore dei servizi, in percentuale nettamente più significativa rispetto al resto della provincia. Le assunzioni inoltre, in linea con quanto avviene a livello provinciale, riguardano maggiormente la componente femminile e le fasce d’età intermedie. Più significativo il peso, rispetto alla media provinciale, delle assunzioni a favore di cittadini stranieri provenienti da paesi dell’Unione Europea (Tabb. 35 e 36 Allegato).

Per quanto riguarda le tipologie contrattuali, le assunzioni a tempo indeterminato costituiscono appena il 8,7% del totale delle assunzioni del 2011 per i domiciliati nell’Ambito, presentando un’incidenza ancor più bassa rispetto al resto della provincia, ed evidenziando un netto calo

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Figura 12 - Iscrizioni al Registro delle Imprese, Cessazioni e Saldo tra iscrizioni e cessazioni. Anni 2006-2011

398435

399355

432391

375

510554

429 425 400

23

-75

-155

-74

7 -9

800

600

400

200

0

200

400

600

2006 2007 2008 2009 2010 2011

Iscrizioni alRegistro delleImprese

Cessazioni

S aldo

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rispetto agli anni precedenti (nel 2009 rappresentavano il 13% del totale delle assunzioni), si evidenzia di contro la crescita negli anni di assunzioni con contratti a tempo determinato e soprattutto di lavoro intermittente (o a chiamata), utilizzato quest’ultimo in particolare nei settori legati all’attività turistica di particolare rilevanza nel territorio, che nel 2011 riguarda oltre il 17% delle assunzioni dei domiciliati nell’Ambito, a fronte di un peso del 9% circa a livello provinciale e in netto aumento rispetto agli anni precedenti. Nelle cessazioni si ritrovano le stesse dinamiche, prevale la componente femminile, le fasce d’età medio alte e, maggiormente rispetto agli altri territori, la componente straniera della forza lavoro. Si segnala che le cessazioni relative a contratti di lavoro a tempo indeterminato rappresentano, con riferimento ai domiciliati nell’Ambito, quasi il 12% del totale, ma sono percentualmente inferiori rispetto agli altri territori ed in netto calo rispetto agli anni precedenti (Tabb. 37 e 38 Allegato e Fig. 13).

Figura 13- Dinamica movimenti di assunzione e di cessazione (saldo) per i domiciliati. Anni 2009-2011.

Fonte: Elaborazione Osservatorio Politiche Sociali Provincia di Udine

Allo stesso modo i dati relativi alle richieste di ingresso in mobilità (Tabb. 39 e 40 Allegato) si riducono dal 2009. In questo caso riguardano prevalentemente maschi, dai 35 anni in su, operanti nel settore industriale o dei servizi ma anche delle costruzioni e, in misura crescente, del commercio. Importante rilevare che la maggior parte degli ingressi in mobilità (con un’incidenza comunque più contenuta – 61% -rispetto al resto della provincia) riguarda lavoratori licenziati da aziende con meno di 15 dipendenti (L. 236/93) e che quindi non prevedono alcuna indennità.

Relativamente agli iscritti alle liste istituite ai sensi della L. 68/99 (Tabb. 41 e 42 Allegato), si segnala che nel 2010, gli effetti negativi della crisi globale hanno determinato, in Provincia di Udine una significativa contrazione dell’attività di ricerca ed inserimento di lavoratori disabili da parte delle aziende obbligate (tendenza in atto già dal 2008). Questa situazione ha incrementato sensibilmente le richieste aziendali, nei confronti del Servizio Collocamento Mirato, di misure dilatorie degli obblighi previsti dalla L. 68/99 attraverso istanze di sospensione degli obblighi stessi (dalle 62 aziende in sospensione del 2009, si è passati ad 80 aziende nel 2010) o di proroga dei termini precedentemente fissati tramite stipula di convenzione programmatica. Le difficoltà rilevate sono confermate, inoltre, dai dati relativi all’età anagrafica dei disabili inseriti nell’elenco provinciale che rende, di per sé, ancor più difficile la collocazione nel mercato del lavoro attuale e, in relazione a queste persone, aggrava le già pesanti difficoltà: gli iscritti agli elenchi provinciali hanno infatti in oltre il 30% dei casi più di 55 anni e circa il 30% rientra nella classe d’età dai 45 ai 55 anni.

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Reddito medio delle persone fisiche

Di seguito si riporta il reddito imponibile medio delle persone fisiche ai fini dell’addizionale IRPEF relativi all’anno 2010 per comune. Il dato può essere utilizzato come proxy del livello di benessere economico esistente nel territorio. Il comune con il reddito imponibile medio più elevato risulta essere San Giorgio di Nogaro, mentre Marano Lagunare detiene il primato del comune con il reddito imponibile medio più basso dell’Ambito.

21.612,0

21.118,4

20.914,1

20.907,3

20.270,0

19.895,7

19.879,3

19.748,1

19.731,5

19.082,9

19.045,6

18.988,5

18.932,8

18.327,8

- 5.000,0 10.000,0 15.000,0 20.000,0 25.000,0

S. Giorgio di Nogaro

Latisana

Porpetto

Carlino

Torviscosa

Muzzana del Turgnano

Lignano Sabbiadoro

Ronchis

Palazzolo dello Stella

Rivignano

Precenicco

Teor

Pocenia

Marano Lagunare

Reddito medio Euro

Le condizioni ambientali della Bassa Friulana10

Fattori ambientali ed impatto sulla salute

La condizione dell’ambiente fisico-naturalistico appare determinante nel condizionare alcuni aspetti della salute individuale e collettiva.

Aspetti climatici

Le misure effettuate al suolo confermano, anche nella nostra Regione, la tendenza ad un progressivo aumento delle temperature e ad una diminuzione delle precipitazioni.

10 I dati e le riflessioni riportate in questo paragrafo sono tratte dal bilancio sociale dell’ASS 5 per il biennio 2009-2010 e sono state realizzate dai ricercatori dell’A.R.P.A. F.V.G.

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Aspetti connessi alla qualità della vita

L’aumento delle temperature medie annuali a partire dagli anni ’80, ha portato con se un aumento nel numero delle notti calde (temperatura minima maggiore di 20 °C) e dei giorni caldi (temperatura massima maggiore di 30 °C). Anche l’insolazione, in particolare quella relativa al periodo estivo, risulta essere aumentata a partire dagli anni ‘80, con un conseguente aumento nella probabilità di formazione dell’ozono.

Per quanto riguarda l’aumento delle temperature nel periodo invernale, invece, se da un lato ha comportato una riduzione relativa al fabbisogno pro capite di energia, dall’altro è stata accompagnata da un cambiamento nel tipo di circolazione atmosferica, favorendo il flusso di correnti meridionali sia al suolo che in quota. Questo tipo di situazioni, in particolare sulla Val Padana, ma anche sulla nostra Regione, favorisce l’insorgenza di inversioni termiche e il ristagno degli inquinanti. Anche se di difficile quantificazione, pertanto, dal punto di vista qualitativo le variazioni climatiche sopra riportate dovrebbero aver comportato un aumento nella propensione atmosferica all’accumulo degli inquinanti.

Suolo e rifiuti

La gestione e l’utilizzo del territorio appaiono svolgere un ruolo fondamentale rispetto alla degradazione (quantitativa e qualitativa) del suolo. Un non corretto utilizzo della “risorsa suolo” può determinare la contaminazione di particolari aree e la conseguente classificazione delle stesse come “siti inquinati” per i quali devono essere previsti dispendiosi interventi di caratterizzazione e di bonifica. Sul territorio della A.S.S n.5 Bassa Friulana insistono attualmente un sito inquinato di interesse nazionale (l’area lagunare di Marano) e 50 siti di estensione più limitata.

Agenti fisici, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, inquinamento acustico

L’effetto delle radiazioni elettromagnetiche dal punto di vista ambientale è considerato solo in riferimento all’esposizione della popolazione; le valutazioni per questo determinante, a differenza di altri determinanti, sono quindi esclusivamente di tipo sanitario.

L’interazione delle radiazioni ionizzanti (raggi X, raggi g, raggi a e raggi b) con l’organismo sono note, mentre, per quanto riguarda le radiazioni non ionizzanti, la discussione è ancora in atto.

Per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti la principale sorgente di esposizione è di origine naturale. Essa è data dalla somma del fondo gamma prodotto dai radionuclidi naturali presenti nel suolo e nei materiali da costruzione, dell’irraggiamento di origine cosmica e del radon. Nel territorio di competenza della A.S.S. 5 Bassa Friulana sono state fatte numerose misure di concentrazione di radon indoor. Sono state monitorate tutte le scuole di ogni ordine e grado e una sola struttura, ora già rimediata, ha presentato valori superiori ai limiti di legge. Nell’ambito del progetto Radon Prone Areas nella zona dell’A.S.S. 5 sono state monitorate 211 abitazioni. La concentrazione media è risultata essere pari a 98 Bq/m3, al di sotto della media regionale e dei livelli al di sopra dei quali la Comunità Europea raccomanda di effettuare azioni di rimedio. Al contributo naturale va aggiunto quello potenziale dovuto alla presenza di sorgenti artificiali presso strutture industriali. In questo ambito ARPA effettua controlli sugli impianti sia in funzione che dismessi per verificare l’assenza di irraggiamento indebito. In tutti gli interventi di controllo effettuati non si sono mai riscontrate situazioni di pericolo.

Relativamente alle radiazioni non ionizzanti (NIR –Non Ionizing Radiation) le sorgenti oggetto di controllo non sono sorgenti naturali, ma sono sorgenti di origine antropica (in particolare,

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elettrodotti, linee elettriche e cabine di trasformazione) che funzionano alla frequenza di 50 Hz e impianti di comunicazione elettronica (telefonia, radio, TV, ...) che operano a frequenze più elevate (radiofrequenze, 100 kHz -300 GHz). Attualmente risultano presenti sul territorio di competenza della A.S.S. 5 Bassa Friulana 26 linee ad alta e altissima tensione (3 a 380 kV, 1 a 220 kV e 22 a 132 kV) e 241 impianti a radiofrequenza.

Relativamente alle misure di campo di induzione magnetica a frequenza di rete, si osserva che solo nel 6% circa delle 90 misure considerate è superato il valore di attenzione di 10 T; tali punti però risultano aree a permanenza non superiore alle 4 ore giornaliere per i quali il limite da applicare è 100 T. Relativamente invece alle misure di campo elettrico a radiofrequenza, si evidenzia che non vi sono superamenti del valore di attenzione dei 6 V/m in nessuno dei punti misurati e che il 70% delle misure risultano inferiori alla soglia di sensibilità dello strumento di misura.

Negli ultimi anni, nel territorio della Bassa Friulana, in linea con quanto accaduto negli altri territori della Regione, sono aumentate le richieste di pareri preventivi nella valutazione dell’impatto acustico prodotto da nuove sorgenti sonore di attività e/o infrastrutture viarie o da sorgenti funzionanti all’aperto per attività a carattere temporaneo (sagre, concerti, cantieri). Nel 2009 sono state effettuate n. 7 indagini fonometriche, a seguito di esposti della popolazione. Il Comune che maggiormente evidenzia delle criticità da un punto di vista acustico è Lignano Sabbiadoro, in virtù della notevole attività che si concentra nel corso dei mesi estivi (n. 3 indagini nel 2009, con oltre 10 richieste pervenute al Dipartimento di Udine).

Acque superficiali e marine: potabilità e balneabilità

Il territorio della Bassa Friulana, ricco di acque superficiali e profonde, risente della pressione antropica del territorio a monte, in particolare dell’uso intensivo dell’agricoltura, dei centri urbani e del loro sistema di depurazione dei reflui, delle zone industriali, delle cave e delle discariche.

Nelle acque di risorgiva e nei pozzi della Bassa Friulana si rinvengono concentrazioni significative, e a volte elevate, di nitrati e pesticidi, che creano direttamente problematiche ambientali, quali l’eutrofizzazione delle lagune e del mare, e indirettamente alla salute umana. Un’acqua con concentrazioni significative di erbicidi non può essere potabile. I danni all’ambiente dipendono poi dalla composizione chimica della sostanza. Un esempio è l’atrazina, un diserbante dalla dubbia cancerogenicità, proibito in Italia dal 1992. Per la sua parziale solubilità in acqua e la capacità di legarsi ai colloidi del terreno, lo si ritrova ancora nelle acque di falda, degradato a desetilatrazina, in concentrazioni significative, anche se in lento e continuo calo. I fertilizzanti e gli scarichi domestici arricchiscono le risorgive di nitrati e fosfati e sono causa della proliferazione di macrofite acquatiche, ossia di quei vegetali che crescono in fiumi e rogge, che sono il substrato naturale per la proliferazione larve acquatiche di insetti tra cui i Simulidi. Essi da qualche decennio causano non pochi fastidi alle popolazioni di Pocenia, Rivignano e comuni limitrofi, e la loro diffusione viene contenuta con una lotta biologica che ha un costo significativo per le casse comunali e regionali, ma che non risolve il problema alla radice. Anche le grandi industrie, le zone artigianali e le discariche disseminate nel territorio dell’alta pianura costituiscono una pressione ed un potenziale pericolo per le acque sottostanti. Metalli pesanti, solventi ed altre sostanze pericolose devono essere monitorati nelle acque della Bassa perché purtroppo non mancano le situazioni di rischio. Alcune, come quella del cromo esavalente, sono conosciute, ma è necessario vigilare perché non ne succedano di nuove.

Rispetto alle acque destinate alla balneazione, le nove stazioni localizzate lungo il litorale della provincia di Udine, hanno presentato concentrazioni di enterococchi intestinali sempre inferiori ai

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limiti normativi che identificano la condizione di eccellenza per la balneazione, con massimi registrati in maggio in prossimità delle bocche di porto di Sant’Andrea e di Lignano Sabbiadoro.

Escherichiacoli presenta concentrazioni sempre rientranti nel limite per l’eccellenza per le acque destinate alla balneazione. Le concentrazioni massime si rilevano a maggio e si mantengono modeste e comunque entro i suddetti limiti, nei successivi mesi. Le concentrazioni microbiologiche relativamente elevate di maggio sono probabilmente imputabili alle elevate precipitazioni di quel mese, che hanno comportato un notevole apporto di acque dolci provenienti dal bacino di scolo della Laguna di Marano e di Grado, acque che recapitano cariche batteriche di origine antropica più elevate di quelle rinvenibili nelle acque salate e salmastre.

Le concentrazioni modeste di E. coli osservabili a maggio sono probabilmente imputabili alla presenza turistica di questi mesi. Per il controllo dell’eutrofizzazione in alcune aree costiere più sensibili sono stati eseguiti mensilmente da aprile i campionamenti per le analisi di fitoplancton. I risultati non hanno evidenziato fioriture microalgali, ad eccezione di quella segnalata ai primi di giugno nel Porto canale di Monfalcone.

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1.2 - I BISOGNI DELLA POPOLAZIONE

Introduzione

Una strategia efficace di welfare (nella risposta ai bisogni della comunità) nasce da un incontro tra i bisogni emergenti della comunità e la risposta che i servizi stessi possono offrire nell’immediato ed in prospettiva.

Il piano di zona, quale strumento che programma ed indirizza le strategie di risposta ai bisogni del territorio, ha il preciso compito di individuare tali necessità, attraverso una analisi quanto più precisa delle caratteristiche socio-economiche del territorio e della sua popolazione, viste anche attraverso i trend delle richieste rilevate dai servizi.

In tale ottica è utile un’analisi dei nuovi bisogni emersi dall’interazione dinamica tra la struttura sociale del territorio e la sua economia, così come possono essere letti e rilevati dai servizi stessi, i quali si interrogano su come ottimizzare il loro ruolo nel contesto in cui vanno ad operare al fine di dare risposte puntuali ai bisogni.

I Servizi sociali e socio-sanitari non lavorano solamente sugli individui, quanto sulle interazioni tra questi ed il loro contesto di vita, la loro famiglia, la loro città, i loro gruppi di riferimento, e questo al fine di poter gettare lo sguardo sul futuro e sulle esigenze che porrà; per questo motivo devono intersecare le tendenze delle caratteristiche sociali ed economiche della popolazione con le richieste emergenti, richieste che sembrano avere avuto un incremento positivo in questi ultimi anni, al fine di ipotizzare motivazioni e dinamiche che possono essere alla base di tali trasformazioni della domanda.

Sul territorio dell'Ambito di Latisana è stata effettuata un’analisi delle caratteristiche demografiche e sociali prevalenti, e delle loro probabili evoluzioni future, ed è stata confrontata con i bisogni espressi dal territorio; gli elementi emersi hanno permesso di avanzare delle interpretazioni che potessero pianificare degli interventi per incrociare la futura domanda di welfare.

La crisi economica che ha colpito l’Italia nel 2008, ha avuto conseguenze anche in campo sanitario11. Più specificatamente, agendo sui redditi della popolazione, ha inciso sulla spesa sanitaria privata, modificando le abitudini degli italiani (es. vengono rimandati interventi ritenuti procrastinabili; le famiglie meno abbienti riducono i consumi soprattutto in termini di farmaci e diagnostica). L’idea dunque che la crisi, facendo diventare tutti più poveri, svolga un’azione livellante, è solo apparente: si riducono le differenze nei consumi ma l’impatto della spesa sanitaria sui bilanci famigliari resta stabile.

Infine, ed in generale, dovrebbero cambiare anche alcune prassi consolidate nella gestione e nell’erogazione dei servizi: bisognerebbe tendere ad un approccio che mette al centro l’utente e i suoi bisogni, che integra le diverse aree di valutazione che insistono su un medesimo caso, che favorisce la partecipazione di tutti gli stakeholder del sistema (es. industriali, politici, professionisti, etc.).

11 “VII rapporto Sanità CEIS”.24

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Analisi demografica

L'elemento fondamentale dell’analisi è rappresentato dallo squilibrio demografico del territorio (comunque in linea con la situazione nazionale) che comporterà gravi ricadute sul piano socio-economico.

Si evidenzia come la crescita della popolazione sia stata maggiore, nel quinquennio 2006-2010, del resto del territorio regionale.

La distribuzione della popolazione per fasce d’età risulta sbilanciata su quelle comprese tra i 35 ed i 64 anni; va rimarcato che l'invecchiamento della popolazione risulta essere minore che nel resto della Regione.

Tale distribuzione, sul versante dei bisogni, prospetta in un futuro a breve termine un incremento delle fasce d’età a maggiore richiesta assistenziale, nello specifico quella over 65 sarà numericamente molto consistente e graverà pesantemente sui servizi sociali, sanitari ed integrati.

Sul versante delle nascite il decremento rilevato è compensato, nel medio e lungo termine, dall'apporto delle popolazioni immigrate, che permetteranno un mantenimento almeno costante del tasso di natalità attuale.

A fronte del bisogno emerso sul territorio, così come lo si può rilevare tramite la cartella sociale, vanno mantenuti i servizi ad oggi in atto, rappresentati per esteso nel capitolo 1.3 del Profilo di Comunità.

Analisi della domanda

Una raccolta di dati basata sui tempi di attesa per accedere ai servizi offerti al territorio sia in campo sociale, sia integrato, ha fatto emergere i seguenti elementi significativi.

Area anziani

Vista la consistente incidenza degli anziani sul totale della popolazione, si è ritenuto opportuno approfondire il numero di domande di accoglienza nelle 2 strutture protette aventi sede nel territorio, al fine di valutare la capacità di risposta a questo tipo di esigenza. Incrociando i dati relativi alle liste di attesa ne emerge che, a giugno 2012, a fronte di una disponibilità complessiva di 208 posti, le persone in attesa sono 145 (11 delle quali in lista in entrambe le strutture). Tale lista di attesa sale a 195 unità se si calcolano anche i soggetti residenti nei Comuni dell’Ambito Distrettuale ed accolti in strutture esterne allo stesso territorio.

Sul territorio è presente anche la struttura comunale di Rivignano, riclassificata come Casa Albergo per donne parzialmente autosufficienti (ex IPAB per donne sole e bisognose di assistenza). Al momento non c’è lista d’attesa e, dei 21 posti disponibili, 4 risultano non occupati.

Il numero di assunzioni con contratto di “lavoro domestico” riferito a cittadini domiciliati nell’Ambito distrettuale 5.2 ha avuto un picco nel 2009 (402). Benché il numero si sia ridotto negli anni successivi, rimanendo al di sotto delle 300 unità, si segnala che tra il 2010 e il 2011 i contratti di “lavoro domestico” sono aumentati di 45 unità (287)12.

Seppur la pressione sulle strutture protette va riequilibrandosi con l’implementazione della domiciliarità (si veda il paragrafo riferito alle cure domiciliari), si propone per le situazioni più critiche un incremento dell’offerta di 20 posti letto per situazioni ad alta intensità assistenziale,

12 I dati sono stati gentilmente messi a disposizione dall’Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia di Udine.25

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tenuto conto anche dell’invecchiamento progressivo della popolazione anziana e dell’incremento soprattutto della popolazione ultra ottantenne.

Nell’ottica del sostegno alla domiciliarità, sono attivi sul territorio due centri semi-residenziali: uno a Latisana per non-autosufficienti ed uno a San Giorgio di Nogaro per e non autosufficienti; entrambi possono ospitare fino a 15 persone.

Nell'area del sostegno all'autonomia si colloca il contributo del F.A.P. (fondo per l'autonomia possibile – risposta atta a limitare l'istituzionalizzazione), rispetto al quale c'è una lista d'attesa, ad oggi, di circa 80 unità.

Nel campo dell’assistenza agli anziani non sono emerse altre liste d’attesa significative.

A fronte di una promozione di stili di vita corretti per ritardare l'inserimento in struttura delle persone anziane si fronteggia il bisogno di assistenza sostenendo la domiciliarità; in tale ottica si pongono le varie iniziative che vogliono incrementare le risorse disponibili per un’assistenza a domicilio il più prolungata possibile, favorita sia da un’assistenza sia pubblica, sia privata (S.A.D., A.D.I., F.A.P., trasporti, pasti, assistenti familiari, ecc...).

La spesa per gli anziani non autosufficienti rimane la spesa maggiormente incomprimibile per le famiglie italiane13. Come si è già evidenziato, le sfide connesse a questo fenomeno sono: la necessità di applicare un approccio integrato, sanitario e sociale, per affrontarlo al meglio soprattutto nell’ottica della sostenibilità futura dei costi derivanti da una popolazione che invecchia e, in secondo luogo, la necessità di individuare una definizione più rigorosa delle innumerevoli situazioni che esso può comprendere.

Ovviamente, l’invecchiamento della popolazione apre questioni che vanno al di là della condizione di non autosufficienza: prevenzione, educazione a stili di vita sani, eque possibilità di «beneficiare dei vantaggi dell’allungamento della vita e di pagarsi la copertura dei propri “rischi di vecchiaia”».

Area minori

Al 31 dicembre 2011 i minori presenti nell’Ambito distrettuale erano complessivamente 8.848 (+775 rispetto al 2004). Sempre alla stessa data i minori in carico al S.S.C. sono 396 pari al 22% dell’utenza complessiva e al 4,5% della popolazione residente: un dato costantemente in crescita rispetto agli anni precedenti. In particolare si rileva un aumento dei minori disabili con certificazione di gravità, delle situazioni ad elevata conflittualità familiare, di violenza in famiglia e di fragilità genitoriale.

a. Minori disabili

Tra il 2009 e il 2011 il numero dei minori certificati L. 104/92 è costantemente aumentato. Nel 2011, sono stati registrati 129 minori certificati (+19% rispetto all’anno precedente). Tra di essi prevalgono i maschi, il cui numero è oltre il doppio rispetto a quello delle femmine. Si tratta soprattutto di bambini e ragazzi in età scolare: l’80% circa di essi ha tra i 6 e i 17 anni. Dai dati relativi all’ultimo biennio emerge un aumento significativo dei servizi educativi ed assistenziali a favore dei minori disabili, in particolare in contesto scolastico, dove si registra, tra l’altro, una presenza inadeguata di insegnanti di sostegno, rispetto al bisogno (Tabb. 42, 43, 44).

Anche nel settore clinico/riabilitativo si avvertono delle carenze, atteso che i tempi di attesa del servizio Équipe Multidisciplinare Territoriale (E.M.T.) vanno dai 45 giorni per le situazioni di alta priorità fino agli 8 mesi per le situazioni di medio-bassa priorità. Tali tempi di attesa acquistano

13 “VII rapporto Sanità CEIS”.26

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maggior peso se consideriamo il fatto che l’utenza in questione è costituita da persone in età evolutiva, per cui è necessario intervenire precocemente. Contestualmente va rilevato un cospicuo ricorso all'associazione “La Nostra Famiglia”, il cui centro diurno, infatti, è frequentato quotidianamente da n. 12 minori dell'Ambito (anno 2011) in età pre-scolare e scolare. L’andamento della situazione pone inevitabilmente la necessità di ridefinire le modalità di coordinamento ed integrazione degli interventi tra le istituzioni coinvolte nel garantire l’integrazione scolastica dei minori disabili, sia in merito allo sviluppo di strategie alternative ed adeguate ai bisogni emergenti a sostegno della futura integrazione sociale dei giovani disabili.

b. Minori e famiglie multiproblematiche

La presenza sul territorio di un’équipe (E.I.T.M.F.), attiva nel rilevare ed affrontare le situazioni di violazione della tutela dei minori, è lo strumento principe che permette di dare una risposta efficace e specializzata in questo campo complesso, predisponendo dei progetti personalizzati a fronte delle situazioni di maltrattamento, abuso, violenza assistita e trascuratezza grave. Dal 2008 i minori trattati (dato di flusso), vittime di violenza, sono così rappresentati:

Tipologia violenza 2008 2009 2010 2011Grave trascuratezza 23 31 26 20Violenza assistita 4 13 8 6Maltrattamento 10 8 15 15Abuso 11 10 7 7

Totale 48 62 56 48Fonte: Dati Ambito Distrettuale 5.2

Negli ultimi anni gli episodi di violenza assistita rappresentano un fenomeno in aumento. Si tratta di situazioni in cui il minore si trova ad essere spettatore di episodi di violenza nell’ambito di una conflittualità parentale elevata. Non si registra una particolare incidenza degli stranieri.

I minori vittime di violenza sono stati così collocati:

Tipologia collocamento 2008 2009 2010 2011Famiglia 25 31 26 15Affidamento extrafamiliare 3 3 7 8Comunità 18 26 17 22Adozione/affidamento preadottivo

2 2 6 3

Totale 48 62 56 48Fonte: Dati Ambito Distrettuale 5.2

Nel corso del 2011 sono stati inseriti in comunità n. 27 (dato di flusso) minori in carico ai S.S.C.: di questi n. 22 sono stati presi in carico dall’E.I.T.M.F. Tra i minori inseriti in comunità n. 5 sono disabili ovvero certificati ai sensi della L. 104/92. Tuttavia il collocamento in comunità è dovuto a problematiche relazionali e familiari e non alla disabilità.

L’affidamento extra-familiare e il collocamento in comunità è avvenuto nella maggioranza dei casi a seguito di provvedimento giudiziale. Infatti nel 2011 si rilevano solo n. 3 situazioni di inserimento in comunità con il consenso dei genitori, mentre non si registra alcun affidamento extra-familiare consensuale.

Per alcuni minori adolescenti, anche sintomatici, per cui non è possibile ipotizzare un rientro in famiglia, la permanenza comunitaria non appare essere la più indicata, e si renderebbe necessaria la creazione di percorsi di affiancamento ed accompagnamento all’età adulta alternativi, soluzioni che si avvicinano maggiormente a delle forme innovative di affidamento familiare che possano coinvolgere risorse diverse dalla famiglia tradizionalmente concepita oppure delle forme di accoglienza anche semi-residenziale caratterizzate da notevole flessibilità, forte valenza educativa

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e “vicinanza” ai luoghi di vita, al fine di favorire la permanenza in famiglia e sostenere il minore nel suo percorso individuale.

Negli ultimi tre anni i casi di affidamento famigliare sono andati progressivamente crescendo (9 casi nel 2011).

Si evidenziano realtà genitoriali ove si profila la necessità di adottare percorsi di affiancamento di madri con bambino che le accompagnino sino all’autonomia dei figli stessi, in quanto se da una parte non è probabile un recupero dell’autonomia genitoriale, dall’altra non si rilevano gli estremi per una separazione della coppia madre-figlio. Per tali situazioni è necessario prevedere degli interventi psico-educativi della durata di diversi anni con un notevole impegno di risorse da parte dei servizi sociali e sanitari.

c. Minori stranieri

Nell’anno scolastico 2010/2011 i minori stranieri iscritti nelle scuole dell’Ambito Distrettuale di Latisana sono 491 (10,1% del totale degli iscritti), 225 dei quali sono nati in Italia. Si è trattato principalmente di alunni delle scuole primarie (46,4%) e delle scuole secondarie di primo grado (28,3%). Nell’a.s. 2004/2005, i minori stranieri iscritti nelle scuole dell’Ambito Distrettuale di Latisana erano 284, con un’incidenza del 5% sul totale degli iscritti. Anche in questo caso, si trattava principalmente di alunni delle scuole primarie (42%) e delle scuole secondarie di primo grado (28,5%) (Tab. 46 e 47 Allegato).Il numero di minori stranieri non accompagnati ha toccato le 16 unità nel 2009. Nel 2008 e nel 2010 il loro numero è stato inferiore alle 10 unità. Nel 2011 sono scesi a n. 5 unità, di cui solo un minore è stato accolto per l'intero anno presso la comunità “Civiform” di Cividale del Friuli con cui l'Ambito distrettuale di Latisana ha in atto una Convenzione per l'accoglienza di minori stranieri non accompagnati.Nel corso del 2011 sono stati accolti anche n. 3 minori nell'ambito del progetto emergenza umanitaria “Nord Africa” finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Nel corso degli anni il numero dei minori stranieri non accompagnati è andato diminuendo; spesso i minori, una volta inseriti in comunità, non si trattengono a lungo, pertanto solo con alcuni di loro si è riusciti ad realizzare un progetto di sostegno fino all'età adulta ai fini di un'integrazione sociale e lavorativa.Rispetto alla casistica in carico ai Servizi Sociali dei Comuni l'incidenza dei minori stranieri è del 10%; tale dato, in linea con quello dei minori residenti, non rappresenta un carico assistenziale eccezionale.

L’Ambito distrettuale dispone di 14 strutture che forniscono servizi per la prima infanzia, per un totale di 264 posti. Ciò significa che questo tipo di servizi copre potenzialmente il 19% dei minori di 0-2 anni presenti sul territorio. Ad ogni modo, solo poco più della metà dei posti disponibili sono effettivamente coperti14 (Tab. 1). Tra il 2007 e il 2010, è aumentata la capacità ricettiva degli asili nidi (ma dei servizi per la prima infanzia in generale, presenti sul territorio) (+44 posti) (Tab.49 Allegato). Per contro, nel suddetto periodo, il numero dei bambini di età compresa tra i 0 e i 2 anni è diminuito (-46 bambini) 15.

14 Il fatto che i posti disponibili non vengano coperti completamente può essere attribuito alla presenza di una forte rete famigliare di sostegno, retta troppo alta o bassa occupazione femminile.15 Nel leggere i dati sugli asili nido, vanno tenuto presente che:

• fino al 2010 i dati venivano rilevati al 30 ottobre dell'anno di riferimento, questo poteva comportare una sot-tostima degli iscritti per i tempi di inserimento. 2010 e 2011 registrano invece n° iscritti al 31/12/11

• I dati riguardano i soli servizi di NIDO (anche nido integrato alla scuola dell'infanzia, anche per gli anni 2007, 2008 e 2009 sono state scorporate le sezioni primavera.

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Tabella 1 – Totale servizi prima infanzia. Anno 2010

Totale servizi 0-3 anni

Tot. Capacità ricettiva

Servizi prima infanzia

Tot. Iscritti Servizi prima

infanzia

Popolazione Minori 0-3

anni

% copertura potenziale dei

servizi

% iscritti /popolazione

0-3 anni

Ambito 14 264 153 1.392 19,0 11,0Provincia 134 3.181 2.370 13.347 23,8 17,8Regione 288 7.547 6.596 31.381 24,0 21,0

Fonte: Dati OPS della Provincia di Udine

Minori iscritti alle scuole di ogni ordine e grado16

Con riferimento all’a.s. 2011/2012 si segnala che, rispetto all’a.s. 2004/2005, il numero di minori iscritti alle scuole dell’Ambito Distrettuale è cresciuto17: +6,5% alle scuole primarie (per un totale di 2.324 iscritti), +2,6% alle secondarie di primo grado (per un totale di 1.366 iscritti) e +0,8% alle secondarie di secondo grado (per un totale di 791 iscritti) (Tab. 50 Allegato).

Anche il numero di alunni stranieri iscritti nelle scuole dell’Ambito Distrettuale è cresciuto negli anni. Durante l’a.s. 2004/2005, erano stranieri il 5,5% degli alunni delle scuole primarie, il 6,1% degli alunni delle scuole secondarie di primo grado e il 4,2% degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Le percentuali sono cresciute nell’a.s. 2011/2012: gli stranieri hanno rappresentato infatti l’11,1% degli alunni delle scuole primarie, il 10,8% delle scuole primarie di primo grado e l’11,1% delle scuole secondarie di secondo grado (Tab. 46 Allegato).

Nel 201018, i minori di età compresa tra i 6 e i 16 anni sono 5.255. I minori che per l’a.s. 2010/2011 risultano iscritti alle scuole dell’Ambito distrettuale sono 4.87219 Nel 2004 i minori di età compresa tra i 6 e i 16 anni erano 4.894, quelli che risultavano iscritti alle scuole dell’Ambito distrettuale erano 5.700.

Area Marginalità

In stretta relazione con l'attuale panorama di crisi economica, le situazioni di povertà da parte di singoli e nuclei familiari hanno registrato un aumento di situazioni in carico rispetto alle quali è spesso difficile prevedere un'uscita dal circuito assistenziale entro i 12 mesi, periodo previsto dalla normativa del Fondo di Solidarietà Regionale. Molte delle situazioni in carico, sia italiane che straniere, si trovano a dover fronteggiare lo stato di precarietà con interventi temporanei e poco

• Il dato relativo alla capacità ricettiva può essere lievemente diverso da un anno, all'altro a seconda dell'indi-cazione di rilevare o meno i posti di "overbooking".

16 I dati presentati in questa sezione sono stati gentilmente messi a disposizione dall’Osservatorio delle politiche sociali della Provincia di Udine17 Vengono considerati i frequentanti la data di estrazione è luglio 2012, il numero complessivo degli iscritti si discosta pertanto leggermente da quello registrato come iscrizioni. Mancano, come si vede, i dati relativi alle scuole dell’infanzia.18 Il 2010 è, al momento della scrittura del presente documento, l’ultimo anno per cui è possibile reperire il dato relativo ai minori di età compresa tra i 6 e i 16 anni.19 Nel leggere il dato relativo all’a.s. 2010/2011 va tenuto conto che i dati, raccolti dal MIUR-SIDI ed elaborati dall’Osservatorio Politiche Sociali della Provincia di Udine, si riferiscono al 90% degli iscritti nelle scuole dell’Ambito Distrettuale. Il periodo di raccolta è stato settembre-marzo 2011. I dati forniti dall’USR sono estratti da un data base Miur che, per l’anno di riferimento, non è esaustivo rispetto a tutte le scuole del territorio: nello specifico, il tecnico dell’Osservatorio Politiche sociali ha riscontrato una sottostima del dato relativo alla scuola dell’infanzia per l’Ambito 5.2 (non risultano censite 2 scuole dell'Infanzia, a Marano Lagunare e Torviscosa) e sia quello relativo alle scuole secondarie di secondo grado in quanto non risultano censite quelle di Latisana.

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risolutivi, se non nel breve periodo. I progetti di sostegno sono per la maggior parte concentrati sul soddisfacimento delle esigenze di base (sussistenza, pagamento di bollette ed affitto), e su una non meglio precisata ricerca del lavoro. E' ragionevole pertanto prevedere interventi che possano effettivamente sostenere un processo di aiuto dall'uscita dalla povertà verso l'autonomia e l'autosufficienza economica, favorito dalla presenza di reali opportunità di impiego. Per essere concrete, queste devono necessariamente trovare attuazione in forme alternative e complementari rispetto a quelle tradizionali; in tal senso, progetti di formazione in situazione, attivazione di accordi con la cooperazione sociale, percorsi personalizzati sviluppati in concerto con il Centro per l'Impiego, il Centro per l'Orientamento ed i servizi dell'A.S.S. n. 5 possono rappresentare opportunità per soluzioni innovative adeguate allo scenario attuale. Contesti dedicati, come ad esempio quello già avviato grazie al progetto “Fattoria Sociale Volpares”, possono ulteriormente favorire questi processi.

Nel corso del 2010 nel territorio distrettuale di Latisana sono state attivate 177 borse lavoro, per la maggior parte dai servizi sociali. Il S.S.C. ha infatti attivato 71 borse socioeducative nel 2010 e 74 nel 2011 per una spesa superiore a € 210.000/anno, confermandosi come uno dei SSC provinciali e regionali che fa più ricorso a tale strumento (Tab. 2).

Tabella 2 - Persone in "Borsa Lavoro" nel 2010 per territorio di residenza e per tipologia di strumento utilizzato

Fonte: Elaborazione su Dati OPS Provincia di Udine

La crisi economica, evidenziata nel paragrafo “Il mercato del lavoro”, trova conferma anche nell’aumento degli interventi effettuati attraverso:

Tipologia intervento 2010 2011Contributi economici 110 124Borse socioeducative 71 74Interventi Fondo Solidarietà Reg.le 189 209Abbattimento canoni locazione 273 375Carta famiglia energia elettrica 1.292 1.332Carta famiglia riscaldamento 898 1.217

Fonte: Dati Ambito Distrettuale 5.2

Alcune situazioni in carico ad elevata complessità, e pertanto gestite in collaborazione con i servizi specialistici dell'A.S.S. n. 5, evidenziano la necessità di risposte in termini di accoglienza differenziate rispetto alle tradizionali comunità terapeutiche o educative per giovani o adulti. Nell'ordine di grandezza di poche unità, la soluzione è stata spesso trovata al di fuori dal territorio dell'Ambito (e della stessa A.S.S. n. 5); si rende pertanto necessario investire su forme di accoglienza per tali situazioni atte a favorire, anche grazie alla vicinanza territoriale, un processo di reinserimento più efficace.

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Politiche giovanili

La conoscenza delle esigenze del mondo giovanile del territorio dell'Ambito è stata approfondita con la presenza degli operatori a livello locale e grazie ad una recente indagine sviluppata in partnership con il Centro Interdipartimentale di Ricerca sul Welfare dell'Università di Udine, condotta nel periodo dicembre 2010 – luglio 2011. La ricerca, che ha coinvolto oltre 2.000 persone da tutti i Comuni dell'Ambito ha fatto emergere la necessità di sostenere i processi di responsabilizzazione, di autonomizzazione e di supporto nella costruzione di una reale prospettiva lavorativa. Le difficoltà legate all’attuale momento di crisi economica sollecita i giovani, le istituzioni ed i soggetti del territorio a percorrere nuove strade per uno sviluppo economico che possa trovare - proprio nei giovani - idee, proposte ed energie per la crescita della comunità. Nel contempo è necessario mantenere una presenza degli enti locali nelle politiche giovanili al fine di promuovere stili di vita sani per contrastare fenomeni di devianza, marginalità ed esclusione sociale.

Famiglia

Quest'area, che si caratterizza da sé per essere traversale, necessita di una riflessione specifica che porti le istituzioni ed i servizi a porsi effettivamente al fianco delle famiglie, andando a sviluppare interventi non solo di supporto e sostegno, ma anche di promozione della famiglia, nell'ottica della partecipazione e della sussidiarietà. L'evidenza di quanto sia necessario investire in questa direzione emerge in modo significativo da alcuni dati: un costante calo di nascite (saldo naturale tra – 40 e – 152 nel periodo tra il 2006 ed il 2010), la frammentazione del nuclei familiari (da 2,55 componenti per nucleo nel 2001 al 2,32 nel 2010), una piramide demografica che si riduce sempre più nelle classi d'età più basse e si allarga progressivamente nell'età anziana rendendo improbabile una situazione di equilibrio nel breve periodo. Il numero medio di figli per donna (1,5 anziché 2,0) è fra l'altro anche a livello nazionale ben lontano dall'assicurare il ricambio tra le generazioni e da quanto effettivamente desiderato dalle donne stesse. L'aumento della presenza di stranieri non rappresenta in sé una soluzione all'inverno demografico20. L'investimento a favore della famiglia si deve poi coerentemente affiancare a ciò che può facilitare corretti stili di vita, coesione e benessere delle famiglie; la conseguenza a medio e lungo termine si dovrà esprimere in una diminuzione delle famiglie problematiche e delle situazioni in carico ai servizi.

20 Questi ed altri dati a livello nazionale sono ben riassunti nell'intervento del prof. G. Blangiardo in occasione dei convegni sulla famiglia promossi dall'Ambito nel 2011 (cfr. “La famiglia è come te – formare e promuovere le famiglie per il benessere della comunità locale”, atti del percorso, volume a cura dell'Ambito distrettuale di Latisana, luglio 2012).

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1.3 - I SERVIZI E LE RISORSE DISPONIBILI

1.3.1 Gli interventi e i servizi sociali, sanitari e sociosanitari

Di seguito verranno riportati i principali servizi e interventi attivi sul territorio, suddivisi per aree di intervento. Per un quadro completo e dettagliato delle risorse disponibili, si rimanda all’Allegato - Nomenclatore degli interventi e dei servizi1.3.1.1 Area minori

L’Ambito Distrettuale si pone come obiettivo la prevenzione, il trattamento e il superamento delle situazioni a rischio di emarginazione e delle condizioni di disagio, disadattamento e devianza.I servizi/prestazioni delegati all’Ambito sono:

contributi economici per il sostegno e affidamento famigliare, nonché per il mantenimento del figlio minore, per l’abbattimento delle rette dei nidi, per le famiglie numerose, per i servizi scolastici (F6; F9; F16-1; F10; F8-1);accoglienza in Comunità per minori e/o genitore con minori (A3-1);attività di supporto alla genitorialità (A6);Servizio Educativo e/o assistenziale scolastico e territoriale rivolto a soggetti in età evolutiva, disabili, realizzato a scuola e/o nei loro ambienti di vita (C1);

Sono presenti sul territorio servizi di supporto alle famiglie con minori, quali:

Servizi per la prima infanzia

L’Ambito distrettuale dispone di 14 strutture che forniscono servizi per la prima infanzia, per un totale di 264 posti. Ciò significa che questo tipo di servizi copre potenzialmente il 19% dei minori di 0-2 anni presenti sul territorio. Ad ogni modo, solo poco più della metà dei posti disponibili sono effettivamente impegnatii21 (Tab. 1). Tra il 2007 e il 2010, è aumentata la capacità ricettiva degli asili nidi (ma dei servizi per la prima infanzia in generale, presenti sul territorio) (+44 posti) (Tab.49 Allegato). Per contro, nel suddetto periodo, il numero dei bambini di età compresa tra i 0 e i 2 anni è diminuito (-46 bambini) 22.

Tabella – Totale servizi prima infanzia. Anno 2010

Totale servizi 0-3 anni

Tot. Capacità ricettiva

Servizi prima infanzia

Tot. Iscritti Servizi prima

infanzia

Popolazione Minori 0-3

anni

% copertura potenziale dei

servizi

% iscritti /popolazione

0-3 anni

Ambito 14 264 153 1.392 19,0 11,0Provincia 134 3.181 2.370 13.347 23,8 17,8Regione 288 7.547 6.596 31.381 24,0 21,0

Fonte: Dati OPS della Provincia di Udine

21 Il fatto che i posti disponibili non vengano coperti completamente può essere attribuito alla presenza di una forte rete famigliare di sostegno, retta troppo alta o bassa occupazione femminile.22 Nel leggere i dati sugli asili nido, vanno tenuto presente che:

• fino al 2010 i dati venivano rilevati al 30 ottobre dell'anno di riferimento, questo poteva comportare una sottostima degli iscritti per i tempi di inserimento. 2010 e 2011 registrano invece n° iscritti al 31/12/11

• dati riguardano i soli servizi di NIDO (anche nido integrato alla scuola dell'infanzia, anche per gli anni 2007, 2008 e 2009 sono state scorporate le sezioni primavera.Il dato relativo alla capacità ricettiva può essere lievemente diverso da un anno, all'altro a seconda

dell'indicazione di rilevare o meno i posti di "overbooking".32

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1 Centro per genitori e bambini di età 0-3 anni “Tempo per la famiglia”(G2);2 centri diurni estivi (G4);laboratori per l’infanzia in tutti i Comuni dell’Ambito Distrettuale (G5);centri di aggregazione/sociale per i giovani e alcuni progetti per le politiche giovanili (Ritrovo diurno - Sensibilizzazione e promozione dell’agio per ragazzi e giovani) in 10 Comuni dell’Ambito Distrettuale (G-6).

1.3.1.2 Area anziani

L’Ambito Distrettuale si pone come obiettivi il mantenimento della persona presso il proprio domicilio e la valorizzazione della persona, attraverso principalmente questi servizi/interventi:

1 servizio di assistenza domiciliare e pasti a domicilio (D1; D2; D6);2 Servizi di prossimità e buon vicinato svolti da 3 associazioni in 2 comuni dell’Ambito

Distrettuale (D3);•trasporto sociale (accanto ai servizi direttamente attuati dall’Ambito Distrettuale, sono disponibili sul territorio alcuni servizi che fanno capo ad enti diversi aventi sede nel territorio) (E2);•telesoccorso e teleassistenza, numero verde Televita (D4);•Contributi regionali a sostegno delle persone non autosufficienti (D5; F4);•Contributi e integrazioni a rette per prestazioni residenziali (F9);•Contributi per l’abbattimento delle rette per l’inserimento di anziani non autosufficienti presso centri semi-residenziali (F7; F8-2).

Sono inoltre presenti sul territorio:

a)2 centri diurni (G3);b)diversi centri diurni estivi (G4).

1.3.1.3 Area disabili

L’orientamento adottato dall’Ambito Distrettuale è volto a promuovere e sostenere la permanenza nella propria famiglia e la sua integrazione sociale in un’ottica di sicurezza e uguaglianza sociale.

I servizi/interventi delegati all’Ambito sono:

•borse sociali per l’inserimento lavorativo in contesti lavorativi presso Enti pubblici, privato sociale o altre imprese private, di minori, giovani e adulti (C3);3 Fondo devianza (C7);4 diversi contributi economici (es. F.A.P.; S.A.P; Fondo gravissimi) (D5; C4; F4);5 trasporti individuali (in parte attuati direttamente da enti e associazioni presenti sul territorio)

(E3);6 Servizio di sostegno per percorsi educativi o assistenziali rivolti alle persone disabili (SAP)

(D1);

Ulteriori servizi a favore dei disabili sono:

−Struttura operativa "Età evolutiva e disabilità" (EED) (A-10 SAN);−contributi A.N.M.I.L (F15);−SIL (C3).

Le seguenti strutture dedicate (G3): −5 centri diurni ;−1 struttura residenziale per l’accoglienza di minori e disabili (H1).

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1.3.1.4 Area adulti, disagio generalizzato

I principali servizi/interventi attivi sul territorio al fine di sostenere le persone in difficoltà e le rispettive famiglie e a contrastarne l’emarginazione sono:

Nel corso del 2010 nel territorio distrettuale di Latisana sono state attivate 177 borse lavoro, per la maggior parte dai servizi sociali. Il S.S.C. ha infatti attivato 71 borse socioeducative nel 2010 e 74 nel 2011 per una spesa superiore a € 210.000/anno, confermandosi come uno dei SSC provinciali e regionali che fa più ricorso a tale strumento (Tab. 2).

Tabella 2 - Persone in "Borsa Lavoro" nel 2010 per territorio di residenza e per tipologia di strumento utilizzato

Fonte: Elaborazione su Dati OPS Provincia di Udine

−Fondo di solidarietà regionale (F15);−Assistenza abitativa sportello casa (A2);−Contributi economici in varie forme (per cure o prestazioni sanitarie; a titolo di prestito (prestiti d'onore); per l’alloggio; a integrazione del reddito famigliare (F5; F12; F13;F14;F15).

L’offerta non istituzionale del territorio

Il territorio si contraddistingue in generale per una bassa presenza di associazionismo. Nei registri regionali sono contabilizzate 8 Associazioni di promozione sociale (A.P.S.) e 31 organizzazioni di volontariato, 27 delle quali operanti nei settore sociale.

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1.4 IL QUADRO INTERPRETATIVO

La popolazione complessiva è in costante aumento: nell’arco di 10 anni è cresciuta di 3.637 unità, pari al 6,77%. I Comuni maggiormente interessati al fenomeno sono Latisana, Lignano Sabbiadoro, Ronchis, San Giorgio di Nogaro e Rivignano, mentre quelli con il trend negativo sono Torviscosa, Marano Lagunare e Teor.

Nell’insieme si evidenzia come il territorio offra possibilità di impiego e di servizi, soprattutto legati al turismo (Lignano Sabbiadoro e Latisana) e all’industria (San Giorgio di Nogaro). Un tanto è dimostrato anche dalla costante crescita della popolazione straniera, con un tasso del 364% dal 2001, cui non fa fronte un contestuale aumento dell’utenza, che nel periodo 2008-2011 è costante (in media 120 casi/anno), ma che comunque richiede un’attenzione su una serie di tematiche sociali, che vanno dal lavoro, alla scuola, al problema “casa”, all’integrazione, alla socialità.

L’aumento della popolazione ha riguardato principalmente la fascia anziana e minorile, dunque quelle potenzialmente a più alto carico sociale: nello specifico l’incidenza dei minori è più alta di quella provinciale, mentre l’incidenza degli anziani è comunque più bassa di quella provinciale e regionale.

Da un’analisi demografica riferita al Friuli Venezia Giulia, ma che sicuramente può essere riportata alla realtà dell’Ambito di Latisana, si rileva che la popolazione invecchia di più rispetto al resto d’Italia (seconda solo alla Liguria). Un tanto è dovuto essenzialmente a due fattori:

−bassi tassi di fertilità (in futuro si prevede 1,1 - 1,4 figli per donna – 1,5 il dato nazionale – , rispetto a 2,1 degli anni ’50);

−maggiore aspettativa di vita (probabilmente nel 2050: 88,8 anni per le donne e 83,6 per gli uomini, rispetto a 83 e 78 stimata nel 2005). A questo dato si correla l’aumento delle persone viventi in condizione di fragilità.

Altro aspetto caratterizzante è la composizione familiare. Se da un lato il numero delle famiglie aumenta, dall’altro esse diventano sempre più piccole.

Infatti, di tutta evidenza è il rapido processo di nuclearizzazione delle famiglie e di cambiamenti nelle forme di convivenza (aumento dei divorzi e delle separazioni, pluralità delle forme familiari): nello specifico dell’Ambito di Latisana si passa da 2,55 componenti del 2001 a 2,32 del 2010.

Quanto sopra è sintomo di una profonda ristrutturazione interna e di difficoltà di fronteggiamento, per quanto riguarda la capacità delle famiglie in qualità di caregivers, alle domande di cura ed assistenza, provenienti, in particolare, dai soggetti anziani non-autosufficienti sempre più numerosi; come pure, per le famiglie monoparentali, farsi carico della cura ed educazione dei figli.

Sempre più numerosi sono gli interventi di supporto alla genitorialità (da 112 utenti nel 2010 a 123 nel 2011), nonché il costante rilevamento di situazioni legate all’abuso e al maltrattamento di minori, nonché a situazioni di elevata conflittualità familiare

Anche le trasformazioni del sistema produttivo dovranno essere necessariamente ed attentamente valutate, per le programmazioni future. Infatti il mondo del lavoro, in questi ultimi anni, si è caratterizzato per una maggiore flessibilità e precarietà, che ha comportato un aumento degli interventi economici di sostegno al reddito.

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La crisi produttiva di oggi comporta:

−un aumento del tasso di disoccupazione (soprattutto femminile), con conseguente povertà transitoria;

−il prevedere misure di sostegno al reddito. Nel caso specifico la Regione Friuli Venezia Giulia ha provveduto con il finanziamento dei Lavoratori Socialmente Utili (L.S.U.) ed i Lavori di Pubblica Utilità (L.P.U.), oltre che con il Fondo Solidarietà Regionale.

Di converso l’aumento della disoccupazione femminile può aver comportato un minor fabbisogno di servizi in favore della prima infanzia (nel corso del 2010 su 264 posti disponibili sono stati occupati 153, pari a meno del 60%) e dei servizi di assistenza in favore degli anziani, soprattutto con il calo di richiesta delle “badanti” (Tab. 51 Allegato).

Occorre anche evidenziare che la Bassa ha saputo reagire meglio alla crisi, perché presenta un tessuto produttivo molto differenziato (Messaggero Veneto del 14 dicembre 2011, pag. 17). Le assunzioni sono cresciute, tanto che il saldo, seppur lievemente negativo nel 2011 è comunque in diminuzione rispetto al 2009.

Persistono, d’altro canto, significative contrazioni, già dal 2008, nell’attività di inserimento di lavoratori disabili. Oltre alla diffusa difficoltà relativa al difficile momento economico, sono molteplici i fattori che concorrono a rendere il mercato del lavoro sempre più difficilmente accessibile alle categorie protette: la sempre maggiore complessità delle mansioni, la scomparsa di occupazioni cosiddette “semplici e leggere”, l’esigenza di una produttività sempre più spinta che ritiene indispensabili capacità lavorative integre, la crescente esigenza di flessibilità che non favorisce la stabilizzazione dei rapporti di lavoro.

Occorre richiamare alcuni elementi caratterizzanti il futuro prossimo:

c)le 3 manovre finanziarie dell’estate 2011, quella cosiddetta “Salva Italia” del governo Monti, la finanziaria regionale del dicembre 2011 e la cosiddetta “Spending Review” hanno ridimensionato (in alcuni casi azzerato) i trasferimenti a livello locale delle risorse per il welfare, ma anche delle risorse finanziarie complessive in favore degli Enti Locali, con percentuali anche del 30%;

d)la crisi economica se da un lato comporta un aumento dei bisogni, dall’altro può rappresentare lo spunto per “mirare”, in modo più efficace, le scarse risorse disponibili.

Tali premesse si collocano in uno scenario caratterizzato dall'aumento dei bisogni dei cittadini, dall'aumento delle famiglie in stato di difficoltà connesse in particolare alla situazione di crisi economica e dalle difficoltà dei Comuni a far fronte a tutte le esigenze socio-assistenziali.

L’attuale fase del processo di programmazione induce alla formulazione di linee progettuali principalmente ispirate a garantire l’efficace prosecuzione delle attività già intraprese e la tenuta sotto il profilo della qualità e quantità dell’offerta di servizi oggi resa.

Inoltre e soprattutto, proprio nel contesto socio-economico attuale, la prevenzione all’infortunistica stradale, domestica e lavorativa, nonché alle conseguenze di alcuni stili di vita (eccessi alimentari, insufficiente attività fisica, abuso di sostanze e comportamenti a rischio), potrebbe produrre, accanto a interventi di promozione, significativi risparmi di risorse di cura e contribuirebbe a migliorare la qualità della vita.

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2 - LA GOVERNANCE DEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE

Introduzione

Il processo di pianificazione del PdZ è frutto di una razionale applicazione delle più attuali logiche di welfare che dovrebbero caratterizzare le istituzioni moderne.

La logica prestazionale e riparativa che spesso ha animato lo spirito istituzionale in campo assistenziale è uno standard oramai superato, visiti i suoi costi, sia sul piano teorico, sia dell’applicabilità concreta. L’orientamento verso un welfare di comunità, dove la valutazione dei limiti e delle possibilità presenti nel contesto sociale, diventano una variabile fondamentale nella pianificazione e nella realizzazione di interventi efficaci e portatori di cambiamenti persistenti.

Anche la multidisciplinarietà degli interventi necessita di un’organizzazione che faccia della rete socio-istituzionale del territorio non solamente uno strumento da coinvolgere a livello di realizzazione degli interventi, ma anche nella pianificazione stessa.

Resta la centralità dell’individuo, che non viene sostituito dal territorio e dalle sue caratteristiche anche epidemiologiche, ma che esiste in quanto individuo visto in un contesto sociale e culturale ben delineato e concretamente presente nella pianificazione e realizzazione di progettualità specifiche e mirate, che focalizzano sia le necessità del soggetto, sia le potenzialità riabilitative della sua rete sociale e culturale.

In tale ottica assume un’importanza fondamentale la valorizzazione delle risorse e degli attori del territorio, in continuità con il lavoro svolto durante la precedente pianificazione zonale, che tanto aveva investito nell’analisi delle comunità e nelle sue risorse istituzionali e non per promuovere il benessere sul territorio regionale.

Una necessità emersa dalla precedente esperienza pianificatoria (2006-2008) è quella di una chiarificazione e di una presa di coscienza del significato delle diverse funzioni che la partecipazione assume, distinguendo con chiarezza nello specifico le fasi di consultazione e di co-progettazione.

La sede preposta al confronto e alla conoscenza delle opinioni e delle istanze delle realtà presenti sul territorio distrettuale rispetto a una specifica politica sociale è quella dei Tavoli tematici di consultazione.

In tale sede si ascoltano i bisogni e le istanze della comunità locale, unitamente all’individuazione delle sue risorse e hanno come obiettivo strategico la definizione di scelte concertate nella definizione degli obiettivi strategici. Essi non possono configurarsi come tavoli decisionali, responsabilità in seno all’Assemblea dei Sindaci, ma rappresentano una continuità tra il territorio che rappresentano nei Tavoli Tematici e le decisioni strategiche a cui sono chiamate le istituzioni governative locali.

La fase successiva si concretizza con i Tavoli di co-progettazione, e coinvolgerà sia soggetti istituzionali, sia soggetti non istituzionali attivi nell’area progettuale specifica che intendono impegnarsi mettendo in campo risorse proprie. Qui prenderanno forma specifiche azioni finalizzate a realizzare gli obiettivi emersi dai Tavoli tematici di consultazione.

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Un riferimento anche alla valutazione, strumento finalizzato sia all’individuazione dei margini di miglioramento di ogni singola progettualità, sia a supportare gli organi preposti con dei dati razionali nel leggere l’impatto delle politiche assunte e a calibrarne le dinamiche se necessario.

La governance nell’Ambito Distrettuale di Latisana

Nell’Assemblea dei Sindaci svoltasi in data 3 Maggio 2012 c’è stata la presentazione delle fasi processuali del PdZ, con il relativo calendario dei lavori, avvenuto alla presenza sia, ovviamente, della realtà politica locale, sia della rappresentanza delle maggiori rappresentanze dell’Azienda Sanitaria operante su questo territorio.

Innanzitutto sono state esposte le “Regole per la governance” del Pino di Zona 2013-2015, volte ad individuare attori, ruoli ed obiettivi del processo stesso. Di seguito il documento approvato in tale data, che espone nel dettaglio i livelli di governance previsti dalle linee guida e delineati sul territorio.

I LIVELLI DI GOVERNANCE PREVISTI DALLE LINEE GUIDA E DELINEATI SUL TERRITORIO

CHI NELLO SPECIFICO AMBITO LIVELLO DEFINIZIONE

Avviso pubblico per coinvolgimento soggetti di cui all’art. 24, comma 6, L.R. n. 6/2006 cui si aggiungono gli interlocutori istituzionali presenti sul territorio: A.S.S. 5, A.S.P. (Latisana e S. Giorgio), CAMPP, Provincia, Centro Servizi Volontariato, CGIL-CISL-UIL, CAPLA, Confcooperative, Legacoop, Confcommercio, Confartigianato, Coldiretti, Confagricoltura, Associazione Italiana Agricoltura Biologica (A.I.A.B.) Comitato Provinciale Disabili, Consulta Regionale Famiglia, A.R.E.A., ANASTE, UNEBA, FISA, Fondazione CRUP, Diocesi di Udine, Istituti Comprensivi (5), Istituti Scolastici Superiori (2), La Nostra Famiglia e tutti i soggetti del 3° settore che già collaborano con l’Ambito. Inoltre l'incontro sarà aperto al pubblico.

CONCER

TAZIO

NE

Mira a rappresentare obiettivi generali, priorità e tematiche per pervenire ad una condivisione.

Tavoli esistenti di tipo sociale+tavoli integrati da decidere con A.S.S. 5

CONSULTAZIONE - TAVOLI

TEMATICI

Concretizza il confronto tra il SSC, gli altri soggetti istituzionali e gli organismi del privato sociale e ha lo scopo di conoscere e confrontare le opinioni e le istanze dei diversi attori presenti sul territorio distrettuale rispetto a una specifica politica sociale. Tale funzione è attribuita ai tavoli tematici di consultazione. Questi hanno l’obiettivo di pervenire a obiettivi

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generali e condivisi, i quali saranno oggetto di approvazione nell’Accordo di programma e saranno vincolanti per i soggetti istituzionali che lo sottoscrivono. Tali tavoli assumono una fondamentale funzione di rappresentanza dei bisogni e delle istanze della comunità locale, unitamente all’individuazione delle sue risorse e hanno come obiettivo strategico la definizione di scelte concertate. Essi non possono configurarsi come tavoli decisionali.

Dove esistono progetti comuni magari sanciti da accordi e convenzioni. I soggetti che partecipano ai tavoli di co-progettazione sono selezionati in base all’esplicita disponibilità ad investire risorse proprie nella realizzazione del progetto/servizio/intervento individuato.

CO-PROGETTA-

ZIONE

Fase successiva per concreta realizzazione di specifici interventi. Sono gruppi di lavoro tra soggetti che mettono in campo risorse proprie.

Sono state poi definiti gli attori che avrebbero dovuto organizzare, coordinare, gestire e monitorare le varie fasi del processo, come esposto nel documento di seguito riportato.

LA CABINA DI REGIA E I GRUPPI DI LAVORO

In relazione alla programmazione inerente gli obiettivi regionali/locali di sistema nell’area sociosanitaria è individuata una CABINA DI REGIA e dei GRUPPI DI LAVORO che si distinguono per area tematica, composti dai rappresentanti dei servizi coinvolti.

Cabina di regia:

•RSSC e referenti aree tematiche (ufficio di Direzione)

•Direttore del Distretto Sanitario Ovest

•1 referente dell'area integrazione socio-sanitaria dell'A.S.S. 5

•Responsabile del D.S.M., Responsabile S.O.S. Età evolutiva e disabilità, Responsabile S.O.C. Consultorio Familiare

Gruppi di lavoro - in riferimento agli obiettivi da 4.1 a 4.6

• 2 RSSC (Latisana e Cervignano) e loro referenti per aree tematiche

• 2 Responsabili del Distretto Sanitario (Est e Ovest)

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• 1 referente dell'area integrazione socio-sanitaria dell'A.S.S. 5

• Referenti territoriali dei servizi dell'A.S.S. 5

• Referenti istituzionali.

Gruppi tecnici di lavoro (tavoli tematici) - in riferimento agli obiettivi da 5 a 10

• RSSC e referenti aree tematiche (ufficio di Direzione)

• Direttore del Distretto

• 1 referente dell'area integrazione socio-sanitaria dell'A.S.S. 5

• Referenti territoriali dei servizi dell'A.S.S. 5

• Referenti di altri enti/servizi (istituzionali)

• Referenti 3° settore

Regole per la composizione dei Tavoli tematici

• Numero limitato di persone presenti al tavolo - massimo 10-12 componenti;

• L’Assemblea definisce nei suoi documenti in progress i tavoli da convocare;

• Chi partecipa ai tavoli viene convocato secondo le seguenti regole:

• - ha un coinvolgimento con i servizi;

• - può essere un soggetto istituzionale e non;

• - ha sede sul territorio o agisce sul territorio;

• - è rappresentativo dell’utenza;

• - apporta risorse proprie;

• Si chiederà l’autoselezione dei rappresentanti del volontariato, della cooperazione, delle OO.SS.;

• Si chiederà che la persona designata dai soggetti di cui al punto precedente si impegni a seguire fino alla fine il percorso pianificatorio.

Per ciò che riguarda il calendario dei lavori, che dettaglia la fase di avvio del processo pianificatorio locale, è stata distinta ogni sua fase in base ai seguenti fattori:

- fase: definisce la fase del processo ed il livello istituzionale al quale si svolge;

- oggetto: definisce l’obbiettivo che si intende raggiungere in tale fase

- soggetti: elenca i soggetti che si vogliono coinvolgere nella specifica fase;

- contenuti: chiarisce le azioni mediante le quali si intende raggiungere gi obiettivi della specifica fase;

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- cronoprogramma: delimita gli archi temporali all’interno dei quali si ritiene di poter realizzare le fasi in oggetto

Di seguito lo schema approvato il 3 maggio 2012 dall'Assemblea dei Sindaci.

FASE OGGETTO SOGGETTI CONTENUTICRONO

PROGRAM-MA

FASE DI AVVIO POLITICA

Presa d’atto D.G.R. 458/2012

Assemblea dei Sindaci con partecipazione altre istituzioni: A.S.S. 5, Provincia, CAMPP, A.S.P. (Latisana e S. Giorgio)

Assunzione indirizzi applicativi come previsto dagli obiettivi delle linee guida per l’elaborazione del Piano di Zona.

3 Maggio

FASE TECNICA

Elaborazione documenti propedeutici alla realizzazione della pianificazione da parte dei referenti tecnici designati dal livello istituzionale.Il processo tecnico è fluido e compenetra le diverse fasi che vengono qui rappresentate in modo schematizzato

Elaborazione piano di realizzazione della governance sulla base delle indicazioni dell’Assemblea

a. SSC (entrambi i S.S.C. Latisana e Cervignano congiuntamente per gli obbiettivi di sistema da 4.1 a 4.6) e A.S.S. 5

b. SSC, ASS, CAMPP

c. SSC

Il nucleo tecnico SSC/ASS (“cabina di regia”) in base agli indirizzi dell’Assemblea, articola il processo, la composizione dei gruppi di lavoro, il cronoprogramma tecnico, gli obiettivi regionali definiti ed eventuali altre proposte di obiettivi perseguibili per l’integrazione sociosanitaria.Definisce dati significativi per il profilo di comunità, rappresenta i dati dell’offerta dei servizi sociosanitari territoriali.

Medesima elaborazione di cui sopra per l’area della disabilità;

Identifica i soggetti da coinvolgere a livello di concertazione (consultazione), tavoli tematici e tavoli di co-progettazione in relazione a criteri espliciti prescelti (vedi documento governance).Definisce i soggetti designati e tecniche per la conduzione dei tavoli

Maggio/Giu-gno/Luglio

FASE DI ASSUNZIONE LINEE DI PIANO POLITICA

Esame bozza proposte tecniche Assemblea dei Sindaci (ovvero

ristretta)

Sulla base dei documenti (profilo e dati qualiquantitativi) e proposte esaminate l’Assemblea decide macrobiettivi, obiettivi, contenuti area integrazione sociosanitaria, modello di governance, tempi.Approva, cioè, linee di programmazione e progettazione triennali e previsioni annuali

Luglio

FASE CONCERTAZIONE

Comunicazione del modello di governance assunto dall’Assemblea (quali le regole della partecipazione)

Avviso pubblico per coinvol-gimento soggetti di cui all’art. 24, comma 6 L.R. 6/2006

Vengono convocati i soggetti pubblici e della società civile (come indicato nelle “regole della governance” nonché l’intera comunità (attraverso avviso pubblico).Viene presentato e condiviso il profilo di comunità dell’ambito distrettuale.Su detta base conoscitiva vengono proposti i macro obiettivi da raggiungere nel triennio della programmazione;Vengono condivisi criteri, metodi e tempi della governance (fase consultiva dei tavoli tematici e/o tavoli di co-progettazione su problematiche specifiche).Vengono presentati gli esiti dei gruppi di lavoro ASS/SSC sugli obiettivi regionali e locali di sistema e dell’offerta nelle aree di integrazione sociosanitaria.

Settembre

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LIVELLO TECNICO Stesura piano S.S.C./A.S.S. 5

(per la parte integrata)

Eventuale integrazione dei contenuti documentali successiva alla fase di concertazione.

Tra Luglio e Settembre

LIVELLO POLITICO

Approvazione documento relativo all’integrazione sociosanitaria

Assemblea Sindaci, A.S.S. 5

Approvazione della parte del Piano di zona relativa all’integrazione sociosanitaria. Questa parte deve essere conclusa ed inviata alla Regione entro il 30 settembre 2012. Sarà oggetto dell’intesa.

Settembre

LIVELLO GOVER-NANCE

Eventuale convocazione tavoli tematici e tavoli co-progettuale laddove esistenti

Soggetti individuati dal modello di governance

Pervenire a obiettivi generali e condivisi oggetto di approvazione nell’accordo di programma per rappresentare i bisogni e istanze della comunità locale con individuazione risorse per definire scelte concertate. Non sono tavoli decisionali.

Ottobre Novembre

LIVELLO POLITICO

Esame risultanze tavoli

Assemblea dei Sindaci (ovvero ristretta)

Esame risultati lavoro tavoli e assunzione indicazione per definizione piano triennale.

Novembre Dicembre

LIVELLO TECNICO

Elabora proposta documento P.d.Z.

SSC Ufficio direzione, eventuale altro livello istituzionale Stesura documento triennale e annuale. Dicembre

LIVELLO POLITICO

Approvazione e sottoscrizione Assemblea e sottoscrittori pubblici Definizione P.d.Z., P.A.A.,

Atto intesa.Dicembre Gennaio

L’Ambito Distrettuale di Latisana 5.2 ha scelto di condividere gli obiettivi generali e le priorità del Piano di Zona con una vasta selezione delle rappresentanze locali in un incontro al quale sono state invitate le rappresentanze sociali, sindacali, istituzionali, dell’associazionismo, della formazione ed altre ancora; il fine è quello di un confronto con il più significativo tessuto rappresentante la realtà locale potenzialmente coinvolgibile nella futura pianificazione sociale. Tale incontro, avvenuto in data 18 settembre 2012 presso la sala consiliare del Comune di Latisana, è stato inoltre aperto alla popolazione e promosso tramite avviso pubblico al fine di ottenere la massima partecipazione e trasparenza.

All'incontro sono state esposte sia le caratteristiche economiche e sociali che caratterizzano l'Ambito 5.2 in questo momento storico, sia le scelte strategiche che, conseguentemente, caratterizzeranno la futura programmazione sociale a breve e medio termine.

Ne è seguito un vivace confronto con le realtà locali che ha arricchito la visone comune del territorio, ed infine sono state a larghissima maggioranza approvate le linee strategiche, di seguito riportate.

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SCELTE STRATEGICHE

Sviluppo del welfare comunitario, dove la “cura” realizzata dai servizi si coniuga alla “cura” e alla responsabilità civica espresse dai membri della comunità stessa;

Sviluppo di politiche sociali integrate (sanità, lavoro, giovani, anziani, urbanistica, immigrazione, trasporto, piano famiglia) per fronteggiare la complessità dei bisogni emergenti;

Sviluppo dell’integrazione sociosanitaria attraverso la revisione e riorganizzazione interna al sistema dei servizi sociosanitari in termini di accesso, valutazione multiprofessionale, progettazione personalizzata, continuità delle cure;

Sviluppo e mantenimento del dialogo e della concertazione con la comunità;

Mantenimento dei livelli di tutela sociale e sociosanitaria attualmente in vigore nel territorio in coerenza con la sostenibilità, con particolare attenzione ai minori, anche con handicap, agli anziani, alla marginalità ed alla povertà;

Mantenimento delle risorse dedicate e promozione di nuove risorse pubbliche e private, in quest’ultimo caso anche attraverso la compartecipazione estesa (sia dell’utenza e sia delle fondazioni, degli istituti di credito, ecc.);

Sviluppo delle risorse territoriali anche favorendo la crescita della cooperazione sociale di tipo B e del volontariato;

Sviluppo di forme innovative di gestione ed erogazione di interventi e servizi, compatibili con i bisogni comunitari, da realizzare anche attraverso strumenti giuridici alternativi, previsti dalla recente normativa;

Contrasto alle nuove povertà, alla crisi economica e alle nuove dipendenze, in stretta connessione con la comunità e i suoi rappresentanti;

Promozione del benessere, con particolare attenzione ai minori e alle famiglie, rappresentato da:

a) diagnosi precoce del disagio;

b) presa in carico integrata e tempestiva per le situazioni conclamate;

c) sviluppo e valorizzazione di progetti personalizzati che privilegino la permanenza del minore nel proprio nucleo di origine;

d) sviluppo e valorizzazione, qualora impossibile con il precedente punto c., delle diverse forme di affidamento familiare.

Permanenza a domicilio delle persone fragili attraverso forme collaudate e innovative di collaborazione e integrazione dei soggetti istituzionali e comunitari.

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2.1 - LA PIANIFICAZIONE CONGIUNTA NELLE AREE DI INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA.

L'Ambito Distrettuale di Latisana 5.2, insieme con L'Ambito Distrettuale di Cervignano del Friuli 5.1, ha programmato congiuntamente all'ASS n° 5 Bassa Friulana i servizi e gli interventi che richiedono prestazioni sociali e sanitarie al contempo, al fine di garantire una rete di servizi uniformi sul territorio all'interno di percorsi integrati finalizzati al benessere della persona, della famiglia e della comunità.

Tale congiunzione ha permesso di programmare un metodo di approccio all'area sociosanitaria integrata omogeneo sull'intero territorio dell'Azienda Sanitaria n°5 “Bassa Friulana”, che di fatto coincide con la somma dei due Ambiti Distrettuali di Latisana e di Cervignano del Friuli.

Sono state individuate cinque aree tematiche principali, di seguito elencate:

- Anziani

- Dipendenze

- Disabilità

- Minori

- Salute Mentale

Per ogni tematica è stato avviato un Tavolo, dando così vita a cinque tavoli tematici; i lavori dei tavoli si sono protratti per una media di cinque incontri per ognuna delle tematiche affrontate, ed hanno prodotto sia le schede concernenti gli obiettivi di sistema (obiettivi 4.1 – 4.6), sia le schede specifiche per area (obiettivi 5 – 10).

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3 - AZIONI DI SISTEMA

Premessa

Nell’attuale situazione di crisi socio-economica sorge la necessità di riflettere su come mantenere e supportare gli attuali livelli di welfare sia sul versante sanitario, che sociale che sociosanitario, fondamentali per il benessere delle persone.

<<Il piano di zona può essere pertanto lo strumento funzionale a contrastare la riduzione delle risorse, per esempio promovendo un’effettiva integrazione sociosanitaria di tipo gestionale ed operativo>>23.

Ancora oggi, infatti, l’integrazione tra presa in carico di tipo sociale e di tipo sanitario presenta alcuni aspetti non del tutto risolti: <<Molti fattori hanno reso difficile l’integrazione fra sanità e sociale: l’enorme divario nelle risorse disponibili, la diversa frammentazione delle competenze, le difficoltà legate al reciproco riconoscimento professionale, la scarsa considerazione del lavoro di cura … In tempi di ristrettezze, le barriere fra sanità e sociale non sono più tollerabili. I professionisti, le istituzioni, gli enti devono accettare di mettere in pratica nuove relazioni, anche a costo di piccole rinunce alla loro autonomia e modifiche alla loro modalità di lavoro. La strada maestra è promuovere l’erogazione di interventi a partire dalla definizione di percorsi personalizzati di presa in carico, progettati e realizzati insieme agli assistiti e alle loro famiglie in un’ottica multiprofessionale, che promuova il mantenimento delle persone nella loro comunità e rifiuti la residenzialità come unica soluzione … I prossimi anni saranno caratterizzati da un forte impegno sul piano del rispetto della dignità della persona, della valorizzazione delle competenze professionali (anziché delle appartenenze), del riconoscimento del significato etico (e non meramente contabile) della lotta agli sprechi, all’attenzione alle disuguaglianze…>>24.

Sulla base di quanto sopra, le istituzioni e gli operatori si trovano a predisporre la programmazione zonale dei servizi sociali e sociosanitari, nella consapevolezza di dover mettere a fuoco il sistema di funzionamento dei servizi stessi ed apportare quelle modifiche/riorganizzazioni che permettano di tenere saldi i principi suddetti, coniugandoli con il tema della sostenibilità.

Parte descrittiva:

Alla luce di quanto affermato, nella presente fase programmatoria i Servizi Sociali dei Comuni di Cervignano del Friuli e Latisana e l’Azienda per i Servizi Sanitari n. 5 hanno ritenuto prioritariamente, di avviare per la prima volta e in via sperimentale un processo di pianificazione congiunto richiamando le seguenti motivazioni:

• Equilibrata distribuzione della popolazione nel territorio di competenza;• sostanziale omogeneità del territorio sotto il profilo morfologico, demografico, epidemiologico,

economico e sociale;• presenza di due soli Distretti/Ambiti del SSC;• funzioni delegate in maniera sostanzialmente equivalente ai due Comuni Enti gestori del SSC;• declinazione e distribuzione omogenea dei servizi dell’ASS 5 nei due Ambiti distrettuali con la

presenza di un ospedale di rete in entrambi i territori;• storica presenza di buone prassi diffuse nell’integrazione socio-sanitaria, consolidate dopo il primo

piano di zona 2006-2008 in entrambe le aree distrettuali;• presenza diffusa e cultura omogenea di soggetti del privato sociale impegnati sul versante della

sussidiarietà orizzontale.

Gli attori istituzionali, sia sul versante politico che tecnico, richiamando le motivazioni su espresse, hanno condiviso la necessità di avviare uno stretto confronto fra Ambiti/Distretti della medesima Azienda per i servizi sanitari, su un possibile sistema socio-sanitario teso all’omogeneità, sostenibilità, completezza ed equità, anche in riferimento ai principi richiamati dal Piano sanitario e socio-sanitario regionale 2010-2012.

Al fine di realizzare concretamente il percorso di condivisione, sono stati istituiti:-una Cabina di Regia unica, con finalità principale di coordinare, monitorare e rendere omogeneo il percorso pianificatorio nell’integrazione sociosanitaria, composta da rappresentanti dei Servizi Sociali degli Ambiti distrettuali e dell’ASS 5. Detta cabina di regia resterà stabilmente attiva nel corso del triennio;-i tavoli tecnici/professionali , formati dagli operatori dell’ASS 5 e dei due Ambiti distrettuali, nonché dai rappresentanti degli altri soggetti istituzionali ASP e CAMPP, finalizzati alla discussione dei sei obiettivi di

23 Ugo De Ambrogio, “Il futuro della programmazione territoriale”, in Prospettive Sociali e Sanitarie, Anno XLII, n. 2, febbraio 2012, pag. 2.24 Nerina Dirindin, “Salvaguardare il sistema di welfare, riconvertire le risorse”, in Politiche sanitarie, Vol. 13, n. 2, aprile-giugno 2012.

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sistema, trasversali a tutte le aree dell’integrazione sociosanitaria, ed alla definizione di azioni congiunte, idonee al raggiungimento degli obiettivi stessi. Gli stessi tavoli sono stati chiamati anche ad affrontare gli aspetti socio-sanitari relativi alle sette aree tematiche di cui alle linee guida regionali; in particolare sono stati istituiti cinque tavoli tecnici, accorpando funzionalmente in un unico tavolo il tema degli anziani, delle malattie croniche e della terminalità.

I tavoli, mediamente costituiti da 12 componenti ciascuno, si sono riuniti nel periodo maggio-luglio 2012 mediamente in 4 sedute ciascuno, della durata media di tre ore. Il lavoro dei tavoli è stato sintetizzato nelle schede sotto riportate, con eventuali specifiche relative all’area tematica o all’esperienza dei singoli Ambiti/Distretti.

Il lavoro dei tavoli tematici ha portato alla condivisione di scelte strategiche che sono state concertate ed approvate con i soggetti previsti, istituzionali e non, in sede di Assemblea dei Sindaci.

Le azioni di sistema dell’area sociale

La L.R. 6/2006 ha posto in evidenza la centralità del governo del sistema e della sua organizzazione, dando forza e struttura alla gestione associata delle funzioni di programmazione e gestione dei servizi socio-assistenziali, socio-sanitari e socio-educativi.

Il rilievo viene dato al ruolo degli Enti locali, titolari delle funzioni amministrative, che in forma associata programmano e gestiscono in diverse forme il sistema integrato di interventi e servizi sociali.

La gestione associata, nata negli anni ’90, ha trovato la sua definizione più compiuta con la succitata L.R. 6/2006, con l’approvazione del primo piano di zona 2006-2008 e con l’adozione di una nuova convenzione istitutiva a partire dal 2008.

Nella nuova convenzione e atto di delega si sono disegnate le nuove forme associate, la loro organizzazione, la loro dotazione organica, il sistema delle regole, la dimensione delle funzioni delegate, gli strumenti operativi, le modalità di raccordo per la realizzazione dell’integrazione sociosanitaria.

Nell’Ambito Distrettuale di Cervignano del Friuli, a partire dal 2007, si è sviluppato un percorso di forte integrazione fra i Comuni associati, tanto da portare alla definizione di una “delega” alla gestione associata comprensiva di molte funzioni di cui erano titolari e gestori direttamente i singoli comuni, così come previsto da norme statali e regionali. Si è voluto sperimentare un modello che vedesse un buon impianto direzionale/amministrativo centrale, strettamente collegato agli uffici periferici di servizio sociale, presenti in ogni comune come prima porta d’accesso al sistema integrato. Si è trattato, pertanto, di sviluppare e raccordare sempre più funzioni centrali e funzioni periferiche, valorizzando in particolare le funzioni professionali del servizio sociale a diretto contatto con i cittadini ed inserito nei contesti comunitari.

Il sistema necessita di continua “manutenzione” e messa a punto, finalizzata a mantenere un corretto equilibrio fra spinte individualiste dei singoli Comuni e le deleghe deresponsabilizzanti all’organismo centrale.

Garante di questo funzionamento è l’Assemblea dei Sindaci di Ambito Distrettuale che, nello svolgimento delle sue funzioni di indirizzo e di alta amministrazione, contempera gli interessi in gioco e detta le linee guida su cui deve assestarsi il sistema stesso.

Nel corso della Convenzione si è provveduto ad intervenire sull’assetto organizzativo per meglio rispondere alle esigenze dell’utenza.

Nello specifico si è passati da un’organizzazione per area territoriale (suddivisione in tre macro zone) ad una per aree tematiche:

a. Minori (disabilità compresa);b. Adulti, disabilità compresa, ed Anziani;c. Famiglia, Politiche Giovanili, Marginalità.

Inoltre è stato anche rafforzato l’Ufficio di Direzione, prevedendo una specifica figura per l’Area Monitoraggio.

Nello stesso periodo sono stati adottati una serie di regolamenti relativi ai vari servizi erogati, come anche un sistema informatico a supporto dell’attività amministrativa.

Nel corso del 2012 è stato inoltre redatto il Profilo di Comunità relativo al territorio dell’Ambito 5.2 di Latisana; tale documento fotografa la realtà socio-economica territoriale individuando, nel contesto in cui tale realtà si inserisce, sia i bisogni espressi della popolazione, sia i servizi e le risorse disponibili. Il profilo si completa di un quadro interpretativo che colloca i dati forniti in una lettura che possa fornire uno sguardo su un probabile ipotetico futuro. Tale lavoro verrà aggiornato annualmente.

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L’Ambito Distrettuale 5.2 di Latisana ha scelto di condividere gli obiettivi generali e le priorità del Piano di Zona con una vasta selezione delle rappresentanze locali in un incontro al quale sono state invitate le rappresentanze sociali, sindacali, istituzionali, dell’associazionismo, della formazione ed altre ancora; il fine è quello di un confronto con il più significativo tessuto rappresentante la realtà locale potenzialmente coinvolgibile nella futura pianificazione sociale. Tale incontro, avvenuto in data 18 settembre 2012 presso la sala consiliare del Comune di Latisana, è stato inoltre aperto alla popolazione e promosso tramite avviso pubblico al fine di ottenere la massima partecipazione e trasparenza.

All'incontro sono state esposte sia le caratteristiche economiche e sociali che caratterizzano l'Ambito 5.2 in questo momento storico, sia le scelte strategiche che, conseguentemente, caratterizzeranno la futura programmazione sociale a breve e medio termine.

Ne è seguito un vivace confronto con le realtà locali che ha arricchito la visone comune del territorio, ed infine sono state a larghissima maggioranza approvate le linee strategiche.

L'Ambito Distrettuale 5.2 di Latisana, insieme con L'Ambito Distrettuale 5.1 di Cervignano del Friuli, ha programmato, congiuntamente all'A.S.S. n° 5 Bassa Friulana, i servizi e gli interventi che richiedono prestazioni sociali e sanitarie al contempo, al fine di garantire una rete di servizi uniformi sul territorio all'interno di percorsi integrati finalizzati al benessere della persona, della famiglia e della comunità.

A tal fine sono stati avviati cinque tavoli tematici, relativamente alle seguenti aree:• Anziani;• Dipendenze;• Disabilità;• Minori;• Salute Mentale.

I lavori dei tavoli si sono protratti per una media di cinque incontri per ognuna delle tematiche affrontate, ed hanno prodotto sia le schede concernenti gli obiettivi di sistema (obiettivi 4.1 – 4.6), sia le schede specifiche per area (obiettivi 5 – 10). Tale risultato, come precedentemente sottolineato, è stato raggiunto congiuntamente dagli Ambito Distrettuali 5.1 e 5.2, e dall'ASS n° 5.

Successivamente alla stesura degli obiettivi di sistema è stato previsto il percorso che porterà ad una pianificazione della progettazione sociosanitaria in sinergia con le risorse locali istituzionali e non, tramite dei tavoli di co-progettazione che coinvolgeranno Ambito, A.S.S. n°5 e terzo settore.

A tal fine è stato emesso un “Avviso pubblico di invito a esprimere interesse alla partecipazione al Piano di Zona 2013 – 2015 e all’adesione all’accordo di programma per la realizzazione territoriale del sistema in-tegrato di interventi e servizi sociali”, con il fine di informare circa l’istituzione dei tavoli tematici di co-proget-tazione congiunta, sia di regolamentare la partecipazione ai tavoli stessi.

I tavoli tematici individuati sono:

• “Lavoro, inclusione sociale e contrasto alla povertà”;• “Famiglia”;• “Minori”;• “Anziani, terminalità e cronicità”;• “Disabilità”.

Nell’anno 2012 sono stati avviati tre dei cinque tavoli previsti, ed esattamente quelli relativi all’area “Lavo-ro, inclusione sociale e contrasto alla povertà”, all’area “Famiglia” e all’area “Minori”. I tavoli relativi alle re-stanti aree (“Anziani, terminalità e cronicità” e “Disabilità”) verranno avviati nei primi mesi del 2013.

I tre tavoli realizzati hanno visto una buona partecipazione da parte delle realtà locali, coinvolgendo me-diamente una quindicina di realtà per ognuno degli incontri, per una presenza di circa venti persone ad in-contro. Agli incontri sono state informate le realtà sul percorso di co-progettazione col fine di stimolarne l’in-teresse alla partecipazione e l’iscrizione ai tavoli stessi.

L’Assemblea dei Sindaci, nel corso della Convenzione dell’SSC ha previsto la compartecipazione per i seguenti servizi:

• Assistenza domiciliare (comprensiva dei pasti);• Servizio di aiuto alla persona;• Tempo per la famiglia• Housing Sociale;• Strutture residenziali per minori, adulti ed anziani;

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AZIONE DI SISTEMA – GOVERNANCE SOCIALE - SCHEDA PDZ N. 1

OBIETTIVO

REGIONALE N. 1.1 - Rafforzare il coinvolgimento della comunità nella realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali di tipo solidale e universalistico/selettivo

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 1.1.1

Dare continuità ai tavoli tematici di consultazione per il monitoraggio e la verifica delle azioni programmate nelle diverse aree tematiche, sia a livello di Ambito/Distretto sia congiuntamente con l’Ambito/Distretto est di Cervignano del Friuli

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI Si richiamano tutti gli obiettivi di area

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Ufficio di direzione e programmazione del Servizio Sociale dei Comuni, Direzione del Distretto, Coordinamento sociosanitario dell’ASS 5, A1.

ANNO 2013

tutte le azioni coinvolgono SSC e ASS 5realizzazione di almeno 2 incontri per tavolo tematico di consultazione a livello di Ambito/Distretto di Latisana del Friuli;costituzione di tavoli congiunti con l’Ambito/Distretto di Cervignano del Friuli su tematiche specifiche (es. affidamento familiare, case di riposo, progetti innovativi per la disabilità, problematiche della povertà, ecc), che prevedono la presenza di rappresentanti dei tavoli tematici di entrambi i territori (ipotesi 5 tavoli congiunti);realizzazione di almeno 2 incontri per ciascun tavolo congiunto (10 incontri);predisposizione di almeno 1 bando di co-progettazioneavvio di 1 tavolo di co-progettazione

ANNO 2014

tutte le azioni coinvolgono SSC e ASS 5realizzazione di almeno 2 incontri per tavolo tematico di consultazione a livello di l’Ambito/Distretto di Latisana per il monitoraggio e la verifica delle azioni programmate ;realizzazione di almeno 2 incontri per ciascun tavolo congiunto (10 incontri)predisposizione di almeno 1 bando di co-progettazionerealizzazione di 1 almeno 1 tavolo di co-progettazione

tutte le azioni coinvolgono SSC e ASS

ANNO 2015

tutte le azioni coinvolgono SSC e ASS 5realizzazione di almeno 2 incontri per tavolo tematico di consultazione a livello di Ambito/Distretto di Latisana per il monitoraggio e la verifica delle azioni programmate ;realizzazione di almeno 2 incontri per ciascun tavolo congiunto (10 incontri);predisposizione di almeno 1 bando di co-progettazionerealizzazione di 1 almeno 1 tavolo di co-progettazione

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Verbali di costituzione e di esito dei tavoli tematici e di co-progettazione.1 bando di co-progettazione

MACROAZIONE N. 1.1.2

Aggiornare il quadro conoscitivo del territorio, il profilo di comunità e l’offerta dei servizi, progetti, interventi.

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI Si richiamano tutti gli obiettivi di area

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SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Ufficio di direzione e programmazione del Servizio Sociale dei Comuni, Direzione del Distretto, Coordinamento sociosanitario dell’ASS 5, A1.

ANNO 2013

aggiornamento, con personale incaricato, del profilo di comunità utilizzando i dati più recenti, in particolare quelli del censimento 2011;aggiornamento dell’offerta dei servizi/progetti/interventiapprofondimenti e studi di impatto riguardanti diverse misure ed interventi (es. impatto contributi Fondo regionale di solidarietà)restituzione dei dati e delle analisi ai diversi attori della programmazione.

ANNO 2014aggiornamento, con personale incaricato, del profilo di comunità utilizzando i dati più recenti, in particolare quelli del censimento;aggiornamento dell’offerta dei servizi/progetti/interventi;restituzione dei dati e delle analisi ai diversi attori della programmazione.

ANNO 2015aggiornamento, con personale incaricato, del profilo di comunità utilizzando i dati più recenti, in particolare quelli del censimento;aggiornamento dell’offerta dei servizi/progetti/interventi;restituzione dei dati e delle analisi ai diversi attori della programmazione.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Profilo di comunità annualmente aggiornato;Incontri per la restituzione dei dati;Documenti descrittivi dell’offerta aggiornati e promossi (cfr. Obiettivo 4.5).

OBIETTIVO

REGIONALE N. 1.2 – Favorire nell’ambito dei percorsi di assistenza, di protezione e promozione sociale, la messa a sistema delle attività di soggetti non istituzionali operanti nel territorio, beneficiari di contributi economici regionali, provinciali e comunali erogati a sostegno delle attività degli stessi soggetti a favore di persone in stato di bisogno, allo scopo di capitalizzare, in un’ottica di sinergia e di coordinamento, le risorse finanziarie pubbliche erogate.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONECondividere progettualità e definire protocolli operativi con i soggetti non istituzionali beneficiari di contributi economici pubblici, favorendo la coerenza delle attività con i bisogni rilevati e la programmazione zonale.

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI Si richiamano tutti gli obiettivi di area

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Ufficio di direzione e programmazione del Servizio Sociale dei Comuni, Direzione del Distretto, Coordinamento sociosanitario dell’ASS 5, A1.

ANNO 2013

SSC e ASS 5aggiornamento dei soggetti non istituzionali operanti sul territorio, beneficiari di contributi economici pubblici;avvio di raccordi con tali soggetti, per area tematica, al fine di ricondurre le iniziative finanziate nell’alveo della programmazione zonale, con particolare riferimento alle associazione delle famiglie che partecipano ai bandi regionali (cfr. Ob. 10);raccordi con i tavoli tematici di consultazione e co-progettazione.

ANNO 2014

SSC e ASS 5aggiornamento dei soggetti non istituzionali operanti sul territorio, beneficiari di contributi economici pubblici;avvio di raccordi con tali soggetti, per area tematica, al fine di ricondurre le iniziative finanziate nell’alveo della programmazione zonale, con particolare riferimento alle associazione delle famiglie che partecipano ai bandi regionali (cfr. Ob. 10);sottoscrizione protocolli operativi con i soggetti;raccordi con i tavoli tematici di consultazione e co-progettazione.

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ANNO 2015

SSC e ASS 5aggiornamento dei soggetti non istituzionali operanti sul territorio, beneficiari di contributi economici pubblici;avvio di raccordi con tali soggetti, per area tematica, al fine di ricondurre le iniziative finanziate nell’alveo della programmazione zonale, con particolare riferimento alle associazione delle famiglie che partecipano ai bandi regionali (cfr. Ob. 10);sottoscrizione protocolli operativi con i soggetti;

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Numero progetti condivisi con i soggetti non istituzionali per l’ottenimento di contributi regionali. (Valore atteso: nel triennio 2013-2015 almeno il 70% dei soggetti non istituzionali beneficiari di contributi economici pubblici sottoscrivono protocolli operativi con il SSC)

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AZIONE DI SISTEMA - CONSOLIDAMENTO DEL GOVERNO DEL SISTEMA INTEGRATOSCHEDA PDZ N. 2

OBIETTIVO REGIONALE N. 2.1 - Consolidare il sistema associato di governo del sistema locale degli interventi e dei servizi sociali

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 2.1.1

Rafforzare la gestione associata del sistema locale degli interventi e servizi sociali attraverso il consolidamento ed aumento delle funzioni delegate al SSC, l’utilizzo di strumenti gestionali informatici, l’aggiornamento del regolamento unico di Ambito, il rafforzamento del settore direzionale/amministrativo.

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI Si richiamano tutti gli obiettivi di area

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Ufficio di direzione e programmazione del Servizio Sociale dei Comuni

ANNO 2013

SSCaggiornamento della convenzione per la gestione associata del SSC, avvenuto nel dicembre 2012, che comporta l’aumento delle funzioni delegate. Il sistema è pertanto complessivamente gestito a livello associato, lasciando ai Comuni limitatissime funzioni residue (scheda allegata funzioni della gestione associata SSC);messa a regime dell’utilizzo del sistema gestionale informatico amministrativo, finalizzato a gestire tutta la parte economico/finanziaria delle linee di lavoro;predisposizione del regolamento per l’accesso ai contributi economici;l’Ufficio di Direzione e programmazione viene rafforzato con l’esternalizzazione della funzione;avvio del modello regionale di documentazione/rendicontazione delle risorse.

ANNO 2014SSCeventuale aggiornamento dei regolamenti esistenti per l’accesso al sistema dei servizi ed interventi sociali;implementazione modelli regionali di documentazione/rendicontazione delle risorse.

ANNO 2015SSCeventuale aggiornamento dei regolamenti esistenti per l’accesso al sistema dei servizi ed interventi sociali;implementazione modelli regionali di documentazione/rendicontazione delle risorse.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

N. operatori equivalenti dedicati all’attività dell’Ufficio di direzione e programmazione: 4,5; alimentazione dei sistemi informativi previsti; adozione modelli regionali di documentazione/rendicontazione; presenza regolamento aggiornato per l’accesso e la compartecipazione degli utenti al costo dei servizi.Valore atteso •L’ufficio di direzione e programmazione del SSC è dotato di risorse professionali dedicate.•I sistemi informativi previsti dalla Regione vengono alimentati sistematicamente.•Vengono adottati modelli regionali di documentazione/rendicontazione.•E’ presente un regolamento aggiornato per l’accesso e la compartecipazione degli utenti al costo dei servizi.

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AZIONE DI SISTEMA - STABILIZZAZIONE/CONSOLIDAMENTO DEI LIVELLI DI PRESTAZIONE - SCHEDA PDZ N. 3

OBIETTIVO

REGIONALE N. 3.1Stabilizzare e consolidare le prestazioni e gli interventi di cui all’art. 6 della legge regionale 6/2006, definendo un sistema di offerta per tipologie di servizi e prestazioni, trasversale alle aree di bisogno, articolato in: - welfare d’accesso, con il ruolo fondamentale

riconosciuto al servizio sociale professionale, che ricomprende il servizio di segretariato sociale, le attività di presa in carico e gestione sociale del caso (case management), il servizio di pronto intervento per le situazioni di emergenza sociale;

- servizi domiciliari, di tipo educativo, socioassistenziale e di assistenza integrata;

- servizi a carattere comunitario semiresidenziale, compresa la rete delle strutture e dei servizi a ciclo diurno;

- servizi a carattere comunitario a ciclo residenziale, comprendente la rete delle strutture e dei servizi a ciclo interamente residenziale anche a carattere temporaneo;

- misure di sostegno e assistenza economica, nelle diverse forme previste dalla programmazione regionale

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 3.1.1

Consolidamento delle prestazioni connesse al Welfare di accesso, per l’intero territorio dell’Ambito distrettuale 5.2 di Latisana, con particolare riguardo alle funzioni fondanti il Servizio Sociale professionale, comprendente le attività di segretariato sociale, presa in carico e gestione del caso, servizio di pronto intervento sociale.

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI

Area minori e famiglia: obiettivi 5.1, 5.2 e 10.1Area anziani: obiettivi 7.1 e 7.2Area disabilità: obiettivo 6.1 Area dipendenze e salute mentale: obiettivo 8.1 Area povertà, disagio ed esclusione sociale: obiettivo 9.1

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

A2,A3-1,A4,A5,A6,B1,B3,C1,C2,C3,C4,C7,D1,D2, D4,D5,D6,E1,E2,E3, E4,F1,F5, F6, F7,F8-1,F8-2,F10,F11,F12,F13,F14,F15,F16-1,F16-2,F21,G3,G7,G9,H1,H5,L4, A9-SAN,E4-SAN

ANNO 2013

Rafforzamento del ruolo del Servizio Sociale professionale attraverso: a. riqualificazione della funzione di “Segretariato sociale” e sua contestualizzazione all’interno del processo di realizzazione del sistema di accesso integrato ai servizi sociosanitari (PUA), di cui alla macroazione 4.1.1. ;b. analisi delle modalità di presa in carico e gestione dei casi da parte degli/delle assistenti sociali che compongono le due équipe (minori e adulti/anziani) dell’Ambito;

ANNO 2014a. consolidamento della funzione di Segretariato sociale;b. riqualificazione della funzione di presa in carico e gestione dei casi attraverso l’individuazione e lo sviluppo di buone prassi (anche prevedendo il coinvolgimento attivo di gruppi e/o comunità);

ANNO 2015a. consolidamento della funzione di Segretariato Sociale;b. rafforzamento delle capacità professionali in relazione alla presa in carico e gestione dei casi attraverso il potenziamento delle competenze necessarie per la costruzione di progetti personalizzati;

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INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Valori target definiti nelle schede di cui all’Allegato 3 delle Linee Guida. Valori attesi Gli scostamenti dei valori target registrati annualmente sono oggetto di valutazione.

MACROAZIONE N. 3.1.2

Mantenimento e riqualificazione dei servizi domiciliari, con particolare riguardo all’assistenza domiciliare, all’assistenza domiciliare integrata ed al servizio di aiuto alla persona.

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI

Area anziani: obiettivi 7.1 e 7.2Area disabilità: obiettivo 6.1

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

D1, D2, D3, D4, D6, E2, E3, E4, F5, A9 SAN, A5 SAN, A6 SAN

ANNO 2013

Analisi del target di utenza che usufruisce dei servizi SAD e ADI con particolare riguardo alle aree della terminalità, della cronicità e della non autosufficienza attraverso un’azione di approfondimento mirato dei Progetti Assistenziali Individualizzati sviluppati nel corso del 2012 per tutti gli utenti in carico al SAD, all’ADI e al SAP.

ANNO 2014 Sviluppo di alcune ipotesi di riqualificazione del SAD anche attraverso una riprogrammazione delle intensità dei PAI attivi ed il coinvolgimento delle reti territoriali.

ANNO 2015 Monitoraggio dell’attività di riqualificazione in rapporto all’impiego delle risorse disponibili ed al numero di PAI attivi.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Valori attesi:Valori target definiti nelle schede di cui all’Allegato 3 delle Linee Guida.Gli scostamenti dei valori target registrati annualmente sono oggetto di valutazione.

MACROAZIONE N. 3.1.3

Mantenimento e riqualificazione dei servizi educativi organizzati nelle tipologie sotto indicate:

servizio educativo territoriale per minori e adolescenti in difficoltà a supporto e/o integrazione della funzione genitoriale ed a protezione/tutela ;servizio educativo per minori disabili in contesto scolastico ed extrascolastico;servizio di assistenza scolastica per minori disabili.

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI

Area minori e famiglia: obiettivi 5.1, 5.2 e 10.1Area disabilità: obiettivo 6.1Area povertà, disagio ed esclusione sociale: obiettivo 9.1

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

C3, C7, E2, A10 SAN, A11SAN.

ANNO 2013

Avvio ridefinizione delle funzioni delle diverse figure professionali coinvolte nell’integrazione scolastica dei minori certificati con handicap grave ( insegnanti di classe, insegnanti di sostegno, collaboratori scolastici, educatori professionali, operatori socio-assistenziali) attraverso la costituzione di un tavolo di lavoro interistituzionale fra Istituti comprensivi, Ufficio scolastico, Scuole d'infanzia non statali e paritarie, Servizio Sociale dei Comuni e Azienda per i Servizi Sanitari.

ANNO 2014 Stesura protocollo d'intervento interistituzionale integrato con protocollo interistituzionale con forze dell'ordine per gli interventi a tutela dei minori (5.1)

ANNO 2015 Adozione e avvio sperimentazione protocollo.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Valori target definiti nelle schede di cui all’Allegato 3 delle Linee Guida. Valori attesi Gli scostamenti dei valori target registrati annualmente sono oggetto di valutazione.

MACROAZIONE N. 3.1.4 Mantenimento e riqualificazione servizi a carattere comunitario semiresidenziale

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI

Area anziani: obiettivi 7.1 e 7.2Area disabilità: obiettivo 6.1

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SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

F7, F8-2, L1, A9SAN,

ANNO 2013 Area disabilità: si veda la scheda PDZ dedicata obiettivo 6.1Area anziani: monitoraggio dell'efficacia delle prestazioni erogate.

ANNO 2014 Area disabilità: si veda la scheda PDZ dedicata obiettivo 6.1Area anziani: valutazione di eventuali interventi migliorativi delle prestazioni erogate.

ANNO 2015 Area disabilità: si veda la scheda PDZ dedicata obiettivo 6.1Area anziani: attuazione degli eventuali interventi migliorativi

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Valori attesi:Valori target definiti nelle schede di cui all’Allegato 3 delle Linee Guida.Gli scostamenti dei valori target registrati annualmente sono oggetto di valutazione.

MACROAZIONE N. 3.1.5

Mantenimento e riqualificazione servizi a carattere comunitario a ciclo residenziale, comprendente la rete delle strutture e dei servizi a ciclo interamente residenziale anche a carattere temporaneo.

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI

Area anziani: obiettivi 7.1 e 7.2Area disabilità: obiettivo 6.1

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

F9, H1,L1, A9 SAN, E6.

ANNO 2013

Mantenimento dell’accesso alle strutture a ciclo residenziale a favore delle persone non autosufficienti, secondo quanto formalmente disposto dalle UVM, in quanto intervento obbligatorio a tutela delle persone. Si prevede, in caso di documentata necessità, l’erogazione di contributi a parziale o totale integrazione della retta di accoglimento. Formulazione delle procedure per governare l’accesso ai servizi residenziali e semiresidenziali, anche prevedendo il coinvolgimento della persona/famiglia in UVM nella costruzione del ProP e prospettando soluzioni alternative

ANNO 2014

Mantenimento dell’accesso alle strutture a ciclo residenziale a favore delle persone non autosufficienti, secondo quanto formalmente disposto dalle UVM, in quanto intervento obbligatorio a tutela delle persone. Si prevede, in caso di documentata necessità, l’erogazione di contributi a parziale o totale integrazione della retta di accoglimento. Verifica del governo dell’accesso (liste d’attesa) ed introduzione di eventuali modifiche.

ANNO 2015

Mantenimento dell’accesso alle strutture a ciclo residenziale a favore delle persone non autosufficienti, secondo quanto formalmente disposto dalle UVM, in quanto intervento obbligatorio a tutela delle persone. Si prevede, in caso di documentata necessità, l’erogazione di contributi a parziale o totale integrazione della retta di accoglimento. stesura definitiva del documento descrittivo delle UVM e del loro funzionamento per il governo dell’accesso, ipotizzando un’integrazione alla convenzione tra ASS e strutture residenziali.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Valori attesi:Valori target definiti nelle schede di cui all’Allegato 3 delle Linee Guida.Gli scostamenti dei valori target registrati annualmente sono oggetto di valutazione.

MACROAZIONE N. 3.1.6

Mantenimento e riqualificazione misure di sostegno e assistenza economica, nelle diverse forme previste dalla programmazione regionale

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI Area povertà, disagio ed esclusione sociale: obiettivi 9.1 9.2

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da nomenclatore: A1Centro per l’Impiego;

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ANNO 2013

Predisposizione di una banca dati per il monitoraggio sulle tipologie di finalizzazione dei contributi erogati con il fondo di solidarietà regionale;Valutazione dell’impatto del “Fondo di solidarietà regionale”con la realizzazione di uno specifico focus sul target di utenza e sulle suddette finalizzazioni;Mantenimento degli interventi di assistenza economica straordinaria e continuativa attualmente previsti;Mantenimento dell’offerta di strutture per l’emergenza abitativa (housing sociale) a favore di immigrati e cittadini italiani appartenenti alle fasce fragilivalorizzazione degli strumenti di inserimento lavorativo esistenti

ANNO 2014

Predisposizione di una banca dati per il monitoraggio sulle tipologie di finalizzazione dei contributi erogati con il fondo di solidarietà regionale;Valutazione dell’impatto del “Fondo di solidarietà regionale”con la realizzazione di uno specifico focus sul target di utenza e sulle suddette finalizzazioni;Mantenimento degli interventi di assistenza economica straordinaria e continuativa attualmente previsti;Mantenimento dell’offerta di strutture per l’emergenza abitativa (housing sociale) a favore di immigrati e cittadini italiani appartenenti alle fasce fragilivalorizzazione degli strumenti di inserimento lavorativo esistenti

ANNO 2015

Predisposizione di una banca dati per il monitoraggio sulle tipologie di finalizzazione dei contributi erogati con il fondo di solidarietà regionale;Valutazione dell’impatto del “Fondo di solidarietà regionale”con la realizzazione di uno specifico focus sul target di utenza e sulle suddette finalizzazioni;Mantenimento degli interventi di assistenza economica straordinaria e continuativa attualmente previsti;Mantenimento dell’offerta di strutture per l’emergenza abitativa (housing sociale) a favore di immigrati e cittadini italiani appartenenti alle fasce fragilivalorizzazione degli strumenti di inserimento lavorativo esistenti

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Valori attesi Valori target definiti nelle schede di cui all’Allegato 3 delle Linee Guida. Gli scostamenti dei valori target registrati annualmente sono oggetto di valutazione.

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AZIONE DI SISTEMA - INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA: OBIETTIVI COMUNI A TUTTE LE AREE - SCHEDA PDZ N. 4

Premessa

I servizi sociosanitari della Bassa Friulana già operano utilizzando modelli e strumenti dell’integrazione sociosanitaria. Questo Piano di Zona rappresenta occasione per sistematizzare e formalizzare i processi e le metodologie utilizzati, estenderli a tutte le aree e valutarne l’efficacia.

OBIETTIVO REGIONALE N. 4.1 - Definire/migliorare un sistema di accesso integrato ai servizi sociosanitari.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 4.1.1

Il sistema di accesso integrato viene garantito per tutte le aree tematiche dai servizi ed operatori sociali e sanitari di primo contatto già esistenti sul territorio, come ad esempio gli assistenti sociali del Servizio Sociale dei Comuni (SSC), gli infermieri di comunità del Distretto, i Medici di Medicina Generale (MMG), i Pediatri di Libera Scelta (PLS), i Centri di Salute Mentale (CSM), i Consultori Familiari, le Equipe Multidisciplinari Territoriali (EMT), i Servizi dipendenze patologiche. I vari soggetti sono tra loro connessi e configurano, pertanto, un sistema a rete: il Punto Unico di Accesso (PUA) inteso “non tanto un unico luogo fisico al quale gli utenti possono rivolgersi, ma la strutturazione integrata e in rete tra tutti i punti di contatto e di accesso dei cittadini presenti sul territorio” (PSSR 2006-2008).

Ogni PUA si caratterizza in maniera omogenea per le seguenti modalità operative:7 valutazione di primo accesso con l’utilizzo di un unico strumento di rilevazione

delle informazioni per tutte le aree tematiche;

8 distinzione del bisogno tra semplice e complesso:

−bisogno semplice: l’utente viene preso in carico dal servizio competente e se del caso accompagnato al servizio appropriato;

−bisogno complesso: attivazione dell’Unità di Valutazione Multiprofessionale (UVM) - vedi scheda obiettivo 4.2 - ed erogazione delle prestazioni necessarie ed indifferibili, eventualmente anche integrate, in attesa della definizione del Progetto Personalizzato di Intervento (ProP), e/o del Piano di Assistenza/Intervento (PAI).

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI Si richiamano tutti gli obiettivi di area.

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da Nomenclatore: (A1) (H1) (A1-SAN) (A5-SAN) (A6SAN) (A8-SAN) (A10-SAN) (A11-SAN) (A12-SAN) (B1-SAN) (B2-SAN) (C1-SAN) (E1-SAN)

ANNO 2013

SSC e ASS 5:•definizione di un protocollo di funzionamento del sistema PUA in tutte le aree;•condivisione del sistema d'accesso e del percorso PUA con i MMG e con i PLS;•realizzazione di formazione sul campo per consolidamento e sviluppo del sistema PUA in tutte le aree, favorendo lo sviluppo di una cultura condivisa;•definizione ed adozione in via sperimentale di strumenti di raccolta delle informazioni e di segnalazione omogenei tra i servizi.

ANNO 2014SSC e ASS 5:•verifica dell'applicazione degli strumenti utilizzati nel sistema unico di accesso e della modalità di presa in carico integrata con eventuale perfezionamento del modello.

ANNO 2015 SSC e ASS 5:•Adozione del modello definitivo del sistema integrato PUA.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Evidenza documento descrittivo del sistema di accesso:•protocollo definitivo di funzionamento e schede integrate di accesso.

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OBIETTIVO REGIONALE N. 4.2Sviluppare e qualificare le Unità di valutazione multiprofessionali in tutte le aree di integrazione sociosanitaria.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 4.2.1

Le unità di valutazione multiprofessionale (UVM), pur non essendo strutturate e formalmente definite per tutte le aree, vengono già utilizzate dai servizi sociosanitari (A.S.S. n° 5 e SSC) in quanto strumento a garanzia di valutazione multidimensionale e di presa in carico integrata. Si ritiene pertanto necessario definire formalmente e rendere operativi percorsi che garantiscano la presa in carico integrata in ogni caso complesso. L'azienda sanitaria e gli ambiti distrettuali, in forma unitaria, definiranno le modalità di composizione e funzionamento delle UVM.

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI

L’attivazione dell’UVM è prevista per i casi complessi di tutte le aree di integrazione sociosanitaria, non solo per le tipologie di utenza e servizi richiamati dagli indicatori di cui all’obiettivo 4.2 delle linee guida regionali.

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Sono coinvolti tutti i soggetti del sistema pubblico socio-sanitario di cui all’obiettivo 4.1 - (A1) (H1) (A1-SAN) (A5-SAN) (A6SAN) (A8-SAN) (A10-SAN) (A11-SAN) (A12-SAN) (B1-SAN) (B2-SAN) (C1-SAN) (E1-SAN) -All’UVM possono essere coinvolti altri soggetti appartenenti al Terzo settore e quanti altri possano concorrere ad una efficace ed efficiente stesura del ProP/PAI mettendo a disposizione le proprie risorse/competenze.

ANNO 2013

SSC e ASS n.5:•stesura di linee guida per la definizione, composizione e modalità di funzionamento dell’UVM con evidenza del raccordo con l’UVD;•programmazione e realizzazione di percorsi di formazione/condivisione su modalità di utilizzo e significato UVM;•definizione di strumenti idonei a registrare l'operato/percorso delle UVM;•sperimentazione del nuovo modello dell’UVM.

SSC, ASS n.5 e ASP/STRUTTURE RESIDENZIALI E SEMI-RESIDENZIALI (solo per l’area anziani):

•formulazione delle procedure per governare l’accesso ai servizi residenziali e semiresidenziali, anche prevedendo il coinvolgimento della persona/famiglia in UVM nella costruzione del ProP e prospettando soluzioni alternative. (azione – gestione di liste d’attesa - da riportare alla consultazione nei tavoli tematici)

ANNO 2014

SSC e ASS n.5:•verifica dell'idoneità del funzionamento dell’UVM, secondo il modello proposto, ed introduzione di eventuali modifiche.

SSC, ASS n.5 e ASP/STRUTTURE RESIDENZIALI E SEMI-RESIDENZIALI (solo per l’area anziani):•verifica del governo dell’accesso (liste d’attesa) ed introduzione di eventuali modifiche (azione da riportare alla consultazione nei tavoli tematici).

ANNO 2015

SSC e ASS n.5:•stesura definitiva del documento di funzionamento delle UVM;•consolidamento dell’utilizzo delle UVM quale strumento di lavoro in tutti i casi complessi.

SSC, ASS n.5 e ASP/STRUTTURE RESIDENZIALI E SEMI-RESIDENZIALI (solo per l’area anziani):

•stesura definitiva del documento descrittivo delle UVM e del loro funzionamento per il governo dell’accesso, ipotizzando un’integrazione alla convenzione tra ASS e strutture residenziali (azione da riportare alla consultazione nei tavoli tematici)

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Evidenza documento descrittivo delle Unità multiprofessionali integrate e del loro funzionamento. N. soggetti che accedono alla rete dei servizi sociosanitari valutati dalle specifiche Unità multiprofessionali integrate.

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Valore atteso •Il 100% dei soggetti che accedono alla rete dei servizi residenziali e semiresidenziali sono valutati dalle UVM;•validazione degli strumenti utilizzati in UVM;•aumento, nel corso degli anni 2013-2014-2015, dei soggetti che accedono alla rete dei servizi sociosanitari valutati in UVM;•almeno il 90% dei soggetti in situazioni di terminalità, dimessi dall'ospedale verso il domicilio o da strutture residenziali verso il domicilio, sono valutati in UVM;•almeno il 90% dei soggetti disabili che passano dall’età evolutiva all’età adulta sono valutati in UVM.

OBIETTIVO REGIONALE N. 4.3 Utilizzare sistematicamente la valutazione multidimensionale e adottare progressivamente strumenti uniformi e standardizzati.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 4.3.1

In tutte le aree verrà effettuata un’analisi dello strumento specifico da utilizzare, una sperimentazione dello strumento individuato, una valutazione dello stesso e una adozione definitiva, nelle more di quanto verrà indicato dalla Regione, ferme restando le sperimentazioni in essere (per es. ICF). Nello specifico:

•Area Materno-Infantile: si prenderanno in considerazione alcuni strumenti di valutazione validati a livello nazionale;•Area Anziani, Cronicità e Terminalità: nello specifico per il tema “Anziani” si è preso atto dello strumento definito dalla Regione e già in uso per gli accessi ai servizi residenziali, semi-residenziali e domiciliari quale la scheda Valgraf FVG, la scheda Karnofsky per la “Terminalità”, l’ICF per la “Cronicità” come da indicazioni date dalla sperimentazione regionale;•Area Salute Mentale: si utilizzerà in forma sperimentale la scheda già in uso presso il C.S.M. per la ricognizione su tutti i progetti riabilitativi personalizzati e per la valutazione dei bisogni in tutte le situazioni con presa in carico integrata, compresa l’ICF per i casi indicati dalla sperimentazione regionale;•Area Dipendenze: è stato individuato quale strumento in forma sperimentale la scheda Addiction Severity Index (ASI);•Area Disabilità: lo strumento utilizzato sarà la scheda G.E.F.I; nei casi di passaggio dall’età evolutiva a quella adulta, l’ICF per la “Cronicità” come da indicazioni date dalla sperimentazione regionale;

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI Questo obiettivo è collegato agli obiettivi di tutte le aree.

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da Nomenclatore: (A1) (H1) (A1-SAN) (A5-SAN) (A6-SAN) (A8-SAN) (A10-SAN) (A11-SAN) (A12-SAN) (B1-SAN) (B2-SAN) (C1-SAN) (E1-SAN)

ANNO 2013

SSC e ASS n. 5:Primo semestre:

•illustrazione e diffusione ai professionisti degli strumenti individuati con formazione sul campo.

SSC e ASS n. 5:Secondo semestre:•avvio delle sperimentazioni degli strumenti individuati (ad eccezione delle aree in cui sono già state individuate e sperimentate specifiche schede di valutazione).

ANNO 2014 SSC e ASS n. 5:•valutazione della sperimentazione ed introduzione di eventuali correttivi.

ANNO 2015 SSC e ASS n. 5:•adozione definitiva dei sistemi di valutazione.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

N. soggetti valutati secondo modalità standardizzate definite dalla Regione. N. soggetti valutati secondo altre modalità. Valore atteso

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Entro il 2015 tutti i soggetti sono valutati secondo modalità standardizzate definite dalla Regione.

OBIETTIVO

REGIONALE N. 4.4 Programmare le risorse ritenute appropriate e disponibili attraverso il dispositivo del progetto personalizzato di intervento o del piano di assistenza/intervento.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 4.4.1

Adozione del progetto personalizzato quale strumento strutturato e principale dell’UVM per la programmazione di interventi appropriati, componendo intorno ai bisogni della persona tutte le risorse formali ed informali disponibili (budget di salute).Definizione della modalità di costruzione del ProP che individui in maniera puntuale:

•bisogni•obiettivi•azioni•risorse istituzionali, della rete familiare e del territorio (budget di salute)•tempi di realizzazione•indicatori di risultato che consentano monitoraggio e valutazione•case manager

Acquisizione stabile nell’agire professionale della metodologia del lavoro per progetti personalizzati quale premessa per la valutazione dell’efficacia dei risultati e finalizzata alle future pianificazioni.

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI Questo obiettivo è collegato agli obiettivi di tutte le aree.

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da Nomenclatore: (A1) (H1) (A1-SAN) (A5-SAN) (A6SAN) (A8-SAN) (A10-SAN) (A11-SAN) (A12-SAN) (B1-SAN) (B2-SAN) (C1-SAN) (E1-SAN)

ANNO 2013

SSC e ASS n. 5:Primo semestre:

-Definizione linee guida ProP e contestualmente percorsi di formazione/condivisione su modalità di utilizzo e significato dello strumento.

SSC e ASS n. 5:Secondo semestre:

-Consolidamento della metodologia del ProP contestualmente all’avvio sperimentale delle UVM di cui all’obiettivo 4.3.

ANNO 2014 Prima valutazione dell’applicazione delle linee guida ProP e introduzione di eventuali correttivi.

ANNO 2015 Messa a regime del sistema ProP.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Rapporto tra n. minori a rischio di allontanamento o con provvedimento giudiziario di allontanamento e n. progetti personalizzati di intervento.Rapporto tra n. anziani non autosufficienti a rischio di istituzionalizzazione e n. progetti personalizzati di intervento o piani di assistenza/intervento.Rapporto tra n. persone fragili dimesse dall’ospedale che richiedono continuità delle cure e protezione sociale e n. progetti personalizzati di intervento o piani di assistenza/intervento.Rapporto tra n. persone con disabilità a rischio di esclusione sociale e di istituzionalizzazione e n. progetti personalizzati di intervento o piani di assistenza/intervento.Valori attesi Nel triennio 2013–2015 il rapporto tra le grandezze rappresentate diminuisce (aumenta il numero dei progetti personalizzati di intervento).

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OBIETTIVO REGIONALE N. 4.5 Definire/aggiornare la descrizione dell’offerta dei servizi e interventi sociosanitari disponibili per i cittadini in ciascun territorio di riferimento.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 4.5.1

Costruzione e aggiornamento annuale della mappatura dell’offerta dei servizi, interventi e progetti sociosanitari, rendendola accessibile ai cittadini.

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI Questa azione di sistema è collegata agli obiettivi di tutte le aree

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

SSC e ASS 5 (Cabina di Regia PDZ)

ANNO 2013 Aggiornamento della prima mappatura presentata e pubblicazione nei siti web istituzionali esistenti.

ANNO 2014Aggiornamento della mappatura e inserimento nei siti web istituzionali esistenti e in quelli degli altri soggetti coinvolti nel PDZ. Studio di fattibilità sulla Carta dei Servizi Integrata relativamente ad alcuni Servizi.

ANNO 2015 Aggiornamento della mappatura ed eventuale realizzazione di alcune Carte di Servizi.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

La descrizione dell’offerta dei servizi è disponibile in versione cartacea e tramite web dei SSC e dell’ASS già a decorrere dal 2013. Verrà privilegiata la diffusione delle informazioni per via telematica salvaguardando le esigenze delle fasce più fragili.Una prima mappatura generale, relativa all’anno 2012, è inserita al punto 1.3 del presente PDZ con l’evidenziazione dei servizi sociosanitari.

OBIETTIVO

REGIONALE N. 4.6 Migliorare i livelli organizzativi ed operativi di integrazione sociosanitaria finalizzati alla presa in carico integrata assicurando la continuità assistenziale tra ospedale e territorio/domicilio, tra diversi tipi di servizi sanitari e tra servizi sanitari e servizi sociali, in modo particolare nel momento del passaggio all’età adulta.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 4.6.1

Predisposizione o revisione di protocolli operativi per garantire la continuità assistenziale come previsto nell’obiettivo.

OBIETTIVI DI AREA COLLEGATI Si collega a tutti gli obiettivi di area.

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da Nomenclatore: (A1) (H1) (A1-SAN) (A5-SAN) (A6SAN) (A8-SAN) (A10-SAN) (A11-SAN) (A12-SAN) (B1-SAN) (B2-SAN) (C1-SAN) (E1-SAN)

ANNO 2013

SSC e ASS n. 5:-Condivisione e revisione del protocollo esistente relativamente alle dimissioni protette ed alla continuità ospedale-territorio;-Condivisione e revisione del protocollo esistente relativo al passaggio dall’età evolutiva all’età adulta nella disabilità collegando i diversi servizi sanitari e sociali;-Condivisione e revisione del protocollo esistente tra DSM e Distretti che definisce il passaggio dall’età evolutiva all’età adulta nei soggetti sintomatici;-Avvio condivisione protocolli operativi esistenti nei due Ambiti e Distretti relativi all'area minori e famiglie (cfr scheda 5.1);

Comune di Latisana:•La Regione Friuli Venezia Giulia25 sosterrà – con un contributo in conto capitale in favore del Comune di Latisana – la realizzazione, nel territorio dello stesso Comune, di

25 L.R. 14/2012, art. 9, commi 116 e segg.60

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una struttura polifunzionale destinata a servizi sociali e servizi socio-sanitari di tipo residenziale. Nel corso dell’anno si prevede la conclusione della fase progettuale.

ANNO 2014-Adozione di protocolli unici relativi all'area minori e famiglie in entrambi gli Ambiti/Distretti.-Predisposizione di un documento di analisi della domanda di residenzialità e di posti d’attesa.

ANNO 2015 -Applicazione e consolidamento dei protocolli adottati.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

I protocolli relativi alla continuità assistenziale sono predisposti in modo da essere uniformi, per quanto possibile, a livello di ASS.N. persone fragili per i quali sono stati attivati percorsi di dimissioni protette a tutela della continuità assistenziale tra strutture sanitarie e servizi territoriali e a domicilio.Evidenza di un documento con la proposta che definisce il fabbisogno e il piano di allocazione dei posti letto con specifico riferimento agli anziani e agli adulti fragili.Valori attesi Nel triennio 2013-2015, il rapporto tra le persone fragili dimesse con l’attivazione di percorsi protetti e le persone fragili dimesse senza l’attivazione di percorsi protetti aumenta.Le persone che necessitano di accoglimento a breve termine con “funzione di attesa” trovano adeguata risposta nell’ambito dei posti letto individuati.

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4 - AREE DI INTERVENTO: OBIETTIVI STRATEGICI, PRIORITA’ DEL PDZ, AZIONI, TEMPI E RISORSE

AREA MINORI E FAMIGLIA - SCHEDA PDZ N. 5

Parte descrittiva integrazione sociosanitaria

Aree di intervento: obiettivi strategici, priorità del pdz, azioni, tempi e risorse.L'organizzazione dell'offerta dei servizi e degli interventi in questa area richiama le azioni di sistema descritte precedentemente e i medesimi principi che le hanno ispirate.Gli obiettivi strategici regionali 5.1 e 5.2 indicati in tale area rimandano alla definizione di strategie organizzative e operative adeguate a fronteggiare le situazioni problematiche con interventi precoci e qualificati. Il sotteso riferimento alla congruità del sistema della cura implica necessariamente la messa a punto di un sistema appropriato sia tecnico/professionale che organizzativo.A partire dall’applicazione in Regione delle DGR 1891/2002 e 2834/2002, gli Ambiti Distrettuali di Latisana e Cervignano del Friuli, hanno inteso sperimentare e realizzare modalità di lavoro innovative ritenendo l’organizzazione dei servizi sociali e sociosanitari territoriali non sufficientemente adeguata ad affrontare le problematiche dell’area minori.

Nello specifico, nell’Ambito Distrettuale di Latisana a partire dal 2004 si è strutturato un sistema organizzativo di interventi a tutela dei minori che prevede un 1° livello (SSC) che si occupa della fase di valutazione, intervento precoce, indagine sociale, protezione nelle situazioni a rischio del minore e un 2° livello specialistico (SSC-ASS) che interviene, attraverso un’equipe stabile dedicata e multiprofessionale, nelle situazioni di grave trascuratezza, abuso, maltrattamento e violenza assistita. Tale livello è caratterizzato da una forte integrazione sociosanitaria, in quanto l’equipe pur essendo gestita dall’Ambito è stata istituita con un accordo di programma con ASS. Tale progettualità ha trovato poi collocazione all'interno del precedente PDZ e successivamente rinnovata in attesa della nuova pianificazione integrata.Il 1° livello interviene con la collaborazione dei servizi territoriali aziendali, tuttavia oltre le UVD, non sono stati strutturati percorsi e strumenti standardizzati dedicati all’accesso e valutazione integrata multidimensionale.

Nell’Ambito Distrettuale di Cervignano del Friuli, sempre dal 2004, è altresì istituita un’equipe specifica composta da assistenti sociali, psicologi ed educatori, fulcro del sistema del Servizio Sociale dei Comuni a tutela dei minori, che si occupa trasversalmente ed esclusivamente di tutta la casistica dell’area minori. Per la parte aziendale, l’Equipe Multidisciplinare per l’Handicap, il Consultorio Familiare, il Dipartimento di Salute Mentale e la Struttura Operativa Dipendenze Patologiche si integrano funzionalmente sui casi con tale equipe per la presa in carico delle situazioni a rischio di disagio sociale, maltrattamento, abuso, trascuratezza grave e violenza assistita (Accordo di Programma PDZ 2006-2008). Lo strumento per l’integrazione funzionale è stato finora l’unità multiprofessionale di progetto (UMP) a cui si sta dedicando quindicinalmente uno spazio organizzato e strutturato presso il Consultorio Familiare sulla base delle situazioni segnalate dagli operatori.

Per quanto riguarda il versante dell’offerta, in entrambi gli Ambiti sono state approvate norme regolamentari riguardanti sia la compartecipazione alle rette di comunità, anche se con alcune differenziazioni, sia i servizi socio-educativi territoriali e scolastici. In entrambe le realtà è in atto una riqualificazione e un rafforzamento dei servizi socio-educativi territoriali per caratterizzarli maggiormente come intervento educativo di mediazione nel rapporto genitori/figli svincolandolo dai tempi e dagli obiettivi prettamente didattici.Nel campo dell’affidamento familiare, l’Ambito di Latisana ha istituito già nel 1999 un servizio affidi approvato sia dall’Ambito che dall’Azienda Sanitaria. In entrambi i territori vi è in atto comunque anche una collaborazione con il privato sociale attraverso una convenzione stipulata con l’Associazione “Il Focolare ONLUS” dall’Ambito di Cervignano del Friuli nel 2006 e dall’Ambito di Latisana nel 2012.Su un caso del latisanese, nel corso del 2011 è stato avviato, in forma sperimentale, un progetto di affidamento familiare professionale nell'ambito di un FAP della salute mentale per un minore adolescente sintomatico. Il progetto attuato in collaborazione tra SSC e ASS, prevede anche la partecipazione del privato sociale. Tale esperienza ha anticipato un percorso di riflessione integrato su una possibile riqualificazione delle risorse territoriali o attivazioni di nuove forme di affidamento sulla base dei bisogni emergenti. Anche Il Piano di Zona 2006-2008 dell’Ambito di Cervignano del Friuli prevedeva un progetto per la sperimentazione della formula dell’affido professionale che si è però rivelata prematura rispetto al livello di esperienza del privato sociale e quindi non si è concretizzata.Da evidenziare inoltre l’attività svolta per allargare la rete istituzionale a tutela dei minori.

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Nel latisanese è vigente dal 2005 un protocollo operativo del SSC per la tutela dei minori nei casi di abuso e maltrattamento e dal 2009 sono state adottate (SSC-ASS) “Linee Guida d'intervento tra i reparti di: Ginecologia – Pediatria – Pronto Soccorso – Equipe Multidisciplinare Territoriale (neuropsichiatra-EMT) – Servizio Sociale dei Comuni – Equipe Integrata Tutela Minori e Famiglie per una consultazione congiunta nelle fasi di rilevazione e segnalazione di situazione di grave trascuratezza abuso e maltrattamento di minori”. Nel cervignanese è stato adottato nel 2010 con gli allora sette Istituti scolastici del territorio il “Protocollo d’intesa fra le istituzioni scolastiche ed i servizi sociali e socio-sanitari afferenti all’Ambito Distrettuale ed al Distretto Sanitario di Cervignano del Friuli per la presa in carico congiunta degli alunni in situazione di difficoltà” che approva i protocolli operativi riguardanti prassi ed azioni condivise nelle situazioni di disagio familiare e/o problematiche emotive, affettive, relazionali, abbandono, abuso, maltrattamento, grave trascuratezza, minori interessati da provvedimenti dell’autorità giudiziaria, disabilità, disturbi dell’apprendimento.In questa fase di pianificazione del PDZ è stata condivisa e perseguita la necessità di rivisitare le modalità organizzative e metodologiche sopra descritte, per garantire un'omogeneità degli interventi a livello Aziendale, salvaguardando le buone prassi consolidate in entrambi gli Ambiti Distrettuali.A tal fine è stato individuato un impianto organizzativo strutturato su due livelli d'intervento. Tale distinzione operativa non è intesa come un livello (deputato alla valutazione e al trattamento) con funzione di “supervisione” e consulenza nei confronti del 1° livello (deputato alla rilevazione e alla protezione), ma si è ritenuto più congruo puntare su una differenziazione ed una specializzazione delle diverse funzioni.L'impianto di sistema previsto si caratterizza come di seguito specificato:a) 1° livello operativo: strutturazione di un nucleo operativo multiprofessionale socio-sanitario territoriale con compiti di valutazione, progettazione, attuazione e monitoraggio dei progetti personalizzati nelle situazioni complesse. Pertanto a tale livello trovano collocazione il PUA (descritto nella macro-azione 4.1) con funzione di accesso, accoglienza, orientamento e gestione della domanda, attivazione interventi, avvio presa in carico, attivazione della rete dei servizi attraverso l'UVM (descritta nella macro-azione 4.2) con funzione di definizione del ProP (progetto personalizzato), sulla base di una valutazione multidimensionale.b) 2° livello operativo: modello territoriale integrato specialistico e dedicato alla presa in carico e la cura dei minori e delle famiglie nelle situazioni di abuso, maltrattamento, trascuratezza grave e violenza assistita.Si connota come un nucleo specialistico multiprofessionale in tutte le fasi dell'intervento, funzionante ad un secondo livello operativo. Sia nella fase della valutazione che in quella di trattamento la presa in carico del minore e della famiglia (in modo contestuale) è differenziata e specialistica nelle diverse funzioni comprensiva degli aspetti psicologici, sociali, legali, educativi, clinici ed è costruita da un percorso con aree, tempi e metodologie definite e specifiche che non può prescindere da un'interazione tra ambito clinico, giudiziario e territoriale.Il 2° livello prevede, in una fase di avvio, la costituzione di una cabina integrata di “governo” sia per gli aspetti gestionali che professionali.

Nell'arco del triennio verrà realizzata l'attivazione di tale impianto organizzativo comprensivo dei due livelli operativi sul territorio aziendale in modo trasversale.Tale impianto trova già parziale attuazione nell’Ambito/Distretto 5.2; vanno tuttavia realizzate le azioni di sistema, condivise le procedure operative e le modalità gestionali per la sua estensione sperimentale nell’Ambito/Distretto 5.1.

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INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA - AREA MATERNO INFANTILE – Infanzia e adolescenza - SCHEDA PDZ N. 5

OBIETTIVO REGIONALE N. 5.1 Promuovere la permanenza dei minori in famiglia

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 5.1.1

Realizzare un sistema di cura e protezione sociale appropriato ed integrato, strutturato in 1° e 2° livello operativo trasversale e omogeneo su tutto il territorio aziendale.

MACROAZIONE N. 5.1.2

Definire un modello operativo integrato comune a tutti i servizi sociali e socio-sanitari territoriali che consenta di organizzare il sostegno alla funzione genitoriale e ai bambini indipendentemente dalla specifica competenza dei singoli servizi, a sostegno della centralità del minore.

MACROAZIONE N. 5.1.3

Coinvolgimento di altre agenzie e istituzioni territoriali (scuola, forze dell’ordine…) per concertare linee operative comuni e omogenee a livello aziendale.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche giovanili, politiche scolastiche, politiche di sostegno alla famiglia, politiche a contrasto della povertà.

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.6

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

(A1) (A1 SAN) (A11 SAN) (A10- SAN) (C1 -SAN) (D1- SAN) - Scuola – Forze dell'Ordine - operatori reparti ospedalieri

ANNO 2013

A.S.S. n 5 e S.S.C.

•Sperimentazione di un modello di valutazione e presa in carico integrata dei minori e delle loro famiglie nelle situazioni di grave trascuratezza, abuso, maltrattamento e violenza assistita attraverso l’estensione graduale dell'Equipe Integrata Tutela Minori e Famiglie (EITMF) di Latisana su tutto il territorio dell'ASS 5;•Accompagnamento (anche con azioni formative sul campo) e monitoraggio della sperimentazione di cui al punto 1;•Attivazione di un percorso di condivisione/revisione/unificazione dei protocolli operativi esistenti:

−Protocollo operativo per la tutela dei minori nei casi di abuso e maltrattamento (SSC Ambito di Latisana);−Linee guida d'intervento tra i reparti di: ginecologia, pediatria, pronto soccorso, equipe multidisciplinare territoriale, servizio sociale dei comuni, equipe integrata tutela minori e famiglie per una consultazione congiunta nelle fasi di rilevazione e segnalazione di situazionI di grave trascuratezza abuso e maltrattamento dei minori (SSC e ASS - Distretto Ovest);−Protocollo per la gestione e soccorso vittime della violenza sessuale (ASS 5);−Protocollo d'intesa fra le istituzioni scolastiche ed i servizi sociali e socio- sanitari afferenti all'Ambito Distrettuale ed al Distretto Sanitario di Cervignano del Friuli per la presa in carico congiunta degli alunni in situazione di difficoltà (Ambito di Cervignano del Friuli e ASS – Distretto Est).

•Identificazione degli indicatori a valenza multidimensionale per definire la casistica e l'ambito d'intervento dei due livelli operativi (SSC e ASS).

ANNO 2014

1.Continuazione della sperimentazione di cui al punto 1. anno 2013 e relativo monitoraggio;2.Prosecuzione del percorso di condivisione/revisione/unificazione di protocolli operativi3.Monitoraggio e valutazione dell’applicazione degli indicatori individuati nel 2013;4.Realizzazione di percorsi formativi adeguati a sostegno dell'azione di omogeneizzazione e del quadro teorico di riferimento. Tali percorsi, con modalità diverse, si rivolgeranno agli operatori del territorio e ospedalieri interessati (SSC e ASS)5.Attivazione di tavoli di confronto con scuola e forze dell'Ordine (SSC e ASS)

ANNO 2015•Messa a regime su tutto il territorio Aziendale del modello di valutazione e presa in carico integrata dei minori e delle loro famiglie nelle situazioni di grave trascuratezza, abuso, maltrattamento e violenza assistita.•Messa a sistema dei protocolli operativi attualizzati

INDICATORI DI RISULTATO NEL

Al 31.12.2011 l'Ambito Distrettuale di Latisana registra la seguente situazione:−n. 27 minori collocati in struttura comunitaria (dato di flusso); di cui n. 3 con formula

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TRIENNIO

mamma – bambino e n. 4 con consenso dei genitori;−n. 24 minori collocati in struttura comunitaria (dato di stock); di cui n. 2 con formula mamma – bambino e 4 con consenso dei genitori;−n. 307 gg. presenza media in comunità;−rapporto minori allontanati/minori residenti pari a 24/8.848 = 0,27% (1/369);−n. 6 minori nell'anno 2011, allontanati e collocati in struttura comunitaria (interessati n.5 nuclei familiari).

Al 31.12.2011 l'Ambito Distrettuale di Cervignano del Friuli registra la seguente situazione:n. 13 minori collocati in struttura comunitaria di cui 5 con formula mamma-bambino (dato di flusso);n. 9 minori collocati in struttura comunitaria di cui 3 con formula mamma-bambino (dato di stock);n. 1.250 gg. presenza media in comunità;rapporto minori allontanati/minori residenti pari a 9/8.214 = 0,11% (1/913);n. 3 minori allontanati e collocati in struttura comunitaria (nuclei familiari – dato di flusso nell'anno 2011).

INDICATORI/VALORI ATTESI: Con riferimento ai dati di flusso 2011 nel triennio 2013-2015:n. minori allontanati e collocati in strutture comunitarie nel triennio 2013/2015 (ob. atteso: diminuzione del dato del 20%);rapporto n. minori allontanati con popolazione di età inferiore ai 18 anni (ob. atteso: diminuzione del 20%);tempo medio di permanenza in comunità per ogni annualità (ob. atteso tempo medio inferiore ai 280 gg.);n. di minori allontanati che rientrano in famiglia o vanno in affidamento familiare per ogni annualità (ob. atteso aumento del 20%);n. di progetti personalizzati a partire dal 2013 sostenuti al 1° e 2° livello (ob. atteso almeno n. 100 progetti al 1° livello e 50 al 2° livello).

Indicatori Macroazione 5.1.1:−Anno 2013: presa in carico sperimentale da parte dell’EITMF di almeno n. 3 casi dell’Ambito 5.1;−Anno 2014: presa in carico sperimentale da parte dell’EITMF di almeno n. 5 casi dell’Ambito 5.1;−Anno 2015: presa in carico di tutti i casi nuovi secondo il nuovo modello.

OBIETTIVO

REGIONALE N. 5.2 Potenziare e qualificare il processo di sostegno e allontanamento del minore nonché il sistema di accoglienza dei minori collocati all’esterno della propria famiglia di origine.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 5.2.1

Realizzare percorsi di sensibilizzazione all'affidamento familiare, coinvolgendo l'associazionismo e le reti di solidarietà locali

MACROAZIONE N. 5.2.2

Individuare forme di accoglienza semi-residenziale sul territorio caratterizzate da notevole flessibilità, forte valenza educativa e “vicinanza” ai luoghi di vita al fine di favorire la permanenza in famiglia e sostenere il minore nel suo percorso individuale (pre-adolescenti/adolescenti)

MACROAZIONE N. 5.2.3

Incrementare, sulla base delle sperimentazioni già realizzate, nuove forme di affidamento familiare coinvolgendo il privato sociale, a sostegno dell'autonomia personale per i minori adolescenti anche sintomatici;

MACROAZIONE N. 5.2.4

Individuare opportunità di accoglienza e supporto alla genitorialità in emergenza e a lungo termine per mamma/bambino al fine di garantire la continuità della relazione in situazioni ad alta instabilità clinica e sociale.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche a sostegno della famiglia - politiche a sostegno del volontariato e associazionismo

AZIONI DI SISTEMA 1 - 3 - 4

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COLLEGATESERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

(A1) (A11 SAN) (A10- SAN) (C1 -SAN) (D1- SAN) Associazioni locali – Terzo settore

ANNO 2013

•Realizzazione di attività di sensibilizzazione all'affidamento familiare almeno in tre Comuni dell'Ambito Distrettuale di Latisana e in tre dell’Ambito Distrettuale di Cervignano del Friuli coinvolgendo le associazioni locali (SSC - ASS - Terzo settore)•Diffusione e condivisione delle Linee Guida per la regolazione dei processi di sostegno e allontanamento del minore – Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali;•Individuazione, attraverso i tavoli tematici, dei soggetti non istituzionali, disposti ad impegnarsi in una co-progettazione e/o riqualificazione delle risorse esistenti (SSC - ASS - Terzo settore);•Attivazione, sulla base della tipologia dei bisogni emergenti, di almeno un percorso sperimentale di nuove forme di affidamento familiare (SSC - ASS- Terzo Settore).

ANNO 2014

1.Avvio co-progettazione di alcune iniziative indicate, con priorità alla macroazione 5.2.2;2.Prosecuzione di attività di sensibilizzazione all'affidamento familiare almeno in cinque Comuni dell'Ambito Distrettuale di Latisana e sei dell’Ambito Distrettuale di Cervignano del Friuli coinvolgendo le associazioni locali (SSC- ASS- Terzo settore).

ANNO 2015

3.Regolamentazione di nuove forme di affidamento familiare;4.Avvio realizzazione macro-azione 5.2.2;5.Prosecuzione di attività di sensibilizzazione all'affidamento familiare almeno in sei Comuni dell'Ambito Distrettuale di Latisana e tre dell’Ambito Distrettuale di Cervignano del Friuli coinvolgendo le associazioni locali (SSC- ASS- Terzo settore).

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Vedi obiettivo 5.1Al 31.12.2011 l'Ambito Distrettuale di Latisana registra la seguente situazione:N. 9 affidamenti familiari etero-familiari (dato di flusso); n. 8 affidamenti etero-familiare (dato di stock);N. 1 minore affidamento familiare professionale sperimentale nell'ambito di un FAP salute mentale.

Al 31.12.2011 l'Ambito Distrettuale di Cervignano del Friuli registra la seguente situazione:N. 1 affidamenti familiari etero-familiare (dato di flusso); n. 0 affidamenti etero-familiare (dato di stock);N. 3 affidamenti familiari parentali .

INDICATORI:•N. minori inseriti in strutture comunitarie.•N. minori in forme di affidamento familiare.•N. giornate di permanenza nelle comunità per minori. e)N. famiglie coinvolte in progetti/interventi di recupero (1° e 2° livello)

Valori attesi Con riferimento ai dati di flusso 2011, nel triennio 2013-2015: Il numero di famiglie potenzialmente affidatarie cresce almeno del 20%Il numero dei minori inseriti in strutture comunitarie diminuisce del 20%Il numero dei minori in affidamento familiare aumenta del 20%. Le giornate di permanenza nelle comunità per minori diminuiscono del 20%. Il numero di famiglie coinvolte in progetti/interventi di recupero specifici cresce

AREA DISABILITA’ - SCHEDA PDZ N. 6

Parte descrittiva:

L’approccio ai temi della disabilità è profondamente cambiato nel corso degli ultimi anni, passando da un modello assistenziale, che prevedeva come unica risposta servizi dedicati, specifici per categorie di utenti, al modello del progetto di vita personalizzato fondato sull’integrazione e l’inclusione sociale.

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Dal punto di vista normativo già la Legge regionale 41/1996, recependo la legge 104/1992, indicava nel progetto di vita il modello di intervento e nell’èquipe multidisciplinare territoriale per l’handicap il punto di riferimento integrato per la presa in carico della persona con disabilità e la sua famiglia.I bisogni della persona con disabilità e delle famiglie hanno registrato profondi cambiamenti legati a lunghi percorsi di integrazione scolastica, fino alla scuola superiore. Si deve ricordare che nel territorio della Bassa Friulana si chiuse l’ultima scuola speciale nei primi anni del 2000, ribadendo così il valore dell’integrazione scolastica e del progetto di vita da svilupparsi nella comunità locale.Per affrontare i diversi temi riguardanti l’area della disabilità si è costituito un unico tavolo istituzionale, comprendente i rappresentanti dei Servizi Sociali dei Comuni degli Ambiti di Cervignano del Friuli e Latisana, dei servizi dell’ASS 5 e del Consorzio delegato ai sensi della L.R. 41/96 alla gestione dei servizi semiresidenziali e residenziali per la Bassa Friulana e del servizio per l’inserimento lavorativo denominato CAMPP (Consorzio per l’Assistenza Medica PsicoPedagogica).L’attenzione si è soffermata sulla possibile definizione dei confini dell’area stessa e tutti i partecipanti al tavolo hanno concordato che la fascia d’età di riferimento fosse quella che va dai 14 anni all’età adulta/anziana, accompagnando la persona nel suo percorso di vita. Si sono però focalizzati alcuni passaggi delicati: il passaggio dall’età evolutiva a quella adulta, il “dopo di noi”, i bisogni delle persone disabili anziane, la disabilità acquisita.La scelta dei servizi, inoltre, è stata quella di trattare le tematiche dei minori con disabilità all’interno del più ampio tema generale dei minori, ribadendo la scelta di non differenziare i percorsi di vita dei minori secondo etichette diagnostiche.I tre soggetti istituzionali, Ambiti, ASS e CAMPP, nel corso degli ultimi dieci anni hanno trovato una modalità sinergica di lavorare che ha permesso la messa a punto della programmazione di nuovi servizi e modalità di intervento, sempre più rispondenti ai nuovi bisogni come sopra indicati, tenendo presente i mandati istituzionali e la sostenibilità. La triplice referenza istituzionale nell'area della disabilità rappresenta senza dubbio un elemento di complessità che comprende la molteplicità di operatori, funzioni ed interventi che sono stati e si possono ancora sviluppare a favore di persone disabili. A questo va aggiunto l'apporto dato dagli istituti scientifici ed Enti del privato sociale, come ad es. “La Nostra Famiglia”, che forniscono risposte diversificate che il servizio pubblico non riesce a garantire in proprio.

Le attività garantite dalla S.O.S. Età Evolutiva e Disabilità dell’A.S.S. n. 5, si possono così riassumere:1.Presa in carico di persone con disabilità (prevalentemente cognitiva) dal 18° anno di età;2.Presa in carico di minori complessi (14 anni secondo le indicazioni della L. R. 41/96) con progetto che prevede l’utilizzo dei Centri del CAMPP;3.Valutazione per L. 68, L.104 e per commissioni d’invalidità civile;4.Consulenze ai Centri /Servizi /Progetti del CAMPP;5.Attività con le Scuole e Operatori del Servizio Sociale per progetti d’integrazione scolastica;6.Attività integrate per predisposizione di progetti personalizzati (rapporti con il privato sociale, fattorie sociali e didattiche, privati, ecc.);7.Collaborazione con il SIL;8.Consulenza medico/psichiatrica;9.Consulenza psicologica;10.Consulenza fisioterapica presso i Servizi del CAMPP;11.Trattamenti fisioterapici per utenti con programma Centri CAMPP;12.Valutazione/monitoraggio presidi.

Le prestazioni/servizi/contributi erogati dal Servizio Sociale dei Comuni, basati sulla normativa regionale vigente (L.R. 6/2006 - L.R. 41/96) comprendono:

1.FAP/SVI: contributi per progetti personalizzati a sostegno della vita indipendente per adulti disabili;2.Fondo Gravissimi: contributi finalizzati al sostegno a domicilio di persone in situazioni di bisogno assistenziale ad elevatissima intensità;3.Servizio di Aiuto alla persona, così come previsto dall'art. 14 LR 41/96;4.Interventi di trasporto individuale;5.Servizio di trasporto collettivo presso Centri riabilitativi o specialistici per disabili minori e adulti;6.Servizio socio-educativo in ambito scolastico ed extrascolastico;7.Servizio di assistenza scolastica;8.Inserimenti protetti in struttura, al 31.12.2011 si registrano rispettivamente:

a) per l'Ambito di Latisana: n. 22 disabili adulti in struttura residenziale, dei quali 7 presso la struttura “I Girasoli” di Sottoselva;

b) per l'Ambito di Cervignano del Friuli: n. 16 disabili adulti in struttura residenziale, dei quali 10 presso la struttura “I Girasoli” di Sottoselva.

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Sulla base di quanto sopra indicato e di quello che è possibile oggi prevedere come sviluppo della disabilità grave e priva di adeguato supporto familiare, in relazione agli inserimenti residenziali si rende necessaria una riflessione finalizzata ad individuare il fabbisogno del territorio in termini di strutture e nuove modalità di intervento.Per quel che riguarda i CENTRI DIURNI si specifica che:il C.A.M.P.P. gestisce, sul territorio della Bassa Friulana, 9 Centri Socio Riabilitativi ed Educativi (C.S.R.E.) diurni che, come previsto dalla direttiva approvata con deliberazione della Giunta Regionale n. 1507 del 23 maggio 1997: “rappresentano lo strumento che consente alla persona handicappata la prosecuzione, senza soluzione di continuità, dell’opera di integrazione e socializzazione precedentemente avviata, nonché il recupero delle potenzialità presenti per il raggiungimento del maggior grado di autonomia”.La sopra citata direttiva specifica le funzioni dei C.S.R.E. a cui il C.A.M.P.P. fa riferimento nella gestione dei servizi: Sociale, Riabilitativa, Educativa ed Assistenziale.L’utenza frequentante i C.S.R.E. è costituita da soggetti con età superiore ai 14 anni presentanti menomazioni psichiche a cui possono associarsi, separatamente o congiuntamente, disfunzioni fisiche, sensoriali e turbe del comportamento. Sono 2 le variabili qualitative rilevanti, riguardanti l’utenza, al fine di un’adeguata calibratura degli interventi anche nella prospettiva di medio termine:

•l’invecchiamento •la gravità.

Tra gli ospiti si segnalano altresì soggetti che, a causa di sindromi congenite, o per la degenerazione del quadro neurologico, o per eventi collegati a situazioni relazionali negative intrattenute con il contesto sociale di riferimento, possono presentare manifestazioni comportamentali di difficile soluzione e contenimento. E’ evidente che tali categorie di utenti necessitano di interventi mirati che non possono essere garantiti nell’ambito di contesti di assistenza generica.Contestualmente all’avanzare dell’età dei soggetti accolti presso le strutture CAMPP, si deve tener presente l’invecchiamento dei familiari e quindi l’insorgere di sempre più frequenti domande di aiuto, da parte di questi ultimi, per l’accudimento del proprio congiunto con disabilità. Tali richieste riguardano non solo forme diversificate di intervento, ma anche i servizi sia temporanei (così detti di “sollievo”), che definitivi, a carattere residenziale. Le nuove ammissioni, negli ultimi anni, riguardano soggetti che, provenendo da precedente esperienza di inserimento scolastico, presentano aspettative che non possono essere agevolmente soddisfatte nell’ambito delle attività proposte per la generalità degli utenti dei C.S.R.E. A tali specifiche esigenze, peraltro in continua evoluzione, il CAMPP ha risposto con l’attivazione di aggiornati servizi e progetti:

•i CSRE “Nuove opportunità” di San Giorgio di Nogaro e Teor che propongono attività ad alta valenza socializzante e di eventuale preparazione ad un successivo percorso di inserimento lavorativo (cura del verde pubblico, collaborazione con biblioteche pubbliche per la ricopertinatura di libri, collaborazione con aziende agricole locali per lo svolgimento di esperienze formative, ecc.); •il CSRE “Meridiano 35 ovest” di Teor che attua programmi rivolti a soggetti giovani, ovvero con età entro i 35 anni; •il CSRE “Le primizie” di Cervignano che realizza un programma centrato su attività formativa collegata al settore dell’orticoltura e, dal 2010, anche dell’apicoltura; •il CSRE “I Camminatori” di Cervignano che persegue lo sviluppo delle potenzialità degli utenti attraverso un’esperienza di esplorazione del territorio, collegando ad essa attività formative collaterali;•il “Modulo Osservazione” che è un Progetto Sperimentale rivolto ad utenti provenienti dalla scuola o da successive concluse esperienze, con età compresa tra i 16 ai 25 anni, e per i quali non è ipotizzabile un immediato ingresso nei tradizionali Servizi dell’Ente. Prevede una forma di orientamento individualizzato sviluppato sull’arco di un anno e la conclusione del percorso con destinazione verso uno dei Servizi offerti dal CAMPP. In questo periodo gli utenti sperimenteranno una varietà di proposte operative tale da rendere evidenti motivazioni, inclinazioni e aspettative, all'interno di un quadro realistico delle proprie potenzialità, attraverso il frequente rapporto con gli altri Servizi dell'Ente.

I Servizi, nell’ambito delle attività realizzate in favore dell’utenza, perseguono i seguenti obiettivi:−Delineare progettualità di interventi al cui centro è posta la persona disabile.−Assicurare una gamma di interventi di carattere educativo, sociale, assistenziale, sanitario, riabilitativo che tenga conto di ogni aspetto del benessere della persona.−Proporre attività che assicurino l’acquisizione, il mantenimento, il potenziamento di abilità di autonomia (nella gestione della propria persona, nella fruizione dello spazio esistenziale).−Creare un clima sociale orientato al benessere di ciascun soggetto.−Predisporre attività di carattere pratico privilegiando l’incremento delle capacità manuali di ciascun soggetto.−Mantenere e sviluppare stretti collegamenti con le famiglie dei soggetti seguiti.

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−Produrre opportunità di scambio con la realtà sociale circostante promuovendo, presso l’opinione pubblica, iniziative di conoscenza del Centro, delle condizioni delle persone disabili e delle soluzioni per il superamento di ogni situazione di emarginazione.

Nel riconoscere al CAMPP l’azione di promozione che in particolare negli ultimi anni ha svolto rispetto ai servizi rivolti alla disabilità e agli interventi di integrazione con il territorio, anche in collaborazione con l’Azienda Sanitaria e il Servizio Sociale dei Comuni, si conviene quanto sia necessario, comunque, procedere ulteriormente nell’innovazione e/o integrazione di quanto finora attivato, nella consapevolezza di percorrere strade complesse e che richiederanno nuovi sforzi per l’attivazione delle risorse formali ed informali del territorio. Si evidenzia, in particolare, la necessità di rispondere alle “giovani” disabilità che assieme alle loro famiglie fin dall’infanzia attuano percorsi alternativi ai servizi “dedicati”.Si riporta come significativa l’esperienza svolta nel periodo 2011/2012 nell’Ambito di Latisana di collaborazione tra Azienda Sanitaria, Ambito Distrettuale e privato sociale, all’interno della quale, grazie ai fondi provinciali ai sensi della Legge 41/96, un gruppo di tre giovani ragazzi ha svolto un percorso presso la Fattoria Volpares a Palazzolo dello Stella. Si tratta di attività rivolte alla socializzazione e integrazione con il resto del gruppo di persone presenti a Volpares, allo svolgimento di lavori agricoli e di accudimento di piccoli animali, alla frequenza di un corso di formazione su orticoltura e allevamento organizzato in loco per un gruppo di 15 partecipanti. Un’altra progettualità sviluppata con questi fondi riguarda l’individuazione di modalità atte a garantire il trasporto scolastico per disabili che frequentano scuole superiori di secondo grado. Per quanto riguarda l’Ambito di Cervignano del Friuli, sempre utilizzando i fondi provinciali per progetti innovativi di cui alla L.R. 41/1996 sono stati realizzati e sono tuttora in corso due progetti personalizzati innovativi, di cui uno rivolto a persona con “diagnosi mista”. In riferimento a questa specifica tipologia di utenza, sono in atto 2 progetti personalizzati, cofinanziati da ASS 5 e SSC, attivati già a partire dal primo Piano di zona 2006-2008.La possibilità di raggiungere nel breve – medio termine l’obiettivo regionale di riqualificazione dei Centri semi-residenziali del CAMPP richiede il superamento della attuale rigidità del sistema, con particolare riferimento al totale assorbimento delle risorse da parte dei casi in carico.

INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA - AREA DISABILITÀ - SCHEDA PDZ N. 6

OBIETTIVO

REGIONALE N. 6.1Avviare un percorso di riqualificazione dei Centri Diurni per persone con disabilità finalizzato a:- diversificare il sistema semiresidenziale per

adulti disabili con offerte adattabili alle esigenze dei soggetti;

- promuovere soluzioni innovative alternative o integrative dei centri diurni maggiormente in grado di promuovere, in continuità educativa con la scuola e la famiglia, percorsi di autonomia personale e di inclusione sociale nei diversi contesti comunitari.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 6.1.1

Elaborazione e successiva realizzazione di progetti personalizzati flessibili, come attività ed orario, a favore di adolescenti/giovani adulti con l’attivazione delle risorse del territorio, in alternativa o integrazione dei Centri diurni dedicati. Riqualificazione dei Centri diurni.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE Politiche dei trasporti, del lavoro e di inclusione sociale.

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 4.1 - 4.2 - 4.3 - 4.4 - 4.5 - 4.6

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da Nomenclatore: (A1) (B1) (C3) (E2) (G3) (A9-SAN) (A10-SAN) (A12-SAN) (C1-SAN), CAMPP, terzo settore

ANNO 2013ASS: contributo professionale in integrazione con gli altri soggetti;SSC: contributo professionale in integrazione con gli altri soggetti;CAMPP: riqualificazione e riorganizzazione delle attività dei Centri diurni in base ai bisogni dei giovani utenti.

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Tutti i soggetti:-lavorano congiuntamente, secondo il modello multiprofessionale, per tracciare la mappa delle risorse attivabili al fine di concretizzare percorsi progettuali personalizzati e flessibili;-individuano le persone interessate dalle progettualità che verranno valutate con l’utilizzo delle scale multidimensionali e con l’elaborazione del profilo di funzionamento;-promuovono sinergie con altri soggetti non istituzionali.

ANNO 2014

ASS: contributo professionale in integrazione con gli altri soggetti;SSC: contributo professionale in integrazione con gli altri soggetti;CAMPP: attivazione e gestione sperimentale dei progetti flessibili personalizzati con l’attivazione delle diverse risorse territoriali, in alternativa ai Centri diurni, ampliando pertanto la sua offerta.

ANNO 2015

ASS: contributo professionale in integrazione con gli altri soggetti;SSC: contributo professionale in integrazione con gli altri soggetti;CAMPP: dare continuità alla gestione sperimentale dei progetti flessibili personalizzati con l’attivazione delle diverse risorse territoriali, in alternativa ai Centri diurni, con verifica della sperimentazione in termini qualitativi e quantitativi.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Evidenza del sistema di offerta diversificato per intensità della cura e dell’assistenza. N. giovani disabili che a conclusione del percorso scolastico sono inseriti in programmi educativi e di inclusione sociale alternativi o integrativi dei centri diurni.Valore attesoCon riferimento al 31.12.2012, nel triennio 2013-2015 un numero crescente di disabili sperimenta percorsi educativi e di inclusione sociale alternativi ai centri diurni.

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AREA ANZIANI - SCHEDA PDZ N. 7

Parte descrittiva:

Si rileva come negli ultimi anni le politiche sociali rivolte agli anziani abbiano dovuto “riformularsi” per rispondere ai nuovi bisogni degli utenti e famiglie sempre più specifici. Il prolungamento dell’aspettativa di vita, i tempi dei ricoveri ospedalieri, ridotti solo alla fase acuta della malattia, hanno determinato la necessità di ripensare l’accudimento a domicilio, in particolare per quel che riguarda l’igiene e cura delle persone e le prestazioni infermieristiche di base. Sul territorio degli Ambiti di Cervignano del Friuli e Latisana si ritiene di poter affermare che l’impiego degli interventi economici regionali (FAP e Fondo Gravissimi) e la rete dei servizi hanno favorito e promosso la domiciliarità con la predisposizione di progetti personalizzati anche in casi complessi dove l’integrazione sociosanitaria è garante di adeguate risposte.Le persone e le loro famiglie hanno bisogno di qualità nelle prestazioni, di sapere che in particolari momenti critici i servizi sono presenti e sanno dare risposte in tempi e modi rispondenti alle necessità. Sempre di più è stato importante, nel corso di questi ultimi anni, dare agli operatori sociosanitari strumenti (operativi e formativi) per affrontare le situazioni più diverse e caratterizzate da problematiche psico-fisiche di rilevante intensità.Nel nostro territorio importante è la presenza a domicilio delle assistenti familiari sia per la numerosità delle stesse che per l’apporto che danno all’accudimento degli anziani non-autosufficienti, pur considerando che non sempre i rapporti assistente familiare/utente/familiari/servizi riescono ad essere ottimali. Diverse sono state le iniziative rivolte alle assistenti familiari, realizzate anche grazie alla proficua sinergia tra i soggetti erogatori di prestazioni a domicilio e le associazioni di volontariato, che hanno favorito e facilitato la relazione delle stesse con i servizi.Si rileva come, a tutela della dignità della persona parzialmente/totalmente non-autosufficiente, sia stata importante la promozione sul territorio dell’istituto dell’Amministrazione di sostegno. In diverse situazioni, oltre a favorire i rapporti della persona con le istituzioni, rappresenta un supporto per i familiari garantendo relazioni più trasparenti.Entrambi gli Ambiti hanno assegnato un incarico ad un legale per l’avvio del ricorso per la nomina dell’amministratore di sostegno per le persone in carico ai Servizi ed hanno istituito l’Elenco dei soggetti disponibili a ricoprire l’incarico di amministratore di sostegno. L’Ambito di Latisana, tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, ha effettuato diversi incontri con la popolazione di informazione sul significato e competenze della suddetta figura; è anche stato organizzato un corso di formazione/sensibilizzazione in quattro serate che ha visto la partecipazione di 45 persone tra familiari di utenti ed altri interessati.L’offerta dei servizi e delle prestazioni rivolti agli anziani, garantiti in forma integrata, si articola in:◦ Servizio di assistenza domiciliare, lavanderia e pasti a domicilio (il servizio viene erogato in entrambi gli

Ambiti tramite appalto a cooperative);◦ Interventi specifici a sostegno delle dimissioni ospedaliere con necessità di continuità assistenziale

(per il solo Ambito di Cervignano);◦ Moduli respiro domiciliari (per il solo Ambito di Cervignano);◦ Protocollo farmaci (per il solo Ambito di Cervignano);◦ Centri diurni per autosufficienti (Ambito di Cervignano del Friuli e Latisana) e non-autosufficienti

(Ambito di Latisana);◦ Trasporti sociali;◦ Inserimenti in strutture residenziali protette (nel corso dell’anno 2011 l’Ambito di Latisana ha adottato

un regolamento per l’erogazione di contributi ai fini dell’integrazione rette);◦ Consulenza psicologica (per il solo Ambito di Latisana);◦ Incarico legale per il ricorso finalizzato alla nomina dell’amministrazione di sostegno;◦ Assistenza economica a vario titolo;◦ Telesoccorso e teleassistenza;◦ Contributi per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati;◦ Soggiorni per anziani autosufficienti e parzialmente autosufficienti (nell’Ambito di Latisana anche per

utenti del centro diurno in collaborazione con l’A.S.P.);◦ Servizi per interventi acuti e d’urgenza (Ospedale e Pronto soccorso, 118), che si raccordano con i

PUA/CeCAP per la continuità assistenziale (Protocollo per le dimissioni protette continuità assistenziale);

◦ Assistenza medica (MMG, Servizi di Continuità Assistenziale);◦ Servizi di assistenza specialistica ambulatoriale e domiciliare;◦ PUA/CeCAP;◦ Servizio Infermieristico Domiciliare (che si articola anche nell’Infermiere di Comunità) e ambulatoriale,

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Servizio Riabilitativo Ambulatoriale e Domiciliare;◦ Cure palliative e terapia del dolore (ambulatoriale e domiciliare);◦ Servizi Residenziali: RSA e Hospice;◦ Servizi di prevenzione (uffici vaccinazioni);◦ Assistenza farmaceutica (diretta, indiretta, integrativa regionale) e assistenza protesica (in

collaborazione con il Dipartimento di Prevenzione dell’ASS 5);◦ Trasporto sanitario secondario.

A livello aziendale si opera molto anche sulla prevenzione e sulla realizzazione e promozione di iniziative organizzate sul territorio in merito a patologie cronico-degenerative (ad esempio con il Consultorio Diabetologico vengono organizzati corsi di formazione anche residenziali rivolti a popolazione selezionata e alla popolazione in generale); educazione sanitaria e all’assistenza (ad esempio corsi per assistenti familiari organizzati dall’Ambito Distrettuale).Esiste una commissione aziendale denominata “Promozione della salute”, interdisciplinare, aperta anche a soggetti esterni (Ambiti Distrettuali, Volontariato; Medici del territorio, Istituti Scolastici) la quale nelle riunioni periodiche programma le attività nel territorio di competenza dell'azienda sanitaria, in base alle indicazioni del Piano Prevenzione Regionale (dicembre 2011/2013).

Si rileva come, all’interno della stessa Azienda Sanitaria n. 5, i due Ambiti di Cervignano del Friuli e Latisana abbiano operato e collaborato con modalità diverse. Si ritiene opportuno valorizzare gli aspetti positivi di alcune esperienze per rendere, per quanto più possibile, omogenei gli interventi nel territorio della Bassa Friulana, pur garantendo le peculiarità.

Nel corso degli incontri nei tavoli di discussione sugli obiettivi di integrazione sociosanitaria è stata evidenziata la necessità di sviluppare una maggiore collaborazione con le strutture residenziali per anziani per favorire l’attivazione di progetti personalizzati rispondenti alle esigenze delle persone promuovendo anche percorsi alternativi all'istituzionalizzazione.Si ritiene che i molteplici servizi ed interventi sociali e sanitari offerti nel territorio diano una sufficiente risposta per favorire la domiciliarità alle persone non autosufficienti rilevando, altresì, l’opportunità di affinare le modalità di valutazione/intervento integrato per l’erogazione di alcune prestazioni/servizi tenendo conto anche dei bisogni emergenti.

INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA - AREA ANZIANI - SCHEDA PDZ N. 7

OBIETTIVO REGIONALE N. 7.1 Promuovere interventi di promozione della salute e di prevenzione delle disabilità nell’anziano.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 7.1.1

Realizzazione annuale di un intervento di promozione della salute e di prevenzione delle disabilità nell’anziano con particolare attenzione a rischio cadute, anche a domicilio, e agli incidenti domestici.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche di prevenzione e promozione della salute, associazioni di volontariato, terzo settore.

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5, 4.6

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da Nomenclatore: (A1) (A1-SAN) (A5-SAN) (A6-SAN) (A8-SAN) oltre che i Pronto Soccorso Ospedalieri e il Dipartimento di prevenzione, in particolare l’Area Promozione Salute.

ANNO 2013

•Progetto pilota per l’individuazione degli anziani a rischio caduta: verifica ambientale presso gli anziani, segnalati al Distretto o al Servizio Sociale da parte del Medico di Medicina Generale, dopo un episodio di caduta. Il Medico di Medicina Generale partecipa al Progetto Pilota su base volontaristica.•Iniziative di informazione in merito agli incidenti domestici in collaborazione con SID/Infermiere di Comunità, SRD, Associazioni di Volontariato e Dipartimento di Prevenzione in alcuni comuni del territorio.

ANNO 2014

•Estensione del progetto pilota per l’individuazione del rischio caduta e sperimentazione dello stesso con la collaborazione almeno del 10% dei Medici di Medicina Generale. •Iniziative di informazione in merito agli incidenti domestici in collaborazione con SID/Infermiere di Comunità, SRD, Associazioni di Volontariato e Dipartimento di Prevenzione in alcuni comuni del territorio, diversi dall’anno precedente.

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ANNO 2015•Iniziative di informazione in merito agli incidenti domestici in collaborazione con SID/Infermiere di Comunità, SRD, Associazioni di Volontariato e Dipartimento di Prevenzione in alcuni comuni del territorio, a completamento della diffusione su tutto il territorio di pertinenza.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

N. iniziative di promozione della salute: almeno 1 iniziativa all’annoN. anziani coinvolti in programmi di promozione della salute: almeno 20 per ogni iniziativa Valori attesi Ogni anno viene realizzato almeno un programma di promozione della salute in collaborazione con i destinatari e coinvolgendo soggetti della comunità. Un numero crescente di anziani nel triennio 2013-2015 sono coinvolti in programmi di promozione della salute.

OBIETTIVO

REGIONALE N. 7.2 Sviluppare la domiciliarità, sostenere le famiglie, qualificare il lavoro di cura degli assistenti familiari, sperimentare soluzioni innovative di risposta residenziale (es. utilizzo condiviso di civili abitazioni per favorire forme di convivenza per anziani soli…) per ampliare le possibilità anche di coloro che necessitano di assistenza e cure, di vivere in contesti di vita non istituzionalizzanti.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 7.2.1

• Favorire il mantenimento degli attuali livelli dei servizi sociosanitari erogati a domicilio puntando verso una maggiore omogeneizzazione e qualità delle prestazioni anche attraverso momenti di formazione/informazione integrati tra i diversi operatori coinvolti.

• Potenziare la collaborazione tra i servizi territoriali/ospedalieri/residenziali al fine di favorire la presa in carico integrata delle persone in un progetto di continuità assistenziale rivedendo l’applicazione del protocollo aziendale sulla continuità assistenziale stessa e avviando accordi con le A.S.P. e le altre strutture residenziali per collaborazioni più organiche.

• Formulare un progetto per la predisposizione di una "mappa delle fragilità” che permetta di cogliere alcuni aspetti specifici e problematici della popolazione anziana anche al fine di programmare interventi futuri di prevenzione e promozione alla salute.

• Favorire la conoscenza dell'istituto dell'amministratore di sostegno al fine di implementarne il suo utilizzo, a supporto delle persone e famiglie, attraverso incontri sul territorio e l’attivazione di uno sportello informativo per i cittadini.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche per la casa

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5, 4.6

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da nomenclatore: (A1) (A1 – SAN) (A5 – SAN) (A6 – SAN) (A8 - SAN), Direzione Distretto Sanitario, reparti ospedalieri, ASP/strutture residenziali, enti formativi, Terzo settore.

ANNO 2013

d. Definizione di un percorso di formazione/informazione per operatori domiciliari volto a favorire la presa in carico integrata (SSC, ASS e Terzo Settore).

e. Collaborazione con gli enti/agenzie che organizzano percorsi formativi per assistenti familiari rispetto alla conoscenza nel territorio e ai contenuti dei percorsi stessi (SSC, ASS, agenzie formative).

f. Attivazione di percorsi di continuità assistenziale domicilio/strutture residenziali (SSC, ASS, ASP/strutture residenziali).

g. Avvio di funzioni di sportello informativo sull’amministrazione di sostegno (SSC, ASS, associazioni di volontariato, enti giudiziari).

h. Avvio di un percorso per la predisposizione di una mappa delle fragilità (SSC, ASS, MMG, associazioni di volontariato).

i. Consolidamento di servizi domiciliari “dedicati” in momenti in cui l’utente necessita di un accudimento più intenso o in emergenza (SSC, ASS e

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Cooperative). j. Definizione di proposte di servizi domiciliari “dedicati” in momenti in cui

l’utente necessita di un accudimento più intenso o in emergenza (SSC, ASS e Cooperative).

k. Avvio di un percorso di approfondimento rispetto alla possibilità di attivare forme di convivenza di anziani in alternativa all’istituzionalizzazione (SSC, ASS, Ater, associazioni).

ANNO 2014

l. Ripresa, se necessaria, delle azioni riferite a formazione/informazione degli operatori e delle collaborazioni con le agenzie/enti per percorsi formativi a favore di assistenti familiari e familiari degli anziani (SSC, ASS, Cooperative, agenzie formative).

m. Applicazione della modalità sperimentale di mappatura della fragilità in alcuni comuni dell’ambito predefiniti (SSC, ASS, MMG, associazioni di volontariato).

n. Avvio di percorsi di sensibilizzazione delle famiglie interessate, rispetto alla possibilità di attivare forme di convivenza di anziani in alternativa all’istituzionalizzazione (SSC, ASS, Ater, associazioni).

ANNO 2015

• Verifica dei percorsi avviati ad integrazione dei servizi socio-sanitari in particolare per i servizi domiciliari e nella continuità assistenziale (SSC, ASS).

• Verifica dei primi risultati rispetto alla predisposizione della mappa delle fragilità in alcuni comuni favorendo l’ampliamento della stessa in altre sedi (SSC, ASS, MMG, associazioni di volontariato).

• Avvio di eventuali forme di convivenza tra anziani in alternativa all'istituzionalizzazione (SSC, ASS, Ater, associazioni).

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Rapporto tra n. anziani residenti nell’ambito distrettuale e n. anziani provenienti dal medesimo ambito accolti in strutture per anziani (compresi quelli accolti in strutture situate in ambiti territoriali diversi). Valore atteso Con riferimento al 31.12.2012 nel triennio 2013-2015 il rapporto tende ad aumentare.

INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA - AREA DISABILITA’, DIPENDENZE, SALUTE MENTALE IN TEMA DI INSERIMENTO LAVORATIVO - SCHEDA PDZ N. 8

Parte descrittiva:

I processi di ristrutturazione del mondo del lavoro e la situazione di grave crisi economica degli ultimi anni hanno prodotto da un lato l’allontanamento dal mercato del lavoro di ampie quote di persone attive e dall’altro l’introduzione di situazioni di estrema flessibilità in ragione delle diverse tipologie contrattuali. Questi fenomeni di disoccupazione e di precarizzazione collocano molti soggetti nella condizione di rischio: le fragilità sono nuove sia in termini individuali che collettivi. Persone svantaggiate sotto diversi aspetti (disabilità, istituzionalizzazione, detenzione, uso di sostanze, disturbo psichico, marginalità, ecc.) sono particolarmente esposte a fenomeni di deriva ed esclusione sociale.L’approccio a questo problema richiede in maniera innovativa lo sviluppo di politiche integrate (sanità, lavoro, casa…) per fronteggiare la complessità dei bisogni emergenti.Pertanto la necessità di lavorare in modo integrato, già avviata e sviluppata dalla cultura e dalle pratiche esistenti nel territorio, è stata confermata ed ulteriormente approfondita.

I servizi in quest'area comprendono le attività ed i progetti di presa in carico delle situazioni di difficoltà connesse alla disabilità, al disturbo psichico ed all'uso di sostanze psicoattive ed altri comportamenti “da dipendenza”; in particolare si riportano i seguenti:a.il S.I.L., (Servizio Integrazione Lavorativa, che afferisce al C.A.M.P.P.) quale servizio dedicato ai percorsi di inserimento per disabili, compresi gli interventi ai sensi della L. 68/99 in tema di collocamento obbligatorio;b.i due Centri di Salute Mentale 24 ore di Palmanova e Latisana dispongono rispettivamente di 8 e 7 posti letto per l’accoglienza in regime psichiatrico volontario o obbligatorio;c.le due sedi del Servizio per le dipendenze patologiche di Palmanova e Latisana.

Tra gli strumenti operativi utilizzati si richiamano:• i progetti personalizzati nell’area disabilità attraverso il F.A.P. Vita Indipendente;• i progetti personalizzati realizzati con l'apporto del privato sociale convenzionato che permettono

interventi di cura e riabilitazione mirati che coinvolgono l'utente, la famiglia e la comunità locale;74

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• i progetti personalizzati attraverso il FAP salute mentale (ai sensi dell'art. 41 L.R. 6/06) che prevedono la compartecipazione della spesa al 50% tra Ambito e A.S.S. n. 5;

• l’uso di strumenti, quali le borse lavoro e socio-educative, diversamente articolati e disciplinati dai vari soggetti (Comuni, A.S.S. n. 5, C.A.M.P.P.).

I servizi per le dipendenze patologiche, presenti per tutta l'area di competenza dell'A.S.S. n. 5, si occupano delle problematiche relative all'uso di alcol, sostanze illegali, psicofarmaci, tabagismo e gioco d'azzardo prevedendo il coinvolgimento dei familiari e delle Associazioni che operano su queste tematiche (Associazione Club degli Alcolisti in Trattamento, Alcolisti Anonimi, AGITA, ecc.).

I servizi di salute mentale, organizzati nella forma dipartimentale, si occupano di prevenzione, cura e riabilitazione del disturbo psichico con responsabilità sull’intero territorio dell’A.S.S. n. 5.

Il Servizio Sociale dei Comuni opera in modo integrato con i servizi dell'A.S.S. n. 5 e del C.A.M.P.P. per la presa in carico congiunta. Nell’Ambito di Latisana, per alcune situazioni di marginalità e disagio, oltre alle figure dell'assistente sociale, c'è la collaborazione dello psicologo dell'area adulti/anziani.

Una parte rilevante degli interventi in quest'area è costituita dagli inserimenti in borsa-lavoro e dalle borse socio-educative, quali parti integranti di un progetto personalizzato più ampio. I progetti vengono realizzati in collaborazione con gli Enti locali, le imprese e le realtà della cooperazione sociale; significative sono le esperienze presso le fattorie sociali Molin Novacco nel Comune di Aiello e Volpares, nel Comune di Palazzolo dello Stella.

L’Ambito Distrettuale di Latisana, con l’A.S.S. n. 5 , nell’anno 2011 e 2012 attraverso il progetto “Coltiviamoci … integrazione lavorativa viaggiando tra i campi e non solo …” in collaborazione con diversi partners quali le associazioni di categoria, aziende agricole, il centro per l’impiego, il terzo settore, le scuole, il centro di formazione sull’agricoltura, hanno attivato sul territorio un percorso ai fini di favorire una attenzione particolare verso processi di integrazione e inclusione lavorativa di persone con difficoltà anche transitorie.

Obiettivi del progetto sono:favorire una precisa e reciproca conoscenza tra operatori sociosanitari e aziende agricole del territorio in collaborazione con le associazioni di categoria (sono state contattate diverse aziende del territorio);favorire percorsi di formazione rispetto al lavoro agricolo. In collaborazione con il CeFap di Codroipo è stato organizzato in loco un corso di formazione su orticoltura e allevamento al quale hanno partecipato n. 15 persone inviate dal servizio sociale dei comuni e dal Ser.T.;fornire opportunità di lavoro a persone svantaggiate attraverso work-esperiences, borse lavoro e quant’altro. In collaborazione con il centro per l’impiego verranno identificate le forme di inserimento più opportune;sensibilizzazione del territorio rispetto all’accoglienza di persone con disagio, con situazioni sfavorevoli anche transitorie.

In questo progetto e non solo, vista la portata degli interventi, di rilevante importanza sono gli inserimenti in

borse socio-educative/assistenziali. Da molti anni ormai i suddetti inserimenti sono uno strumento importante

per esperienze di integrazione, relazione e formazione in un contesto lavorativo. Si registra una criticità

importante, già in molte occasioni rilevata e che nei percorsi di integrazione socio-sanitaria diventa di difficile

gestione, nella differenziazione degli importi erogati alle persone in borsa lavoro che rischiano di creare delle

differenze tra gli utenti stessi.

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INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA - AREA DISABILITA’, DIPENDENZE, SALUTE MENTALE IN TEMA DI INSERIMENTO LAVORATIVO - SCHEDA PDZ N. 8

OBIETTIVO

REGIONALE N. 8.1 Favorire lo sviluppo di opportunità lavorative e di inclusione sociale per le persone svantaggiate nell’ambito di nuovi accordi pubblico-privato, di reti locali di economia solidale e di filiere produttive di economia sociale.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 8.1.1

Sviluppo di nuove modalità di integrazione tra pubblico, privato e privato sociale in tema di opportunità socio-riabilitative ed inserimenti lavorativi.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

L'azione si sviluppa anche in raccordo con le politiche del lavoro e della formazione professionale; sono pertanto coinvolti i Centri per l'Impiego, i S.I.L. e gli Enti di Formazione Professionale presenti nel territorio provinciale.

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 4.1 – 4.2 – 4.3 – 4.4 - 4.6

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

(A1) (A10 SAN) (B2 SAN) (C1 SAN), il SIL, i Centri per l'Impiego, il Centro di Orientamento Regionale, i Centri di Formazione professionale.

ANNO 2013

a.Sviluppo del progetto “Coltiviamoci” in tema di agricoltura sociale (Ambito di Latisana);b.Definizione del protocollo SIC (Sistema Integrato di Consulenza) tra Ambiti di Latisana e Cervignano del Friuli, Centri per l’Impiego, Centro di Orientamento Regionale, per la definizione di percorsi di accesso, consulenza e presa in carico delle persone in tema di inserimento, reinserimento e orientamento lavorativo;c.Sviluppo inserimenti lavorativi nella cooperazione sociale applicando il protocollo per riservare l’affidamento di lavori e servizi alla cooperazione di tipo B;d.Sostegno all’inserimento di persone fragili con l’applicazione di clausole sociali negli affidamenti di servizi e lavori.

ANNO 2014

−Sviluppare le possibilità di inserimento attraverso i canali dedicati (ad es. work experience, tirocini guidati, stages, ecc.);−Individuazione di una o più realtà del terzo settore in grado di attivare percorsi di assunzione secondo la normativa in tema di cooperazione sociale;−Sostegno all’inserimento di persone fragili con l’applicazione di clausole sociali negli affidamenti di servizi e lavori.

ANNO 2015

Individuazione di una o più realtà del privato in grado di attivare percorsi di assunzione secondo la normativa in tema di cooperazione sociale;Definizione di strategie adeguate al fine di dare maggior autonomia finanziaria ai progetti di fattoria sociale Volpares e Molin Novacco;Sostegno all’inserimento di persone fragili con l’applicazione di clausole sociali negli affidamenti di servizi e lavori.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

N. di persone svantaggiate inserite in contesti lavorativi; valore atteso: 10.Con riferimento ai dati di flusso 2012, nel triennio 2013 -2015 le persone svantaggiate che sperimentano opportunità di inclusione sociale aumentano o trovano una collocazione lavorativa effettiva.

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AREA POVERTA’, DISAGIO ED ESCLUSIONE SOCIALE - SCHEDA PDZ N. 9

Parte descrittiva:

La valorizzazione della persona, il suo ben-essere, i processi di inclusione sociale passano anche attraverso l’attività lavorativa. La crisi economica ha pesantemente colpito il mondo del lavoro e le persone rischiano sempre di più processi di marginalità e di espulsione. Gli operatori che lavorano nel settore sociale e sanitario quotidianamente si trovano ad affrontare, assieme agli utenti, quelle che sono le difficoltà di gestione di situazioni socio-economiche e lavorative. Ogni giorno si osserva come il processo di autonomia e l’autorealizzazione hanno bisogno di cardini forti che poggiano le basi, in particolare, negli inserimenti lavorativi. Inserimenti che significano acquisizione di regole, socialità, autostima, autonomia economica.La difficile congiuntura economica, l’accresciuta precarietà del mercato del lavoro locale e il conseguente allargamento dell’area delle “difficoltà sociali” e delle “nuove povertà” hanno reso preponderante la necessità di favorire azioni condivise per agevolare e dare continuità ai rapporti tra gli operatori di servizi diversi, uniformare e standardizzare azioni e metodologie, scambiare informazioni e condividere “buone prassi”. L’ambito di Cervignano del Friuli e Latisana già a partire dall’anno 2011 si sono attivati per un percorso di maggiore collaborazione con i Centri per l’Impiego e il Centro di Orientamento Regionale creando le premesse per la formulazione di un protocollo per favorire un sistema integrato di consulenza e presa in carico delle persone (protocollo S.I.C.). Si intende rendere sistematici i rapporti di collaborazione tra gli Enti attraverso la promozione e sperimentazione di modalità di lavoro di rete per:intercettare precocemente la casistica che può avvantaggiarsi dell’intervento dei servizi; condividere una modalità di accoglienza integrata delle persone e creare un collegamento stabile tra i Servizi;fornire risposte coordinate ed efficaci a persone che necessitano di un supporto globale nei momenti di transizione formativa e lavorativa.L’Ambito Distrettuale di Latisana, con l’A.S.S. n. 5 , nell’anno 2011 e 2012 attraverso il progetto “Coltiviamoci … integrazione lavorativa viaggiando tra i campi e non solo …” in collaborazione con diversi partners quali le associazioni di categoria, aziende agricole, il centro per l’impiego, il terzo settore, le scuole, il centro di formazione sull’agricoltura, hanno attivato sul territorio un percorso ai fini di favorire una attenzione particolare verso processi di integrazione e inclusione lavorativa di persone con difficoltà anche transitorie. Obiettivi del progetto sono:•favorire una precisa e reciproca conoscenza tra operatori socio-sanitari e aziende agricole del territorio in collaborazione con le associazioni di categoria (sono state contattate diverse aziende del territorio);•favorire percorsi di formazione rispetto al lavoro agricolo. In collaborazione con il CeFap di Codroipo è stato organizzato in loco un corso di formazione su orticoltura e allevamento al quale hanno partecipato n. 15 persone inviate dal servizio sociale dei comuni e dal Ser.T.;•fornire opportunità di lavoro a persone svantaggiate attraverso work-esperiences, borse lavoro e quant’altro. In collaborazione con il centro per l’impiego verranno identificate le forme di inserimento più opportune;•sensibilizzazione del territorio rispetto all’accoglienza di persone con disagio, con situazioni sfavorevoli anche transitorie.In questo progetto e non solo, vista la portata degli interventi, di rilevante importanza sono gli inserimenti in

borse socio-educative/assistenziali. Da molti anni ormai i suddetti inserimenti sono uno strumento importante

per esperienze di integrazione, relazione e formazione in un contesto lavorativo. Si registra una criticità

importante, già in molte occasioni rilevata e che nei percorsi di integrazione socio-sanitaria diventa di difficile

gestione, nella differenziazione degli importi erogati alle persone in borsa lavoro che rischiano di creare delle

differenze tra gli utenti stessi.

Si ritiene che nella congiuntura socio-economica attuale i servizi debbano orientarsi in assoluto verso

percorsi di vera inclusione sociale dove il territorio si fa carico della propria gente, che non è più “l’utente” ma

un cittadino con bisogni e difficoltà spesso generalizzate.

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AREA MISURE DI CONTRASTO ALLA POVERTA’. INTEGRAZIONE CON POLITICHE DEL LAVORO - SCHEDA PDZ N. 9

OBIETTIVO

REGIONALE N. 9.1 Promuovere misure di contrasto alla povertà che accanto agli interventi di integrazioni economiche prevedano l’utilizzo di strumenti di re-inserimento lavorativo-sociale secondo una logica di attivazione che miri all’autonomia della persona.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 9.1.1

Sviluppo di modalità di integrazione tra pubblico-privato e privato sociale in tema di opportunità socio-riabilitative ed inserimenti lavorativi.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche del lavoro, politiche giovanili, formazione professionale

AZIONI DI SISTEMA

COLLEGATE4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5, 4.6

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

SSC, ASS n. 5, Centro per l'Impiego, Enti di formazione, Cooperazione sociale, politiche giovanili, Centro di orientamento regionale

ANNO 2013

SSC, ASS, CPI, CeFap, Istituti comprensivi, terzo settore, aziende agricole, ass. di categoria per sviluppo del Progetto “Coltiviamoci …” ai fini di:creare una mappa sul territorio di aziende disponibili alla collaborazione con i servizi;identificare gli strumenti più opportuni per favorire inserimenti lavorativi nel mondo agricolo;sensibilizzare il territorio all’accoglienza delle persone in difficoltà anche temporanee;favorire l’organizzazione di eventuali percorsi formativi.SSC, CPI e Centro orientamento regionale per protocollo (Servizio Integrato Consulenze) S.I.C.:definizione del protocollo;applicazione in via sperimentale del protocollo sul territorio dell’ambito distrettuale di Cervignano del Friuli e Latisana;avvio del percorso per l’apertura alla collaborazione anche con l’ASS

ANNO 2014

SSC, ASS, CPI, CeFap, Istituti comprensivi, terzo settore, aziende agricole, ass. di categoria: sviluppo del progetto “Coltiviamoci …” rispetto alle azioni/attività avviate nel corso del 2013;avvio di un percorso di conoscenza della realtà economica diversa dall’agricoltura attraverso le modalità del progetto “Coltiviamoci …”.SSC, CPI, Centro orientamento regionale:verifica dell’applicazione in via sperimentale del protocollo SICampliamento del protocollo ai servizi dell’ASS e sua applicazione

ANNO 2015

SSC, ASS, CPI, CeFap, Istituti comprensivi, terzo settore, aziende agricole, ass. di categoria, Centro Orientamento regionale:realizzazione di una mappa territoriale di aziende, agricole e non, disponibili a collaborare con i servizi per percorsi di inserimento lavorativo-sociale;codifica di buone prassi di collaborazione servizi/enti/agenzie territoriali

INDICATORI DI RISULTATO NEL

TRIENNIO

N. di persone a rischio di povertà e di esclusione sociale per le quali è stato previsto un percorso di re-inserimento lavorativo, risultato atteso: almeno 12 Individuazione di modalità per la reciproca trasmissione delle informazioni con i CPI. Valore atteso Con riferimento ai dati di flusso 2012, nel triennio 2013 -2015 un maggior numero di persone a rischio di povertà e di esclusione sociale intercettate dai servizi potranno sperimentare percorsi di re-inserimento lavorativo.

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OBIETTIVO LOCALE N. 9.2Nuove prospettive in tema di lavoro

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 9.2.1

Sviluppo di nuove opportunità per l'inserimento lavorativo ed occupazionale delle persone

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche del lavoro, politiche giovanili, politiche per la famiglia, politiche per la formazione professionale.

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

SSC, ASS n. 5, Centro per l'Impiego, Enti di formazione, Cooperazione sociale, servizio politiche per la famiglia.

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE

4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.6.Questo obiettivo è direttamente connesso a quanto previsto nella precedente scheda 9.1.

ANNO 2013

•Avviare una ricognizione sugli strumenti di inserimento ed integrazione lavorativa, in particolare per quanto può maggiormente interessare l'attività e l'interazione con i Comuni.•Sviluppare l'utilizzo degli ammortizzatori regionali in relazione ai finanziamenti che i Comuni riusciranno ad ottenere (LPU, LSU).

ANNO 2014

•Sviluppare l'utilizzo delle diverse forme di inserimento lavorativo ed occupazionale.•Favorire la presenza di soggetti del terzo settore che si impegnino a sviluppare percorsi di inserimento protetto o di assunzione.•Avviare percorsi con una o più cooperative sociali che si renderanno disponibili ad assumere persone segnalate dal Servizio Sociale dei Comuni.

ANNO 2015•Favorire la presenza di soggetti del terzo settore che si impegnino a sviluppare percorsi di inserimento protetto o di assunzione.•Avviare percorsi con una o più cooperative sociali che si renderanno disponibili ad assumere persone segnalate dal Servizio Sociale dei Comuni.

INDICATORI DI RISULTATO NEL TRIENNIO

Almeno 3 soggetti assunti nel triennio.

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AREA FAMIGLIA E GENITORIALITÀ - SCHEDA PDZ N. 10

Parte descrittiva.

L'area famiglia e genitorialità si caratterizza per alcuni tratti specifici: a.è per sua natura trasversale in quanto interseca tutte le aree storicamente oggetto dei servizi sociosanitari;b.prevede potenzialmente un'attenzione alla generalità della popolazione, non solo alle situazioni di criticità o in carico ai servizi sociosanitari;c.presuppone un'azione in grado di interessare significativamente le relazioni e gli affetti primari;d.interlocutore delle istituzioni;e.fornisce validi elementi per la costruzione di progetti di sussidiarietà orizzontale coinvolgendo l'associazionismo, i gruppi e le singole famiglie in quanto tali (ad es. mediante l'affidamento familiare).

La denatalità, l'invecchiamento e la nuclearizzazione delle famiglie sollecitano interventi in grado di sostenere e promuovere la famiglia e le sue forme aggregative come risorsa per la comunità locale.

OBIETTIVO 10.1

Collegare gli interventi sociali e sociosanitari programmati nei PDZ con specifiche azioni inerenti le politiche familiari.

RISULTATO ATTESO

I SSC comprendono nella programmazione prevista dal PDZ specifici interventi inerenti la famiglia con riferimento alle diverse fasi del suo ciclo di vita e ai relativi compiti, con particolare riferimento a quelli genitoriali. Nello specifico:

1. sostegno alla solidarietà, alle adozioni e all’affidamento familiare (L.R. n. 11/2006, art. 13):

• applicazione del regolamento regionale in tema di sostegno alle forme di affidamento familiare;

• sviluppo di una campagna di sensibilizzazione all'affidamento familiare in tutti i Comuni dell'Ambito.

2. sostegno alle attività informative e formative finalizzate al sostegno della vita di coppia e familiare, nonché per la valorizzazione sociale della maternità e della paternità (L.R. n. 11/2006, art. 7 bis):-sviluppare attività di sostegno della famiglia e della genitorialità.

3. sostegno e coinvolgimento delle organizzazioni delle famiglie alla realizzazione di progetti dedicati a supporto dei compiti familiari (L.R. n. 11/2006, artt. 17 e 18):-coinvolgimento delle Associazioni familiari al fine di promuovere progetti in integrazione con SSC ed ASS;-iniziativa volta a promuovere maggiormente quei progetti che prevedano il coinvolgimento, l'integrazione o il partenariato anche con soggetti pubblici;-realizzazione ed attivazione di un Tavolo permanente su Famiglia e Sussidiarietà.

4. promozione dei rapporti intergenerazionali e coinvolgimento delle persone anziane in attività di cura dei minori nell’ambito della conciliazione dei tempi di lavoro dei genitori (L.R. n. 11/2006, artt. 7 e 7.1):−sviluppo dei progetti che prevedono azioni di reciprocità e/o relazione intergenerazionale;−sviluppo del progetto sperimentale di trasporto innovativo per disabili verso le scuole secondarie di secondo grado in collaborazione con Provincia di Udine e associazioni di volontariato (AUSER, Misericordia Bassa Friulana e ANTEAS).

5. sostegno e valorizzazione delle Banche dei tempi (L.R. n. 11/2006, art. 14):•Ambito di Latisana: sostegno e sviluppo del progetto di Banca del Tempo affidato all’Associazione Art-port.

6. sostegno economico delle gestanti in difficoltà, anche attraverso il coinvolgimento delle associazioni che perseguono il sostegno alla maternità (L.R. n. 11/2006, art. 8):•prosecuzione dell’attività di sostegno alle gestanti in attuazione delle disposizioni

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regionali in materia;•miglioramento dei percorsi di collaborazione tra Enti, servizi ed Associazioni interessate dai progetti di intervento;•miglioramento dei percorsi di accompagnamento nei progetti personalizzati integrati ad elevata complessità.

INDICATORE DI RISULTATO

-N. adozioni e affidamenti sostenuti: a.adozioni (Consultorio Familiare: inserire numero previsto nel triennio);b.affidamenti: 10.

-N. iniziative informative/formative realizzate: 3 nel triennio 2013-2015.

-N. progetti realizzati con il coinvolgimento delle organizzazioni familiari: 3 nel triennio 2013-2015.

-N. progetti che prevedono il sostegno all’autoproduzione di servizi da parte delle organizzazioni familiari: 1 N. iniziative inerenti i rapporti intergenerazionali realizzate: 1

-N. di Banche del tempo sostenute nel territorio di ambito distrettuale: 1.

-N. progetti di sostegno realizzati: 6 progetti all’anno.

Valore atteso Si prevede che, con riferimento al 31.12.2011, nel triennio 2013-2015 i valori correlati agli indicatori di risultato registrano un numero di attività/iniziative/progetti complessivamente superiore.

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5 - LE RISORSE DEL PDZ

Le risorse che l’Ambito Distrettuale mette a disposizione per l’anno 2013 per l’attuazione del Piano di Zona 2013-2015 non possono, in questa fase della programmazione, essere definite in modo puntuale in quanto, se da una parte non è ancora disponibile il bilancio di Ambito relativo agli anni 2013-2015, dall’altra anche i tavoli tematici sono in una fase di avvio e non sono giunti ancora ad una definizione delle risorse disponibili.

Le risorse dell’Azienda Sanitaria e dell’Ambito Distrettuale verranno quindi definite all’inizio del 2013; per le risorse relative al terzo settore sarà possibile quantificarle solamente quando i lavori dei tavoli tematici saranno giunti ad una conclusione.

Relativamente al 2012, le risorse definite dall’Assemblea dei Sindaci sono le seguenti:

DESCRIZIONE TOTALE (COMPRENSIVO DI

EVENTUALI RESIDUI)

CONTRIBUTO REGIONALE PER NIDI D'INFANZIA € 103.562,12CONTRIBUTO REGIONALE FONDO DEVIANZA - (QUOTA PARTE) € 31.000,00SOSTEGNO PROGETTI A FAVORE DI PERSONE A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE

€ 13.800,00

SPESE PER QUALIFICAZIONE LAVORO ASSISTENTI FAMILIARI € 14.130,00INTERVENTI A SOSTEGNO DELLE GESTANTI IN DIFFICOLTA' € 19.000,00ASSEGNAZIONE A FAVORE DI MINORI E MAMME ACCOLTI IN COMUNITA' € 101.568,91TRASPORTO DISABILI SOCIO - ASSISTENZIALI € 71.670,79INTERVENTI PER LA PROMOZIONE E LA DIFFUSIONE DELL'AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO

€ 305,00

FONDO UNICO L.R. 4/99 DISTRETTO € 3.065.781,55FONDO AUTONOMIA POSSIBILE € 1.450.542,89FONDO AUTONOMIA POSSIBILE - SALUTE MENTALE € 104.020,82FINANZIAMENTO FONDO GRAVISSIMI € 232.729,00FONDI REGIONALI PER INSERIMENTI ABITATIVI IMMIGRATI € 33.910,03CONTRIBUTO REGIONALE PER NIDI D'INFANZIA € 103.556,12CONTRIBUTO FONDO POVERTA' € 522.684,43CONTRIBUTO REGIONALE ADOZIONE E AFFIDAMENTO FAMILIARE € 38.970,99CONTRIBUTO PER MANTENIMENTO FIGLIO MINORE € 9.264,55INTERVENTI A SOSTEGNO DELLE GESTANTI IN DIFFICOLTA' € 19.000,00PROGETTUALITA' FAMIGLIA L. 11/06 - (FORMAZIONE E INFORMAZIONE VITA DI COPPIA E FAMILIARE)

€ 0,00

CONTRIBUTO REGIONALE PER INTERVENTI ANMIL € 23.482,53CONTRIBUTO REGIONALE PER MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI € 4.000,00CONTRIBUTO REGIONALE "CARTA FAMIGLIA" - BENEFICIO LOCALE € 134.756,43CONTRIBUTI L. R. 11/2006 - ASSEGNI NATALITA' € 140.508,00CONTRIBUTI REGIONALI PER "PIANO DI ZONA" € 43.225,06CARTA FAMIGLIA BENEFICIO REGIONALE € 415.635,65TRASFERIMENTO REGIONALE COMPARTO UNICO POA € 87.066,30TRASFERIMENTI DA COMUNI - FONDI L.431/98 € 160.386,32TOTALE CONTRIBUTI REGIONALI € 6.944.557,49ENTRATE DAL MINISTERO € 26.000,00CONTRIBUTI PROVINCIALI € 6.285,60TRASFERIMENTI AZIENDA SANITARIA € 205.629,70ALTRO € 40.000,00TRASFERIMENTI DA COMUNI PER AMBITO SOCIO - ASSISTENZIALE (COMPRESO LATISANA)

€ 2.739.814,26

COMPARTECIPAZIONE PER SERVIZI EROGATI € 292.294,97TOTALE ENTRATE COMPLESSIVO € 10.254.582,02

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6 - IL MONITORAGGIO, LA VERIFICA E LA VALUTAZIONE DEL PDZ

In questo capitolo sono descritte le modalità di monitoraggio, verifica e valutazione del PDZ 2013-

2015 dell’Ambito distrettuale 5.2 di Latisana (UD). Coerentemente con quanto definito nelle Linee

guida, tali attività sono qui intese come profondamente intrecciate alla realizzazione degli obiettivi

del Piano e perseguono le seguenti finalità:

controllo costante dell’andamento fisico del Piano, sia sotto l’aspetto contabile dell’avanzamento

della spesa che quello della realizzazione di quanto pianificato; ciò permetterà di attivare, in corso

d’opera e a fronte di eventuali scostamenti rispetto a quanto programmato, le necessarie

correzioni;

partecipazione di tutti gli stakeholder della pianificazione sociale locale alla produzione di elementi

valutativi;

supporto alla formulazione di strategie di indirizzo utili alla ridefinizione della pianificazione annuale

(PAA), nonché della prossima pianificazione triennale (PDZ);

trasparenza, informando tutti i cittadini e la stessa Amministrazione regionale sui risultati raggiunti

dal Piano; tale finalità sarà perseguita anche attraverso l’impiego del web mettendo a disposizione

nel sito internet dell’Ente gestore i vari materiali prodotti.

La responsabilità di coordinamento delle attività di monitoraggio, verifica e valutazione del PDZ è

affidata all’Ufficio di direzione e programmazione dell’Ambito distrettuale. Per la progettualità

integrata sociosanitaria, la gestione di queste attività è affidata alla “Cabina di Regia”. Inoltre il

processo valutativo avviato a livello locale sarà completamente integrato con quello che attiverà la

Regione, in relazione alla propria funzione di governo complessivo del sistema integrato di

interventi e servizi sociali a livello regionale.

Le fasi dell’intero processo valutativo del Piano sono così identificate:

valutazione ex ante; la predisposizione del profilo di comunità (nelle sue varie componenti del

contesto, del bisogno e dell’offerta), la misurazione delle specifiche condizioni di partenza (base-

line) contenuta negli indicatori di risultato inseriti nelle schede progettuali, il bilancio consuntivo del

2011 hanno fornito gli elementi valutativi che hanno permesso di effettuare le scelte strategiche e

operative del Piano e del primo PAA;

valutazione in itinere; si prevede una raccolta continua e sistematica di informazioni, di natura

economica e sociale, che troveranno rappresentazione in un report annuale di monitoraggio che

sarà presentato e discusso in Assemblea dei Sindaci di Ambito Distrettuale; compito del report è

soprattutto quello di sintetizzare gli output prodotti a fronte degli input (risorse finanziarie e non

finanziarie) impiegati; saranno annualmente aggiornati anche il profilo di comunità e gli stati di

avanzamento degli indicatori di risultato delle schede progettuali (si propone l’adozione di un

cruscotto direzionale che raccolga i più significativi); inoltre si prevede la discussione di queste 83

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informazioni nei tavoli di regia di area vasta e nei tavoli tematici attivati; tutte queste componenti

valutative infine costituiranno materiali utili alla definizione operativa dei PAA;

valutazione finale; in conclusione del triennio (nel corso del 2015) si prevede l’implementazione di

azioni valutative ulteriori finalizzate ad analizzare i risultati ottenuti dal Piano in particolare

soffermandosi sugli outcome e sugli impatti prodotti; a tal fine saranno esplicitate delle domande

valutative specifiche e successivamente condotte indagini suppletive volte a sondare a campione

anche i beneficiari dei vari interventi sociali e sociosanitari; sarà predisposto un rapporto di

valutazione finale del PDZ 2013-2015 in grado di sistematizzare i principali esiti del processo

valutativo complessivo e di offrire indicazioni strategiche al nuovo Piano; anche questo rapporto

sarà oggetto di presentazione e discussione in Assemblea dei Sindaci di Ambito Distrettuale.

Tale percorso prevede un costante raccordo tra gli attori in gioco che si confronteranno nell'ambito

della Cabina di Regia, mettendo a confronto i risultati attesi con quelli ricavabili dal monitoraggio in

una costante azione di modulazione e di eventuale ricalibrazione delle azioni in risposta

all'andamento dei progetti stessi.

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7 – IL PROGRAMMA ATTUATIVO ANNUALE

SCHEDE PAA OBIETTIVI 4 - 10

(relative solo alla parte sociosanitaria integrata)

AZIONI DI SISTEMA: OBIETTIVI 4.1 – 4.6;

Per la realizzazione degli obiettivi delle azioni di sistema (obiettivi da 4.1 a 4.6), relativamente alle risorse umane, si fa riferimento ad iso-risorse, con ridefinizione/trasformazione dei carichi di lavoro ovvero liberando risorse in ragione degli obiettivi gestionali.Si evidenzia, in particolar modo nella fase contingente, la necessità di strutturare un sistema omogeneo di raccolta ed elaborazione dei dati che sottointendono la costruzione e la misurazione degli indicatori riportati per ogni azione di sistema e di area. In tal senso l’A.S.S. n. 5 attiverà un percorso integrato di ridefinizione delle modalità di raccolta e monitoraggio dei dati avvalendosi di uno strumento specifico in attesa di un adeguamento dei sistemi regionali.

AZIONE DI SISTEMA - SCHEDA PAA N. 4.1

OBIETTIVOREGIONALE N. 4.1 - Definire/migliorare un sistema di accesso integrato ai servizi sociosanitari.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 4.1.1

Il sistema di accesso integrato viene garantito per tutte le aree tematiche dai servizi ed operatori sociali e sanitari di primo contatto già esistenti sul territorio, come ad esempio gli assistenti sociali del Servizio Sociale dei Comuni (SSC), gli infermieri di comunità del Distretto, i Medici di Medicina Generale (MMG), i Pediatri di Libera Scelta (PLS), i Centri di Salute Mentale (CSM), i Consultori Familiari, le Equipe Multidisciplinari Territoriali (EMT), i Servizi dipendenze patologiche. I vari soggetti sono tra loro connessi e configurano, pertanto, un sistema a rete: il Punto Unico di Accesso (PUA) inteso “non tanto un unico luogo fisico al quale gli utenti possono rivolgersi, ma la strutturazione integrata e in rete tra tutti i punti di contatto e di accesso dei cittadini presenti sul territorio” (PSSR 2006-2008).

Ogni PUA si caratterizza in maniera omogenea per le seguenti modalità operative:• valutazione di primo accesso con l’utilizzo di un unico strumento di

rilevazione delle informazioni per tutte le aree tematiche;• distinzione del bisogno tra semplice e complesso:

d.bisogno semplice: l’utente viene preso in carico dal servizio competente e se del caso accompagnato al servizio appropriato;e.bisogno complesso: attivazione dell’Unità di Valutazione Multiprofessionale (UVM) - vedi scheda obiettivo 4.2 - ed erogazione delle prestazioni necessarie ed indifferibili, eventualmente anche integrate, in attesa della definizione del Progetto Personalizzato di Intervento (ProP), e/o del Piano di Assistenza/Intervento (PAI).

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE //

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 5.1.1 – 6.1.1 – 7.2.1 – 8.1.1

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da Nomenclatore: (A1) (H1) (A1-SAN) (A5-SAN) (A6SAN) (A8-SAN) (A10-SAN) (A11-SAN) (A12-SAN) (B1-SAN) (B2-SAN) (C1-SAN) (E1-SAN)

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

Ambito/Distretto 5.1: nel PdZ 2006-2008 progetto CeCAP integrato, evoluto nella sperimentazione nazionale PUA.Ambito/Distretto 5.2: nel PdZ 2006-2008 protocollo ospedale/territorio CeCAP.

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AZIONIDescrizione delle singole azioni/attività che si intendono attivare nell’anno suddivisi per i diversi soggetti attuatori.

SSC ASS ALTRI SOGGETTI(specificare)

definizione di un protocollo di funzionamento del sistema PUA in tutte le aree;

definizione di un protocollo di funzionamento del sistema PUA in tutte le aree;

condivisione del sistema d'accesso e del percorso PUA con i MMG e con i PLS;

condivisione del sistema d'accesso e del percorso PUA con i MMG e con i PLS;

realizzazione di formazione sul campo per consolidamento e sviluppo del sistema PUA in tutte le aree, favorendo lo sviluppo di una cultura condivisa;

realizzazione di formazione sul campo per consolidamento e sviluppo del sistema PUA in tutte le aree, favorendo lo sviluppo di una cultura condivisa;

definizione ed adozione in via sperimentale di strumenti di raccolta delle informazioni e di segnalazione omogenei tra i servizi.

definizione ed adozione in via sperimentale di strumenti di raccolta delle informazioni e di segnalazione omogenei tra i servizi.

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

Evidenza documento descrittivo del sistema di accesso:- protocollo definitivo di funzionamento e schede integrate di accesso

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

• Stesura prima bozza del protocollo e della scheda integrata di accesso;• Avvio progetto di formazione sul campo;• Avvio sperimentazione protocollo PUA.

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC 40h/operatori per la redazione del protocollo 10h/operatore/cad. per la formazione sul campo

ASS 40h/operatori per la redazione del protocollo 10h/operatore/cad. per la formazione sul campo

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AZIONE DI SISTEMA - SCHEDA PAA N. 4.2

OBIETTIVOREGIONALE N. 4.2 Sviluppare e qualificare le Unità di valutazione multiprofessionale in tutte le aree di integrazione sociosanitaria.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 4.2.1

Le unità di valutazione multiprofessionale (UVM), pur non essendo strutturate e formalmente definite per tutte le aree, vengono già utilizzate dai servizi sociosanitari (A.S.S. n° 5 e S.S.C.) in quanto strumento a garanzia di valutazione multidimensionale e di presa in carico integrata. Si ritiene pertanto necessario definire formalmente e rendere operativi percorsi che garantiscano la presa in carico integrata in ogni caso complesso. L'azienda sanitaria e gli ambiti distrettuali, in forma unitaria, definiranno le modalità di composizione e funzionamento delle UVM.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE //

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 5.1.1 – 6.1.1 – 7.2.1 – 8.1.1

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Sono coinvolti tutti i soggetti del sistema pubblico sociosanitario di cui all’obiettivo 4.1 - (A1) (H1) (A1-SAN) (A5-SAN) (A6SAN) (A8-SAN) (A10-SAN) (A11-SAN) (A12-SAN) (B1-SAN) (B2-SAN) (C1-SAN) (E1-SAN) -All’UVM possono essere coinvolti altri soggetti appartenenti al Terzo settore e quanti altri possano concorrere ad una efficace ed efficiente stesura del ProP/PAI mettendo a disposizione le proprie risorse/competenze.

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

Ambito/Distretto 5.1: azioni di sistema integrato PdZ 2006-2008 di sviluppo delle equipe multiprofessionali diversificate nelle diverse aree tematiche con maggior impegno, oltre che nella consolidata area degli anziani, nelle aree dei minori e della salute mentale.Ambito/Distretto 5.2: azioni di sistema integrato PdZ 2006-2008 di sviluppo delle equipe multiprofessionali nelle diverse aree tematiche con maggior impegno, oltre che nella consolidata area degli anziani, nelle aree dei minori e della salute mentale.

AZIONIDescrizione delle singole azioni/attività che si intendono attivare nell’anno suddivisi per i diversi soggetti attuatori.

SSC ASSALTRI SOGGETTI

Strutture Residenziali e Semi-Residenziali per

Anziani

stesura di linee guida per la definizione, compo-sizione e modalità di funzionamento dell’UVM con evidenza del raccor-do con l’UVD;

stesura di linee guida per la definizione, compo-sizione e modalità di funzionamento dell’UVM con evidenza del raccordo con l’UVD;

programmazione e realiz-zazione di percorsi di formazione/condivisione su modalità di utilizzo e significato UVM;

programmazione e realiz-zazione di percorsi di formazione/condivisione su modalità di utilizzo e significato UVM;

definizione di strumenti idonei a registrare l'operato/percorso delle UVM, comprensivi delle modalità di misurazione dei fenomeni;

definizione di strumenti idonei a registrare l'operato/percorso delle UVM, comprensivi delle modalità di misurazione dei fenomeni;

sperimentazione del nuovo modello dell’UVM.

sperimentazione del nuovo modello dell’UVM.

formulazione delle formulazione delle formulazione delle

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procedure per governare l’accesso ai servizi residenziali e semiresidenziali, anche prevedendo il coinvolgimento della persona/famiglia in UVM nella costruzione del ProP e prospettando soluzioni alternative. (azione – gestione di liste d’attesa - da riportare alla consultazione nei tavoli tematici).

procedure per governare l’accesso ai servizi residenziali e semiresidenziali, anche prevedendo il coinvolgimento della persona/famiglia in UVM nella costruzione del ProP e prospettando soluzioni alternative. (azione – gestione di liste d’attesa - da riportare alla consultazione nei tavoli tematici).

procedure per governare l’accesso ai servizi residenziali e semiresidenziali, anche prevedendo il coinvolgimento della persona/famiglia in UVM nella costruzione del ProP e prospettando soluzioni alternative. (azione – gestione di liste d’attesa - da riportare alla consulta-zione nei tavoli tema-tici).

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

Evidenza documento descrittivo delle Unità multiprofessionali integrate e del loro funzionamento. N. soggetti che accedono alla rete dei servizi sociosanitari valutati dalle specifiche Unità multiprofessionali integrate.Acquisizione di uno strumento informatico per la raccolta ed il monitoraggio dei dati che terrà conto delle attività di sviluppo del sistema informativo regionale.

Valore atteso 9 Il 100% dei soggetti che accedono alla rete dei servizi residenziali e

semiresidenziali sono valutati dalle UVM;10 validazione degli strumenti utilizzati in UVM;11 aumento, nel corso degli anni 2013-2014-2015, dei soggetti che accedono alla

rete dei servizi sociosanitari valutati in UVM;12 almeno il 90% dei soggetti in situazioni di terminalità, dimessi dall'ospedale verso

il domicilio o da strutture residenziali verso il domicilio, sono valutati in UVM;13 almeno il 90% dei soggetti disabili che passano dall’età evolutiva all’età adulta

sono valutati in UVM.14 Almeno il 90% dell’attività delle UVM viene registrata con il sistema informatico

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

b.Evidenza bozza documento descrittivo delle Unità multiprofessionali integrate e del loro funzionamento e schede di registrazione;c.Evidenza di criteri di misurazione degli indicatori del triennio; d.Avvio progetto di formazione sul campo;e.Avvio sperimentazione nuovo modello UVM;f.Il 100% dei soggetti anziani che accedono alla rete dei servizi residenziali e semiresidenziali sono valutati dalle UVM.g.Avvio di un percorso integrato di ridefinizione delle modalità di raccolta e monitoraggio dei dati avvalendosi di uno strumento specifico in attesa di un adeguamento dei sistemi regionali

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC 40h/operatori per la redazione del protocollo 10h/operatore/cad. per la formazione sul campo

ASS*€ 5.000 complessivi per entrambi gli Ambiti-Distretti

40h/operatori per la redazione del protocollo 10h/operatore/cad. per la formazione sul campo

ALTRI SOGGETTIStrutture Residenziali e Semi-Residenziali per Anziani

Da definire nei tavoli tematici/co-progettazione Da definire nei tavoli tematici/co-progettazione

• La realizzazione è subordinata all'assegnazione all'ASS 5 delle risorse regionali ai sensi del Decreto n.454/PREN del 31.05.2012, con il quale è stato adottato il progetto strategico relativo al perseguimento

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delle azioni di accompagnamento a nuovi processi di programmazione locale integrata per una più efficace integrazione sociosanitaria ed è stato approvato il riparto alle Aziende Sanitarie delle risorse

AZIONE DI SISTEMA - SCHEDA PAA N. 4.3

OBIETTIVOREGIONALE N. 4.3 Utilizzare sistematicamente la valutazione multidimensionale e adottare progressivamente strumenti uniformi e standardizzati.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 4.3.1

In tutte le aree verrà effettuata un’analisi dello strumento specifico da utilizzare, una sperimentazione dello strumento individuato, una valutazione dello stesso e una adozione definitiva, nelle more di quanto verrà indicato dalla Regione, ferme restando le sperimentazioni in essere (per es. ICF). Nello specifico:

•Area Materno-Infantile: si prenderanno in considerazione alcuni strumenti di valutazione validati a livello nazionale;•Area Anziani, Cronicità e Terminalità: nello specifico per il tema “Anziani” si è preso atto dello strumento definito dalla Regione e già in uso per gli accessi ai servizi residenziali, semi-residenziali e domiciliari quale la scheda Valgraf FVG; l’ICF per la “Cronicità” come da indicazioni date dalla sperimentazione regionale; la scheda Karnofsky per la “Terminalità”;•Area Salute Mentale: si utilizzerà in forma sperimentale la scheda già in uso presso il C.S.M. per la ricognizione su tutti i progetti riabilitativi personalizzati e per la valutazione dei bisogni in tutte le situazioni con presa in carico integrata, compresa l’ICF per i casi indicati dalla sperimentazione regionale;•Area Dipendenze: è stato individuato quale strumento in forma sperimentale la scheda Addiction Severity Index (ASI);•Area Disabilità: lo strumento utilizzato sarà la scheda G.E.F.I; nei casi di passaggio dall’età evolutiva a quella adulta, l’ICF per la “Cronicità” come da indicazioni date dalla sperimentazione regionale;

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE //

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 5.1.1 – 6.1.1 – 7.2.1 – 8.1.1

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da Nomenclatore: (A1) (H1) (A1-SAN) (A5-SAN) (A6-SAN) (A8-SAN) (A10-SAN) (A11-SAN) (A12-SAN) (B1-SAN) (B2-SAN) (C1-SAN) (E1-SAN).

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

•Sono stati attivati i percorsi di valutazione multiprofessionale definiti dalla normativa regionale: VAL.GRAF.•Partecipazione alla sperimentazione regionale di sviluppo della valutazione bio-psico-sociale con linguaggio ICF.

AZIONIDescrizione delle singole azioni/attività che si intendono attivare nell’anno suddivisi per i diversi soggetti attuatori.

SSC ASS ALTRI SOGGETTI(specificare)

Primo semestre:•attivazione percorso per individuazione strumento di valutazione area materno-infantile

•illustrazione e diffusione ai professionisti degli strumenti individuati con formazione sul campo.

Primo semestre: −attivazione percorso per individuazione strumento di valutazione area materno-infantile

−illustrazione e diffusione ai professionisti degli strumenti individuati con formazione sul campo.

Secondo semestre:•avvio delle sperimentazioni degli

Secondo semestre:•avvio delle sperimentazioni degli

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strumenti individuati (ad eccezione delle aree in cui sono già state individuate e sperimentate specifiche schede di valutazione).

strumenti individuati (ad eccezione delle aree in cui sono già state individuate e sperimentate specifiche schede di valutazione).

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

•N. soggetti valutati secondo modalità standardizzate definite dalla Regione. •N. soggetti valutati secondo altre modalità.

Valore atteso

−Entro il 2015 il 100% dei soggetti sono valutati secondo modalità standardizzate definite dalla Regione.

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

−Individuazione modalità di valutazione multiprofessionale nell’area Materno-Infantile;−Con l’avvio della sperimentazione nel secondo semestre, il 100% dei nuovi casi saranno valutati con gli strumenti individuati nella macroazione.

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC

30h/operatori per la individuazione dello strumento di valutazione in Area Materno-Infantile; n. 1 incontro/cad. per Area per illustrazione e diffusione; 10h/operatore/cad. per la formazione sul campo.

ASS

30h/operatori per la individuazione dello strumento di valutazione in Area Materno-Infantile; n. 1 incontro/cad. per Area per illustrazione e diffusione; 10h/operatore/cad. per la formazione sul campo.

AZIONE DI SISTEMA - SCHEDA PAA N. 4.4

OBIETTIVO

REGIONALE N. 4.4 Programmare le risorse ritenute appropriate e disponibili attraverso il dispositivo del progetto personalizzato di intervento o del piano di assistenza/intervento.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 4.4.1

Adozione del progetto personalizzato quale strumento strutturato e principale dell’UVM per la programmazione di interventi appropriati, componendo intorno ai bisogni della persona tutte le risorse formali ed informali disponibili (budget di salute).Definizione della modalità di costruzione del ProP che individui in maniera puntuale:

o. bisognip. obiettiviq. azionir. risorse istituzionali, della rete familiare e del territorio (budget di salute)s. tempi di realizzazionet. indicatori di risultato che consentano monitoraggio e valutazioneu. case manager

Acquisizione stabile nell’agire professionale della metodologia del lavoro per progetti personalizzati quale premessa per la valutazione dell’efficacia dei risultati

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e finalizzata alle future pianificazioni.INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE //

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 5.1.1 – 6.1.1 – 7.2.1 – 8.1.1

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da Nomenclatore: (A1) (H1) (A1-SAN) (A5-SAN) (A6SAN) (A8-SAN) (A10-SAN) (A11-SAN) (A12-SAN) (B1-SAN) (B2-SAN) (C1-SAN) (E1-SAN)

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

Ambito/Distretto 5.1: azioni di sistema integrato PdZ 2006-2008 di sviluppo dei progetti personalizzati diversificati nelle diverse aree tematiche.Ambito/Distretto 5.2: azioni di sistema integrato PdZ 2006-2008 di sviluppo dei progetti personalizzati diversificati nelle diverse aree tematiche.

AZIONIDescrizione delle singole azioni/attività che si intendono attivare nell’anno suddivisi per i diversi soggetti attuatori.

SSC ASS ALTRI SOGGETTI(specificare)

Primo semestre:-Definizione linee guida ProP e contestualmente percorsi di formazione/condivisione su modalità di utilizzo e significato dello strumento.

Primo semestre:-Definizione linee guida ProP e contestualmente percorsi di formazione/condivisione su modalità di utilizzo e significato dello strumento.

Secondo semestre:• Consolidamento

della metodologia del ProP contestualmente all’avvio sperimentale delle UVM di cui all’obiettivo 4.2.

Secondo semestre:• Consolidamento

della metodologia del ProP contestualmente all’avvio sperimentale delle UVM di cui all’obiettivo 4.2.

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

-Rapporto tra n. minori a rischio di allontanamento o con provvedimento giudiziario di allontanamento e n. progetti personalizzati di intervento. -Rapporto tra n. anziani non autosufficienti a rischio di istituzionalizzazione e n. progetti personalizzati di intervento o piani di assistenza/intervento. -Rapporto tra n. persone fragili dimesse dall’ospedale che richiedono continuità delle cure e protezione sociale e n. progetti personalizzati di intervento o piani di assistenza/intervento. -Rapporto tra n. persone con disabilità a rischio di esclusione sociale e di istituzionalizzazione e n. progetti personalizzati di intervento o piani di assistenza/intervento. Valori attesi -Nel triennio 2013–2015 il rapporto tra le grandezze rappresentate diminuisce (aumenta il numero dei progetti personalizzati di intervento).

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

-Evidenza bozza linee guida ProP;-Con l’avvio della sperimentazione nel secondo semestre, il 100% dei nuovi casi – di cui agli indicatori triennali – avranno il ProP.

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC 30h/operatori per la definizione delle linee guida 10h/operatori/cad. per la formazione sul campo

ASS 30h/operatori per la definizione delle linee guida 10h/operatori/cad. per la formazione sul campo

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AZIONE DI SISTEMA - SCHEDA PAA N. 4.5

OBIETTIVOREGIONALE N. 4.5 Definire/aggiornare la descrizione dell’offerta dei servizi e interventi sociosanitari disponibili per i cittadini in ciascun territorio di riferimento.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 4.5.1

Costruzione e aggiornamento annuale della mappatura dell’offerta dei servizi, interventi e progetti sociosanitari, rendendola accessibile ai cittadini.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE //

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE Questa azione di sistema è collegata agli obiettivi di tutte le aree.

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI SSC e ASS 5 (Cabina di Regia PdZ).

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

Profilo di Comunità PdZ 2006-2008 e Bilancio Sociale dell’A.S.S. n. 5.

AZIONIDescrizione delle singole azioni/attività che si intendono attivare nell’anno suddivisi per i diversi soggetti attuatori.

SSC ASS ALTRI SOGGETTI(specificare)

Aggiornamento della prima mappatura presentata e pubblicazione nei siti web istituzionali esistenti.

Aggiornamento della prima mappatura presentata e pubblicazione nei siti web istituzionali esistenti.

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

La descrizione dell’offerta dei servizi è disponibile in versione cartacea e tramite web dei SSC e dell’ASS già a decorrere dal 2013. Verrà privilegiata la diffusione delle informazioni per via telematica salvaguardando le esigenze delle fasce più fragili.Una prima mappatura generale, relativa all’anno 2012, è inserita al punto 1.3 del presente PDZ con l’evidenziazione dei servizi sociosanitari.

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

Aggiornamento della mappatura e contestuale pubblicizzazione.

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC 10h/operatore per l’aggiornamento del documento e pubblicazione sul sito

ASS 10h/operatore per l’aggiornamento del documento e pubblicazione sul sito

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AZIONE DI SISTEMA - SCHEDA PAA N. 4.6

OBIETTIVO

REGIONALE N. 4.6 Migliorare i livelli organizzativi ed operativi di integrazione sociosanitaria finalizzati alla presa in carico integrata assicurando la continuità assistenziale tra ospedale e territorio/domicilio, tra diversi tipi di servizi sanitari e tra servizi sanitari e servizi sociali, in modo particolare nel momento del passaggio all’età adulta.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 4.6.1

Predisposizione o revisione di protocolli operativi per garantire la continuità assistenziale come previsto nell’obiettivo.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE //

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 5.1.1 – 6.1.1 – 7.2.1 – 8.1.1

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da Nomenclatore: (A1) (H1) (A1-SAN) (A5-SAN) (A6SAN) (A8-SAN) (A10-SAN) (A11-SAN) (A12-SAN) (B1-SAN) (B2-SAN) (C1-SAN) (E1-SAN)

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

Ambito/Distretto 5.1: progetto denominato “Interventi sociosanitari urgenti ed intensivi in caso di dimissioni difficili” (ex PdZ 2006-2008) – tuttora in corso.Ambito/Distretto 5.2: progetto denominato “Protocollo per le dimissioni difficili” (ex PdZ 2006-2008) – tuttora in corso ed esteso a tutto il territorio A.S.S. n. 5.

AZIONIDescrizione delle singole azioni/attività che si intendono attivare nell’anno suddivisi per i diversi soggetti attuatori.

SSC ASSALTRI SOGGETTIComune di Latisana

A.S.P. Umberto I di Latisana

-Condivisione e revisione del protocollo esistente relativamente alle dimissioni protette ed alla continuità ospedale-territorio;

−Condivisione e revisione del protocollo esistente relativamente alle dimissioni protette ed alla continuità ospedale-territorio;

−Condivisione e revisione del protocollo esistente relativo al passaggio dall’età evolutiva all’età adulta nella disabilità collegando i diversi servizi sanitari e sociali;

−Condivisione e revisione del protocollo esistente relativo al passaggio dall’età evolutiva all’età adulta nella disabilità collegando i diversi servizi sanitari e sociali;

−Condivisione e revisione del protocollo esistente tra DSM e Distretti che definisce il passaggio dall’età evolutiva all’età adulta nei soggetti sintomatici;

−Condivisione e revisione del protocollo esistente tra DSM e Distretti che definisce il passaggio dall’età evolutiva all’età adulta nei soggetti sintomatici;

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−Avvio condivisione protocolli operativi esistenti nei due Ambiti e Distretti relativi all'area minori e famiglie (cfr scheda 5.1);

−Avvio condivisione protocolli operativi esistenti nei due Ambiti e Distretti relativi all'area minori e famiglie (cfr scheda 5.1);

−Città della salute per l’Ambito di Latisana

−Città della salute per l’Ambito di Latisana

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

•I protocolli relativi alla continuità assistenziale sono predisposti in modo da essere uniformi, per quanto possibile, a livello di ASS.•N. persone fragili per i quali sono stati attivati percorsi di dimissioni protette a tutela della continuità assistenziale tra strutture sanitarie e servizi territoriali e a domicilio.•Evidenza di un documento con la proposta che definisce il fabbisogno e il piano di allocazione dei posti letto con specifico riferimento agli anziani e agli adulti fragili.Valori attesi-Nel triennio 2013-2015, il rapporto tra le persone fragili dimesse con l’attivazione di percorsi protetti e le persone fragili dimesse senza l’attivazione di percorsi protetti aumenta.-Le persone che necessitano di accoglimento a breve termine con “funzione di attesa” trovano adeguata risposta nell’ambito dei posti letto individuati.

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

•Evidenza dei protocolli uniformi a livello di A.S.S. n. 5 relativi a:•protocollo dimissioni protette e continuità ospedale-territorio;•protocollo passaggio dall’età evolutiva all’età adulta nella disabilità;•protocollo passaggio dall’età evolutiva all’età adulta nei soggetti sintomatici tra DSM e Distretti.

•Per il 100% delle persone fragili dimesse e segnalate (come indicato nel protocollo continuità ospedale-territorio) viene garantita la continuità assistenziale.•Conclusione della fase progettuale per la realizzazione della Città della Salute.

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC

10h/operatore revisione protocollo dimissioni protette e continuità ospedale-territorio; 5h/operatore revisione protocollo passaggio dall’età evolutiva all’età adulta nella disabilità; 5h/operatore revisione protocollo passaggio dall’età evolutiva all’età adulta nei soggetti sintomatici tra DSM e Distretti.

ASS

10h/operatore revisione protocollo dimissioni protette e continuità ospedale-territorio; 5h/operatore revisione protocollo passaggio dall’età evolutiva all’età adulta nella disabilità; 5h/operatore revisione protocollo passaggio dall’età evolutiva all’età adulta nei soggetti sintomatici tra DSM e Distretti.

AREA MINORI E FAMIGLIE - SCHEDA PAA N. 5.1

OBIETTIVO REGIONALE N. 5.1 Promuovere la SOCIALE94

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permanenza dei minori in famiglia SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 5.1.1

Realizzare un sistema di cura e di protezione sociale appropriato ed integrato, strutturato in 1° e 2° livello operativo trasversale e omogeneo su tutto il territorio aziendale.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche giovanili, politiche scolastiche, politiche di sostegno alla famiglia, politiche a contrasto della povertà.

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.6

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

(A1) (A1 SAN) (A11 SAN) (A10 SAN) (C1 SAN) (D1 SAN) - Scuola – Forze dell'Ordine - operatori reparti ospedalieri

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

Nel precedente Piano di Zona hanno trovato definizione due equipe integrate multidisciplinari per la presa in carico di situazioni multiproblematiche, all'interno delle quali l'Azienda garantisce ore/psicologi-psicoterapeuti con proprie risorse professionali.Dal 2011 inoltre l'Azienda, previo accordo in scadenza al 31.12.2012, partecipa ulteriormente all'attività dell'Equipe di Latisana con l'assunzione degli oneri relativi ad uno psicologo-psicoterapeuta dell'Ambito Distrettuale.

Ambito Distrettuale di Latisana (dati al 31.12.2011)•n. 27 minori collocati in struttura comunitaria (dato di flusso); di cui n. 3 con formula mamma – bambino e n. 4 con consenso dei genitori;•n. 24 minori collocati in struttura comunitaria (dato di stock); di cui n. 2 con formula mamma – bambino e 4 con consenso dei genitori;•n. 307 gg. presenza media in comunità;•rapporto minori allontanati/minori residenti pari a 24/8.848 = 0,27% (1/369);•n. 6 minori allontanati e collocati in struttura comunitaria (interessati n. 5 nuclei familiari).•n. 42 famiglie in carico all'Equipe Integrata Tutela Minori e Famiglie (flusso-dato riferito al 2 livello)

Ambito Distrettuale di Cervignano del Friuli (dati al 31.12.2011)•n. 13 minori collocati in struttura comunitaria di cui 5 con formula mamma-bambino (dato di flusso);•n. 9 minori collocati in struttura comunitaria di cui 3 con formula mamma-bambino (dato di stock);•n. 1.250 gg. presenza media in comunità;•rapporto minori allontanati/minori residenti pari a 9/8.214 = 0,11% (1/913);•n. 3 minori allontanati e collocati in struttura comunitaria.•n. 136 famiglie in carico all'Equipe Integrata (flusso-dato riferito a 1 e 2 livello)

AZIONI

SSC ASS

1) Attivazione del percorso di condivisione/revisione/unificazione del protocollo operativo nei casi di grave trascuratezza, abuso e maltrattamento e violenza assistita: almeno 4 incontri annuali

1) Attivazione del percorso di condivisione/revisione/unificazione del protocollo operativo nei casi di grave trascuratezza, abuso e maltrattamento e violenza assistita almeno: 4 incontri annuali

2) Identificazione degli indicatori a valenza multidimensionale per definire la casistica e l'ambito d'intervento del 1° e del 2° livello operativo

2) Identificazione degli indicatori a valenza multidimensionale per definire la casistica e l'ambito d'intervento del 1° e del 2° livello operativo

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3) Avvio sperimentazione per la presa in carico di almeno n. 3 casi dell’Ambito di Cervignano del Friuli secondo il modello strutturato presso l’Ambito di Latisana, in integrazione con il Servizio Sociale dei Comuni dell’Ambito di Cervignano del Friuli

3) Avvio sperimentazione per la presa in carico di almeno n. 3 casi dell’Ambito di Cervignano del Friuli secondo il modello strutturato presso l’Ambito di Latisana in integrazione con il Servizio Sociale dei Comuni dell’Ambito di Cervignano del Friuli.Mantenimento dei costi dello psicologo già assunti nel 2011 e 2012, ulteriore incremento a copertura di un altro psicologo.

4) Formazione e monitoraggio permanente

4) Formazione e monitoraggio permanente

5) Contestuale mantenimento degli attuali livelli di attività

5) Contestuale mantenimento degli attuali livelli di attività

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

INDICATORI/VALORI ATTESI: Con riferimento ai dati di flusso 2011 nel triennio 2013-2015:

•n. di progetti personalizzati a partire dal 2013 sostenuti al 1° e 2° livello •n. minori allontanati e collocati in strutture comunitarie nel triennio 2013/2015 •rapporto n. minori allontanati con popolazione di età inferiore ai 18 anni •tempo medio di permanenza in comunità per ogni annualità•n. di minori allontanati che rientrano in famiglia o vanno in affidamento familiare per ogni annualità.

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

•Sottoscrizione e adozione protocollo operativo•Almeno n. 3 casi con avvio sperimentazione come indicato nell’Azione 3)•Almeno n. 5 nuovi progetti personalizzati a partire dal 2013 sostenuti al 1° e 2° livello•Almeno n. 2 minori collocati in comunità vengono dimessi•Diminuzione di almeno il 2% del tempo medio di permanenza in comunità

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATOREI Livelloomogeneo su tutto il territorio con medesima organizzazione

RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

S.S.C.Relativamente al servizio educativo vedi obiettivo 3 specifico per S.S.C.

Latisana (iso-risorse)-5 ass. soc. area minori (20 ore settimanali/cad.)-1 coordinatore area minori (10 ore settimanali)

Cervignano del Friuli (iso-risorse)6.4 ass. soc. equipe minori (20 ore settimanali/cad.)7.1 psicologa equipe minori (25 ore settimanali)8.1 capo servizio ass. soc. area minori (10 ore settimanali)

A.S.S. n. 5 € 2.700,00 formazione LatisanaC.F.:•2 ass. soc. (35 ore settimanali complessive)•4 psicologi (42 ore settimanali complessive)EMT:−3 psicologi (38 ore settimanali complessive)

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Cervignano del FriuliC.F.:•1 ass. soc. (15 ore settimanali complessive)•2 psicologi (40 ore settimanali complessive)EMT:−2 psicologi (38 ore settimanali complessive)

SOGGETTO ATTUATOREII Livellomantenimento e ampliamento su tutto il territorio del modello E.I.T.M.F. di Latisana

RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

S.S.C.

Latisana€ 121.000,00 (comprensivo di operatori/educatori, consulenza legale, automezzi e formazione)

Latisana −2 ass.soc. 36 ore settimanali−1 coordinatore area minori (5 ore settimanali)−sede servizio−automezzi

Cervignano del Friuli−n. 70 ore complessive assistente sociale equipe minori−1 caposervizio ass.soc. minori (5 ore settimanali)−1 educatore (almeno 5 ore settimanali)

A.S.S. n. 5€ 130.00,00 (servizio psicologico/psicotera-peutico)

•C.F. 1 psicologo/psicoterapeuta (20 ore settimanali)•E.M.T. 1 psicologo/psicoterapeuta (20 ore settimana-li)

MACROAZIONE N. 5.1.2

Definire un modello operativo integrato comune a tutti i servizi sociali e sociosanitari territoriali che consenta di organizzare il sostegno alla funzione genitoriale e ai bambini indipendentemente dalla specifica competenza dei singoli servizi, a sostegno della centralità del minore.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche giovanili, politiche scolastiche, politiche di sostegno alla famiglia, politiche a contrasto della povertà.

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.6

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

(A1) (A1-SAN) (A11-SAN) (A10-SAN) (C1-SAN) (D1-SAN) - Scuola – Forze dell'Ordine - Operatori reparti ospedalieri

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

Riconducibile con la riorganizzazione prevista nella macroazione 5.1.1

AZIONI SSC ASS

Attivazione percorso di revisione/unificazione/condivisione dei protocolli :−Linee guida d'intervento tra i reparti di: ginecologia, pediatria, pronto soccorso, equipe multidisciplinare territoriale, servizio sociale dei comuni, equipe integrata tutela minori e famiglie per una consultazione congiunta nelle fasi di rilevazione e segnalazione di situazioni di grave trascuratezza abuso e maltrattamento dei minori (SSC e ASS - Distretto Ovest);

−Protocollo per la gestione e soccorso vittime della violenza sessuale (ASS);

Attivazione percorso di revisione/unificazione/condivisione dei protocolli :−Linee guida d'intervento tra i reparti di: ginecologia, pediatria, pronto soccorso, equipe multidisciplinare territoriale, servizio sociale dei comuni, equipe integrata tutela minori e famiglie per una consultazione congiunta nelle fasi di rilevazione e segnalazione di situazioni di grave trascuratezza abuso e maltrattamento dei minori (SSC e ASS - Distretto Ovest);

−Protocollo per la gestione e soccorso vittime della violenza sessuale (ASS);Azione in relazione alla riorganizzazione

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Azione in relazione alla riorganizzazione aziendale nella salute mentale e dipendenze patologiche.

Almeno un incontro annuale nel secondo semestre.

aziendale nella salute mentale e dipendenze patologiche.

Almeno un incontro annuale nel secondo semestre.

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

INDICATORI/VALORI ATTESI: Definizione e adozione protocolli condivisi

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

Avvio percorso

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC

Latisana1 operatore area minori per totale 12 ore annue

Cervignano del Friuli1 operatore area minori per totale 12 ore annue

ASS Coordinamento socio-sanitario1 operatore per totale 25 ore annue

AZIONE DI SISTEMA - SCHEDA PAA N. 5.2

OBIETTIVO

REGIONALE N. 5.2 Potenziare e qualificare il processo di sostegno e allontanamento del minore nonché il sistema di accoglienza dei minori collocati all’esterno della propria famiglia di origine.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 5.2.1

Realizzare dei percorsi di sensibilizzazione all'affidamento familiare, coinvolgendo l'associazionismo e le reti di solidarietà locali

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche a sostegno della famiglia - politiche a sostegno del volontariato e associazionismo

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 1 - 3 - 4

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

(A1) (A11 SAN) (A10- SAN) (C1 -SAN) (D1- SAN) Associazioni locali – Terzo settore

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

Nell'Ambito di Latisana dal 1999 è stato istituito un Servizio Affidi in integrazione con l'Azienda Sanitaria.In entrambi gli Ambiti di Latisana e Cervignano del Friuli sono attive le Convenzioni con l'Associazione “Il Focolare” ONLUS.

Al 31.12.2011 l'Ambito Distrettuale di Latisana registra la seguente situazione:•n. 9 affidamenti familiari etero-familiari (dato di flusso); n. 8 affidamenti etero-familiare (dato di stock)•n.3 affidamenti parentali (dato di flusso);•n. 1 minore in affidamento familiare professionale sperimentale nell'ambito

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di un FAP salute mentale

Al 31.12.2011 l'Ambito Distrettuale di Cervignano del Friuli registra la seguente situazione:

•n. 1 affidamenti familiari etero-familiare (dato di flusso); n. 0 affidamenti etero-familiare (dato di stock)•n. 3 affidamenti familiari parentali (dato di flusso)

AZIONI

SSC ASS TERZO SETTORE

Realizzazione di attività di sensibilizzazione / promozione all'affidamento familiare almeno in tre Comuni dell'Ambito Distrettuale

Realizzazione di attività di sensibilizzazione / promozione all'affidamento familiare almeno in tre Comuni dell'Ambito Distrettuale

Realizzazione di attività di sensibilizzazione / promozione all'affidamento familiare almeno in tre Comuni dell'Ambito Distrettuale

Applicazione nuovo regolamento regionale a sostegno dell’affidamento familiare (LR n. 11/06)

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

INDICATORI:•n. di attività di sensibilizzazione/promozione all'affidamento familiare realizzate•n. di famiglie coinvolte in progetti\interventi di recupero (1-2 livello)

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

•Realizzazione di almeno tre iniziative di sensibilizzazione/promozione•Coinvolgimento di almeno 20 nuclei complessivi•Aumento di famiglie potenzialmente affidatarie almeno di n. 3 unità per Ambito•Aumento del n. di minori in affidamento familiare almeno di n. 1 unità per Ambito

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC

Latisana:€ 50.000,00 (contributi famiglie affidatarie)€ 5.000,00 (promozione/sostegno associazionismo)€ 35.000,00 (sostegno affido L.R. n. 11/06)

Latisana:•2 ass. soc. area minori (6/h settimanali complessive)•1 coordinatore area minori (referente)

Cervignano del Friuli:€ 25.000,00 (contributi famiglie affidatarie)€ 2.500,00 (promozione)€ 5.000,00 (promozione/sostegno associazionismo)€ 28.000,00 (sostegno affido LR n. 11/06)

Cervignano del Friuli:•n. 1 psicologo 2 ore settimanali•n. 1 assistente sociale 2 ore settimanali•n. 1 coordinatore area minori (referente)

ASS* Latisana€ 5.000,00 (promozione/sostegno associazionismo)

LatisanaCF:

•n. 1 psicologo 8 ore settimanali• n. 1 assistente sociale 8 ore settimanali

Cervignano Cervignano del Friuli

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€ 5.000,00 (promozione/sostegno associazionismo)

CF:•n. 1 psicologo 2 ore settimanali•n. 1 assistente sociale 2 ore settimanali

Terzo settoreAssociazione “Il Focolare” onlus

Ore operatori (convenzione in essere)

* La realizzazione è subordinata all'assegnazione all'ASS 5 delle risorse regionali ai sensi del Decreto n.454/PREN del 31.05.2012, con il quale è stato adottato il progetto strategico relativo al perseguimento delle azioni di accompagnamento a nuovi processi di programmazione locale integrata per una più efficace integrazione sociosanitaria ed è stato approvato il riparto alle Aziende Sanitarie delle risorse

OBIETTIVO

REGIONALE N. 5.2 Potenziare e qualificare il processo di sostegno e allontanamento del minore nonché il sistema di accoglienza dei minori collocati all’esterno della propria famiglia di origine.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 5.2.2

Progettare e realizzare delle forme di accoglienza semi-residenziale sul territorio caratterizzate da notevole flessibilità, forte valenza educativa e “vicinanza” ai luoghi di vita al fine di favorire la permanenza in famiglia e sostenere il minore nel suo percorso individuale (pre-adolescenti/adolescenti)

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche a sostegno della famiglia - politiche a sostegno del volontariato e associazionismo

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 1 - 3

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

(A1) (A11 SAN) (A10- SAN) (C1 -SAN) (D1- SAN) Associazioni locali – Terzo settore

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

AZIONISSC ASS TERZO SETTORE

Attivazione tavolo di consultazione/co-progettazione.

Attivazione tavolo di consultazione/co-progettazione.

Attivazione tavolo di consultazione/co-progettazione.

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

INDICATORI:•Documento di fattibilità•N. soggetti del terzo settore disponibili per co-progettazione

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

•Almeno n. 2 soggetti del terzo settore disponibili per co-progettazione

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC n. 20 ore complessive operatore

ASS n. 20 ore complessive operatore

Terzo settore

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OBIETTIVO

REGIONALE N. 5.2 Potenziare e qualificare il processo di sostegno e allontanamento del minore nonché il sistema di accoglienza dei minori collocati all’esterno della propria famiglia di origine.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 5.2.3

Incrementare, sulla base delle sperimentazioni già realizzate, nuove forme di affidamento familiare coinvolgendo il privato sociale, a sostegno dell'autonomia personale per i minori adolescenti anche sintomatici;

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche a sostegno della famiglia - politiche a sostegno del volontariato e associazionismo

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 1 - 3

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

(A1) (A11 SAN) (A10- SAN) (C1 -SAN) (D1- SAN) Associazioni locali – Terzo settore

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

AZIONI

SSC ASS Terzo Settore

Attivazione medesimo tavolo macroazione 5.2.2

Attivazione medesimo tavolo macroazione 5.2.2

Attivazione medesimo tavolo macroazione 5.2.2

Avvio studio protocollo sperimentale per affidamento professionale

Avvio studio protocollo sperimentale per affidamento professionale

Avvio studio protocollo sperimentale per affidamento professionale

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

INDICATORI•n. soggetti del terzo settore disponibili per co-progettazione•protocollo operativo•n. affidamenti professionali adolescenti sintomatici

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

•almeno n. 2 soggetti terzo settore •almeno n. 1 affidamento professionale di adolescente sintomatico

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC € 9.000 (FAP salute mentale) n. 10 ore complessive operatore

ASS € 9.000 (FAP salute mentale) n. 10 ore complessive operatore

Terzo settore

AREA DISABILITA’ - SCHEDA PAA N. 6.1

OBIETTIVO REGIONALE N. 6.1Avviare un percorso di riqualificazione dei Centri diurni per persone con disabilità finalizzato a: - diversificare il sistema semiresidenziale per

SOCIALE SOCIOSANITARIO

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adulti disabili con offerte adattabili alle esigenze dei soggetti; - promuovere soluzioni innovative alternative o integrative dei centri diurni maggiormente in grado di promuovere, in continuità educativa con la scuola e la famiglia, percorsi di autonomia personale e di inclusione sociale nei diversi contesti comunitari.

MACROAZIONE N. 6.1.1

Elaborazione e successiva realizzazione di progetti personalizzati flessibili, come attività ed orario, a favore di adolescenti/giovani adulti con l’attivazione delle risorse del territorio, in alternativa o integrazione dei Centri diurni dedicati. Riqualificazione dei Centri diurni.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE Politiche dei trasporti e del lavoro.

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 1.1 - 4.1- 4.2 – 4.3 – 4.4 – 4.5 - 4.6

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da nomenclatore: (A1), (B1), (C3), (E2), (G3), (A9-SAN), (A10-SAN), (A12-SAN), (C1-SAN), CAMPP, Terzo settore.

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

Sviluppo e consolidamento di progetti personalizzati nei casi caratterizzati da “doppia diagnosi”, nei casi di progetti di integrazione scolastica/centri diurni (Servizio Integrazione Adolescenti Gravi - SIAG), progetti personalizzati per adolescenti e giovani adulti in fattorie sociali/didattiche, progetti personalizzati per il tempo libero per giovani adulti.Dati al 31/12/2011: •Ambito 5.1: n. 3 progetti “doppia diagnosi”, n. 1 progetto di integrazione scolastica /centri diurni, n. 1 progetto adolescenti in fattoria sociale/didattica, n. 5 progetti per il tempo libero;• Ambito 5.2: n. 4 progetti “doppia diagnosi”, n. 4 progetti di integrazione scolastica /centri diurni, n. 3 progetti giovani adulti in fattorie sociali/didattiche, n. 9 progetti per il tempo libero.

AZIONIDescrizione delle singole azioni/attività che si intendono attivare nell’anno suddivisi per i diversi soggetti attuatori.

SSC ASS ALTRI SOGGETTI(CAMPP)

Ricognizione e mappatura delle risorse attivabili,coinvolgendo altri soggetti del terzo settore, nel contesto dei tavoli tematici

Ricognizione e mappatura delle risorse attivabili,coinvolgendo altri soggetti del terzo settore nel contesto dei tavoli tematici.

Ricognizione e mappatura delle risorse attivabili,coinvolgendo altri soggetti del terzo settore nel contesto dei tavoli tematici.

Definizione e attivazione di progettualità innovative, per adolescenti e giovani adulti con disabilità, condivise tra SSC, ASS 5 e CAMPP, alternative ai centri diurni, attraverso incontri tecnici in integrazione professionale

Definizione e attivazione di progettualità innovative, per adolescenti e giovani adulti con disabilità, condivise tra SSC, ASS 5 e CAMPP, alternative ai centri diurni, attraverso incontri tecnici in integrazione professionale

CAMPP: Definizione e attivazione di progettualità innovative, per adolescenti e giovani adulti con disabilità, condivise tra SSC, ASS 5 e CAMPP, alternative ai centri diurni, attraverso incontri tecnici in integrazione professionale

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INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

Evidenza del sistema di offerta diversificato per intensità della cura e dell’assistenza;Numero soluzioni di offerta diversificata

Valore atteso Ambito 5.1: almeno N. 4 nuove progettualità rivolte a giovani disabili che a conclusione del percorso scolastico sono inseriti in programmi educativi e di inclusione sociale alternativi o integrativi dei centri diurni;Ambito 5.2: almeno N. 4 nuove progettualità rivolte a giovani disabili che a conclusione del percorso scolastico sono inseriti in programmi educativi e di inclusione sociale alternativi o integrativi dei centri diurni.

Con riferimento al 31.12.2012, nel triennio 2013-2015 un numero crescente di disabili sperimenta percorsi educativi e di inclusione sociale alternativi ai centri diurni.

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

N. 2 soluzioni di offerta diversificata;Ambito 5.1: almeno N. 1 nuova progettualità rivolta a giovani disabili che a conclusione del percorso scolastico sono inseriti in programmi educativi e di inclusione sociale alternativi o integrativi dei centri diurni;Ambito 5.2: almeno N. 1 nuova progettualità rivolta a giovani disabili che a conclusione del percorso scolastico sono inseriti in programmi educativi e di inclusione sociale alternativi o integrativi dei centri diurni;

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC €. 7.500,00 Ambito 5.1€. 5.000,00 Ambito 5.2 −40h/operatore

ASS*€. 7.500,00 (per ciascun Distretto/Ambito distrettuale)

−40h/operatore

ALTRI SOGGETTI(CAMPP) −60h/operatore

* La realizzazione è subordinata all'assegnazione all'ASS 5 delle risorse regionali ai sensi del Decreto n.454/PREN del 31.05.2012, con il quale è stato adottato il progetto strategico relativo al preseguimento delle azioni di accompagnamento a nuovi processi di programmazione locale integrata per una più efficace integrazione sociosanitaria ed è stato approvato il riparto alle Aziende Sanitarie delle risorse

AREA ANZIANI - SCHEDA PAA N. 7.1

OBIETTIVOREGIONALE N. 7.1 Promuovere interventi di promozione della salute e di prevenzione delle disabilità nell’anziano.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 7.1.1

Realizzazione annuale di un intervento di promozione della salute e di prevenzione delle disabilità nell’anziano con particolare attenzione al rischio cadute, anche a domicilio, e agli incidenti domestici.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE Politiche abitative e urbanistiche.

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 1 - da 4.1 a 4.6

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI (A1) (A1-SAN) ecc. (vedi scheda PdZ).

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RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

Evidenza di “protocollo aziendale per la gestione del paziente a rischio cadute in ambiente ospedaliero e territoriale dell’ASS n. 5”Pubblicazione e distribuzione opuscoli informativi per la prevenzione cadute accidentali. Indagine sperimentale per la valutazione del rischio di anziani in carico al Servizio Riabilitativo Domiciliare - SRD.

AZIONIDescrizione delle singole azioni/attività che si intendono attivare nell’anno suddivisi per i diversi soggetti attuatori.

SSC ASS ALTRI SOGGETTI(specificare)

Collaborazione nella segnalazione dei casi da parte dei Servizi di Assistenza Domiciliare (SAD)

Coinvolgimento MMG per la segnalazione di episodi di caduta accidentale dei propri assistiti

Collaborazione nella verifica dei casi da parte dei Servizi di Assistenza Domiciliare (SAD)

Verifica dei casi segnalati con accessi domiciliari da parte del personale del distretto/infermieri, Fisioterapista

Collaborazione negli interventi di tipo educativo domiciliare nei casi in carico al SAD

Interventi di tipo educativo domiciliare ai cittadini intercettati per la prevenzione attiva delle recidiveSensibilizzazione della popolazione anziana (comprese le famiglie) in alcuni comuni del distretto, con iniziative mirate.

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

N. iniziative di promozione della saluteN. anziani coinvolti in programmi di promozione della salute

Valori attesi 9.Ogni anno viene realizzato almeno un programma di promozione della salute in collaborazione con i destinatari e coinvolgendo soggetti della comunità. 10.almeno 1 iniziativa all’anno11.almeno 10 anziani coinvolti per ogni iniziativa12.Un numero crescente di anziani nel triennio 2013-2015 sono coinvolti in programmi di promozione della salute.

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

-Almeno 1 iniziativa di promozione della salute-Coinvolgere almeno 1 organismo della comunità o altri soggetti rilevanti per fronteggiare il problema (es. TELESOCCORSO REGIONALE) per distretto/ambito-Almeno 10 destinatari dell’iniziativa

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC •20 ore/operatore

ASS •40 ore/operatore•opuscoli informativi

ALTRI SOGGETTI

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AREA ANZIANI - SCHEDA PAA N. 7.2

OBIETTIVO

REGIONALE N. 7.2 Sviluppare la domiciliarità, sostenere le famiglie, qualificare il lavoro di cura degli assistenti familiari, sperimentare soluzioni innovative di risposta residenziale (es. utilizzo condiviso di civili abitazioni per favorire forme di convivenza per anziani soli…) per ampliare le possibilità anche di coloro che necessitano di assistenza e cure di vivere in contesti di vita non istituzionalizzanti.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 7.2.1

•Realizzare momenti di formazione/informazione integrati tra i diversi operatori coinvolti finalizzati ad una maggiore omogeneizzazione e qualità delle prestazioni, anche riferiti agli assistenti familiari.•Formulare un progetto per la predisposizione di una "mappa delle fragilità” che per-metta di cogliere alcuni aspetti specifici e problematici della popolazione anziana anche al fine di programmare interventi futuri di prevenzione e promozione alla salute. •Potenziare la collaborazione tra i servizi territoriali/ospedalieri/residenziali al fine di favorire la presa in carico integrata delle persone in un progetto di continuità assistenziale rivedendo l’applicazione del protocollo aziendale sulla continuità assistenziale stessa e avviando accordi con le A.S.P. e altre strutture residenziali per collaborazioni più strutturate e per la predisposizione dei progetti personalizzati, anche alternativi al ricovero.•Favorire la conoscenza e “l’utilizzo” della figura dell’amministratore di sostegno a supporto delle persone e famiglie attraverso incontri sul territorio e l’attivazione di uno sportello informativo per i cittadini.•Avviare uno studio di fattibilità in relazione a formulazioni “innovative” di convivenza fra anziani

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche per la casa, politiche dei trasporti

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE

1, 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5, 4.6

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Da nomenclatore: A1, A1 SAN, A5 SAN, A6 SAN, A8 SAN, Direzione Distretto Sanitario, reparti ospedalieri, ASP/strutture residenziali, enti formativi, Terzo settore

RACCORDO CON LA PROGRAMMA-ZIONE PRECEDENTE

Diverse sono le iniziative/attività svolte all'interno della quotidianità degli interventi nei due Ambiti Distrettuali: Ambito 5.1:

• realizzato corso formazione sui Progetti Assistenziali Individualizzati riferito al personale del servizio di assistenza domiciliare (assistenti domiciliari e assistenti sociali);

• realizzata formazione integrata sulla continuità delle cure ospedale/territorio a cura dell’ASS 5 (assistenti sociali e infermieri SID e comunità, personale ospedaliero);

• attività del Punto Unitario di Accesso presso Distretto di Cervignano del Friuli (cfr. scheda Punto Unitario di Accesso obiettivo locale) per l’attivazione di interventi sociosanitari urgenti per la continuità delle cure;

• avvio progetto presso il comune di Palmanova relativo alla mappa della fragilità (in corso);

• In fase di progettazione e realizzazione la sensibilizzazione per gli amministratori di sostegno.

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Ambito 5.2:•realizzazione di percorsi da parte delle cooperative appaltatrici del servizio domiciliare, in collaborazione con l'Ambito e il Distretto Sanitario, di percorsi formativi per gli operatori del SAD con la distribuzione anche di materiale informativo;•realizzazione di percorsi formativi/informativi per assistenti familiari in collaborazione con gli enti formativi e le cooperative;•applicazione delle procedure previste sulla continuità assistenziale ospedale/territorio in collaborazione tra SSC e Distretto sanitario;•realizzazione di 4 incontri territoriali e un corso di formazione in quattro serate sulla figura dell'amministratore di sostegno.

AZIONIDescrizione delle singole azioni/attività che si intendono attivare nell’anno suddivisi per i diversi soggetti attuatori.

SSC ASS ALTRI SOGGETTI(specificare)

1. Definizione e realizza-zione di un percorso di formazione/informa-zione per operatori do-miciliari volto a favori-re la presa in carico in-tegrata (SSC, ASS e Cooperative). (vedi azione di sistema 4.1 e seg.)

2. Collaborazione con gli enti/agenzie che orga-nizzano percorsi for-mativi per assistenti familiari finalizzati alla conoscenza del territo-rio e ai contenuti del loro lavoro (SSC, ASS, agenzie formati-ve).

1. Definizione e realizza-zione di un percorso di formazione/informa-zione per operatori do-miciliari volto a favori-re la presa in carico in-tegrata (SSC, ASS e Cooperative). (vedi azione di sistema 4.1 e seg.)

2. Collaborazione con gli enti/agenzie che orga-nizzano percorsi for-mativi per assistenti familiari finalizzati alla conoscenza del territo-rio e ai contenuti del loro lavoro (SSC, ASS, agenzie formati-ve).

Cooperative e enti formativi: 1. Definizione e realizza-

zione di un percorso di formazione/informazio-ne per operatori domici-liari volto a favorire la presa in carico integrata (SSC, ASS e Cooperati-ve). (vedi azione di si-stema 4.1 e seg.)

2. Collaborazione con gli enti/agenzie che orga-nizzano percorsi forma-tivi per assistenti fami-liari finalizzati alla cono-scenza del territorio e ai contenuti del loro lavoro (SSC, ASS, agenzie formative).

2 Avvio di un percorso per la predisposizione di una “mappa delle fragilità” (SSC, ASS, MMG su base volon-taristica, associazioni di volontariato) alme-no in un comune per ciascuno dei due Am-biti/Distretti.

2 Avvio di un percorso per la predisposizione di una “mappa delle fragilità” (SSC, ASS, MMG su base volon-taristica, associazioni di volontariato) alme-no in un comune per ciascuno dei due Am-biti/Distretti.

Associazioni di Volontariato:2 Avvio di un percorso per

la predisposizione di una “mappa delle fragilità” (SSC, ASS, MMG su base volontaristica, as-sociazioni di volontaria-to) almeno in un comune per ciascuno dei due Ambiti/Distretti.

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3.1 Revisione del protocollo

aziendale per la

continuità delle cure

(incontri/tavoli fra

tecnici);

3.2 Avvio di accordi con le A.S.P. e altre strutture residenziali per la predisposizione dei progetti personalizzati, anche alternativi al ricovero, attraverso una condivisione delle liste d’attesa.3.1 Avvio procedure per

l'attivazione del servi-zio di assistenza do-miciliare urgente ed intensivo per dimissio-

3.1 Revisione del protocollo

aziendale per la

continuità delle cure

(incontri/tavoli fra

tecnici);

3.2 Avvio di accordi con le A.S.P. e altre strutture residenziali per la predisposizione dei progetti personalizzati, anche alternativi al ricovero, attraverso una condivisione delle liste d’attesa.3.1 Avvio procedure per

l'attivazione del servi-zio di assistenza do-miciliare urgente ed intensivo per dimissio-

3.1 Strutture residenziali per anziani presenti nel territorio aziendale: avvio di accordi con le A.S.P. e altre strutture residenziali per la predisposizione dei progetti personalizzati, anche alternativi al ricovero, attraverso una condivisione delle liste d’attesa.

1. Prosecuzione delle at-tività di sensibilizzazio-ne sul territorio.

2. Avvio di uno sportello informativo sull’ammi-nistrazione di soste-gno (SSC, ASS, asso-ciazioni di volontariato, enti giudiziari) anche in collaborazione fra i due Ambiti stessi.

4.1 Avvio di uno sportello informativo sull’amministrazione di sostegno (SSC, ASS, associazioni di volontariato, enti giudiziari) anche in collaborazione fra i due Ambiti stessi.

4.1 Enti Formativi, Associa-zioni, CAMPP: collabo-razione alla realizzazio-ne attività di sensibiliz-zazione sulla figura dell’amministratore di sostegno;

4.2 Associazioni di volonta-riato, Enti giudiziari: collaborazione all’avvio di uno sportello infor-mativo sull’amministra-zione di sostegno

• Avvio di un tavolo di la-voro per valutare la possibilità di attivare forme di convivenza di anziani in alternativa all’istituzionalizzazione (SSC, ASS, Ater, as-sociazioni).

5 Avvio di un tavolo di la-voro per valutare la possibilità di attivare forme di convivenza di anziani in alternativa all’istituzionalizzazione (SSC, ASS, Ater, asso-ciazioni).

5 Ater, Associazioni di volontariato: Avvio di un tavolo di lavoro per valutare la possibilità di attivare forme di convivenza di anziani in alternativa all’istituzionalizzazione

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

−Rapporto tra n. anziani residenti nell’ambito distrettuale e n. anziani provenienti dal medesimo ambito accolti in strutture per anziani (compresi quelli accolti in strutture situate in ambiti territoriali diversi).−n. percorso di formazione/informazione per operatori domiciliari−evidenza documento di “Mappa delle fragilità”−evidenza del protocollo per la continuità delle cure−n. accordi con strutture residenziali per la predisposizione dei progetti personalizzati−n. procedure per l'attivazione del servizio di assistenza domiciliare urgente ed intensivo per dimissioni difficili realizzate−n. attività di sensibilizzazione sul territorio−n. di sportelli attivati−documento di valutazione della possibilità di attivare forme di convivenza di anziani in alternativa all’istituzionalizzazione

Valore atteso107

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•Con riferimento al 31.12.2012 nel triennio 2013-2015 il rapporto tende ad aumentare.

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

•Un percorso di formazione/informazione per operatori domiciliari•Avvio del percorso per la predisposizione di una “mappa delle fragilità”•Avvio del percorso per la revisione del protocollo per la continuità assistenziale•Avvio del percorso con le A.S.P. e altre strutture residenziali per la predisposizione dei progetti personalizzati•Avvio procedure per l'attivazione del servizio di assistenza domiciliare urgente ed intensivo per dimissioni difficili•almeno una attività di sensibilizzazione sull’amministratore di sostegno•almeno uno sportello informativo sull’amministrazione di sostegno attivato•avvio del tavolo di lavoro sulla possibilità di attivare forme di convivenza di anziani in alternativa all’istituzionalizzazione

Riportare il valore atteso dell’indicatore al 31/12/2013-2014-2015.

AZIONE N.QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE

PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

1.1

SSC

2.10h/coordinatore area per progetto3.4h/assistenti sociali e domicilari cadauno per formazione

ASS

-4h/responsabile della SOS Cure Primarie per progetto-4h/personale infermieristico, riabilitativo e OSS coinvolto per formazione

ALTRI SOGGETTI(specificare)

1.2

SSC 4h/coordinatore di area

ASS -4h/responsabile della SOS Cure Primarie per progetto

ALTRI SOGGETTI(specificare)

2.

SSC 10h/Coord. Ass. Soc. 10/h Ass.Soc.

ASS-10h/medico distretto-10h/infermiere coordinatore-10h/infermiere di comunità

ALTRI SOGGETTI(specificare)

3.1

SSC cfr 4.6

ASS cfr 4.6ALTRI SOGGETTI(specificare)

3.2 SSC 10h/Coordinatore di area

ASS-10h/Medico Distretto-10h/infermieri coordinatori PUA/CeCAP

ALTRI SOGGETTI 10h/MMG108

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(specificare)

3.3

SSC 10h/Coordinatore area

ASS 10h/Medico del Distretto ALTRI SOGGETTI(specificare)

4.1

SSCCosti pubblicizzazione eventi di sensibilizzazione € 7.172,77

20h/Coordinatore d’area

ASS 3h/operatore del distretto 3h/operatore del DSM

ALTRI SOGGETTI(specificare)

4.2

SSC Costi di gestione sportello € 30.260,83 20h/Coordinatore d’area

ASS 10h/ Infermieri coordinatori PUA/CeCAP

ALTRI SOGGETTI(specificare)

5

SSC 10h/Coordinatore d’area

ASS 10h/Operatore del DistrettoALTRI SOGGETTI(specificare)

AREA DISABILITA' – DIPENDENZE – SALUTE MENTALE- SCHEDA PAA N. 8.1

OBIETTIVO

REGIONALE N. 8.1Favorire lo sviluppo di opportunità lavorative e di inclusione sociale per le persone svantaggiate nell'ambito di nuovi accordi pubblico-privato, di reti locali di economia solidale e di filiere produttive di economia sociale

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 8.1.1

Sviluppo di nuove modalità di integrazione tra pubblico-privato e privato sociale in tema di opportunità socio-riabilitative ed inserimenti lavorativi

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche del lavoro e della formazione; coinvolti Centri per l'Impiego, SIL, Enti di formazione, Privato sociale.

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.6

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI

Servizi di inserimento in borsa lavoro e socioeducativi, Centri per l'Impiego, SIL, enti di formazione, Privato sociale, ERSAgricola SpA.

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

Nel precedente Piano di Zona una linea d'azione aveva già interessato i diversisoggetti sopra richiamati nell'intento di armonizzare le prassi operative e diraccordare i servizi in tema di inclusione sociale e lavorativa.

Si richiamano le esperienze delle fattorie Molin Novacco di Aiello e Volpares di Palazzolo dello Stella già attive in tema di agricoltura sociale e di inserimenti socio-riabilitativi e la collaborazione con la fattoria sociale Primo Campo di Aiello. Si evidenzia, altresì, la recente costituzione del Forum Agricoltura Sociale della Bassa Friulana, di cui le succitate fattorie fanno parte.

A partire dall'anno 2011 è stato attivato un ulteriore percorso, con il progetto “Coltiviamoci … viaggiando tra i campi e non solo” per favorire l'inclusione lavorativa delle persone svantaggiate, volto a sensibilizzare e coinvolgere le aziende agricole del territorio dell'Ambito di Latisana (non inserite già in

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esperienze di agricoltura sociale). Con il Centro di Orientamento Regionale, entrambi gli Ambiti di Cervignano del Friuli e di Latisana e i Centri per l'Impiego degli stessi Comuni, inoltre, è stata avviata una collaborazione al fine di formulare e attivare un protocollo di intesa “Progetto Sistema Integrato di Consulenza” per favorire la presa in carico di giovani e adulti con bisogni orientativi/lavorativi nella fase di transizione, a rischio di esclusione sociale, in condizioni anche temporanee di disagio socio-familiare e di povertà.

AZIONI SSC ASS ALTRI SOGGETTI(specificare)

a) Progetto “Coltiviamoci”

- Incontri per la definizione del percorso e l’individuazione delle aziende disponibili all’inserimento delle persone individuate dai servizi socio-sanitari, preparazione materiali, programmazione, monitoraggio.

Personale: 30 h./op. x 2 op.

- Incontri per la definizione del percorso e l’individuazione delle aziende disponibili all’inserimento delle persone individuate dai servizi socio-sanitari, preparazione materiali, programmazione, monitoraggio.

Personale: 20 h./op. x 2 op.

-CeFap Codroipo: ipotesi di percorso formativo-Centro per l'Impiego: individuazione aziende, modalità di inserimento-Istituti comprensivi-Consorzio Il Mosaico e Coop. Itaca, associazioni di categoria /associazioni in agricoltura: attuazione progetti personalizzati.

a)-1 Sostegno alle fattorie sociali Molin Novacco e Volpares e alle aziende collegate nell'ambito del Forum Agricoltura Sociale della Bassa Friulana

- Sostegno alle Fattorie Sociali per lo sviluppo di iniziative di messa in rete, apertura di nuove opportunità di commercializzazione di prodotti e servizi di agricoltura sociale, conseguente ampliamento delle opportunità di inclusione sociale e lavorativa

- Sostegno alle Fattorie Sociali per lo sviluppo di iniziative di messa in rete, apertura di nuove opportunità di commercializzazione di prodotti e servizi di agricoltura sociale, conseguente ampliamento delle opportunità di inclusione sociale e lavorativa

-Consorzio Il Mosaico

-Forum Agricoltura Sociale Bassa Friulana

b) Protocollo Sistema Integrato di Consulenza

- Incontri per il raccordo tra i servizi coinvolti per l'avvio dell'applicazione del protocollo, preparazionemateriali quali schede e documenti di lavoro, di programmazione e monitoraggio.

Personale:Latisana: 20h/operatoreCervignano del Friuli: 20 h./op. x 3 operatori

- Coinvolgimento dei servizi per l'eventuale adesione al protocollo

- Centro di Orientamento Regionale: soggetto promotore del progetto e riferimento quale segreteria organizzativa- Centro per l'Impiego: soggetto coinvolto nella costruzione e stesura del protocollo

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c) Inserimenti lavorativi nella cooperazione sociale

- Definizione di indirizzi che vincolino i Comuni, anche alla luce delle nuove normative, alla riserva di appalti pubblici alla cooperazione sociale; incontri con la cooperazione socialePersonale:Latisana: 10h/operatore

- Mantenimento dell'attuale percentuale di affidamento alla cooperazione sociale, previa verifica, alla luce delle nuove normative; incontri con la cooperazione socialePersonale:20h./op.x2 op.

-Cooperative sociali, confederazioni rappresentative della cooperazione

d) Inserimenti attraverso le clausole sociali

- Analisi di fattibilità: incontri per la definizione degli indirizzi e delle specifiche clausole sociali da inserire nelle gare promosse dagli Enti pubblici;stesura atti amministrativiPersonale:Latisana: 10h/operatore

- Analisi di fattibilità:incontri per la definizione degli indirizzi e delle specifiche clausole sociali da inserire nelle gare promosse dall'ASS con il DSC;stesura atti amministrativiPersonale:25h./op.x2 op.

-Centri per l'Impiego, amministrazioni comunali, altre amministrazioni pubbliche, associazioni di categoria dei settori produttivi

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

•N. di persone svantaggiate inserite in contesti lavorativi.•Con riferimento ai dati di flusso 2012, nel triennio 2013 -2015 le persone svantaggiate che sperimentano opportunità di inclusione sociale aumentano o trovano una collocazione lavorativa effettiva. •n. aziende disponibili all’inserimento delle persone di cui all’azione a);•n. soggetti/enti coinvolti nella rete che offre opportunità di cui all’azione a)-1;•Documento di protocollo Sistema Integrato di Consulenza di cui all’azione b);•Atto di indirizzo relativo all’azione c);•Atti amministrativi relativi all’azione d);•n. appalti in cui sono inserite clausole sociali di cui all’azione d);

valori attesi:c.almeno 10 persone svantaggiate complessivamente inserite in contesti lavorativi di cui all’obiettivo 8;d.almeno 5 aziende disponibili all’inserimento delle persone di cui all’azione a)e.almeno 3 soggetti/enti coinvolti nella rete che offre opportunità di cui all’azione a)-1;f.evidenza di documento di cui all’azione b);g.evidenza di atto di indirizzo relativo all’azione c);h.almeno un atto amministrativo di cui all’azione d);i.almeno tre appalti in cui sono inserite clausole sociali di cui all’azione d);j.

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

k.almeno 5 persone svantaggiate complessivamente inserite in contesti lavorativi di cui all’obiettivo 8;l.almeno 2 aziende disponibili all’inserimento delle persone di cui all’azione a)m.almeno 1 soggetti/enti coinvolti nella rete che offre opportunità di cui all’azione a)-1;n.evidenza di documento di cui all’azione b);o.evidenza di atto di indirizzo relativo all’azione c);p.almeno un atto amministrativo di cui all’azione d);q.almeno un appalto in cui sono inserite clausole sociali di cui all’azione d);

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QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE .c RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC

a) e a)-1:Ambito Latisana:€ 10.000,00 per progetto Volpares€ 48.000,00 per inserimenti in borse socio-educative/assistenziali

Latisana:a) e a)-1: 90h/operatoreb) 40h/operatorec) 20h/operatored) 10h/operatoreCervignano del Friuli:a) 20h/operatoreb) 40h/operatorec) 20h/operatored) 20h/operatore

ASS

a) e a)-1€ 240.000,00 per Molin Novacco e €

30.000,00 per Volpares (progetti personalizzati e per supporto continuativo alla cogestione di esperienze di agricoltura sociale)

€ 14.700,00 per primo Campo (progetti personalizzati)

€ 25.000,00 quale sostegno alle Fattorie Sociali, per lo sviluppo di iniziative di messa in rete, apertura di nuove opportunità di commercializzazione di prodotti e servizi di agricoltura sociale€ 45.400,00 per borse lavoro a Novacco€ 11.200,00 per borse lavoro a Volpares

a) 40h/operatorea) 90h/operatoreb) ----c) 40h/operatored) 50h/operatore

ALTRI SOGGETTI(Consorzio Il Mosaico, attraverso le cooperative associate Nemesi e Cisile)

f)Utilizzo di risorse strumentali/patrimoniali messe a disposizione nei progetti Molin Novacco e Volpares valorizzate in € 220.000,00g)Ore operatori, nei medesimi progetti, per € 50.000,00

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AZIONE DI SISTEMA - SCHEDA PAA N. 10.1

OBIETTIVOREGIONALE N. 10.1 Collegare gli interventi sociali e sociosanitari programmati nei PDZ con specifiche azioni inerenti le politiche familiari.

SOCIALE SOCIOSANITARIO

MACROAZIONE N. 10.1.1

1. sostegno alla solidarietà, alle adozioni e all’affidamento familiare (L.R. n. 11/2006, art. 13):

•applicazione del regolamento regionale in tema di sostegno alle forme di affidamento familiare;•sviluppo di una campagna di sensibilizzazione all'affidamento familiare in tutti i Comuni dell'Ambito.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1

AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1

AZIONIDescrizione delle singole azioni/attività che si intendono attivare nell’anno suddivisi per i diversi soggetti attuatori.

SSC ASS ALTRI SOGGETTI(specificare)

Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1

Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1

Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1 Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1

ASS Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1 Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1

ALTRI SOGGETTI(specificare)

Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1 Cfr macroazione scheda PAA 5.2.1

MACROAZIONE N. 10.1.2

sostegno alle attività informative e formative finalizzate al sostegno della vita di coppia e familiare, nonché per la valorizzazione sociale della maternità e della paternità (L.R. n. 11/2006, art. 7 bis):6.sviluppare attività di sostegno della famiglia e della genitorialità.

INTEGRAZIONE CON ALTRE POLITICHE

Politiche di sostegno alla famiglia, politiche a contrasto della povertà, politiche a sostegno dell’associazionismo.

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AZIONI DI SISTEMA COLLEGATE 5.1, 5.2, 6.1, 7.2

SERVIZI E INTERVENTI COINVOLTI (A1), (A11-SAN), (A10-SAN) - Associazioni locali – Terzo settore

RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE

Nell’Ambito di Latisana sono state sviluppate esperienze anche innovative e sperimentali (legge 285/97 e successivo PdZ 2006-2009) finalizzate al sostegno della genitorialità mediante la messa in rete dei nuclei stessi, come ad esempio il progetto “Tempo per la Famiglia” e il progetto “Genitori quasi perfetti”.

AZIONI SSC ASS TERZO SETTORE

INDICATORI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL TRIENNIO

•N. 3 iniziative informative/formative realizzate nel triennio 2013-2015.

VALORE ATTESO DEGLI INDICATORI PER L’ANNO IN CORSO

•N. 1 iniziativa informative/formative realizzate nell’anno 2013.

QUADRO DELLE RISORSE CHE SI PREVEDE DI IMPIEGARE PER LA REALIZZAZIONE DELLE AZIONI E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI VALORI ATTESI*

SOGGETTO ATTUATORE RISORSE FINANZIARIE RISORSE NON FINANZIARIE**

SSC Latisana: Latisana:

Cervignano del Friuli: Cervignano del Friuli:

ASS Latisana Latisana

Cervignano del Friuli Cervignano del FriuliTerzo settore Ore operatori (convenzione in essere)

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