Citazioni, pref. Cromwell

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PREF ZIONE DI CROMWELL Citazioni - Partiamo da un fatto: non sempre lo stesso genere di civiltà, o, per usare un’espressione più precisa, sebbene più vasta, la stessa società ha occupato la terra. Nel suo insieme il genere umano è cresciuto, si è sviluppato, è maturato come uno di noi. E’ stato bambino, è stato uomo; ora noi assistiamo alla sua imponente vecchiaia. Prima dell’epoca che la società moderna ha chiamato antica, esisteva un’altra era che gli antichi chiamavano favolosa e che sarebbe più esatto chiamare primitiva. Ecco dunque tre grandi ordini di cose che si susseguono nella civiltà, dalla sua origine fino ai nostri giorni. Ora, poiché la poesia si sovrappone sempre alla società, tenteremo di distinguere, dalla forma di questa, quale abbia dovuto essere il carattere di quella nelle tre grandi età del mondo: i tempi primitivi, i tempi antichi, i tempi moderni. Nei tempi primitivi (…) la poesia si sveglia von lui. (…) La sua prima parola non è che un inno. E’ ancora così vicino a Dio che tutte le sue meditazioni sono delle estasi, tutti i suoi sogni delle  visioni. La sua lira non ha che tre corde, Dio, l’anima, la creazione (… ) La terra è ancora pressoché deserta. Ci sono famiglie, non popoli; padri, non re. (…) Tutto appartiene a ciascuno e a tutti. La società è una comunità. Nulla v i ostacola l’uomo. Egli conduce quella  vita pastorale e nomade dalla quale hanno origine tu tte le civiltà, e che è così p ropizia alle contemplazioni solitarie, ai sogni fantasiosi. (…) Ecco il primo uomo, ecco il primo poeta. E’ giovane, è lirico. La preghiera è tutta la sua religione: l’ode è tutta la sua poesia. Questo poema, quest’ode dei tempi primitivi è il Genesi. Tuttavia a poco a poco questa adolescenza del mo ndo se ne va. Tutte le sfere si ingrandiscono (…). L’istinto sociale succede all’istinto nomade. (…) Frattanto le nazioni cominciano a essere troppo strette sul globo. Si disturbano e si provocano; da ciò conflitti tra imperi: la guerra. Debordano le une sulle altre; da ciò migrazioni di popoli: i viaggi. La poesia riflette questi grandi avvenimenti; dalle idee passa alle cose. Canta i secoli, i popoli, gli imperi. Diventa epica, partorisce Omero. (…) Tutto è epico. La poesia è religione, la religione è legge. Alla  verginità della prima età è succeduta la castità d ella seconda. Una sorta di gravità solenne si è impressa ovunque (…). Tuttavia l’età dell’epopea volge alla fine. Così come la società che rappresenta, questa poesia si logora ruotando su se stessa. (…) Era tempo. Un’altra sta per iniziare per il mondo e per la poesia. Una religione spiritualista, sostituendosi al paganesimo materiale ed esteriore, si insinua nel cuore della società antica (…). Insegna all’uomo che egli ha due vite da vivere, l’una caduca, l’altra immortale (…). Gli mostra che egli è duplice come il suo destino, che vi è in lui un animale e un’intelligenza, un’anima e un corpo; in una parola che è il punto di intersezione, l’anello comune delle due catene di esseri che abbracciano la creazione della serie degli esseri materiali e della serie degli esseri incorporei, partendo la prima dalla pietra per arrivare all’uomo, la seconda dall’uomo per finire a Dio. (…) Noi abbiamo visto come il cristianesimo separi profondamente lo spirito dalla materia. Pone un abisso tra l’anima e il corpo, un abisso tra l’uomo e Dio. (…) Il c ristianesimo conduce la poesia alla verità. Sentirà che tutto nella creazione non è umanamente bello, che il brutto vi esiste accanto al bello, il deforme accanto al grazioso, il grottesco sul rovescio del sublime, il male con il bene, l’ombra con la luce.  Si domanderà se la ragione limitata e relativa dell’artista debba spuntarla sulla ragione infinita e assoluta del Creatore; se spetta all’uomo correggere Dio; se una natura mutilata sarà per questo più bella; se l’arte ha il diritto di separare, per così dire, l’uomo, la vita, la creazione; se ogni cosa camminerà meglio quando le avranno tolto i suoi muscoli e la sua energia; se, infine, l’essere incompleto è il modo d’essere armonioso. (…) Si metterà a fare come la natura, a

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Citazioni tratte dal capolavoro di Victor Hugo.

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PREFAZIONE DI CROMWELL

Citazioni

Partiamo da un fatto: non sempre lo stesso genere di civilt, o, per usare unespressione pi precisa, sebbene pi vasta, la stessa societ ha occupato la terra. Nel suo insieme il genere umano cresciuto, si sviluppato, maturato come uno di noi. E stato bambino, stato uomo; ora noi assistiamo alla sua imponente vecchiaia. Prima dellepoca che la societ moderna ha chiamato antica, esisteva unaltra era che gli antichi chiamavano favolosa e che sarebbe pi esatto chiamare primitiva. Ecco dunque tre grandi ordini di cose che si susseguono nella civilt, dalla sua origine fino ai nostri giorni. Ora, poich la poesia si sovrappone sempre alla societ, tenteremo di distinguere, dalla forma di questa, quale abbia dovuto essere il carattere di quella nelle tre grandi et del mondo: i tempi primitivi, i tempi antichi, i tempi moderni. Nei tempi primitivi () la poesia si sveglia von lui. () La sua prima parola non che un inno. E ancora cos vicino a Dio che tutte le sue meditazioni sono delle estasi, tutti i suoi sogni delle visioni. La sua lira non ha che tre corde, Dio, lanima, la creazione () La terra ancora pressoch deserta. Ci sono famiglie, non popoli; padri, non re. () Tutto appartiene a ciascuno e a tutti. La societ una comunit. Nulla vi ostacola luomo. Egli conduce quella vita pastorale e nomade dalla quale hanno origine tutte le civilt, e che cos propizia alle contemplazioni solitarie, ai sogni fantasiosi. () Ecco il primo uomo, ecco il primo poeta. E giovane, lirico. La preghiera tutta la sua religione: lode tutta la sua poesia. Questo poema, questode dei tempi primitivi il Genesi.Tuttavia a poco a poco questa adolescenza del mondo se ne va. Tutte le sfere si ingrandiscono (). Listinto sociale succede allistinto nomade. () Frattanto le nazioni cominciano a essere troppo strette sul globo. Si disturbano e si provocano; da ci conflitti tra imperi: la guerra. Debordano le une sulle altre; da ci migrazioni di popoli: i viaggi. La poesia riflette questi grandi avvenimenti; dalle idee passa alle cose. Canta i secoli, i popoli, gli imperi. Diventa epica, partorisce Omero. () Tutto epico. La poesia religione, la religione legge. Alla verginit della prima et succeduta la castit della seconda. Una sorta di gravit solenne si impressa ovunque (). Tuttavia let dellepopea volge alla fine. Cos come la societ che rappresenta, questa poesia si logora ruotando su se stessa. () Era tempo. Unaltra sta per iniziare per il mondo e per la poesia. Una religione spiritualista, sostituendosi al paganesimo materiale ed esteriore, si insinua nel cuore della societ antica (). Insegna alluomo che egli ha due vite da vivere, luna caduca, laltra immortale (). Gli mostra che egli duplice come il suo destino, che vi in lui un animale e unintelligenza, unanima e un corpo; in una parola che il punto di intersezione, lanello comune delle due catene di esseri che abbracciano la creazione della serie degli esseri materiali e della serie degli esseri incorporei, partendo la prima dalla pietra per arrivare alluomo, la seconda dalluomo per finire a Dio. () Noi abbiamo visto come il cristianesimo separi profondamente lo spirito dalla materia. Pone un abisso tra lanima e il corpo, un abisso tra luomo e Dio. () Il cristianesimo conduce la poesia alla verit. Sentir che tutto nella creazione non umanamente bello, che il brutto vi esiste accanto al bello, il deforme accanto al grazioso, il grottesco sul rovescio del sublime, il male con il bene, lombra con la luce. Si domander se la ragione limitata e relativa dellartista debba spuntarla sulla ragione infinita e assoluta del Creatore; se spetta alluomo correggere Dio; se una natura mutilata sar per questo pi bella; se larte ha il diritto di separare, per cos dire, luomo, la vita, la creazione; se ogni cosa camminer meglio quando le avranno tolto i suoi muscoli e la sua energia; se, infine, lessere incompleto il modo dessere armonioso. () Si metter a fare come la natura, a mischiare nelle sue creazioni, senza tuttavia confonderle, lombra alla luce, il grottesco al sublime, in altri termini, i corpo allanima, la bestia allo spirito; perch il punto di partenza della religione sempre il punto di partenza della poesia. Tutto collegato. Ecco quindi un principio estraneo allantichit, un tipo nuovo introdotto nella poesia; e, come nellessere una condizione di pi modifica lessere per intero, ecco una forma nuova che si sviluppa nellarte. Questo tipo il grottesco. Questa forma la commedia. () Nel pensiero dei moderni, il grottesco ha un ruolo immenso. E ovunque; da una parte crea il deforme e lorribile; dallaltra il comico e il buffo. () Il genio moderno conserva il mito dei fabbri soprannaturali, ma gli conferisce bruscamente un carattere del tutto opposto, che lo rende molto pi convincente; tramuta i giganti in nani; dai ciclopi ricava gli gnomi. () Le eumenidi greche sono molto meno orribili, e di conseguenza molto meno vere, delle streghe del Macbeth. E sarebbe giusto anche dire che il contatto del deforme ha dato al sublime moderno qualche cosa di pi puro, di pi grande e infine di pi sublime del bello antico; e cos deve essere. Quando larte coerente con se stessa, porta ogni cosa al suo fine con maggiore sicurezza. () Il bello non ha che un tipo: il brutto ne ha mille. Il bello, umanamente parlando, non altro che la forma considerata nel suo rapporto pi semplice, nella sua simmetria pi assoluta, nella sua armonia pi intima con il nostro organismo. Quindi ci offre sempre un insieme completo, ma limitato come noi. Ci che invece chiamiamo il brutto, un particolare di un grande insieme che ci sfugge e che si armonizza non con luomo, ma con lintera creazione. Ecco perch ci presenta incessantemente aspetti nuovi, ma incompleti. () E venuto il momento in cui si stabilir lequilibrio tra i due principii (grottesco, sublime). Un uomo, un poeta re, poeta sovrano, come Dante chiamava Omero, sistemer tutto. I due genii rivali uniscono le loro due fiamme e da questa fiamma scaturisce Shakespeare () culmine poetico dei tempi moderni. Shakespeare il dramma; e il dramma, che fonde in uno stesso soffio il grottesco e il sublime, il terribile e il buffonesco, la tragedia e la commedia, il dramma il carattere proprio della terza epoca della poesia, della letteratura attuale. () la poesia ha tre et, ciascuna delle quali corrisponde a unepoca della societ: lode, lepopea, il dramma. I tempi primitivi sono lirici, i tempi antichi sono epici, i tempi moderni sono drammatici. () I personaggi dellode sono colossi: Adamo, Caino, No; quelli dellepopea sono giganti: Achille, Atreo, Oreste; quelli del dramma sono uomini: Amleto, Macbeth, Otello. Lode vive dellideale, lepopea del grandioso, il dramma del reale. Questa triplice poesia scaturisce, infine, da tre grandi sorgenti: la Bibbia, Omero, Shakespeare. () Dal giorno in cui il cristianesimo ha detto alluomo: Tu sei duplice, tu sei composto di due esseri, mortale luno, immortale laltro, luno carnale, laltro etereo, incatenato luno dagli appetiti, dai bisogni e dalle passioni, trasportato laltro sulle ali dellentusiasmo e del sogno: infine, luno sempre ricurvo sulla terra, sua madre, laltro incessantemente proteso verso il cielo, sua patria; da quel giorno il dramma stato creato. Che altro , infatti, questo contrasto di tutti i giorni, questa lotta di tutti i minuti tra due principii opposti, sempre presenti nella vita, e che si contendono luomo dalla culla fino alla tomba? () Infatti, gli uomini di genio, per quanto grandi siano, hanno sempre in s la bestia cha fa la parodia della loro intelligenza. E sotto questo aspetto che si ricongiungono allumanit, sotto questo aspetto che sono drammatici. Dal sublime al ridicolo non c che un passo, diceva Napoleone. () Cosa sorprendente! Tutti questi contrasti si ritrovano nei poeti stessi presi come uomini. A forza di meditare sullesistenza, di farne emergere lironia pungente, di gettare a fiotti sarcasmo e derisione sulle nostre infermit, questi uomini che ci fanno tanto ridere diventano profondamente tristi. Quei Democriti sono anche degli Eracliti. Beaumarchais era tetro, Molire era cupo, Shakespeare malinconico. Il grottesco dunque una delle supreme bellezze del dramma. () Sinfiltra ovunque; infatti, come i pi volgari possono molte volte avere accessi di sublime, cos i pi nobili pagano frequentemente un tributo al triviale e al ridicolo. () A volte pu, senza dissonanza, come nella scena di re Lear e del suo buffone, mischiare la sua voce stridula alle pi sublimi, alle pi lugubri, alle pi sognanti musiche dellanima. Ecco quello che ha saputo fare Shakespeare, meglio di chiunque altro, nel modo che gli proprio e che sarebbe tanto inutile quanto impossibile imitare; Shakespeare, questo dio del teatro, nel quale sembrano riuniti, come in una trinit, i tre grandi genii caratteristici del nostro teatro. Corneille, Molire, Beaumarchais.