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39 Giovedì 13 Ottobre 2011 CISAL Il punto di vista del segretario generale del sindacato autonomo, Francesco Cavallaro Condoni, i no non convincono Cisal: è inutile che l’Italia si vesta di ritrovata moralità «S ento che parecchi si stanno strappan- do le vesti rispetto all’ipotesi di un con- dono edilizio e fiscale, il che mi lascia molto perplesso su questa ventata di novella moralità». Così commenta Francesco Cavallaro segretario generale della Cisal in merito al dibattito che si è aperto su questa ipotesi. Domanda. Segretario, come mai così perplesso? Non la convin- cono le ragioni di chi è contrario all’ipotesi di condono? Risposta. Siamo arrivati al paradosso: si dice che sono state evidenziate delle cifre consistenti derivanti dalla lotta all’evasione nelle ultime manovre finanziarie e che un eventuale condono vanifi- cherebbe la possibilità di ottenere questi introiti. Questo aspetto già mi lascia molto da pensare, se si è giunti a quantificare gli importi vuol dire che si sa dove andare a pescare e, allora, ci si spieghi se gli importi indicati possono co- prire tutto l’eventuale gettito di un condono o meno. Ci si chiede come mai ora si riesce addirittura a quantificare gli importi da recu- perare dall’evasione. C’è qualcosa che non torna. D. Quindi, lei ritiene che sia possibile che le cifre messe in bi- lancio siano inferiori a quelle deri- vanti da un eventuale condono? R. Questo lo dovrebbe chiedere a chi ha fatto le previsioni degli incassi provenienti dalla lotta all’evasione e soprattutto, come ha fatto a definirle. Ma anche al di là di questa curiosità, rimane il timore che ci potremmo trovare domani con un risultato di riscos- sioni da evasione inferiore al pre- visto e, quindi, nella necessità di trovare maggiori risorse per fron- teggiare la crisi che, nonostante i massicci interventi operati si- nora, è ben lontana dall’essere superata. D. Eppure il condono a detta di molti è diseducativo, incoraggia l’evasione e premia i furbi. Come organizzazione sindacale lei con- testa il fatto che sono sempre i soliti noti che continuano a paga- re il conto, a differenza dei cosid- detti furbetti. Sono conciliabili le due cose? R. È appunto questo il nocciolo della questione, è inutile vestirsi di ritrovata moralità in un paese che in 30 anni ha fatto condoni a raffica, attraversando tutte le stagioni della politica. Per me il problema è un altro, ed è molto pratico, se servono risorse, in al- ternativa al condono, tali somme dove si vanno a prendere? I costi della politica, nonostante tutte le chiacchiere fatte, sono ben lonta- ni dall’essere intaccati, il sistema fiscale può diventare sicuramente più pressante, ma resta fondato su una intelaiatura iniqua che favori- sce la evasione ed elusione fiscale e contributiva. Gli unici soldi certi che sono stati reperiti, sono stati quelli a carico dei lavoratori dipen- denti e dei pensionati. Questo è il dato inconfutabile e questo sì che mi sembra davvero immorale. D. Quindi lei ritiene il condono una via di fuga per evitare che si ritorni ancora a infierire su chi è già stato colpito? R. I fatti sono sotto gli occhi di tutti, nel pubblico impiego sono stati bloccati i contratti, si è inter- venuto di fatto sulle pensioni, l’au- mento dell’Iva la pagheremo tutti con maggiori oneri per le famiglie, la pressione fiscale è aumentata. Oggi, c’è chi si scaglia contro il con- dono e al tempo stesso minaccia guerra per la situazione del pub- blico impiego. Secondo loro, dove si andranno a prendere i soldi se mancheranno ancora? La patri- moniale di cui si sente parlare è ancora da venire, e poi vedremo se effettivamente tale provvedimento non colpirà indiscriminatamente anche chi ha già dato e se sarà una misura tampone che colpirà tutti a differenza di un condono, che invece darà la possibilità a chi è stato furbetto di venire allo scoper- to per poi mettersi in riga. Ripeto, c’è bisogno di chiarezza da parte del governo, se servono ancora sol- di, data la situazione attuale, esso deve dire con chiarezza quanti ne occorrono e da dove li vuole pren- dere, se l’alternativa al condono è il licenziamento o l’ulteriore riduzio- ne delle retribuzioni nel pubblico impiego o toccare ancora le pensio- ni, oltre agli interventi già fatti su tali materie, i tagli agli enti locali e l’aumento dell’Iva che già è gravo- so sui cittadini, allora preferisco il condono. Almeno non si prosegue con manovre recessive. D. E per il futuro, non teme che il condono possa virtualizzare l’ef- fetto della lotta alla evasione? R. Gli ultimi condoni sono stati fatti nel 2002/2004, in questi set- te anni le entrate fiscali e la lotta della evasione come sono andati? Ce lo dovrebbe dire il governo. Qui non è, come si vuol far credere un problema di diseducazione, qui il problema è che chi evade ha la certezza di farla franca e non perché pensa o spera che ci sarà un condono. Se le scelte gover- native continuano a essere volte a paralizzare le amministrazioni preposte alla lotta alla evasione fiscale e contributiva, a ridurre la capacità di marcare stretto gli evasori, di controllare il territorio, allora appare evidente che l’inci- tazione a evadere è congenita al sistema e questa è una cosa alla quale occorre porre rimedio subi- to, con una legislazione totalmente rinnovata. D. La Cisal ha assunto posizio- ni nette anche sulla patrimoniale e ora sul condono, posizioni che non sempre coincidono con quelle assunte da altre organizzazioni sindacali. Scelte dettate da moti- vazioni politiche riferite alle varie posizioni che si stanno delineando nello scenario politico? R. Assolutamente no. La nostra autonomia ci rende immune da si- mili considerazioni, non facciamo opera di fiancheggiamento ai vari governi in carica e nemmeno di opposizione per partito preso. Per noi le scelte sono sempre molto chiare, come in questo caso per il condono, tra il penalizzare ancora i lavoratori dipendenti e i pensio- nati e il condono sicuramente pre- ferisco che si vada a un condono fiscale ed edilizio, ponendo ovvia- mente dei limiti, soprattutto per quello edilizio, in tema di rispetto ambientale, di speculazioni e di occupazione di suolo demaniale. Se non ci sono rischi di ulteriori interventi sui cosiddetti soliti noti, allora non stiamo certo a sostenere condoni di sorta, ma considerato che l’esperienza ci insegna che quando il governo va a caccia di soldi, la riserva di caccia preferita sono i lavoratori e i pensionati, al- lora è facile fare una scelta. Non dimentichiamo, inoltre, che è da tempo memorabile che i lavo- ratori dipendenti e i pensionati stanno maturando un credito nei termini di veder accresciuto il loro reddito e il loro potere di acquisto, credito che deve esse- re riscosso quanto prima. È per questo motivo che noi stiamo sostenendo la necessità di rive- dere in modo drastico il sistema fiscale e pensionistico, in modo da elidere una volta per tutte sia l’immoralità di un sistema che penalizza solo i lavoratori dipen- denti, sia gli eventuali condoni che altro non sono che la con- seguenza dell’attuale impianto normativo. Ciò che proponiamo è pubblico e basta consultare il nostro sito. Dopo quello che è successo in questi giorni se ci si offrisse l’opportunità di esprimerci a proposito del crollo accaduto in Puglia, bisognerebbe parti- re dalla recita del Pater Noster con l’invocazione: «Padre… liberaci dal male». Infatti, a tanto siamo arrivati negli anni a causa di una lunga catena di episodi luttuosi, come quello avvenuto a Barlet- ta. Che non è unico. Né purtroppo sarà l’ultimo, perché i cinque morti statisticamente registrati alimentano il pessimismo più profondo. Mentre richiamano a come si è costruito in Italia da alcuni decenni. Inoltre, se stiamo attraverso un periodo che si distacca con estrema lentezza e difficoltà da un passato di incuria, non sembra che si stiano preparando le basi di un futuro meno precario. Soprattutto nel settore della prevenzione, poiché non riusciamo ancora a individuare (forse nean- che a descrivere) gli epicentri di un bradisismo morale che minaccia di essere terremoto. E per giunta a quali approdi condurrà l’indifferenza col- lettiva e una cultura dell’inesorabile. Non poteva sfuggire a chi di un’azienda a rischio è titolare e responsabile delle condizioni di sicurezza, mi- sconoscere le normative vigenti. Senza lasciarsi sopraffare dalla faciloneria. Barletta è un caso fra i tanti nella storia dei crolli. Al riguardo, vorremmo sapere che fine hanno fatto i cosiddetti fascicoli dei fabbricati. Parti- colarmente quello di Roma dopo il crollo di Villa Jacobini, che hanno accertato come pericolosi 700 palazzi. E com’è che tutt’ora 25 mila edifici scolastici sono insicuri anche per quanto ri- guarda la sicu- rezza degli im- pianti tecnici al loro interno. Vincenzo Lucarelli Barletta, storie di morti annunciate Pagina a cura di Vincenzo Lucarelli Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori (Cisal) Via Torino, galleria Esedra 95 00192 Roma - tel. 06/3211627 fax 06/3212521 e-mail: [email protected] - www.cisal.org

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Italia oggi del 13 ottobre 2011

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39Giovedì 13 Ottobre 2011C I SA L

Il punto di vista del segretario generale del sindacato autonomo, Francesco Cavallaro

Condoni, i no non convinconoCisal: è inutile che l’Italia si vesta di ritrovata moralità

«Sento che parecchi si stanno strappan-do le vesti rispetto all’ipotesi di un con-

dono edilizio e fiscale, il che mi lascia molto perplesso su questa ventata di novella moralità». Così commenta Francesco Cavallaro segretario generale della Cisal in merito al dibattito che si è aperto su questa ipotesi.

Domanda. Segretario, come mai così perplesso? Non la convin-cono le ragioni di chi è contrario all’ipotesi di condono?

Risposta. Siamo arrivati al paradosso: si dice che sono state evidenziate delle cifre consistenti derivanti dalla lotta all’evasione nelle ultime manovre finanziarie e che un eventuale condono vanifi-cherebbe la possibilità di ottenere questi introiti. Questo aspetto già mi lascia molto da pensare, se si è giunti a quantificare gli importi vuol dire che si sa dove andare a pescare e, allora, ci si spieghi se gli importi indicati possono co-prire tutto l’eventuale gettito di un condono o meno. Ci si chiede come mai ora si riesce addirittura a quantificare gli importi da recu-perare dall’evasione. C’è qualcosa che non torna.

D. Quindi, lei ritiene che sia possibile che le cifre messe in bi-lancio siano inferiori a quelle deri-vanti da un eventuale condono?

R. Questo lo dovrebbe chiedere a chi ha fatto le previsioni degli incassi provenienti dalla lotta all’evasione e soprattutto, come ha fatto a definirle. Ma anche al di là di questa curiosità, rimane il timore che ci potremmo trovare domani con un risultato di riscos-sioni da evasione inferiore al pre-visto e, quindi, nella necessità di trovare maggiori risorse per fron-teggiare la crisi che, nonostante i massicci interventi operati si-nora, è ben lontana dall’essere superata.

D. Eppure il condono a detta di molti è diseducativo, incoraggia l’evasione e premia i furbi. Come organizzazione sindacale lei con-testa il fatto che sono sempre i

soliti noti che continuano a paga-re il conto, a differenza dei cosid-detti furbetti. Sono conciliabili le due cose?

R. È appunto questo il nocciolo della questione, è inutile vestirsi di ritrovata moralità in un paese che in 30 anni ha fatto condoni a raffica, attraversando tutte le stagioni della politica. Per me il problema è un altro, ed è molto pratico, se servono risorse, in al-ternativa al condono, tali somme dove si vanno a prendere? I costi della politica, nonostante tutte le chiacchiere fatte, sono ben lonta-ni dall’essere intaccati, il sistema fiscale può diventare sicuramente più pressante, ma resta fondato su una intelaiatura iniqua che favori-sce la evasione ed elusione fiscale e contributiva. Gli unici soldi certi che sono stati reperiti, sono stati quelli a carico dei lavoratori dipen-denti e dei pensionati. Questo è il dato inconfutabile e questo sì che mi sembra davvero immorale.

D. Quindi lei ritiene il condono una via di fuga per evitare che si ritorni ancora a infierire su chi è già stato colpito?

R. I fatti sono sotto gli occhi di tutti, nel pubblico impiego sono stati bloccati i contratti, si è inter-

venuto di fatto sulle pensioni, l’au-mento dell’Iva la pagheremo tutti con maggiori oneri per le famiglie, la pressione fiscale è aumentata. Oggi, c’è chi si scaglia contro il con-dono e al tempo stesso minaccia guerra per la situazione del pub-blico impiego. Secondo loro, dove si andranno a prendere i soldi se mancheranno ancora? La patri-moniale di cui si sente parlare è ancora da venire, e poi vedremo se effettivamente tale provvedimento non colpirà indiscriminatamente anche chi ha già dato e se sarà una misura tampone che colpirà tutti a differenza di un condono, che invece darà la possibilità a chi è stato furbetto di venire allo scoper-to per poi mettersi in riga. Ripeto, c’è bisogno di chiarezza da parte del governo, se servono ancora sol-di, data la situazione attuale, esso deve dire con chiarezza quanti ne occorrono e da dove li vuole pren-dere, se l’alternativa al condono è il licenziamento o l’ulteriore riduzio-ne delle retribuzioni nel pubblico impiego o toccare ancora le pensio-ni, oltre agli interventi già fatti su tali materie, i tagli agli enti locali e l’aumento dell’Iva che già è gravo-so sui cittadini, allora preferisco il condono. Almeno non si prosegue

con manovre recessive.D. E per il futuro, non teme che

il condono possa virtualizzare l’ef-fetto della lotta alla evasione?

R. Gli ultimi condoni sono stati fatti nel 2002/2004, in questi set-te anni le entrate fiscali e la lotta della evasione come sono andati? Ce lo dovrebbe dire il governo. Qui non è, come si vuol far credere un problema di diseducazione, qui il problema è che chi evade ha la certezza di farla franca e non perché pensa o spera che ci sarà un condono. Se le scelte gover-native continuano a essere volte a paralizzare le amministrazioni preposte alla lotta alla evasione fiscale e contributiva, a ridurre la capacità di marcare stretto gli evasori, di controllare il territorio, allora appare evidente che l’inci-tazione a evadere è congenita al sistema e questa è una cosa alla quale occorre porre rimedio subi-to, con una legislazione totalmente rinnovata.

D. La Cisal ha assunto posizio-ni nette anche sulla patrimoniale e ora sul condono, posizioni che non sempre coincidono con quelle assunte da altre organizzazioni sindacali. Scelte dettate da moti-vazioni politiche riferite alle varie

posizioni che si stanno delineando nello scenario politico?

R. Assolutamente no. La nostra autonomia ci rende immune da si-mili considerazioni, non facciamo opera di fiancheggiamento ai vari governi in carica e nemmeno di opposizione per partito preso. Per noi le scelte sono sempre molto chiare, come in questo caso per il condono, tra il penalizzare ancora i lavoratori dipendenti e i pensio-nati e il condono sicuramente pre-ferisco che si vada a un condono fiscale ed edilizio, ponendo ovvia-mente dei limiti, soprattutto per quello edilizio, in tema di rispetto ambientale, di speculazioni e di occupazione di suolo demaniale. Se non ci sono rischi di ulteriori interventi sui cosiddetti soliti noti, allora non stiamo certo a sostenere condoni di sorta, ma considerato che l’esperienza ci insegna che quando il governo va a caccia di soldi, la riserva di caccia preferita sono i lavoratori e i pensionati, al-lora è facile fare una scelta. Non dimentichiamo, inoltre, che è da tempo memorabile che i lavo-ratori dipendenti e i pensionati stanno maturando un credito nei termini di veder accresciuto il loro reddito e il loro potere di acquisto, credito che deve esse-re riscosso quanto prima. È per questo motivo che noi stiamo sostenendo la necessità di rive-dere in modo drastico il sistema fiscale e pensionistico, in modo da elidere una volta per tutte sia l’immoralità di un sistema che penalizza solo i lavoratori dipen-denti, sia gli eventuali condoni che altro non sono che la con-seguenza dell’attuale impianto normativo. Ciò che proponiamo è pubblico e basta consultare il nostro sito.

Dopo quello che è successo in questi giorni se ci si offrisse l’opportunità di esprimerci a proposito del crollo accaduto in Puglia, bisognerebbe parti-re dalla recita del Pater Noster con l’invocazione: «Padre… liberaci dal male». Infatti, a tanto siamo arrivati negli anni a causa di una lunga catena di episodi luttuosi, come quello avvenuto a Barlet-ta. Che non è unico. Né purtroppo sarà l’ultimo, perché i cinque morti statisticamente registrati alimentano il pessimismo più profondo. Mentre richiamano a come si è costruito in Italia da alcuni decenni. Inoltre, se stiamo attraverso un periodo che si distacca con estrema lentezza e difficoltà da un passato di incuria, non sembra che si stiano preparando le basi di un futuro meno precario. Soprattutto nel settore della prevenzione, poiché non riusciamo ancora a individuare (forse nean-che a descrivere) gli epicentri di un bradisismo morale che minaccia di essere terremoto. E per giunta a quali approdi condurrà l’indifferenza col-

lettiva e una cultura dell’inesorabile. Non poteva sfuggire a chi di un’azienda a rischio è titolare e responsabile delle condizioni di sicurezza, mi-sconoscere le normative vigenti. Senza lasciarsi sopraffare dalla faciloneria. Barletta è un caso fra i tanti nella storia dei crolli. Al riguardo, vorremmo sapere che fine hanno fatto i cosiddetti fascicoli dei fabbricati. Parti-colarmente quello di Roma dopo il crollo di Villa Jacobini, che hanno accertato come pericolosi 700 palazzi. E com’è che tutt’ora 25 mila edifici scolastici sono insicuri anche per quanto ri-guarda la sicu-rezza degli im-pianti tecnici al loro interno.

Vincenzo Lucarelli

Barletta, storie di morti annunciate

Pagina a cura di Vincenzo Lucarelli Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori (Cisal)

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