CIRCOLO NAUTICO ALBA ADRIATICA 2013.pdf · La vela, la passione dell’andar per mare costituisce...

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CIRCOLO NAUTICO ALBA ADRIATICA Associazione Sportiva Dilettantistica 2013

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Osservare un bambino che apprende i primi rudimenti della navigazione a vela è come guardare un piccolo uccello che batte le ali: presto imparerà a muoversi agilmente tra vento e correnti e davanti a lui si apriranno nuovi orizzonti fatti di colori e sensazioni inedite.Familiarizzare in tenera età con quell’ambiente fatto di cime, vele, timoni e acqua è un privilegio perché tutto appare più facile e naturale quando le esperienze vengono filtrate attraverso le dinamiche del gioco.Nei giorni in cui questo editoriale va in stampa la primavera ha finalmente preso il posto del grigiore invernale e le prime belle giornate di sole risvegliano la voglia di riarmare la barca e prendere il mare. Il Circolo si rianima, si tolgono da sopra gli scafi i teli polverosi e si incomincia la messa a punto delle imbarcazione in vista del “varo” estivo.E’ una bella sensazione, ma manca ancora qualcosa! Mancano le voci squillanti degli allievi, il loro contagioso entusiasmo, la meraviglia che leggi nei loro occhi quando per la prima volta srotolano la vela e la armano e già

EDITORIALEsi vedono intrepidi navigatori e protagonisti di mille avventure.L’ estate arriverà in fretta e il Circolo si riempirà, come di consueto, di velisti in erba. Sono loro la nostra forza e, sotto alcuni profili, la nostra ragione di esistere, perché non c’è nulla di più appagante del tramendare alle nuove generazioni i segreti dell’arte marinaresca.La vela, la passione dell’andar per mare costituisce un indubbio collante tra giovani e meno giovani, che trovano nell’emozione di solcare le onde spinti da una forza silenziosa un punto di contatto, un linguaggio comune.E’ con questo spirito che il Circolo Nautico dà il benvenuto a tutti coloro che avranno voglia di avvicinarsi all’affascinante mondo della vela.

Rosario Panebianco

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Programma Attività 2013- Regata Vele di Maggio- Regata Sociale- Corsi di Vela su Derive e Optimist- Progetto “Vela Scuola”

Lat. 42° 48’ 58” - Long. 13° 56’ 18”www. circoIonauticoalbaadriatica.ite-mail : [email protected]

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Scuola di Vela2013ll Circolo Nautico Alba Adriatica affilliato alla Federazione ltaliana Vela vanta una presenza ventennale sul territorio con un elevato numero di soci che si prodigano nell’organizzare e promuovere la cultura del mare.ll CN Alba Adriatica organizza da maggio a settembre corsi di vela di iniziazione e perfezionamento.I corsi sono aperti a tutti dai 6 ai 90 anni!Requisito fondamentale è il desiderio di entrare in contatto con il mare e solcarlo spinti dalla forza del vento, finalità ultima di questa attività didattica è infatti avvicinare il maggior numero possibile di persone al mondo del mare e della vela assicurando il massimo del divertimento nel rispetto della sicurezza.I corsi avranno cadenza settimanale dal lunedì al venerdì, tenendo il sabato come eventuale giorno di recupero su imbarcazioni di inte-resse federale come:

OPTIMIST singolo per i più piccoli, dai 6 ai 14 anni, un’imbarcazione ormai divenuta un classico e diffusa in tutto il mondo; LASER con armo 4.7, radiale standard singolo dai 14 anni ai senior; Flying Junior - doppio con possibilità di armare lo spinnaker.

La giornata tipo prevede: ore 09,00 raduno presso la sede del circolo, lezione teorica a terra; ore 10,30 armo delle imbarcazioni; ore 11,00 uscita in mare; ore 13,30 rientro, alaggio e rimessaggio imbarcazioni (orari modificabili in funzione delle condizioni meteo-marine). I corsi sono tenuti da istruttori FIV (Federazione Italiana Vela).Le lezioni pratiche in mare saranno effettuate a discrezione degli istruttori in base alle condizioni meteo-marine del momento.Ogni allievo per iscriversi ai corsi deve presentare un certificato medico che lo dichiari idoneo allo sport non agonistico e tesserarsiFIV (per garantire la copertura assicurativa antinfortunistica) ll costo del corso sarà comprensivo di tessera FlV.

Corso base - iniziazioneObiettivo del corso di iniziazione è insegnare le regole fondamentali del corretto navigare e le nozioni per la conduzione di una imbarcazionea vela con partenza e ritorno da punti prefissati utilizzando tutte le andature.Il corso sarà articolato su almeno 5 lezioni teorico-pratiche della durata media di 3-4 ore ciascuna.

Programma del corso BaseTeoria:Osservazioni ambientali: vento; costa. Cenni di metereologia. Nomenclatura.Nodi principali e cenni sulla sicurezza in acqua. Le manovre: ORZARE, POGGIARE, VIRATA E ABBATTUTA. Le andature:BOLINA, TRAVERSO, LASCO E POPPA.

PraticaArmare e disarmare. Esericizi di acquaticità e di ambientamento (nuoto con salvagente, scuffia e raddrizzamento, rollio, navigazione con la pagaia).

Trasporto, varo e alaggio dell’imbarcazione. Partire e fermarsi al gommone.

Barca ferma. Navigazione al traverso e manovre: orzare, poggiare, la virata elementare di traverso. Le andature: traverso, bolina, lasco, poppa, .... L’abbattuta elementare al lasco. Navigazione in fila e virata in bolina. Navigazione in fila e abbattute al lasco e poppa. Esericizi con le boe. Partenza e arrivo nel corridoio di uscita nelle varie condizioni di vento. Manutenzione e rimessaggio imbarcazioni.

Programma del corso di perfezionamento

Uso del trapezio, lo spinnaker e relative manovre, la planata, la virata in prua. Lezioni teoriche giornaliere introducono via via gli argomenti del programma. Negli ultimi giorni verranno affrontati i fondamentali delregolamento e della tattica di regata.

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Quando un amico ci lascia, fin da subito percepiamo dentro di noi un vuoto incolmabile. Poi, con il passare dei giorni, nella nostra mente si affollano i ricordi, alcuni lieti altri dolorosi, delle esperienze di vela condivise. E quel vuoto, che prima ci sembrava impossibile da colmare, si riempie rendendo meno doloroso il distacco.È sempre difficile scrivere qualcosa per ricordare un amico che non c’è più. Ancor più difficile è per noi del Circolo, oggi, dedicare qualche riga al nostro amico GIGI che se n’è andato in silenzio. È difficile scrivere di lui ma lo faremo perché avevamo una passione in comune: la VELA.Proprio per dare continuità alla tua presenza da quest’anno vogliamo dedicare la Nostra regata più importante alla Tua figura che tanto ha riempito il nostro circolo.

Ciao GIGI....

Vele di MaggioMemorial Gigi Felicioni

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IL GABBIANO

Alta sul cielo azzurrodolce casadel riposotesa come alabiancadi gabbianosul quieto mareove nell’alba chiarasi specchia il solerutilante.Qui vaga il pensieronell’infinite stradedel sognoe l’animo placatogiovanilmentecede alla vita.

Manlio Dubini

SOGNO D’ESTATE Pensieri marini nella pigra indifferenza del meriggio d’estate corrono la mente offuscata. Sento lo sciacquio frequente dell’onda sulla riva, la calata ritmante del remo nella barca che corre leggera come carezza di donna tra spume vaporanti; un intuito di brezza presagio della sera vien dai pini acri del bosco intensamente verdi dentro il sole.Depongo la mia animasul fondale verdazzurroperché riparatariposi quieta.galleggio nell’inconscioin un mondo liquido e frescoma all’improvvisouno sferragliare acutomi trafiggee un turbine di ruotedi sonagli impazziticorre vertiginosointorno a mepiccolo uomo indifeso.E al gioco della vitariattacco la mia cavezzainesorabilmentecome ogni giorno.

Manlio Dubini

Vela e Poesia2013

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La scelta della deriva, naturalmente, non è un precetto. Ci sono fior di skipper che hano iniziato la loro carriera navigando su barche grandi e non per questo difettano di sensibilità marinaresca. Chi non se la sente di effettuare un tirocinio troppo “bagnato” può quindi optare per un corso su barche cabinate, tenendo comunque presente che più queste sono piccole maggiore sarà l’apprendimento.Tuttavia, che siano bambini o adulti, la prima domanda che i neofiti spesso rivolgono all’istruttore è la seguente: «ma come fa una barca ad andare contro-vento?».Non c’è dubbio che se la vela evoca l’idea di divertimento, conoscere la fisica che sta dietro all’interazione tra vela e vento può accrescere di molto la bravura del velista e quindi anche il suo divertimento.Senza avere la pretesa di essere esaustivi, in questo breve articolo possiamo limitarci a dire che una vela, se correttamente regolata, devia il flusso d’aria, che si divide in due. Il flusso che scorre lungo il lato convesso (quello “sottovento”) deve percorrere una distanza maggiore rispetto a quello che si muove lungo quello concavo (lato “sopravvento”): la maggiore velocità provoca una diminu-zione di pressione sul lato convesso che “aspira” letteralmente la vela in direzione sottovento, creando una forza applicabile ad angolo retto su tutti i punti della superficie della vela. La risultante di queste singole forze rappresenta la spinta di avanzamento, che permette alla imbarcazione di risalire – ovviamente entro certi limiti – il vento. Il principio appena descritto è lo stesso che permette all’ala di un aeroplano di sostenersi in aria, di avere “portanza”.Per comprendere gli effetti del flusso d’aria intorno ad una vela basta questo semplice esperimento: tenendo un cucchiaino con la parte posteriore (convessa) rivolta verso il getto d’acqua di un rubinetto è possibile vedere che il cucchiaino, invece di essere allontanato dall’acqua, come ci si potrebbe aspettare, viene “aspi-rato” dal flusso che scorre lungo la sua superficie convessa. Provare per credere.E ora tutti a bordo per una emozionante uscita in barca! Rosario Panebianco

PRIMI PASSI A VELAAppassionarsi alla vela è come essere vittime di un colpo di fulmine. Basta una raffica di vento più forte delle altre, un’onda inattesa che frange sulla prua, l’emozione dello scafo che si inclina. Sono sensazioni che lasciano il segno. E’ come entrare improvvisamente in una nuova dimensione fatta di acqua, aria e luce e di migliaia di altre piccole e grandi creature che passano sotto la chiglia e se ne vanno, compaiono e scompaiono.E nel silenzio rotto solo dallo schiocco di una scotta o dal ronzio di un bozzello, ci si sente d’un tratto parte di questo multiforme universo, più semplici, ma nell’animo immensamente più ricchi.Chi resta colpito da questa passione travolgente prima o poi matura il desiderio di navigare in autonomia e di imparare tecniche, trucchi e segreti di questo affascinente mondo. Assodato che per diventare esperti lupi di mare occorre tempo e costanza, non è detto che per divertirsi fin da subito con le onde e il vento bisogna investire troppo tempo, essere particolarmente sportivi o in età non avanzata. La barca è per tutti. I più piccoli, già dai 6/7 anni di età, possono cimentarsi con successo a bordo di quelle fantastiche derive-scuola che sono gli Optimist. Per gli adulti, invece, anche di classe “senior”, c’è a disposizione un’ampia flotta di derive stabili e asciutte o cabinati dove è possibile imparare in poco tempo l’arte di imbrigliare il vento. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Tuttavia, i tecnici e gli esperti del settore non hanno dubbi e riten-gono che il modo migliore per iniziare ad andare su di una barca a vela sia con una deriva.Navigando su questi piccoli gusci, infatti, si riesce in fretta a capire il complesso intreccio che esiste tra il vento e lo scafo e come ad ogni azione del proprio corpo ne corrisponda una della barca. Un meccanismo di apprendimento, quello offerto dalla deriva, che ha efficaci e immediati sistemi di “ricompense” e “punizioni”: se la manovra è eseguita correttamente le vele si gonfieranno e la barca inizierà a solcare piacevolmente le onde. In caso contrario rimarrà ferma in stallo o si inclinerà anche fino a rovesciarsi. Ma niente paura, anche la “scuffia” e i vari modi di raddrizzamento dello scafo fanno parte dell’indispensabile bagaglio del velista.

solo 4.500 miglia, senza assistenza, su un minuscolo Hobie Cat 20, un catamarano che non offre alcun riparo. L’impresa ha dell’incredibile ed è stata omologata dal World Sailing Speed Record Council, la massima autorità in fatto di record a vela, come primato assoluto.Queste imprese, però, non si improvvisano, ma sono parte di un percorso che spesso parte da lontano. Infatti, già nel 1992, per commemorare i cinquecento anni dalla scoperta delle Americhe, Alessandro e suo padre Federico hanno ripercorso la rotta di Cristoforo Colom-bo. Partiti dalla spiaggia sotto casa in Sicilia, giunti in Spagna e da lì salpati verso le Antille, hanno navigato per oltre 5.000 miglia su un Hobie cat 21.Il salto dall’Atlantico al Pacifico per uno come Di Benedetto è facile. Nel 2006 Alessandro compie una nuova grande impresa - raccontata nel libro “Tandoku” - omologata dal pre-stigioso World sailing speed record council (International sailing federation) come primato mondiale e record del mondo: una transpacifica di 4.482 miglia senza scalo percorso in 62 giorni da Yokohama a San Francisco su un catamarano inferiore a sei metri senza cabina, in cui nome, “One World”, voleva essere un messaggio di pace e rispetto per l’ambiente.A coloro che hanno, o hanno avuto, la fortuna di navigare per diletto su di un catamarano sportivo, che hanno provato l’ebrezza della velocità, che hanno puntato la prua a largo e in un attimo hanno visto sparire alle loro spalle la spiaggia e i variopinti ombrelloni queste imprese provocano un brivido lungo la schiena, perché il richiamo dell’ignoto, dell’avventu-ra, del silenzio dei grandi spazi risuona nei loro cuori ogni qual volta viene reciso quel filo immaginario che li lega alla terraferma. Ma anche il più temerario diportista sportivo non può che stupirsi di fronte al coraggio che hanno dimostrato questi veri Marinai, che hanno saputo cavalcare le impressionanti onde oceaniche con minuscole imbarcazioni prive di ogni minimo confort e riparo. Per quanti intendono affrontare le onde e i venti degli Oceani stando comodamente sdraiati sotto l’ombrellone consigliamo alcune letture:

- DI BENEDETTO ALESSANDRO, “L’ Atlantico senza riparo. Dall’Italia ai Caraibi in Hobie Cat”, Nutrimenti (collana Transiti blu), 2004, 167 p. (Prezzo di copertina € 15,00);

- DI BENEDETTO ALESSANDRO, “Oltre l’oceano”, Addictions-Magenes Editoriale (collana Maree. Storie del mare), 2006, 172 p. (Prezzo di copertina € 15,00);

- DI BENEDETTO ALESSANDRO, “Tandoku. Transpacifica in solitario”, Addictions-Magenes Editoriale (collana Maree. Storie del mare), 2010, 235 p. (Prezzo di copertina € 18,00);

- MALINGRI VITTORIO, “La grande onda. Storia di record e di altre regate oceaniche”, Longanesi (collana I libri del mare), 2009, 246 p. (Prezzo di copertina € 18,60);

- MICELI MATTEO, GIORDA JEAN-LUC, “L’oceano a mani nude”, Nutrimenti (collana Transiti blu), 2011, 254 p. (Prezzo di copertina € 16,00).

Rosario Panebianco

CON UN CATAMARANO OLTRE L’ORIZZONTEconsigli per una rilassante lettura

Cosa spinge un uomo ad attraversare l’Atlantico da solo, su un’imbarcazione senza coperta di appena sei metri?Probabilmente saranno in molti a porsi questo interrogativo leggendo le imprese dei navigatori di cui parleremo in queste pagine. Qualcuno incomincerà a sognare ad occhi aperti, immaginando di poter un giorno mollare anche lui gli ormeggi e affrontare le onde del grande mare Oceano, altri scuoteranno semplicemente le spalle, sdraiati sul lettino da spiaggia sorseggiando un drink, incapaci di capirne le ragioni.In realtà la vela oceanica è molto più di uno sport: è un modo di vita totale che permette di diffondere valori senza rinunciare ai sogni. Ed è proprio rincorrendo i loro sogni che alcuni uomini affrontano situazioni ai limiti delle loro forze, vivendo avventure che qual-cuno non esiterebbe a definire rischiose.Non c’è dubbio che la persona più adatta a rispondere alla domanda che abbiamo posto all’inizio non può che essere colui che nelle acque del grande mare Oceano ha navigato portando a termine imprese che hanno il sapore della leggenda: Alessandro Di Benedet-to, classe 1971, che nel suo libro “L’Atlantico senza riparo” scrive: “Potrei rispondere in tanti modi. Il primo, il più consueto, sarebbe ricordare perché gli uomini scalano le mon-tagne, magari gli ottomila metri senza ossigeno, o attraversano i deserti, o esplorano le cavità della terra. Perché in sostanza l’uomo, da sempre, è portato a mettere un piede più in là del confine che la natura sembra aver disegnato per lui. Un secondo motivo, più legato alla vela e a chi va per mare, è semplice voglia di libertà e forse anche, nel mio caso, il desiderio di dimostrare che per intraprendere un viaggio anche se diffici-le, i mezzi che si hanno a disposizione assumono un’importanza relativa di fronte alla propria determinazione e alla passione, la quale, generando l’idea stessa del viaggio, ci consente di sognare”.Ma Di Benedetto non è l’unico navigatore italiano che si è cimentato con imprese del ge-nere. Non possono, infatti, non essere ricordati anche Vittorio Malingri e Matteo Micheli.Il primo, 52 anni, milanese, progettista, costruttore e navigatore oceanico, primo italiano a partecipare alla Vendée Globe, maestro di mare e ispiratore per generazioni di amanti dell’avventura e della vela d’altura, appartiene ad una famiglia di grandi navigatori. Nel marzo 2008, dopo un lungo viaggio in macchina attraverso l’Africa occidentale, giunge in Senegal con al traino un catamarano di sei metri costruito insieme ai migliori progettisti, interamente in carbonio: Royal Oak. Con esso sfiderà gli alisei dalle spiagge di Dakar fino a Guadalupa: due punti da unire sulla carta geografica, senza altre barche né avversari, solo il rumore dell’oceano intorno e la lotta contro il tempo. Dopo quasi due settimane in solitudine “sospeso tra cielo e mare” col suo “microcosmo ambulante”, conquista il record dell’attraversata in solitario dell’Atlantico da Dakar a Guadalupa su di un catamaro non cabinato.Il secondo, 43 anni oggi, nato ad Ostia, velista fin dall’infanzia, autocostruttore, oggi tito-lare di un cantiere navale, nel 2004/2005, in coppia con Andrea Gancia, ha conquistato il record mondiale di traversata atlantica con catamarano sportivo di 20 piedi, “Biondina Nera”, senza assistenza da Dakar a Guadalupe.Nel 2007, sempre con “Biondina Nera” un catamarano non abitabile di 20 piedi da lui costruito, ha ottenuto un nuovo record di traversata, ma questa volta in solitaria: dalle Canarie alla Guadalupa in 14 giorni, 17 ore e 52 minuti.Ma la navigazione in solitaria, come abbiamo già detto, fa parte del DNA anche di Ales-sandro Di Benedetto, geologo con la passione per la vela, che nel 2002 ha percorso da

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Flying Dutchman .... La F1 del MareLa storia dell’Olandese Volante comincia nel 1951, quando l’architetto olandese Ulike van Essen ne disegna i piani. Il Flying Dutchman è un monotipo a scafo tondo e deriva mobile destinato a diventare la barca più innovativa della vela sportiva : una vera e propria Formula Uno.....

E’ un laboratorio di ricerca…la sperimentazione comincia subito.Un anno dopo il prototipo, nel 1952, vengono aggiunti il genoa e il trapezio e diventa la I° Classe in cui ne sia consentito l’uso in regata.

Nel 1956 si costruiscono i primi scafi in fibra di vetro e, nel 1958, una barca in fibra costruita dall’italiana Alpa – Fiesco e portata da Vittorio Porta vince la Ski – Yachting di Cannes.

Nel 1960, ecco il doppiofondo e i pozzetti autovuotanti. Nello stesso anno il Flying Dutchman esordisce alle Olimpiadi di Roma, nelle acque di Napoli. Conserverà lo status olimpico ininterrottamente fino a Barcellona ’92, dopo di che, sicuramente non per demeriti della barca, sarà sostituito dal 49er, skiff acrobatico ma con parecchi limiti in caso di vento teso e onda (le olimpiadi di QuingDao ne sono la conferma).

Il 1961 porta con sé l’avvolgifiocco mentre nel 1964 si diffonde l’uso dei due spinnaker: uno per il lasco, uno per la poppa… Ancora modifiche sullo spi.

Nel 1966 è la volta della drizza a circuito chiuso, mentre il 1967 porta il tubo di lancio a prua. Dal 1969, le crocette iniziano a rodere i cervelli dei regatanti con regolazioni ed angoli in quantità industriale.

Nel 1976 viene inventato il trapezio continuo mentre nel 1977 si diffonde l’uso dello sparatangone automatico. Merito di un prodiere di FD, Ever Bastet, sono anche i carrelli autostrozzanti. Siamo nel 1978 e la Harken non tarderà a svilupparli e a commercializzarli… solo altissima tecnologia. Con gli anni 80, ecco l’Hi-Tech. Nel 1979, comincia la costruzione in sandwich, mentre nel 1982 l’americano Mark Lindsay, combinando Kevlar, fibre di carbonio e cottura in forno, progetta una barca assai veloce (oro a Los Angeles con Jonathan McKee e Carl Buchan).Nel 1983-1984 rig e rake regolabili, genoa più corto in balumina e con bugna multipla (il primo fu Dan Sail) rendono l’FD più versatile. Adesso anche equipaggi più leggeri possono affrontare al meglio condizioni meteo molto dure. Nel 2012, Planatech presenta un Flying Dutchman completamente ridisegnato, ottimizzando l’intera attrezzatura di coperta, le linee d’acqua e le strutture con l’ausilio di software CAD 3D, VPP (Velocity Provisional Program) e FEA (Finite Element Analysis).Materiali e tecnologie costruttive sono all’avanguardia: la barca è costruita interamente in fibra di carbonio pre-impregnata.

Più ne siamo, più ne sappiamo, più ci divertiamo“Si può fare, amigo: basta sapere come … e farlo ...”

Armamento dell’albero • Agganciare stralli, sartie e trapezi ai relativi attacchi sull’albero;

• Orientare la piattaforma (con il telo già montato) con il vento al traverso e con una diecina di metri di spazio libero sottovento;

• Incappucciare la penna dell’albero con una straccio o una busta di plastica o carta (per non raccogliere sabbia);

• Sistemare l’albero con il piede appoggiato allo scafo sottovento, vicino alla trave anteriore, e l’altra estremità a terra;

• Impegnare lo strallo e la sartia sottovento sui relativi attacchi;

• Legare una cima di un metro circa all’estremità sopravvento della trave posteriore;

• Liberare il cavo del trapezio sopravvento dall’elastico ed impegnarlo nel gancio superiore del paranco;

• Impugnare al centro la trave anteriore con la mano sopravvento e sollevare la piat-taforma In posizione verticale;

• Tenere ferma la piattaforma con la mano sopravvento e sollevare l’estremità dell’al-bero fino ad impegnarla sul perno che fa parte della traversa anteriore: ora anche la spinta del vento sul telo e sugli scafi contribuisce a stabilizzare il tutto: è l’unico momento delicato dell’operazione, ma richiede solo un po’ di attenzione;

• Legare con la cima già assicurata alla trave posteriore il gancio inferiore del paran-co di scotta, senza porlo in tensione;

• Salire su una sedia ( sgabello, o scaletta) ed assicurare all’attacco lo strallo dello scafo sopravvento;

• Scendere e porre in tensione il paranco di scotta : ora la geometria dell’armamento è già stabile, con l’insieme cima+paranco+trapezio che funge da sartia sopravvento;

• Togliere lo straccio o busta dalla penna dell’albero;

• Riportare a terra, con calma e decisione, lo scafo sopravvento: si inizia l’operazione sollevando l’albero e tenendolo sollevato fino a giungere alla trave anteriore, impu-gnare questa e passare con le gambe oltre lo scafo sottovento, quindi far scendere a terra con delicatezza lo scafo sopravvento;

• Caricare ulteriormente il paranco di scotta, fino a poter impegnare agevolmente la sartia sopravvento con il suo attacco;

• Mollare il paranco si scotta e riporlo, recuperare la cima: operazione conclusa.

Disarmo dell’albero• Orientare la barca con il vento al traverso;

• Assicurare con una cima di un metro circa il gancio inferiore del paranco di scotta all’estremità sopravvento della trave posteriore; • Liberare il cavo del trapezio sopravvento, agganciarlo al paranco di scotta e mette-re quest’ultimo in tensione fino a rendere possibile il disimpegno del cavo della sartia sopravvento dal suo attacco; • Scuffiare con calma la barca sottovento fino ad appoggiare la penna dell’albero a terra; è l’unico momento delicato del disarmo, ma richiede solo un po’ di attenzione; • Allentare il paranco di scotta, • Salire su una sedia (sgabello, o paranco) e disimpegnare lo strallo sopravvento dal suo attacco; • Slegare e riporre il paranco di scotta;• Stando con le gambe a cavallo dello scafo sottovento impugnare la trave anteriore con la mano sopravvento ed il piede d’albero con quella sottovento, disimpegnare il piede d’albero dal perno sulla traversa anteriore e poggiarlo sullo scafo sottovento; • Accompagnare con calma la discesa a terra dello scafo sopravvento; • Staccare e recuperare il sartiame:operazione conclusa.

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Ciao a tutti,Velascuola è un progetto lanciato dalla Federazione ltaliana Vela con lo scopo di diffondere non solo lo sport della vela. ma anche lo conoscenza e la cultura del mare e delle sue regole per poterlo affrontare e vivere. Avere la possibilità di trascorrere un giorno di scuola al mare è sempre stato il nostro sogno............... purtroppo ci dovevamo accontentare delle poche ore pomeridiane “strappate” allo studio. Con il tempo ci siamo rifatti e ora il mare è diventato il nostro ufficio.Abbiamo praticato molti sport, ma solo lo vela ci ha dato la possibilità di valorizzore il carattene e le doti fisiche, esprimendo uno stile tutto nostro. Questo infatti è lo sport nel quale ciascuno può trovare il suo spazio: singolo o di squadra, veloce o lento, dove l’impulsività deve essere mediata dalla conoscenza. Ma soprattutto è uno sport completo, dove oltre alla prestazione fisíca vengono sviluppate le capacità tecniche, lo conoscenza degli elementi e stimolata la fantasia nel saper trovare una strada sempre diversa per poter arrivare a vincere o semplicemente far diventare la VELA diventare il proprio stile di vita. In mare non ci sarà mai un giorno uguale all’ altro. Le onde, il vento, la corrente, la luce, le nuvole..... sono alcuni degli elementi che imparerete a conoscere sotto un’ altra veste e non vi dovrete sorprendere se inizierete anche o parlarci e a notarli anche quando andrete a fare semplicemente shopping ín città! Vuol dire che saremo riusciti nel nostro scopo: la scintilla è scoccata ......... Vi siete innamorati della VELA!!!

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2013Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università

e della Ricerca sta profondendo il massimo impegno per implementare la pratica di attività sportive nelle scuole di ogni ordine e grado. A tal fine è stato stabilito un protocollo di intesa con la Federazione Italiana Vela che a sua volta si è fatta promotore di iniziative come questa. Il progetto Velascuola è importante per la trasversalità dei valori educativi che pone in gioco... Il Circolo Nautico Alba Adriatica aderendo a questa iniziativa mette a disposizione delle scuole che vogliono usufruirne un ricco materiale didattico differentemente calibrato in rapporto alle fasce di scolarità e un team di qualificati tecnici del settore che portanno collaborare con i percorsi formativi che la scuola stessa vorrà organizzare.Vi invitiamo a contattare la Segreteria del Circolo Nautico Alba Adriatica per ottenere informazioni più dettagliate sul progetto...

Buon Vento....

Ottimo! Ammaina e ti vai ad avvicinare alla barca giuria, perché nel frattempo le boe le hanno piazzate. Prua al vento e si sta buoni lì. Il caldo comincia a farsi sentire, e mentre sei alla seconda sorsata viene issata l’intelligenza. O.K. si comincia e siamo pronti. Ci facciamo un bel traverso sulla linea per vedere come hanno sistemato il campo e quale sia il bordo “buono” Bene, siamo entrambi certi che sia quello e allora andiamo a sistemarci sotto la barca giuria a prendere i tempi,cominciando a tener d’occhio gli altri. Come al solito sarà una dura battaglia cercar di partire bene e liberi . Ecco che hanno issato l’India e il prodiere ha preso il tempo. Andiamo a prolungare staccandoci dalla barca giuria,facciamo passare un minuto così poi viriamo e con poca randa andiamo a risalire piano,lascando ancora se necessario. Intanto il prodiere comincia a scandire il tempo: uno e venti,uno,cinquanta. Incrociamo da sopravvento, cazzo la randa e passiamo, sfilando la barca giuria. Dieci secondi, mollo la randa e mi avvicino alla linea, cinque, comincio a cazzare la randa, quattro, tre, cazzo a segno, due, uno, Vai!! Orzo e il prodiere è già al trapezio,con il fiocco a segno. Siamo partiti bene e liberi. Buon vento!

Al Mullenax

Apri gli occhi e guardi che ore sono…le sette e mezza. Ti arriva una bella luce ricca, intensa dalla finestra, ma vuoi vedere e scendi dal letto, ti affacci con gli occhi semichiusi e vedi un cielo limpido e la luce è accecante. Qui comincia veramente la tua regata e, si sa, chi parte bene il risultato già ce l’ha in tasca.Passi a prendere il prodiere (Anche lui abbastanza assonnato), e si va a fare una bella e ricca colazione,un buon caffè ed un paio di bomboloni alla crema sono proprio l’ideale.Si arriva al circolo, quindi i saluti rituali, gli sfottò e le battute colorate,;piano piano ci si avvicina alla propria amata barca. Si comincia con studiata lentezza a togliere il telo che la copre amorevolmente, allunghi il tubo dell’acqua e gli dai una bella rinfrescata per togliere gli impercettibili granelli di sabbia che si sono di certo intrufolati dentro. Arriva il prodiere con la sacca delle vele e tiri fuori il tutto ad arieggiare. Intanto apri i tappi d’ispezione e li lasci penzolare sullo stroppetto di ritenuta per far asciugare dalla condensa l’interno degli scafi.Arriva il momento dello spy, che viene estratto dalla sacca e si procede all’issata. Leghiamo la drizza alla penna e lo tiriamo su per metà, giusto per mettere in chiaro gli anelli del retriver. Quindi ci si passa la scotta dal basso annodandola all’ultimo in alto. Fissiamo la mura e la scotta verificando il verso dei winch. Al termine si ricaccia il tutto nello snuffer. Poi drizziamo il fiocco lasciando la randa sul telo. Tiriamo dentro il carrello e con la giusta calma trasferiamo la barca vicino alla battigia.Adesso ci vestiamo noi con muta,calzari,imbracatura e riserva di galleggiamento con sopra la maglia in lycra per essere “puliti” e quindi evitare di rimanere impigliati durante le manovre.Tornati alla barca in riva ci si è fatti ormai una chiara idea di quello che potrà essere la giornata quqnto a condizioni meteo marine. Si passa allora alle regolazioni del caso: tensione delle sartie, altezza fiocco, tiro stecche e, infine, su con la randa.Intanto la barca giuria ha dato fondo e i gommoni con le boe sono nei paraggi: invece di aspettare il “Barche in acqua” si chiudono i tappi d’ispezione e si va subito dentro. Passate le secche metti a segno i timoni mentre il prodiere fa la stessa cosa con le derive: via mure a dritta, viri, mure a sinistra. Poggi,chiami l’issata spy e orzi per farla partire. Tutto liscio,chiami la strambata e via di nuovo ad orzare.

ANIMALI DA REGATA

CIRCOLO NAUTICO ALBA ADRIATICA

2013

-Certo che mi piaci, è un sacco di tempo che mi piaci, ragazza mia: tu nelle mie braccia, io nelle tue, il sogno di sempre, ma anche questo ...: averti vicina, sentirti ridere, sorridere al tuo ammiccare, non è poco, …aiuta a vivere, sai!?-.Erano su una piccola imbarcazione, nel leggero vento di un mattino di mezza estate, lui con capelli grigi, fisico massiccio e mani ruvide, lei nel pieno della vita, viso ridente, bocca imbronciata e caschetto meshato dal sole. La donna rialzò la testa e lo guardò, gli occhi a fessura nel volto serio, come se lo vedesse per la prima volta, poi – Oh porca pupazza…questa poi ...è così, allora! E io che mi sono sempre sentita snobbata …e che cavolo! -, avvicinò la testa ricciuta alla guancia del compagno per un bacetto fraterno, intrecciò un attimo le dita con lui, e al momento fu tutto, tornarono a guardare le ondine, la vela e i fiocchetti, a controllare che tutto fosse a segno, a navigare insomma. Si conoscevano da anni, un’amicizia discreta e senza slanci, con una certa complicità e tendenza a ghignare insieme per le stesse cose: vicini ma distinti, come aveva concluso lui, una volta che s’era ritrovato a ragionare su questo anomalo contatto.Del resto con le donne non era mai stato un drago, qualche partita in trasferta era finita male, insomma aveva rinunciato da tempo a “credersela”, come cosa che non valesse la pena e che portava solo guai. Certo, a volte un pensiero spuntava, ma per essere subito tacitato e messo a cuccia, anche se un gonfiore sexy, una vita sottile o due occhi intelligenti su zigomi marcati …- sì buona notte, che ti vai a pensar, testone! –, e tutto si reincanalava sui binari di una tranquilla, innocua quotidianità.Ed ora, porc … perché? Mah, la comune passione per la vela, la tecnopoesia della barca, a segno in tutto, che andava da sola, dritta come un fuso, ...e lei che buttava là – …è così che vuoi che vada: è questo che cerchi?– ed era scivolato: anche, magari con un po’ più di vento e velocità, e fare corpo unico con la barca, la barca vuota e sola di là dai piedi, la poesia della regolazione al millimetro, dello scafo in volo e della vela scintillante in alto, il sibilo delle derive nell’onda e delle sartie

sotto raffica … un quadro quasi perfetto, e te che completi il quadro … oops … scusa, era un segreto …- ed aveva taciuto, la mascella rigida e lo sguardo lontano. Lei era rimasta in silenzio, stesa sottovento, per poi chiedere in un soffio, di sotto la vela: – E così ... ma io …ti piaccio?-, strappandogli la sofferta ammissione, sofferta perché certo della fine di quel rapporto, che anche se non … era pur sempre prezioso, ricco di umana complicità e gioia (aveva sempre sentito vicina, sia pur strana e aliena, quella testolina ricciuta); del resto ... se già in passato era grigia, figuriamoci ora, col viso un TuttoSport spiegazzato, ma cosa ti andava a pensar mai! Va beh, era scappata, e ora vabbé…quel che era scritto…E poi la risposta, sussurrata come ci fosse qualcuno sotto al telo, e il cie-lo era esploso e le sue orecchie avevano preso fuoco: aveva continuato a condurre la barca lungo costa, un miglio fuori, tirando dei bordi piatti con religiosa concentrazione, sentendo senza guardarla la vicinanza di lei, registrando ogni particolare, il tremito dei mostravento, l’ondina sulla prua, la scotta a segno, il tutto sacralizzato, reso unico ed innalzato nella sfera dell’eccezionale da quelle poche battute che intrecciavano due mondi, due grigiori, due in uno sotto una vela; sentivano entrambi la solennità del momento, sapevano che nulla sarebbe stato come prima, anche i bordi di “prima“ non erano come quelli che stavano tirando ora, questi erano “altro”, erano “di più” ...Era quasi l’una quando mollò la scotta, scarrellò e poggiò puntando sul ca-nale di lancio; sollevarono le derive, mollarono i timoni e solo allora si guar-darono di nuovo in viso: - tra un po’ … il tempo di sistemare …..sì?– disse lui, gli occhi lucidi e la voce inceppata dal cuore balzato in gola per l’improvvisa, violenta emozione che lo aveva ripreso, – hmm, …sì …- e sorrise - ma ades-so facciamo i bravi e spegniamo le luci, arrivare così in spiaggia è come annunciarlo in tv-; lui annuì, sorrise a sua volta, posò la barra e le loro dita si intrecciarono di nuovo mentre la barca, sorridendo anch’essa, scapolava di misura la boa per scivolare da sola, placida e dritta come un fuso, nell’imbu-to del canale.

Willy Shakehelm

Sogno di un mattino di mezza estate [= Grigio + Grigio?! ...]

CIRCOLO NAUTICO ALBA ADRIATICA

2013

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2013

Cari soci e appassionati,L’Associazione Sportiva Dilettantistica Circolo Nautico Alba Adriatica ha come scopo sociale la divulgazione dello sport della vela senza fini di lucro e le attività sono frutto del quotidiano lavoro di volontariato degli appassionati di vela che la compongono. Ogni giorno qualcuno di noi impegna una parte del proprio tempo, e spesso anche del proprio denaro, per dare vita a questa associazione che ha come scopo principale l’avvicinamento a questo sport di quante più persone possibile... E’ importante per i nostri giovani credere in una passione e impegnarsi per un obiettivo.. La vela può essere un modo per garantire ai nostri figli un ambiente sano ancora libero da meccanismi di business...E’ anche per questo che noi ci impegniamo in questa associazione che può e deve essere di tutti. In queste brevi righe Vi informiamo che il Circolo Nautico Alba Adriatico è stato inserito nell’elenco delle associazioni sportive meritevoli di essere sovvenzionate

dal 5 x 1000. Vi invitiamo quindi, a contribuire e sostenere l’attività giovanile del tuo Circolo, devolvendo il 5 per mille delle tue tasse.

E’ sufficiente inserire il nostro codice fiscale 91006620677 nel primo riquadro del modulo Cud 730 o Unico

riservato alle organizzazioni di volontariato.

5 x 1000

Vi ricordiamo che la destinazione

del 5X1000 non comporta costi aggiuntivi per il contribuente

e non pregiudica la possibilità di devolvere anche l’8x1000 alla chiesa cattolica o altro istituto di

culto.E’ importante ricordare che questo non Vi costa niente perché è una

parte dei contributi che devi allo Stato e che lo Stato ha stabilito di devolvere ad enti ed associazioni...

Perciò, Vi invito a sostenere l’attività del nostro sodalizio, compilando o facendo compilare al professionista di Tua fiducia, il riquadro presente all’interno della Vostra dichiarazione secondo il fac-simile che qui di seguito ti allego: Sostegno alle associazioni sportive dilettantisticheRiconosciute ai fini sportivi dal CONI a norma di legge, che svolgonoUna rilevante attività di interesse socialeFIRMA ………………………………………..………………………………Codice fiscale del

Beneficiario | 9 | 1 | 0 | 0 | 6 | 6 | 2 | 0 | 6 | 7 | 7 | Grazie per la fiducia che vorrete riservarci.Paolo Toscanelli

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