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CINA Febbraio 2008

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Febbraio 2008

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Informazioni Generali

Superficie: 9.561.000 Km2 Capitale: Beijing (Pechino 7,61 milioni di abitanti) Altre città principali Shanghai (9,86 milioni di ab.), Shenyang (4,33 milioni di ab.) Chongqing (6,61 milioni di ab.), Nanjing (3,10 milioni di ab.), Tianjin (5,33 milioni di ab.), Changchun (2,88 milioni di ab.), Chengdu (3,46 milioni di ab.), Wuhan (4,41 milioni di ab.), Xi`an (2,86 milioni di ab.) Guangzhou (4,36 milioni di ab.) Dalian (2,75 milioni di ab.) Harbin (4,35 milioni di ab.) Popolazione: 1.300.000.000 abitanti alla fine del 2004; Densità 135,9 abitanti per Km2 Lingua: La lingua ufficiale del Paese è il Putonghua, basata prevalentemente sulla lingua parlata nella Cina settentrionale (dialetto Beijing, conosciuto più comunemente come Mandarino); inoltre, vengono parlati linguaggi e dialetti locali; per le attività economico-commerciali viene comunemente utilizzato l’inglese. Religione: Confucianismo, religione naturistica tradizionale; Taoismo, razionalismo mistico e animismo carico di elementi magici; Buddismo. Clima: Continentale con temperature estreme; subtropicale nel sud-est. Moneta: L’unità monetaria della Cina è il Yuan/Renminbi (Y/Rmb), CNY suddiviso in 10 jiao (ogni jiao si suddivide a sua volta in 100 fen). Nel 1996 è stata sancita la convertibilità parziale del Renminbi. Il tasso di cambio ufficiale dello Yuan/Renmindi cinese a settembre 2007 è di 10.4533 CNY per 1 euro. Il tasso di cambio annuale per il 2006 è di 10.0096 CNY per 1 euro. Sistema politico La Repubblica Popolare Cinese (PRC) fu fondata nel 1949, e il partito Comunista Cinese (CCP) è al potere da allora. Le riforme basate su un’economia di libero mercato, fin dal 1978, hanno trasformato la struttura dell’economia e innalzato gli standard di vita, ma politicamente la Cina rimane uno Stato a partito unico di stile marxista. I leaders nazionali non sono eletti, ma provengono dalla struttura politico-burocratica del partito comunista. L’attuale quarta generazione di leaders, capeggiata da Hu Jintao, ha cominciato ad assumere le più importanti posizioni al 16esimo congresso nazionale quinquennale del CCP. L’organo supremo dello Stato è il Congresso Nazionale del popolo (NPC), organo unicamerale che approva leggi e trattati, nomina l’esecutivo e approva la costituzione. È formato da 2.989 delegati eletti con mandato quinquennale dalle province, dalle municipalità, dalle regioni autonome e dalle forze armate (prossime elezioni: marzo 2008). Si riunisce in sessione plenaria per due o tre settimane all’anno, di solito in marzo-aprile. Tra queste sessioni, molti dei suoi poteri sono assunti da una commissione permanente. La commissione permanente dell’NPC inoltre, gioca un ruolo fondamentale come interprete della legge fondamentale di Hong Kong, o mini costituzione. L’organo più alto dell’amministrazione statale è il Consiglio di Stato, che è, in effetti, il gabinetto. La sua composizione è determinata dall’NPC che agisce sotto le raccomandazioni del

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partito. È guidato dal premier il quale ha una durata concomitante alla vita quinquennale dell’NPC. I lavori del consiglio di Stato sono presieduti da un consiglio esecutivo, di solito composto di circa 15 membri: il premier, i suoi delegati, i consiglieri di stato e un segretario generale. Al di sotto del Consiglio di Stato vi sono vari ministeri e commissioni e diverse importanti imprese statali (SOEs). Dal punto di vista amministrativo, la Repubblica Popolare Cinese è divisa in 22 province, cinque regioni autonome e quattro municipalità. Le province spaziano dalla più popolosa, Henan, con circa 96,7 milioni di persone nel 2003, a Qinghai, con 5,3 milioni. La Cina ha anche due regioni amministrative speciali, Hong Kong e Macao. Queste sono autonome dal resto della Cina avendo governi, sistemi legali e leggi fondamentali separate. Il governo centrale è, comunque, responsabile per gli affari esteri e la difesa di Hong Kong e Macao. Attualmente, il potere politico rimane centralizzato nelle mani del Partito Comunista Cinese e non si prevede che possano verificarsi cambiamenti a breve o medio termine. Ciò, ovviamente, contribuisce alla stabilità del quadro politico. La forte crescita economica degli ultimi anni sta portando l’attenzione del dibattito politico anche sulle tematiche dello sviluppo sociale, soprattutto nelle aree rurali, e dei costi ambientali legati allo sviluppo economico. La Cina sta consolidando i legami con le economie emergenti e i Paesi in via di sviluppo, nell’ambito di una politica mirata all’acquisizione di risorse energetiche. In particolare, le Autorità e le società statali cinesi hanno stretto accordi con numerosi Paesi africani e sudamericani per assicurarsi lo sfruttamento e le forniture di petrolio e gas. La Cina è inoltre il fulcro degli accresciuti scambi commerciali dell’area dell’Asia orientale. Principali organizzazioni politiche: Il CCP è l’unico partito; Hu Jintao è il segretario generale. Governatore della banca centrale Zhou Xiaochuan

Principali indicatori economici

Indicatore 2004 2005 2006 2007 PIL Prezzi correnti (miliardi di Rmb) 16,028.0 18,869.2 22,049.8 25,205.6 Prezzi correnti (miliardi di US$) 1,936.5 2,302.6 2,765.4 3,307.8 Tasso di crescita reale (%) 10.1 10.4 11.1 11.4 Inflazione % 3.8 1.8 1.7 4.0 Bilancia commerciale (milioni di US$) Esportazioni (Fob) 593.4 762.5 969.7 1212.0 Importazioni (Fob) -534.4 -628.3 -751.9 -915.3 Saldo Riserve internazionali (milioni di US$ - escluso l’oro)

614.5 821.5 1068.5 1474.2

Fonte: Economist Intelligence Unit: Country Report settembre 2007Rischio paese La SACE colloca la Cina nella categoria OCSE 2 su 7 (dove 0 rappresenta il rischio minore e 7 il rischio massimo). Condizioni di Assicurabilità: Nessuna Restrizione (apertura per tutti i tipi di operazione).

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Congiuntura

L’apertura del Governo agli investimenti stranieri, il cambio favorevole, il costo della manodopera, la stabilità politica e la capacità imprenditoriale della classe dirigente cinese hanno attirato negli ultimi anni ingenti investimenti esteri. Questa situazione, oltre a permettere all’economia cinese di crescere, sta ridisegnando l’attuale scenario economico-produttivo spingendo molte aziende a spostare la propria produzione in Cina. La Cina continua ad essere considerata il Paese con le maggiori opportunità di crescita dell’economia globale, divenendo un mercato strategico per tutte le aziende italiane che vogliono instaurare rapporti d’affari e/o di collaborazione in un’area geografica in forte sviluppo, caratterizzata da un’economia tra le più dinamiche del mondo, una struttura produttiva diversificata, un mercato di più di un miliardo di consumatori ed un basso costo del lavoro. Nel corso del 2006, la situazione macroeconomica cinese è stata caratterizzata da una continua crescita economica, che si è attestata intorno ad un + 10,5% circa rispetto al 2005. Nel 2007 l’economia cinese continua a crescere rapidamente. In particolare, nel corso della prima metà del 2007, il PIL del gigante asiatico è aumentato di oltre l’11% rispetto allo stesso periodo del 2006. A spingere sempre più in alto la congiuntura del Celeste Impero sono state ancora una volta due componenti fondamentali: - le esportazioni, il cui boom sembra ormai una storia destinata a durare in eterno; - e gli investimenti fissi, in costante lievitazione grazie alla spinta inesauribile delle società

pubbliche e private che continuano a costruire nuovi impianti industriali, reti commerciali, supermercati, palazzi.

Per quel che riguarda le esportazioni, la crescita delle vendite dei prodotti “made in China” avutasi fino ad ora, ha prodotto un avanzo commerciale di oltre 46 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2006. Anche se paradossale, il Governo cinese appare preoccupato dal rischio di destabilizzazione. L’obiettivo è quello di evitare che l’economia passi da una fase di crescita veloce ad una di surriscaldamento. Gli sforzi per contenere la crescita sono stati concentrati sulla riduzione della concessione dei crediti agli investitori, riducendo ulteriormente i tassi. Nonostante queste manovre restrittive, gli investimenti hanno continuato a crescere. Un segnale preoccupante viene dall’inflazione, che durante quest'anno ha registrato un valore pari al 4% su base annua, andando così oltre il 3% della soglia di guardia della Banca centrale. Gli investimenti esteri stanno accelerando a ritmo sostenuto soprattutto in seguito all'ingresso della Cina nel WTO (World Trade Organization). Gli investimenti esteri si materializzano soprattutto nell'acquisto di quote di società cinesi, in particolare nel settore dei servizi finanziari e assicurativi. La crescita economica cinese è quindi spinta dagli investimenti sia locali che esteri e dall'incremento dei consumi privati. Per quel che riguarda la politica estera, il riconoscimento dato dal Congresso americano al leader religioso del Tibet, il Dalai Lama, sta incrinando i rapporti bilaterali tra Cina e USA, facendo correre il rischio di un allontanamento di Pechino dai delicati colloqui di mediazione con Teheran. La Cina, infatti, svolge un ruolo molto importante nella questione di convincimento dell’Iran ad abbandonare il suo programma nucleare. La Cina, a tal proposito, dichiara di essere “estremamente insoddisfatta” dall’atteggiamento assunto dagli Stati Uniti nella decisione di consegnare il premio al Dalai Lama e ha invitato l’America a ritornare sui suoi passi, al fine di non correre il rischio di aggravare ulteriormente le loro relazioni bilaterali.

Prospettive future

L’economia cinese manterrà un andamento piuttosto sostenuto anche per i prossimi anni. Resta il fatto che i tre motori più importanti della crescita economia del Paese (esportazioni, consumi ed investimenti) registreranno comunque un rallentamento rispetto alle prestazioni del 2006 e del 2007. In particolare, il PIL nazionale raggiungerà un valore pari al 10.1% nel

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2008 e al 9.2% nel 2009, entrambi inferiori all'11.4% registrato nel 2007 e al 10.7% registrato nel 2006. Durante il prossimo biennio, 2008-2009, saranno gli investimenti i principali motori trainanti della crescita economica del Paese. Parallelamente all'imponente flusso di investimenti stranieri in Cina, sta emergendo sempre più prepotentemente il ruolo della Repubblica popolare cinese come investitore all'estero di fondi propri. Questo nuovo ruolo sembra anticipare la possibilità che, attraverso i propri fondi di investimento, le acquisizione e le partecipazioni in aziende occidentali, la Cina possa influenzare in futuro la politica mondiale attraverso l'economia. Gli investimenti in immobilizzazioni dovrebbero toccare 1,68 trilioni di dollari (13,45 trilioni di yen), con un aumento annuale del 20% ma inferiore di 6 punti percentuali rispetto a quanto era stato previsto per il 2006. Infatti, gli investimenti in immobilizzazioni hanno raggiunto nei primi nove mesi del 2006 un volume di a 7,19 trilioni di yen, pari a +27,3% rispetto allo stesso periodo del 2005. Il prossimo anno, Pechino sarà sede delle Olimpiadi 2008. E' stata decisa la data e l'ora di inaugurazione delle olimpiadi: l'08/08/08 alle ore 08:08.

2008 2009 PIL (Var. %) 10.1 9.2 Inflazione % 3.0 3.5 Bilancia commerciale (miliardi di US$) Esportazioni fob 1,461.8 1,750.2 Importazioni fob 1,138.3 1,399.5 Fonte: Economist Intelligence Unit: Country Report settembre 2007

Settori produttivi

Per più di 2000 anni l'economia della Cina si è basata su un metodo feudale, cioè vi erano pochi proprietari terrieri e su tutti dominava l'Imperatore. La Cina ha alternato periodi di elevata prosperità economica sotto la dinastia Sung, a periodi di decadenza economica con l'entrata della dinastia Ming, per poi ritornare a livelli alti con la dinastia Ching. Dopo la guerra dell'oppio, penetrò nel Paese un'economia occidentale. Tale evento portò allo sviluppo dei porti e alla costruzione di ferrovie, affinché si potessero scambiare merci con maggiore celerità. Attualmente, l'economia cinese gioca un ruolo fondamentale nel mercato mondiale, essendo divenuta una realtà sempre più competitiva. I settori produttivi tradizionali dell’economia cinese sono rappresentati dall’agricoltura, settore fondamentale dell’economia cinese, dal settore manifatturiero, in fase di progressiva ulteriore espansione, e da quello energetico. Nel corso degli ultimi anni, la struttura economica cinese si è però progressivamente diversificata, fino a comprendere ormai tutti i principali settori produttivi. Relativamente importante è anche il settore dei servizi, con particolare riguardo al settore finanziario, assicurativo e commerciale. La ricchezza delle risorse naturali e la grande disponibilità di manodopera, portano a considerare la Cina una potenziale forza economica a livello mondiale, ma per il momento l’agricoltura presenta un grado di meccanizzazione ancora troppo basso, mentre l’industria appare in buona parte tecnologicamente arretrata. Origine del PIL per settore (%) 2006 Primario (industria) 11.7 Secondario 48.9 - di cui industria 42.8 - di cui costruzioni 5.5 Terziario (industria) 39.3 Fonte: Economist Intelligence Unit: Country Report settembre 2007

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Materie prime La Cina è un Paese che possiede una grande varietà di risorse minerarie.Gli unici minerali non presenti sono il vanadio, il cromo e il cobalto. I giacimenti minerari sono distribuiti in tutta la Cina, ma le aree più ricche sono la Manciuria, nel Liadong, dove si trovano in particolare molti giacimenti di ferro. Le risorse minerarie occupano un campo abbastanza vasto nell'economia e nell'industria. Il settore minerario è afflitto da varie problematiche, come l’anormale sistema dei prezzi e le precarie condizioni di sicurezza. Le miniere di carbone statali, in molti casi, sono insicure così come quelle private. I bassi prezzi del carbone hanno scoraggiato gli investimenti nella sicurezza e nello sfruttamento dei giacimenti. In questi anni il governo sta cercando di razionalizzare il settore chiudendo un gran numero di miniere piccole e antieconomiche. Di conseguenza, il numero dei lavoratori nelle miniere di carbone è passato da 5,1 milioni del 1996 a 3,3 nel 2002. Il successivo aumento degli occupati nel settore, a 4.8 m nel 2003, riflette senza dubbio una maggiore domanda di materie prime, in linea con la rapida espansione degli investimenti cinesi. Problemi simili hanno riguardato l’industria dell’oro. La Cina si classifica al quinto posto al mondo per la produzione di oro. La produzione è aumentata negli anni recenti attestandosi a 200,6 m di tonnellate. Una nuova miniera d’oro con almeno 80 tonnellate di riserve garantite è stata scoperta in una base estrattiva situata nelle montagne a nordest della provincia cinese di Shaanxi. Lo ha rivelato, lo scorso ottobre 2007, l’Amministrazione provinciale competente per le terre e le risorse. Il nuovo giacimento, il più grande mai rinvenuto nella provincia di Shaanxi, si trova nell’area della miniera Jinlongshan nella contea di Zhen’an, in un angolo remoto delle montagne Qinling. Al suo interno si trovano più di 16 mln di tonnellate del minerale, includendo 2 milioni di tonnellate di ossido e almeno 14 mln tonnellate di oro primario. Secondo la Commissione Nazionale per le riforme e lo sviluppo (NDRC), all’inizio del 2007 la Cina ha scoperto 162 tonnellate di riserve d’oro nella miniera di Yangshan nel nordest della provincia di Gansu, oltre a grandi riserve di più di 50 ton nella stessa provincia, nonché in quella più orientale di Shandong e in quella nordorientale di Heilongjiang.Resta il fatto che il settore, ancora immaturo, presenta un’enorme domanda potenziale. Recentemente la Cina è diventata un importante produttore e esportatore di metalli rari, fondamentali per il settore dell’alta tecnologia, tra cui vanadio, titanio, germanio e gallio. Anche le esportazioni di silicio policristallino sono importanti. Si pensa che la Cina detenga la più grande riserva di minerali rari ubicati in un solo posto, la miniera di Bayan Obi in Mongolia. Grandi riserve di ferro sostengono una notevole industria metallurgica e siderurgica. La Cina è leader mondiale nella produzione di alcuni minerali, come i fosfati, il tungsteno, il molibdeno e il titanio. Il Paese è anche ricco di energia idroelettrica e di carbone di cui è il più grande produttore al mondo, anche se la maggior parte di esso è di scarsa qualità. Per quanto riguarda il settore dell’energia, il consumo di energia pro-capite è pari a circa un terzo della media mondiale e ad appena un decimo della media dei paesi sviluppati. Circa 60 milioni di persone residenti nelle zone rurali non hanno accesso all’elettricità, e la Cina ha ancora problemi di carenze intermittenti di elettricità. Questi problemi si sono affievoliti alla fine degli anni ’90 quando, un rallentamento della crescita economica ha portato a una contrazione del consumo energetico. Il consumo è ricominciato a crescere nel 2000 con un tasso di espansione, nei tre anni successivi, aumentato bruscamente. Di conseguenza, dal 2003, alcune regioni hanno ricominciato a lottare con la mancanza di energia. Nel 2004 la carenza ha colpito regioni industriali chiave come Shanghai e il delta del fiume Yangtze, dove le aziende, per fronteggiare le interruzioni pianificate, sono state costrette a organizzare turni di lavoro serali. Comunque, nei prossimi due anni ci si aspetta un incremento dell'energia dovuta all’aumento della capacità della linea elettrica e ad una minore crescita degli investimenti. Il carbone ha fornito il 74,2% dell’energia prodotta nel 2003, il petrolio il 15,2%. Il governo sta tentando di utilizzare combustibili alternativi, come il gas naturale, che nel 2003 ha contato per 2.9% nella produzione di energia. Un’altra fonte di produzione importante è l’idroelettrica che ha contato per il 7,7% nella produzione di energia per il 2003 e che aumenterà nei prossimi sei anni grazie al progetto delle 26 turbine nella diga di Three Gorges, che ha una capacità totale di 700 megawatt. L’energia nucleare ha inciso per l’1.5% nella produzione di elettricità nel 2002.

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La Cina, attualmente, ha 9 generatori nucleari che nel luglio 2004 hanno raggiunto complessivamente una potenza di 7 gigawatt. Essa raggiungerà i 9.1 gigawatt alla fine del 2005, quando la centrale di Tianwan, costruita con l’assistenza russa, sarà completata. Inoltre, è in programma la costruzione di altre 27 centrali entro il 2020. L’impresa di Stato State Power Corporation (SPC) ha dominato a lungo il mercato dell’elettricità, ma nel 2002 il governo ha annunciato di voler ristrutturare la società per rendere il settore più concorrenziale e l’ha divisa in 11 aziende. È stata costituita anche una nuova commissione di vigilanza, la State Electricity Regulatory Commission. Agricoltura L'agricoltura tradizionale continua ad essere importante per il Paese, rappresentando una grande risorsa economica. I terreni coltivabili non sono molto vasti, misurano solo il 10% di tutto il territorio, e si trovano soprattutto nelle regioni orientali. In passato, tale scarsità dei terreni coltivabili indusse la popolazione cinese a sfruttare al massimo i pochi spazi disponibili; ciò portò ad un raddoppio del raccolto, ma molto presto i terreni si impoverirono, procurando non pochi problemi. Attualmente, il processo di riforma economica, cominciato nel 1978 con il trasferimento del controllo delle terre alle famiglie, ha consentito ai contadini una certa libertà nella scelta delle coltivazioni, procurando come risultato un forte incremento del reddito netto pro-capite che si è quintuplicato. Circa la maggior parte dei terreni agricoli è destinata alla produzione alimentare; il prodotto principale è il riso, per cui la Cina è prima esportatrice al mondo, è coltivato nella zona del Paese soggetta ai venti monsonici. Il secondo cereale per importanza è il frumento, coltivato nel bassopiano cinese; il mais occupa circa il 20% delle aree coltivato; la produzione di avena è importante nella Manciuria centrale e occidentale, specialmente in Tibet. Altre colture di poca importanza, per il commercio, sono la patata, gli ortaggi e la frutta; tra i semi oleosi si coltivano la soia, gli arachidi, il sesamo e il girasole. Uno dei principali prodotti da esportazione è il tè, inoltre vi è lo zucchero ricavato soprattutto dalla canna da zucchero. In Cina, si possono distinguere tre principali aree agricole: - una zona a sud del Fiume Yangtze, caratterizzata da abbondanti piogge, dove si realizzano

all’anno almeno due raccolti di riso ed uno primaverile di grano; in quest’area sono presenti anche la juta, la canna da zucchero e altre coltivazioni subtropicali;

- una zona tra il fiume Yangtze e il fiume Giallo, dove è presente un sistema di doppia coltivazione di grano e riso;

- una zona nel nord, dove il clima è freddo e secco e dove vi è una monocoltivazione a grano.

Nonostante l’importanza del settore agricolo, la Cina ha seri problemi per quanto riguarda l’irrigazione. La causa di ciò è il cattivo mantenimento dei canali di irrigazione, cosicché lo spreco e la mancanza di acqua costituiscono un grosso problema per molte regioni del Paese. Il governo è preoccupato dello stato di salute dell’economia rurale. Uno dei problemi è che il rivalutarsi dei salari rurali non ha impedito che il gap, già ampio, tra redditi rurali e urbani, aumentasse ulteriormente: il 9,3% di incremento dei redditi reali netti rurali contro il 23,6% di incremento dei redditi reali urbani nello stesso periodo. Negli ultimi anni, la crescita del reddito è stata più forte in quelle aree rurali maggiormente capaci di diversificare la produzione agricola tradizionale. Nel 2004, come parte di un pacchetto di misure volte a incoraggiare una crescita più equa, il governo ha promesso di mettere a disposizione più denaro per i governi locali consentendo in tal modo, di ridurre le imposte sui contadini; ha inoltre promesso che la tassa sui prodotti agricoli speciali sarebbe stata completamente eliminata nel giro di cinque anni. Durante i prossimi anni, i cambiamenti di indirizzo politico imposti dall’entrata della Cina nel WTO nel 2001, avranno un forte impatto sulle aree rurali. Infatti, il governo si è impegnato a consentire una competizione straniera nel settore agricolo senza precedenti. Ci si aspetta che ciò conduca ad un aumento delle importazioni e anche ad una diminuzione dell’occupazione: il Centro di ricerca e sviluppo del consiglio di Stato si aspetta che 9,7 milioni di occupati nell’agricoltura vengano licenziati in seguito all’entrate nel WTO. Comunque, questa situazione non si è ancora verificata.

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In Cina l'allevamento, come l'agricoltura, rappresenta una risorsa molto importante per l'economia ed il commercio. L'allevamento più diffuso è quello dei suini poiché molte volte non vi è abbastanza vegetazione. La pastorizia è largamente praticata nelle regioni occidentali, dove i pastori allevano principalmente ovini, caprini e cammelli; nelle zone più elevate del Tibet si allevano gli yak, che forniscono latte, carne, vestiario, con la pelle, e combustibile, con lo sterco. Nonostante la pesca sia praticata tuttora con metodi rudimentali, la Cina è uno dei migliori produttori di pesce del mondo. Nel Paese sono presenti numerosi allevamenti di carpe, alimento molto usato e gradito dai cinesi. A causa di secoli di eccessivo sfruttamento, le risorse forestali sono ora limitate. La distribuzione delle foreste è molto irregolare, esse si trovano soprattutto nella Manciuria e nel Tibet. Queste non occupano un grande ramo importante nell'economia. Industria Un altro ramo importante dell'economia cinese è l'industria pesante di rilievo, rappresentata dalla produzione di locomotive, trattori, macchinari per l'industria estrattiva e per la raffinazione del petrolio. L'industria petrolchimica possiede stabilimenti nella maggior parte delle province e delle regioni autonome cinesi, la produzione comprende fibre sintetiche, prodotti farmaceutici e materiale plastico, inoltre si produce concime azotato. Particolarmente fiorente nella Cina è l'industria tessile che impiega più di 4 milioni di lavoratori. In Cina, si produce anche molta elettricità; il Paese infatti è la primo produttore al mondo di questo importante materiale. Il settore industriale cinese è in fase di pieno sviluppo e ammodernamento. Attualmente, la produzione industriale contribuisce per oltre il 50% alla formazione del PIL nazionale. L’attenzione del governo per i prossimi anni si concentrerà anche sullo sviluppo dell’industria high tech, in particolare sullo sviluppo di cinque settori-chiave: elettronica, informatica, bio-ingegneria, ingegneria meccanico-elettrica e ingegneria ambientale. Si prevedono grandi risultati dall’industria automobilistica. Il mercato automobilistico cinese è, in verità, ancora ben lontano dall’essere maturo. Infatti, sebbene le vendite di automobili siano raddoppiate negli ultimi anni, il settore è ancora molto limitato, e secondo le previsioni, fino al 2010 è improbabile che il mercato automobilistico cinese diventi più vasto di quello italiano o di quello britannico. Le grandi aspettative sono però legate a 3 punti fondamentali: - i massicci investimenti realizzati negli ultimi anni dalle case automobilistiche; - l'apporto decisivo dei migliori designer del mondo, tra cui gli italiani Giugiaro e Pininfarina; - il forte sostegno fornito dal Governo cinese allo sviluppo dell'industria automobilistica. Il settore che ha visto la crescita più veloce negli anni recenti è stato quello degli investimenti immobiliari, i quali si sono incrementati notevolmente negli ultimi anni. Nel corso dell’ultimo decennio, le entrate registrate dall’industria della medicina tradizionale cinese sono cresciute annualmente del 20% e, attualmente, sono pari al triplo di quelle raggiunte nel 1996. Con guadagni complessivi pari a 11.8 miliardi, nel 2005 il settore ha contato per oltre un quarto di tutta l’industria cinese della medicina. Nel corso degli ultimi cinque anni, inoltre, il governo cinese ha investito nel settore 92,5 milioni di dollari. E’ stato anche creato un database che comprende tutta la letteratura antica in materia di medicina tradizionale cinese che può essere consultato su internet. Lo scorso anno la Cina ha esportato 830 milioni di dollari di medicine tradizionali verso vari Paesi e regioni del mondo. Al momento in Cina esistono circa 3.000 ospedali dove si pratica la medicina tradizionale e si effettuano trattamenti a circa 234 milioni di persone ogni anno. Servizi I nuovi media cinesi, compresi quelli della telefonia mobile e di internet, hanno generato 114 mld di yuan nel 2006.

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Il risultato, che rappresenta un terzo dei ricavi dell’industria dei media cinese, è cresciuto del 56% rispetto al 2005. La telefonia mobile, compresi i cellulari, i servizi di messaggeria e i videofonini hanno generato 88,8 mld di yuan, pari ad un incremento del 41,3%. Nel contempo, i media legati ad internet hanno prodotto 25,5 mld di yuan, con i videogames online in crescita del 62% e la pubblicità del 48,2%. Fino agli anni ’90, i servizi finanziari erano rudimentali, e soltanto successivamente i servizi assicurativi, i mercati dei titoli a reddito fisso, i mercati azionari e altri servizi finanziari hanno cominciato ad essere disponibili ad ogni scala. Il settore attualmente si sta sviluppando con rapidità. La riforma delle banche di Stato è infatti inseparabile dalla riforma industriale già in atto nel Paese, mentre lo Stato sembra anche ansioso di creare mercati più penetranti, più ampi e più dotati di beni finanziari liquidi, e non da ultimo, più capaci di finanziare anche gli stessi sforzi governativi verso lo sviluppo. L’imminenza della diretta competizione estera sta anche fornendo un ulteriore stimolo al cambiamento. Nel settore dei mercati finanziari, la Borsa Valori di Shanghai è stata riaperta nel 1990 e in seguito è stata istituita la Borsa di Shenzen, che fa capo a Hong Kong. La capitalizzazione totale dei mercati di Shanghai e Shenzhen alla fine del 2003 era di 4,2 trn di Rmb, contro i 3,8 trn di Rmb nel 2002 e il valore record di 4,8 trn di Rmb nel 2000 e il volume d’affari dei due mercati in totale è stato di 3,2 trn di Rmb nel 2003, contro i 2,8 trn di Rmb nel 2002 e i 6,1 trn di Rmb nel 2000. La capitalizzazione, come percentuale del pil, è scesa al 35% nel 2003. La Cina si attarda rispetto agli altri mercati asiatici con un’economia più sviluppata, come Singapore e Hong Kong. Ci sono tre mercati di futures nella Cina continentale, lo Shanghai Futures Exchange e le Borse merci di Dalian e Zhengzhou. Ad ogni modo, i mercati azionari rimangono immaturi e alcuni economisti sostengono che essi assomigliano più a casinò che a mercati dei capitali. La situazione è migliorata negli ultimi anni, quando la China Securities Regulatory Commission (CSRC) si è mossa per risolvere alcune delle deficienze più ovvie. Il mercato dei titoli è piccolo e immaturo e si compone di un mercato interbancario over-the-counter (OTC) dove la liquidità è limitata dal mercato della Borsa Valori di Shanghai dove il volume d’affari degli ultimi anni è stagnante. I titoli di Stato sono stati allocati in quanto imprese di Stato e impiegati statali sono stati costretti a comprarli, ma ora vengono venduti su base volontaria attraverso una varietà di canali tra cui anche le banche commerciali e gli intermediari finanziari. Gli investitori individuali detengono circa il 60% dei buoni del tesoro. Le emissioni di obbligazioni sono ancora estremamente limitate, a causa della volontà del governo di canalizzare il risparmio verso i titoli di stato anziché obbligazioni (nel 2003 le emissioni di titoli di stato ammontavano a 628 miliardi di Rmb, contro i 35.8 miliardi di Rmb di obbligazioni). Alcuni progressi sono stati fatti nel 1999 con l’apertura di un mercato secondario dei titoli di debito, e il governo sta lavorando negli ultimi anni per sviluppare il mercato dei titoli, ad esempio, permettendo alle banche, dal giugno 2002 di intraprendere l’OTC trading dei titoli di stato. Il settore delle assicurazioni, invece, cresce velocemente. Nel 1998 la Compagnia di assicurazioni popolare cinese (PICC) si è divisa in 3 società: la Compagnia di assicurazioni popolare cinese, Compagnia di assicurazioni sulla vita cinese e Compagnia di riassicurazione cinese. Ciò ha aiutato lo sviluppo del settore. Negli ultimi anni il mercato delle assicurazioni è cresciuto di una percentuale doppia rispetto al Pil. Alla fine del 2003 c’erano 26 società nazionali e 36 joint-venture o società straniere che impiegavano più di 1 milione di persone. Ciononostante il mercato è piccolo rispetto agli standard internazionali. La Commissione di vigilanza sulle assicurazioni prevede una crescita annuale del settore del 12% per i prossimi anni. Già da tempo, la Cina intende aprire i servizi di pubblica utilità (utility) alle imprese private locali ed estere, in modo da affidare la gestione di servizi come il gas, l’acqua, il riscaldamento e i rifiuti, a operatori privati con il meccanismo del franchising. L’obiettivo del governo è quello di migliorare l’efficienza dei servizi, lasciando al governo centrale il ruolo di regolamentazione dei prezzi e la fornitura di sussidi agli operatori quando i servizi saranno offerti sottocosto.

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Infrastrutture In Cina, l’attività di ammodernamento dei trasporti e dei servizi logistici è stata una delle priorità del Piano Quinquennale 2001/2005, il quale ha previsto l’ampliamento della rete stradale di ulteriori 200.000 Km, con la costruzione di arterie autostradali tra Beijing e Zuhai e Shanghai e Chengdu. Per il 2010 si prevede un’ulteriore estensione della rete stradale a 1.400.000 Km. Trasporto stradale La percentuale maggiore dei trasporti su ruota sono organizzati e gestiti direttamente dalle aziende. L’offerta è ampia ma qualitativamente scadente: i mezzi utilizzati sono spesso inadeguati, e anche a livello organizzativo molte sono le difficoltà. I costi medi di trasporto sono piuttosto elevati (a seconda delle destinazioni, variano da 1 a 1,2 USD per tonnellata/ Km), a causa della cattiva qualità delle strade e dei mezzi (con guasti frequenti), e dell’incidenza dei pedaggi; inoltre, su alcune destinazioni è frequente il ritorno del mezzo a carico vuoto. Non va infine trascurato l’impatto dei diffusi localismi: molti enti amministrativi locali emanano concessioni e licenze, effettuano controlli, proibiscono la circolazione nelle città, allo scopo di favorire gli operatori locali. Tra le disfunzioni del trasporto su ruota cinese, oltre a ritardi nelle consegne e nei ritiri, va considerata anche la diffusa pratica dell’overloading e la scarsa attenzione nella disposizione dei carichi. Inoltre, la mancata standardizzazione dei pallet si traduce in un aumento dei costi. Ma il problema principale è la difficile copertura del territorio, a causa della carenza di operatori capaci di offrire una diffusa copertura geografica, che costringe le aziende a rivolgersi a più operatori per effettuare un unico trasporto. Dal punto di vista delle strutture, in Cina ci sono circa 600.000 Km di strade asfaltate; di queste, circa il 10% sono autostrade a quattro corsie che collegano le maggiori città. La qualità dei collegamenti presenta grandi squilibri tra le diverse zone del Paese. Particolarmente difficoltosa è la situazione delle rete di infrastrutture nelle Province nordoccidentali, e carenti risultano i collegamenti lungo la direttrice est-ovest. Trasporto ferroviario Predominante in passato, ha subito una forte contrazione negli ultimi anni. I costi sono molto competitivi, pari a circa un terzo del trasporto su strada. Tuttavia, soprattutto per le tratte meno frequentate, è necessario prenotare con forte anticipo (fino a un mese per il Xinjiang), mentre per le direttrici meglio servite come la Beijing-Shanghai è sufficiente una settimana. Inoltre permangono difficoltà di carattere tecnico, come la lentezza di percorrenza, la non standardizzazione dei container (diversi da quelli utilizzati dagli spedizionieri), le strutture carenti per i trasporti speciali (es. catena del freddo), l’inadeguatezza dei sistemi informativi. Gli operatori ferroviari più importanti sono la PG logistics e la ST Anda (joint venture tra China Mechants e Sembcorp Logistics di Singapore). Attualmente si sta affermando la tendenza a sottoscrivere accordi e stringere alleanze, come dimostra l’alleanza tra Eastern China Express Railways (chegestisce oltre 150 hub ferroviari) e APL Logistics di Singapore. L’attuale Piano Quinquennale prevede un potenziamento della rete ferroviaria esistente di ulteriori 15.000 Km e l’apertura di nuove tratte. È stato inoltre avviato un progetto di sdoppiamento dei binari, considerato che solo il 27% dei 67.000 Km di ferrovia esistenti è a doppio binario. Per il 2010 si prevede che la rete ferroviaria raggiungerà un’estensione pari a 100.000 Km. Trasporto aereo È’ il settore che sta registrando il tasso di crescita più elevato, oltre il 20% annuo. In Cina operano oltre 30 carrier aerei, ma la tendenza attuale, fortemente sostenuta dal Governo, è alla concentrazione del settore attorno alle tre maggiori compagnie: Air China, China Eastern e China Southern,che da sole coprono oltre il 60% del traffico merci. Air China, con base a Beijing, controlla anche Dragon Air (la seconda compagnia aerea di Hong Kong). China Eastern ha recentemente concluso un’alleanza con la China Airlines di Taiwan ed ha saputo sviluppare negli ultimi anni un ampio ventaglio di collegamenti internazionali. China Southern ha annunciato nel 2002 un progetto che la porterà gradualmente a gestire oltre 600 collegamenti, non solo interni ma anche nella regione asiatica, e l’assorbimento di tre compagnie regionali (Xinjiang Airlines, Guizhou Airlines e Zhongyuan Airlines). Dal 1995 è stata creata Travelsky Technology, consorzio di cui fanno parte tutte le compagnie aeree cinesi che si occupa della

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gestione degli aeroporti e di altre attività collegate al trasporto aereo cargo e passeggeri. I maggiori forwarder sono invece Datian, Sinotrans, e EAS. Non sembrano esserci dubbi sulla volontà del Governo centrale di sviluppare l’industria del traffico aereo, sia passeggeri che cargo; in particolare le attuali linee guida prevedono lo sviluppo ulteriore degli hub di Beijing, Shanghai e Canton, e il potenziamento delle infrastrutture localizzate nelle zone occidentali del Paese, le meno servite. Esistono in Cina oltre 200 aeroporti, che collegano le principali città. Trasporto marittimo Anche il trasporto via nave sta registrando tassi di crescita molto elevati, sia in termini di tonnellate di merce che di container movimentati. Il quantitativo di container movimentati nei porti cinesi copre il 10% della movimentazione mondiale ed è in costante crescita; è previsto che entro il 2005 la movimentazione complessiva raggiungerà i 45-50 milioni di teus. Di questi, la quota maggiore (pari a oltre il 75% del totale) è relativa a operazioni di interscambio con l’estero. I trasporti effettuati da compagnie marittime cinesi coprono il 45% circa del trasporto complessivo di contenitori da/per la Cina; la percentuale scende tuttavia al 30% nel segmento dei collegamenti transoceanici. Anche sulle rotte interne si sta assistendo a un incremento notevole, pari a oltre il 50%, per un totale di quasi 3 milioni di teus movimentati. Di questi, l’84% avviene tramite collegamenti costieri, mentre il 16 % coinvolge le vie d’acqua fluviali. Assai sviluppati sono inoltre i servizi feeder, che coinvolgono 47 scali marittimi e fluviali; i collegamenti feeder verso i grandi porti (in cui la merce è imbarcata su navi transoceaniche) hanno alimentato una movimentazione di oltre 1,5 milioni di teus, con un aumento del 75% circa. Particolarmente importanti sono i servizi feeder lungo il delta dello Yangtze, che fanno perno sui porti di Shanghai e di Ningbo, mentre ancora limitati sono i collegamenti feeder con i porti della Cina settentrionale (Tianjin, Dalian, Qingdao e Yingkou) e meridionale. Le compagnie marittime cinesi stanno comunque supportando notevolmente la crescita delle feeder line. Due sono le compagnie marittime che polarizzano il mercato del trasporto via nave: la China Ocean Shipping (Cosco) e la China Shipping (Sinotrans). Entrambe possiedono risorse e potenzialità pari a quelle degli operatori internazionali. La Cosco è la quinta compagnia a livello mondiale e predomina nei trasporti internazionali, mentre China Shipping ha il predominio nei trasporti interni. Più limitata la flotta di Sinotrans, mentre la Changjiang National Shipping, pur di dimensioni più modeste, controlla la maggior parte del traffico fluviale sullo Yangtze. Seguono una serie di piccoli operatori regionali. Il Governo ha deciso di potenziare ulteriormente il trasporto interno per via fluviale, in particolare per quanto riguarda lo Yangtze, allo scopo di integrare le varie modalità di trasporto interno e sviluppare l’intermodalità. In Cina ci sono 1.302 porti fluviali. I più importanti sono Nantong, Zhangjiagang, Jiangyin e Nanjing. Dall'apertura agli investimenti stranieri, 55 porti sono stati costruiti con capitale estero. Da quando la Cina nel 1987 ha costituito la prima Joint Venture per il trasporto container con nave, sono state realizzate oltre 180 attrezzature portuali in Joint Venture, con un investimento di oltre 2 miliardi di USD. Attualmente vi sono in Cina 165 porti marittimi; i principali sono Dalian, Fuzhou, Guangzhou, Haikou, Lianyungang, Nanjing, Nantong, Ningbo, Qingdao, Qinhuandao, Shanghai, Shantou, Tianjin, Xiamen, Yantan, Zhanjiang. Il porto di Shanghai, il più grande della Repubblica Popolare, copre un’area di oltre 3500 Km2 ed ha una capacità di trasporto di centinaia di milioni di tonnellate di merce l’anno. È collegato a oltre 1100 porti di più di 200 Paesi. Rappresenta anche un punto di partenza per le tratte fluviali, che lo collegano a numerosi porti sullo Yangtze, oltre che ai porti di Jiangsu, Zhejiang e le province Anhui. Posto al centro delle rotte commerciali costiere, presenta però dei problemi quanto all’accessibilità, a causa della scarsa profondità delle acque che rendono difficile l’ingresso di navi di stazza superiore a 600 TEU (container da 20 piedi); sono comunque in programma lavori di dragaggio per eliminare questo inconveniente. Situato sulla punta della penisola del Liaodong, il porto di Dalian rappresenta il centro di convergenza dell’85% del traffico da/per la Cina nord-orientale. Sono previsti piani di sviluppo e ristrutturazione dell’area portuale, e anche la costruzione di infrastrutture stradali e ferroviarie. Il porto di Guangzhou è collocato nella valle del Pearl River, al centro della rete che collega Guangdong, Guanxi, Henan e Hubei. La scarsa profondità delle acque rappresenta un ostacolo al suo ulteriore sviluppo, ma come nel caso di Shanghai il Governo ha previsto degli interventi di dragaggio che lo renderanno più facilmente accessibile. Situato a circa 150 Km da

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Beijing, Tianjin è il bacino artificiale più grande della Cina. Vi si movimentano oltre 100 milioni di tonnellate di merce, e il volume di traffico è nell’ordine del milione di container. Presenta un’area dedicata al traffico marittimo e una destinata ai collegamenti fluviali. Sono previsti forti investimenti in infrastrutture di collegamento con la capitale, ulteriormente incentivati dalla scelta di Beijing come sede dei Giochi Olimpici del 2008. Principale porto della Cina per il trasporto del carbone e specializzato nella movimentazione di petrolio e minerali grezzi, Qingdao è collocato nella penisola dello Shandong. Vi confluiscono le merci provenienti non solo dallo Shandong, ma anche da Henan, Hebei, Shanxi, Gansu, Mongolia Interna, Sichuan e Xinjiang. Composto da tre aree distinte, il porto di Ningbo si trova nella provincia dello Zhejiang, alla confluenza tra il fiume Yangtze e la costa.Movimenta volumi di traffico di oltre 100 milioni di tonnellate l’anno e per il 2005 si prevede che saranno superati i 150 milioni di tonnellate e i 2,5 milioni di container. Considerata l’ottima collocazione geografica, la profondità del canale d’accesso e l’efficienza dei servizi portuali, Ningbo è uno dei porti che presenta le migliori potenzialità di sviluppo. Turismo In base ai dati forniti dall’Organizzazione Mondiale del Turismo, la Cina rappresenta uno dei Paesi maggiormente visitati al mondo. Solo nel 2003, a causa della SARS, è stato registrato un evidente e reale calo di visitatori stranieri. I cinesi hanno anche cominciato a viaggiare di più negli ultimi anni, in particolare all’interno dell’area asiatica. Il numero dei viaggi oltreoceano dei cinesi è cresciuto rapidamente negli ultimi anni, da 8,4 milioni del 1998 a 20,2 milioni degli ultimi anni. Questa crescita è stata sostenuta da redditi più alti e da festività più lunghe che hanno guidato la crescita nel mercato del turismo interno, ma anche il governo ha avuto il suo ruolo, alleggerendo le restrizioni sui viaggi all’estero. Hong Kong e Macao sono importanti destinazioni per i turisti del continente, in linea con la decisione del governo di promuovere la crescita economica nelle sue due Regioni Amministrative Speciali.

Privatizzazioni

Fino a non molto tempo fa, in Cina esistevano leggi che impedivano alle imprese private di operare nei settori di pubblica utilità e in quelli relativi ai servizi finanziari. Nel 2005, abolendo queste leggi, si è permesso loro di entrare in tali settori. Un punto a favore di tale cambiamento è rappresentato dall’adesione della Cina all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), nel novembre del 2001. Questa questione è fondamentale. Con l’adesione, la Cina si è condannata ad abbandonare ogni controllo sul commercio estero nel giro di cinque anni, e su questa strada si è proseguito passo dopo passo fino ad oggi. I dati più recenti mostrano come il Paese sia diventato una delle più grandi potenze mondiali dal punto di vista economico. Attualmente, la forma di investimento che più attira le società straniere riguarda l’acquisizione di società esistenti, sia a capitale pubblico che a capitale privato. Per quanto riguarda le prime, il governo ha lanciato un programma di privatizzazione, mettendo sul mercato un numero crescente di società di stato. Le principali disposizioni normative in materia di acquisizione di SOEs da parte di soggetti stranieri sono contenute in due regolamenti: - Using Foreign Investment to Reorganize State-Owned Enterprises Tentative Provisions (8

novembre 2002); - Acquisition of Domestic Enterprises by Foreign Investors Tentative Provisions (7 marzo

2003). L’acquisizione di società e, seppure in misura minore, anche l’acquisizione di alcuni beni comporta determinati rischi. In caso di acquisizioni di società cinesi, l’assunzione di cautele assume una particolare rilevanza, essenzialmente per il non ancora perfezionato sistema di pubblicità delle informazioni societarie, e per il relativo quadro giuridico di riferimento, non sempre completo e preciso, anche perché spesso di recente elaborazione. Ci sono alcuni aspetti fondamentali nelle operazioni di privatizzazione che vanno presi in considerazione:

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- L’investitore straniero può acquisire quote nella società target, oppure i relativi beni. In quest’ultimo caso l’investitore registrerà in Cina una società a capitale straniero, cui verranno trasferiti tali beni;

- In caso di acquisto di quote, l’investitore straniero può acquistare quote dal socio esistente, oppure sottoscrivere un apposito aumento di capitale deliberato dalla società target;

- Sia in caso di cessione di quote che in caso di cessione di beni, è prevista una procedura di valutazione da parte di un ente di valutazione registrato in Cina (che può essere scelto dalle parti) per determinare il congruo prezzo di trasferimento. Il prezzo concordato dalle parti non potrà essere manifestamente inferiore a quello determinato dall’ente di valutazione;

- La percentuale massima di partecipazione straniera nel capitale della SOEs target va determinata sulla base del Guideline Catalogne of Foreign Investment Industries; Sia la cessione di quote che la cessione di beni di SOEs target è soggetta a una procedura di approvazione da parte delle autorità cinesi competenti. Tra i documenti che l’investitore straniero deve sottoporre a tali autorità, vi è un piano di ristrutturazione della SOEs, che prende in considerazione la sorte dei dipendenti di questa. Al momento non sono ancora chiare le richieste delle autorità in merito alla conservazione dei posti di lavoro, ma è chiaro che questo aspetto potrebbe essere determinante nel considerare vantaggioso o meno un certo investimento.

Investimenti esteri

Grazie anche alle modifiche apportate a seguito dell’entrata nella WTO, il contesto per gli investitori esteri in Cina è migliorato notevolmente. La Cina ha gradualmente ridotto le restrizioni sulle transazioni con l’estero. Gli investitori esteri hanno libero accesso alla valuta estera per tutte le transazioni che hanno a che fare con le partite correnti (export, import, rimpatrio di capitali, profitti, etc.). L’apertura del Governo agli investimenti stranieri, il cambio favorevole, il costo della manodopera, la stabilità politica e la capacità imprenditoriale della classe dirigente cinese hanno attirato negli ultimi anni ingenti investimenti esteri. Questa situazione, oltre a permettere all’economia cinese di crescere, sta ridisegnando l’attuale scenario economico-produttivo spingendo molte aziende a spostare la propria produzione in Cina. Tra i paesi in via di sviluppo la Cina si trova al primo posto per quanto riguarda il flusso degli investimenti esteri, che negli ultimi anni è in costante aumento. La materia degli investimenti stranieri è attualmente regolata dal "Foreign Investment Industrial Guidance Catalogue" e dalle "Directory of Foreign Investment Tentative Provisions" del 1995, i quali suddividono gli investimenti stranieri in “incoraggiati”, “ristretti” e “vietati”. Nei settori “incoraggiati” gli investimenti stranieri godono di particolari agevolazioni e incentivi fiscali. In questi settori, in genere è sempre possibile la costituzione di società a capitale interamente straniero. Gli investimenti stranieri nei settori “ristretti” subiscono alcune restrizioni, che possono andare dall’imposizione di una quota minima detenuta dal partner cinese nel capitale sociale della relativa joint venture, ad un appesantimento nella procedura di approvazione per la costituzione della società. Nei settori “vietati”, ovviamente, gli investimenti stranieri non sono possibili. Tutti i settori non compresi nel catalogo sono considerati parte di una categoria residuale, in cui gli investimenti stranieri non subiscono particolari limitazioni, né godono di particolari incentivi. E’ fondamentale accertare la categoria di appartenenza per poter stabilire se l’investimento straniero sia soggetto ad agevolazioni (ad es. particolari incentivi di carattere fiscale e non, come l’esenzione dal pagamento dei dazi doganali e dell’IVA sull’importazione di macchinari), restrizioni (ad es. possibilità di costituire esclusivamente una JV a maggioranza cinese) o se, in caso, fosse semplicemente proibito. Tale accertamento può essere effettuato fornendo alle autorità preposte all’approvazione dell’investimento una descrizione dell’attività che verrà svolta (ad esempio attività di consulenza, produzione etc.) ed eventualmente, nel caso si voglia intraprendere un’attività produttiva, fornendo i codici doganali del prodotto finito, delle materie prime e dei macchinari.

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Le principali agevolazioni di cui godono gli investimenti stranieri riguardano: - le imposte sul reddito d’impresa, in quanto è prevista l’esenzione o la riduzione

dell’imposta; - il trasferimento di macchinari alla società costituita in Cina, in quanto la legge prevede

particolari agevolazioni nel caso in cui il progetto rientri nella categoria “incoraggiata”, come l’esenzione dai dazi doganali e dall’IVA;

- il reinvestimento dei profitti nella società medesima, in quanto è possibile ottenere un rimborso del 40% dell’imposta sul reddito d’impresa pagata sulla somma reinvestita;

- la concessione dei diritti all’import/export. A differenza delle società cinesi, le società a capitale straniero, sin dal momento della loro costituzione, godono automaticamente del diritto a importare quanto necessario alla propria produzione, così come del diritto a esportare i prodotti finiti.

Per quanto riguarda la normativa di riferimento, con l’adozione nel luglio del 1979 della Legge sulle società miste sino-estere (emendata nell’aprile del 1990), il Governo cinese ha di fatto aperto la porta all’investimento straniero adottando una normativa alquanto articolata, integrata da una serie di provvedimenti successivi che hanno contribuito a completare il quadro normativo. Attualmente, le principali forme previste per l’investimento straniero sono: - la Società mista – Equity Joint Venture (Legge 8 luglio 1979 e relative modifiche – l’ultima

del 2001 - e regolamenti di applicazione); - la Società cooperativa o contrattuale – Cooperative Joint Venture (Legge 13 aprile 1988); - la Società a capitale interamente straniero – Wholly foreign owned enterprise (Legge 12

aprile 1986 e relativo regolamento di attuazione). La Società mista (Equity Joint Venture - EJV) può essere definita quale Società a responsabilità limitata costituita e gestita congiuntamente da due o più imprese (di cui almeno una straniera) per svolgere attività di carattere economico-imprenditoriale. La legge non stabilisce un limite massimo per la partecipazione del partner straniero, limitandosi a stabilire l’obbligo per quest’ultimo di sottoscrivere una quota minima pari al 25% del capitale dell’impresa stessa (ma non più del 99%). In mancanza di indicazioni legislative precise, una prassi non scritta fissa il capitale sociale minimo è pari a circa 1.000.000 RMB (circa 110.000 Euro). La costituzione di una EJV è soggetta ad approvazione da parte del MOFTEC (Ministero del Commercio Estero e della Cooperazione Economica) e alla registrazione presso l’ufficio SAIC (Amministrazione Statale per l’Industria ed il Commercio) competente a livello regionale, provinciale o comunale per il rilascio della licenza di esercizio che conferisce alla EJV personalità giuridica. In linea con il processo di adeguamento alle normative richieste dal WTO, la legge EJV è stata modificata a marzo del 2001, eliminando in particolare l’obbligo di sottoporre alle autorità i piani di produzione e di gestione, e l’obbligo di dare la precedenza agli acquisti di materie prime e di componenti di provenienza locale. Permane il divieto per le persone fisiche cinesi di costituire joint ventures con partners stranieri. La parte cinese è pertanto una persona giuridica. Le norme e i principi relativi alle EJV si applicano a tutte le forme di investimento estero in Cina. Tuttavia, il legislatore cinese ha voluto definire norme specifiche ulteriori con riferimento a due specifiche tipologie di società a partecipazione straniera: la Società Cooperativa o contrattuale e la Società a capitale interamente straniero. La Società cooperativa o contrattuale (Cooperative o Contractual Joint Venture – CJV) è assimilabile alla EJV sebbene più semplice e caratterizzata da una maggiore flessibilità operativa e giuridica. In particolare, la CJV può scegliere di operare anche senza personalità giuridica indipendente (nel qual caso i partner risponderanno delle obbligazioni societarie proporzionalmente ai loro conferimenti o in base agli accordi stipulati); in questa evenienza, i requisiti richiesti per il conferimento da parte del partner straniero sono determinati dal MOFTEC (con la possibilità di un conferimento inferiore al 25% fissato per le EJV). La Società a capitale interamente straniero (Wholly Foreign Owned Enterprise) è una società a responsabilità limitata che offre all’investitore straniero la possibilità di costituire un’impresa in Cina al 100% di proprietà (con esclusione dei settori dell’informazione, delle telecomunicazioni e del commercio) a condizione che la Società risulti eminentemente a

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vocazione all’export (valore delle esportazioni pari almeno al 50% della produzione) o comunque impieghi tecnologie avanzate (technologically advanced). Dal punto di vista procedurale, per la costituzione di un’impresa straniera in Cina la nuova guida per gli investimenti esteri prevede l’invio di una relazione alle autorità locali competenti per il commercio estero e la cooperazione economica contenente: - l’oggetto sociale dell’impresa estera; - le dimensioni dell’attività economica; - la descrizione dei beni prodotti; - la tecnologia, le attrezzature e le fonti energetiche utilizzate; - uno studio di fattibilità; - l’atto costitutivo; - l’elenco dei rappresentanti legali; - l’indicazione dei prodotti da importare; - la domanda di registrazione dell’impresa approvata dall’amministrazione provinciale o

comunale per l’industria e il commercio. Una volta ottenuta l’autorizzazione, l’impresa deve richiedere la licenza entro 30 giorni alle autorità provinciali o comunali per l’industria e il commercio. Successivamente, è prevista la registrazione fiscale, l’apertura di un conto bancario, la dichiarazione doganale e la supervisione tecnica. Tali procedure sono necessarie anche nel caso in cui la società subisca delle modifiche sostanziali, come variazioni del capitale, trasferimento della sede, modifica dell’oggetto sociale. L’investitore straniero può inoltre optare per l’apertura di un Ufficio di rappresentanza o di una Filiale, forma semplice e poco costosa per garantire una presenza stabile nel Paese. Gli Uffici di rappresentanza – a differenza delle Filiali – non sono tuttavia autorizzati ad esercitare attività imprenditoriali dirette o autonome (non è consentito quindi l’esercizio di attività manifatturiere, commerciali etc., limitandosi ad attività di rappresentanza e di supporto alla casa madre). Entrambe non godono di personalità giuridica autonoma. Le procedure per l’apertura di un ufficio di rappresentanza sono semplici e prevedono l’autorizzazione da parte del MOFCOM (salvo settori specifici come banche, studi legali, revisori, telecomunicazioni per cui l’approvazione è demandata al Ministero competente), la registrazione con il SAIC e una serie di ulteriori adempimenti e registrazioni. Con i Provvedimenti del Consiglio di Stato per l’incoraggiamento degli Investimenti esteri in Cina dell’11 ottobre 1986 sono state inoltre definite specifiche agevolazioni fiscali e creditizie volte a migliorare le condizioni in cui si trova ad operare l’investitore straniero con riferimento in particolare a due tipologie specifiche di Società: 1) Società miste in cui il valore annuo delle esportazioni supera il 50%della produzione; 2) Società miste che utilizzano tecnologie avanzate. Le agevolazioni previste a sostegno degli investimenti esteri sono di varia natura, anche se prevalentemente di carattere fiscale; particolari agevolazioni sono previste per le imprese che si insediano in una delle aree economiche speciali (si veda a riguardo il paragrafo successivo). Già dall’inizio del 2000 il governo cinese è sembrato particolarmente interessato a spingere lo sviluppo nelle province interne della Cina, esortando gli investitori stranieri ad orientarsi all’interno della Cina "verso occidente". L’entroterra in realtà mostra di avere alcune interessanti attrattive, come i più bassi costi per il lavoro e per le terre. Ma il problema per le aziende manifatturiere resta quello di rifornire le industrie di materie prime e anche di far giungere velocemente ai porti della costa i prodotti finiti, considerata la carente rete di distribuzione cinese, anche se al centro di vasti progetti di espansione.

Zone franche

Al fine di attirare gli investimenti stranieri, le autorità locali hanno costituito delle Aree Economiche Speciali, caratterizzate da particolari esenzioni doganali ed agevolazioni fiscali, quali la riduzione dell'imposta sul reddito dal 33% al 15%.

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Le Aree Economiche Speciali si articolano in: a) "Special Economic Zones" (ZES), che godono di regolamenti speciali per favorire gli

scambi con l'estero e prevedono agevolazioni agli investitori stranieri quali esenzione di dazi doganali o incentivi fiscali e facilitazioni nell'utilizzo di valuta straniera. Le ZES sono: Shantou, Shenzhen, Zhuhai, Xiamen, Pudong e la provincia di Hainan.

b) “Zone a Sviluppo Economico e Tecnologico” (ZSET), istituite in apposite aree industriali situate presso 14 città costiere aperte (Dalian, Quinhuangdao, Tianjin, Yantai, Qingdao, Lianyungang, Nantong, Shanghai, Ningbo, Wenzhou, Fuzhou, Guangzhou, Zhanjiang, Beihai).

c) “Zone Economiche Costiere Aperte”. In queste aree si sono insediate grandi società multinazionali (soprattutto statunitensi) ma in particolare sono nate e si sono sviluppate piccole e medie imprese con produzioni rivolte al mercato interno ed estero. I principali vantaggi legati al fatto di operare in una Zona franca sono di tipo fiscale e si traducono prevalentemente in una riduzione dell’imposta sul reddito (dal 33% al 15%, salvo nelle Zone Economiche Costiere Aperte, dove l’aliquota è fissata al 24% riducibile al 15% in presenza di particolari condizioni) ed in agevolazioni nell’uso di valuta straniera. Si ricorda, inoltre, da ricordare che in base alla recente politica “go west” adottata dal governo cinese, numerose aree centro-occidentali del paese garantiscono trattamenti fiscali privilegiati.

Normativa societaria

Le principali tipologie di società cinesi sono: - Limited Liability Company; - Company Limited by Shares; - Partnership Enterprise; - Individual Enterprise. Queste società sono regolamentate dalle seguenti leggi: - Company Law (29 dicembre 1993, modificata il 25 dicembre 1999); - Partnership Enterprises Law (23 febbraio 1997); - Individual Enterprises Law (30 agosto 1999). La Limited Liability Company è una società a responsabilità limitata che può avere un minimo di due soci fino a un massimo di 50, ad eccezione delle Limited Liability Company con unico socio pubblico. Il capitale sociale minimo varia a seconda dell’attività esercitata: - Rmb 100.000 per attività di sviluppo scientifico e tecnologico, attività consulenziali e

attività nel settore dei servizi; - Rmn 300.000 per attività di vendita al dettaglio; - Rmb 500.000 per attività produttive e di vendita all’ingrosso. I conferimenti di capitale possono essere in denaro o in natura. Il valore delle contribuzioni in tecnologia e diritti di proprietà industriali non può superare il 20% del capitale della società. La Company Limited by Shares è una società a responsabilità limitata, che può essere costituita con il sistema “dei promotori” o con il sistema “dell’offerta di azioni”. Il primo prevede che un certo numero di promotori sottoscrivano tutte le azioni emesse dalla società, il secondo prevede che i promotori sottoscrivano solo parte delle azioni emesse dalla società (almeno il 35%), mentre il resto va offerto al pubblico. I promotori devono essere più di 5, e più della metà di essi deve essere domiciliata in Cina. Il capitale sociale minimo di una Company Limited by Shares è Rmb 10 milioni. I conferimenti possono essere in natura o in denaro. Il valore delle contribuzioni in tecnologia e diritti di proprietà industriali non può superare il 20% del capitale della società.

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La Partnership Enterprise è una società costituita da due o più soci, i quali rispondono solidalmente e illimitatamente con il proprio patrimonio delle obbligazioni della società. La legge non fissa un capitale sociale minimo. I conferimenti dei soci possono essere in denaro o in natura e vi è anche la possibilità, se vi è l’accordo di tutti i soci, di conferire prestazioni d’opera. La Individual Enterprise è una società costituita da un unico socio, il quale risponde illimitatamente con il proprio patrimonio delle obbligazioni della società. La legge non fissa un capitale sociale minimo. Gli organi sociali della Limited Liability Company e della Company Limited by Shares sono: l’assemblea dei soci; il consiglio di amministrazione o amministratore unico; il comitato di controllo. La legge prevede inoltre, un direttore generale. L’assemblea dei soci è l’organo supremo e decide su tutte le questioni di particolare rilevanza. Il consiglio di amministrazione, nominato dall’assemblea, può essere composto per le Limited Liability Company da un minimo di 3 a un massimo di 13 amministratori, per la Company Limited by Shares da un minimo di 5 a un massimo di 19 amministratori. Per entrambe le società è previsto all’interno del consiglio di amministrazione un Presidente che ha la rappresentanza legale della società. Il comitato di controllo, nella Company Limited by Shares (a differenza della Limited Liability Company) è un organo necessario, e deve essere composta da almeno tre membri. Ha la funzione di supervisione sull’operato del consiglio di amministrazione e del direttore generale. La Limited Liability Company con unico socio pubblico, non è dotata dell’assemblea dei soci, il cui ruolo viene svolto direttamente dal socio unico. Il consiglio di amministrazione ha una dimensione ridotta e non è presente il comitato di controllo. Per quanto riguarda la Partnership Enterprise, la legge prevede che le decisioni di maggiore rilevanza vengano prese da tutti i soci anche se non riuniti in uno specifico organo sociale. A meno che lo statuto non preveda altrimenti, ogni socio detiene un voto, indipendentemente dalla partecipazione al capitale sociale. Per la Individual Enterprise non è previsto alcun organo sociale. Per quanto riguarda gli adempimenti contabili, sono gli stessi per tutti i tipi di società cinesi. Negli anni ’90 è iniziata una riforma del quadro normativo in materia contabile che ha ridefinito i principi contabili rendendoli simili a quelli in vigore nella maggior parte dei paesi occidentali. In particolare: - Tutte le società devono tenere i libri contabili in lingua cinese. La valuta utilizzata nelle

dichiarazioni da presentare alle autorità deve essere il Rmb; - Per quanto riguarda i software di contabilità, la società può scegliere tra quelli dotati della

debita autorizzazione; - Tutte le società devono sottoporre i propri bilanci alla revisione da parte di una società a ciò

autorizzata. Ricordiamo, inoltre, le società a capitale straniero (subsidiaries) di cui le principali sono state analizzate in precedenza: - Wholly-owned Foreign Enterprise; - Equity Joint Venture; - Cooperative Joint Venture; - Foreign Invested Holding Company (Fihc), un tipo di società a responsabilità limitata, che

può essere costituita tanto nella forma di Wfoe che nella forma di Cjv. Il capitale minimo è fissato in 30 milioni di dollari;

- Foreign Invested Company Limited by Shares (Ficls), un altro tipo di società a responsabilità limitata il cui capitale minimo è di 30 milioni di Rmb.

Con riferimento alle società straniere, ricordiamo: - Gli uffici di rappresentanza di cui abbiamo già parlato in precedenza; - Le branches. Per filiale si intende una presenza operativa della società straniera sul

territorio cinese, non dotata di una propria personalità giuridica distinta da quella della casa

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madre. La possibilità di costituire filiali è rimasta sulla carta, ad eccezione di filiali di banche, di società di assicurazioni, ecc.

Mercato del lavoro

Nonostante i miglioramenti ottenuti negli ultimi anni, il problema dell’istruzione e della formazione professionale resta uno dei problemi centrali del mercato del lavoro cinese. Il governo punta a raggiungere l’obiettivo di una migliore formazione e competenza professionale, al fine di non creare un esercito di diplomati disoccupati. Secondo gli esperti non è sufficiente aumentare i fondi per l’istruzione e la formazione ma occorre un più stretto collegamento tra ciò è insegnato e ciò che sono le effettive esigenze del mondo del lavoro.La ricerca di un posto di lavoro è diventato un problema che accomuna sempre più giovani diplomati, tra i quali aumenta ogni anno il numero dei disoccupati. Il problema del posto del lavoro, invece, non sembra riguardare i 5 milioni di nuovi laureati che, secondo le stime ufficiali, ci saranno nel corso del 2007, quindi un milione in più rispetto al 2006. La legge quadro in materia di diritto del lavoro è la Labour Law, emanata il 5 luglio 1994, ed entrata in vigore il 1° gennaio del 1995. Con riferimento al settore degli investimenti stranieri, a tale legge si affiancano alcune regolamentazioni specifiche, relative al caso in cui il datore di lavoro sia un cittadino straniero oppure il lavoratore sia un cittadino straniero. Il contratto di lavoro deve essere concluso per iscritto ed entro 1 mese da tale data deve essere depositato presso le competenti autorità del lavoro. Se il contratto è redatto in lingua diversa dal cinese occorre depositare anche una traduzione dello stesso in lingua cinese. Il contenuto minimo del contratto di lavoro prevede: - La durata del contratto; - Descrizione dell’attività che dovrà essere svolta dal dipendente; - Condizioni di lavoro e misure di protezione; - Salario; - Regole di disciplina nel rapporto di lavoro; - Cause di risoluzione del contratto; - Responsabilità in caso di violazione degli obblighi previsti dal contratto. L’orario di lavoro consiste in un massimo di 8 ore giornaliere e 40 ore di lavoro settimanale. Al di là di queste soglie, il datore di lavoro è tenuto a corrispondere un compenso straordinario, variabile dal 150 al 300% del salario. Il lavoro straordinario non può comunque, eccedere le 36 ore mensili. I minimi retributivi vengono stabiliti a livello locale, dalle autorità del lavoro competenti. Attualmente lo stipendio minimo mensile è fissato in circa Rmb 500. Il periodo massimo di assenza per trattamenti medici, malattia o infortunio non da lavoro viene calcolato con riferimento all’anzianità di servizio del dipendente. Il congedo per maternità non può essere inferiore a 90 giorni (15 prima del parto e 75 dopo). Può essere aumentato di 15 giorni in caso di complicazioni durante il parto. Durante il primo anno di vita del bambino, la madre ha diritto a due interruzioni giornaliere di 30 minuti per l’allattamento. La legge non prevede l’obbligo di sottoscrivere contratti collettivi, ma nel caso in cui una rappresentanza legale ne faccia richiesta al datore di lavoro, questi non può rifiutare. La sottoscrizione di un contratto collettivo tra datore di lavoro e rappresentanza sindacale non elimina la necessità per il primo di sottoscrivere contratti di lavoro individuali con ciascuno dei propri dipendenti. La remunerazione, variabile in funzione della localizzazione geografica, prevede i seguenti livelli indicativi minimi e massimi (su base annua): Dirigenti: 55.000 / 120.000 Rmb Impiegati:13.000 / 35.000 Rmb Operai specializzati:17.000 / 40.000 Rmb Operai:13.000 / 29.000 Rmb

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I rapporti di lavoro che coinvolgono dipendenti stranieri sono disciplinate dalle Administrative Regulation on the Employment of Foreigners in China del 22 gennaio 1996. Si tratta di un regolamento piuttosto scarno e in parte disapplicato. Nella prassi il dipendente straniero e il datore di lavoro godono di una libertà piuttosto ampia nella negoziazione dei contenuti del contratto di lavoro. Il regolamento prevede che la durata massima dei contratti con dipendenti stranieri sia di 5 anni rinnovabili e che eventuali controversie tra le parti devono essere decise dalle competenti autorità cinesi. Il datore di lavoro non ha alcun obbligo contributivo/previdenziale nei confronti dei dipendenti stranieri.

Costi industriali

Data l’estensione geografica del Paese, ciascuna città possiede una sua azienda erogatrice e, di conseguenza, i costi variano sensibilmente. Di seguito vengono indicati a titolo esemplificativo i costi indicativi relativi alla città di Pechino. Energia elettrica per uso industriale (Rmb per Kwh): 0,49 (uso industriale) 0,36 (uso domestico) Gas naturale (Rmb per m3): 1,8 (uso industriale) 1,4 (uso domestico) Carburante (Rmb al litro): 2,38 (benzina super) 2,43 (benzina verde) 2,20 (benzina normale) 2,20 (gasolio) Telecomunicazioni (in Rmb) Installazione: 5.100 Canone annuo: 130 Tariffe: 0,12 Rmb al minuto per chiamate urbane 0,8 Rmb per chiamate interurbane 20 Rmb per le chiamate con l’Italia Edifici (US$ al m2): Industria: 75/150 US$ per l’acquisto (in funzione dell’ubicazione) Uffici: 750/2900 US$ per l’acquisto (in funzione dell’ubicazione)

Disciplina doganale

L’uso di barriere tariffarie e non (prevalentemente nella forma di controlli, quote e licenze) sulle importazioni e in misura ridotta sulle esportazioni è stato largamente diffuso in Cina quale strumento di politica commerciale. Tuttavia, l’ingresso del Paese nella World Trade Organisation (WTO) ha determinato un progressivo abbassamento delle tariffe doganali, rappresentando un fondamentale passo verso la più ampia e generale liberalizzazione del commercio e degli investimenti in Cina. Le principali implicazioni sono state: la progressiva riduzione dei dazi doganali per tutti i prodotti; la progressiva eliminazione, nel 2005, del sistema delle quote in tutti i settori e particolarmente per quanto previsto dal Multifiber Agreement, relativamente a Stati Uniti ed Europa; la progressiva liberalizzazione degli investimenti stranieri in più settori dell’economia. Il quadro della normativa tributaria sembra destinato a un cambiamento radicale come conseguenza dell’ingresso della Cina nel WTO.

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Per quanto riguarda i dazi doganali, all’ingresso nel WTO è seguita una generalizzata e sostanziale riduzione degli stessi. E’ consigliabile monitorare la situazione, poiché adeguamenti delle tariffe avvengono con una certa frequenza. Per quanto riguarda le importazioni, con riferimento in particolare alle importazioni effettuate sulla base di un contratto di compravendita tra un’impresa straniera ed una cinese, il principio generale è che le merci in ingresso in Cina sono soggette al pagamento sia di un dazio doganale sia di un’Imposta sul Valore Aggiunto (VAT - value added tax, in inglese). Alcune tipologie di beni sono inoltre soggette al pagamento di una Consumption Tax. Le classi doganali utilizzate sono quelle internazionali. Il dazio viene calcolato sull’importo C.I.F. delle merci importate. Se l’importo non appare adeguato, è facoltà delle dogane richiedere il pagamento di un dazio calcolato in misura “presuntiva” secondo parametri interni. E’ possibile importare categorie di merci, in particolare per esposizione, in esenzione doganale per un periodo massimo di sei mesi, trascorso il quale i dazi devono essere pagati o le merci ri-esportate (è tuttavia frequente la richiesta di un deposito). L’importo della VAT è calcolato sulla base dell’importo C.I.F., maggiorato dei dazi (e, se applicabile, della Consuption Tax). L’aliquota generale è del 17%, ridotta al 13% per certe categorie di beni. Sia i dazi che la VAT devono essere normalmente pagati direttamente alle autorità doganali, entro sette giorni dalla richiesta. Per quanto riguarda invece il regime doganale applicato alle Foreign Invested Enterprise, le cosiddette FIE - che identificano qualsiasi forma di società con capitale interamente o in parte straniero, usata per distinguere queste ultime dalle società puramente domestiche - queste società godono, dalla data di registrazione (più precisamente dalla data di rilascio della licenza di esercizio) del diritto di effettuare operazioni di import/export, nei limiti di quanto stabilito dall’oggetto sociale. In pratica le FIE, compatibilmente con il genere di attività svolta, possono: - importare macchinari, attrezzature, materie prime, carburanti, ricambi, accessori,

attrezzature per ufficio e quant’altro necessario per l’attività d’impresa; - esportare i beni prodotti. In linea di principio, le FIE non sono dunque autorizzate ad importare merci o materiali che non siano connessi con le attività di produzione ovvero, ad esportare merci o beni che non siano da esse direttamente prodotti. Le imprese a partecipazione straniera non necessitano pertanto di alcuna specifica autorizzazione governativa per partecipare a transazioni commerciali con l’estero. Occorre tuttavia tenere presente che le stesse società non possono utilizzare la propria licenza per commercializzare in Cina prodotti provenienti dall’estero o vendere direttamente sul mercato internazionale prodotti cinesi diversi da quelli oggetto della propria attività. Al fine di mostrare maggiore apertura, tramite il Ministero del Commercio, il governo cinese ha concesso già dal 1996 la possibilità, limitatamente alle zone di Pudong (Shanghai) e di Shenzhen, di costituire delle Joint Venture (JV) con una vocazione esclusiva all’import/export, vale a dire società di trading che operano utilizzando la forma giuridica di una joint venture. La possibilità di costituire Foreign Trade JV è stata poi estesa a tutto il territorio cinese, a condizione che la partecipazione straniera sia minoritaria (massimo 49% e minimo 25%) e che il capitale registrato non sia inferiore a 50 milioni di Renminbi, ridotto a 30 milioni per le società registrate nelle province occidentali del Paese. Inoltre, dal 1° gennaio 2004, tutte le società registrate a Hong Kong e Macao sono autorizzate a costituire su tutto il territorio cinese Trading Companies sotto forma di joint venture, cooperative enterprises o wholly foreign owned enterprise (WFOE), a condizione che il capitale registrato non sia inferiore a 20 milioni di Renminbi (ridotto a dieci milioni per le società registrate nelle province occidentali del paese). Per quanto riguarda l’importazione di beni strumentali in esenzione doganale e VAT per le società a capitale straniero, ciò oggi è possibile solo per quelle che appartengono a settori cosiddetti “incoraggiati” e solo se il valore dei beni strumentali rientra nell’ammontare del Total Amount of Investment, secondo quanto contenuto nel Catalogo, che è divenuto lo strumento principe della politica industriale, insieme alle sue modifiche. Si tratta, in genere, dei settori ad

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alto contenuto tecnologico, o che introducono nuove tecnologie o ancora che rivestono importanza strategica per lo sviluppo dell’economia nazionale. Una delle tappe fondamentali verso la liberalizzazione del mercato cinese agli investitori esteri, già prefissate con l’ingresso della Cina nel WTO nel dicembre del 2001, consiste al momento nel fatto che il mercato cinese, sbarrato per decenni da vincoli all’ingresso, finalmente apre agli investitori stranieri operanti nel commercio e nella grande distribuzione. Il 1° giugno 2004 è stata infatti approvata la nuova disciplina cinese sul commercio e distribuzione che permetterà alle aziende straniere di importare, esportare e soprattutto commercializzare (al dettaglio e all’ingrosso) direttamente merci prodotte nel proprio paese o in altri paesi senza più la necessità di affidarsi ad un partner cinese. In merito alla documentazione necessaria per la spedizione dei prodotti, i principali documenti sono: - fattura commerciale, redatta in inglese, in due o tre esemplari, firmata dall’esportatore; - certificato per la libera vendita dei cosmetici; - certificato di analisi: per prodotti chimici e farmaceutici, alimentari, bevande, cosmetici,

tabacco, cotone, fibre chimiche, pelli; - imballaggio: il suo trattamento deve essere riportato prima della conclusione del contratto. Per quanto concerne i documenti di accompagnamento, è consigliabile riportarli all’atto della negoziazione del contratto e di adeguarsi alle istruzioni dell'importatore riportate nell’ordine, contratto o lettera di credito.

Sistema fiscale

Durante il primo forum cinese sul fisco tenutosi a Hefei, il 24 aprile del 2007, è stato affermato che dopo l'unificazione delle aliquote delle imposte sul reddito sulle imprese nazionali ed estere, il sistema fiscale cinese mantiene ancora la sua competitività internazionale. In tale sede, Yang Chongchun (direttore dell’istituto cinese delle imposte) ha illustrato come la nuova legge (in vigore dal 2008) riguardante l’imposta sul reddito, preveda un’aliquota pari al 25% e, quindi, leggermente inferiore alla media mondiale, che è di circa il 27%. Questo tasso favorirà pertanto il mantenimento della competitività del sistema fiscale cinese e, allo stesso tempo, la promozione e l'attrazione degli investimenti esteri. Attualmente, il sistema fiscale comprende le seguenti imposte principali: - Imposte dirette sulle persone fisiche

Sono soggette all'imposta sul reddito individuale tutte le persone fisiche residenti in Cina e i cittadini stranieri che risiedono in Cina per più di 90 giorni (183 per i cittadini italiani e di un'altra trentina di paesi). Per i cittadini stranieri viene tassato soltanto il reddito prodotto in Cina, mentre il reddito dei cittadini cinesi è tassato indipendentemente dal luogo in cui è prodotto. L’aliquota applicata è un’aliquota progressiva compresa tra il 5% per i redditi non superiori ai 500 yuan mensili ed il 45% per i redditi superiori ai 100 mila yuan mensili. Trattamento fiscale per altre categorie Il personale straniero è soggetto al pagamento dell'imposta sul reddito individuale con le stesse aliquote previste per i cittadini cinesi. Sono previste varie deduzioni d'imposta e un minimo non tassabile di 800 yuan. Tutti coloro che sono assoggettati all’imposta sul reddito individuale devono essere registrati presso l'ufficio delle imposte del luogo in cui risiedono. L'anno fiscale cinese corrisponde a quello solare e le imposte devono essere pagate mensilmente dallo stesso contribuente o dal datore di lavoro mediante ritenuta d'imposta.

- Imposte indirette La normativa fiscale cinese è oggi alquanto complessa, poiché non esiste un testo, un corpo unico o un codice comprendente tutte le norme fiscali ma varie leggi che prevedono diversi tipi di imposte e tasse. In seguito alla riforma del 1994, tutte le imprese sono soggette alla tassazione sul giro di affari (Turnover Tax), suddivisa in:

imposta sul valore aggiunto, che grava sul fatturato derivante dalla vendita e importazione di beni o prestazione di servizi con una aliquota del 17 per cento

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sulla maggior parte dei beni o del 13 per cento su limitate categorie di beni, quali i prodotti agricoli;

consumption tax, applicata con aliquote spesso molto elevate sulla produzione ed importazione di alcune categorie di beni, come alcolici, tabacchi e veicoli;

business tax, applicata alla fornitura di servizi e alla vendita di proprietà immobiliari con aliquote variabili dal 3 al 20 per cento.

- Imposte sui profitti

L'imposta gravante sui profitti societari è ad aliquota unica pari al 33 per cento (30 per cento più l’imposta locale del 3 per cento) e viene calcolata sul reddito netto complessivo ottenuto dalla società, dedotti i costi, le spese di gestione, gli ammortamenti e le perdite pregresse. In base alla legge sull’Income Tax delle Foreign Funded Enterprises (FFE), anche tutte le imprese a capitale straniero sono soggette al pagamento di una tassa sui redditi pari al 33 per cento. Secondo tale legge, sono considerate straniere le imprese con capitale straniero che abbiano costituito delle filiali o svolgano attività nella Repubblica popolare cinese o che, pur non avendo costituito filiali e non svolgendo attività, ottengano dei profitti, interessi su prestiti, rendite o royalties in Cina.

La Income Tax Law I regolamenti attuativi della Income Tax Law stabiliscono tre formule diverse per il calcolo del reddito di una impresa, sulla base del tipo di attività condotta (produzione, commercio, servizi). Sono poi previste delle agevolazioni per le imprese con investimento straniero localizzate su tutto il territorio cinese ed imprese localizzate nelle zone di sviluppo, per le quali la Income Tax è fissata con una aliquota del 15% e una riduzione del 10 per cento se si tratta di aziende export oriented. Si tratta comunque di agevolazioni in via di progressiva eliminazione, dal momento che il governo intende garantire le stesse condizioni di operatività sul mercato sia alle società a capitale straniero che alle società a capitale interamente cinese. La tassazione del RO L'Ufficio di Rappresentanza (RO) deve essere registrato presso lo State Tax Bureau ed il Local Tax Bureau. Seppure, a determinate condizioni, il RO possa essere dichiarato non soggetto ad alcuna imposizione fiscale, nella stragrande maggioranza dei casi le autorità cinesi considereranno il RO come un centro generatore di profitti per la casa madre (oltre che un centro di costo), di conseguenza tassabile. Le autorità cinesi prevedono tre sistemi alternativi per determinare l'ammontare di reddito imponibile nella RPC:

1) Actual incombe Sono soggetti a questo tipo di trattamento fiscale gli uffici di rappresentanza autorizzati a svolgere attività commerciali dirette, ovvero: Uffici di rappresentanza di società che si occupano di servizi di consulenza di vario tipo (legale, contabile, auditing, fiscale, etc): RO che forniscono servizi per conto della holding cui appartengono; RO di banche (a meno che non forniscano servizi di consulenza nel settore finanziario); RO di società di assicurazioni. Il RO è soggetto (come le altre imprese) al regime della "PRC, Foreign Enterprises income Tax Law" che prevede una aliquota pari al 33 per cento come imposta sui profitti (income tax) e una aliquota intorno al 5 per cento come business tax , e le imposte verranno di conseguenza calcolate come segue: Business Tax: Reddito x 5 per cento; income Tax: Profitti x 33 per cento. Nel caso in cui non vi siano redditi, service fees o commissioni, è possibile presentare una dichiarazione specifica ("Tax Return"). In questo caso, seppure non si parli formalmente di esenzione fiscale, l'imponibile sarebbe pari a zero. 2) Grossing up of expenditures In base a questo sistema il reddito presunto viene calcolato sulla base dei costi sostenuti dall'ufficio. In particolare, sono soggetti a questo tipo di trattamento fiscale i seguenti Uffici di Rappresentanza: RO di società trading o di agenzie che svolgono attività d'agenzia per il commercio di commodities; RO di società pubblicitarie straniere che svolgono servizi di agenzia pubblicitaria per conto della casamadre; RO di società dell’industria del turismo che forniscono servizi come la presentazione di domande per l'ottenimento di visti, prenotazioni

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di hotel, biglietti, guide turistiche, ecc.; RO di banche straniere od istituzioni finanziarie che forniscono servizi di consulenza nel settore degli investimenti od altre aree connesse; RO di società di trasporto. Anche questa tipologia di RO è soggetta al regime della "PRC, Foreign Enterprises income Tax Law" che prevede una aliquota pari al 33% come imposta sui profitti (income tax) e una aliquota intorno al 5 per cento come business tax. Per la determinazione dell'ammontare della Income Tax il primo passo riguarda il calcolo del reddito presunto, che i regolamenti prevedono avvenga secondo la seguente formula: Reddito Presunto = Spese (^M): 0.85 x 10%. L'imposta è poi determinata come segue: Income Tax = Reddito Presunto x 33%. La formula di calcolo della business tax è invece la seguente: Business Tax = Reddito Presunto x 5%. In totale, l’ufficio dovrà corrispondere al Fisco cinese ogni anno circa il 10% dell'ammontare dei costi sostenuti. 3) "Adjudged Income" o "Profit basis" Sono soggetti a questo tipo di trattamento fiscale buona parte degli Uffici di Rappresentanza che non appartengano alle due categorie sopra citate. Per quanto riguarda gli aspetti contabili, il RO deve tenere una contabilità ordinata soggetta a revisione annuale. I principi contabili sono quelli mutatis mutandis fissati per tutte le imprese a capitale straniero. Vi è infine la possibilità di richiedere l'esenzione fiscale per le seguenti tipologie di RO: RO di organizzazioni no-profit governative (a partire dal 2003, la quantità di certificati da presentare per ottenere l'esenzione fiscale è stata ridotta. Un certificato del governo del paese straniero in cui venga specificato che si tratta di una entità di natura no-profit sufficiente perché la richiesta di esenzione fiscale venga accettata; RO di società di tipo produttivo (se l’ufficio di rappresentanza svolge per conto della casa madre attività mirate alla conoscenza del mercato cinese, delle materie prime, di assistenza o di collaborazione (liaison), è possibile richiedere l'esenzione fiscale. Sono esclusi da questa categoria tutti gli uffici che forniscono qualsiasi tipo di servizio o di agenzia.

Sistema creditizio e finanziario

A partire dalla fine degli anni ’90, le Autorità cinesi hanno avviato un vasto piano di ristrutturazione del sistema bancario il cui costo complessivo, secondo alcuni analisti, potrà raggiungere nei prossimi anni il 30% del PIL. Le questioni principali da risolvere riguardano la qualità dell’attivo e le sofferenze, indotte da una generale scarsa trasparenza operativa e dall’utilizzo del credito come mezzo per sostenere i fragili bilanci delle società pubbliche. Il settore è dominato da 4 grandi banche pubbliche (SCB): - la Industrial and Commercial Bank of China (ICBC), - la Bank of China (BoC), - la China Construction Bank (CCB), - la Agricultural Bank of China (ABC), che alla fine del 2004 detenevano oltre il 50%

dell’attivo totale. Le riforme attuate finora dal Governo cinese includono la ricapitalizzazione delle banche pubbliche e il progressivo trasferimento dei non-performing loans (NPL) a società di gestione appositamente create. Le Autorità stanno gradualmente coinvolgendo gli investitori privati nel sistema bancario. Finora le banche occidentali hanno mostrato un forte interesse, motivato dall’elevato potenziale del mercato cinese. Oltre al risanamento dei bilanci, il Governo ha come priorità la governance e la trasparenza, in linea con gli obiettivi fissati dall’adesione alla WTO nel 2001 e che dovranno essere raggiunti entro la fine dell’anno. Tuttavia, nonostante i progressi, il settore resta caratterizzato da elementi di vulnerabilità. Sono necessari ulteriori interventi sul piano dei criteri di concessione dei prestiti, che tuttora si basano sovente su elementi che esulano dall’analisi del debitore. Inoltre, è da segnalare che la quarta banca statale (ABC) non è ancora stata coinvolta nella ristrutturazione. La Cina resta uno dei principali beneficiari dei fondi della Banca Mondiale.

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Principali Trattati

Accordo contro la doppia imposizione

Firmato nell’ottobre del 1986, l’accordo è diretto a evitare la doppia imposizione e a prevenire evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito. L’accordo è in vigore dal 1990.

Accordo in materia di promozione e reciproca protezione degli investimenti

L’accordo, firmato a Roma nel gennaio 1985, è stato ratificato il 3 marzo 1987 ed è entrato in vigore il 26 marzo 1987. I principali aspetti contemplati dall’accordo riguardano il riconoscimento del trattamento della nazione più favorita ed il riconoscimento dell’indennizzo in caso di esproprio o nazionalizzazione.

Accordo di Cooperazione tra l’Italia e la Cina

L’accordo, entrato in vigore il 19 maggio 1994 (Gazzetta Ufficiale n. 143 del 21 giugno 1994) prevede forniture di beni, costituzione di società miste, cessione di brevetti, licenze, know how e tecnologie, scambi di personale e di visite.

Strumenti comunitari di cooperazione

L’Unione europea sostiene lo sviluppo economico e politico della Cina per una transizione stabile e prosperosa. Le relazioni UE-Cina prevedono un consolidamento delle relazioni basate soprattutto al libero commercio e al dialogo politico ed economico. Per ulteriori informazioni in merito ai rapporti di partenariato UE-Cina è possibile consultare il sito della Commissione europea-Relazioni esterne: http://ec.europa.eu/external_relations/china/intro/co-operation.htm The Strategy Paper and Multiannual Indicative Programme Approvato dalla Commissione UE nell’agosto 2007 prevede le linee guida della cooperazione UE-Cina per il periodo 2007-2013. Indicativamente il budget previsto per cooperazione con la Cina è di EUR0 32 milioni per annualità. Questo ammontare è adattato a seguito delle valutazioni effettuate a medio termine da parte della Commissione. Per ulteriori informazioni relative al progetto e ai programmi finanziari è possibile consultare il sito web della Delegazione della Commissione in Cina: http://ec.europa.eu/external_relations/china/intro/co-operation.htm

Progetti multilaterali

La Cina usufruisce di finanziamenti da parte dei seguenti organismi finanziari internazionali: Banca Mondiale, Banca Asiatica di Sviluppo (IADB). La Banca mondiale, attraverso la IBRD - International Bank for Reconstruction and Development - finanzia progetti e fornisce assistenza tecnica ai paesi in via di sviluppo (PVS) I prestiti IBRD hanno in genere un periodo di garanzia di 5 anni, sono rimborsabili in un arco di tempo compreso fra i 15 e i 20 anni e vengono accordati al governo o a entità pubbliche. Il tasso di interesse richiesto dalla banca è calcolato sulla base del costo medio della raccolta, fonte primaria di finanziamento delle operazioni di prestito. I prestiti IBRD si indirizzano prevalentemente verso alcuni settori: - Programmi per lo sviluppo umano (istruzione, sanità, nutrizione, settore demografico,

settore sociale); - Protezione dell’ambiente; - Sviluppo del settore privato e del settore finanziario;

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- Sostegno alle riforme economiche. Per l’assistenza ai paesi più poveri la Banca Mondiale opera attraverso l`IDA - International Development Association - che rappresenta la maggior fonte finanziaria per i 78 paesi più poveri del mondo, il cui reddito pro capite non supera gli 895 dollari USA (nel 1998). I crediti IDA vengono concessi a condizioni molto vantaggiose: senza interessi , hanno una durata di 35 o 40 anni e un periodo di tolleranza di dieci anni. Obiettivi prioritari dell’assistenza finanziaria IDA sono: - I servizi sociali di base (nutrizione, sanità, istruzione primaria, risorse idriche,

ammortizzatori sociali di base); - L’allargamento della base della crescita economica (sostegno alle riforme macroeconomiche

e strutturali, sostegno al settore privato: piccole-medie imprese e settore finanziario). - Il sostegno alla corretta amministrazione del settore pubblico. - La protezione dell’ambiente, anche attraverso iniziative trasversali in settori quali lo

sviluppo rurale, urbano e dei trasporti. In Cina è presente un ufficio di riferimento della Banca Mondiale: Ms. Li Li The World Bank Resident Mission in China 9th Flor, Building A, Fuhua Mansion No. 8, Chaoyangmen Beidajie Dongcheng District - Beijing 100027 - China Tel. (86-10) 6554-3361 extension: 2030 - Fax: (86-10) 6554-1686 World Bank Office in Beijing : http://www.worldbank.org.cn/ La Banca Asiatica di sviluppo (ADB – Asian Development Bank) è un organismo finanziario multilaterale che conta attualmente 56 paesi membri (tra cui l’Italia) e opera a beneficio dello sviluppo economico dei Paesi Asiatici. Le attività della ADB si rivolgono ad alcuni settori prioritari quali la riduzione della povertà, lo sviluppo socio-economico dei paesi dell’area, la protezione dell’ambiente. La banca opera principalmente attraverso assistenza tecnica e finanziamenti rivolti a governi, imprese pubbliche e private. Per quanto riguarda il settore privato, beneficiari dei finanziamenti ADB sono le imprese private costituite nei Paesi Membri in Via di Sviluppo (indipendentemente dalla nazionalità degli azionisti). La ADB opera in favore del settore privato sia direttamente attraverso: - Finanziamenti a medio e lungo termine; - Partecipazioni azionarie e quasi-azionarie. Sia indirettamente attraverso intermediari finanziari concedendo linee di credito e cofinanziamenti. Asian Development Bank Central Operations Services Office Manila, Philippines Fax. (++63 –2) 741 7961 / 631 6816 ADB European Representative Office Rahmshofstrasse 2-4 60313 Frankfurt/Main - Germany Tel. (49 69) 9202-1488 - Fax. (49-69) 9202-1499

Informazioni di viaggio

Prefissi internazionali 00 86 prefisso per il Paese; 10 Beijing; 20 Guangzhou; 21 Shangai;

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22 Tianjin; 24 Shenyang; 27 Wuhan Prefisso selettivo per Hong Kong 00852 Fuso orario: 8 ore avanti rispetto all’orario del meridiano di Greenwich; 7 ore avanti rispetto all’Italia (6 ore avanti con l’orario legale) Acquisti: Praticamente ovunque (alberghi, templi, strade, musei ecc.) si trovano venditori con mercanzie. Comunque non mancano moderni Centri dove è possibile acquistare praticamente di tutto, anche batterie, pellicole fotografiche, materiale elettronico ecc), ma le merci più apprezzate dai turisti sono seta, kashmere, porcellana, tappeti, giada, cloisonné, lacche, sculture di legno ecc. Normalmente si accettano anche carte di credito. Se si acquistano in Cina oggetti d'antiquariato è necessario conservare le ricevute, che potranno essere richieste in dogana in uscita dal Paese. Con le mance, ci si può regolare in questo modo: mezzo dollaro per persona al giorno all'autista, un dollaro al giorno alla guida, mezzo dollaro al facchino. Elettricità: 110/220 volt. È consigliabile munirsi di un adattatore per le prese. Vaccinazioni: Non viene richiesta alcuna vaccinazione. L'Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia la profilassi antimalarica nel caso di permanenze nella zona di Xishuangbanna (Yunnan meridionale, al confine con Laos e Birmania). Compagnie aeree: Airchina: http://www.airchina.com.cn/english/index.htmChina Eastern Airlines: http://www.chinaeasternair.com.cn/ (in cinese) Documenti necessari per l'ottenimento del visto consolare 1) AFFARI: - Passaporto in corso di validità non inferiore ai sei mesi - Una foto formato tessera - Un formulario - Lettera d’invito anche via fax di una azienda cinese (solo per i visti di singola e doppia

entrata) - lettera di invito ufficiale in originale, rilasciata dalla "Commissione Economica della

Provincia" (Municipio) nel paese (solo per i visti multipli) 2) TURISMO: - Passaporto in corso di validità non inferiore ai sei mesi - Una foto formato tessera - Un formulario - Prenotazione del biglietto aereo Il visto può essere ottenuto presso l’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese a Roma o presso il Consolato Generale di Milano (sono necessarie 1 oppure 2 settimane per il rilascio del visto). Coloro che ne sono sprovvisti sono obbligati a pagare multe elevate o possono essere respinti alla frontiera. Anche per il solo transito sul territorio cinese (pur senza scendere dal mezzo di trasporto) è necessario disporre del relativo visto, con un’unica eccezione: è stata decisa per i soli aeroporti di Shanghai l’esenzione dal visto per transiti (documentati con biglietto aereo e visti per il paese terzo) con soggiorno fino a 48 ore. Per entrare a Hong Kong basta il solo passaporto. Settimana lavorativa UFFICI: l’orario di lavoro degli uffici nella Repubblica Popolare Cinese si articola su cinque giorni lavorativi (dal Lunedì al Venerdì) con i seguenti orari: dalle ore 8.00 alle ore 12.00 e dalle ore 13.00 alle ore 17.00

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BANCHE: varia da città a città; generalmente dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 13.00 alle ore 17.00; il Sabato dalle ore f9.00 alle ore 12.30 UFFICI POSTALI: generalmente dal lunedì al sabato dalle ore 8.00 alle ore 19.00; molti alberghi offrono un servizio postale aperto tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 12.00. NEGOZI: varia da città a città; generalmente i negozi sono aperti 7 giorni su 7 dalle ore 8.00 alle ore 19.00 o dalle ore 9.00 alle ore 20.00; i ristoranti chiudono di solito alle ore 22.00 (l’orario raccomandato è tra le ore 17.30 e le ore 19.30) Carte di credito: Accettate in generale nei grandi alberghi e nei negozi più costosi. Principali festività 1°-3 gennaio (Primo dell’Anno); 9-11 febbraio (Capodanno Cinese o Festa di primavera); 1°- 3 maggio (Festa del Lavoro); 1° - 3 ottobre (Festa Nazionale). Festività per particolari gruppi: 8 marzo (Giornata della Donna); 4 maggio (Giornata dei Giovani); 1° giugno (Giornata dei Bambini); 1° agosto (Giornata delle Forze Armate).

Principali indirizzi utili

Gli indirizzi ed i numeri di telefono riportati in questa sezione sono tratti da fonti ufficiali italiane e/o da fonti ufficiali del Paese. E’ tuttavia possibile un certo margine di non corrispondenza dovuto al lento aggiornamento delle fonti da parte delle diverse istituzioni ed al frequente variare delle numerazioni telefoniche nei paesi di riferimento. Ambasciate e Consolati in Italia Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese e Sezione consolare Ambasciatore: Cheng Wendong (dal 11/05/99) Via Bruxelles, 56 00198 Roma Tel (06) 8848186 Fax (06) 85352891 Consolato Generale - Milano Via Benaco, 4 20139 Milano Tel. (02) 5693869 Fax. (02) 5694131 CIRCOSCRIZIONE Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Consolato Generale Firenze Via della Robbia, 39 50132 Firenze Tel. (055) 5058188 (055) 520699 Fax (055) 520698 CIRCOSCRIZIONE Toscana, Liguria, Umbria, Marche Ufficio commerciale Via della Camilluccia, 613 - 00135 Roma Tel. (06) 3294254 -36303856 - 36308534 Fax (06) 36308552 - Telex 622162 CINACI Ambasciate e Consolati all'estero Ambasciata d’Italia - Pechino Ambasciatore: Gabriele Menegatti 2, 2nd Street East San Li Tun Dong Er Lie 100600 Beijing Tel. (+86 10) 65322131-2-3-4- 5 Fax (+86 10) 65324676

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FUNZIONARIO DI TURNO: Telefono cellulare in caso di estrema urgenza (0086) 13901032957 / 13520652007 [email protected] www.italianembassy.org.cn Consolato Generale d’Italia - Canton Console Generale: Amb. Fabrizio Pio Arpea CITIC PLAZA, Room 5207-5208, Tianhe Beilu 233, Tianhe District 510613 -GUANGZHOU Tel (+86 20) 38770556/7/8/9 - Fax (+86 20) 38770270 [email protected] http://www.italianembassy.org.cn/feagia1.htm Consolato Generale d’Italia - Hong Kong Console Generale: Gabriella Meneghello 3206 Asia Pacific Finance Tower, Citibank Plaza, 3 Garden Road, Hong Kong Tel: 00852 25220033/4/5/6 - Fax: 25234293 [email protected] www.italianconsulate.org.hk Consolato Generale d’Italia - Shanghai Cons.Gen. Mario Filippo Pini 19th Floor, The Center, Changle Lu n. 989 - 200031 Shanghai Tel: 008621 54075588 Fax: 008621 64716977 [email protected] www.conitsha.org.cn Istituto Nazionale per il Commercio Estero - I.C.E Italian Institute for Foreign Trade - Pechino (Beijing) Direttore: Antonino Laspina Beijing, Chaoyang, Hu Jia Lou Jing Guang Centre 38th floor unit 02 - 100020 Beijing Tel. (+86 10) 65973797 - Fax. (+86 10) 65973092 [email protected] www.ice.it/estero2/pechino Italian Institute for Foreign Trade - Shanghai Direttore: Carlo Addis Hotel Equatorial - Room 404 Office Building - 65, Yanan Road West 200040 Shanghai P.R. China Tel. (+86 21) 62488600 / 62480081 / 62488647 / 62481688 Fax (+86 21) 62482169 [email protected] www.ice.it/estero2/shanghai Italian Trade Commission - Canton Direttore: Granito Vittorio 1361 China Hotel Office Tower Liu Hua Lu 510015 Guangzhou Tel. (+86 20) 86670013 / 86663566 / 86266017 Fax (+86 20) 86672573 [email protected] www.ice.it/estero2/canton/default.htm Italian Trade Commission - Hong Kong Direttore: Carlo Angelo Bocchi Unit 1901 1902 Office Tower Convention Plaza 1, Harbour road - Wanchai - Hong Kong Tel. (+852) 28466500 Fax (+852) 28684779

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[email protected] [email protected] www.ice.it/estero2/hongkong Punto di corrispondenza. CHENGDU Dipende da ICE Pechino 22TH FLOOR, UNIT 05 WEST YULONG STREET, 210 610015 CHENGDU, SICHUAN - P.R. CHINA Tel: (0086 28) 86626506 / 86628973 Fax: (0086 28) 86510130 [email protected] Rappresentanza Unione Europea Rappresentanza dell’Unione Europea in Cina 15 Dong Zhi Men, Wai Dajei Sanlitun 100600 Beijing Tel. (+86 10) 5324443 Fax (+86 10) 5324342 Ministeri Ministero Commercio Estero e Cooperazione Economica (MOFTEC) 2, Dong Changan Jie, Beijing 100731 Tel. (+86 10) 8494678 Fax (+86 10) 5129568 Ministero degli Affari esteri (Ministry of Foreign Affairs) 2, Chaoneidaije, Dongcheng District, 100701 Beijing Tel. (+86 10) 6596 1114 Camere di Commercio locali Camera di Commercio italiana ad Hong Kong 19-27 wyndam street, Suite 902-3 Wilson House Central Hong Kong Tel. (+852) 25218837 - Fax. (+852) 25374764 [email protected] www.icc.org.hk Camera di Commercio italiana in Cina Unit 3605 Jing Guang Centre Hu Jia Lou, Chaoyang Dsitrict 100020 Pechino Tel. (+86 10) 65973078 / 65973388 - Fax (+86 10) 659 73066 [email protected] [email protected] European Business Information Centre (EBIC) TIPS National Bureau - People's Republic of China 15 Fuxing Road, P.O. Box - 3811- Beijing 100038 Tel. (+86 10) 685.14046 - Fax: (+86 10) 685.18210 [email protected] www.tips.org.cn Associazioni All China Federation of Industry and Commerce 93, Beiheyan Dajie Beijing 100006 Tel. (+86 10) 5136677 Fax (+86 10) 5122631 China Council for the promotion of international Trade (CCPIT) 1 Fuxingmenwai street Beijing 100860

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Tel. (+86 10) 68013344 Fax (+86 10) 68011370 Istituti e Enti General Office of the Trade Council 2 Fuyou street Beijing 100017 Tel. (+86 10) 6309 6998 State Administration for Industry and Commerce 8 Sanlihe Dong Lu Xichengqu Beijing 100820 Tel. (+86 10) 8013300 Fax (+86 10) 862771 State Development Planning Commission 38 Yuetannanije, Xicheng District Beijing 100824 Tel. (+86 10) 6850 2401 Fax. 6850 2728 State Economic and Trade Commission (SETC) 26 Xuanwumen Xidajie Beijing 100053 Tel. (+86 10) 6304 5328 - Fax. 6304 5326 Principali Istituti Bancari locali Bank of China 410 Fuchengmen Nei Daije Beijing 100818 Tel. (+86 10) 6016688 Fax (+86 10) 6016869 Industrial & Commercial Bank of China 15, Cuiwei Road , Haidian Dist - Beijing 100036 Tel. (+86 10) 8217793 Fax (+86 10) 8217920 People’s Construction Bank of China 12c, Fuxing Lu - Beijing 100810 Tel. (+86 10) 8515319 Fax (+86 10) 8515320 The Agriculture Bank of China Jia 23 Fu Xing Rd - Beijing 100036 Tel. (+86 10) 8413129 Fax (+86 10) 8413128 The People’s Bank of China Central Bank 32, Chengfang Street West City District Beijing 100800 Tel. (+86 10) 6016705 Fax (+86 10) 6016704 Principali Istituti Bancari italiani Banca Commerciale Italiana Capital Mansion, 21st Floor, Room 8 6, Xin Yuan Nan Road 100004 Beijing Tel. (+86 10) 4660088 Fax (+86 10) 4664067 Banca di Roma Citic Building, Suite 2604 19, Jianguomen Wai Dajie Beijing 100004 Tel. (+86 10) 65003716 Fax (+86 10) 65001165 Banca Intesa Unit S 121 Beijing Lufthansa Center 50, Liangmaqiaio

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Chaoyang District 100016 Beijing Tel. (+86 10) 64651057 Fax (+86 10) 64653338 Banca Nazionale del Lavoro Citic Building, 10th Floor Office, 2 19, Jianguomenwai Dajie Beijing 100004 Tel. (+86 10) 65004212 Fax (+86 10) 5003507 Fax. 65003507 Banca Popolare di Verona 2910, Bank of America Tower 12, Harcourt Road Central Hong Kong Tel. (+852) 25227608 Fax. (+852 ) 25219688 Banca Popolare di Vicenza Suite 1307, 9 Queen’s Road Central Hong Kong Tel. +(852) 21472955 Fax. (+852) 21472997 Banco Ambrosiano Veneto Jing Guang Center Room 812/813 8/F1 Hu Jia Lou, Chao Yang Qu Beijing Tel. (+86 10) 5013040 Fax (+86 10) 5013039 Cariplo 811, Scite Tower 22 Jianguomen Wai Dajie Beijing Tel (00 86 10) 51.26.788 Credito Italiano Scite Tower Room 608 22 Jianguomen Wai Dajie Beijing Tel. (+86 10) 5126968 Fax (+86 10) 5127184 Istituto Bancario San Paolo di Torino China World Trade Center 2626 China World Tower 1 Jianguomen Wai Da Jte Beijing 100004 Tel. (+86 10) 65053090 Fax (+86 10) 65053098 Monte dei Paschi di Siena 2617 China World Tower 1 Jianguomen Wai Dajie Beijing Tel. (+86 10) 5053136 Fax (+86 10) 5053139