Ci sono! Finalmente! Pensa e ripensa, nonostante ... · Gigante Egoista originario, o il suo legale...

20
www.lameridianadicasteldaccia.it marzo 2007 - NUMERO 2 Ci sono! Finalmente! Pensa e ripensa, nonostante le tonnellate di pandoro che mi hanno offuscato la mente nell'ultimo mese, ho trovato l'attrazione turi- stica che farà di Casteldaccia una delle cittadine più visitate al mondo... e ce l'avevo proprio sotto il naso! Alla faccia degli ungheresi che a Bran, in Transilvania hanno il Castello del Conte Dracula ed a quella dei Finlandesi, che a Rovaniemi hanno la casa di Babbo Natale, noi casteldaccesi li freghe- remo tutti in curva attirando camionate di bambini di tutto il mondo perché da noi c'è il famoso Giardino del Gigante Egoista. Sì, proprio lui!

Transcript of Ci sono! Finalmente! Pensa e ripensa, nonostante ... · Gigante Egoista originario, o il suo legale...

www.lameridianadicasteldaccia.it marzo 2007 - NUMERO 2

Ci sono! Finalmente! Pensa e ripensa, nonostantele tonnellate di pandoro che mi hanno offuscato lamente nell'ultimo mese, ho trovato l'attrazione turi-stica che farà di Casteldaccia una delle cittadinepiù visitate al mondo... e ce l'avevo proprio sotto ilnaso! Alla faccia degli ungheresi che a Bran, inTransilvania hanno il Castello del Conte Dracula eda quella dei Finlandesi, che a Rovaniemi hanno lacasa di Babbo Natale, noi casteldaccesi li freghe-remo tutti in curva attirando camionate di bambinidi tutto il mondo perché da noi c'è il famosoGiardino del Gigante Egoista. Sì, proprio lui! È

2 - LA MERIDIANA DI CASTELDACCIA La Meridiana - Numero 2

Fondato daLorenzo Canale

Direttore ResponsabileNicolò Di Salvo

CaporedattoreMaria Luisa Florio

RedazioneGiuseppe [email protected]

Alessio [email protected]

Lorenzo [email protected]

Paolo Di [email protected]

Giuseppe [email protected]

Rosalia [email protected]

Giuseppe [email protected]

Sonia [email protected]

CollaboratoriGaetano AielloSalvatore CaetoCarmelo CalòGiovanni CastigliaPippo Di GiacintoNancy Di SalvoPietro FiorentinoGiuseppe GuttillaFrancesco La Spisa

Giusy La MonicaMariolina La MonicaUmberto Lo CascioVincenzo ManzellaNino MineoMichele PedoneRosalba PinelloIgnazio RisciliInes ScardinaAnna Maria TrapaniScout di Casteldaccia

Hanno inoltre collaborato in questo numero:Umberto Lo CascioGiorgia Lorito(per La Piccola Meridiana):Daniele Di FilippoOriana La Monica

Sito Internetwww.lameridianadicasteldaccia.itTel. 328 6832989

[email protected]

Hanno contribuito alla realizzazione del giornale:Carmelo Calò Giuseppe Guttilla

Impaginazione e stampaStamperia Zito Via Nuova, 112, - PalermoTel. 091 7542822www.stamperiazito.it

INCHIESTACentro sociale? ............................................................................................................3Centro sociale. Un pò di storia ....................................................................3C’era una volta il centro sociale ................................................................4

ATTUALITÀ“Forse non tutti ce lo sanno” ........................................................................5Abusivismo edilizio......................................................................................................6Assunzioni e Finanziaria........................................................................................6Chi sparla davanti a te............................................................................................7

LETTERENormale avvicendamento politico?........................................................8Il Kiwanis a Casteldaccia......................................................................................8

SOCIALETossicodipendenza, l’aiuto del Ser.T. ......................................................9

LAVOROL’importanza del Curriculum Vitae......................................................10

LA VOCE DEL PADRONEDiamoci una calmata! ..........................................................................................11

GIOVANIGiovani campioni crescono ..........................................................................12L’«Aria» dell’hip hop................................................................................................12Alla conquista di Alpe Cucco......................................................................13

L’ANGOLO AZZURROLa stella di mare..........................................................................................................14

LA PICCOLA MERIDIANASignor Sindaco, ci vorrebbe ........................................................................15Ho il diritto di avere diritti............................................................................15Ci vorrebbe... ....................................................................................................................15

ARTE E CULTURATre poesie ............................................................................................................................16Sostiene Pereira ..........................................................................................................17L’Io è qualcosa di unitario? ..........................................................................17Riflettori puntati sull'arte contemporanea ..............................18

SOMMARIO

La Meridiana on line. I nostri sondaggiIl nuovo sondaggio

Il vostro giudizio sulla gestione tributi operata dal Comune

OttimaSufficienteInufficientePessima

Il risultato del sondaggio del Numero 1

Come giudicate l’operato dell’attuale amministrazionecomunale?

Ineccepibile 0 0 %Buono 8 16.67 %Sufficiente 4 8.33 %Insufficiente 20 41.67 %Un disastro 16 33.33 %

Esprimete il vostro voto sul nostro sitolameridianadicasteldaccia.it.Avete tempo fino al 20 marzo

Anno I - Numero 2 - marzo 2007

Piazza Repubblica, 13Casteldaccia (PA)tel. 091 942401

Chiuso il lunedì

La Meridiana di CasteldacciaRegistrazione Tribunale di Termini Imerese N° 1 / 2007

Distibuzione gratuita

Quello della favola di Oscar Wilde, quello dove i bambininon potevano giocare perché l'omone cattivo lo aveva circon-dato di alte mura ed aveva affisso il cartello "GLI INTRUSISARANNO PUNITI"...

...Certo di tempo ne è passato e quindi le cose un po’ sonocambiate. Per esempio il cartello adesso dice: "E' VIETATOBUTTARE RIFIUTI" e oltre ai bambini che non possono più gio-carci la situazione si è evoluta e adesso ci sono anche gliinquilini del quartiere che non possono più parcheggiarci esono costretti a piazzare le loro auto sul marciapiede e ci sonoanche i fedeli che non vanno più a pregarci, se no ogni voltasarebbe un pellegrinaggio, dovendo lasciare la macchinapraticamente in piazza. Anche il nome è cambiato: adesso sichiama Centro Sociale ed è una struttura in stato di abbando-no. Dentro cade a pezzi ed il gigante egoista di turno, chenon ho ben capito se sia un privato, un'istituzione, un comita-to o che ne so, magari non lo ha venduto ed è ancora ilGigante Egoista originario, o il suo legale rappresentante ochiunque esso sia (e devo dire che non me ne frega un gran-ché) qualche tempo fa ha pensato bene di metterci un bel can-cello (rigorosamente automatico) e sebbene il varco pedonalesia libero (ma solo di giorno) nessuno ci entra o ci esce più se

non ha il telecomando. Su quello spazio, una volta allegro di voci festose di bambi-

ni, popolato da cittadini che parcheggiando, la sera, si scam-biavano un sorriso ed un saluto amichevole e di persone cheapprofittando delle belle serate estive si presentavano alcospetto di Padre Pio chiedendo qualche favoruccio per loroimportante, adesso su quello spazio è sempre inverno, pro-prio come nella favola di Wilde.

Non sono purtroppo così ottimista da pensare che le cose abreve cambieranno, che l'edificio venga ristrutturato e chevenga restituito, assieme allo spazio adiacente, alla cittadinan-za alla quale è stato sottratto, però la favola antica ha un lietofine e questo mi da una speranza: che il gigante una bella mat-tina, svegliandosi di buon umore abbia il desiderio di rivedereun po’ di sole e un po’ di sorriso sul volto dei sui vicini di casae decida così, solo perché in fondo ha un buon cuore, di arre-trare quel cancello di dieci metri, restituendo un po’ di spaziovitale (ed al momento ASSOLUTAMENTE INUTILIZZATO) ad unquartiere che soffoca tra le doppie file... senza contare anchel'indiscutibile vantaggio di evitare che il mio sfregioso sacchettodi spazzatura sia parcheggiato puntualmente ogni mattina pro-prio sotto il cartello.

“Benefattrice numero uno della parrocchia”, così nel suo famoso libro“Casteldaccia nella storia della Sicilia” Mons. Rocco Russo definisce lasignora Rosa Orlando. Il motivo di tale riconoscenza stava, agli occhi del-l'indimenticato parroco di Casteldaccia per più di venti anni e fino al 1973,nella particolare devozione e generosità che portò la signora ad assicurarsi ilsuffragio per anni dei fedeli della nostra parrocchia e a donare con atto pub-blico, nel 1833, alla Congregazione Maria SS. del Rosario una proprietà ter-riera consistente in 62 are e 1 centiare di agrumeto in località Sedile.

Secondo quanto il sacerdote riferisce nel suo volume, lo stesso hadovuto dare prova di tenacia per riportare al comune interesse ciò che erainvece da lungo tempo preda degli interessi egoistici di singoli confrati egabelloti.

La stessa tenacia lo portò a perseguire e, alla fine raggiungere, l’obietti-vo di realizzare nel giardino della Madonna del Rosario un asilo parroc-

chiale e il collegio di Maria, quali spazi privilegiati e oasi educative per igiovani della nostra comunità, per altro privi in questo senso di ogni altrapossibilità.

I lavori ebbero inizio nell'ottobre 1953 e beneficiarono di finanziamen-to pubblico pari a 2 milioni di lire concesso dall'on. Giuseppe Alessi (aquel tempo Assessore agli Enti locali), su interessamento dell'on. MarioFasino; a questi si aggiunsero altri 3 milioni di lire per la realizzazionedella strada di accesso.

Nel 1956 entrò in funzione l'asilo. All'atto del via alle stampe del libro(1961) invece, padre Russo manifestava la concreta speranza che nellostesso anno si sarebbe completato l'ampliamento previsto per la realizza-zione del Collegio di Maria, e quindi per avviare una attività spiritualecorrispondente, se non alle attese, certamente ai bisogni della nostracomunità. Cosa che, sembra, sia sul nascere.

Centro Sociale? (dalla prima di copertina)

La Meridiana - Numero 2 INCHIESTA - 3

Centro sociale. Un po’ di storiaNel 1883 la benefattrice Rosa Orlando donava 62 are di terreno. Oggi...

Giuseppe Amenta

Paolo Di Giacinto

A S S O C I A Z I O N E S P O R T I V A C A L C E T T O

CONTRADA FIORILLI - CASTELDACCIA - CELL. 392 5755415GRIFEO

4 - INCHIESTA La Meridiana - Numero 2

Come nelle fiabe, c'era una voltail centro sociale a Casteldaccia…Poi, per un misterioso sortilegiochiamato burocrazia regionale, unaparte di esso è andato in rovina e ilcentro è stato chiuso con buona pacedi associazioni laiche e religiose.

Adesso, in tempo di quaresima,si attende la rinascita e (la notiziaè di qualche settimana fa) la rico-stituita confraternita MariaSantissima del Rosario, lascia bensperare in proposito.

I nuovi componenti, appena inse-diatisi, hanno espresso le loro fina-lità: "Prima tra tutte la rinascita delcentro sociale come punto di aggre-gazione per la collettività".

Ma è necessario fare il punto dellasituazione. Sorto attorno agli annisessanta in una zona del paese desti-nata a restare tagliata fuori dal centrocittadino a causa della costruzionedell'autostrada, nel corso degli anniil centro sociale casteldaccese haavuto varie destinazioni: da asilogestito dalle suore a scuola media,infine centro diurno per varie asso-ciazioni cittadine (Prohandicap,gruppo scout ecc.). Per l'esattezza ilprimo corpo dell'edificio (quelloalto) fu realizzato nella prima metàdegli anni cinquanta con fondi pro-pri e di privati da Padre Russo, allo-ra parroco di Casteldaccia, autore diun famoso libro sulla cittadina. Ilsecondo corpo (quello a L) fu realiz-zato tra il 1962 e il 1963 con unfinanziamento regionale. L'interolotto di terreno su cui sono sortientrambi gli edifici era, ed è, di pro-prietà della confraternita MariaSantissima Immacolata. Il finanzia-mento però fu concesso a patto che,una volta realizzato il secondo corpodi fabbrica, il fabbricato venisseconcesso alla Regione che lo avevafinanziato (che comunque lo avreb-be ceduto in comodato d'uso allaconfraternita). Quest'ultimo passag-gio non è mai stato però formalizza-

to con tutto quello che ne è conse-guito a livello di competenze eresponsabilità. Fino ad alcuni anni fauna parte del centro sociale era anco-ra attivo e funzionante, poi è soprag-giunto l'abbandono soprattutto acausa di problemi di agibilità dellastruttura.

"La divisione in due dell'edificioe le difficoltà di risalire ad effettiveproprietà e competenze ne spiega-no la sua decadenza - afferma infat-ti Padre Leonardo. - La ricostituitaconfraternita del Rosario ha già difatto però riaperto i battenti e la suafinalità - sottolinea ancora il parro-co della chiesa madre - è il pro-gresso spirituale dei soci". Ma, sispera, non solo.

Per quanto concerne gli altri loca-li (quelli che dovrebbero essere diproprietà regionale), invece, nessu-na novità all'orizzonte, nessun pro-getto di recupero o di restauro chedir si voglia. Della proprietà reli-giosa, qualche anno fa, è stata ven-duta una striscia di terreno attiguaad una villetta vicina, così comeun'altra striscia, prima soltanto ser-vitù di passaggio, dalla quale si

accede sia al centro sociale che allasuddetta villa.

"La confraternita - raccontaPadre Leonardo - ha venduto alProfessore Musco, proprietariodella villa, tali strisce di terreno peruna somma di circa trenta milaeuro”. (Ma i soldi serviranno alrecupero del centro sociale?).

"Si può comunque già dire - assi-cura padre Leonardo - che il centrosociale è riaperto: ogni domenicapomeriggio, infatti, vi si riunisconogruppi di anziani in preghiera".

La situazione rimane però preca-ria e alcuni cittadini della zonalamentano lo stato di degrado delcentro chiedendone il restauro e lariapertura come punto di ritrovoper associazioni cittadine laiche ereligiose. A tal proposito anche laricostituenda associazione teatrale"Rosamaria Pinello" spera di pote-re usufruire di locali idonei allapropria attività: così come accade-va in passato con varie edizioni dispettacoli cittadini.

Le aspettative dunque sono tantee si spera che, almeno stavolta, nonvadano deluse.

C’era una volta il centro socialeTraversie dell’unico punto di aggregazione di Casteldaccia

Maria Luisa Florio

La Meridiana - Numero 2 ATTUALITÀ - 5

“Forse non tutti ce lo sanno” è iltitolo della rubrica di una trasmissionedi “Radio due” che svela le curiositàche stanno dietro a nomi, vicende epersonaggi molto noti al grande pub-blico. Voglio prendere a prestito questotitolo perché, non trovando affattoaccettabile che per la stragrande mag-gioranza dei cittadini risulta spessoignota la vita della pubblica ammini-strazione e quanto in essa si produce aproposito anche di vicende che liriguardano da vicino, vorrei provare adare qualche chiarimento.

“Forse non tutti ce lo sanno” che iComuni possono, ed in alcuni casi,devono dotarsi di regolamenti.

Come previsto dall’art. 7 della Leggefondamentale sull’organizzazione e ilfunzionamento degli enti locali – TestoUnico n. 267 del 2000 – «nel rispettodei principi fissati dalla legge e dellostatuto, il comune e la provincia adot-tano regolamenti nelle materie di pro-pria competenza (...)».

L’importanza dei regolamenti sta nelfatto che essi dettano regole per il fun-zionamento di tutti gli uffici dell’am-ministrazione locale in fatto di entratetributarie, servizi alla persona e allacomunità, assetto del territorio e dellosviluppo economico.

Il Comune di Casteldaccia ha ema-nato una sessantina di regolamentisulle diverse materie: difensore civico,gestione dei servizi nella spiaggia,ordinamento degli uffici comunali,lavori del consiglio comunale, cotti-mo-appalto, attività edilizia, contabili-tà e, tra quelli che forse più direttamen-te investono i cittadini e le loro tasche,ICI (imposta sugli immobili) e TARSU(tassa rifiuti solidi urbani).

Se non tutti, la maggior parte deiregolamenti finora adottati dal nostroComune è del tutto priva dei requisitidi specificità voluti dalla legge, per cuitali regolamenti non hanno nessunaefficacia.

Con il Decreto Legislativo n. 446del 1997 i Comuni acquisiscono piùautonomia nella gestione delle entratetributarie. Facciamo soltanto un paio

di esempi.Il D.L. n. 507 del 1993 che si occupa

della tassa per lo smaltimento dei rifiu-ti solidi urbani prevede (art. 62 comma2) che «non sono soggetti alla tassa ilocali e le aree che non possono pro-durre rifiuti o per la loro natura o per ilparticolare uso cui sono stabilmentedestinati (…)».

Il nostro regolamento comunale,anziché intervenire e specificare, silimita alla pedissequa ripetizione delladisposizione legislativa. Basta fare unaricerca su internet per misurare la bendiversa attenzione riservata all’argo-mento da altre amministrazioni comu-nali.

Il Comune anconetano di Jesi, adesempio, specifica nel suo regolamen-to che non sono tassabili le unitàimmobiliari prive di qualsiasi mobile osuppellettile, o prive di almeno duedelle seguenti utenze: gas, acqua, luce.

Nel confronto con Casteldacciarisulta invece che nel nostro paese, perun magazzino di 100 metri quadri, adi-bito alla custodia di autovetture, sipaga come per un appartamento di 100metri quadri adibito a civile abitazione,cosa che a Jesi, com’è giusto che sia,non avviene.

Se invece parliamo di ICI, il D.L. n.504 del 1992 art. 5, prevede che «perle aree fabbricabili, il valore è costitui-to da quello venale in comune com-mercio al 1 gennaio dell’anno di impo-sizione, avendo riguardo alla zona ter-ritoriale di ubicazione (…)».

Anche in questo caso il nostro rego-lamento riporta la norma senza specifi-

care nulla, mentre il Comune diBernareggio, in provincia di Milano,dove ho vissuto per diversi anni, nelproprio regolamento ICI specifica che«il valore delle aree fabbricabili èdeterminato secondo quanto stabilitocon deliberazione del ConsiglioComunale. È precluso al Comune ilpotere di accertamento quando il sog-getto passivo abbia versato tempesti-vamente l’imposta sulla base di unvalore non inferiore a quello stabilito(…)». Cioè, ogni anno il Comune diBernareggio stabilisce il valore dellearee fabbricabili e i cittadini sannoquanto devono pagare.

Cosa fa il nostro Comune al riguar-do?

Prima si disinteressa e non specificanulla nel regolamento, poi avvia gliaccertamenti stabilendo per le areefabbricabili valori (in alcuni casi più di300 euro al metro quadro) che, inassenza di parametri di riferimento,risultano privi di una chiara e traspa-rente motivazione.

Insieme al consigliere Guttilla, concui costituisco il gruppo consiliarePartito Democratico per Casteldaccia,ho provato a chiedere quali criteri siadottano per stabilire il valore venaledelle nostre aree fabbricabili, ma nonci hanno dato alcuna risposta.

Quanto appena detto dimostra che,partendo dalla stessa legge nazionale, isingoli Comuni decidono come appli-care le tasse di loro competenza e,soprattutto, se vogliono operare inmaniera chiara e trasparente o facendole imboscate ai cittadini, colpendolialle spalle. In questi mesi abbiamo sco-perto che tutti i casteldaccesi sono eva-sori fiscali. Forse non è proprio così.

È quindi necessario iniziare subito laverifica e la modifica di tutti i nostriregolamenti, per adeguarli ai principifinora esposti, se si vogliono accorcia-re le distanze che separano l’ammini-strazione dai cittadini facendo in modoche questi abbiano sempre meno moti-vi per non nutrire fiducia nelle personeche governano l’istituzione a loro piùvicina che è appunto il Comune.

“Forse non tutti ce lo sanno”A cosa servono i regolamenti comunali? Cosa sta accadendo nelrapporto tra cittadini e amministrazione? Carmelo Calò

6 - ATTUALITÀ La Meridiana - Numero 2

Il fenomeno dell’abusivismoedilizio ha radici storiche moltoprofonde e complesse; è oltremododifficile ricercarne le cause, checertamente non possono semplici-sticamente individuarsi soltantonella mancanza di strumenti idoneialla vigilanza e controllo del terri-torio, ma anche nella carenza dellalegislazione urbanistica.

Il dilagare dell’abusivismo edili-zio, più che un fenomeno, appareoggi come una piaga che deturpa ilterritorio in maniera, forse, irrepa-rabile.

La Regione Siciliana ha affron-tato il grave problema determinatodalla esistenza di numerosi nucleisorti senza l’osservanza degli stru-menti urbanistici, ove esistenti,quindi senza licenza o concessio-ne, emanando varie norme sul rior-dino urbanistico-edilizio: ad ini-ziare dal titolo VII della legge n.71/78, per proseguire con la leggen. 7/80 e con la legge n. 70/81, perpassare alla legge n. 37/85 cherecepisce quella nazionale n.47/85, per arrivare alla n. 724/94 eper ultima alla n. 326/03, entrambesanatorie nazionali recepite anchein Sicilia.

Per quanto riguarda il territoriodel Comune di Casteldaccia,anch’esso è stato interessato dalfenomeno dell’abusivismo edili-zio, che ha portato alla realizzazio-ne di interi quartieri disseminati diedifici non ultimati, per non parla-re delle strade fornite di buche conl’illuminazione quasi inesistente eservizi assenti.

A Casteldaccia molti sono stati icittadini che nel corso degli annihanno usufruito delle varie leggisulla sanatoria, infatti le istanzevolte ad ottenere la concessioneedilizia in sanatoria, ai sensi dellaL. 47/85 sono state 1501, quellepresentate, ai sensi della L. 724/94sono state 899, mentre quelle pre-sentate, ai sensi della L. 326/03sono state circa 350 (per un totaledi 2750) .

Allo stato attuale, sono ancoramolte le concessioni che devonoessere rilasciate per il completa-mento degli edifici a Casteldaccia,così come negli altri comuni, moti-vo per il quale la Regione sicilianaha indotto i comuni a predisporreprogrammi operativi finalizzatialla completa definizione delle

pratiche di sanatoria. Per l’esameistruttorio delle istanze di conces-sione edilizia in sanatoria, iComuni sono stati, altresì, autoriz-zati a procedere al conferimento dispecifici incarichi a liberi profes-sionisti.

Il Comune di Casteldaccia hadato incarico a 11 liberi professio-nisti per la definizione delle prati-che presentate ai sensi della L.47/85 e della L. 724/94, i quali perla natura del contratto di collabora-zione coordinata e continuativacon il Comune, potevano prestarealtre attività che non fossero con-correnti con quella prestata alComune, in altre parole non pote-vano esercitare altre attività ine-renti l’edilizia privata. Ma se que-ste erano le condizioni contrattua-li, non si capisce perché sono statidati incarichi a tecnici che operanogià nel settore, entrando in palesecontrasto con gli obblighi contrat-tuali.

Il piano temporale, entro il qualeera compreso l’intero svolgimentodelle pratiche di sanatoria, preve-deva l’ultimazione delle pratichedi sanatoria, con il rilascio delprovvedimento conclusivo, nonoltre il 31 dicembre 2006.

Ma nonostante il conferimentod’incarico a tecnici esternil’Amministrazione comunale,moltissime pratiche di sanatorianon hanno visto compiuto il loroiter.

La Regione è intervenuta, dal-l’alto della sua autorità, con laFinanziaria regionale per il 2007,prorogando il termine per il com-pletamento delle pratiche di sana-toria al 31.12.2007, termine entroil quale i Comuni dovranno porta-re a termine tutte le concessioni, senon vorranno incappare nel “ nonaccesso ad alcuna forma di pre-mialità nella ripartizione dellerisorse”, art. 12 comma 4 L.R.n.17 del 28 dicembre 2004“Disposizioni programmatiche efinanziarie per l’anno 2005”.

Ci si augura che il nuovoAssessore all’Urbanistica delComune di Casteldaccia possa riu-scire a rimuovere tutta la serie diostacoli che impediscono il regola-re funzionamento dell’Ufficio con-dono edilizio, affinché sia offertoun adeguato servizio all’interacomunità.

Abusivismo edilizioEntro il 2007 tutte le pratiche evase?

Umberto Lo Cascio

Dopo la pubblicazionedella Legge Finanziaria2007 le amministrazionilocali possono dare avvioconcreto alle procedure perl'assunzione dei lavoratoriprecari in servizio da alme-no 3 anni.

Si deve subito evidenziareche l'assunzione di questilavoratori non costituisce unvincolo per le amministra-zioni, in quanto esse posso-no autonomamente decideredi utilizzare o meno questaopportunità messa a disposi-zione dallo Stato.

I lavoratori in servizio nelComune di Casteldaccia edinteressati alle nuove dispo-sizioni legislative sonoattualmente 25 unità, assun-ti dal 2001 con contratti atempo determinato, proroga-ti e rinnovati da normeregionali (L.R. n. 85/95,L.R. n. 24/00, L.R. n. 20/03,L.R. n. 15/06).

Per la corretta applicazio-ne delle norme in materia diassunzioni la LeggeFinanziaria richiede agliEnti locali che volesseroprocedere alle assunzioni ilrispetto di due condizioninecessarie.

Condizioni soggettive: ilpersonale deve essere in ser-vizio da almeno 3 anni,anche se non in modo conti-nuativo. Ovvero deve matu-rare tale requisito sulla basedi contratti a termine rinno-vati prima del 29 settembre2006. Tale personale deveessere stato in servizio peralmeno 3 anni, anche noncontinuativi, negli ultimi 5anni (periodo 2001 - 2006).La presenza di uno solo ditali requisiti costituisce l'ele-mento soggettivo essenziale.I lavoratori in servizio negliuffici del Comune diCasteldaccia sono tutti inpossesso di almeno uno deirequisiti testè menzionati.

Condizioni oggettive: ilprimo dei requisiti è costi-tuito per tutti gli Enti dalladisponibilità dei posti inpianta organica.

Il Comune di Casteldacciaquindi dovrebbe ridetermi-

nare nel 2007 la propriadotazione organica anche inrelazione alla professionalitàacquisita dai lavoratori pre-cari che già coprono i postivacanti.

La nuova dotazione orga-nica e il fabbisogno trienna-le del personale 2007-2009costituiscono presuppostifondamentali affinché sipossa procedere alle assun-zioni dei lavoratori con rap-porto di lavoro a termine delComune.

Il secondo requisito che ilComune deve avere è rap-presentato dal contenimentodella spesa per il personaleanno 2006 nell'ambito diquella per l'anno 2004 ridot-ta di almeno l'1%.

Il terzo requisito chel'Ente deve rispettare è costi-tuito dai vincoli del patto distabilità.

Il Comune di Casteldaccia,se vuole, ai sensi delle novitàlegislative introdotte dallaLegge Finanziaria può proce-dere alla trasformazione deicontratti da tempo determi-nato a tempo indeterminatosolo in caso di personaleassunto in categoria "B"(L.R. n. 16/06), in quanto talepersonale ha già superato leselezioni pubbliche previstedalla L.R. n. 85/95.

Per tutti gli altri lavoratorida assumere in categorie"C" e "D" è necessario chel'Ente bandisca i concorsipubblici con le riserve dilegge. A tal fine la LeggeFinanziaria ha istituito unospecifico fondo per le assun-zioni di personale precarioal quale le amministrazionilocali possono attingere.

Nel caso specifico deilavoratori del Comune diCasteldaccia la Federazioneprovinciale di Palermo invi-ta l'amministrazione comu-nale ad eliminare al più pre-sto sprechi e storture nellagestione del personale perfavorire il confronto neces-sario con le OO.SS che portinel rispetto della legge e delcontratto nazionale di lavoroalla assunzione dei precaristorici.

Assunzioni e FinanziariaI precari a Casteldaccia

Gaetano Aiello

Chi sparla davanti a te...Intervista a don Leonardo Ricotta sullo striscione della Piazza

Padre Leonardo, vuole dirci ilmotivo per cui è nato ed è statoaffisso lo striscione in piazza?La frase di questo striscione non è ungiudizio o un’accusa nei confronti dinessuno. È semplicemente una medi-cina, forse anche un pò amara, chevuole guarire da una vizio tipico dellanostra sicilianità: la maldicenza, l’en-trare senza delicatezza e rispetto nellavita degli altri, il far diventare fattipersonali oggetto di discussione inpiazza. D’altra parte la frase ha unasua evidenza immediata: infatti credoche nessuno possa negare che chisparla davanti a te, appena volti lespalle sparlerà te. È un monito?Diciamo un messaggio che entra quo-tidianamente e che aiuta le coscienzea riflettere e a capire che il cristiane-simo si realizza nei piccoli atti quoti-diani.È già affisso da molto tempo. Anchela medicina, a lungo andare, puòindurre assuefazione…Questa è una medicina a lenta cessio-ne. Naturalmente l’augurio è che daparte di tutti ci sia una crescita indirezione della carità cristiana. Quanto tempo ancora occorre allamedicina per produrre i suoi effetti?Per tutto il tempo che si riterràopportuno. (Chissà, ci chiediamo,quali potranno essere gli indizi diun’avvenuta guarigione).Un ultimo messaggio per i fedeli?Dice S. Tommaso: “La carità inizianei moti interiori”. La mia speranza èche nelle persone ci siano semprequesti moti, che iniziano nell’anima,dentro l’anima, ma poi terminano aldi fuori dell’anima, cioè nei compor-tamenti quotidiani. L’interessamentoper gli altri non deve essere mai fina-lizzato al pettegolezzo, bensì devenascere dal calore della carità. Noinon dobbiamo diventare come neipaesi del nord Italia, dove ognuno sifa i fatti suoi nel totale disinteresseper gli altri; anche questo è sbagliato.È necessario trovare il giusto mediodella virtù.

Maria Luisa Florio

La Meridiana - Numero 2 ATTUALITÀ - 7

Via Cavour, 10 Tel. 091 94287190014 Casteldaccia (PA) Fax 091 9100685P. Iva 04400570828 e-mail: [email protected]

Marrone Vincenzo Geom. Marrone Tommasocell. 360 405983 cell. 347 4861983

6 - LETTERE La Meridiana - Numero 2

Leggendo il Bollettino delComune di Casteldaccia n. 6(Novembre-Dicembre 2006), apag. 4 l’argomento trattato è “Ilrimpasto nella Giunta. EntranoManzella e Li Causi ed esconoCanale e Cirone. Il Sindaco: Faparte del normale avvicenda-mento politico”.

Ciò che è stato scritto, però, non risponde a verità: èil solito e continuo dire e non dire che il sindaco cercadi propagandare per nascondere il vero motivo dellemie dimissioni.

In breve cercherò di chiarire i vari passaggi dellaverifica politica durata almeno un anno sotto gli occhidi tutti i cittadini; d’altronde le argomentazioni dellastessa verifica erano di dominio pubblico e si riferiva-no solamente a scelte personali e accordi non rispet-tati tra alcuni consiglieri e rispettivi assessori che lirappresentavano in giunta e ad un eventuale candida-tura del sindaco alle elezioni Regionali del 2006.

Quindi i motivi della verifica politica non eranobasati sull’andamento della realizzazione del pro-gramma amministrativo o sulla verifica del funziona-mento dei servizi erogati dalla stessa.

Nondimeno, in tempi remoti, quando iniziò questabenedetta verifica, il sottoscritto ha cercato di riporta-re il confronto su temi amministrativi e programmati-ci soprattutto nel settore che gestiva, Bilancio eProgrammazione Economica.

Infatti, in più riunioni di maggioranza, il sottoscrit-to evidenziava problemi della situazione economi-ca, facendo presente sprechi, spesa fuori control-lo, entrate programmate che non venivano confer-mate ecc… Inoltre, ha richiesto alla maggioranzaconsiliare di rafforzare il personale nell’area economi-ca finanziaria e precisamente di incaricare un espertoche andasse ad affiancare il ragioniere capo per lagestione dei tributi locali. Tale richiesta a quanto pareè stata forse esagerata!

Ciò premesso, faccio presente che già in data24/10/2006 prot. n. 20826 ho scritto al Presidente delConsiglio, ai capi gruppo e alla Giunta una letteraaperta dove esplicitavo le mie considerazioni e moti-vazioni sulle dimissioni e sulla mia scelta di usciredefinitivamente da questa Amministrazione, rifiutan-do ulteriori incarichi propostomi dal Sindaco.

Lorenzo Canale

Normale avvicendamento politico?

La nostra Associazione, fon-data nel nostro paese il 30Settembre 2005, aventevisibilità internazio-nale, unitamente alRotary ed al Lyons,sul piano della tuteladei soggetti più debolidel nostro pianeta (bambini,malati, anziani, ecc.) ha giàorganizzato dei " Services" iquali hanno avuto un riconosci-mento a livello istituzionale eumanitario. Infatti ad ottobre2005, a Villa Cefalà è statoorganizzato un Convegno pro-fessionale sulle garanzie costi-tuzionali dei cittadini nei proce-dimenti ispettivi degli organipubblici, con la partecipazionedi autorevoli Magistrati.

Durante il periodo del Natale2005 abbiamo fatto dono allanostra Chiesa di una sculturalignea raffigurante la Nativitàconsegnata al parroco, nostroAssistente spirituale, durante lacelebrazione della messa del"Kiwaniano".

Nel mese di Aprile 2006, inoccasione della visita del nostroGovernatore del Distretto Italiaabbiamo ricevuto la "Charter"internazionale (cosiddetto attodi battesimo) ed abbiamo orga-nizzato nella nostra villa aCasteldaccia (contrada Fiorilli)una riunione con i membri dellaVII Divisione Sicilia accompa-gnati dalle consorti per le qualila socia fondatrice, padrona dicasa, Marcella Varia ha realiz-

zato un party pomeridiano. In serata il sindaco Giovanni

Di Giacinto, primoPresidente del Club,designato all'assem-blea dei soci dal

primo Segretario fon-datore, Francesco

Trombetta (il quale ha anchescelto tutti i soci) ha omaggiatoil Governatore del trofeo diCasteldaccia.

Nei mesi successivi abbiamolavorato per organizzare un ser-vice molto importante per ilnostro territorio, riguardante la"Sindrome dell'autismo", even-to che ha avuto luogo il 29Settembre 2006, con vasta riso-nanza non solo locale, presso ilcentro diurno di via La Malfa.Le relazioni sono state svolte daprofessionisti di chiara fama,dal nostro parroco e da ClaudioCalafiore. Nel periodo natalizioil nostro associato R. Candela,partecipando alla S. Messa, hadescritto i principali Servicesdei 10.000 clubs esistenti in 100nazioni; dopo gli auguri aVillarosa, il sindaco diBagheria Biagio Sciortino hafatto visitare le ville antiche. Ilnostro club, infine, ringrazia ildirettore di Mediolanum G.Navetta e il direttore dellaRinascente S. Papale la cuigenerosità ha consentito diorganizzare la Befana per ibambini di Case-famiglia diCasteldaccia e la acquisizionedei regali offerti dai nostri soci.

c o m u n i c a t o s t a m p a

Il Kiwanis a Casteldaccia

Giù le mani dall’acquaAppuntamenti

Incontro pubblico contro la privatizzazione dell’acqua Lunedì5 marzo ore 17.00, presso l’Aula Magna Scuola mediaCateldaccia. Parteciperanno Giuseppe Lumia, vicepresidentecommissione nazionale antimafia, Domenico Giannopolo, sin-daco di Caltavuturo, Giuseppe Apprendi, deputato regionaleDs, Maurizio Calà, responsabile provinciale CGIL, GiuseppeCipriani (Ds), Carmelo Calò (consigliere comunale diCasteldaccia) e il presidente del comitato civico LiberacquaSalvo La Spisa.

Sabato 10 Marzo alle ore 9.00, corteo a Palermo (luogo di par-tenza ancora da definire) organizzato da CGIL e Liberacqua.

La replica di Lorenzo Canale a una dichiarazionerilasciata dal Sindaco nel Bollettino comunale

La Meridiana - Numero 2 SOCIALE - 9

L'esperienza insegna che non è possibi-le approcciare il problema della tossico-dipendenza seguendo un percorso unico.La parola chiave è la multidisciplinarietà,una strategia che integra l'intervento sul-l'individuo su diversi fronti: farmacologi-co, educativo, sociale e psicologico.Questi aspetti riflettono il lavoro cheviene svolto nei Ser.T., i ServiziTossicodipendenze, organi territoriali delServizio Sanitario Nazionale che si occu-pano dei problemi legati alla tossicodi-pendenza.

Per quanto l'organizzazione sia in fasedi evoluzione, attualmente i Ser.T sonopresenti su tutto il territorio; nelle gran-di città è possibile trovarne uno per cia-scun distretto in cui l'area urbana è statasuddivisa, e tutti fanno riferimento, perla direzione generale, alla ASL dellacittà.

All'interno di ogni Ser.T. si incontranodue tipi di figure professionali, medichee sociali, che fanno capo a un primario.Gli operatori sanitari sono medici einfermieri, a loro è affidato il trattamen-to farmacologico della tossicodipenden-za; le figure sociali sono educatori, assi-stenti sociali, psicologi che si occupanodegli interventi psicosocioeducativi.

Il lavoro degli operatori si integra inun programma che sarà differenziato infunzione delle caratteristiche del casopreso in carico.

Le vie del Ser.T.Gli utenti arrivano ai Ser.T. per vie

diverse alcuni si rivolgono a noi volon-tariamente; in altri casi si tratta di perso-ne condannate per piccoli reati allequali, in quanto tossicodipendenti, vienericonosciuta la possibilità di entrare inun programma del Ser.T. e quindi evita-re il carcere. Una volta concluso il pro-cesso e stabilita la pena ci sono 30 gior-ni di tempo per avviare una procedura dipresa in carico del soggetto.

Il programma deve essere visionato eaccettato. Quando scatta l'affido come

alternativa al carcere, il Ser.T. diventaresponsabile del programma e garanti-sce che esso venga seguito.Periodicamente deve riferire all'avvoca-to o al magistrato e, se ritenuto opportu-no, il programma può essere revocato.

In ogni caso l'accoglienza del Ser.T.prevede due colloqui, uno con un medi-co e uno con una figura sociale; il casoviene discusso in equipe per stabilire unpercorso individuale e nell'arco di due otre giorni il soggetto entra in trattamen-to, il quale prevede la somministrazionedi farmaci, metadone o buprenorfina eun programma psicosocioeducativo ade-guato alla valutazione psicosociale delcaso. Si può optare per la comunità tera-peutica residenziale: il tossicodipenden-te entra nella comunità dove rimarrà perun certo periodo di tempo. Se il pazien-te è nelle condizioni di poter continuarea vivere a casa propria si sceglie la ver-sione semiresidenziale con alcune limi-tazioni sugli orari. Tuttavia, quandooltre a poter tornare a casa, il soggettoha un lavoro ed è in qualche modo inse-rito in un contesto sociale, ci si orientaverso l'affiancamento di un operatoreche lo prende in carico e lo segue.

Tossicodipendenza, l’aiuto del Ser.T.Cos’è il Ser.T. e come vi si arriva Anna Maria Trapani

c o m u n i c a t o s t a m p a

Bagheria democratica aderisce ad “Un'altra storia”

Il movimento “Bagheria democratica” ha incon-trato il leader dell'Unione On. Rita Borsellino. Iltema dell’incontro è stato la posizione politica delgruppo all'interno della coalizione di centrosini-stra nel quale questo si riconosce. L’On.Borsellino ha apprezzato e sostiene l'attività di“Bagheria democratica” e il suo intento di realiz-zare una politica che sia realmente partecipatadalla gente e volta alla realizzazione dei program-mi votati dai cittadini. Pertanto il movimento,rappresentato in consiglio dai 3 consiglieri comu-nali Domenico Di Stefano, Antonio Chiello eDaniele Vella, ha deciso di aderire al progettopromosso dall'On. Rita Borsellino denominato“Un'altra storia”e di assumere la denominazionein Consiglio Comunale di “Bagheria democratica- Un'altra storia”.

10 - LAVORO La Meridiana - Numero 2

Sono principalmente due i motiviper cui non bisogna prendere alla leg-gera il compito di compilare il propriocurriculum vitae.

Il primo è che alla lettura di un cur-riculum il selezionatore dedicamediamente 30 secondi, compresa lalettera di presentazione. Se non si ècapaci, in così poco tempo, di attira-re l’attenzione del selezionatore, evi-denziando gli elementi che più lopossono interessare, il destino del CVe delle speranze di chi l’ha scrittosarà immediatamente segnato.

Il secondo motivo è che nelle inte-razioni umane la prima impressione èspesso determinante nel definire ilproseguo della relazione, e la primaimpressione che il selezionatore si fadel candidato, come persona e comeprofessionista, è dettata dalla letturadel CV: un selezionatore espertodovrebbe esserne consapevole esaper ridurre gli effetti di questi“errori”, ma spesso questa funzionenon viene svolta in modo continuati-va e sistematica, dunque senzaun’adeguata formazione.

L’impressione che se ne ricava, nondel tutto errata, è che un candidatoche ha impiegato tempo, energie esoldi per stilare un bel curriculum vitaeè probabilmente più motivato e profes-sionalmente più maturo di chi stende

su un foglio, in modo disordinato esuperficiale, quattro notizie su di sé.

Lo scopo del curriculum vitae èquello di stimolare la curiosità delselezionatore, tanto da indurlo a fis-sare un colloquio di lavoro.

Molto importante è identificare lapersona a cui indirizzare il proprio CV,per evitare che arrivi nell’ufficio sba-gliato e di qui direttamente nel cestino.

Quando non si riesce ad avere nes-sun nominativo, bisogna rivolgersi aldirettore del personale o al responsa-bile della selezione del personale, seci si rivolge ad una azienda di medieo grandi dimensioni.

Quando invece ci si rivolge adaziende di piccole dimensioni il desti-natario sarà il titolare o l’amministra-tore delegato.

Chiarezza e capacità di sintesi sono leregole da tenere sempre presenti nellacompilazione del proprio curriculum.

È consigliabile attenersi ad una suc-cessione di paragrafi che contenganole informazioni necessarie in modo

logico ed ordinato; ecco un esempio: - dati personali, nome, data di nasci-

ta, stato civile, indirizzo, numero ditelefono;

- titoli scolastici e eventuali corsi dispecializzazione;

- esperienze lavorative, evidenziandostage, lavori saltuari, collaborazio-ni di qualunque genere;

- conoscenze linguistiche, specifican-do eventuali titoli e il livello diconoscenza, specificando il livellodi lingua scritta e parlata;

- conoscenze informatiche; - eventuali incarichi di responsabilità,

anche piccoli, ricoperti in associazio-ni, studentesche, di volontariato,ecc.

- motivazioni e aspirazioni.

Ed ecco alcuni suggerimenti perevitare gli errori più comuni e perchéil vostro curriculum sia il più efficacepossibile: - scrivere il CV al computer, in modo

che la lettura sia facile e compren-sibile;

- evitare cose superflue che distolgo-no dal “nocciolo” della questione:la lunghezza media del CV di un gio-vane laureato è di una pagina emezza;

- impaginare in modo ordinato i para-grafi, numerandoli e sottolineandoi titoli.

- selezionare le informazioni in mododa far risaltare le capacità persona-li in relazione al tipo di posizioneper cui ci si candida;

- valorizzare in particolare leesperienze professionali. - mai “bluffare”; - rileggere il curriculum cercandodi mettersi nei panni di chi loriceve.

In commercio esiste una riccaproduzione di testi e manuali perla corretta stesura del propriocurriculum vitae.

L’importanza del Curriculum VitaeMai prenderlo alla leggera se si vuole fare centro

Pietro Fiorentino

La Meridiana - Numero 2 LA VOCE DEL PADRONE - 11

I cani per comunicare tra di loro, maanche per comunicare con noi, sonomolto più abili ad utilizzare e interpreta-re il cosiddetto “linguaggio del corpo”.

Se osserviamo due cani che si incontranoper la prima volta, noteremo subito che percomunicare utilizzano una serie di ritualisociali. Essi sono molto importanti perchéservono a chiarire la reciproca posizione ead evitare lo scontro.

I segnali di calma non sono innati nelcane, ma vengono appresi. È importan-te, per fare in modo che ciò avvenga,non separare mai precocemente i cuccio-li dalla madre e dai fratelli. È solo inte-ragendo tra loro che potranno impararetali segnali che gli risulteranno di fonda-mentale importanza da adulti nelle inte-razioni sociali.

Per potere avere un buon rapporto conil nostro cane, basato sulla reciprocacomprensione, è bene che anche noiimpariamo a distinguere e ad utilizzarealcuni segnali non verbali. Spesso cidilunghiamo in inutili discorsi che alleorecchie dei nostri animali risultano per-fettamente incomprensibili, quandosarebbe molto più sensato utilizzareinvece il loro stesso linguaggio, un lin-guaggio fatto di posture e movimentiche ora vi aiuterò a riconoscere.

I cosiddetti segnali di calma e pacifica-zione sono dei segnali attraverso i qualii cani comunicano le loro intenzionipacifiche, cercano di calmare il nervosi-smo della persona o dell’animale chehanno di fronte, ma nello stesso tempopossono comunicare stress e disagio.Possiamo quindi dire che il significato ditali segnali è duplice: da un lato comuni-cano amicizia e una richiesta di tolleran-za, dall’altro comunicano stress e disa-gio. Tutti i cani utilizzano questi segnali,e durante la giornata il nostro amico a 4zampe ci invia parecchi segnali calmantisoprattutto se siamo minacciosi nei suoiconfronti, spesso però non siamo ingrado di interpretarli. Avete mai osser-vato un cane in una sala di attesa delveterinario? È probabile che questi, dopoqualche minuto, inizi a fare una lungaserie di sbadigli. Lo sbadiglio nel canenon è quasi mai indice di sonno, comeper noi, ma è indice di stress. Pertantose ad esempio durante una sessione di

lavoro o di addestramento dovessimonotare un tale atteggiamento nel cane, èbene smettere di fare ciò che si stafacendo e rimandarlo ad un altromomento. Il cane ci sta comunicandocon lo sbadiglio il suo disagio, e sarebbeutile cercare di capirne il motivo e di eli-minare la fonte di stress. È ovvio che uncane sotto stress è un cane che nonapprende nulla.

Vediamo quali sono i principali segnalidi calma e pacificazione.

1. VVoollggeerree lloo ssgguuaarrddoo oo llaa tteessttaa: ilcane volge lo sguardo altrove o gira latesta dall’altro lato quando vieneapprocciato in maniera troppo diretta daun altro cane o da una persona. Gli inviaquindi subito questo segnale calmanteper cercare di alleggerire la tensione e dicomunicare il suo intento di non bellige-ranza. Possiamo usare anche noi questosegnale, ed anzi è consigliabile farlosoprattutto con i cani che si vedono perla prima volta.

2. MMoossttrraarree iill ffiiaannccoo oo vvoollttaarrssii: è unsegnale più forte di quello precedente.Se ci troviamo dinanzi ad un cane che cista minacciando, invece di correre via,che come abbiamo detto in un preceden-te articolo è pericoloso, possiamomostrare questo segnale di calma.

3. BBllooccccaarrssii: il cane si immobilizza e silascia annusare dappertutto dall’altrocane. Questo è uno tra i segnali calman-ti più forti e mostra l’intenzione di volerevitare qualsiasi conflitto.

4. MMuuoovveerrssii lleennttaammeennttee: lo poteteosservare se provate a chiamare un canecon un tono molto severo e rigido.Questi arriverà verso di voi con movi-menti lentissimi. In questo caso moltiproprietari, scambiando questo atteg-

giamento per mancanza di obbedienza,tendono ad arrabbiarsi ancora di più .Tutto ciò risulta incomprensibile per ilcane e non fa altro che aumentare il suostato di nervosismo. In realtà lui sta solocercando di inviarvi un segnale di pacifi-cazione e non comprende l’aumentaredell’ira del padrone.

5. LLeeccccaarrssii iill nnaassoo: è un movimento cheavviene talmente velocemente che è quasiimpercettibile. Esso viene utilizzato dal caneper dissipare lo stress che la situazione gliprovoca. E’ un gesto rapidissimo con cui ilcane si lecca il naso sulla linea che divide iltartufo.

6. SSeeddeerrssii: ha la stesso significato dimostrare il fianco e voltarsi. Non so se viè mai capitato di imporre al cane di starein piedi e notare che questo invece sisiede in continuazione. Vi sta inviandotale segnale.

7. TTeerrrraa: mettersi in questa posizione obuttarsi a pancia all’aria è il segnale disottomissione per eccellenza. Se un canedinanzi ad un altro cane che lo minacciaassume questa posizione, dovrebbe farescaturire il cosiddetto processo di inibi-zione nel cane aggressivo, che arrestasubito qualsiasi intenzione minacciosa.

8. SSbbaaddiigglliiaarree: abbiamo già detto cheè un tipico atteggiamento di stress e inquanto tale non va mai sottovalutato.

9. PPoossiizziioonnee ddii ggiiooccoo: le zampe ante-riori sono protese in avanti e il sedere èalzato. A differenza dell’invito al gioco,qui il cane rimane quasi immobile .

10. IIll ttaagglliioo: si ha quando un canepassa in mezzo e taglia la strada a duecani che giocano. Possiamo farlo anchenoi, come segnale calmante, passando inmezzo a due cani che si minacciano.

11. GGeessttii ddii ssoossttiittuuzziioonnee: il cane inquesto caso fa finta di distogliere l’atten-zione e si orienta verso qualcos’altro.

12. AAllzzaarree llaa zzaammppaa: qui dipende dacome la alza. Se la zampa viene lasciatasospesa in alto è un chiaro segnale dipacificazione.

Questi sono i principali segnali dicalma e pacificazione. Ora provate adosservare i vostri cani nei diversimomenti della giornata e sforzatevi dicapirli e di interagire con loro utilizzan-do il loro stesso linguaggio!

I segnali di calma e pacificazione e i segnali di stressDiamoci una calmata!

Ines Scardina

12 - GIOVANI La Meridiana - Numero 2

Tra i suoi campioni Casteldacciaannovera anche una giovanissima cop-pia di ballerini di liscio: GiuseppeClemente e Miriam Di Martino.

Si tratta di due ragazzi di 13 anni,nella vita compagni di scuola, che recen-temente, dopo essersi fregiati del titolodi campioni regionali, sono stati inseritinell'albo ufficiale dei ballerini.

Hanno iniziato da piccoli a ballare:avevano 4 anni ciascuno quando i geni-tori li iscrissero per la prima volta inclub di liscio (il club Bolero diCasteldaccia); però non hanno fattosubito coppia infatti ciascuno cominciòcon un compagno diverso ma entrambesubirono la stessa sorte: nel giro di unanno i rispettivi compagni abbandona-rono il liscio ed i nostri ragazzi un po'disorientati si fermarono per qualchetempo. Miriam, però, ha tenacia e tantavoglia di ballare e allora la mamma laiscrive in una palestra di TerminiImerese dove intraprende una nuovaavventura, iniziando con balli di grup-po.

Con i maestri Marilena Tomasello eCarlo Urbano, prepara un primo saggioed è subito successo: terzo posto. Inbreve tempo, la nostra Marilena si tra-sferisce a Casteldaccia ed il ballo digruppo diventa contagioso: nel giro diun mese si crea un gruppo di ben 60ragazzini.

E tra i primi ad iscriversi al Sunshineclub non poteva che esserci GiuseppeClemente.

Dapprima i ragazzi si cimentano neiballi di gruppo ma ben presto la mae-stra, accortasi dei giovani talenti, pro-pone a Giuseppe e Miriam di formareuna coppia di ballerini di liscio e dipreparare uno spettacolo per l'estatecasteldaccese: era l'estate del 2003 esul palco i giovanissimi ragazzi esibiro-no 2 splendidi balli: una mazurca ed uncha cha cha.

E' solo l'inizio. Presto arriverà laprima gara al PalaGiglio di Bagheria edaltrettanto presto il primo successo:nel 2004 sempre a Bagheria arriva unsecondo posto in ballo da sala ed unterzo posto in liscio unificato.

Ma grandi soddisfazioni attendonoancora i ragazzi: il 2005 sarà l'annopiù fertile, arriva un triplice successo.

A Barcellona (Me) giunge un primoposto in liscio unificato e un secondoposto in ballo da sala.

Ad Acireale la vittoria più grande:primo posto ai campionati regionali inliscio unificato per aver prevalso su 39coppie (!) ed aver affrontato ben 12batterie di gare ottenendo sempre ilmassimo del punteggio: un trionfo!

Il papà di Giuseppe scoppia in lacri-me e lascia cadere la telecamerarinunciando ad immortalare quel fati-dico momento; le mamme sembranofrastornate dalla gioia e strematedalla tensione. Questo titolo è valsoloro l'inserimento nell'albo dei giovaniballerini.

A Bagheria sempre nel 2005, arrive-ranno ancora successi: primo postonella gara Nazionale di liscio unifica-to, di ballo da sala e di balli latini;primo posto nella gara regionale diballo da sala e secondo in quella diballi latini americani.

Finora, però, si è trattato di garepreagonistiche, per principianti alivello regionale.

A questo punto però i nostri giovanitalenti si stanno preparando per ilsalto di qualità: lavorano da un annoper partecipare alle gare federali (allegare cioè per livelli superiori) nellaclasse B1, che è la classe che compren-de balli (si fa per dire) standard: val-zer lento, valzer viennese, tango, slowfax, quickstep, latino.

Prossimamente quindi vedremogareggiare Giuseppe e Miriam alle garefederali regionali.

Non ci resta quindi che fare loro ungrosso in bocca a lupo!

Rosalia Manzella

Giovani CAMPIONIcréscono

Esiste una realtà, nel piccolo comune diCasteldaccia, che forse in molti ancora non cono-scono. Senza dubbio rappresentare un centro dicui noti prodotti tipici portano il nome del famoso"buccellato" o della pregiata casa di vini "Corvo" odella pasta "Tomasello" non è impresa da poco. Mase volessimo dare un nome a ciò che può rappre-sentare una città, o una comunità piccola o gran-de che sia, attraverso un aspetto della vita dei gio-vani che la compongono, allora sarebbe a mioavviso quello di un piccolo gruppo di danzatoriprincipianti, senza limiti di età dagli otto anni insu, che tra mille sacrifici, incomprensioni, gioiedolori e soddisfazioni professionali, girano inlungo e in largo non solo tutta la Sicilia ma ancheil resto dell'Italia nell'affannosa ricerca di un rico-noscimento nel campo della danza, in particolarequella hip hop.Questo giovane gruppo, dal nome odierno "Aria",nel corso degli ultimi sei anni, impegnandosi adaffrontare più di una difficoltà, ha raggiuntodiscreti risultati, in particolare nell'ultimo anno,in campionati nazionali e internazionali portandoalto il nome del comune di Casteldaccia. Tantianni trascorsi dentro una palestra, unico luogoche li ha ospitati, dove quel gruppo di ragazzi haavuto modo di confrontarsi e crescere, seppure afatica, ma, che in nome di questa passione, hapotuto lavorare. È quindi doveroso probabilmente citarne l'esi-stenza poiché la danza, per quanto poco consi-derata e poco sovvenzionata, è tuttavia stru-mento sano di affermazione della propria perso-nalità e capacità di disciplina e determinazione,e se è vero che tutte le espressioni artistichepossono rappresentare la cultura di un popolo,di una nazione o nondimeno di una ristrettacomunità, anche questo gruppo di ragazzi con-tribuisce ogni giorno a tale crescita culturale; elo fa sacrificando a volte i divertimenti, a voltela salute, a volte un possibile guadagno, a voltequella cerchia di amici e parenti che "maledice"l'esistenza di colei che è responsabile del tram-busto creato nel tentativo di far ballare in Italiaquesti ragazzi ad un certo livello, e conosciuti.E se tutto ciò continuerà ad avere un seguito, io,che sono "quella maledetta insegnante", e colo-ro che insieme a me provano piacere e dolorenell'ottenere dei risultati con la danza, ci augu-riamo che possa essere gioia per tutto il restodella comunità di Casteldaccia, e farvi capire chec'è qualcuno che oltre alla pasta o al vino e per-ché no, ai magazzini del famoso carnevalecasteldaccese.

Giorgia Lorito

L’«Aria»dell’ hip hop

La Meridiana - Numero 2 GIOVANI- 13

Alla conquista di Alpe CuccoSalve concittadini, a scrivervi sono

alcune ragazze del gruppo ScoutCasteldaccia I.

Sicuramente molti di voi si starannochiedendo cosa sono in verità “sti scout”o “scavusi”, come vengono ironicamentechiamati da certe persone con humoringlese. Avrete notato quei ragazzi vesti-ti in modo buffo che girano per le nostrevie facendo tanto baccano e rompendo laquiete calma che domina la nostra “paci-fica cittadina”? Ecco, quelli siamo noi!

Ma cos’è lo scoutismo? Certo non sare-mo noi a spiegarvelo, potete leggerlosulla prima uscita di questo giornale, mapossiamo dirvi cos’è per noi. È una sortadi sfogo, dove metti da parte i tuoi pro-blemi per impegnarti in altro; dove tuttoè condiviso da tutti come in una famiglia,dove devi sempre aspettare e accudire il“fratello minore”; dove devi essere sem-pre pronta a dare una mano o semplice-mente un sorriso; è una grande avventu-ra, una grande scoperta, un continuoviaggiare; in poche parole uno stile divita, anche per questo si dice “Scoutoggi, Scout per sempre”. È qualcosa cheti resta dentro e resterà sempre a farticompagnia nei tuoi ricordi.

La vita da scout, compresi i campi,non è solo “mala vita” come dicono sem-pre le nostre nonne quando sentono chedobbiamo partire per qualche campo. Sì,certo, è sacrificio e stanchezza, ma nonc’è cosa più bella di tornare a casa edormire nel proprio letto dopo tantafatica. I campi sono innanzitutto condi-visione, tu entri in relazione con altricome te e devi collaborare per il bene ditutti, non troviamo niente di più educa-tivo per i giovani.

Ritornando al discorso di prima, non siapprezza tanto una cosa quanto dopoaverla desiderata ardentemente, e niente,nel proprio cuore, potrà sostituire la serapassata intorno al fuoco, sotto il cielostellato, che ti fa sentire piccolo e insigni-ficante di fronte a quell’insostituibile eincantevole spettacolo che è la Natura.

Adesso vogliamo raccontarvi un aned-doto della nostra vita scout, per mostrarviche tutto ciò non è una passeggiata ma…

Giorno 27 dicembre 2006, noi scolte erover (ragazzi dai 16 anni in su) diCasteldaccia siamo partiti per un campo

mobile insieme alle scolte edi rover di Cupramontana, pic-colo centro delle Marche,venuti appositamente qui perconoscere i nostri piccolimonti.

Il nostro percorso andavada Godrano ad Alpe Cucco…rigorosamente a piedi! Siamopartiti da Godrano dopo avercaricato lo zaino con tuttol’occorrente per tre giorni,sulle nostre spalle: tende,cibo, acqua, vestiti e chi piùne ha più ne metta; e cisiamo incamminati verso illago dello Scanzano, posto stupendodove abbiamo passato la notte e celebra-to la Santa Messa la mattina seguentecon Don Maurizio, parroco diCupramontana, che coraggiosamente ciha seguito in questa avventura. Dopoquesto momento di preghiera in mezzo lanatura siamo ripartiti alla volta di Ficuzzadove ci siamo fermati per il pranzo e cisiamo preparati per la nostra prossimameta: Alpe Cucco… la nostra rovina;l’unica cosa che ricordiamo è tanta stra-da in salita e soprattutto tanto freddo.

Arrivati verso sera abbiamo cucinatocon i nostri fornellini una cena da risto-rante; poter mangiare qualcosa di caldo tifa sentire subito meglio e la minestrinacon il dado può diventare un piatto dagrande chef… e poi subito in tenda a cori-carsi dentro i sacchi a pelo… come dormi-re in una camera d’albergo a 5 stelle!

La mattina seguente abbiamo deciso di

celebrare la Santa Messa a 1600 metrid’altezza e siamo partiti verso un’altracima, Rocca Busambra. Siamo arrivatistanchi ma, a ripagare la nostra stan-chezza e la nostra fatica, sono stati ilpanorama e la vista mozzafiato.

Quando camminiamo non pensiamo maia dove dobbiamo arrivare ma al passo cheabbiamo già fatto, ogni passo è un tra-guardo, una ricchezza per il corpo e per lospirito. Non prefiggetevi mai una meta daraggiungere ma una tappa, perché il vostroarrivo è sempre un punto di partenza!

Abbandonatevi alla strada, alla violen-za del vento, alla natura selvaggia evedrete che, liberando la mente, vi sem-brerà di non sentire la stanchezza divolare e, solo dopo aver raggiunto ilmonte più alto, solo lì, vi accorgerete diaver dominato la vetta.

Un saluto a tutte le aquile che hannocondiviso con noi questa stupenda espe-rienza.

Gruppo Scout di Casteldaccia IUn’esperienza indimenticabile tra la selvaggia natura della Ficuzza

Il mare, per il piccolo Giona, eracome un grande libro di storie.

Con il suo incessante rumore, il suoodore di alga e i suoi riflessi conti-nui, fungeva da voce narrante dellasua anima, ed era il grande richiamodelle sue vacanze.

Non appena arrivava la bella sta-gione, infatti, il bimbo correva giù inspiaggia con gli altri ragazzini delborgo, tra le piccole barche stinte dei pescatori, fra cuiquella del padre, e trascorreva le sue giornate ad armeg-giare con le reti, i secchi, i remi e la fervida fantasiaappesa alla linea dell'orizzonte.

Suo padre diceva sempre che il mare è un grande can-tastorie, e per Giona non c'era nulla di più vero, perchéa lui suggeriva un sacco di racconti su delfini, balene,cavallucci marini e su tutto un mondo fantastico chepensava stesse al di là del mare stesso.

Al tramonto, infatti, seduto spesso su un piccolo scoglioad asciugare i sandali, il bambino osservava la linea nettatra il mare ed il cielo, immaginando di altri borghi e di altriragazzini come lui, anche se a tratti gli pareva impossibileche tante cose potessero stare dietro una linea.

Fu proprio in uno di quei tramonti sullo scoglio cheGiona vide la sua prima stella di mare, intrappolata inuna piccola conca d'acqua trasparente tra le pietre.

Si chinò a prenderla e la osservò stupito per quellaforma e quei riflessi.

D'istinto decise che era sua, per cui la ripose in un sec-chio pieno di acqua marina e la portò a casa, dove suopadre lo accolse guardandolo in malo modo.

“Che ci devi fare con quella creatura nel secchio?", lointerpellò seccamente.

"È mia!", rispose altrettanto seccamente Giona.Quella sera stessa, però, nel segreto della sua camera,

accadde l'inspiegabile: dal secchio posto accantoall'uscio, il bambino vide sprigionarsi degli strani rifles-si. Così si alzò e andò a guardare la stella, restando com-pletamente di stucco.

Nell'acqua del secchio si intravedevano mossi fondalidi corallo, banchi vertiginosi di scintillanti pesciolinicolorati, tane misteriose tra le alghe e tutta una vitasegreta agli occhi umani. Il ragazzo immerse la mano edagitò l'acqua, ma le immagini rimasero lì a tremolare diluce. Allora tirò fuori la stella dal secchio e tornò adispezionare l'acqua con la mano. Questa volta, però,l'acqua era vuota. Giona si sentiva alquanto frastornato.Cosa stava accadendo alla sua mente? Possibile che si

trattasse di un eccesso di fantasia?Tuttavia anche quella sera soprag-giunse il sonno a sedare ogni stupo-re, perplessità e resistenza al sonnostesso.

Il mattino seguente Giona portò ilsecchio con la stella in spiaggia e loriempì di altra acqua marina per daresopravvivenza alla piccola creatura e, inparte anche, illudersi che così facendo

avrebbe risolto il problema delle strane visioni notturne.Ma l'acqua del secchio non era certo un cortometrag-

gio da cambiare, ed anche quella sera, nel segreto dellasua camera, accadde che, chinandosi sulla stella, Gionarivide quel mondo sommerso di immagini affascinantiche lo richiamava, e, provando ancora una volta a ricon-trollare nel secchio, dopo aver preso la piccola creaturain mano, verificò che l'acqua smetteva di proiettare lasua magia.

Quella notte il ragazzino rimase decisamente sveglio,e non soltanto perché attratto ed impaurito da quelmistero, ma perché qualcosa venne a pesargli profonda-mente in cuore. Cominciava a realizzare, infatti, che leimmagini nel secchio provenissero soltanto dalla nostal-gia della stella e dal suo umido dolore di prigioniera. Undolore che pure Giona iniziava a condividere, intrappo-lato anch'egli in quel suo gesto dove non arrivava ilrumore ed il profumo del mare. Fu proprio questo a farlorinsavire: il sentirsi chiuso, come la stella, in un luogo dise stesso in cui non si vedeva l'orizzonte.

Così non ci fu altro da considerare, e all'alba di quelterzo giorno, prima che i pescatori e gli altri ragazzinidel villaggio arrivassero alle barche, Giona giunse inspiaggia con il suo secchio, e lì, nel pudore che si provanel compiere i gesti che alla fine reputiamo giusti, presela stella e la rimise dolcemente in mare. La creaturaindugiò a muoversi, come stordita dall'agognata libera-zione, ma poi iniziò lentamente ad avanzare verso il suomondo. Mentre Giona la osservava sollevato, si sentìlibero anch'egli, e capì che quanto incontrava lungo lavita non era suo, ma apparteneva alla vita stessa, con-statando che la stella non era mai stata bella come inquel momento. Che fu anche il momento esatto in cuiebbe la sensazione, netta come l'orizzonte davanti a lui,di essere cresciuto.

Da quel giorno imparò ad accarezzare con lo sguardoogni altra stella di mare intravista sul fondo, consapevo-le che spettasse solo a lui scegliere di portare dentro disé il mare o soltanto un secchio d'acqua.

La stella di mare14 - L’ANGOLO AZZURRO La Meridiana - Numero 2

Fiaba di Rosalba Pinello

Questo spazio è dedicato ai Baby-giornalisti che vogliono cimentarsi in questa entusiasmante avventura. Per le vostre opinioni sui fatti di cronaca e attualità in genere, contattare [email protected]

La Piccola MeridianaLa Meridiana - Numero 2 LA PICCOLA MERIDIANA - 15

Una domanda: nella piccola Casteldaccia esi-stono degli spazi verdi per i bambini piccolio per i ragazzini che vorrebbero giocare“tranquillamente”? Fino ad ora no, ma in molti lo desiderano,soprattutto gli adulti, per essere sicuriche i loro figli non corrano pericoli, comead esempio essere investiti dai veicoli.Anch’io, che sono un ragazzino di undicianni, qualche volta ho avuto paura di esse-re investito attraversando la strada cor-rendo e senza guardare, pensando solo alla“salute” del pallone.Un parco potrebbe diventare un punto diincontro o semplicemente un posto con giochiper bambini di qualsiasi età, quindi un luogoper il divertimento di tutti, grandi e piccini.Dunque, se ce ne fosse uno, magari anche

piccolino, tutti potremmo cominciare acancellare dalla mente le scene di rapi-menti di bambini, come quello della pic-cola Denise, che fu rapita proprio men-tre giocava per strada.Insomma, Signor Sindaco, potrebbeprendere provvedimenti cercando disoddisfare le nostre esigenze?

Signor Sindaco, ci vorrebbe...Daniele Di Filippo (I media)

Sono Oriana, una ragazzina di undici anni, esto partecipando per la prima volta a questogiornale di Casteldacca. Mi è stato riservato lospazio dedicato ai più giovani e per questo vor-rei affrontare un argomento un po’ difficileriguardo a quelli che sono i nostri diritti e chespesso vengono violati nel mondo sociale.

A tale proposito, nel 1989 è stata approvatadall’Onu la Convenzione internazionale deidiritti dei ragazzi con la quale si attesta cheanche noi abbiamo i nostri diritti e, d’altrocanto, anche alcuni semplici doveri come quellodi aiutare i genitori o quello di rispettare alcu-ne piccole regole.

Noi abbiamo il diritto di avere una casa, unafamiglia, del cibo, dei vestiti e delle medicineper curarci quando stiamo male. Abbiamo il dirit-to allo studio, al gioco, all’amore, all’affetto.

Molti bambini nel mondo non hanno però tuttoquesto e alcuni di essi muoiono di fame, di sete,

di freddo, perché non hanno una casa oanche perché non hanno vestiti, ma i dirittinon vengono violati solo per colpa dellapovertà, ma spesso per l’indifferenza del-l’uomo; troppi sono infatti gli esempi di vio-lenza nei confronti dei più deboli, come laprostituzione, lo sfruttamento minorile oancora l’utilizzo dei ragazzi nelle guerre.Atti, tutti questi, che rendono i più fragiliincapaci di reagire o di tentare di sperare.

Guardandomi attorno, posso rendermiconto di essere una ragazzina molto fortna-ta perché ho una famiglia che mi ama e mirispetta, ho una casa, ho la possibilità distudiare e di esprimere liberamente le mieidee.

Vorrei concludere questa mia riflessionesul valore dei diritti sperando che si rispet-ti in pieno la Costituzione e, prima di que-sta, che venga rispettato ogni bambino delmondo.

Ho il diritto di avere dirittiOriana La Monica (I media)

16 - POESIE La Meridiana - Numero 2

Indossai armature di lunaIndossai armature di lunaper combattere ombre di sognolottando invano con il mio antico dolore.Lei ebbe pietà della mia folliae mi donò una gemmala ritroverò nella paludedella mia disperazione.Inventai giardini di sognomille fiori di illusioni crebberocolmando di nostalgia la mia animaassetata di veritàLei pianse del mio inutile cercaree un seme piantò nel mio giardinoesso diventerà il mio fiore.Cantai melodie antichecome il mondotessendole con la mia rabbiae la mia delusione.Mi derisero le stellee grande fu la mia umiliazione.Solo Lei ascoltò pazientee dal suo sorriso ebbi un filo d’amoreper danzare il mio canto con la speranzae tessere vesti d’oro per la mia anima.

Gaetana Nuccio

ParvenzeTrapassi di luce di un cielo plumbeoilluminano il falso irenismosui volti di essi.Commerciano cooperazioneagli infanti di cuoretessendo illusionecon ligia devozione.Scandiscono il tempocon sorrisi e confidenzeil corpo si abbandonaa deduttive danze.Desolazione e sconfortopuzza di mortoper chi non ha aderito al pensiero distorto.

Antonino Vassallo

Non � di gennaioSu per la salita viene e va la gente.Sacchetti colmi e mani vuotesi trascina, ridiscende, risale.Volti riconciliati e volti in cui niente vela la stanchezzariemergono, riescono, rientrano.

No!Non è di gennaio quel fermentato marequel cielo terso, colmo di cristallie di una luna tondaombreggiata come i riccioli del manto di una pecora.Spande auree immortali sui vetri illuminati dei palazzi.Magre celle le stanze nelle quali ricreare la bellezza che manca è ciò che resta.Lidi affranti di pene e di pensieriper anime che vorrebbero volare e sopravvivono.Pietre grigiedove, per amore, ardono di fatica mente e ossae i rattrappiti corpiinfine stentano un'altra notte di riposo.Barriere finte a salvaguardia da dove quell'allegria che a volte filtraè lo sprazzo dovuto, necessario.

No!Non è di gennaio questo chiarorele fronde placidei giardini in fioreil tenue abbaiare a questa luna a cui converge il vizio, il rinnegarsiil contrastare se stessi, l'umana debolezza, la naturaper cui più coscienza possiedi più isola divieni, mendicando l'amore in mille modi.

No!Non è di gennaio la mite brezzaquella smania di vita sì distante, eppur prossima a teo lieve saltimbancoo mio fratello.

Mariolina La Monica

CANALE

Sala Giochi

Biliardi

Il capolavorodi Antonio TabucchiContro tutti i totalitarismi

“È possibile che un libro, un romanzo, metta a disa-gio perché sembra troppo bello?”. È la domanda cheoltre alla giornalista Lalla Romano si sono posti econtinuano a farlo migliaia di lettori appassionati di SostienePereira: capolavoro di Antonio Tabucchi. Scrittore, saggista, pro-fessore di lingua e letteratura portoghese presso l’Università diSiena, autore di numerosi romanzi, traduttore del grande poeta por-toghese Fernando Pessoa, oggi Tabucchi si pone, a ben diritto,quale letterato impegnato a difesa dei diritti umani nel mondo. Perquesto ebbe una querelle con Umberto Eco secondo il quale il let-terato deve organizzare la conoscenza e non prendere posizioni.

In una rubrica che sostiene la lettura dei classici noi vogliamo aben diritto inserire questo romanzo pluripremiato, pubblicato nel1994 e dal quale è stato tratto un bellissimo film di Faenza con unimpareggiabile Mastroianni. I motivi sono molteplici: innanzi tuttoperché, a qualche settimana dal giorno della memoria sulla trage-dia dell’olocausto è necessario, anche per il tramite di un romanzo,riflettere su cosa significhi vivere in un regime dittatoriale.

A chiunque creda che l’autoritarismo possa generare ordineandrebbe ricordato che un paese dove è negata la libertà di stam-pa e di associazione è un paese senza libertà e un paese senzalibertà è un paese senza sogni: dunque senza vita. In Portogallonell’agosto del 1938 (con la dittatura di Salazar che finirà solo nel1964) questo è già avvenuto, ma quando si vive dentro la storiaspesso è difficile capirne i meccanismi. In un torrido agosto il vec-chio giornalista Pereira, curatore della pagina culturale di un gior-nale pomeridiano, per pura casualità, così come avvengono gliincontri più importanti della vita di ognuno di noi, fa la conoscen-za di un giovane squattrinato, idealista e neolaureato in filosofia:Monteiro Rossi. Pereira, cattolico con qualche dubbio, legge suuna rivista una riflessione sulla morte: da lì la curiosità di cono-scerne l’autore. Il giovane è però pieno di vita e confessa candida-mente di aver copiato la propria tesi di laurea che tanto avevaimpressionato Pereira, il quale, vedovo e senza figli, lo assumecome praticante per scrivere necrologi anticipati sul suo giornale.Gli articoli che gli arrivano, intrisi di idee socialiste e anarchiche,sono però impubblicabili e tra i due comincia un’amicizia partico-lare e, per quella che era stata fino a quel momento la vita diPereira, quasi irrazionale. Si tratterà per dirla con Freud, di unevento che, come spiegherà bene il dottor Cardoso all’increduloPereira, nella confederazione di anime che è dentro ognuno di noi,scalzerà il vecchio io egemone per farne posto ad un altro. Ilnuovo Pereira risorgerà alla fine del romanzo consapevole delfatto che senza ideali non si può vivere e che il destino di ognu-no di noi è legato a quello degli altri.Condividere e difendere la bellezza e l’intelligenza si può: a pattoche nelle notti della storia, ma anche in qualunque altro momentodiventi necessario, si abbia il coraggio di prendere posizione. Avolte basta un piccolo evento, una leggera decisione, un invito iso-lato, una mano tesa senza forza apparente, a stravolgere ciò che daabitudine si tramuta in un nuovo inatteso appassionato viaggio. Esi ritorna a chiedersi chi siamo.

L’Io è qualcosa di unitario?

I totalitarismi dell’anima

«Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene,disse il dottor Cardoso, credere di essere “uno” chefa parte a sé, staccato dalla incommensurabile plu-

ralità dei propri io, rappresenta un’illusione, peraltro ingenua,di un’unica anima cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janetvedono la personalità come una confederazione di varieanime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevve-ro, una confederazione che si pone sotto il controllo di un ioegemone. [...] Quella che viene chiamata la norma, o il nostroesere, o la normalità, è solo un risultato, non una premessa, edipende dal controllo di un io egemone che si è imposto nellaconfederazione delle nostre anime; nel caso che sorga un altroio, più forte e più potente, codesto io spodesta l’io egemone ene prende il posto, passando a dirigere la coorte delle anime,meglio la confederazione, e la preminenza si mantiene fino aquando non viene spodestato a sua volta da un altro io egemo-ne. [...]» (da Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi).

Secondo lo psicanalista Diego Napolitani: "L'individuo è ilrisultato del compromesso fra attori psichici multipli ed etero-genei, mentre lo stato patologico è sempre il risultato di "uncolpo di stato", in cui una parte di noi dice Io e mette a tacere- come in tutti i sistemi totalitari - tutte le altre parti del nostroparlamento interiore, della nostra confederazione di anime cheha bisogno, per nutrirsi, di farle relazionare per potere dire Ioin modo concertato".

La visione di Napolitani contrasta con quella di Janet.Quest'ultima sembra incoraggiare la prevalenza e l'azionedell'Io egemone, mentre per la seconda ciò sarebbe uno statopatologico della psiche.

Un mistico russo, Ivanovic George Gurdjieff, sosteneva chenella mente umana non v'è un solo Io, bensì una legione, eanche secondo lui la prevalenza di un Io a detrimento deglialtri è indice di cattivo funzionamento della "macchinaumana", ma solo perché l'Io che di volta in volta prende ilcomando non è mai l'Io permanente che conosce se stesso,consapevole del proprio essere, autoriflessivo, in grado di"ricordarsi di sé". Solo se si riesce a tirare fuori quest'ultimo,allora il prossimo passo dovrà essere: fare in mondo che altriIo, con idee pressappoco concordanti, si riuniscano intornoall'Io principale, sì da costituire via via ciò che Gurdjieff chia-ma il solido "centro di gravità permanente".

Parafrasando Borges, non pretendo di sapere che cosa è l'Io(e neppure se è una "cosa"), ma mi sembra di intuire l'impos-sibilità sia di una legione di Io che di un Io unico e permanen-te. Ritengo maggiormente aderente la versione di Batesonsecondo il quale l'Io non è un singolo punto, non qualcosa diunitario, ma il risultato dell'insieme di più entità nella sua inte-rezza, secondo la formula classica dell'olismo: il tutto è supe-riore alla somma delle singole parti.

Secondo tale modello, allora, basta una minima ma sensibi-le variazione dello stato neurale per dissolvere ciò che ci eraparso l'Io egemone fino a quel momento, per aggregare unnuovo Io con nuove modalità di interpretazione delle perce-zioni e dunque con una nuova visione del mondo.

Nicolò Di SalvoMaria Luisa Florio

La Meridiana - Numero 2 CULTURA - I CLASSICI ALIMENTI DEL PENSIERO - 17

Sostiene Pereira ÇChiamasi classico un libro che si configura come equivalente dellÕuniverso, al pari degliantichi talismaniÈ (Italo Calvino)

18 - ARTE La Meridiana - Numero 2

Uno spazio per il design e l'arte contemporanea. È quello creato egestito da Lorenzo Guzzo e Caterina Tosi in via Pinello a Casteldaccia.Da qualche anno infatti in questo spazio espositivo si sono susseguiti variartisti: dall'esposizione di Giusto Sucato a quella di Giovanni Leto, arti-sti ormai abbastanza conosciuti, fino a giungere, lo scorso tre Febbraio,all'inaugurazione della mostra di Nuccio Squillaci, artista catanese,docente di serigrafia presso l'Istituto d'Arte di Bagheria. La mostra, daltitolo “irripetibili ambiguità”, curata dal critico d'arte GianfrancoLabrosciano che ha personalmente presentato i lavori, ha avuto un note-vole afflusso di pubblico per tutto il mese di febbraio e durante l'inau-gurazione è stata meta di numerosi visitatori, appassionati d'arte e gior-nalisti.

Il professor Labrosciano ha così commentato i lavori di Squillaci: “Gliintriganti lavori presentati in questa rassegna, di una potenzialità percet-tiva notevole e capaci di suscitare un'immediata reattività emotiva, sem-brano distinguersi in due ordini differenti di scelta pittorica, come sefossero il risultato di una chiara ed evidente contraddizione dello stessolinguaggio artistico. In realtà si tratta di due ordini conseguenti, duediversi stati d'animo. Il primo, di sapore intimistico più propriamenteastratto e poetico che corrisponde a una semplicità e immobilità dellaforma e il secondo di un vissuto bruciante, di un tessuto informale in cuiil groviglio del segno dilata le diverse possibilità della forma medesima”.

Chimù Handesign si presenta dunque come punto di riferimento cul-turale non solo per Casteldaccia e promette di continuare a promuovereinteressanti riflessioni sull’arte contemporanea.

Riflettori puntati sull'arte contemporaneaSuccesso per la mostra di Squillaci a Chimù Handesign

Redazione

...Dio è con te non in base alle fantasie del tuo cervello... Dioè con te se hai dentro di te le tre sorelle, le tre virtù teologicheche ti uniscono a lui: la Fede, la Speranza e la Carità. Tre paro-line piccole, piccole, ma grandi nella loro capacità di orientaretutta la vita. Diceva Aristotele: principia minima quantitate,maxima virtute. La fede - dice San Tommaso - è la perfezionedell'intelletto mentre la carità è la perfezione della volontà.Attraverso la carità l'uomo viene posto in Dio, mentre attraver-so la fede le cose Divine sono poste in noi. La carità unisce l'uo-mo a Dio quasi come trascinando l'uomo verso Dio, invecemediante la Fede le realtà Divine sono trascinate verso di noi.La Speranza è ordinata al conseguimento delle cose eterne. LaFede invece è sia delle cose eterne sia di quelle temporali e cosìsi può estendere anche a ciò che si deve fare.

Io credo che nella vita abbiamo molte cose da fare non c'ètempo da perdere in ciò che è inutile e fumoso. Abbiamo biso-gno di crescere come la luce del mattino che, nel suo principioè imperfetta, ma poi raggiunge la sua perfezione. Abbiamo biso-gno di prenderci per mano per camminare insieme verso Dio.

Domenica 28 gennaio 2007

...È vero: l'onda potente della Grazia è opera di Dio, manoi possiamo e dobbiamo disporci a riceverla. Noi siamo ilcontenente che si prepara a ricevere il contenuto. Esisteuna dispositi ad gratiam che è nelle nostre possibilità edipende dalla nostra volontà: la preghiera fervorosa, l'estir-pazione dei vizi, in modo particolare la cattiveria, la mali-zia, la maldicenza, imparare a non giudicare e ad averecompassione degli altri...

Aver salvato tante anime sarà l'unica cosa che conta quan-do saremo dinanzi a Dio. Lì non ci saranno terremotisoprannaturali, né momenti mistici transitori, né bricioleche cadono dalla tavola. Ci sarà soltanto Dio nella suasovrumana bellezza, il tranquillo e infinito oceano della suadivina sostanza.

Domenica 4 febbraio 2007

Pillole di spiritualitàDai messaggi domenicali di Don Leonardo Ricotta

La soluzione del cruciverba del numero scorso

www.lameridianadicasteldaccia.it www.lameridianadicasteldaccia.it

S E R V I Z I O A D O M I C I L I O

90014 Casteldaccia (Pa)SEDE SOCIALE

Via Noto, 3 - Tel. 091 942020 - 091 954475DEPOSITO

Via Cristoforo Colombo, 3

SICILIANA IMPRESA COSTRUZIONI ROMANO

di FANARA&CONIGLIARO

Lavori in allumino • Porte corazzateBox doccia • ZanzariereSerrande • Lavori in ferro battutopreventivi gratuiti - pagamenti personalizzati

PALERMOP.tta Grigoli, 16 (zona ind. Brancaccio)

Tel. 091 478693 - Fax 091 6215863www.paginegia l le . i t/ facosnc

e-mail: [email protected]

Bagheria • Via V. Veneto, 1 • Tel. 091 934343Casteldaccia • Via Allò, 1 • Tel. 091 941645Palermo • Largo dei Poeti, 12 (trav. Via Notarbartolo) • Tel. 091 6257792

R i n n o v i e d u p l i c a t i p a t e n t iP a t e n t e n a u t i c aP a s s a g g i d i p r o p r i e t àC o n s u l e n z a a s s i c u r a t i v aA u t o c o n s u l e n z a

Casteldaccia - Via Allò, 133Tel. 091 941236 - Cel. 338 1130594

LABORATORIOODONTOTECNICO

L AT O N A R U G G I E R OSpecializzato protesi fissa- combinata e mobile

IMPRESA EDILE

&Speciale SalvatoreAspetti Giuseppe

CASTELDACCIA

Tel. 347 4722121 - Tel. 348 0924334

a Casteldaccia in via Cavour, 6t. 348 7517995

cataloghi › depliantsetichette › modulistica › stampa digitale

Tel. 091 941118 - Cell. 333 2977776 - 349 8451123

SERVIZIOAMBULANZA

I.F. CLEMENTEI.F. CLEMENTECasteldaccia - Via Mazzini, 9