Chopin
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M i e c z y s ł a w
T o m a s z e w s k i
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op
in
Damiani editore
via Zanardi, 376
40131 Bologna, Italy
t. +39 051 63 50 805
f. +39 051 63 47 188
www.damianieditore.com
ISBN 978-88-6208-145-0
Progetto, testi e photo editing
Mieczysław Tomaszewski
Progetto grafi co
Władysław Pluta
Traduzione dall’inglese
Fulvia de Colle
Editor
Christopher Cary, Joanna Kułakowska-Lis
Coordinamento editoriale
Joanna Kułakowska-Lis, Jakub Kinel
Con la collaborazione di
Małgorzata Fiedor, Agnieszka Simonides
Editing delle didascalie
e indice delle illustrazioni
Joanna Kułakowska-Lis
DTP
Lorenzo Tugnoli
Fotografi e
Waldemar Panów, Zbigniew Panów,
Wojciech Buss
Prestampa
Studio Kolor
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di
questo libro può essere riprodotta o trasmessa
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elettronico o meccanico - incluse copie
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scritta dell’editore.
Finito di stampare nel mese di luglio 2010
presso Grafi che Damiani, Bologna.
I documenti e i materiali di archivio contenuti
nel libro provengono dalle seguenti collezioni:
Narodowy Instytut Fryderyka Chopina,
Towarzystwo im. Fryderyka Chopina,
Muzeum Fryderyka Chopina w Warszawie,
Biblioteka Jagiellońska, Muzeum Narodowe
w Warszawie, Muzeum Narodowe w Krakowie,
Biblioteka Narodowa, Fundacja XX Czartory-
skich, Muzeum Narodowe w Poznaniu, Polskie
Wydawnictwo Muzyczne, Muzeum Historycz-
ne Miasta Stołecznego Warszawy, Muzeum Li-
teratury im. Adama Mickiewicza w Warszawie,
Fundacja im. Ciechanowieckich w Warszawie,
Tate Gallery, London, Musée Carnavalet, Paris
(©Bridgeman/BE&W), Musée du Louvre, Pa-
ris (©RMN/BE&W)Edizione Italiana © Damiani, 2010
© BOSZ, Olszanica 2009
© Polskie Wydawnictwo Muzyczne SA,
Kraków 2009
Titolo dell’edizione originale: Chopin,
Pubblicato per la prima volta nel 2009
da Wydawnictwo BOSZ, Poland e
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I n d i c e 1 C a s a 6 2 R a d i c i 2 4 3 C a m p a g n a 3 6 4 V a r s a v i a 5 2 5 P r i m i v i a g g i 7 8 6 R i v o l t a 1 1 6 7 P a r i g i 1 4 2 8 I l m o v i m e n t o r o m a n t i c o 1 6 0 9 I l p i a n i s t a 1 7 6 1 0 I l c o m p o s i t o r e 1 9 0 1 1 S a l o t t i 2 0 2 1 2 I n c o n t r o a M a r i e n b a d 2 1 8 1 3 M a i o r c a 2 3 2 1 4 N o h a n t 2 5 2 1 5 D i s s o n a n z e 2 7 0 1 6 P a t r i a e f e d e 2 8 4 1 7 U l t i m i a n n i 3 0 0 1 8 U l t i m i g i o r n i 3 1 8 1 9 R i s o n a n z e 3 3 8 I n d i c e d e l l e i l l u s t r a z i o n i 3 5 2
C a s a
Le abitudini che Chopin conobbe prima di tutte le altre, fra le quali crebbe
come in una culla solida e soffi ce, furono quelle di una vita familiare unita,
calma, occupata; così quegli esempi di semplicità, di sentimento pio e di nobiltà
rimasero sempre per lui i più dolci e i più cari.
Franz Liszt, Chopin, 1852
1
C a s a 8
Tutte le fonti – lettere, diari, memorie e ricordi – e le diverse voci con-
cordano: Fryderyk Chopin venne al mondo, crebbe e visse fi no alla fi ne
dei suoi giorni circondato da una famiglia felice e amorevole. Franz Liszt
aveva ragione: la vita familiare di Chopin era davvero un’oasi “unita, calma,
occupata”. L’opinione di Liszt, amico e primo autore di una monografi a su
Chopin, era senza dubbio degna di fi ducia, oltre che corroborata da altre
considerazioni: “Le virtù domestiche, le consuetudini religiose, la carità
pietosa, la rigida modestia lo circondavano di un’atmosfera pura, ove la
sua immaginazione prese quella vellutata morbidezza delle piante che
non sono mai state esposte alla polvere delle vie maestre”.¹
Se esiste un compositore a proposito del quale si può parlare di un’in-
fanzia “idilliaco-angelica”, quello è di certo Chopin. Descrivendo la casa di
Justyna e Mikołaj Chopin, Jarosław Iwaszkiewicz ha coniato l’espressione
“la casa insolita e curiosa”, per terminare con questo paragone: “La sua
famiglia costituisce veramente uno dei pochi esempi ove tutti i membri
sono legati da sentimenti di amore e da un attaccamento non comune.
Mentre Beethoven si scontrava con il padre ubriacone, e Bach, troppo
presto orfano, dipendeva dalla buona o cattiva volontà del fratello, Chopin,
nel suo nido familiare, fu circondato dall’amore più tenero della madre, del
padre, delle sorelle”.²
Alla nascita di Chopin, quella “casa insolita” dall’atmosfera ricolma
d’amore si trovava a Żelazowa Wola: luogo tranquillo e lontano dal tram-
busto del mondo, nei cui pressi scorreva lento il fi ume Utrata, il villaggio
sorgeva sul limitare della Foresta Kampinoska, nel distretto di Sochaczew
(voivodato di Masovia), a cinquanta chilometri da Varsavia.
Sebbene il futuro autore della Fantasia su temi polacchi abbia abitato là
solo i primi sei o sette mesi di vita (ed in seguito si limiterà a gettarvi uno
sguardo di sfuggita durante le poche visite di passaggio), Żelazowa Wola è
diventato un posto speciale nel mondo in quanto paese natale di Chopin,
ed è ormai associato in permanenza al suo nome. Per coloro a cui la musica
di Chopin è particolarmente vicina e cara, il villaggio è divenuto meta di
visite e nostalgici pellegrinaggi.
I genitori di Chopin s’incontrarono a Żelazowa Wola, s’innamorarono
e nel 1806 si sposarono nella vicina Brochów. Il villaggio era apparte-
Tekla Justyna Chopin (1782-1861),
nata Krzyżanowska, madre di Fryderyk.
1 1
nella primavera del 1844, causò a Chopin un grave trauma psicologico.
Restavano i ricordi dei momenti idilliaci, quando Mikołaj suonava melodie
come Malbrough s’en va-t-en guerre al fl auto o al violino.
Justyna Chopin riempiva la casa intonando canzoni di un repertorio che
gli studiosi stanno ancora ricostruendo. Pare che amasse particolarmente
la romanza di Laura e Filone Już miesiąc wzeszedł, psy się uśpiły… (La luna
è già alta e i cani stanno dormendo…). Nel tempo libero tra una faccenda
domestica e l’altra, sedeva probabilmente al pianoforte e suonava per far
danzare i bambini. Nelle memorie viene ritratta come l’anima della casa,
una persona dotata semplicemente di “un carattere di straordinaria dolcez-
za”. Dobbiamo a lei, a quanto pare, alcuni tratti del carattere di Chopin, a
partire dall’apertura per tutto ciò che è poetico e spirituale. Negli anni di
Parigi lo tenne sempre d’occhio da lontano. “Caro Fryderyk, cosa posso dirti
nel giorno del tuo compleanno e onomastico? Sempre una sola cosa: che
io chiedo alla Divina Provvidenza, e prego ogni giorno per la benedizione
del tuo corpo e della tua anima, senza la quale tutto è niente”.9
Chopin ebbe la fortuna di crescere circondato dalle sorelle. La più piccola
delle tre, Emilia, che suonava con lui e partecipava alle attività artistiche
della famiglia, morì prematuramente. Delle altre due, Izabela, di un anno
più giovane, e Ludwika, di tre anni più grande, fu quest’ultima ad essergli
più vicina. I due si capivano al volo. Secondo alcune testimonianze, fu lei la
prima a fargli scoprire, ancora bambino, il mondo della musica; anni dopo
divenne la sua confi dente. Entrambe le sorelle si crearono una famiglia
propria, ma furono sempre in soggezione davanti al fenomenale talento del
fratello, e quasi ne vissero la stessa vita. “Non passa giorno” scrisse Izabela
“senza che ti pensiamo o parliamo di te parecchie volte; il nostro conforto:
custodire un dolce pensiero di te”.¹0
Tutte le lettere di Chopin dimostrano inequivocabilmente che il senso della
famiglia divenne l’ancora di salvataggio della sua vita. Egli diede tanto quanto
ricevette, senza compromessi. Mentre era a Parigi o a Nohant, aspettare una
lettera da casa faceva parte delle sue attività giornaliere. La nostalgia di casa
e del suo paese trapela dalle pagine dei suoi manoscritti musicali.
“Sono sempre con un piede da voi e con l’altro nella stanza accanto,
dove lavora la Padrona di Casa” scrisse nell’estate del 1845¹¹ dall’ospitale
Emilia Chopin (1812-1827), sorella
minore di Fryderyk, molto dotata;
morì di tubercolosi.
C a s a 1 4
Certifi cato di battesimo di Fryderyk Francis-
zek. Il bambino fu battezzato il 23 aprile 1810
nella chiesa di San Rocco (oggi San Giovanni
Battista) a Brochów; il certifi cato fu redatto
da Józef Morawski, vicario della parrocchia di
Brochów. Padrino di Fryderyk fu Franciszek
Grembecki, in rappresentanza di Fryderyk
Skarbek e della contessa Anna Skarbek.
Fryderyk Skarbek, economista, romanziere,
professore all’Università di Varsavia, padrino
di Fryderyk Chopin.
Anna Skarbek (1793-1873), sorella di Fryde-
ryk Skarbek, madrina di Fryderyk Chopin.
Nel 1820 sposò Stefan Wiesiołowski nella
medesima chiesa di Brochów. Secondo varie
testimonianze, rimase in buoni rapporti con
gli Chopin.
1 5
La chiesa fortifi cata di Brochów in una foto-
grafi a dei giorni nostri.
Disegno della chiesa di Brochów.
C a s a 1 8
Interno della casa padronale, ricostruita e
arredata dopo la guerra: non si è cercato di ri-
creare l’aspetto che aveva ai tempi di Chopin,
ma piuttosto di rendere l’atmosfera e lo stile
dell’epoca in cui nacque il compositore.
La casa padronale di Żelazowa Wola dove
Fryderyk Chopin trascorse i primi mesi di
vita, oggi trasformata in un museo dedicato
al compositore.
1 9
Napoleon Orda, Żelazowa Wola, illustrazio-
ne tratta da Album widoków historycznych
Polski (Album di vedute storiche della Polonia).
Alla fi ne del 1810 gli Chopin, con il piccolo
Fryderyk e la sorella Ludwika, di poco più
grande, si trasferirono a Varsavia, lasciando la
tenuta degli Skarbek.
La canzone preferita della madre. Chopin la
incluse nella Fantasia in la maggiore su temi
polacchi per pianoforte e orchestra.
C a s a 2 0
Auguri scritti da Fryderyk per l’onomastico
della madre, 16 giugno 1817.
Il Palazzo Saski – sede del Liceo di Varsavia
e dell’appartamento degli Chopin.
Un biglietto preparato dal piccolo Fryderyk per
l’onomastico del padre, il 6 dicembre 1816.
2 1
Lettera della madre a Fryderyk, febbraio 1848.
Tomba del milite ignoto – solo quest’arcata
del Palazzo Saski è sopravvissuta alla distru-
zione della seconda guerra mondiale.
R a d i c i
La Polonia gli ha dato il senso cavalleresco e la sua storica soff erenza, la
Francia – leggerezza, eleganza e fascino, la Germania – profondità romantica.
Heinrich Heine, X Lettera da Parigi, 1838
2
R a d i c i 2 6
Heine cercò più di una volta di catturare ed esprimere a parole il “fe-
nomeno Chopin”. Usò sempre toni superlativi. Come ascoltatore – quasi
eccessivamente sensibile – aff errò qualcosa della sua musica che era sfug-
gito agli scritti di altri. Fu il primo a notare e a sottolineare che Chopin
non poteva essere classifi cato, come era avvenuto fi no ad allora, quale
pianista-compositore per le masse, al pari di Th alberg, Liszt, Moscheles
e Kalkbrenner. “Egli non è solo un virtuoso” annunciò nella sua decima
Lettera da Parigi, “è anche un poeta, e la sua musica rifl ette la poesia della
sua anima. È un poeta dei suoni [Tondichter], e niente può eguagliare il
piacere che ci dà quando siede al pianoforte e improvvisa”.¹
E poi segue un momento del discorso in cui Heine sembra rinnegare
l’intuizione che gli aveva ispirato la frase sulla tripla provenienza della
musica di Chopin. Egli scrive: “Quindi Chopin non è né polacco, né
francese, né tedesco; egli rivela origini provenienti da un ordine superiore,
ha la sensibilità che gli deriva dal regno di Mozart, Raff aello, Goethe, e la
sua vera patria è il reame sognante della poesia”.²
Tra le due posizioni non c’è di fatto alcun confl itto; esse concordano
e si completano a vicenda. La prima parla della tripla genesi, la seconda
riguarda l’essere intonato su una più alta, universale risonanza. E anche
se è possibile discutere col poeta sui dettagli del suo concetto, o sulla sua
incompiutezza, il dato della provenienza molteplice è incontestabile.
Analogamente, anche se in maniera diversa, Robert Schumann intravvide
la natura sfaccettata della musica di Chopin. Egli fece risalire le sue origini
allo spirito delle opere di tre singoli compositori: Beethoven, Schubert e
John Field. Beethoven avrebbe “sviluppato il suo spirito nell’arditezza”,
Schubert “il suo cuore nella delicatezza”, ed infi ne John Field avrebbe
sviluppato “la sua mano nell’abilità”. ³
Tutto calza qui un po’ troppo alla perfezione perché l’intuizione di Schu-
mann sia completamente corretta. Chopin non aveva bisogno di guardare
al di là del suo Paese, della sua storia e delle sue tradizioni, per trovare
spirito ardito e sensibilità di cuore. Ed era nato con la fl uidità nelle dita. È
sorprendente, ma non ebbe mai un vero e proprio maestro di pianoforte.
Il suo solo insegnante di professione fu un violinista, non un pianista.
Wojciech Żywny, primo insegnante
di Chopin.
2 7
Wojciech Żywny, personaggio pittoresco oltre ogni dire, comparve nella
vita di Chopin nel momento in cui, quando Fryderyk era ancora bambino,
ci si accorse del suo talento e della sua sensibilità musicale senza precedenti.
Sulla base di informazioni non del tutto verifi cabili, si ipotizza che egli
vivesse a Varsavia dal 1811, per entrare in contatto con gli Chopin cinque
anni più tardi: contatti talmente stretti da divenire quasi un membro della
famiglia. Egli insegnò il pianoforte non solo a Chopin, ma anche alle sue
sorelle e agli amici del pensionato fondato da suo padre per giovani di buo-
na famiglia. Compariva costantemente nelle lettere di Fryderyk, e sempre
con toni umoristici. Céco di nascita e dall’accento divertente, usava fi utare
tabacco e indossava parrucche gialle che ricordavano l’epoca di Bach.
Contemporaneo di Mozart, Żywny portò in Polonia una tradizione
assai feconda: quella bachiana. Egli fece della musica di Bach – almeno
del Clavicembalo ben temperato – il fondamento e la Bibbia del pensiero
musicale di Chopin. Senza i preludi e le fughe di Bach non esisterebbero
i preludi e gli studi di Chopin. Portò con sé a Maiorca un volume del
Clavicembalo ben temperato e suonava “Bach e nient’altro che Bach” per
prepararsi ai concerti, consigliando ai suoi studenti di fare lo stesso. Se-
condo un’attendibile dichiarazione della sua allieva Fryderyka Müller, un
giorno egli le suonò 14 preludi e fughe a memoria.4 Molti indizi mostrano
che questo bizzarro culto vedeva Chopin – e la sua classe – dipendere dal
“gentile Żywny, sempre con una vecchia parrucca”.5
Chopin studiò con Żywny sei anni, tra il sesto e il dodicesimo anno
d’età, quando Józef Elsner se ne assunse la cura. Nella dedica della Polacca
in la bemolle maggiore (WN 3) ringraziò i suoi insegnanti per quanto aveva
appreso da loro. Qualche anno più tardi, rispondendo a un critico viennese
che era rimasto colpito dal livello di preparazione di questo giovane vir-
tuoso di Varsavia, Chopin aff ermò garbatamente: “Con il Signor Żywny
e il Signor Elsner anche il peggior somaro avrebbe imparato [qualcosa]”.6
Tra gli dei dell’Olimpo di Chopin, dopo Bach viene Mozart. E dopo
Mozart, Beethoven. L’autore delle Variazioni op. 2 su Là ci darem la mano
considerava il Don Giovanni e il Requiem dei capolavori assoluti, che aveva
avuto modo di ascoltare e vedere rappresentati a Varsavia. Egli non mancò
mai l’occasione di riascoltarli. Secondo Karol Mikuli, il suo insegnante
Ludwig van Beethoven, Sonata in fa minore
op. 57, nota col titolo di “Appassionata”
(particolare).
Inizio del Preludio I in do maggiore BWV 870
dal Clavicembalo ben temperato di Johann
Sebastian Bach.
Lacrimosa dies illa dal Requiem in re minore
KV 626 di Wolfgang Amadeus Mozart
(particolare).
R a d i c i 2 8
“suonava Bach e soprattutto Bach, ma è diffi cile dire chi apprezzasse di più
fra Bach e Mozart. Egli eseguiva i lavori di entrambi in modo ugualmente
ed incomparabilmente grandioso”.7 Chopin condivise la devozione per
Mozart con Pauline Viardot, e soprattutto con Eugène Delacroix. Il pittore
annotò il contenuto delle sue discussioni con Chopin sull’autore del Don
Giovanni. Un giorno scrisse “Mozart non fa mai errori!”. Secondo Liszt
(il che suona piuttosto improbabile), Chopin riteneva che con i suoi ultimi
lavori Mozart avesse inaugurato l’era romantica. Secondo Jean-Jacques
Eigeldinger, “Chopin era l’erede di Mozart”.8
Gli infl ussi della musica di Beethoven non sono così profondi. Chopin
provava ammirazione e insieme distacco per l’autore dell’Appassionata. No-
nostante avesse ascoltato varie volte la Nona Sinfonia – a Parigi, Aquisgrana,
Londra – nelle discussioni con Delacroix non era lontano dal criticarla.
Egli non valutava tutte le opere di Beethoven allo stesso modo. Eseguiva
con piacere alcune sue sonate ma, secondo alcuni esperti del tempo, non
alla maniera di Beethoven: le “chopinizzava”.9 Tuttavia, se consideriamo
l’argomento dal punto di vista della poesia compositiva, senza Beethoven
non ci sarebbero le sonate, le ballate o gli scherzi di Chopin.
Bach, Mozart e Beethoven: ognuno infl uenzò lo sviluppo del linguaggio
chopiniano a suo modo e misura. Nonostante questa provenienza molteplice,
l’idioma di Chopin è assolutamente personale. Questa molteplicità non si
esaurisce tuttavia nell’infl uenza dei tre grandi predecessori. Prima che essi
giungessero all’orecchio, e subito dopo fra le dita “del fanciullo destinato a
prendere il posto di Mozart”, per lui esisteva già una musica di un altro tipo
e provenienza: il canto popolare polacco. Esso riempiva gli spazi acustici
della casa di Żelazowa Wola, e poi del Palazzo Saski. Era ricco e vario nei
temi, nello spirito e nel carattere; dalle ninne nanne infantili alle romanze,
dai canti natalizi a quelli patriottici. Chopin ricorreva a questo repertorio –
custodito nelle orecchie e nell’immaginario degli anni giovanili – quando
era sopraff atto dalla nostalgia: per esempio quando confi dò, in una lettera
degli ultimi anni alla famiglia, “ho passato la serata suonando da solo e
canterellando motivi delle rive della Vistola…”.¹0 Tracce di canti popolari
fanno la loro comparsa fi n dai primi anni in reminiscenze, allusioni, citazioni.
Alcuni esempi: Już miesiąc zeszedł (Già un mese è passato) nella Fantasia su
Józef Elsner (1760–1854), compositore, pe-
dagogo, direttore del Conservatorio e della
Scuola Primaria di Musica. Chopin prese
lezioni da lui dai tredici anni in poi.
2 9
Frontespizio della prima edizione di Vingt
Exercices et Préludes di Maria Szymanowska.
Aleksander Kokular, Ritratto di Maria
Szymanowska, circa 1825; Maria Szymanowska
(nata Wołowska nel 1789), pianista e compo-
sitrice; diede concerti in tutta Europa, e verso
la fi ne dei suoi giorni fu pianista di corte
dell’Imperatrice a San Pietroburgo.
Michał Kleofas Ogiński (1765–1833),
compositore, aristocratico, coinvolto nel
movimento indipendentista, partecipò all’in-
surrezione di Kościuszko; autore di popolari
polacche.
R a d i c i 3 2
I ragazzi del pensionato Chopin ascoltano
il giovane Fryderyk al pianoforte; dipinto di
A.C. Gow, A Musical Story by Chopin.
Julian Ursyn Niemcewicz (1758–1841),
poeta, aiutante di Adam Kazimierz
Czartoryski, partecipò attivamente al Partito
Patriottico (Stronnictwo Patriotyczne);
Presidente della Società degli Amici delle
Scienze (Towarzystwo Przyjaciół Nauk),
i suoi Canti storici divennero un testo di
riferimento per la Polonia sottomessa; già da
bambino Chopin improvvisava su quei temi.
3 3
Frontespizio dei Canti storici di Niemcewicz,
pubblicati nel 1816 “con musica e illustrazio-
ni”, e una pagina con lo spartito di Jan
Kazimierz. La musica dei canti venne com-
posta da tredici autori polacchi del tempo,
fra cui Franciszek Lessel, Karol Kurpiński e
Maria Szymanowska.
Illustrazione per la Duma su Stefan Potocki
dai Canti storici.
C a m p a g n a
Se vedrai Szafarnia, Płonne, Gulbiny, Radomin, Ornówek,
ricorda il mio nome…
Chopin a Jan Białobłocki, 20 giugno 1826
I tuoi campi mi hanno lasciato una certa nostalgia…
Chopin a Tytus Woyciechowski, 21 agosto 1830
3
C a m p a g n a 3 8
“Non sono fatto per la campagna”, lamentava Chopin in una lettera alla
famiglia, scritta a Nohant nell’estate del 1845.¹ Pochi giorni prima, sempre
da Nohant, aveva inviato ad un amico di Parigi queste parole deliziate: “La
campagna è così bella che proverei compassione per te, confi nato laggiù in
città, se non si trattasse di Parigi”.²
Era diviso in due. Da una parte, era un uomo di città, non di campa-
gna. Ma dall’altra, forse proprio in quanto uomo di città, era sensibile
all’infl uenza dell’immagine sentimentale della vita in mezzo alla natura e
si abbandonava all’aura romantica: “Bella campagna, usignoli, allodole”.³
Aff ascinato dalla tenuta rurale della Signora Sand, cercò di tentare anche
Wojciech Grzymała a visitarla. Ma quando sopraggiunsero i tipici giorni
di maltempo – pioggia, tuoni e forte vento – la sua fragile natura disse no.
In quel momento, come annotò George Sand, “tutti i suoi poveri nervi
erano sottosopra”.4
La prima esperienza piena e profonda della vita di campagna fatta dal
tredicenne Chopin coincise con un entusiasmo sconfi nato, l’attrazione per
un modo di vivere diverso, e la meraviglia per il folklore esotico. Accadde
nel 1824 a Szafarnia, un piccolo villaggio sperduto in mezzo ai campi ed
alle foreste attorno a Dobrzyń, punto d’incontro delle regioni di Masovia,
Pomerania e Cujavia. Era la sua prima vera vacanza, trascorsa in mezzo a
gente ospitale, a lui conosciuta e vicina: la famiglia di un amico, un aristo-
cratico studente del pensionato del padre.
La lettura dell’epistolario fra Chopin e la famiglia durante il soggiorno
a Szafarnia è preziosa; in forma giocosa, le sue lettere fanno la parodia di
un quotidiano della capitale polacca. Il “Corriere di Szafarnia” ci permette
di seguire ogni fase della meraviglia del dandy di città in visita al villaggio.
Tutto era nuovo: l’aria di campagna e il pane del paese, la fauna domestica
e le corse a cavallo, e soprattutto i canti, le danze e i costumi locali, che
incitavano stranamente alla stravaganza ed alla sfrenatezza.
Sulle prime, a predominare era il punto di vista dell’osservatore: “A
Obrowo c’era la festa del raccolto”, riportava il “Corriere di Szafarnia”
del 24 agosto. “L’intero paese si era riunito davanti alla casa padronale, e
gioiva sinceramente, specie dopo la vodka, e ragazzine dalla voce stridula
cantavano una famosa canzonetta, stonate di un semitono:
Esposizione nel Museo del villaggio maso-
viano di Sierpc.
3 9
Davanti alla casa sta l’anitra nel pantano,
e la nostra signora tutta nell’oro”.
L’ascolto, passando per Nieszawa, di una “Catalani di paese seduta
sullo steccato, che cantava qualcosa a voce spiegata” (il riferimento è ad
Angelica Catalani, celebre soprano dell’epoca), fu suffi ciente ad attivare il
collezionista di folklore. Tre groszy persuasero la ragazza a permettergli di
annotare le parole della “mazureczek”:
“Guarda là dietro quei colli, quei colli, come danza il lupo,
è proprio perché non ha moglie, che si aff anna così”.
Infi ne, l’ospite di città si abbandonò all’abbraccio magico della festa di
villaggio, lasciandosene coinvolgere ed assorbire completamente: suonare,
danzare e cantare insieme agli altri, nella notte, fi no a cadere a terra sfi niti.
Chopin riportò ogni cosa sin quasi nel minimo dettaglio in una lettera da
Szafarnia. Il suo resoconto dell’accaduto merita di essere citato, almeno in
parte: “Eravamo a cena ed avevamo appena fi nito l’ultima pietanza, quando
da lontano si sono fatti sentire cori di voci stonate, ora con grida nasali
di donne, ora con toni più alti di ragazze che stridevano impietosamente,
a bocca quasi aperta. Li accompagnava un solo violino a tre corde che
ad ogni strofa cantata rispondeva con voce di contralto”. Ogni ritornello
“motteggiava” qualcuno. Quattro versi riguardavano i dandy della capitale:
“Davanti alla casa c’è uno spiazzo verde,
il nostro varsaviense è magro come un cane.
Sul fi enile ci sono delle pertiche,
il nostro varsaviense è molto svelto”.
Alla fi ne “cominciarono i salti, i valzer e le obertas, ma per incoraggiare
i garzoni che se ne stavano in silenzio saltellando da soli sul posto, aprii le
danze con un valzer in coppia con la signorina Tekla [Borzewska], e fi nii
con la signora Dziewanowska. Più tardi tutti si erano così ringalluzziti che
ballavano nel cortile con tanto slancio da fi nire per terra…”. E, continua
Chopin con entusiasmo, “impossessatomi dell’archetto polveroso ho in-
cominciato a suonare con tanta energia [un contrabbasso con una corda
sola] che tutti sono volati a vedere…”. E da bravo cittadino non trascura
di notare che “la notte era bellissima, rilucevano la luna e le stelle…”5
Interno di una casa nel museo di Sierpc.
C a m p a g n a 4 0
Quanto al rapporto di Chopin con i villaggi polacchi, Szafarnia non è un
caso isolato. Essa era circondata da un’intera costellazione di borghi, paesi e
cittadine che un tempo si chiamavano, non a torto, “il distretto di Chopin”.6
Nel 1824 e nel 1825 essa fu soltanto un punto di partenza per gite in tutta
la regione, un crogiolo di folklore masoviano-cujavian-pomeraniano, e non
solo di folklore. Chopin vi si ritrovò su invito della famiglia Dziewanowski,
nota per essersi fatta onore nell’epopea napoleonica. Vi si recò per riposarsi
e mantenersi in salute, ma è probabile che fosse lì anche affi nché i suoi
ospiti potessero meglio ostentare i suoi notevoli talenti. Per questo motivo,
dai dintorni di Szafarnia arrivavano carrozze che conducevano il giovane
virtuoso di castello in castello.
I luoghi, e quasi tutti i nomi delle famiglie aristocratiche che egli visitò
si possono apprendere dalle sue lettere, ossia dai “Corrieri di Szafarnia”.
Dunque Chopin non visitò soltanto i villaggi degli Dziewanowski (Szafar-
nia, Bocheniec e Płonko), ma anche, almeno per una breve sosta, Sokołowo
dei Wybraniecki, Gulbiny e Płonne dei Piwnicki, Ugoszcz dei Borzewski,
Radomin dei Ciżewski, Obrowo dei Romocki, Kikół, Kozłowo e Kowalewo
degli Zboiński, Rusinowo dei Podoski, Zbójno dei Sumiński e Turzno degli
Działowski. Un giorno d’agosto del 1824, il giovane Chopin fu testimone
di una riunione tra famiglie nobiliari, una scena che evocava l’atmosfera
del Pan Tadeusz. Nel suo resoconto, egli elencò i nomi dei notabili di otto
famiglie, giunti a Szafarnia non solo per discutere di qualche argomento a
lui sconosciuto, ma anche per ascoltare le sue interpretazioni al pianoforte.
A Szafarnia il tredicenne Chopin si sottopose anche ad un’altra ini-
ziazione: quella alla musica delle orchestrine ebree che accompagnavano
la vita di paese in Polonia. Il suo interesse per questa diversa sonorità era
così profondo che, con una sorta di settimo senso, egli ne carpì l’idioma
stilistico. Nelle memorie di un amico di famiglia degli Chopin, Kazimierz
Wójcicki, è descritta la scena seguente: “Quando alcuni ebrei giunsero in
una vicina tenuta di Obrowo per comperare del grano, Fryderyk li chiamò e
suonò per loro una mayufes. La sua esecuzione li esaltò e li portò a lasciarsi
andare al punto che non soltanto saltarono e danzarono gioiosamente, ma
chiesero anche al signore del castello di far esibire Chopin ad un imminente
matrimonio, dal momento che suonava come un vero ebreo”.7 Un indizio
Jan Piotr Norblin, Musicisti ebrei, particolare.
4 1
Casa e aia nel museo di Sierpc.
Utensili e arredi domestici nel padiglione del
Museo del villaggio masoviano.
C a m p a g n a 4 2
sicuro di quest’attrazione musicale è un pezzo composto a Szafarnia e
chiamato dallo stesso Chopin Żydek (Il piccolo ebreo). Se diamo credito alla
tradizione familiare, Żydek era il titolo della prima versione della Mazurka
in la minore op. 17, marcatamente orientaleggiante ed esotica.
Sebbene in misura incomparabilmente minore che a Szafarnia, Chopin
ebbe svariate occasioni di familiarizzare con diverse altre regioni del suo
paese. Alcune le conobbe durante visite di piacere più o meno prolungate;
fu così nel 1823, quando andò a Żelazowa Wola a trovare gli Skarbek; nel
1827 visitò i Sierakowski a Waplewo, in Pomerania;8 nel 1828 i Pruszak a
Sanniki, in Masovia; nel 1829 i Wiesiołowski a Strzyżew (Grande Polonia)
e i Radziwiłł ad Antonin; nel 1830, infi ne, fece visita a Tytus Woyciechowski
a Poturzyn, nella regione di Chełm.
Lungo la strada, egli pernottò inoltre in almeno una dozzina di altri
luoghi. Viaggiava intensamente. Nel 1826 si recò a Duszniki passando
per Kalisz e Breslavia; nel 1827 raggiunse Danzica passando per Płock
(“Oggi, quindi, a Płock, domani a Rościszewo, il giorno dopo dopodomani
a Kikół, alcuni giorni a Turzno, altri a Kozłowo, un momento a Danzica, e
poi ritorno” 9); nel 1828 si recò a Berlino passando per Poznań e Sulechów;
nel 1829 a Vienna attraverso Opoczno, Cracovia e Wadowice; nel 1830 a
Poturzyn attraverso Puławy e Lublino.
A quanto pare Chopin attraversò la Polonia in lungo e in largo, ed ebbe
molte occasioni per entrare in contatto con le varietà regionali del folklore
polacco, talvolta in confl itto le une con le altre. Alle sue orecchie – alle-
vate e allenate alla musica di Mozart e Bach, oltre che a canti e danze dei
compositori polacchi coevi – queste manifestazioni regionali potevano
inizialmente suonare piuttosto esotiche. Ben presto, tuttavia, esse sarebbero
divenute una fonte d’ispirazione profonda e durevole, sempre più evidente
nei suoi scritti “on the road”, nel suo diario di bordo: mazurke, oberek, ku-
jawiak. Chopin non intendeva pubblicarli; essi rimasero fra i suoi inedit, in
quanto brani ancora un po’ troppo vicini alle fonti dalle quali egli li aveva
tratti. Considerò degni di pubblicazione soltanto i brani composti durante
il suo addio alla patria.
L’ispirazione spontanea fu stemperata dalla nostalgia, che segnò le suc-
cessive mazurke con un carattere unico; l’intonazione dei villaggi polacchi,
Sculture popolari nel museo di Sierpc.
4 3
con un tocco di idee romantiche e poetiche (ma non realistiche); come
quelle che apparivano in alcune frasi atte a descrivere la “salita a bordo” della
carrozza un mattino presto, sulla già citata rotta da Płock a Danzica: “Aria
fresca, il sole splende meravigliosamente, gli uccellini cinguettano, nessun
mormorio di ruscello, ma al suo posto c’è uno stagno dove le ranocchie
cantano soavemente”.¹0
¹ Chopin alla famiglia, Nohant 18–20 luglio 1845.
² Chopin ad August Léo, Nohant 8 luglio 1845.
³ Chopin a Wojciech Grzymała, Nohant 2 giugno 1839.
4 George Sand a Eugène Delacroix, Nohant 7 luglio 1841.
5 Chopin alla famiglia, Szafarnia 26 agosto 1825, in Valeria Rossella (a cura di): Vita di
Chopin attraverso le lettere, Lindau, Torino 2003, pp. 11, 16-17.
6 Vedi Paweł Dzianisz, Okolica Chopina, Gdynia 1964.
7 Cfr. Marceli Antoni Szulc, Fryderyk Chopin i utwory jego muzyczne, Poznań 1873, p. 31.
8 Vedi Andrzej Bukowski, Pomorskie wojaże Chopina, Danzica 1993.
9 Chopin alla famiglia, Kowalewo, venerdì, estate 1827.
¹0 Ibidem.
Il parco di Szafarnia ricorda ancora l’epoca di
Chopin.
C a m p a g n a 4 4
Michał Stachowicz, Festa del raccolto, 1821.
Mazurka in la bemolle maggiore op. 7, foto-
grafi a dell’autografo, bella copia della prima
versione con il titolo Mazur.
4 5
Corriere di Szafarnia – le spiritose lettere alla
famiglia sono oggi un documento eccezionale
sulle impressioni di Chopin durante la sua
permanenza in campagna. Nel corso delle va-
canze in Szafarnia nel 1824 e nel 1825, Cho-
pin visitò una ventina di villaggi della zona.
C a m p a g n a 4 6
4 7
Szafarnia. Al posto della casa in legno della
tenuta di Dziewanowski, dove Fryderyk tra-
scorse le vacanze, c’è oggi un eclettico palazzo
della fi ne del XIX secolo.
Chopin al pianoforte, disegno di Eliza
Radziwiłł fatto ad Antonin, probabilmente
nel 1829.
A Szafarnia si trova oggi il Centro Chopin,
dove hanno luogo concerti ed eventi culturali.
C a m p a g n a 4 8
Ugoszcz – palazzo e parco del XIX secolo
circa. A Ugoszcz Chopin fu ospite della
famiglia Borzewski.
Palazzo neogotico a Sanniki, costruito agli
inizi del XX secolo nel luogo in cui un
tempo sorgeva la villa in legno della famiglia
Pruszak, dove Fryderyk trascorse l’estate
del 1828; in questo palazzo ha sede oggi
il Centro in memoria di Fryderyk Chopin
(Ośrodek Pamięci Fryderyka Chopina).
4 9
Durante il suo soggiorno a Szafarnia,
Fryderyk fece visita a vari amici; Jan
Białobłocki a Sokołowo, e Antoni
Wybraniecki nella tenuta di suo padre
La villa della tenuta di Obrowo, costruita
agli inizi del XIX secolo. Chopin vi fu ospite
di Hieronim Romocki e prese parte a molti
balli di paese.
V a r s a v i a
Suono ogni settimana, la domenica, l ’organo della chiesa delle Visitandine, e gli altri cantano…
Questa settimana ho sei ore di contrappunto severo con Elsner.
Chopin a Jan Białobłocki,
novembre 1825 e ottobre 1826
4
V a r s a v i a 5 4Chopin trascorse metà della vita a Varsavia. Non c’è palazzo dove
non abbia risuonato la sua musica. Per vent’anni – dal settembre 1810
al novembre 1830 – egli visse nella capitale, studiando, dando concerti,
suonando l’organo in chiesa e accompagnando danze e feste tra amici, e là
si innamorò. Universalmente apprezzato e ammirato, nella vita della città
assunse all’inizio il ruolo di “Wunderkind”, poi di giovane estremamente
dotato, per arrivare infi ne ad essere acclamato come un “genio”. Giunto al
termine degli studi di composizione, il suo insegnante Józef Elsner diede
di lui il seguente giudizio: “attitudini eccezionali, un genio musicale”.
Chopin approdò in città all’epoca del Ducato di Varsavia istituito da
Napoleone, e lasciò il Regno Polacco (creato dal Congresso di Vienna
dopo la caduta di Napoleone) come suddito dell’imperatore russo. In
città egli trascorse tranquillamente (ma solo in apparenza) gli anni in cui
minacciosi venti di guerra scuotevano l’Europa. Lasciò Varsavia alla vigi-
lia di violenti avvenimenti, solo quattro settimane prima della Rivolta di
Novembre, quando i Polacchi si ribellarono al governo straniero che era
stato loro imposto.
Durante la primissima infanzia abitò nell’ala destra del Palazzo Saski, e
dalla sua fi nestra poteva vedere i Giardini Saski. Era quella la sede originaria
del Liceo di Varsavia, dove Mikołaj Chopin era impiegato come profes-
sore di lingua e letteratura francese. Qui suo padre aveva anche aperto un
pensionato per fanciulli di nobile famiglia. Sette anni più tardi, gli Chopin
si trasferirono – al seguito del liceo e del pensionato – nel padiglione di
sinistra del Palazzo Kazimierzowski. Infi ne, Chopin passò i suoi ultimi
quattro anni a Varsavia nell’ala sinistra del Palazzo Krasiński, insieme ai
suoi più intimi amici.
Fino all’età di sette anni aveva vissuto spensierato, libero dagli obblighi
derivanti dal suo straordinario talento. E anche quando quel talento fu sco-
perto e pubblicizzato dalla stampa, il padre di Fryderyk non seguì le orme
del padre di Wolfgang Amadeus. In ogni caso, dopo la prima esibizione in
pubblico, organizzata dalla Contessa Zofi a Zamoyska sotto gli auspici di
Niemcewicz, il virtuoso di otto anni iniziò ad esibirsi nei salotti più altolo-
cati di Varsavia, ma sempre senza oltrepassare i limiti della ragionevolezza.
Ricostruzione della stanza di Chopin nel
Palazzo Czapski (già Krasiński). Fryderyk
visse qui con la famiglia dal 1827 al 1830.
Insieme ad altri brani, i suoi due concerti per
pianoforte furono creati qui.
5 5I biografi ricordano che in quegli anni il giovane Chopin si esibiva
presso le famiglie Czartoryski, Sapieha, Czetwertyński, Radziwiłł, Potocki,
Zamoyski, Mostowski, Grabowski, Drucki-Lubecki e Zajączek. I tour
per presentare le doti del ragazzo nei salotti di Varsavia morirono per così
dire di morte naturale non appena egli passò dall’infanzia all’adolescenza.
Quando divenne studente del Liceo di Varsavia era già in grado di scegliere
le sedi e la natura della sua partecipazione alla vita artistica della città. Le
sue attività persero presto il carattere di uno sfoggio di talenti precoci, per
diventare eventi sociali ricchi di musica, danza e saggi di recitazione. Cir-
condato dai suoi coetanei, Chopin si esibiva ora in salotti di altro genere:
quelli di Teresa Kicka, Katarzyna Lewocka, Klementyna Hoff man nata
Tańska. Ancora qualche anno, e con l’inizio del primo corso di studi alla
Scuola Principale di Musica, “tutti i the, le serate e i piccoli balli”, come egli
stesso ebbe a dire, rischiavano di “darti alla testa”. Era tempo di concentrarsi
sullo studio, ed anche di cominciare a prendersi cura della propria salute.
Chopin iniziò a comporre fi n dal settimo od ottavo anno di vita. Nel
1818 fu felice di vedere stampata una delle polacche della sua infanzia (in sol minore, WN2) per i tipi di J. Cybulski nella Città Nuova, trascritta da
suo padre secondo le consuetudini del tempo. “Il compositore di questa
danza polacca,” scrisse un recensore sul “Diario di Varsavia”, “ha solo otto
anni […] un autentico genio musicale, non solo perché in grado di ese-
guire al pianoforte i pezzi più diffi cili con la massima facilità e gusto, ma
anche perché è l’autore di alcune danze e variazioni, che non mancano di
sorprendere gli esperti…”.¹
All’inizio Chopin componeva in modo puramente amatoriale, imitando
i modelli musicali che aveva ascoltato. Per lui scrivere musica era qualcosa
che stava al confi ne tra l’arte e il divertimento. Solo quando iniziò a pren-
dere lezioni private di composizione con Józef Elsner, all’età di tredici anni,
il suo dilettantismo infantile scomparve. Oltre a danze polacche, valzer e
scozzesi, componeva rondò, la forma pianistica più in voga dell’epoca. Il
giovane virtuoso che stupiva gli esperti interpretando autori come Jíro-
vec, Kalkbrenner, Moscheles e Hummel, ebbe l’opportunità nelle proprie
composizioni di dimostrare la sua totale maestria tecnica, allora molto en vogue, e si lasciò aff ascinare da questa tecnica senza pensarci due volte.
I Giardini Saski – i dintorni più prossimi al
primo appartamento di Chopin a Varsavia
nel Palazzo Saski.