CHIUSURE DI COPERTURA caratteristiche fondamentali delle ... · corso di laurea in scienze dell’...

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CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA 1 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA CHIUSURE DI COPERTURA caratteristiche fondamentali delle coperture I tetti possono essere: 1) - a falde 2) - piani o copertura a terrazza Per la realizzazione è necessario: - La formazione delle pendenze e smaltimento delle acque meteo riche; - L’solamento termoacustico; - L’mpermeabilizzazione; - La protezione dell’impermeabilizzazione e rea lizzazione del piano di calpestio; - I giunti di dilatazione e ponti termici; - Eventuale tetto verde; - Eventuale tetto ventilato;

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    1 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    CHIUSURE DI COPERTURA

    caratteristiche fondamentali delle

    coperture

    I tetti possono essere:

    1) - a falde

    2) - piani o copertura a terrazza

    Per la realizzazione è necessario:

    - La formazione delle pendenze e

    smaltimento delle acque meteo

    riche;

    - L’solamento termoacustico;

    - L’mpermeabilizzazione;

    - L a p r o t e z i o n e

    dell’impermeabilizzazione e rea

    lizzazione del piano di calpestio;

    - I giunti di dilatazione e ponti

    termici;

    - Eventuale tetto verde;

    - Eventuale tetto ventilato;

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    2 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Possibili tracciamenti per le pendenze in una copertura piana.

    Tetti piani e a falde

    Proteggono l’edificio dal sole e dalle intemperie. Sotto il profilo tecni-

    co-funzionale, la copertura costituisce la zona più vulnerabile

    dell’edificio nei confronti degli agenti atmosferici e di tutto l’ambiente

    esterno.

    Le coperture devono offrire prestazioni durevoli nel tempo connesse

    con le forme e con i materiali. E’ necessaria una stretta correlazione tra forme,

    materiali e condizioni climatiche del luogo.

    La copertura deve offrire una serie di prestazioni che vanno oltre quelle di una

    semplice chiusura orizzontale intermedia, in particolare l’impermeabilità del

    “pacchetto di copertura”, realizzato in maniera tale che l’acqua piovana sia con-

    vogliata verso i punti di raccolta, come indicato nelle figure.

    Il pacchetto di copertura comprende uno strato di materiale impermeabile e uno

    termoisolante.

    E’ di fondamentale importanza la trasmissione termica della copertura per ridur-

    rne al minimo la trasmissione dall’interno all’esterno. Nel “pacchetto di copertu-

    ra” occorre verificare il regime del vapore acqueo per evitare fenomeni di con-

    densa, quando la temperatura dell’aria si abbassa e la pressione del vapore ac-

    queo “relativa” e quella “di saturazione” si equivalgono.

    Il controllo del vapore acqueo si ottiene mediante l’interposizione, di materiali

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    3 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Pendenze in

    una coper-

    tura piana:

    massetto di

    cls e matto-

    ni forati e

    t a v e l l o n i

    posati su

    muretti.

    con elevata resistenza alla sua diffusione

    (cartonfeltro bitumato, fogli di cloruro di polivinile o

    di polietilene, bitume spalmato, fogli di alluminio).

    A seconda dei materiali usati per il manto il pacchet-

    to di copertura può assumere anche un peso elevato.

    Occorre, quindi, un opportuno sostegno per resiste-

    re ai diversi carichi.

    Si tenga anche presente che la copertura è soggetta

    alla spinta del vento e al cosiddetto “effetto vela”,

    che si verifica negli edifici coperti ma aperti lateral-

    mente ( come nei capannoni e tettoie).

    Circa la forma della copertura a falde inclinate, la

    più frequente è quella costituita da uno o più piani e

    fra loro intersecati. L’inclinazione dei piani della

    copertura è variabile in relazione alle condizio-

    ni climatiche del luogo.

    Anche le cosiddette “coperture piane” sono dotate di

    una pur lieve pendenza, necessaria per la raccolta e

    lo smaltimento delle acque meteoriche.

    I tetti piani o coperture a terrazza sono usati preva-

    lentemente nei paesi mediterranei in cui si ha limita-

    ta piovosità e poca neve. Ciononostante devono ave-

    re una pendenza minima dell’1,5-2%.

    L’isolamento termoacustico è fondamentale perché

    la copertura piana ha la funzione di chiusura dell’ultimo pia-

    no abitabile dell’edificio.

    Circa l’impermeabilizzazione delle coperture piane i materia-

    li utilizzabili possono essere:

    - materiali asfaltici a caldo;

    - cartonfeltro o altri supporti bituminosi;

    - intonaci impermeabili flessibili;

    - guaine bituminose.

    La protezione dello strato impermeabile varia secondo che il

    tetto sia praticabile o non praticabile.

    Nel tracciare in modo corretto le pendenze di una copertura piana, occorre

    osservare alcune cautele tra cui, il dover collocare almeno un pluviale di

    diametro compreso tra 10 e 12 cm per 100 mq di copertura, presso il peri-

    metro all’esterno dell' edificio, evitare di creare linee di impluvio estese più

    di 10 m, per evitare spessori eccessivi di massetto, per contenere il peso. Il

    massetto avrà uno spessore almeno 6 cm nel punto più basso di scarico.

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    4 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    In figura:

    Predisposizione per l’esecuzione delle pendenze in una copertura piana.

    Da punto più basso, in corrispondenza del bocchettone di scarico, a quota di

    circa 8-10 cm.,si dispone una lenza con la pendenza di 2-3% minimo verso il

    punto più alto del betoncino di pendenza ( nella figura sul bordo della cupola).

    Si predispongono radialmente muretti a quote variabili ed alleneati al di sotto

    della lenza. Il getto non dovrà superare l’altezza dei muretti per ottenere pen-

    denze omogenee.

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    5 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Esempio di copertura

    a falde; denominazio-

    ne delle componenti.

    Nel primo caso la protezione si può rea-

    lizzare con pitture riflettenti; nel secon-

    do caso la terrazza deve essere pavimen-

    tata.

    Occorre prestare grande cura nel creare

    i giunti di dilatazione, che hanno il com-

    pito di assorbire le deformazioni dovute

    alle variazioni di temperatura, nonché

    nell' eliminare eventuali ponti termici.

    Occorre ricordare infatti, che un accura-

    to isolamento termico della copertura

    v i e n e d e l t u t t o v a n i f i c a t o

    dall’esposizione di elementi di calce-

    struzzo non coibentati collegati con lo

    scheletro portante o comunque con am-

    bienti interni.

    Le coperture a falde discontinue

    Sono costituite da un’armatura disposta

    generalmente secondo un disegno trian-

    golare che la rende indeformabile (in

    pratica è una struttura reticolare) realiz-

    zata di legno, di ferro o di c.a. sovrappo-

    sti alla precedente si dispongono gli arcarecci e i listelli, i cui e-

    lementi sono variamente distanziati e disposti secondo le linee di

    massima pendenza della copertura o parallelamente alla linea di

    gronda.

    L’armatura principale è una struttura reticolare:

    i vincoli fra i vari elementi sui nodi sono assimilabili a cerniere;

    il disegno generale della struttura e il dimensionamento dei vari

    elementi sono funzione della luce da coprire (cioè della larghez-

    za della copertura).

    La realizzazione di coperture inclinate in conglomerato cementi-

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    6 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Particolare dell’

    orditura di una co-

    pertura a falde con

    ossatura lignea.

    zio armato segue praticamente le stesse

    procedure utilizzate per

    i solai intermedi; la tipologia dei tetti a ca-

    priata sarà trattata successivamente, sui so-

    lai in legno e in acciaio, giacché tipica solu-

    zione adottata con l’utilizzo di questi mate-

    riali.

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    7 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Si ricorda che un angolo si

    dice concavo quando è

    maggiore di 180°.

    Le linee di colmo sono in-

    dividuate o dalla bisettrice

    dell’angolo formato da

    linee di gronda convergen-

    ti ovvero, se le linee di

    gronda sono parallele, la

    linea di colmo è a esse

    parallela ed equidistante.

    Esempio di copertura a falde; e creazione di

    falde mediante il metodo delle bisettrici.

    Questo metodo tiene conto dell’opportunità

    che le linee di gronda di un solido geometri-

    co siano sempre alla stessa quota e le falde

    della copertura abbiano la stessa inclinazio-

    ne. Il perimetro della copertura, e quindi

    l’andamento delle linee di gronda, è deter-

    minato dal perimetro del solido, maggiorato

    dello sporto necessario, cioè della superficie

    di copertura aggettante oltre il solido geo-

    metrico protetto. Le linee di compluvio e

    displuvio sono individuate dalle bisettrici

    degli angoli formati da linee di gronda conti-

    gue: gli angoli concavi danno luogo a linee

    di displuvio, gli angoli convessi a linee di

    compluvio.

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    8 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Particolare di orditura di una copertura a falde con os-

    satura lignea e di Solaio di copertura a falde in C.A.

    0rditura di coper-

    tura su Capriata

    palladiana.

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    9 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Gli elementi di collega-

    mento hanno la funzio-

    ne di ancorare il manto

    al supporto.

    Sono i ganci, le graffe, i

    fili, i chiodi di rame, di

    alluminio, di acciaio al

    carbonio, di acciaio i-

    nossidabile.

    Devono essere protetti

    contro la corrosione,

    avere adeguate caratte-

    ristiche meccaniche e di

    durata (UNI 4507, 4752,

    5101, 5082, 6900),

    essere dimensionati

    in relazione ai pezzi

    che collegano.

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    10 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Posa di coppi su pannelli coibenti preformati e su ordito di listelli in legno;

    Particolare delle componenti di colmo.

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    11 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    I raccordi con le pareti verticali devono essere realizzati in maniera per evitare infil-

    trazioni di acqua, sia nella falda di copertura(vedi conversa in alto a destra) che nel-

    la parete. In corrispondenza di detti punti è opportuno associare al manto di copertu-

    ra 2 o 3 strati di guaina impermeabile.

    Raccordi tra falde e pareti.

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    12 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Raccordi tra falde e pareti verticali, e raccordi ad impluvio tra falde

    con struttura in legno.

    I raccordi con i camini, le anten-

    ne, i lucernari ecc., possono pre-

    vedere l’impiego di pezzi speciali

    (basi per camino, per antenne

    ecc.) ovvero impiegare converse

    preparate su misura.

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    13 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Tetto piano caldo

    E’ il tipo di copertura piana più comunemente usata. Come si può rilevare dalla figura il

    manto impermeabile è posizionato sul materiale isolante e quindi sottoposto a condizioni

    di esercizio variabili: notevoli sbalzi di temperatura, esposizione ai raggi solari, pioggia,

    vento, sole, neve e sollecitazioni meccaniche (calpestio, carrabilità, ecc.).

    Analizzando il comportamento termico di questa copertura, si riscontra che in fase

    d’esercizio, il manto impermeabile può raggiungere in climi temperati 70° C in estate e

    di -10° C in inverno. E’ quindi necessaria la protezione con una pavimentazione.

    Il manto impermeabile deve essere quindi progettato per difficili condizioni di esercizio

    prevedendo l’impiego di materiali di qualità e posa in opera a perfetta regola dell’arte:

    può essere posato in opera in modo indipendente dal supporto o aderente allo stesso.

    Il sistema di posa indipendente (quindi

    con strato di separazione) si utilizza in

    coperture piane prefabbricate, per

    consentire il libero movimento della

    struttura senza comportare danni al

    manto impermeabile.

    Il sistema di posa aderente si utilizza

    invece in coperture leggere nelle quali,

    per ragioni di peso, non si può stende-

    re lo strato di zavorra oppure la pavi-

    mentazione.

    Copertura a tetto caldo composta da strato

    di protezione come un pavimento (a), strato

    di collegamento in cls (b), strato di separa-

    zione in cartonfeltro cilindrato a secco (c),

    strato di scorrimento (d), elemento di tenuta

    in membrane bitume - polimeroplastomeri-

    che (e), strato di diffusione del vapore in

    foglio forato a base bituminosa armato con

    vetro velo (f), imprimitura (g), strato di pen-

    denza termoisolante in cls cellulare (h), ele-

    mento di tenuta ai risvolti di bordo, velo in

    BPP armato (i) scossalina (j)

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    14 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Esempi di coperture pia-

    ne praticabili e non pra-

    ticabili.

    Un esame stratigrafico consente di notare che la posizione del manto im-

    permeabile non è conforme ai principi che regolano i meccanismi relativi

    ai fenomeni della condensa interstiziale e cioè: “privilegiare, quando pos-

    sibile, il posizionamento degli strati che compongono la struttura in fun-

    zione della loro permeabilità al vapore acqueo.

    Ovvero verificando che la resistenza alla diffusione del vapore sia decre-

    scente dall’interno (ambiente abitato) verso l’esterno”.

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    15 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Ulteriori esempi

    di stratigrafie di

    coperture a tetto

    caldo, praticabili,

    con pavimento in

    lastre di cls o

    c ong l ome ra t o

    bituminoso, e

    non praticabile,

    con uso di ghiaia

    a rivestire la gua-

    ina impermeabi-

    le.

    A causa di questo posizionamento, è necessario

    realizzare sullo strato di pendenza del solaio, pri-

    ma della posa dei pannelli coibenti, una barriera

    al vapore di sicura affidabilità.

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    16 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Nel caso della copertura a tetto rovescio, essendo il coibente posto al di sopra della

    guaina impermeabile non è necessario porre una barriera al vapore, all' estradosso del

    solaio. Occorre però prevedere uno strato di separazione tra coibente e finiture.

    Tetto rovescio

    Questa soluzione , che prevede la posa del materiale

    isolante sul manto impermeabile realizzato sul be-

    toncino di pendenza del solaio, presenta concreti

    vantaggi rispetto a quella precedentemente illustrata

    (il tetto caldo):

    - il materiale isolante protegge il manto impermea-

    bile aumentandone la durata: è il polistirene estruso,

    unico prodotto idoneo per questa specifica applicazio-

    ne, che è sottoposto agli agenti atmosferici ed alle sol-

    lecitazioni meccaniche che incidono sulla copertura.

    - come si rileva dalla figura il manto impermeabile

    subisce ridotte escursioni termiche malgrado le notevo-

    li variazioni giornaliere e stagionali della temperatura

    esterna.

    - la stratigrafia della copertura risulta efficace an-

    che dal punto di vista igrometrico (condensazione in-

    terstiziale) poiché presenta strati di resistenza alla dif-

    fusione del vapore decrescenti dall’interno (ambiente

    abitato) verso l’esterno; il manto impermeabile posato

    sul solaio costituisce inoltre un’ottima barriera al vapo-

    re.

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    17 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Esempio di Coper-

    tura a tetto rove-

    scio ed a tetto san-

    dwich.

    Con questo sistema, è possi-

    bile la realizzazione di tetti

    rovesci:

    - non pedonabili ricoperti

    con ghiaia

    - pedonabili con quadrot-

    ti di cemento

    - a terrazzo con pavimen-

    tazione.

    - carrabili con pavimen-

    tazione in elementi autobloc-

    canti o in calcestruzzo arma-

    to

    - a giardino pensile

    Stratigrafia di tetto rovescio

    le parti di cui si compone ta-

    le copertura sono, partendo

    dal completamento superio-

    re: protezione(ghiaia), stra-

    to di separazione, coibente,

    manto impermeabile, mas-

    setto di pendenza, solaio.

    Raccomandazioni specifiche

    occorre osservare alcune necessarie cautele, nel creare una copertura rovescia,

    tra cui:

    - il manto impermeabile sarà scelto in funzione delle condizioni di esercizio

    specifiche a questa soluzione: molto meno gravose rispetto a quelle cui viene

    sottoposto in una soluzione a “tetto caldo”; la superficie destinata a riceverlo

    deve essere priva di asperità.

    Per i manti impermeabili realizzati in P.V.C. è necessario verificare che il mate-

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    18 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Esempio di copertura a tetto rovescio non praticabile

    composta da Ghiaia (1), guaina impermeabile ( S me-

    dio circa 3 mm ) (2), coibente (3), barriera al vapore

    (4), massetto di cls (5).

    riale sia compatibile con il coibente; se esistono problemi, è sufficiente interporre

    uno strato di separazione in tessuto non tessuto in fibre di poliestere.

    - i raccordi del manto impermeabile in corrispondenza delle superfici verticali

    (strutture in elevazione,volumi tecnici, camini, parapetti ecc.) devono risvoltare di

    almeno 30 cm per tenere conto dello spessore dell’isolante ( 5/6 cm)e della prote-

    zione finale, di spessore variabile, secondo le soluzioni adottate;

    - al fine di evitare l’accumulo di polveri e sabbia in corrispondenza dei giunti

    fra i pannelli di coibente, è consigliabile disporre un elemento filtrante (tessuto

    non tessuto in fibre poliestere) su di essi;

    - alcuni materiali isolanti sono sensibili ai raggi U.V., per cui le protezioni pre-

    Esempio di coper-

    tura a tetto rove-

    scio non praticabi-

    le composta da

    pavimento (1), al-

    lettamento (2),

    strato di separazio-

    ne (3), coibente

    (4), Guaina imper-

    meabile ( S medio

    3 mm circa ) (5),

    massetto di cls (6).

    viste devono coprire interamente i pannelli isolanti;

    - il peso del rivestimento a finire (pavimentazione, ecc.) deve

    essere tale da evitare il sollevamento dei pannelli isolanti per ef-

    fetto del vento, oppure il loro galleggiamento per la presenza di

    acqua piovana.

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    19 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Esempi di coperture verdi.

    Il tetto verde

    In diverse regioni con clima caldo-temperati, i tetti verdi sono abbastanza comuni,

    ma ancora economicamente svantaggiosi rispetto alle coperture tradizionali.

    I tetti verdi realizzati con piantumazioni erbose selvatiche su substrati terrosi dello

    spessore di 8-18 cm ed un’inclinazione dal 5 al 30%, abbastanza frequenti in Germa-

    nia e Scandinavia, hanno dimostrato di poter ridurre l’inquinamento e risparmiare

    l’energia spesa per il riscaldamento ed il raffrescamento, inoltre sono risultati an-

    che più economici dei tetti tradizionali, in considerazione al loro intero ciclo di vita.

    Introduzione

    Nei grandi agglomerati urbani possiamo notare parecchi effetti negativi dovuti sia ai ma-

    teriali utilizzati per le superfici delle costruzioni, sia alla densità delle costruzioni, sia

    al traffico veicolare ed agli impianti di riscaldamento. Gli effetti peggiori sono: l’aumento

    dell’inquinamento e la diminuzione del contenuto di ossigeno nell’aria, l’aumento della

    temperatura e la presenza di cappe di smog e polveri. E’ risaputo come parchi, viali albe-

    rati e altre aree verdi riducano questi effetti negativi sensibilmente.

    Effetto di raffrescamento estivo

    La trasmissione di calore dall’esterno verso l’interno può essere ridotta notevolmente

    con l’utilizzo di un tetto verde.

    Nel nostro clima, il campo di variabilità della temperatura di una copertura oscilla circa

    tra i 10 e 60°C senza vegetazione e da 15° a 30°C circa con la vegetazione. Viceversa,

    supponiamo di esaminare l’andamento delle temperature nel periodo autunnale.

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    20 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Il tetto giardino può essere realizzato sia con il più

    tradizionale sistema del tetto caldo, sia con il sistema

    del tetto rovescio.

    È consigliabile impiegare guaine impermeabilizzanti

    resistenti alle radici.

    Noteremmo che quando la temperatura dell’aria raggiunge i 30°C, quella al di sotto dello strato di

    terra è di circa appena 17,5°C.

    Questo effetto è dovuto principalmente all’evaporazione ed all’ombreggiamento provocati dal manto

    erboso, ma anche alla sua capacità di riflettere l’energia solare, di utilizzarla per la fotosintesi e di

    accumularla nel terreno umido.

    Effetto di riscaldamento invernale

    Se la vegetazione forma uno strato sottile simile ad una pelliccia, questo accresce evidentemente

    l’isolamento termico della copertura.

    Se esaminassimo l’andamento delle temperature in un tetto verde e in un tetto ricoperto di ghiaia,

    misurate alla profondità di 5 cm, durante un periodo di 5 giorni invernali in Germania, sarebbe pos-

    sibile osservare che mentre la temperatura dell’aria raggiunge i -11°C, quella delle terra è di soli -2°

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    21 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Alla destra:

    Esempio di copertura a

    verde estensivo, Pac-

    chetto standard compo-

    sto da Solaio (1), masset-

    to pendenza 2% (2), bar-

    riera vapore (3), coibente

    (4), manto impermeabile

    antiradice (5), strato dre-

    nante (6), strato di filtro

    (7), strato di coltura (8),

    sedum (9).

    C.

    Ancora, un esame dell’andamento della temperatura duran-

    te un’intera settimana invernale, rilevata all’interno dello

    stesso tetto verde realizzato con uno strato di terra di 16

    cm coperto con erba selvatica, già citato ad esempio con-

    sente di notare che quando la temperatura dell’aria rag-

    giunge i -14°C, quella al di sotto dello strato di terra di 16

    cm è di 0°C.

    Allo stesso tempo la temperatura al di sopra della terra,

    vale a dire al di sotto dell’erba è di circa -3°C al minimo.

    Alla destra:

    Esempio di copertura a ver-

    de estensivo.

    Pacchetto standard compo-

    sto da Solaio (1), massetto

    pendenza 273% (2), manto

    impermeabile antiradice

    (3), strato drenante (4),

    strato di filtro (5), strato di

    coltura (6), vegetazione (7),

    protezione meccanica (8),

    profilo metallico (9), sigil-

    lante (10), elemento lapi-

    deo (11).

    L’effetto di isolamento termico dei tetti ver-

    di è dovuto principalmente allo strato di a-

    ria trattenuto della vegetazione, che scher-

    ma la superficie terrosa dai venti freddi. Al-

    tri effetti minori sono:

    - l’effetto isolante dello strato di terra,

    - la riduzione della perdita di calore per

    irraggiamento grazie alla schermatura

    del la vegetazione

    - l’apporto di calore dovuto alla conden-

    sazione della rugiada sul manto erboso.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    22 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Soluzione di bordo per coper-

    tura a verde estensivo, com-

    posta da:

    Miscela di sedum (1), DAKU

    ROOF SOIL, strato di coltura

    (2), DAKU STABIFILTER, stra-

    to di filtro (3), Strato drenan-

    te (4), manto impermeabile

    antiradice (5), cordolo (6),

    solaio con pendenza (7), dre-

    naggio perimetrale in ghiaia

    (8), scossalina (9).

    Esempio di copertura a verde estensivo. Particolare del raccordo con lo scarico.

    Pacchetto standard composto da Solaio (1), barriera al vapore (2), coibente 3 cm (3), manto impermeabile antiradice (4), ghiaia (5), pozzetto di ispezione (6),

    DAKU FSD 30 drenante (7), DAKU STABIFILTER, strato di filtro (8), strato di coltura (9), sedum (10),

    Rallentamento del deflusso dell’acqua

    Secondo quanto prescrivono le normative tedesche DIN 1986 un

    tetto verde con uno strato di terra di 10 cm lascia defluire sola-

    mente il 30% delle precipitazioni, il resto viene assorbito dalla

    terra e successivamente disperso per evaporazione. Questo può

    voler significare una drastica diminuzione delle dimensioni delle

    reti fognarie cittadine.

    Ma ancora più importante è l’effetto di ritardo nel deflusso

    dell’acqua.

    Isolamento acustico

    Sebbene il manto erboso di un tetto verde as-

    sorba solamente 2 o 3 dB di livello sonoro, lo

    strato terroso svolge un importante ruolo di

    isolamento acustico. Uno strato di terra umida

    di 12 cm riduce il livello sonoro di 40 dB, uno

    strato profondo 20 cm abbatte circa 46 dB.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    23 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Resistenza al fuoco

    Secondo le normative i tetti verdi sono classificati come

    “coperture solide”, che significa che sono incombustibi-

    li ed hanno una buona resistenza agli effetti

    dell’incendio, purché lo strato di terra sia di almeno 3

    cm.

    Esempio di copertura a verde estensivo.

    Protezione della copertura

    I materiali di finitura per coperture piane utilizzati

    tradizionalmente come il bitume o il catrame, il le-

    gno e la plastica non sopportano i raggi ultraviolet-

    ti e le variazioni termiche cui sono sottoposti e pos-

    sono deteriorarsi facilmente.

    Questo tipo di problema non sussiste se viene adot-

    tato un tetto verde, che, se ben progettato, ha una

    vita utile molto maggiore e richiede molta meno

    manutenzione.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    24 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Esempio di copertura a verde intensivo,

    Pacchetto standard composto da Solaio

    (1), massetto pendenza (2), DAKU FSD

    20 drenante (3), DAKU STABIFILTER,

    strato di filtro (4), strato di coltura (5),

    impianto di irrigazione (6), sedum (7).

    Riempimento (8) manto impermeabile

    antiradice (9), strato di separazione (10),

    massetto armato (11), colla per pavi-

    menti (12), pavimentazione (13).

    Influenza dell’inclinazione

    Il vantaggio di tetti inclinati è che non

    hanno bisogno di strati di drenaggio

    se la loro inclinazione è di almeno 5%,

    ma con pendenze maggiori del 20-

    30% possono diventare necessari ele-

    menti di contenimento od altri sistemi

    che impediscano al substrato di scivo-

    lare verso il basso. Un altro problema

    delle elevate pendenze è quello della

    messa in opera.

    Influenza dello spessore del substrato

    terroso

    Tetti verdi “estensivi” che non richie-

    dono manutenzione devono avere un

    substrato inferiore ai 15-18 cm e po-

    vero di sostanze nutritive. In caso

    contrario la vegetazione cresce trop-

    po, diventa sensibile al vento ed al

    terreno troppo secco e necessita di

    cure al pari dei tetti “intensivi”.

    In funzione dello spessore del substra-

    to e delle condizioni climatiche, devo-

    no essere adottati differenti tipi di piante.

    Il manto erboso più spesso con i migliori effetti per il raffrescamento ed

    il riscaldamento passivo, nonché con la maggior durabilità, può essere

    realizzato con un substrato di 14-18 cm.

    Un substrato tipico di terriccio mischiato con il 50% di inerte alleggerito

    come pomice, argilla espansa o ardesia espansa, pesa circa 1000 kg/m³

    Esempio di strato di

    filtro e di strato

    drenante.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    25 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Esempio di copertura a

    verde intensivo, Pacchetto

    standard composto da

    Solaio (1), manto imper-

    meabile antiradice (2),

    DAKU FSD 20 drenante

    (3), bocchettone di scarico

    (4), pozzetto di ispezione

    (5), DAKU STABIFILTER,

    strato di filtro (6), strato

    di coltura (7 - 8), prato (9).

    se intriso d’acqua, ma se viene mischiato con sabbia o ghiaia arriva a pe-

    sare anche 2000 kg/m³ .

    Se viene utilizzato una miscela leggera, uno strato di spessore 10 cm ha

    circa lo stesso peso di un tetto in tegole e, per piccole luci, un tetto verde

    con un substrato di 15 cm difficilmente richiede un aumento della sezione

    degli elementi portanti. Tuttavia per luci significative un tetto verde diven-

    ta un carico importante nel dimensionamento degli elementi strutturali

    dell’edificio.

    Bisogna necessariamente tener conto del fatto che tetti con una forte pen-

    denza orientati verso il sole, si asciugano molto più rapidamente di tetti

    meno inclinati che sono parzialmente ombreggiati o con un angolo di inci-

    denza rispetto ai raggi solari molto bassi.

    Componenti

    I componenti fondamentali di un tetto verde “estensivo” inclinato sono: la guaina impermeabile antiradi-

    ce, il substrato terroso, la vegetazione.

    La guaina deve essere posta al di sotto della vegetazione e dello strato di terra; occorre che sia assoluta-

    mente impermeabile e resistente all’attacco delle radici e degli acidi contenuti nel terreno umido.

    In Europa esistono sul mercato parecchi materiali con caratteristiche certificate; i più usati sono tessuti

    di poliestere ricoperti con PVC o di fibra di vetro ricoperti con Polyolefin. I fogli vengono giuntati me-

    diante saldature ad aria calda e possono anche essere sigillati con materiali plastici liquidi.

    Le guaine bituminose non sono antiradice.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    26 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    1 Strato di impermeabilizzazione anti-radice: geomembrana

    in caucciù EPDM, spessore 1,114 mm

    2a Strato di drenaggio: argilla espansa granulometria 3-8

    mm, spessore 20 cm

    2b Strato di drenaggio: argilla espansa granulometria 3-8

    mm, spessore 5 cm

    3 Strato filtrante: tessuto non tessuto, spessore 2 mm

    4a Strato di coltura: 60% terreno vegetale – 40% argilla e

    spansa, spessore 10 cm

    4b Strato di coltura: terriccio universale, spessore 5 cm

    5 Strato vegetale

    6 Bocchettone di scarico

    7 Parafoglia

    8 Discendente in PVC Ø 80 mm

    9 Tubo drenante Ø 75 mm

    10 Scossalina in lamiera zincata, spessore 0,06 mm

    Il substrato terroso deve

    essere posto in opera cu-

    rando che la pendenza sia

    contenuta, intorno al 5-

    10%; di norma viene posto

    uno strato drenante al di

    sotto del substrato. Si trat-

    ta di uno strato di 4-8 cm di

    argilla espansa o altri inerti

    simili con granuli di 4-8

    mm di diametro, oppure di

    materassini porosi dotati di

    fori per il drenaggio. Con

    maggiori pendenze il drenaggio non è necessario, se il substrato stesso ha una certa capacità drenante.

    Il substrato deve essere in grado di assorbire e far defluire l’acqua, per cui deve essere poroso, ma povero di sostanze nutritive.

    Solitamente il terriccio è addizionato con inerti leggeri come pomice, argilla espansa o ardesia espansa.

    Se il peso non è importante possono essere usate anche sabbia o ghiaia.

    Lo spessore del substrato deve essere in funzione del tipo di vegetazione da utilizzare e delle condizioni climatiche. Nei climi eu-

    ropei solitamente uno spessore di 14 - 18 cm è sufficiente a garantire un buon assorbimento di acqua, dato che l’intervallo me-

    dio tra le precipitazioni non è maggiore di 6 settimane (in climi meno piovosi deve essere utilizzato un sistema di irrigazione op-

    pure devono essere messe a dimora essenze vegetali particolari).

    Uno spessore maggiore di 16-18 cm non è consigliabile per tetti verdi “estensivi”. Su un substrato profondo le piante crescono

    di più e possono essere danneggiate da forti venti o periodi di siccità.

    Questo potrebbe far seccare in parte o completamente il manto erboso.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    27 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    1 Strato di impermeabilizzazione anti-radice: geo

    membrana in caucciù EPDM, spessore 1,114

    mm

    2a Strato di drenaggio: argilla espansa granulome

    tria 3-8 mm, spessore 20 cm

    3 Strato filtrante: tessuto non tessuto, spessore 2

    mm

    5 Strato vegetale

    6 Bocchettone di scarico

    7 Parafoglia

    8 Discendente in PVC Ø 80 mm

    9 Tubo drenante Ø 75 mm

    10 Scossalina in lamiera zincata, spessore 0,06 mm

    Lo stesso effetto è stato osservato su substrati particolarmente ricchi di sostanze

    nutritive. Nel caso in cui sia presente uno strato di drenaggio è necessario impedi-

    re che il terreno vi penetri riducendone l’effetto, utilizzando ad esempio un tessuto

    permeabile.

    La vegetazione, ovvero il manto verde scelto, occorre che sia resistente alle condi-

    zioni climatiche più severe, come periodi di siccità, venti forti e, in molte regioni,

    gelo.

    Più sottile è il substrato e più resistente alla siccità deve essere il manto erboso,

    dal momento che il terreno ha poca capacità di assorbire acqua. Studi effettuati in

    Germania hanno mostrato come i tetti “estensivi” poco inclinati, sebbene siano del

    5-10% più costosi dei tetti piani con una finitura bituminosa ed una protezione in

    ghiaia, si rivelano più economici se si prende in considerazione l’intero arco di vita

    della copertura.

    I costi di manutenzione di un tetto piano tradizionale, in un arco di 30-50 anni,

    sono doppi rispetto a quelli di un tetto verde.

    La vita utile di un tetto verde ben progettato e realizzato può arrivare ben oltre

    i 100 anni.

    Conclusioni

    Negli ultimi anni sono stati costruiti centinaia di tetti verdi per case private co-

    sì come per edifici pubblici. In alcune piani urbanistici per nuovi insediamenti i

    tetti verdi sono stati imposti, dal momento che si è scoperto che i tetti verdi

    non solo migliorano il microclima urbano, ma riducono anche i costi per la rete

    urbana di smaltimento delle acque piovane. Inoltre contribuiscono al risparmio

    energetico e migliorano il comfort abitativo degli edifici.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    28 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Alcune soluzioni confor-

    mi riferite agli schemi

    funzionali dei tetti in

    base ai loro comporta-

    menti termoigrometrici:

    tetto non isolato e non

    ventilato (1), tetto non

    isolato e ventilato (2),

    tetto isolato non venti-

    lato (3), tetto isolato e

    ventilato (4a e 4b).

    Tetti ventilati (o tetti freddi)

    E' assai comune porre il manto di co-

    pertura a contatto con lo strato coiben-

    te. Le alte temperature estive possono

    causarne il degrado, ovvero possono

    alterare, i mater ia l i s intet ic i

    (polistirene, poliuretano), di cui consta-

    no.

    Occorre peraltro notare che il tetto è

    la parte della casa maggiormente solle-

    citata termicamente infatti, alle nostre

    latitudini, si passa dalla morsa di gelo

    causata da una eventuale cospicua ne-

    vicata nei mesi invernali ad una tempe-

    ratura superficiale delle tegole che in

    giugno o luglio può salire fino a 70° C.

    Per garantire un adeguato comfort ter-

    mico è necessaria una buona coibenta-

    zione, che riduce la trasmissione del

    calore dall’esterno all’interno, nonché,

    può essere necessario ricorrere ad un

    tipo di copertura nota come “tetto ven-

    tilato”, ovvero una copertura pensata

    per consentire ad una corrente d' aria di fluire tra la guaina coi-

    bente ed il manto. Un corretto ricorso a tale misura consente di

    contenere lo scambio di calore tra la copertura e l' ambiente in-

    terno, sia per effetto diretto delle correnti d' aria, che per il di-

    s t a c c o ( t a g l i o t e r m i c o ) c o n l ’ i s o l a n t e .

    Solitamente si distinguono:

    - microventilazione sottotegola;

    - ventilazione sottomanto;

    - ventilazione sottotetto.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    29 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    E’ errato posare i pannelli coibenti

    tra i listelli di ventilazione, (ovvero i

    listelli su cui sono ordite in senso

    ortogonale le doghe che sorreggo-

    no le tegole, e che delimitano e

    contornano il vano ventilato), poi-

    ché così operando si possono crea-

    re ponti termici lungo le linee di

    giunzione tra listelli e pannelli.

    Sarà pertanto opportuno disporre i

    listelli al di sopra dei pannelli, così

    da preservare la continuità del

    La microventilazione sottotegola (immediatamente sotto la tegola) con-

    corre in modo determinante alla buona salute del tetto: consente di smalti-

    re il vapore acqueo, d’inverno riduce la dispersione di calore che sale

    dall’edificio evitando irregolari scioglimenti del manto nevoso e collabora a

    mantenere ventilato il solaio di copertura.

    Nel caso assai comune della Microventilazione sottotegola si assume uno

    spessore del vano aerato compreso tra 3-4 cm.

    La ventilazione sottomanto può essere collocata in diversi punti del

    manto di copertura e svolge un cruciale ruolo di controllo termoigrometri-

    co complessivo del tetto: L' aria captata alla quota della gronda ed espulsa

    alla quota del colmo consente di asportare il calore ed il vapore acqueo,

    nonché consente di asciugare l' acqua piovana eventualmente sospinta dal

    manto coibente ed evitare il nocivo insorgere di ponti termici, o

    ancora sarà opportuno operare disponendo un doppio manto di

    pannelli termoisolanti, tra loro sfalsati, interposti a due ordini di

    listelli, sovrapposti, ed ortogonali, così da sanare eventuali pon-

    vento sotto le tegole. Il vano entro cui l' aria

    fluisce si ottiene creando due ordini ortogo-

    nali di listelli su cui posano le tegole o, an-

    cora, ponendo in opera pannelli sagomati

    coibenti dotati di distanziatori su cui posano

    le tegole.

    Si assume che lo spessore del vano debba

    essere superiore a 6 cm. fino a 10-12 cm

    nel caso la aerazione sottomanto coincida

    con la “microventilazione sottotegola.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    30 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Copertura isolata e

    ventilata, composta

    da:

    Coppi di coperta (1),

    coppi di canale (2),

    Gronda (3), Griglia

    antipassero (4), Li-

    stello di battuta (5),

    Tavolato (6), Barrie-

    ra al vapore (7),

    doppio strato di

    pannelli termoiso-

    lanti (8), strato di

    tenuta all' acqua

    (9), listelli di suppor-

    to (10).

    Viceversa si assume uno spessore di almeno 8 cm.

    fino a 10-12 cm. se esse non coincidono.

    La ventilazione sottotetto non è definibile come

    una lama d’aria in quanto interessa un intero am-

    biente: lo spazio sottotetto.

    In questo caso sarebbe più opportuno parlare di so-

    laio ventilato o aerato in quanto la ventilazione inte-

    ressa l’intero volume del sottotetto ed è consentita

    grazie alla presenza di aperture sul prospetto lungo

    il perimetro dell’edificio. In questo caso è evidente

    tura ventilata, è necessario osservare alcune cautele.

    Ad esempio è errato posare i pannelli coibenti tra i listelli di ventilazione,

    (ovvero i listelli su cui sono ordite in senso ortogonale le doghe che sor-

    reggono le tegole, e che delimitano e contornano il vano ventilato), poiché

    così operando si possono creare ponti termici lungo le linee di giunzione

    che il sottotetto non può essere

    usato a fini abitativi e che

    l’isolamento termico vada collo-

    cato sull’estradosso dell’ultimo

    solaio piano (nella pavimentazio-

    ne del solaio) per evitare la tra-

    smissione del calore o del freddo

    ai piani abitabili sottostanti.

    Questa soluzione è presente in

    molti edifici storici.

    Per quanto concerne la

    “ventilazione sottomanto” occor-

    re notare che per operare in mo-

    do corretto nel creare una coper-

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    31 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    tra listelli e pannelli. Sarà pertanto opportuno disporre i listelli

    al di sopra dei pannelli, così da preservare la continuità del

    manto coibente ed evitare il nocivo insorgere di ponti termici, o

    ancora sarà opportuno operare disponendo un doppio manto di

    pannelli termoisolanti, tra loro sfalsati, interposti a due ordini di

    listelli, sovrapposti, ed ortogonali, così da sanare eventuali ponti

    termici.

    L' altezza dei listelli posti superiormente dovrà essere maggiore

    dello spessore del pannello coibente, così da individuare il vano

    ventilato.

    Un' ulteriore soluzione più efficace seppur più complessa ed o-

    nerosa prevede di creare due vani aerati; questi sono ottenuti

    ponendo sopra il manto coibente un ordito di correnti lignei su

    cui si provvede a posare un assito.

    Esso separa la sottocopertura da un secondo vano, ottenuto or-

    dendo un' ulteriore listellatura, su cui si posano le doghe di sup-

    porto delle tegole.

    In tal caso la guaina continua di tenuta all' acqua si dispone al di

    sopra della sottocopertura. In ogni caso è necessario prevedere

    una barriera al vapore, da porsi al di sotto del coibente. Un ulte-

    riore aspetto da valutare con estrema cura per ottenere una effi-

    ciente copertura aerata è il colmo; in particolare è necessario

    che tale nodo assolva ad alcuni cruciali requisiti; ovvero esso

    deve:

    r i s o lu z i one

    del ponte

    termico, nel

    caso di co-

    pertura venti-

    lata ed isola-

    ta.

    - mantenere una perfetta e duratura tenuta

    all'acqua;

    - assicurare perfetta stabilità agli elementi di

    colmo;

    - evitare l' eventuale intrusione di volatili al

    di sotto del manto;

    - consentire l'agevole uscita dell'aria che

    giunge dal sottomanto.

    La ricerca della soluzione per i due primi requi-

    siti presuppone scelte progettuali tese a conte-

    nere tanto le dimensioni quanto la geometria del

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    32 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    La ventilazione sottotetto non è

    definibile come una lama d’aria in

    quanto interessa un intero ambien-

    te: In questo caso sarebbe più op-

    portuno parlare di solaio ventilato o

    aerato in quanto la ventilazione

    interessa l’intero volume del sotto-

    tetto ed è consentita grazie alla

    presenza di aperture sul prospetto

    lungo il perimetro dell’edificio.

    colmo, mentre la necessaria agevole espulsione dell'aria esige di-

    mensioni elevate.

    Essendo emerso da studi precedenti che lo spessore del vano aerato

    deve essere compreso fra i 6 e i 9 cm. (sotto il listello di supporto

    delle tegole), ovvero può essere assunto pari a 7 cm, è necessario

    capire se la superficie di evacuazione per metro lineare, assicurata

    dagli elementi di colmo, debba essere più vicina ai 1400 cmq. (sui

    due fronti di uscita) piuttosto che ai 300 cmq. assicurati dalla mag-

    gior parte degli elementi sottocolmo.

    In conclusione, i fattori più importanti per il funzionamento di una

    copertura a falde ventilate sono: l'altezza libera dell'intercapedine;

    le dimensioni e

    la forma del

    condotto venti-

    lante; la forma

    della sezione di

    uscita nel col-

    mo.

    Il risultato fa

    deporre ancora

    una volta a favo-

    re di uno studio

    accurato teso

    alla realizzazione di inter-

    capedini con spessori più

    generosi di quanto attual-

    mente si usi e per una par-

    ticolare cura nella realiz-

    zazione delle linee di col-

    mo e displuvio in genere.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    33 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    è evidente che il sottotetto non può essere usato a fini abitativi e che l’isolamento termico vada collocato

    sull’estradosso dell’ultimo solaio piano (nella pavimentazione del solaio) per evitare la trasmissione del calore o del

    freddo ai piani abitabili sottostanti.

    Ventilazione sotto manto con intercape-

    dini separate e Ventilazione sotto manto

    con intercapedine unica

    Si assume che lo spessore del vano debba essere superiore a 6 cm. fino a

    10-12 cm nel caso la aerazione sottomanto coincida con la

    “microventilazione sottotegola”;

    viceversa si assume uno spessore di almeno 8 cm. fino a 10-12 cm se esse

    non coincidono.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    34 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Un ulteriore aspetto da valutare con estrema cura è il colmo; in particolare è necessario che

    tale nodo assolva ad alcuni cruciali requisiti; ovvero esso deve mantenere una perfetta e

    duratura tenuta all'ac-

    qua, assicurare perfetta

    stabilità agli elementi di

    colmo, evitare l' eventu-

    ale intrusione di volatili

    al di sotto del manto E

    consentire l'agevole

    uscita dell'aria che giun-

    ge dal sottomanto.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    35 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Particolari relativi a posa in opera

    di membrane impermeabili

    1 - membrana bituminosa ar

    desiata autoprotetta incol

    lata per rinvenimento a

    fiamma s> = 3,5 kg/mq.

    2 - membrana bituminosa a r

    desiata autoprotetta in

    collata per rinvenimento

    a fiamma s> = 4 mm

    3 - strato isolante s = 5 cm

    4 - spalmatura di bitume a caldo per il fissaggio

    dell’isolante

    5 - barriera al vapore realizzata con membrana

    bituminosa rinvenuta a fiamma

    6 - elemento di raccordo tra i piani

    7 - membrana bituminosa ardesiata autoprotetta

    incollata per rinvenimento a fiamma s > = 4,5

    kg/mq.

    8 - vernice protettiva riflettente

    9 - membrana sintetica armata autoprotetta in

    collata con adesivo o con fissaggio meccanico

    10 - zavorra in ghiaia s = 4-5 cm

    11 - eventuale strato di protezione in tnt poliestere

    12 - membrana sintetica armata

    13 - membrana bituminosa posata per rinve

    nimento a fiamma o manto sintetico ar

    mato S> = 4 mm - P = 4 kg/mq

    14 - intonaco di cemento retinato

    15 - copertina

    16 - pavimento s = 1,5-2 cm

    17 - massetto di sottofondo s = 3 cm

    18 - tnt in poliestere p = 500 g/mq

    19 - strato di ventilazione

    20 - sostegni del pavimento

    21 - pavimento in quadrotti di calcestruzzo

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    36 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Particolari relativi a posa in

    opera di membrane imper-

    meabili

    1 - membrana bitumano

    sa ardesiata autopro

    tetta incollata per rin

    venimento a fiamma

    2 - membrana bitumano

    sa ardesiata

    3 - strato isolante s = 5

    cm

    4 - spalmatura di bitume

    a caldo per il fissaggio

    dell’isolante

    5 - barriera al vapore realizzata con

    membrana bituminosa rinvenuta

    a fiamma

    6 - elemento di raccordo tra i piani

    7 - membrana bituminosa ardesiata

    autoprotetta

    8 - vernice protettiva riflettente

    9 - membrana sintetica armata

    10 - zavorra in ghiaia s = 4-5 cm

    11 - eventuale strato di protezione in

    tnt poliestere

    12 - membrana sintetica armata

    13 - membrana bituminosa posata per

    rinvenimento a fiamma o manto

    sintetico armato S> = 4 mm

    14 - intonaco di cemento retinato

    15 - copertina

    16 - pavimento s = 1,5-2 cm

    17 - massetto di sottofondo s = 3 cm

    18 - tnt in poliestere p = 500 g/mq

    19 - strato di ventilazione

    20 - sostegni del pavimento

    21 - pavimento in quadri di calcestruz

    zo

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    37 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Particolari relativi a posa in opera di membrane

    impermeabili

    1 - membrana bituminosa ardesiata autopro

    tetta

    2 - membrana bituminosa ardesiata

    3 - strato isolante s = 5 cm

    4 - spalmatura di bitume a caldo per il fissag

    gio dell’isolante

    5 - barriera al vapore realizzata con

    membrana bituminosa

    6 - elemento di raccordo tra i piani

    7 - membrana bituminosa ardesiata

    8 - vernice protettiva riflettente

    9 - membrana sintetica armata autoprotetta

    incollata con adesivo o con fissaggio mec

    canico

    13 - membrana bituminosa posata per rinve

    nimento a fiamma o manto sintetico ar

    mato S> = 4 mm - P = 4 kg/mq

    14 - intonaco di cemento retinato

    15 - copertina

    16 - pavimento s = 1,5-2 cm

    17 - massetto di sottofondo s = 3 cm

    18 - tnt in poliestere p = 500 g/mq

    19 - strato di ventilazione

    20 - sostegni del pavimento

    21 - pavimento in quadrotti di calcestruzzo

    10 - zavorra in ghiaia s = 4-5 cm

    11 - eventuale strato di protezione in tnt poliestere

    12 - membrana sintetica armata

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    38 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Particolari costruttivi di ancoraggi perimetrali e di coronamento.

    La superficie di posa delle guaine deve essere assolutamente asciutta per evitare

    la formazione di bolle di vapore, che potrebbero essere lesive della integrità del

    manto.

    Le guaine impermeabili in asfalto essendo esposte a lesioni causate da dilatazioni,

    cedimenti o ritiro del massetto devono essere separate da questo, ponendo uno

    strato di carton feltro.

    Particolare di raccordo

    con condotta per sca-

    rico acque piovane.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    39 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Nel “pacchetto di copertura” occorre controllare il regime del vapore acqueo al

    fine di evitare fenomeni di condensa, quando la temperatura dell’aria si abbassa

    e la pressione del vapore acqueo “relativa” e quella “di saturazione” si equivalgo-

    no.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    40 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Particolari costruttivi di ancoraggi perimetrali

    e di coronamento.

    Il controllo del vapore acqueo si effettua me-

    diante l’interposizione, all’interno del pac-

    chetto di copertura, di materiali con elevata

    resistenza alla sua diffusione (cartonfeltro

    bitumato, fogli di cloruro di polivinile o di poli-

    etilene, bitume spalmato, fogli di alluminio).

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    41 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Par t icolar i

    costru tt iv i

    relativi al

    raccordo tra

    guaina im-

    permeabile

    ed elementi

    verticali.

    Particolari co-

    struttivi di raccor-

    do tra guaine im-

    permeabili ed

    elementi verticali

    emergenti dalla

    copertura.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    42 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Particolari costruttivi di raccordo tra guaine impermeabili ed elementi verticali

    emergenti dalla copertura.

    Nel prevedere le opere necessarie a smaltire le acque piovane occorre evitare che i pluviali siano collocati all' interno di componenti

    della struttura ( travi, solai etc); è opportuno che essi siano disposti all' esterno della medesime per evitare il pericolo di nocive infiltra-

    zioni.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    43 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    44 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Particolare di giunti di dilatazione.

    Tutti i materiali, in misura diversa, sono soggetti a mutare dimensione se sottoposti a variazioni di temperatura. Nei corpi di fabbrica in elevazione, realizzati

    con materiali non adatti ad assorbire con continuità le deformazioni, è necessario predisporre delle discontinuità (calcolabili) per eviteffetti nocivi della dilata-

    zione.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    45 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Ulteriori esempi di giunti di dilatazione.

    la dilatazione (positiva o negativa) non consentita,

    possa provocare fratture, coazioni, rotture.

    Particolare attenzione è richiesta nel disegno del

    giunto di dilatazione a evitare che la discontinuità

    possa agevolare la creazione di vie d’acqua, di pon-

    ti termici, di ponti acustici indesiderati.

    I materiali elastici predisposti a chiusura delle di-

    scontinuità possono necessitare di operazioni di

    manutenzione programmate.

  • CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA

    46 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA

    Esempi di giunti

    di dilatazione per

    chiusure orizzon-

    tali.

    Tabella relativa ai coefficienti di

    dilatazione lineare di alcuni mate-

    riali.