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CENTENARIO CHIESA SANTA MARIA AUSILIATRICE Marina di Pisa 11 Luglio 1916 – 11 Luglio 2016

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CENTENARIO

CHIESA SANTA MARIA AUSILIATRICE

Marina di Pisa

11 Luglio 1916 – 11 Luglio 2016

Il giorno 11 luglio 1916, cento anni fa, il cardinale Pietro Maffi inaugurava la nuova chiesa diMarina di Pisa,“(…) un vero monumento d'arte. - si legge nel Bollettino Salesiano pubblicato in quei giorni - Talelo proclamò l'unanime ammirazione di quanti la videro, e tale apparirà sempre meglio nella suabellezza e perfezione, man mano che si verranno compiendo per opera di artisti, quali sono ilPogliaghi, il Beltrami (…), il Manetti, i lavori di abbellimento in mosaico, in marmo, in pittura,all'abside, al soffitto, al pavimento, alle finestre, alle porte. Ma già dagli alabastri dell'abside,entrano folgoranti cinque fasci di luce d'oro, d'un effetto magico meraviglioso: il soffitto sorride colsuo azzurro a ricami finissimi; le colonne, le arcate, le absidi dànno l'idea d'una grande vetustabasilica medioevale: e in fondo, sull'altare, si eleva, quasi benedicente, il caro simulacro di MariaAusiliatrice, dono del nostro Rettor Maggiore Don Albera”.

Erano passati solamente quattro anni dal 28luglio 1912, quando fu posata la prima pietra esegnati i confini della Chiesa di Santa MariaAusiliatrice. Marina di Pisa stava crescendo ealcuni pisani e abitanti di Marina, tra i qualiSavina Franci e don Riccardo Coli, chieseroall’Arcivescovo card. Pietro Maffi (1858-1931), la costruzione di una chiesa in quellafrazione. Nell’attesa della nuova chiesa imarinesi ottennero di potersi riunire inpreghiera in una cappella provvisoria, sortaladdove adesso si trova l’ingresso del Cinema-Teatro Don Bosco. La cappella fu benedetta il18 luglio del 1909 dopo soli 40 giorni dilavoro. L’inaugurazione della cappella avvennealla presenza del cardinal Maffi e del rettoredella neonata parrocchia don AndreaChiarinotti. Dopo pochi giorni, alla fine delmese di agosto del 1909, il rettore, notando lafrequenza ai sacramenti, osservava: “I signoriBagnanti mettono in pratica quanto disse S.E.il card. Pietro Maffi nostro VenerabileArcivescovo nel giorno dell’inaugurazione:«Venendo a Marina per dare sollievo e saluteal corpo si pensasse a fare altrettanto perl’anima».Marina di Pisa, agli inizi del secolo scorso “erasolamente una goccia di lacca candida caduta

sul velluto verde e azzurro della natura. Era una sbriciolatura di abitazioni linde e polite,insinuatesi (…) nel silenzio della selva al limitare della fiumara e della marina”. Questa la poeticadescrizione che Astianatte (Beppe Chiellini) fa della piccola cittadina che stava sempre piùcrescendo. Per questo motivo, Savina Franci e don Riccardo Coli, assieme ad altri abitanti di Pisa edi Marina chiesero all’Arcivescovo card. Pietro Maffi (1858-1931), la costruzione di una chiesa inquella frazione.

La scelta dei salesianiIl cardinale fece visita a Marina di Pisa, ma, prima ancora di occuparsi di erigere una nuova chiesa,pensò a chi affidare la cura delle anime di quel territorio. La scelta cadde sui Salesiani. I primisacerdoti a reggere la nuova parrocchia furono don Andrea Chiarinotti e don Callisto Mander. Lapresella dove costruire la chiesa fu donata dal Comune di Pisa (seduta del 24 luglio 1906) e laposizione della chiesa rispettò le regole liturgiche: abside a oriente (verso la pineta), ingressoaffacciato verso il mare.

Il progettista della chiesaProgettista della chiesa l’ingegnere architetto piemontese Cecilio Arpesani. Arpesani fu un grandeprofessionista cattolico. Si legge di lui nel Bollettino salesiano del luglio 1924 che riferisce dellaimprovvisa scomparsa dell’ing. Arpesani il giorno 15 maggio: “Anima eletta di artista, esplicò granparte dell'abilità sua in edifici religiosi, in prevalenza di stile lombardo, nei quali seppetrasfondere, insieme con la sua genialità, il più puro sentimento cristiano. Membro cofondatoredell'Associazione «Amici Arte Cristiana», ne promosse e propugnò le nobilissime idealità conquella soda competenza che gli era propria. Restano monumenti della sua operosità, oltre il nostroS. Agostino di Milano, la parrocchiale di Legnanello, la Chiesa di S. Croce, N. S. di Caravaggio inMilano, l'Istituto delle Marcelline, il palazzo Gonzaga in Via Carducci, e il tempio dedicato aMaria Ausiliatrice in Marina di Pisa. Per la realizzazione della chiesa, come per le altre sue opere,l’architetto piemontese non si fece travolgere dallo spirito innovatore del tempo, ma si rifeceall’antica architettura medioevale: ed in effetti la chiesa di Maria Ausiliatrice a Marina di Pisa è instile romanico pisano. A finanziare l’avvio del cantiere, contribuirono generose e numerosedonazioni; alcuni nomi, fra i tanti benefattori, sono rimasti impressi nelle basi delle 14 colonne dimarmo che delimitano la navata centrale.

La posa della prima pietraIl 28 luglio 1912 fu posata la prima pietra e segnati i confini della Chiesa di Santa MariaAusiliatrice. Solo dopo quattro anni, l’11 luglio 1916, il cardinale Pietro Maffi inaugurò il nuovotempio di Marina di Pisa.La chiesa di Marina è un vero monumento d'arte. - si legge nel Bollettino Salesiano del luglio 1916- Tale lo proclamò l'unanime ammirazione di quanti la videro, e tale apparirà sempre meglio nellasua bellezza e perfezione, man mano che si verranno compiendo per opera di artisti, quali sono ilPogliaghi, il Beltrami (…), il Manetti, i lavori di abbellimento in mosaico, in marmo, in pittura,all'abside, al soffitto, al pavimento, alle finestre, alle porte. Ma già dagli alabastri dell'abside,entrano folgoranti cinque fasci di luce d'oro, d'un effetto magico meraviglioso: il soffitto sorride colsuo azzurro a ricami finissimi; le colonne, le arcate, le absidi dànno l'idea d'una grande vetustabasilica medioevale: e in fondo, sull'altare, si eleva, quasi benedicente, il caro simulacro di MariaAusiliatrice, dono del nostro Rettor Maggiore Don Albera.

L’interno della chiesa di Santa Maria AusiliatriceLa struttura del tempio è a tre navate che si chiudono con altrettanti absidi e sono separate,ciascuna, da una fila di colonne di marmo. Al centro l’altare maggiore, racchiuso da un’elegantebalaustra e rialzato rispetto alla navata. Lenavate laterali terminano con un altare: quello disinistra dedicato al Sacro Cuore di Gesù e quellodi destra a san Giuseppe. Dei mosaici originarisi conserva solo quello dell’abside di destra. Lefinestre lungo la parete di destra raffiguranoalcuni degli apostoli. Al comm. LodovicoPogliaghi, grande decoratore, sue le imposte inbronzo del Duomo di Milano (1895), si devonole lastre in alabastro che chiudevano le finestreabsidali (sostituite con vetrate policromeraffiguranti santi cari alla devozione salesiana) ei bassorilievi delle lunette della facciata; alprofessore e sacerdote Marco Salvatori (padrespirituale del seminario) e alle sue alunnedell’Istituto delle Suore Giuseppine di Pisa sideve la realizzazione della meridiana posta sullaparete sud della chiesa; la Società Saint Gobainfece dono delle vetrate e il prof. Manetti decorò

il soffitto azzurro della chiesa. Molti furono i benefattori che offrirono i loro contributi professionalia iniziare dai sessanta giovani di San Piero a Grado che spianarono le dune dove sarebbero sorte lefondamenta della chiesa. La prima Messa fu celebrata dal card. Maffi che, al Vangelo, lesse unbreve discorso raccontando la storia dell’edificazione della chiesa che abbiamo utilizzato comefonte per la maggior parte di queste brevi note e che fu pubblicato in forma di opuscolo. Il card.Arcivescovo concluse il suo discorso con questa invocazione: “E tu, Ausiliatrice e Madre, in questomomento e per sempre questo tempio accogli e ricevi, che a te è sacro e da te ha nome e speranze evita! Qui verremo, qui verranno a pregare i fratelli, figli, i i nepoti nostri: oh, Madre, per tutti, eper tutti i secoli, la tua pietà. Guarda il nostro mare; guarda i monti nostri; guarda il nostropianto; oh Maria, Protege Pisas! Quante madri ora piangono; tante spose sono ora a lutto; quantibimbi non han più padre: oh, Maria, Protege Pisas!”. Il secondo ad officiare in quella chiesa fuPadre Agostino da Montefeltro, primo apostolo di Marina. La chiesa fu dedicata a MariaAusiliatrice, Auxilium Christianorum, invocata dal grande papa mariano, il domenicano San Pio V(1504-1572), che volle affidarle la flotta cristiana vittoriosa nella battaglia di Lepanto (1571) e allaquale sempre si rivolgeva, per ogni necessità, San Giovanni Bosco (1815-1888) fondatore dellafamiglia salesiana. Don Bosco volle costruirle un tempio nella cittadina di Valdocco (1868) e posetutti gli istituti che nascevano in Italia e nel mondo sotto la sua materna protezione. Ogni 24 maggiola statua della Madonna viene portata in processione per le vie di Marina lungo un percorso semprediverso.

I parroci dal 1914 ad oggiI sacerdoti di don Bosco ressero la parrocchia ininterrottamente fino al 1981 e si susseguirono comeparroci: don Callisto Mander (1914-1946), le cui spoglie riposano nella navata di destra vicinoall’altare di san Giuseppe, don Defendi Defendente (1946-1948), don Luigi Pedussia (1948-1950),don Aldo Fantozzi (1950-1965), don Mario Agosta (1965-1979), don Tarcisio Torracchi (1979-1981), ultimo parroco salesiano. I salesiani, nel salutare i parrocchiani, si servirono delle parole deltestamento spirituale di don Mander: “Tenete sempre accesa la fede di Gesù Cristo, del suo Vangeloe della sua Chiesa nei vostri cuori e nelle vostre famiglie”.Dal 1981 ad oggi hanno prestato servizio alcuni parroci del clero secolare: mons. Giovanni Santucci(1981-1989), ora Vescovo di Massa Carrara-Pontremoli, don Giorgio Pisani (1989-2002) che lasciòla parrocchia per motivi di salute e al quale subentrò don Edoardo Butta fino al 2013, don AlìYambula (2013-2014), don Messia Ferraz Barsella dal 2014.

Dal Bollettino Salesiano, Anno XXXIV, n.5, maggio 1910Numero speciale in occasione della morte di D. Michele Rua (1837-1910), successore di DonBosco:11 marzoAlle 9, l’Em.mo Card. Maffi, accompagnato dal segretario Mons. Calandra, si reca a far visita aDon Rua. Nell’anticamera si incontra col dott. Battistini e col dott. Clerico, dai quali l’Em.moPrincipe apprende, con grande compiacenza, notizie un po’ più confortanti, entra quindi nellacameretta dell’infermo. È un istante oltremodo commovente. Il Cardinale confortò D. Rua colle piùtenere espressioni di augurio e con le buone notizie del bene che si va operando nell’Oratoriofestivo di Pisa e della novella Parrocchia di Marina di Pisa; quindi assecondando il desiderio di DonRua e del suo gran cuore, benedisse all’ammalato. In fine, prostrandosi, volle Egli stesso labenedizione del pio vegliardo.

Dalla Cronaca della Casa salesiana di Marina, dicembre 1912IL SANTO PADRE E IL NOSTRO SANTUARIOL’11 dicembre il S. Padre riceveva in privata udienza S. Em. Rev.ma il nostro cardinaleArcivescovo Pietro Maffi. Fra le primissime cose riguardanti la Diocesi – così cara al suo cuore – ilSanto Padre domandava all’Em.mo Arcivescovo con amore e sollecitudine veramente paterna,peculiari ragguagli intorno allo stato dei lavori del Santuario di Marina, alla corrispondenza deiBenefattori, allo zelo e all’operosità dei buoni nell’aiutare bella e ardita impresa. E nell’apprendere

che ciò che si è fatto è garanzia di ciò che potrà farsi d’ora in avanti, Sua Santità si degnavabenedire ed accompagnare coi voti più fervidi la comune speranza per il compimento dell’operasanta a gloria del Signore, di Maria SS. Ausiliatrice, di cui è particolarmente devoto, ad utilità dellapopolazione di Marina e a conforto dell’Em.mo Pastore, pel quale il novello santuario è oggettocontinuo di premure affettuose ed incessanti e di generosità esemplare.

Dal Bollettino salesiano, Anno XL, n.8, 1 agosto 1916IL NUOVO TEMPIO DI MARINA DI PISA.La prima domenica di luglio venne inaugurata la nuova chiesa parrocchiale di Marina di Pisa, erettae intitolata dall'Em.mo Card. Maffi a Maria SS. Ausiliatrice. Il disegno è dell'esimio architetto,l'ing. cav. Cecilio Arpesani, che ideò e sta ora ultimando anche il nostro S. Agostino di Milano. Lachiesa di Marina è un vero monumento d'arte. Tale lo proclamò l'unanime ammirazione di quanti lavidero, e tale apparirà sempre meglio nella sua bellezza e perfezione, man mano che si verrannocompiendo per opera di artisti, quali sono il Pogliaghi, il Feltrami (Luca 1854-1933), il Manetti, ilavori di abbellimento in mosaico, in marmo, in pittura, all'abside, al soffitto, al pavimento, allefinestre, alle porte. Ma già dagli alabastri dell'abside, entrano folgoranti cinque fasci di luce d'oro,d'un effetto magico meraviglioso: il soffitto sorride col suo azzurro a ricami finissimi; le colonne, learcate, le absidi dànno l'idea d'una grande vetusta basilica medioevale: e in fondo, sull'altare, sieleva, quasi benedicente, il caro simulacro di Maria Ausiliatrice, dono del nostro Rettor MaggioreDon Albera. La cerimonia della benedizione venne compiuta dallo stesso Em.mo Card.Arcivescovo di Pisa. A lui facevano corona vari rev.mi Canonici della Primaziale e, con moltoClero, i nostri Confratelli addetti alla parrocchia di Marina, i giovani del Seminario S. Caterina,molti Circoli Giovanili Cattolici, tra i quali i Circoli Don Bosco, Giosuè Borsi e Savio Domenico diPisa, e varie associazioni femminili con l'Istituto di P. Agostino da Montefeltro. Compiuto il sacrorito, l'Em.mo sali all'altare per celebrarvi la prima messa ed all'Offertorio gli venne presentato damani innocenti di bimbi bianco-vestiti, in artistico astuccio, un prezioso calice con patena, donodelle signore della parrocchia. Il Cardinale benedice il delicato pensiero, consacra il nuovo calice, elo adopera pel S. Sacrificio. La seconda messa è celebrata da P. Agostino da Montefeltro, il primoapostolo di Marina; quindi Mons. Giuseppe Calandra celebra la messa solenne. L'Em.mo legge alVangelo un breve discorso, nel quale tratteggia la storia del nuovo tempio. Ne riferiamo il principioe la fine. Sui primi del febbraio del 1904 alcuni signori di Pisa e di Marina colla piissima signoraSavina Franci, ora scomparsa, e col veneratissimo curato D. Riccardo Coli, egli pure scomparso,mi venivano a richiedere d'una chiesa per questo lido. La domanda, che invocava una dilatazioneefficace del regno di Gesú, non poteva non essere accolta, ed appena mi fu possibile, venuto sulluogo, qui, col consiglio di quanti mi potevano giovare, la discussi ed esaminai. Prima però didecidere dell'edificio, qui bisognava decidere di chi ne sarebbe stato l'anima; ed ecco un periodo ditrattative, ignorato all'esterno, con sacerdoti e religiosi, e che terminò coll'accettazione del nuovocampo di missione da parte dei Salesiani. Alla pia memoria di D. Rua, al degnissimo successore D.Paolo Albera, ed a quanti dei figli di Don Bosco contribuirono perché l'opera fosse secondata esorretta, la mia, la vostra riconoscenza, piena e perenne. E piena e perenne la nostra riconoscenzaanche per i primi apostoli, che qui faticarono, fra i quali in benedizione eterna rimarranno i nomidi D. Chiarinotti e D. Mander. Chiamando apostoli i primi Salesiani, che qui tennero cura d'anime,ho io dimenticato il mirabile Religioso, che all'altra estremità di questo paese ha fatto sorgere,negli ardori e negli slanci d'una immensa carità, un'altra e prima chiesa che alle sue orfanelle edalle anime orfane offriva rifugio e scampo verso il cuore di Dio? no, nessuno ho dimenticato: e solovedendo che alla sua vigna il Padrone moltiplica gli operai e che a corona intorno agli altari siaggiunge un fiore a fiore, a tutti i miei figli addito la benedizioni che sorgono, ed invito: Salutiamoi fratelli, e ringraziamo il Signore! L'Eminentissimo scese poi a dire dell'area e dell'architetto delsacro edifizio, dei mezzi coi quali venne costrutto, e di tutte le anime buone che lo aiutarono nellasanta impresa. E conchiude: Mi si chiederà perché mai questo discorso io ho ridotto a pochiappunti di storia ed a brevi espressioni di riconoscenza verso chi giovò - e rispondo: Il fatto, che cista dinanzi, non ha bisogno di commenti, ed una chiesa che sorge è già troppo eloquente per sé,perché altri la interpreti ai fedeli, che l'hanno voluta. Un paese senza chiesa è un volgo disperso,

che nome non ha; e voi questa avete voluto per essere un popolo unito, concorde, cristiano: siatequali avete voluto essere, quali ora vi vuole questa vostra chiesa. Ecco il monito ed il discorso ... Etu, Ausiliatrice e Madre, in questo momento e per sempre questo tempio accogli e ricevi, che a te èsacro e da te ha nome e speranze e vita! Qui verremo, qui verranno a pregare i fratelli, figli, e inepoti nostri: oh, Madre, per tutti, e per tutti i secoli, la tua pietà. Guarda il nostro mare; guarda imonti nostri; guarda il nostro pianto; oh Maria, Protege Pisas! Quante madri ora piangono; tantespose sono ora a lutto; quanti bimbi non han più padre: oh, Maria, Protege Pisas! Tanti fratelliabbiamo lontani, ai pericoli, alle offese, alla guerra: oh, Maria, ad essi presto un ritorno collapalma e la gloria! Oh, a tutti, o Madre, benedici, ed a tutti vigila da Marina tua, al gregge ed alpastore, al padre ed ai figli, che in questo momento si riconsacrano e s'abbandonano in Te! Lamemoranda giornata si chiuse con un solenne omaggio all'Eminentissimo, e la Benedizioneapostolica inviata dal S. Padre al Cardinale benedicente nuova chiesa, al Popolo festante e agliegregi benefattori... perché nella pienezza della comune letizia fosse preludio incremento cultodivino e rifiorimento vita cristiana a Marina di Pisa. Compia il voto la Vergine Ausiliatrice!

Dalla cronaca della casa salesiana di Marina di Pisa redatta da F. Meda (1913)Quattro mesi dopo l’apertura al culto della Cappella che è dedicata a Maria Ausiliatrice, il 17novembre 1913 l’Arcivescovo promulgava il decreto di istituzione della Parrocchia di Marinadestinandovi a Rettore don Andrea Chiarinotti al quale si è aggiunto da qualche tempo comecoadiutore un altro salesiano, don Fergnani, reduce dalle missioni d’oltre oceano. Quell’annoistesso a Natale, il card. Maffi con una elevata lettera pastorale annunciava “l’opera maggiore estabile”, l’edificio cioè che dovrà, speriamo tra poco, sostituire la cappelletta e dare un assettodefinitivo al culto divino nella colonia. Ogni santa industria fu messa in attività per attuare il piodisegno e non senza contraddizioni com’è di tutte le cose umane: e finalmente il 28 luglio delloscorso anno l’Arcivescovo, tra immenso concorso di popolo festante, poteva collocare la primapietra. I lavori sono già ben avviati e benché la spesa da sostenere sia ingente si confida cheprocederanno con sollecitudine, sicchè fra qualche anno il tempio possa dirsi completamente finito.Lo ha ideato un artista milanese, l’architetto Cecilio Arpesani, già noto per altre belle costruzionidi chiese, e dirige i lavori l’ingegnere Bernieri di Pisa. L’Arpesani ha voluto far rivivere in unedificio moderno il cosiddetto stile pisano-lucchese, che è affermato nelle chiese pisane del secoloXII e si è poi diffuso in Toscana ed in Sardegna: esso svolge sopra un fondo romanico grave esolenne motivi ornamentali leggiadri che per alcune caratteristiche esteriori richiamano l’artesacra bizantina. Il tempio che si eleva sopra un piano rettangolare di 900 mq. avrà tre ampienavate divise reciprocamente da due file di colonne monolitiche chiuse in fondo da absidi entro ilcui vano si ergeranno i tre unici altari della chiesa; la facciata di marmo policromo sarà divisacome in due grandi ripiani sovrapposti; sotto, la cornice a dentelli e ad archetti da cui sarà orlatoin alto il frontone, un colonnato a cinque archi degradanti si aprirà sul fondo della parete tirata alarga bozza e illuminata nel cento da un vasto occhio circolare; il ripiano inferiore si presenteràsuddiviso in tre grandi quadri limitati in alto da una cornice simile per fattura a quella del frontonee lateralmente da quattro pilastri due dei quali ergentisi fino al sommo dell’edificio dovrannosegnare anche al di fuori il limite interno delle navi; cinque archi pieni si incurveranno sul fondotripartito di questo ripiano inferiore, formando come altrettante grandi nicchie, tre delle qualiadibite per le porte, porteranno scolpito nella lunetta del timpano un basso rilievo decorativo; ilportale di mezzo nelle sue forme schematiche è destinato a ricordare il magnifico portale delduomo di Pisa; infine un elegante base attica ornerà il piede della facciata a cui si accederà permezzo di una gradinata a quattro ordini. Chi guarda il disegno ha l’impressione di un’epocaispiata da un senso estetico, educato alle severe forme dell’arte antica, ma ravvivata insieme da unsoffio largo di modernità; e non può fare a meno di constatare che così doveva essere la chiesa diMarina, per raccogliere in sé le numerose memorie del passato e pur annunciandosi cooperatrice emoderatrice della più recente vitalità che si è ridesta e dello sviluppo futuro del luogo. Così essasarà anche degna della madre veneranda da cui si è staccata, la basilica di S. Pietro a Grado, cheoltre la pineta, a due terzi della strada verso Pisa, sorge, monumento dei primissimi secoli cristiani,ed ha una tradizione di scarsa attendibilità storica, ma di notevole attendibilità geografica. Tale

tradizione, ricordata in alcuni affreschi interni ed in alcune decorazioni esterne della basilica,narra che l’anno 42 dell’era volgare, S. Pietro, recandosi da Antiochia a Roma sarebbe sbarcatopresso il porto pisano, “ad gradus arnese”, forse l’unico scalo d’allora dal mare per Pisa, dovenegli ultimi anni del decimo secolo si sarebbe costruita la chiesa, tuttora conservataci, ma che oggidal mare dista 8200 metri. Il che non fa ostacolo perché i geografi non ignorano come nel suocomplesso la spiaggia alla foce dell’Arno sia andata man mano avanzandosi nel mare per ildeposito dei materiali trasportati dal fiume; e per quanto manchino i dati per poter seguire questevariazioni e rendersene un conto esatto, i geografi non escludono che nel primo secolo il maregiungesse appunto ove è attualmente il villaggio di S. Pietro a Grado. Ai tempi nostri si determinainvece un fenomeno opposto: la spiaggia alla foce dell’Arno, anziché accrescersi, come sarebbenormale, va soggetta ad una forte erosione; l’avanzata del mare a riprendersi il dominiosottrattogli nei secoli è cominciata una trentina d’anni fa, e negli ultimi dieci anni è divenuta cosìintensa e sensibile sul lato meridionale della foce, da minacciare alcune delle nuove costruzioni: ilfenomeno assume, quindi, una grande importanza pratica per l’avvenire di Marina, ed harichiamato l’attenzione dei dotti poiché involge problemi complessi e finora non riusciti diidrografia fluviale e tassonomica. Vi accennava con un pensiero di fede il cardinale Maffi nella suapastorale del 1909: “E nascerà la chiesa, e la dedicheremo a lei, a lei Ausiliatrice, Immacolata. Illido sul quale sorgerà, fa sentire che ogni cosa è instabile quaggiù; che o per impeto di corrente oper complesse influenze meteoriche o per nascosti cedimenti par discenda e si ritiri. Passi pure e sirisolva la terra; più viva si infiammerà l’anima; che sentirà di non dover confidare che nellaMadre alla quale ha confidato Iddio la salute nostra. Sul mare instabile, un turbinare di venti, unincalzare di onde, un trepidar di cuori, e secondo l’ira del poeta, un minaccioso invito alle isole amuoversi e persino ad “annegar in Pisa ogni persona”. Oh via la parola negra dove Arno scende“per aver pace coi seguaci suoi!”. Sovrana e sicura davanti alle bufere s’alzi Maria: ai navigantiridonerà la vita e ripeterà: Non temete ed io vi salverò”.

F. MEDA

Dal Bollettino Salesiano, Anno XLVIII, n.7, Luglio 1924

NECROLOGIO Ing. Architetto CECILIO ARPESANI

Mancava, quasi improvvisamente, la mattina del 15 maggio in Milano. Anima eletta di artista,esplicò gran parte dell'abilità sua in edifici religiosi, in prevalenza di stile lombardo, nei quali seppetrasfondere, insieme con la sua genialità, il più puro sentimento cristiano. Membro cofondatoredell'Associazione «Amici Arte Cristiana», ne promosse e propugnò le nobilissime idealità conquella soda competenza che gli era propria. Restano monumenti della sua operosità, oltre il nostroS. Agostino di Milano, la parrocchiale di Legnanello, la Chiesa di S. Croce, N. S. di Caravaggio inMilano, l'Istituto delle Marcelline, il palazzo Gonzaga in Via Carducci, e il tempio dedicato a MariaAusiliatrice in Marina di Pisa. Ma, in modo tutto particolare, egli trasfuse la sua genialità d'artista edi tecnico, nel nostro Istituto e nell'attiguo Tempio di S. Agostino in Milano, che prediligeva sovratutte le sue opere. In questi ultimi anni aveva atteso, con vero intelletto d'amore, alla erezione delladevota Cappella in onore di Maria SS. Ausiliatrice in S. Agostino, decorandola con signorileeleganza; in questi mesi, poi, attendeva ad ultimare il fabbricato delle opere femminili della stessaParrocchia. Quei nostri Confratelli, che lo videro tante volte aggirarsi nell'interno dell'Istituto o suiponti della chiesa coll'atteggiamento più famigliare, hanno elevato per l'anima sua solenni suffragi.Tuttavia noi sentiamo il dovere di raccomandarla - con particolar riconoscenza - alle preghiere ditutti i Cooperatori.

Breve descrizione dell’internoEntrando in una chiesa, si entra in un luogo particolare,un luogo santo. Qui, come nel santuario della natura cheDio stesso ha fatto, si realizza la parola del salmo: I cielinarrano la gloria di Dio e il firmamento annunzial’opera delle sue mani; il giorno al giorno enuncia ildetto, la notte alla notte dà la notizia. Non è la loquela,non sono parole, non si ha percezione del loro suono; intutta la terra uscì il loro richiamo, ai confini del mondole loro parole (Sal 19). Nella Chiesa nulla è casuale etutto “parla”. Le pietre, le colonne, le finestre, la luce, ilbuio, le immagini, tutto parla e tutto ti parla. Parla di Diostesso, del suo amore e di te stesso, perché “l’uomo èimmagine e gloria di Dio” (1Cor 11,7). Appena si entranella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice, subito dopo laporta ci sono le due pile rotonde che contengono l’acquabenedetta. Farsi il segno della Croce ricorda il nostrobattesimo e proprio sulla destra, infatti, c’è il fontebattesimale. Segnarsi è un gesto che rinnova una grazia ele pilette di marmo riportano due iscrizioni in latinotratte dalla preghiera di benedizione dell’acqua

battesimale: in quella di sinistra si legge: “Discenda inquest’acqua la forza dello Spirito Santo”; in quella didestra: “Per la potenza dello Spirito l’acqua diventiun’onda purificante e rigenerante”. Dopo essere passatiattraverso la porta che ci fa entrare nella chiesa il gestodi attingere l’acqua benedetta chiarisce e completa ilpassare attraverso la porta che è Cristo. Sopra la portacentrale c’è un rosone con una vetrata variopinta cheracconta l’origine della chiesa e la devozione marianadei marinesi. Nella mandorla dorata vi è raffigurataMaria col bambino, sullo sfondo il mare e ai suoi piediun pescatore che offre la sua barca e il Cardinale Maffiche offre la chiesa. La vetrata sembra narrarci ilprogetto di Dio per Marina di Pisa che passa attraversola materna intercessione di Maria a lei dedicata coltitolo di Ausiliatrice, ma anche il progetto di Arpegianifu donato in memoria della defunta moglie in onoredella Madonna. Madonna che troneggia sull’altaremaggiore al quale si accede salendo alcuni gradini chevengono paragonati alla Scala di Giacobbe o alle virtù,

secondo una simbologia della quale è ricca la nostra chiesa. La zona dell’altare è cinta da unabalaustra e vi si accede da una porticina. Quello che spicca maggiormente entrando in chiesa è ildoppio colonnato che divide l’interno in tre navate. Con le colonne si tende a rappresentare gliapostoli (Gal 2,9) fondamento e sostegno della Chiesa. Così anche le vetrate della navata laterale didestra raffigurano sei apostoli. Le colonne sono sette per lato, gli apostoli erano inizialmente dodiciai quali si aggiunsero Barnaba, Mattia e anche Paolo che ebbe questo titolo. Se togliamo Giuda eccoil numero quattordici. Sopra le colonne i capitelli, riccamente decorati con foglie a ricordare lafecondità della Parola di Dio per la nostra vita. Sopra i capitelli ci sono delle croci dipinte e sono ipunti in cui il card. Maffi, il giorno della consacrazione della chiesa, unse le pareti col sacro crisma.Le colonne sono sostenute da dei basamenti che, sempre secondo riferimenti simbologici (v.Guglielmo Durante, Rationale divinorum officiorum) rappresenterebbero i vescovi. Nella colonna

ritroviamo, quindi, tutto il processo della rivelazione cristiana: dall’alto verso il basso, la croce, ilcapitello, la colonna e la base. Lo Spirito, la Parola di Dio, gli apostoli e i vescovi. Nelle basi sonoincisi i nomi dei benefattori che le hanno offerte: la diocesi di Pavia dove il cardinale Maffi era nato(Corteolona); la diocesi di Ravenna, suaprima sede arcivescovile; i religiosi e lereligiose della diocesi di Pisa; altra colonnaofferta sempre dagli stessi religiosi per ildecimo anniversario di episcopato delcardinale (1912); prof. Cipollini D.Alberto; Conte Alberto Giuli; GiuliaTaddei Roncucci; Argia Antoni Lorenzi;Giulia Espinassi Moratti; Priore (di sanMatteo) Lodovico Orlandini; Conte DelBorgo Netolizhy; Società S. Gobain. Levetrate scampate ai bombardamenti dellaSeconda Guerra Mondiale sono quelle dellato destro della chiesa e nelle absidi.Furono eseguite dalla ditta tedesca Zieglernel 1921 e raffigurano, quelle della navatalaterale, gli apostoli e San Ranieri, patronodella città e della diocesi di Pisa. Quelle inalto, nella parte destra della navata centralerappresentano sei titoli della Madonnadesunti dalle litanie lauretane, quella sulpresbiterio raffigura l’immagine del “PioPellicano”. I titoli della Madonnaraffigurati sono, a partire dall’ingresso:Domus Aurea, così era chiamato il palazzodi Nerone, splendido e ricco. Maria, madredi Dio, casa del re dei re, palazzo pieno di ricchezza spirituale. La seconda, Foederis Arca, arca

dell’alleanza fatta costruire da Mosè per contenere le tavole della legge. Nella nuova Arca è statocustodito l’autore della legge, il Figlio di Dio. La terza, Ianua Coeli, porta del cielo, perchéattraverso di lei Dio si è fatto uomo ed è entrato nella storia degli uomini: “Questa vergine che portain grembo il Verbo, diventa porta del paradiso. Ha donato Dio al mondo e ci ha aperto il cielo!”(san Pier Damiani). La quarta vetrata raffigura la Stella Mattutina, la prima a nascere e l’ultima amorire. Maria porta la luce che è Cristo, è punto di riferimento sicuro per l’uomo che nel camminodella vita cerca il Signore, la propria felicità e la propria salvezza. Prima del presbiterio troviamorappresentato il Vaso ricolmo di Spirito Santo: Vas Spirituale. Maria fu strumento e opera delloSpirito santo e i Padri la chiamavano “Santuario privilegiato”. L’ultima vetrata che si apre sulpresbiterio rappresenta un pellicano nell’intento di sfamare i propri piccoli. Nell’antico innoeucaristico “Adoro te devote”, attribuito a san Tommaso D’Aquino, ci si rivolge a Cristochiamandolo pellicano (lo fa anche Dante nel canto XXV del Paradiso). Si riteneva, infatti che ilpellicano sfamasse i suoi piccoli con la propria carne e il proprio sangue, in quanto si vedevarigurgitare quello che teneva dentro al suo becco. L’immagine calzava perfettamente con quella diCristo che si fa nostro cibo nell’Eucarestia. Le cinque vetrate dell’abside centrale risalgono aglianni 1960 e raffigurano, al centro papa San Pio X sotto il cui pontificato fu eretta la parrocchia diMarina, attorno sono riprodotte le figure di santi cari alla famiglia salesiana: san Giovanni Bosco,san Domenico Savio, san Francesco di Sales e santa Maria Domenica Mazzarello. Le absidi lateralisono dedicate, quella di sinistra al Sacro Cuore con due vetrate raffiguranti angeli in preghiera equella di destra a san Giuseppe con un affresco nella volta che rappresenta la morte dello sposo diMaria. La statua sopra al piccolo altare lo ritrae con un giglio in mano simbolo di purezza. Levetrate ritraggono due giovani santi anch’essi campioni di purezza: san Luigi Gonzaga e santaMaria Goretti. Il grande affresco dell’abside centrale (qui sotto in una rarissima foto), adesso dipintadi celeste, raffigurava una processione dove si potevano riconoscere abitanti del paese el’incoronazione della Vergine.

In ricordo dei Sacerdoti Salesiani che hanno guidato la nostra Comunità Parrocchiale:

1909 – 1916Don Andrea Chiarinotti

1916 – 1946Don Callisto Mander

1946 – 1948Don Defendente Defendi

1948 – 1950Don Luigi Pedussia

1950 – 1965Don Aldo Fantozzi

1965 – 1979Don Mario Agosta

1979 – 1981Don Tarcisio Torracchi

Sub tuum praesidium confugimus,Sancta Dei Genetrix.

Nostras deprecationes ne despiciasin necessitatibus,

sed a periculis cunctislibera nos semper,

Virgo gloriosa et benedicta.