Chi vive cristianamente, chi si mette a compiere la ......13 M Mercoledì delle Ceneri. Inizio...

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Chi vive cristianamente, chi si mette a compiere la volontà del Padre, chi aspi-ra alla piena manifestazione dello Spirito Santo, questo è l'uomo che lavora perl'unità. In questo senso, il monaco è l'uomo ecumenico per definizione.

(In: "Divo Barsotti, testimone di Dio nell'Italia del '900", pag.194)

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1 V2 S P. Serafino a Siracusa, p. Paolo a Ragusa3 D P. Serafino a Siracusa, p. Paolo a Ragusa4 L5 M6 M7 G8 V B. Giuseppina Bakhita: preghiamo per il Gruppo di Milano9 S10 D P. Agostino in Toscana Occidentale11 L12 M13 M Mercoledì delle Ceneri. Inizio Quaresima14 G15 V16 S17 D Graziella Muoio in Sicilia Centrale18 L19 M S. Corrado Eremita: preghiamo per il Gruppo di Siracusa20 M TEMPORA DI QUARESIMA

S. Barsanufio: preghiamo per il Gruppo di Oria (BR)21 G22 V TEMPORA DI QUARESIMA23 S TEMPORA DI QUARESIMA. Paolo Canal in Calabria24 D Diaconato di Stefano Albertazzi — Cattedrale di Fiesole, ore 16.00

Paolo Canal in Calabria25 L S. Gerlando: preghiamo per il Gruppo di Agrigento26 M27 M28 G

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Carissimi,si dovrebbe almeno ogni tanto rivedere quanto ilSignore può averci detto per realizzare la suavolontà. La Comunità ha una sua anima, ha unsuo fine. Abbiamo conosciuto realmente quelloche il Signore ha voluto riunendoci per vivereinsieme una risposta al suo amore? Non si puòandare avanti se non ritornando continuamenteindietro, per ripensare e meditare quello che Diofin dall'inizio ci ha potuto ispirare. Forse sareb-be bene rileggere alcune pagine de La fugaimmobile, che hanno il presentimento di quelloche sarebbe avvenuto, e ci spingono a realizza-re il piano di Dio. E' naturale che i testi fonda-mentali siano continuamente ripresi, riletti,meditati nuovamente. Penso al primo libro delleCircolari, al Vademecum, al libro della IolandaPifferi sulla nostra spiritualità; questi testi noninvecchiano mai, e ci suggeriscono ogni volta unsincero esame di coscienza e un ravvivamentodella nostra vocazione e del nostro impegno reli-gioso.Proprio per questo anzi vorrei dire che non èbene leggere troppi libri. Quando il fedele anda-va nel deserto a interrogare l'anziano, l' "abba"lo preveniva chiedendogli: "Hai già vissuto finoin fondo quello che ti ho detto già da alcunimesi? Se no, allora non ho bisogno di dirti nulla:prima compi quello che ti dissi, poi vieni e tiparlerò ancora."La sobrietà è tutta a favore della serietà di unimpegno che ci impone continuamente una revi-sione della nostra vita interiore, dell'unione tranoi, e soprattutto di quello spirito di orazioneche dovrebbe distinguerci in modo particolare.Non moltiplichiamo letture e impegni di pre-ghiera: non è nel moltiplicarli che si misura laserietà di un' anima nella sua risposta al Signore,ma nel vivere con umile fedeltà quanto loStatuto ci impone.Sarà opportuno che questo richiamo rinnovi intutti noi il desiderio di realizzare pienamente

quanto il Signore ci ispirò fin dall'inizio.L'ideale è quello che noi ripetiamo alla preghie-ra degli incontri: "rinnovare il miracolo dellaChiesa nascente". Prima ancora dei nostri testi siimpone una meditazione allora degli Atti degliApostoli, che ci dicono la vita della Chiesa pri-mitiva, e innamorano della semplicità, della fedeviva, dell'amore fraterno che legava tutti i fede-li e li animava a vivere costantemente nella pre-ghiera.Vorrei proprio che con il Natale di Gesù, cele-brato da poco tempo, si potesse celebrare ancheuna nuova nascita nella Comunità.Il Signore realizzai quanto ci fa desiderare. Atutti voi il mio augurio più vivo perché Dioascolti la nostra preghiera.

il padre

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Carissimi,pensando al prossimo Consiglio rivolgo un invi-to a voi tutti.La Comunità è fatta per i consacrati, per me, perte, per voi, persone vere che hanno un nome. Perte Franco, Maria, Piero, Giuseppe, Carlo,William, Bertille, Malka .... tanti quanti siete.Ogni consacrato costituisce la CFD e ne ha laresponsabilità.Quando si è da poco in Comunità si prova unti more quasi reverenziale per il Consiglio, chesembra avvolto nel mistero; sai che si è riunito edopo un po' ti viene comunicato quel che si èdeciso, avverti che non ti è stato detto tutto (ed inun certo senso è giusto) ma comunque sembrache le cose cadano dall'alto. Anche io sentivocosì. Sbagliavo ? Senz'altro e soprattutto nel nonpormi il problema prima del Consiglio, ma sol-tanto dopo. Il mio errore era questo, ma lo capi-sco solo ora che nel Consiglio ci sono dentro.Ecco allora cosa vi chiedo, cosa chiedo ad ognu-no di voi: cominciate a pensare ai lavori delConsiglio, dire cosa vi serve, cosa volete dallaComunità per crescere spiritualmente, per ali-mentare il vostro rapporto col Signore.La CFD è nata dal rapporto fra Dio e padreBarsotti e il suo fine non è altro che farci vivereal meglio questa unione. Tutte le iniziative devo-no servire a questo!Il Consiglio è l'espressione di voi tutti così comeil Parlamento italiano è espressione degli italiani(forse potevo scegliere un esempio più calzante);la Comunità è per ognuno di noi è una tessera dimosaico che apparirebbe brutto se alla fine nonmostrasse un disegno completo. Badate che nonho detto bello, perfetto, ma completo.Allora, pensateci e dite il vostro parere, esprime-te le vostre esigenze. Questo non significa cheper forza si deve inventare qualcosa di cui par -

lare oppure che da adesso a maggio prendete inmano il telefono e rendere incandescente, più diquanto non lo sia già, l'apparecchio di Casa s.Sergio.Abbiamo le sedi e le strutture per esprimerci.Parliamone con l 'Assistente di gruppo, il qualeriferirà all'Assistente di Famiglia, il quale convo-cherà il Piccolo Consiglio, il quale scriverà allaPresidenza, che....Sembra complicato, ma è invece la via più sem-plice, la più giusta per far funzionare le cose, lapiù aderente al senso di ordine, di gerarchia, diobbedienza......È così che si dà anche un senso, quello vero percui il padre le aveva pensate, alle strutture comu-nitarie che altrimenti di senso non ne hannoalcuno, anzi appesantiscono inutilmente la vitadello spirito perché sembrano animarsi di vitapropria.P. Agostino disse a un Consiglio che "tutti con-sultati, il superiore decide" è un modo tipica-mente monastico.La democrazia non consiste nell'imporre il pro-prio parere, ma nel dirlo e il monaco è colui cheil proprio pensiero lo esprime per rimettersi poiall'autorità perché sa che è attraverso questa chepassa la volontà di Dio. Monaci Io si è sempre onon lo si è affatto e la CFD vuole insegnarci pro-prio questo.Se quanto detto è valido per tutti i consacratiovviamente tanto di più Io è per i consiglieri chesono chiamati a rappresentare i fratelli e adaffiancare i superiori nella guida dellaComunità. Aiutate la Comunità a crescere edaiutare il Consiglio ad essere veramente "unconsiglio religioso".Vi abbraccio tutti.

Roberta Grandi

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"Inizio del Vangelo di Gesù Cristo,Figlio di Dio" .E' un ebreo che scrive, uno diGerusalemme, cresciuto nella rettafede d' Israele. Uno del "piccolo resto"di coloro che attendevano il Messia. Adistanza di anni egli scrive con lin-guaggio rude, ricco di termini aramai-ci, ciò che aveva raccolto dell'annun-cio di Gesù, Gesù di Nazareth."Il Vangelo di Gesù Cristo, Figlio diDio" può voler dire sia l'annunzio datoda Gesù, sia che Gesù viene annunciato comeFiglio di Dio. Per capire la portata di questoprimo versetto che riassume tutto il vangelo diMarco bisognerebbe potersi mettere nel cuore diun autentico israelita nato nell'attesa delSalvatore promesso da Jahve che ora ha capitoe accolto nella fede l'inconcepibile mistero delDio incarnato, dell'Altissimo che si è fatto tantovicino all'uomo da assumere la sua umanità, dadivenire suo figlio: "Sappiate che il figlio del-l'uomo è vicino" (13,29).Gesù nel Vangelo di Marco ama definirsi "figliodell'uomo" più spesso che negli altri Sinottici, forseper lo stesso motivo per cui ripetutamente dimostradi voler mantenere il "segreto messianico".Egli non vuole alimentare l'equivoco del "messia-nismo storico" per cui molti del popolo attende-vano un Messia regale, liberatore d'Israele dal-l'oppressione politica di Roma.Egli è il Messia vero che viene a dare compi-mento alle promesse dell'Antico Testamento; adannunciare che la liberazione è vicina — nontanto dal punto di vista storico, quanto dal puntodi vista eterno, spirituale. "Il tempo è compiuto,il regno di Dio è vicino" (1, 15). Il contenuto delVangelo del Messia è insieme annuncio dell'av-vento del regno di Dio "Benedetto il regno cheviene dal nostro padre Davide" (10, 10) e com-pimento delle promesse dell' Antica Alleanza.Marco mette in risalto la continuità dell'Antica edella Nuova Alleanza e vede in Gesù il compi-mento dell'attesa del popolo d'Israele, della pro-messa di Dio fatta ad Abramo e trasmessa digenerazione in generazione. Egli dà importanzaa Giovanni il Battista che fa da cerniera fra i duegrandi tempi della Rivelazione: egli è colui cheannuncia ed è anche colui che riconosce in Gesù

il Messia promesso, il Salvatore pro-messo (cap.l ). Marco scrive in mododiretto, non discorsivo. Scrive comeuno che avendo partecipato agli even-ti della vita pubblica di Gesù e alnascere storico della fede cristiana —era cugino di Barnaba e compagno diviaggi di Paolo prima e poi di Pietro(At. 1 2, 1 2 – 24) – voglia dire l'essen-ziale del Mistero dell' Incarnazioneche ha visto compiersi umilmente nellastoria. La sua conformità agli altri

sinottici non è perfetta: egli mette in risalto alcu-ne linee dell'opera e della rivelazione di Gesùche egli in modo personale ha colto.Oltre alla continuità fra l'Antica e la NuovaAlleanza e alla predicazione del Regno, eglimette in rilievo soprattutto la divinità di Gesùche, sebbene si proclami "figlio dell'uomo" è benconsapevole di essere "Figlio di Dio". La sua divi-nità è testimoniata prima di tutto dal Padre, inmodo diretto, nel Battesimo e nellaTrasfigurazione: "E si sentì una voce dal cielo: "Tu

sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compia-ciuto" (l, 1); "e uscì una voce dalla nube:"Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!"(9,7). E' riconosciuta dai demoni: "...gli spiritiimmondi gridavano: tu sei il Figlio di Dio" (3, 11); è proclamata da Pietro: "E voi chi dite che iosia ? Pietro gli rispose: Tu sei il Cristo" (8, 30). Ladivinità di Gesù si manifesta attraverso la poten-za dei miracoli; alcuni di essi sono gratuiti, nonservono a dar sollievo a sofferenti, ma dimostra-re la sua natura divina o a rinforzare la fede(vedi Gesù che cammina sulle acque (6, 45 –52). Si manifesta con l'autorità della parola cheha potere anche sugli elementi della natura:"Destatosi sgridò il vento e disse al mare: taci,calmati" (4, 29). Si manifesta soprattutto nellapotenza della resurrezione.Un grande dramma sottostà allo svolgimento deifatti e degli eventi della vita di Gesù; Marco,uomo di poche parole, ne mette in evidenza leli nee essenziali: il Figlio di Dio che il cielo e l'in-ferno riconoscono e che grandi folle seguono peruna sua sovrumana attrazione, non è riconosciu-to dai capi del popolo. II suo breve passaggiosulla terra è continuamente avversato da nemiciche in modo subdolo o aperto vogliono soppri-

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merlo: " Lo uccideranno, ma dopo 3 giorni risu-sciterà" (9, 31). Gesù parlava con parole di Dio,Egli "confermava la parola con i prodigi " (16,20). Il suo cammino attraverso la Giudea e laGalilea è un cammino verso la morte. Ma Gesùnon è il solo attore nel dramma della salvezza:attorno a lui si muovono le grandi folle, il suosguardo tocca personalmente i seguaci, in moltisuscita la fede: "Abbiate fede in Dio" (11, 22 -24); "Figlia, la tua fede ti ha salvata, va in pace."(5, 34) La fede è ciò che permette agli ascoltato-ri di entrare nel regno di Dio, però non tutti rico-noscono apertamente il Messia; anche fra i buonici sono coloro che hanno avuto bisogno di esse-re riscattati del sacrificio della Croce prima dischierarsi dalla parte di Lui. "Giusepped'Arimatea aspettava il regno di Dio" (15,43).Marco, come gli altri sinottici, impone decisa-mente una dimensione escatologica alla fede deicredenti. Egli che aveva visto iniziare la predica-zione di Gesù con le parole "Il tempo è compiu-to, il regno di Dio è vicino", ne vede la conclu-sione con due grandi annunci, fatti nell'imminen-za della morte: il primo riguarda il compimentospirituale della legge antica: "Qual è il primo ditutti i comandamenti? Gesù rispose: "AscoltaIsraele, il Signore Dio nostro è l'unico Signore;amerai dunque il Signore tuo Dio con tutto ilcuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua

forza. E il secondo è questo: amerai il prossimotuo come te stesso" (12, 29 — 31). II secondoriguarda l'annuncio della Seconda venuta:"Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sullenubi con grande potenza e gloria. Ed egli man-derà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattroventi, dall'estremità della terra fino all'estremitàdel cielo" (13, 26 -27).Marco è quasi sicuramente il giovanetto cheseguiva Gesù al momento dell'arresto (14, 51 –52), "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, eil battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete"(10, 39), ciò non toglie alla sua descrizione dellaPassione e Morte di Gesù di essere, con il suoritmo veloce, particolarmente cruda e angoscio-sa. Forse egli sente il bisogno, prima di conclu-dere il Vangelo, di lasciare ai suoi le parole diconsolazione dell'angelo: "Non abbiatepaura...E' risorto, non è qui....egli vi precede inGalilea. Là lo vedrete come vi ha detto ..." (16,5. 7). Gli ultimi versetti del Vangelo non sono diMarco; l'ispirazione dello Spirito Santo ha volu-to consegnarci anche l'inizio di quella testimo-nianza e di quella missione in cui anche Marco,insieme a Paolo, a Pietro e agli altri apostoli"insieme al Signore che operava con loro".Davano inizio alla vita della Chiesa nascente.

A cura di Bona Betti

RICONOSCIMENTO DELLA COMUNITA'DA PARTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Stiamo inoltrando la domanda presso la Conferenza Episcopale Italiana per avere il ricono-scimento della Comunità da parte di questo organismo centrale. In pratica non cambiereb-be nulla del riconoscimento previsto dal Diritto Canonico: la Comunità è, secondo il Codicedi Diritto Canonico, una "Associazione pubblica di fedeli", e tale rimarrebbe, per mantene-re intatta l'unità tra i rami.La differenza sta nel fatto che mentre attualmente il riconoscimento è di diritto diocesano (ilDecreto è stato firmato dall'Arcivescovo di Firenze), dopo invece sarebbe da parte di tutti ivescovi per mezzo di Decreto firmato non più da un singolo vescovo ma dal Presidente dellaCEI a nome di tutti i vescovi italiani.Il segretario della CEI che si occupa della nostra pratica si è espresso in termini molto favo-revoli riguardo alla nostra esperienza comunitaria e alla possibilità di ottenere tale ricono-scimento. Se tutto va bene, il Decreto dovrebbe essere emesso entro la fine dell'anno 2002,ma naturalmente occorre il consenso del Consiglio permanente della CEI, che si esprimeràsu questo non prima del prossimo autunno.Chiediamo a tutti preghiere, perché si compia in proposito sempre e solo la volontà di Dio.

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Non intendiamo in que-sta traccia, che vuoleavere un carattere "pra-tico ed esperienziale"aggiungere nulla allelimpide parole del padreche vanno meditate efatte nostre: gli argo-menti che sono proposti,la "lectio divina" e la vitaliturgica e sacramentale,sono il cuore della nostravita religiosa. Anzi sonoil mezzo privilegiato, omeglio l'unico, per cui la nostra vita umanaacquista una dimensione soprannaturale.Lasciare che Dio, attraverso la sua Parola, pla-smi la nostra coscienza e la nostra sensibilità,trasformando "l'acqua in vino", è un processomisterioso e salvifico, che si compie se siamofedeli nell'ascolto. Bisogna disporsi, con tutte lenostre potenze, all'accoglienza del mistero ine-sprimibile che ci viene comunicato nei sacra-menti e che, nella Parola della Sacra Scrittura,acquista per noi significato comprensibile e"sapore", perché la Parola è il pane spezzatoper nutrire il nostro cuore e dargli il gusto diDio. "Prima che il Verbo di Dio si facesse carnesi è fatto parola umana nella Sacra Scrittura,che è in qualche modo l'inizio di un'incarna-zione divina". Dio sceglie di servirsi della paro-la umana per dire Se stesso all'uomo.La "lectio divina" ci insegna a vivere, a vederela realtà con gli occhi di Dio. Tutta la vita è l'oc-casione per esercitare un'interpretazione deifatti alla luce della Parola, tutti gli avvenimentiacquistano un significato nuovo e profondo enon potremo più "conformarci alla mentalità diquesto secolo", ma saremo in grado di dareagli altri una parola di speranza.

Una trasformazioneradicale delle prospetti-ve umane e un verosalto di qualità rispettoalla banalizzazione acui spesso purtropposiamo abituati, sonorichiesti concretamentedalla formazione liturgi-ca e sacramentale.Bisogna liberarsi daglipsicologismi, dai senti-mentalismi, dalle nostrepiccinerie e anche da un

eccessivo spazio dato alle emozioni. E un"lavoro" che può spaventare, che costa fatica,ma è il prezzo della libertà del cuore. La pre-senza di Dio brucia tutto, ci dice sempre ilpadre trasmettendoci la sua esperienza.Spazio e tempo non condizionano più l'uomo;l'atto liturgico fa presente "ora e qui" il Cristo e,insieme, il mistero della Chiesa una. L'atto dellapreghiera liturgica ci apre le dimensioni dell'u-niverso. Se crediamo che Cristo ci ha assunti insé, impareremo a "sentire" questa apertura chedà le vertigini e che ci libererà dall'angustia delnostro piccolo mondo. Nel mistero di questaunità ci uniremo alla preghiera di Gesù e sare-mo "il cuore del mondo".

A cura di Margherita lentile

BibliografiaIntervento di Silvia Milani, nel quaderno dellaFormazioneCircolari

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Dio si è comunicato all'uomo nella creazione,nella storia e nel Figlio suo perché Egli è comu-nicazione infinita di Sé alle Persone del Figlio edello Spirito Santo. Il Padre dall'eternità gene-ra il Figlio; il Padre e il Figlio spirano eterna-mente l'Amore che consuma l'intima vita diDio. Ora il Padre genera nel tempo il suoVerbo e in Lui si rivela; il Padre e il Figlio spi-rano nel mondo l'Amore e in Lui Dio si dona adogni uomo; lo Spirito Santo porta Dio nel cuoredell'uomo e a chi Io accoglie dà il potere diessere figlio di Dio. Come Gesù è lode delPadre e salvatore del mondo, così ogni uomoche crede in Lui partecipa alla sua lode e allasua missione.Gesù prima dievangelizzarela Parola,prima di com-piere segni emiracoli,prima di sot-toporsi allapassione ealla morteconsumava ilsuo temponell'intima supplica fatta al Padre, così ognidiscepolo deve seguire il suo Maestro sapendoche il Padre a Lui e in Lui ad ogni anima fede-le ha affidato tutta la creazione, tutta la storiaed ogni uomo. Già la parola profetica del sal-mista così si esprimeva: " Chiedi a me e ti daròin possesso le genti " (SI, 2); e Gesù alla vigiliadel suo mandato ricordava ai discepoli cheogni potere Gli era stato dato dal Padre suo, ilpotere di portare a compimento la salvezza diogni uomo. E questo potere Egli partecipa aisuoi discepoli. " Siamo una Comunità di animeche vogliono testimoniare al mondo il primatodi Dio nella fedeltà all'ascolto della sua Parola,

nella fedeltà ad una preghiera di lode e diintercessione per tutti i fratelli" (IV Circ. p. 39).E ancora "Se Dio ha suscitato la Comunità e havoluto che essa rendesse testimonianza del pri-mato della preghiera, è segno che soprattuttodi questo gli uomini di oggi hanno reale biso-gno: di ritrovare Dio, di vivere in comunionecon Lui. Nulla può sostituire Dio per l ' uomo.Essi devono sapere che sono amati da Uno chedà alla vita dell'uomo un valore che trascendeogni valore" (IV Circ. pp. 18-9). Questo perònon ci dispensa da ogni esercizio di attivitàanche per il bene degli altri in quanto primadella vocazione religiosa c'è una vocazione

umana; infat-ti Dio ci fapartecipi delsuo atto crea-tore e del suoatto redento-re, per que-sto noi dellaComunitàvogliamoaccoglieretutto quelloche gli uomi-

ni possono darci per trasfigurarlo inserendoloin Cristo, facendolo, per mezzo nostro, cristia-no" (Vademecum, p. 26). Perciò s'impone pernoi il primato della preghiera nell'eserciziodelle virtù teologali perché I' esercizio di questevirtù, mettendoci in rapporto reale con Dio, siesprime attraverso una vita di preghiera e lavita di preghiera non può essere vissuta chenell'esercizio delle virtù teologali. " La perfe-zione della carità, cui obbliga la consacrazio-ne, trova nella preghiera il suo mezzo più effi-cace, la sua espressione più propria ed hanella vita di orazione la sua realizzazione piùalta" ( Statuto, art. 19). La preghiera però non

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ci dispensa dalle opere, esse sono il segnodella sincerità della nostra preghiera e unarivelazione profetica di quello che può essere ilmondo futuro. Ma la nostra azione è limitatada tanti condizionamenti, perché dopo il pec-cato la creazione stessa si ribella alla volontàdi dominio dell'uomo, anche la scienza ha unpotere ambiguo, può operare il bene, ma puòscatenare anche mali tremendi. Con la pre-ghiera noi possiamo agire sul cuore di Dio, ilQuale mette a nostra disposizione la sua onni-potenza e il suo amore, cosicché amore vuoidire pregare. Noi diamo più importanza all'a-zione che alla preghiera. La preghiera è l'attosupremo del Cristo, l'azione più alta e più effi-cace che la chiesa compie, tutto il resto vienedi conseguenza e procede proprio da questoatto. II primato della preghiera sull'azione s'im-pone perché la preghiera non trova ostacoli eha la stessa dimensione della carità. Le invoca-zioni alle lodi e le intercessioni ai vespri hannol'ambito di tutto l'universo. Il cristiano è l'animadel mondo dice la lettera a Diogneto. EAristide, il primo apologeta cristiano, scrisse "èper la preghiera dei cristiani che il mondo sus-siste", in quanto la preghiera dell'uomo è l'at-to stesso del Cristo per il Quale tutte le cose sus-sistono e sono salvate e riportate alla loro ori-gine nel seno del Padre. Il rapporto con Dionella preghiera trascende la creazione e la sto-ria, per questo l'uomo in Cristo può assumeretutto e offrirlo al Padre." Tutto io posso in Coluiche mi dà forza" scrive il grande Apostolo. IIcristiano ha un potere diretto su Dio, indirettosugli uomini e le cose, il suo potere è il poteredella preghiera. Dio vuole che tutti gli uomini sisalvino; se I'orante prega per la salvezza diogni uomo la sua preghiera è efficace perché

la volontà di Dio e quella dell'orante coincido-no. Nel cristianesimo non c'è salvezza senza ilconsenso dell'uomo, in quanto Dio è Persona,ama personalmente e desidera di essere amatoli beramente dall'uomo. Senza libertà non c'èamore. Sulla libertà dell'amore si fonda, crescee si espande la preghiera, in quanto l'uomo èpersona, relazione con Dio; in questa relazio-ne feconda scaturiscono tutte le altre relazionidell'uomo. La preghiera è efficace. Però la pre-ghiera non è un atto formale, magico. L'orantedeve credere nell'onnipotenza e nell'amoredivino; deve superare ogni contrasto per esse-re in comunione con Dio e con tutti; la pre-ghiera deve comprendere la dimensione perso-nale e comunitaria, deve accordare l'atteggia-mento interiore e quello esteriore in quanto ilcorpo manifesta l'uomo interiore. Scrive ilPadre: " Ogni anima della Comunità dovreb-be essere come il cuore del mondo: io vedo lavocazione alla Comunità come una vocazionealla continua preghiera, all'intercessione uni-versale" ( Solidali col mondo, I Vol. Circ, p.28,I ed.).

Bibliografia

Vademecum;Libro delle Circolari;Meditazioni sulla preghiera, L. Ed. Fiorentina1 964;Ascolta o figlio, L. Ed. Fiorentina 1 965;

La preghiera, Ed. Messaggero Padova 1 983;Il primato della preghiera, Ritiro Firenze 1 983;

Il lavoro del cristiano, L. Ed. Fiorentina 1 994.

Pino Guarnieri

La volontà di bio è la strada per condurci al Paradiso; è la chiave dellaporta del Paradiso; ed è la beatitudine di tutti i santi.

(Santa Veronica Giuliani, dal "Diario")

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1 Emilia Giraudo + 1999 Centallo (CN) 17 Giovanni Paganelli + 1983 Palaia (PI)2 Giulia Speciale + 1996 Palermo Francesco Castaldo +1988

Lina Valenti + 1998 Merano (BZ) Marigliano (NA)3 Rosa Bellei + 1982 Modena 18 Iole Astolfi + 1977 Bologna

Ilda Kostner + 1994 Predazzo (TN) Virginia Partel + 1993 Carano (TN)8 Elena Cavazzoni + 2000 Bologna Lamberto Coppini + 2000 Bologna9 Linda Pucci + 1980 Modena 19 Valentina Ceccuzzi + 1990 Firenze10 Angela Cattelan + 1995 Venezia 21 Maria Della Ragione + 1990 Napoli12 Albino Puviani + 1997 Mirandola Prima Leoni + 1998 Firenze

(MO) 22 Irma Dido + 2001 Verbania13 Gabriella Zavataro + 1995 Firenze 26 Sergio Benetello + 2001 Grosseto14 Luigi Strippoli + 1999 Santo Spirito 28 Maria Clotilde Righi + 1969 Modena

(BA) Ines Gregori + 1990 Merano (BZ)15 Angelica Geppariello + 1997 Napoli

Lettura biblica del meseNel mese di febbraio si legge il Vangelo di Marco

A tutti i consiglieriA tutti i membri del Consiglio è richiesta la partecipazione per la formazione dell'Ordine delgiorno. Chiediamo che raccolgano presso la Famiglia, sentendo le varie voci dei consacrati otramite il Piccolo Consiglio, le voci che sono ritenute importanti per la discussione, e che le fac-ciano pervenire entro breve tempo presso il centro a Casa San Sergio.

Errata corrige sulle dateC'è stata discordanza di date nel Notiziario in cui si parlava di Antonio Spezzani. Nell'articolo suAntonio di diceva che il padre e Antonio erano andati a vivere a Casa San Sergio nel 1954, men-tre nella "Storia delle origini" di Bona Beffi si dice che questa cosa avvenne nel 1956. Ha ragio-ne Bona. Il padre e Antonio vissero un periodo di eremitaggio a Montesenario dall'ottobre 1955al febbraio 1956 circa, poi si trasferirono a Settignano a Casa San Sergio, nella stesso anno1 956. E' una data importante per noi della Comunità, e ringraziamo Bona per la precisazione.

Quaresima, cambio breviarioIl 1 3 febbraio è mercoledì delle ceneri. Si cambia breviario, per chi ha i quattro volumi, e siprende quello del Tempo di Quaresima

Tempora di QuaresimaRicorrono nei giorni mercoledì 20, venerdì 22, sabato 23 febbraio. La preghiera è per i pec-catori; l'offerta per i poveri (situazioni locali di persone in difficoltà o bisognose).

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Corsi di esercizi spirituali

1) Desenzano sul Garda (BS), 20–24 marzo 2002. Organizza: Guido Bertoletti, via Santini 27/a, 37124Verona, tel 045.8348646. Inviare la caparra di £ 50.000 presso l'organizzatore.

2) Lecceto (Firenze), 12–16 giugno 2002. Organizza: Casa San Sergio, via Crocifissalto 2, SettignanoFirenze, tel 055.6557849

3) Carini (Palermo), 11-15 giugno. Organizza: Domenico Ientile, via De Spuches 5, 90141 Palermo, tel091.328445

4) Domodossola, 17-21 luglio. Organizza: Filippina Vella, via papa Giovanni XXIII n.16, 13876 Sandigliano(BI), tel 015.691640

5) Acquavona (Calabria), 10-14 luglio. Organizza: Rosetta Franco, via Palmare 9, 89047 Roccella Ionica(RC), tel 0964.84105

6) Ostuni (Brindisi), 7-11 agosto. Organizza: Giorgio Raduano, via Brini 12, 72100 Brindisi, tel0831.418800

7) Lecceto (Firenze), 4–8 settembre 2002. Organizza: Casa San Sergio, via Crocifissalto 2, 50135 SettignanoFirenze, tel 055.6557849

Triduo pasqualeSi terrà dal giovedì santo, 28 marzo (inizio ore 15.30), alla domenica di Pasqua, 31 marzo (dopo il pranzo),presso il "Convento di Sendetole", Contea di Dicomano (Firenze). La disponibilità di stanze singole è piutto-sto ridotta. Costo giornaliero tutto compreso: lire 60.000 (31 euro circa) al giorno.Segnarsi velocemente presso: Casa San Sergio, via Crocifissalto 2, 50135 Settignano Firenze; tel 055.6557849

Incontri estivi1) Madonna del Sasso. Due turni: 22 giugno – 3 luglio e 3 luglio – 13 luglio.Prenotarsi presso: Piero Pierini, via alle Croci 8/B, 50060 Santa Brigida (FI); tel. 055.8300579. Per ulterioriinformazioni vedi Notiziario di novembre, pag. 16.

2) Asiago: 24 – 31 agosto. E' un incontro–vacanza. A chi usa fare un periodo di riposo presso qualche luogodi villeggiatura, anziché farlo da solo o con il piccolo nucleo familiare e basta, offriamo la possibilità di stareinsieme in questa struttura alberghiera, ma con momenti "comunitari" (S.Messa quotidiana, preghiera, scam-bio e fraternità), ad un costo tra l'altro assolutamente concorrenziale.

Altri incontri- Incontro giovani di preghiera. Dal 17 al 24 luglio 2002, a Medjugorie.

- Incontro per le famiglie al Falzarego sulle Dolomiti, dal 18 al 25 agosto. Per famiglie con bimbi (e non)che comunque fanno qualche giorno di vacanza. Farlo insieme è assai più bello. Ci saranno anche alcunidella vita comune per la liturgia (la Messa) e la fraternità. I prezzi sono bassissimi, e la cosa è fatta appo-sta per noi della Comunità. Prenotarsi quanto prima presso: Dario e Alfonsina Albertazzi, via San Vitaleest 4270, 40059 Crocetta di Medicina, tel 051.851004.

- Incontro Il – III ramo: 29 ottobre – 1 novembre 2002 a Lecceto (FI). Organizza Casa San Sergio, viaCrocifissalto 2, 50135 Settignano Firenze, tel 055.6557849.

Pellegrinaggio CFDIl pellegrinaggio del prossimo anno si farà, come stabilito nel Consiglio, in Romania, con un pellegrinaggioimpostato come visita ai monasteri della Romania e Moldava. Verrà organizzato da Paolo e Giovanna Andalò,via Pelagi 33/2, 40137 Bologna; tel 051.390735 oppure 338.3911154. Segnalare la propria adesioneall'Agenzia "Frate Sole" di Bologna, telefono 051.369630. Il periodo è: 18-25 agosto 2002. O 19-26 agosto(ancora non lo sappiamo perché al momento ci sono grandi problemi nelle prenotazioni degli aerei). Saremopiù precisi nel prossimo Notiziario.Prenotarsi in fretta! Anche qui abbiamo necessità di versare acconti e di sapere quanto prima la composizio-ne dei partecipanti.

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Carissimi fratelli e sorelle

Sono ormai tre settimane dal mio ritorno a casa dopola mia permanenza in Australia, di un mese e qualchegiorno. Di cui gli ultimi trascorsi in Nuova Zelanda.Qui ho incontrato l'unico aspirante attuale, MathewMawles, di 23 anni, laureato da poco in cinematogra-fia e attualmente impiegato nella produzione del suoprimo film. Ho cominciato a parlarvi di lui anche seè l'ultimo che ho incontrato e forse per questo, perricordarlo nelle preghiere un po' di tutti, perché lavolontà del Signore si realizzi per lui in modo parti-colare e attraverso di luise il Signore lo confermaper la Comunità laggiù.E per me molto difficilee penso sbagliato cercaredi raccontare a mò di cro-naca quello che sono statii giorni trascorsi laggiù,in una relazione scritta.Quello che sento didovervi dire è, che nono-stante il cambiamentodei ritmi di vita rispetto aqui (emisfero nord) hovissuto una grande e bel-lissima esperienza diDio. Semplicemente peril fatto di essere statonella Comunità che "hasede in Australia". IlSignore, mi ha fatto lagrazia, di incontrare uno per uno i consacrati, i neoconsacrati, gli aspiranti i simpatizzanti, sacerdoti evescovi. Ne avevo forse bisogno. Ma ora che stuporee sensazione portare dentro di me questi nomi con unvolto preciso, vivo, realmente presenti nella mia vitaogni qualvolta mi è data l'occasione di ricordare.Sono qui con me, uniti nello stesso impegno di cer-care insieme quel Dio che ci ha uniti fra noi nel vole-re Lui solo, che non passa ma tutti ci raccoglie e ciunisce nella sua Presenza.Ho incontrato fratelli, sorelle, mamme e papà, anima-ti da vero affetto, e lo si riconosce subito perché piùsi va avanti nella Comunità e più si può avere la con-ferma della vericità del nostro carisma nella Chiesa;quell'affetto sincero. semplice, che subito ci avvolgee che è il segno del Cristo risorto e vivo tra noi e chesi rende visibile per mezzo di ogni cristiano che vivaconsapevolmente questo mistero.Così ho visitato i primi neo consacrati dell'Australiaoccidentale, gli aspiranti già presenti e i quattronuovi; una piccola Comunità ma con dei segni gran -

di di predilezione da parte del Signore su ciascuno diloro, in particolare su Marijan di origine olandese, acui va il mio ringraziamento e grande stima per ilcalore e la dedizione che mi ha dimostrato e il timo-re grande nei confronti di questa donazione a Dio,con la quale il Signore la unisce a Sé per sempre,nella nostra famiglia.Pauline, dolcissima mamma di una famiglia numero-sa (9 figli) che vive in una fattoria nel sud dove hannoun allevamento di daini. Infine Ellie, olandese di ori-gine, aspirante tuttora ma che frequenta da ormai unanno e che ci ha ospitato con tanta gioia e generosità.

Sposata con un marito dilontane origini irlandesi,coppia esemplare perl'affetto che li unisce e siestende a tutti in una casaaccogliente verso i pelle-grini. Adaccompagnarminella prima parte delviaggio sulla costa occi-dentale due personeconosciute in Italia daalcuni di noi, Valery esua figlia Jane, consacra-te da ormai qualche annoche mi hanno guidato esostenuto nei miei primipassi, i più delicati, a direil vero, del viaggio.Eppure è grazie a loro eagli altri che piano pianosono riuscito a scioglier-

mi ed entrare nel vivo di questa piccola missione diun mese nella quale ho ricevuto solo senza accorger-mi di dare nulla. Tanta generosità, per il Signorecerto, ma così vera e fatta con semplicità stupisceancora il mio cuore così piccolo. Infine il periodo piùlungo a Melbourne dove ho incontrato il grosso dellaComunità. Al di là del numero di nuove consacrazio-ni dieci, e il numero complessivo di trenta, qui hovisitato la famiglia gruppo per gruppo, cinque intutto, e ho potuto incontrarmi con ogni consacrato easpirante che avrebbe fatto la consacrazione.Adrian mi aveva dato un programma e credo che nonabbiamo sgarrato di molto. Ho iniziato con il gruppocaratterizzato dalla presenza di persone originariedelle isole Mauritius, di origine francese, e qui subi-to sono rimasto colpito di trovarmi ospite di un"monaco" sinceramente più del sottoscritto; si chia-ma George e vive da solo in una casetta modesta macon tanto di cappellina con un piccolo giardino e unalbero di limoni carico tutto l'anno, dove ho celebra-to anche la S. Messa. Una sala con computer e televi-

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sione che è orientata stabilmente su un canale di ispi-razione cattolica-romana e poi tanti libri un po' ovun-que perché fratello George è studente di teologia e staseguendo i corsi del seminario. Vive dunque solo enel silenzio per gran parte del giorno, ed è il respon-sabile del suo gruppo. E una persona discreta maaperto a tutti, conosciuto da tanti e benvoluto da quel-li della parrocchia. Porta con sé la sua prova quoti-diana, con la quale ormai è familiare ma che gli riser-va le sue sorprese dovute agli effetti propri del diabe-te. Con lui, consacrata da poco, c'è Jacqueline madredi famiglia, persona squisita, sua figlia Nancy aspi-rante e sua sorella Janine aspirante, poi Elsie settan-tenne e Ginette, consacrate – ricordiamoci di questogruppo nella preghiera in quanto sta attraversandoalcune prove ma che con l'aiuto di tutti potrà attra-versare senza scoraggiarsi.Poi è stata la volta degli altri gruppi con un interval-lo di una settimana durante la quale insieme adAdrian, Vince e Terry siamo partiti per visitare ilgruppo di Wagga Wagga a circa 5 ore di auto daMelbourne, dove ho conosciuto le due consacrate chefanno gruppo insieme a un buon numero di aspiranti.Pat e Kathe , Pat è madre di undici figli (!). Ho incon-trato anche qui persone tanto generose nell'ospitalitàma soprattutto grandi nell'affetto, che sentonoprofondamente il loro legame di dipendenza nei con-fronti della Chiesa, del papa e che non possonodimenticare il primo incontro con p. Serafino.Qui ho visitato uno zoo dove ho potuto vedere da

vicino tutti gli animali caratteristici di questo paeseunico per le varietà di volatili, ma anche per altrerazze di animali che esistono da queste parti: il cignonero con il becco rosso, gli emu, uccelli alti come me,i lama, i pavoni i pappagalli, gli struzzi...e natural-mente i canguri, e poi le varietà dei fiori, gli alberi, le

steppe e le distesedi prati giallidovuti alla coltiva-zione di cannola,di piante similia 1 1 alavanda........... lepecore dappertut-to, le mucche veriabitanti di questezone rurali. Diritorno ci siamofermati una nottein una cittadina dicampagna dove hoincontrato l'unicoaspirante, ma èstata una delle piùbelle grazie rice-

vute, oltre alla persona splendida nel suo desideriovivo di diventare presto un nostro consacrato e la"simpatia" per il padre e i suoi scritti, abbiamo cono-sciuto un gruppetto di tre persone che insieme a lui siincontrano a pregare perché il Signore illumini i lorocuori riguardo la Comunità con la benedizione delparroco che all'inizio era un po' cauto e prudente, mapoi ci ha accolti con tanta generosità e paternità.Finalmente sono arrivato a Shepparton dove sono

stato ospitato nella casa del parroco presso la chiesaprincipale come ho sempre fatto in ogni posto doveandavo; Adrian o chi per lui organizzava sempre ilmio soggiorno presso i parroci dando così l'opportu-nità di un ulteriore incontro e possibilità di farsiconoscere in modo molto semplice ma vero. Qui hoincontrato i consacrati Peter che forse verrà il prossi-mo anno con Bruna qualche mese a trovarci in Italia,Ginetta e gli aspiranti. Detti così sembrano nomi mavorrei potervi parlare di ognuno di loro. I loro volti,la loro storia, avventurosa per alcuni, ma soprattuttosacra per coloro che lasciano intravedere appenaquella Presenza, quella nuvola che li ha accompagna-ti lungo il loro cammino, quella roccia spirituale dallaquale hanno attinto segretamente.Come sono questi consacrati australiani?Sono vivi! Si salutano con abbracci affettuosi i cosi-detti "hugs": si riuniscono insieme per pregare contanta buona volontà nel seguire i ritmi della Liturgiadelle ore, nel restare fedeli alle quattro preghiere del-l'obbligo che spesso non sono le preghiere più imme-diate, ma che con il tempo e la fedeltà sono forse unodei grandi doni di cui disponiamo. Condividonoinsieme con tanto entusiasmo i loro passi nellaComunità, ma anche senza paura dicono le loro diffi-coltà, combattono anche loro la buona battaglia dellafede, resa ancora più ardua data la lontananza dalpadre fondatore, sia per la lingua e le informazioniche giungono a loro ancora limitate a ciò che si puòtradurre. In tutto questo la Comunità vive grazieall'impegno di ciascuno e allo sforzo di Adrian diresponsabilizzare al massimo i suoi fratelli nel condi-videre la gioia di partecipare alla nascita di questafamiglia religiosa, voluta da Dio finora relativamentea pochi paesi, ma che non sono scelti a caso. Di fattol'Australia nonostante l'esiguo numero di abitanti, hacome sappiamo, presenti una grande varietà di nazio-nalità infatti ho incontrato tra i consacrati, personeprovenienti non solo dall'Europa ma anchedall'India, Veronica, dalle Filippine Michael e Didi,dalla Polonia, Darzy. Certo si considerano tutti più omeno profondamente australiani ed è giusto che siacosì, però ciascuno con la sua caratteristica culturaleche è una ricchezza per tutti. Ho avuto anche l'op-portunità di vivere insieme a molti un piccolo ritiro didue giorni e mezzo, dove si è potuto confermare l'e-sperienza di essere una famiglia orante. Ospiti di unabella casa di esercizi, il ritiro si è concentrato sultema. "i valori contemplativi nel mondo moderno";tanto impegno nel vivere il silenzio, le preghiere per-sonali e comunitarie, la condivisione e il desiderio diritrovarsi il prossimo anno per vivere l'esperienza delsilenzio insieme per un periodo possibilmente piùlungo.Inutile dire che sono ritornato a casa con un vivodesiderio di comunicare questa esperienza, patrimo-nio della Comunità, ma la scorciatoia suggeritamidalla stessa mia consacrazione è quella di riprendere"normalmente" a vivere dove devo, ma con un ravvi-vato desiderio di ritrovarmi più vicino ogni giorno atutti i miei fratelli e sorelle, madri e padri che ilSignore mi ha dato in Australia, solo in Dio dovesono sicuro che siamo uniti per l'eternità.

p. Bernardo

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Oggi alle 14.55 p.Bernardo ha lasciato lanostra costa per il suo posto a CasaTrasfigurazione. Bernardo di Firenze, comecredo sia anche per lui ci ha lasciati con moltibei ricordi ed all'aeroporto coloro che erano lìper salutarlo l'hanno visto entrare nell'areariservata ai voli internazionali, con vera punta ditristezza. Tutti coloro che erano stati di fronte aqueste porte delle partenze internazionali cono-scono il potere che hanno di inghiottire le perso-ne che le attraversano, facendole sparire dallaloro vista. Mentre abbiamo visto la sagome diBernardo sparire dalla nostra vista, carico ditutte le sue borse, pacchetti e sacchettini di pla-stica, Io spirito della sua presenza non potevaessere rimosso tanto forte è stato il messaggioche ci ha portato. Un po' di lacrime sono stateversate alla sua partenza e ancora qualchetempo dopo. Dio ci ha veramente benedetti conla visita di questo monaco molto umile e perspi-cace. Padre Bernardo non ha altra pretesa chequella di essere la persona che è diventata. Miricorda, ed anche ad altri, di cosa e dove siamochiamati ad essere. Questa condizione è statadiscussa tra noi a una delle nostre adunanza,nella quale Dom David Tomlins, abate del mona-stero cistercense ci predicò. Ci spinse tutti noi amanifestare agli altri nel mondo, non chi siamostati, ma chi siamo diventati, discepoli amantidella via di nostro Signore benedetto, e questo èciò che p. Bernardo precisamente ci ha mostra-to. Ha lasciato al Signore di operare attraversodi lui per toccare la Comunità in Australia.Queste parole possono sembrare forti ma nonc'è altro modo di parlare quando uno si trova aconfronto con la verità così come è resa visibilein un altro, perché la verità non può esserenegata e la sua via deve essere diffusa, procla-mata.

Alcuni membri del Gruppo di South Clayton aMelbourne. Da Sinistra: Maria con figlioMathew, Marie, Ginette, Mathew ,Jacquelineneo consacrata e p. Bernardo in un Pizza-partyin casa di Georges.

Questa visita più di tutte le altre ci ha messo allaprova come impegno da fornire, non solo per ilfatto che ora c'è da contendersi tra gli stati di"Victoria" e del "New South Wales", ma anchel'Australia Ovest e la Nuova Zelanda. Quandosiamo stati in visita a Wagga Wagga, Leeton eShepparton abbiamo percorso oltre 1500 Km.Quando poi si aggiungono le migliaia di chilo-metri che separano noi dall'ovest e dalla NuovaZelanda, Bernardo dovrebbe essere l'apostolopiù viaggiatore della vita comune, escludendo p.Serafino. Molte sono le esperienze che abbiamoavuto, ed è mia intenzione parlarne di due inparticolare, in questa lettera e permettere adaltri di esprimere i loro sentimenti ed impressio-ni.

Adrian

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Tra i tanti chilometri percorsi, qui lo vediamoimpegnato ad "guadare"uno dei fiumi impor-tanti di Melbourne con l'aiuto di Ann Hancockdel Gruppo di Melbourne.

La prima mia constatazione é che abbiamo avutocon noi un uomo di una profonda fede spiritualee una ferma convinzione della sua chiamata adessere monaco. Non da intendersi questo comeun impedimento o qualcosa che lo separi dalresto dell'umanità. Al contrario ha usato di tuttoil suo tempo per comunicarci questo dono diamore per il Signore e per il suo modo di vita perillustrare la ricchezza del significato del nostroessere monaci nel mondo. Ha insistito come suaraccomandazione e preghiera che fosse chiaroper noi, l'importanza della Comunità e non hamancato di sottolinearlo in ogni occasione. lostesso sono rimasto colpito dal suo senso didiscernimento e in ciò ho ricevuto un grandeaiuto. Quando p. Bernardo era in presenza deisuoi confratelli sacerdoti, questo il secondo puntoche più mi ha colpito, in modo particolare quan-do alcune differenze erano evidenti, tutto eraappianato dal suo atteggiamento sereno. Infinequando p.Bernardo, Terry ed io siamo stati invisita presso mons. Elliot sono rimasto molto sor-preso dal modo in cui l'Arcivesco è venuto nel-l'ufficio di monsignore, ha bussato alla porta econ molta semplicità ha chiesto di vedere p.Bernardo riguardo a una lettera che aveva rice-vuto e sulla quale desiderava una precisazione.L'abbiamo saputo dopo, ma il fatto che avesserichiesto di p. Bernardo ere degno di nota.Ora questa cronaca deve continuare attraverso

le impressioni degli altri. Prima di tutto da partedi Jane Dale che è stata con sua madre Vale adaccogliere Bernardo all'arrivo in Australia.

P. Bernardo a Perth e con il Gruppodi S. Luca Evangelista in Bunbury

Adrian mi ha chiesto di scrivere qualcosa a pro-posito del mio viaggio a Perth con Bernardo enon so dove cominciare!!Ci sono state così tante esperienze e bellissimiincontri di persone stupende e sono così negataper ricordarmi dei nomi delle persone....In ognicaso, proprio prima dell'arrivo di Bernardo hosentito p. Benedetto al telefono e mi ha detto duecose su Bernardo: che non si preoccupa di nullae che ha una fede che vuole condividere con tutti.E così vero!

Consacrazione di Pauline e Marian al centro.Alla sinistra di p. Bernardo c'è Pauline , primada sinistra Vale, Ellie e Marian.

Martedì 2 ottobre, Bernardo arriva a Perth.Mamma ed io ci sentiamo così privilegiate adesser lì per accoglierlo. Eravamo così impazientidi conoscerlo meglio e di assorbire quanto possi-bile o più possibile del suo modo di vivere. Siamocosì affamati di conoscere di più della CFD quag-giù e l'opportunità di stare con Bernardo eracome poter usufruire di un canale diretto di infor-mazioni sulla Comunità, sul padre, sulla contem-plazione...e sul perché ci sentiamo così attrattidalla Comunità. Bernardo da parte sua non era

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mai stanco di soddisfare questo desiderio con lesue risposte. Il fatto semplicemente di condivide-re con lui la preghiera, la pace e la fede ci hapermesso di avere una certa conoscenza di ciòche si vuole vivere nella CFD. E con la s. Messagiornaliera ci è parso di essere come in un ritiro!A Perth, Bernardo ha incontrato l'unico aspiran-te qui presente John Morgan prima di prenderela via del Sud per affrontare il programma che ilGruppo di Bunbury aveva per lui. Marian Aarts(e Leslie), Ellie e Frank Gilroy ci hanno accoltocome membri della loro famiglia e ci hanno vera-mente accudito in tutto (grazie ancora per tutto).Bernardo era ospite presso la casa del Presbiteriodove è stato accolto calorosamente. Di fatto èstato ben accolto da tutti i preti che ha incontra-to. Prima che Bernardo celebrasse la s. Messa ilvenerdì mattina, il Vescovo Myers McEwan haparlato così bene di lui e della CFD che è statoincoraggiante per tutti noi. il giorno seguentesiamo stati raggiunti da Pauline, Juliette eRosemary per una giornata di ritiro sul tema: " Lapreghiera contemplativa", la preghiera delcuore. Una gran bella giornata! La s. Messa e larelazione di Bernardo sono state occasione diriflessione feconda, e per me è stato così prezio-so fare questa esperienza insieme ad altri conve-nuti in forza dello stesso desiderio di essere unavera famiglia!Dopo aver tenuto in una domenica 4 omelie diseguito abbiamo concesso a Bernardo un po' diriposo e relax portandolo nella zona dei vignetiper il pranzo e poi sulla spiaggia. Un'altra s.Messa da celebrare la sera e poi il lunedì ci haportato al momento della consacrazione. La con-sacrazione di Pauline si è svolta nella sua par-rocchia. Hanno partecipato anche delle personecontrada vicina perché non sono molte le occa-sioni di s. Messe feriali in queste zone.Dopo la consacrazione, molti erano curiosi disaperne di più della CFD e la nostra preghiera èche possa crescere un gruppo vicino a Paulineper essere di sostegno ulteriore. Alla s. Messa èseguito il pranzo ospiti nella fattoria di Pauline.Wow!!! Bernardo è stato messo al lavoro, piùprecisamente con il compito di caricare delle gio-vani caprette, e poi scambiare quattro chiacchie-re con un canguro....Grazie Pauline (e tutta la

famiglia) per il magnifico pranzo e per l 'oppor-tunità donataci di sperimentare un pezzetto dellavostra vita quotidiana.Qualche ora più tardi eravamo pronti per la con-sacrazione di Marian. Altra esperienza bellissi-ma, con di nuovo altre persone che hanno dimo-strato interesse per la Comunità, tanto che trepersone sono entrate in aspirantato.

Ingresso in aspirantato di Steve.

Benvenuti Jeanette, Steve e Chris! E per finire ilgiorno dopo, con l'ultima s. Messa celebratamartedì Juliette Peli è entrata anche lei in aspi-rantato. Quattro nuovi aspiranti per cui pregare.Grazie a tutte le persone che abbiamo incontra-to e che ci hanno trattato così bene. Speriamo dicuore di ritornare a Bunbury o meglio ancora pervoi di venire a Melbourne! in modo particolare aMarian e Ellie che hanno lavorato con tantoimpegno, così bene per me che quella settimanaè stata una vera vacanza.E Bernardo... beh, non gli è stato concesso ripo-so. Ha dovuto parlare con me per le quattro oredi viaggio di ritorno a Melbourne.Bernardo ti voglio bene!!!! Grazie di tutto, seispeciale.E ora a Terry Fusillo e il suo racconto della visitaa Wagga Wagga e Leeton, dove siamo statimolto ben accolti e il padre ci ha mostrato comedi gioca a golf...golf è il passatempo favorito diPeter Dominguez dal quale eravamo ospiti.

Jane Dale

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P. Bernardo e il Gruppodi S. Andrea a Wagga Wagga

Il viaggio a Wagga Wagga con p. Bernardo èstato un evento preannunciato non solo per quel-li che lo attendevano ma anche per Adrian,Vince ed io. Al suo arrivo Bernardo si è incon-trato con alcuni del Gruppo poi è stato accom-pagnato in Seminario dove era il suo alloggio.Noi invece eravamo ospiti presso gli affettuosiPeter e Margaret Dominguez che ancora unavolta ci hanno toccato il cuore con la loro acco-glienza. Il nostro programma ufficiale è comin-ciato con la domenica giornata mondiale dellemissioni dove p. Bernardo ha celebrato la s.Messa nella chiesa di Nostra Signora di Fatima.Non eravamo ancora stati in questa parrocchiaed è stata presentata ai fedeli la nostraComunità. Benché il gruppo di s. Andrea diWagga Wagga sia presente da un po' di tempoormai con i due suoi consacrati, Pat e Kath, hoavuto l'impressione che altri siano interessati quidove la sua comunità cattolica è particolarmenteforte e ben radicata. Ho notato molte famiglienumerose alla s. Messa e si rimane colpiti dallariverenza e amore con il quale essi prendonoparte alla celebrazione. Questa è una delleragioni per cui è importante visitare e far partedi questa realtà di amore per la chiesa standocon i fratelli e le sorelle pregando insieme.Durante questo primo giorno abbiamo condivisoun pranzo gioioso con il gruppo e i suoi simpa-tizzanti. Tutti erano presenti eccetto Kath influen-zata, p. Bernardo ha potuto comunque farle visi-ta più tardi, della quale è rimasta molto contenta.

Gruppo S. Andrew di Wagga Wagga

il giorno seguente c'è stato il ritiro. PadreBernardo ha tenuto due discorsi sul tema dell'im-portanza della fede per il contemplativo, con lesue citazioni prevalentemente dagli scritti dipadre Barsotti. Questo ritiro è stata un'occasioneimportante per far conoscere ad altri la nostraesistenza, e mi è sembrato che, nonostante lamancanza di nuovi aspiranti, il semplice fatto chesia stata offerta loro l'opportunità di unirsi conaltri per pregare è stato importante. PadreBernardo ha dedicato la maggior parte deltempo per vedere e parlare con ogni singola per-sona e questo è stato veramente importante per ilGruppo. Grazie al loro generoso impegnoabbiamo potuto offrire ad altri una più profondacomprensione della Comunità. Siamo convintiche il Gruppo s. Andrea sia particolarmente caroa Dio il quale a Suo tempo e a Suo modo lo faràcrescere e lo renderà fecondo. Dobbiamo solorestare fedeli alla nostra chiamata.

Leeton

Lasciando alle spalle Wagga Wagga ci siamodiretti verso il Nord Ovest Con una pioggia tor-renziale per compagna siamo arrivati aLeeton dove abita un nostro aspirante DarcyMaybon da poco trasferitosi da Wagga Wagga.Benchè la nostra visita fosse stata annunciata, ilparroco Douglas George sembrava non sapessenulla di noi e non sembrava attratto dall'idea diavere a che fare con un nuovo gruppo da super-visionare. Per fortuna Adrian e p. Bernardo spie-garono la natura e il fine della comunità e che nonsi richiedeva a lui un ruolo impegnativo ma la suaapprovazione e sostegno. Con il suo benestare,padre Bernardo celebrò la s. Messa e in seguitotutti parteciparono all'incontro che Darcy avevapubblicizzato nella parrocchia. Un gran numerodi persone parteciparono alla s. Messa con unafolta presenza di italiani. Infatti Leeton conta un

gran numero di immigrati italiani molti dei qualiarrivati all'incirca una cinquantina di anni fa eimpegnati nell'agricoltura specialmente nella cul-tura del riso, risorsa principale di questo luogo.Nell'incontro nella sala parrocchiale p. Bernardopresentò la Comunità e il suo carisma rispodendo

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a molte domande. C'è stato un bello scambio congli italiani e felici d'incontrare un prete italiano,mostrarono poi un vivo interesse per la Comunità.La parte speciale, per me, è stata la cena svolta-si a casa di Mary Walsh. La casa situata tra unabanca e l'ufficio postale ha uno stile antico affa-scinante essendo stata per molti anni la casa deldottore di Leeton, papà di Mary.Qui abbiamo conosciuto Mary, Veronica,Antonia e Darcy. Ci hanno fatto sentire a nostroagio, in famiglia pur essendo per loro degliestranei. Abbiamo terminato con Compieta e laloro promessa di pregare per la possibile nascitadi un gruppo a Leeton. La nostra breve perma-nenza lì e l'amicizia vissuta con queste personerimane qualcosa di veramente straordinario.Siamo partiti da Leeton con la piena certezza dimolte benedizioni e con un sole raggiante insie-me al desiderio di ritornarvi di nuovo.E ora a Peter Wright e il suo resoconto daShepparton.

Terry Fusillo

P. Bernardo a Shepparton

Le otto settimane precedenti la visita fissata per il24 ottobre a Shepparton ha visto impegnati imembri del gruppo dopo l'incontro settimanale,durante il momento di fraternità, sull'ormai nototema delle visite dei "padri".Le domande si facevano sempre più insistentiintorno al tavolo della sala da pranzo di Bruna.A chi assomiglia? Sarà come suo fratelloBenedetto? Gli assomiglierà? Una fotografia tira-ta fuori da Bruna rispose alle domande. Ma lasua personalità? Una nota riferita da qualcuno cidiceva che si trattava di una "via di mezzo" traBenedetto e Serafino. Le speculazioni continua-vano, ma sapevamo tutti che la risposta definiti-va sarebbe arrivata solo il 24 ottobre.Il grande giorno è arrivato con p. Bernardo,Adrian, Terry e Vince di ritorno da Leeton dopo300 km di strada. Appena l'ho visto entrare peril cancello della casa di mia madre il primo pen-siero è stato che emanava lo stesso modo rilas-sato e calmo di p. Benedetto, questo poi è statoratificato dal gruppo intero.

Dopo chilometri e chilometri anche un pranzo.Da notare sotto la croce sta Peter; in primo pianol'inconfondibile Maria Ginevra poi Maria,Cristina, Maureen e attaccata alla parete Bruna.Gruppo s. Pietro Chanel di Shepparton.

La visita ufficiale di p. Bernardo è cominciata conla s. Messa nella nostra chiesa parrocchialeseguita da un rinfresco e una presentazione dellaComunità da parte di Bernardo. Il giornoseguente è stato riempito dagli incontri personalidei membri uno per uno con lui. Questo tempo èstato molto fruttuoso; lo è tuttora dalla reazionidella Comunità in generale. Ci ha aiutati ha rior-dinarci sullo spirito della Comunità, utilizzandouna delle circolari del padre come riferimento.Ogni membro del gruppo ha un ricordo partico-lare di qualche parola o detto che si è partico-larmente impresso nella loro mente. Per citarealcuni di loro:"Mi ha fatto sentire a mio agio" (ChristineLancaster)"La s.Messa in casa è stato un momento specialeed intimo" (Maureen Margossis)"Mi ha impressionato la sua umiltà e spirito dipreghiera" (Maria Schroeders)"Sono esplosa di gioia quando p.Bernardo èentrato in casa mia" (Bruna Ryan)Dio benedica la Comunità.

I vostri fratelli e sorelle in Shepparton – Australia

Peter Wright

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Evita le disputeinteriori

Osserva, un solo gior-no, il corso dei tuoipensieri: la sorpren-dente frequenza e lavivacità delle tuedispute interiori coninterlocutori immaginari ti stupiranno. Non ècosì con chi ti è vicino.La loro sorgente abituale? I nostri malconten-ti nei confronti dei superiori che non ciamano, non ci stimano, non ci comprendono;essi sono severi, ingiusti, o interessati adaltro. Malcontenti nei confronti dei nostri fra-telli "incapaci di comprendere", caparbi,disinvolti, imbroglioni, insolenti...Un tribunale si erge nel nostro spirito, dovenoi siamo procuratore, presidente, giudice egiuria; raramente avvocato, se non a favoredella nostra causa. Si espongono i torti, sipesano le ragioni, ci si giustifica, si condannal'assente. Tempo ed energia perduti per ciòche è un nulla, dal momento che ciò che contaè soltanto l'amore di Dio. In realtà si tratta disoprassalti di amor proprio, di giudizi temera-ri, di agitazione passionale che si paga a sca-pito della pace interiore, di una diminuzionedella stima nei nostri superiori e dei nostri fra-telli e nel consolidamento increscioso dellastima che abbiamo di noi stessi. Grave errore,danno sicuro.Rifiutati di criticare deliberatamente dentro dite, fosse anche per un secondo, ciò che dimale ti è stato fatto. Non può uscire niente diutile da questo pretorio clandestino.Quando si solleva la tempesta della tua indi-gnazione, ripeti con pacata dolcezza: "Gloriaal Padre, al Figlio, allo Spirito Santo".Inabissati nell'amore, nella gloria, nella gioiadelle divine Persone; rifiuta ogni sguardo sute stesso.

Fratello mio, possa tucomprendere e gusta-re la dolcezza di esse-re conosciuto da Diosolo! Solo con Diosolo! Egli sa tutto.Egli può tutto. Egli tiama. Se tu sapessicome è vantaggiosoavere la testa vuota di

ogni creatura per fare posto soltanto all'im-magine di Gesù Cristo e di Maria. Conversacon loro: questo si fa senza brusio di parole.Le parole servono poco... in loro tu vedi ilmondo; tutti gli uomini sono in loro. Le mem-bra non sono forse l'onore del capo?Le nostre dispute interiori spesso sono soltan-to la continuazione delle dispute della giorna-ta.Credimi: non polemizzare mai con nessuno,non serve a nulla. Ognuno è sicuro di avereragione e cerca più di vincere con una guerradi parole che di essere illuminato. Ci si lasciainsoddisfatti, ancorati sulle proprie posizioni,e la controversia continua interiormente. Neva del silenzio e della pace.Se non ne hai l'incarico, non tentare di con-vincere. Ma se vuoi rimanere nel riposo, piut-tosto volta abilmente la pagina da cui è inizia-ta la controversia. Accetta di essere ridotto alsilenzio al primo colpo e prega dolcementeDio di fare trionfare al sua verità in te stessoe negli altri; poi passa oltre: la tua anima nonè una piazza, ma un santuario.Si tratta, per te, non di avere ragione, ma diprofumare con la fragranza del tuo amore. Laverità della tua vita testimonierà quella dellatua fede. Guarda Gesù durante il suo proces-so: ha taciuto, accettando di avere torto; oraEgli è la Luce per ogni uomo che viene inquesto mondo.

(Tratto da: "Le porte del silenzio)

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Negli scritti di santa Teresadi Gesù Bambino vi è unaespressione, una frasemolto forte, che apparen-temente appare inspiega-bile. E' una frase che nonè presa dagli scritti auto-biografici, ma è riportatadalla deposizione di suorThérèse de Saint Augustinal processo di canonizza-zione. E' una espressioneriportata agli atti, dunqueufficiale (Atti del Processo,Roma 1973, p.402). Eccodunque la frase:"Se sapeste - mi disse - in

quali tenebre sono

immersa! Non credo più

alla vita eterna. Mi sem-

bra che dopo questa vita

mortale non ci sia più

nulla, tutto è scomparso

per me. Non mi resta che

l'amore".

A parte il fatto piuttostosbalorditivo dell'espressio-ne "non credo più alla vitaeterna", da ricondursi alla

grande prova di fede cheTeresa stava vivendo (cisarebbe da riflettere moltoanche su questo), il proble-ma che si pone è il rap-porto tra conoscenza eamore. Uno che dice dinon credere più nella vitaeterna - mentre sappiamoche Gesù Cristo è in Sé

stesso la vita eterna (1 Gv5,20 e 1 Gv 5,11-12) –

chi e che cosa amerà?L'amore che resta a santaTeresa che amore è?Quale è dunque il miste-rioso legame tra l'amore ela conoscenza, tra l'amoree la fede? La risposta sem-bra non essere affattoimmediata.Vogliamo porre questoquesito per la vostra rifles-sione. Se qualcuno, dopoaverci pregato, vuolerispondere al Notiziario,saremo lieti di parlarneinsieme.

Il nostro fratello del IV ramo, Stefano Albertazzi, iscritto al quinto anno di teologia pressola Facoltà Teologica di Firenze, residente presso le nostre case a Settignano (CasaTrasfigurazione), nonché valente maestro di musica e canto per la via comune e non, rice-verà il sacramento del Sacro Ordine del Diaconato il giorno 24 febbraio 2002, nella catte-drale di Fiesole.È una tappa davvero importante per Stefano ma anche per tutti noi. In quel giorno sarannoordinati diaconi in sei. Chi potrà essere presente non importa che avvisi: ci vedremo diret-tamente a Fiesole.Ci prepariamo a questo passo nella preghiera e nella lode.

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Verso la visione

Ritorna il tema della vita spirituale come cammi-no verso la visione di Dio, come viaggio di cui illi bro scandisce le tappe.

"Verso la visione" mi sembra un libro speculativoe di vita pratica, allo stesso tempo. Speculativoperché il tema della conoscenza e della visione diDio deve radicarsi nella pura verità, da qui ilsenso teologico e metafisico del libro; Vademecumdi vita spirituale perché l'anima, aiutata a cono-scere la parte che le spetta in questo viaggio versola visione, viene orientata alla conoscenza e allasana interpretazione dei termini psicologici in cuisi esprime l'esperienza della conoscenza di Dio,cosa, questa, molto più accessibile alla creatura e,pertanto, più facile a indurre in equivoci o errori.L'uomo intraprende il cammino verso la "visione"

dietro la spinta irresistibile di un profondo e natu-rale desiderio di Dio che la fa "uscire" da se stes-sa per unirsi a Dio e questa spinta trova la sua

ragion nel gaudio della visione.Questo profondo e naturale desiderio di Dio, di

per sé, è inefficace a raggiungere Dio, ma tortural'anima rendendola incapace di trovare riposo inquesto povero mondo. E il desiderio della divinavisione rimane l'aspirazione più intima, la famepiù grande dell'uomo.

Il padre arriva a dire che persino nel compiere ilmale cerchiamo Dio perché anche allora l'uomonon aspira che alla sua felicità e attribuisce almale il volto di quella bellezza sconosciuta chel' attira.Come è necessario conoscere noi stessi! E come

è necessario conoscere Dio per sapere vedere inlui il Bene che desideriamo !La nostra vita, quaggiù, pertanto, non ha altro

fine che preparare noi stessi e gli altri alla visione"di una Presenza ineffabile" che l'anima adora.Ma la visione – dice il padre – "non può essere

che l'atto del Verbo. Se tu vuoi vedere Dio, tu nondevi essere più in te e in te non deve vivere cheCristo, al quale devi donarti, nel quale devi stabi-lirti per sempre " .Tutto comincia con la Fede; senza la Fede senza

la quale non vi è vita cristiana, non vi è vitasoprannaturale, non esiste carità. La Fede ci rende"preghiera" perché Dio ci doni di raggiungerequello che noi vogliamo e non possiamo raggiun-gere senza di Lui.Dio si rivela attraverso le cose e le cose sollecita-

no a un atto di fede perché nella creazione Dio si

rivela e mi consente di entrare in rapporto con Lui.Attraverso la creazione sono entrati in rapportocon Lui gli antichi che hanno visto nella magnifi-cenza del creato il segno di una divina presenza,e sono pervenuti, per questa via, ad una cono-scenza razionale di Dio.Oggi noi rischiamo di perdere il senso del sacro,

eppure non possiamo trascurare, né escludere uncontatto con Dio attraverso le cose. Non lo hannoescluso gli Apostoli che arrivavano a Dio attraver-so il mare di Galilea, le tempeste , il monte Thabor,il pane che mangiavano, il vino che bevevano, icolli, i campi, l'acqua, il cielo: eppure vivevano

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con Gesù!"l cieli narrano la gloria di Dio e l'opera delle sue

mani annuncia il firmamento...".La rivelazione cosmica è la premessa della rivela-

zione profetica.Nell'Antico Testamento attraverso la creazione

Dio si rivela ai Profeti e attraverso la creazione sisono realizzate le teofanie dove Egli si rivela comepersona che parla, ama, che impegna e coman-da: nella teofania del Sinai dona a Mosè la leggemorale il che suppone una persona che possarispondere.Rivelazione cosmica e rivelazione profetica sono

complementari.Ora Dio si fa conoscere "come Qualcuno che sta

per venire, con il quale stabilire un rapporto", lecose destano nell'anima il senso dell'attesa.

"Tu non sai chi ... sia, tu non lo conosci ancora,ma...segretamente tu sai che Colui che attendi èColui che risponde al desiderio profondo dell'es-sere tuo" .Presentimento di Dio, doloroso e gaudioso!Doloroso perché paralizza l'uomo e lo rende

incapace di aspettare dall'uomo o dalle cose unarisposta alla sua attesa di un Dio personale che ticonosce, ti chiama per nome e stringe un'alleanzadi amore. L'uomo si trova immersi in una solitudi-ne che Io fa attento a vedere se giunge qualcuno.In questa solitudine nasce la preghiera, si acuisceil desiderio che diventa attesa, speranza.

E' un paradosso la vita religiosa: "senza la crea-zione non giungi a Dio ma, per giungere a Dio,devi oltrepassare il creato che deve essere per tecome se non fosse, non deve più impedirti la puravisione" .

Ma la rinuncia non è fine a se stessa: si rinunciaper cercare Dio, per vederlo: da qui la gioia.Alla visione di Dio ci abilita la Redenzione.Sono fondamentali nella vita spirituale la cono-

scenza di sé peccatore e la conoscenza di séredento. L'uomo redento è l'uomo purificato dalpeccato che torna ad essere come Dio l'ha volutofin dal principio, non nel senso di un ritorno allainnocenza di Adamo perché la meta del ritorno èil nuovo Adamo, Cristo Gesù. Si tratta di salireoltre ogni purezza primigenia ed acquistare lapossibilità di contemplare Dio con gli occhi stessidel Verbo. Il Verbo, assumendo la nostranatura, veramente ha impresso in noi una somi-

glianza che è una reale divinizzazione : "qualegrande amore ci ha dato il Padre per essere chia-mati figli di Dio e lo siamo realmente!". Siamoredenti in quanto siamo divinizzati: essere fattifigli di Dio, significa venire restaurati anche comeuomini fino alla puritas cordis che ci abilita aconoscere e a possedere Dio. Ma la Puritas siidentifica con la Charitas: siamo purificati nellamisura in cui siamo assunti, trasformati e trasfigu-rati dall'amore: allora si apre all'anima la visionedi Dio.

Ma... il crescere dell'amore nel cuore dell'uomocomporta una purificazione progressiva chedipende anche da noi. Qui bisogna essere gene-rosi con Dio. L'amore per Lui deve diventarevolontà positiva di una perfezione che ci liberi daogni peccato, grave, veniale e anche dai compro-messi coi quali ci sottraiamo alla grazia. Costainfinitamente alla nostra natura! "Per salvarci biso-gna che Dio ci condanni": dobbiamo subire que-sta condanna dell'amore. La purezza è condizio-ne alla visione di Dio, non il sentimento della dol-cezza e della ineffabilità della sua presenza. "Cheil sentimento della divina presenza non si impon-ga all'anima abitualmente come sentimento di dol-cezza che ci inebria e ci riempie". C'è in questo ilpericolo dell'inganno e del demonio. Dio si fa pre-sente come fuoco che distrugge. "L'amore divino...deve spezzarti per poterti ricomporre " . E devefarlo Lui! Noi non sappiamo dove arrivano le radi-ci di ogni nostra passione, quanta melma siadepositata nel fondo dell'essere nostro.

Certo, si patisce e tanto più dolorosamente per-ché nessuno, come il Signore, sa fin dove devepenetrare la sua lama. Ma... "non fa paura la sof-ferenza a chi ama!".

Non si vede Dio senza perfezione morale. Essaè condizione alla fede. Condotta morale e fedesono correlate: perché la fede nasca, si sviluppi esi radichi stabilmente nel cuore si richiede la puri-ficazione morale. "Questo è conoscere Me – diceil Signore – agire con rettitudine, compiere la giu-stizia, osservare la mia legge", e non come adem-pimento di una norma, ma come inizio di una tra-sformazione che l'assimilazione dell'uomo a Diova operando e che sarà perfetta nel cielo.Tanto sono inseparabili condotta morale e vita

religiosa che l'habitus fidei è compromesso inun'anima che non vive ordinariamente in grazia.

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La vita religiosa restaura e ristabilisce l'uomoanche nella sua santità morale : "non sei buonoperché imponi a te stesso una legge... ma seibuono perché nella fede tu accogli un Dio chedona alla tua volontà una nuova forza e la dirigerettamente verso il fine che è il bene".

L'importanza dell'ascesi in ordine alla visione!Non quella che ci impegna soltanto a morire alpeccato, ma l'ascesi che ci fa morire a noi stessi,purifica tutte le potenze ed elimina tutto quello chepuò essere di ostacolo alla luce divina.

L'i mportanza dell'ascesi è strettamente correlataall'importanza delle virtù nel cristianesimo:L'umiltà, soprattutto, "questo sparire dell'uomo asé stesso" perché, "fintanto che io sono, Dio inqualche modo non è". La povertà, la castità, l'ob-bedienza religiosa, la mortificazione sono tutteespressioni di un identico impegno di spoliazione.Quale la virtù più necessaria? Per ognuno la virtùche opera un vuoto maggiore, che lascia un postomaggiore alla presenza di Dio.Per tutti, poi, è fondamentale l'umiltà.II cammino che tende alla visione è un cammino

che ci fa discendere e sprofondare nel nostro nulla. Fatto posto a Dio attraverso l'esercizio delle virtùmorali, è necessario essere a Lui assimilati, il cheesige "l'essere ridotti alla nudità assoluta". La virtùordinata alla nudità dello spirito è la sobrietà:"dobbiamo cercare di liberare il nostro spirito daogni contenuto che non sia Dio", tutto il vano deipensieri, degli affetti, delle curiosità, dei desideri,delle impressioni, "liberarci anche dalle tropperiflessioni nella meditazione...Quante volte l'an-sietà nella preghiera nuoce alla nostra unione conDio. .Questa liberazione non avviene senza una graziaspecialissima di Dio e senza una nostra pura pas-sività alla sua azione, una passività che è lottafuribonda che va contro natura.Così si instaura la generazione del Verbo in noi enoi conosciamo Dio attraverso il Cristo, Lo amia-mo nella nostra natura Per questo Dio si è fattoCarne! A me, nella mia povertà, è chiestoche consenta di essere posseduto. Il consenso rea-lizza la comunione col Verbo e, nella comunione,la conoscenza di Dio nel mistero della sua intimavita.

Si innesta qui la vita sacramentale, i Sacramentiprolungano l'Incarnazione in ciascun uomo : "In

atto primo con l'Incarnazione il Verbo assume tuttal' umanità. Ma in atto secondo ogni uomo comepersona distinta, deve inserirsi nel Cristo median-te i Sacramenti che ci garantiscono la nostra unio-ne con Lui e specialmente la ComunioneEucaristica".Ogni Comunione realizza un'unione più intima

con Gesù ed esige da noi che Gli lasciamo libertàdi trasformarci fino a sviluppare la capacità divederlo, di sentirlo, di toccarlo, di gustarlo, di per-cepire il suo profumo.La conoscenza di Dio ora diviene esperienza psi-

cologica.Questa conoscenza - dice il padre – è molto più

alla portata della creatura; noi sentiamo, viviamo,sperimentiamo la presenza di Dio. Però Dio è al dilà di ogni umana esperienza, anzi, di per Sé, ladistrugge in quanto umana. Nella vita presente,della vita soprannaturale, posso avere conoscenzasolo tramite gli effetti che essa produce in me, "laconoscenza sperimentale di Dio si identifica conl'esperienza degli effetti della grazia nell'animamia". Ma "le reazioni psicologiche rimangonouna cosa secondaria", ci avverte il padre. La viasicura è quella di "sapere.... Il mio rapporto conla Trinità santissima,... il mio rapporto col VerboIncarnato, perché questa, indipendentemente daogni mia reazione psicologica, è la realtà delmistero". Nei confronti del mistero ogni reazionepsicologica è povera cosa e "comunque equivoca "

e, ritenere importante questo aspetto, "è pericolo-so alla purezza della fede.Tuttavia della conoscenza di Dio in termini psico-logici parlano molti libri di mistica offrendo anali-si e testimonianze impressionanti di vita religiosa.

In questa esperienza ci soccorrono i sensi spiri-tuali, insegna la mistica cristiana."La fede sviluppa in noi nuovi organi sensori, sen-sori di una sensibilità ai doni dello Spirito Santo".Questi sensi sono simili ai sensi del corpo e per-mettono all'uomo di entrare in rapporto col mondodivino.

Dio è profumo! Nel Cantico dei Cantici, tuttoesala profumo!

In tutto l'Antico Testamento questo senso è domi-nante: "trahe me post Te, curremus in odoremunguentorum tuorum... " , attirami a Te, correremoal profumo dei tuoi unguenti. Dio non si vede, nonsi sa ancora dov'è, ma la scia del suo profumo dà

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direzione sicura al tuo cammino."Gustate et videte quam suavis est Dominus

gustate e vedete quanto è dolce il Signore!II gusto è proprio delle cose che entrano in una

comunione più intima con noi : e intimo si è fattoDio all'anima che lo gusta. Ma questo dice anco-ra un'esperienza troppo sensibile; Dio è Spirito egustare Dio non è ancora una esperienza di Diocome Spirito. Anzi, "la dolcezza con la quale Dioli quefà tutto il tuo essere interiore nel contatto divi-no è sempre qualcosa, se non di equivoco, certodi assai lontano da una esperienza della divinità.Ogni dolcezza nella preghiera è desiderabile, manon è una grande grazia " ."Osculetur me osculo oris sui", mi baci con i baci

della sua bocca!Qui l'anima sente l'abbraccio come un fondersi

dello sposo e della sposa: "l'abbraccio" e "ilbacio" implicano un certo possesso "non ancorapieno, ma già reale". Dio non solo si fa vicino, masi dona e l'anima ha un saggio della vita del cielo.Essenziale alla vita spirituale è l'udito.Udire è entrare in comunicazione con un Dio per-sonale. Egli parla, la parola implica una intenzio-ne di dire, "è rivolta a qualcuno, dice qualcosa,esprime una volontà, ci comunica un desiderio. Separla, Dio entra veramente in un rapporto con noicome Spirito che intende e vuole, come Spirito checonosce e ama.Tutta la vita del cielo, però, è la visione. "Il termi -

ne vero che definisce la vita divina è vedere.Qui l'esperienza di Dio diventa perfetta perchél'anima sperimenta di Dio il possesso che dà ilsenso della pienezza: "L'unica certezza che Dio èrealmente entrato in te è questo sentimento deltutto che non ti lascia più alcun vuoto, non ti lasciali bero per qualche altra cosa: sei pieno, sei colmo,sei sazio " .Un posto insostituibile occupa nella vita contem-plativa l'Umanità di Gesù."L'Umanità di Gesù è la via" e in questa santaUmanità l'anima trova un appoggio costante.L' Umanità di Gesù, essa pure, sarà trascesa nellapura visione. Quaggiù, tuttavia, mai la nostraassimilazione al Cristo sarà così piena che Eglinon rimanga la via Se il termine della nostra con-templazione non sono i misteri della sua Umanità,è anche vero che "oggi Cristo non è così interiorea me che io non debba anche adorarlo nella suaUmanità". Ecco come si impone l'adorazione delSS. Sacramento: per la nostra imperfezione!

Domani la nostra contemplazione trascenderàl' Umanità del Cristo perché saremo in Lui piena-mente per contemplare il Volto del Padre in "facieChristi Jesu". Compiutasi la nostra mistica "identi-ficazione" con il Verbo di Dio, potremo contem-plare il Padre Celeste con gli occhi medesimi delFiglio.

Antonietta Petrosino

Cicogne al lavoro. Paolo e Mimma Sighinolfi da Modena ci informano che sono in attesa delsecondo bimbo. In Piemonte, cicogna assolutamente scatenata: a Cuneo Francesco e Maria Rissosono in attesa del loro quinto bimbo (! ! ), la giovane sorella di Francesco, Laura, ha messo in can-tiere il quarto (!); a Vigliano Biellese Susi Bianco sta per partorire il suo quarto figlio. Ma si vedeche è il momento dei quarti: da Londra Emanuele Ravano ci comunica che lui e Alison aspettanoanch'essi il quartogenito. Davvero un super-lavoro per la cicogna comunitaria!

Nuovi nati. Mario e Mara Risso di Castelletto di Busca (Cuneo) hanno avuto due bimbi gemelli,Davide e Gabriele.A Montemurlo (Prato) è nata Francesca, secondogenita di Mauro (aspirante) ed Emiliana (consa-crata). A Busca (Cuneo) è nata Gaia, la seconda di Fabrizio e Maria Lucia. Auguri!

Nuovo gruppo. A Bolzano è nato un nuovo gruppo. E' stato dedicato alla Madonna diGuadalupe. La ricorrenza di questa Madonna "messicana" ricorre il giorno 12 dicembre.Aspettiamo dal gruppo di Bolzano notizie della singolare apparizione mariana e il motivo dellascelta.

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Più volte annunciato: eccolo qui. Il breviarioin lingua singalese, il primo in assoluto tra-dotto in questa lingua. Ne sono state stampa-te mille copie a cura della Comunità, con levostre offerte. Una copia verrà inviata a tuttii vescovi dello Sri-Lanka e di una copia nefaremo omaggio anche al Papa. Sarà messoa disposizione di tutti i fratelli e sorelle con-sacrati e aspiranti dello Sri-Lanka, che lopotranno acquistare ad un prezzo moltoaccessibile.In copertina il Breviario riporta un piccolosi mbolo del nostro San Sergio, mentre nellaprima pagina interna è riportato, come sipuò vedere nella foto, il simbolo trinitario (la

mano, la colomba, il pesce) che si trova nellacappella di Casa San Sergio.L'imprimatur è dell'Arcivescovo di Colombo,l' opera di traduzione (quasi due anni di lavo-ro) da parte delle nostre sorelle di vita comu-ne dello Sri-Lanka, cui va il nostro sentito rin-graziamento.Al termine di questa impresa vogliamo loda-re davvero il Signore e pregare che quest 'o-pera contribuisca al bene non solo dei fratel-li singalesi della Comunità, ma di tutta lacomunità cattolica singalese.

( Nella foto, il nostro fratello Damiano mostrala prima pagina del Breviario in singalese).

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Una nota sulle cronache delleFamiglie

Il Notiziario si chiama così perché vuole darci lenotizie della Comunità. Ci sono articoli del padre,degli Assistenti generali, brevi riflessioni su altriargomenti, ma esso vuole rimanere uno strumento incui i consacrati si scambiano le notizie, si dicono laloro vita, si comunicano le loro esperienze. Tutto ciòvuole essere espresso soprattutto in questa rubrica"Vita delle Famiglie".Vorremmo pertanto che le Famiglie scrivessero qual-cosa di loro, chi sono, che cosa fanno, quali sono iloro problemi, i loro desideri. Troppo spesso invecela cronaca si riduce a dire che è venuto il tale fratel-lo (del Centro) in visita e si riporta una sintesi di ciòche ha detto (cosa che quasi nessuno poi legge).Inoltre da alcune città non arriva mai o quasi mainiente, e questo è sintomo di una certa pigrizia.Non importano grandi trattati: vanno bene anchedieci quindici righe. Desideriamo le notizie!Forza, ragazzi: un poco di impegno da pa rte di tutti:rendiamo più viva e importante questa parte centra-le del Notiziario.

San Severo

Venerdì 9 novembre, per espresso desiderio delnostro vescovo Mons. Michele Seccia, il nostrop.Paolo ha tenuto a tutti i sacerdoti della nostraDiocesi un bel ritiro spirituale. Ci siamo ricongiuntialla sera per la S.Messa nella nostra parrocchia diCristo Re. Nel pomeriggio del sabato p.Paolo si èrecato a San Giovanni Rotondo per visitare Kinglseye Neeta, fuori dall'ospedale e ospiti del dell'aspiran-te Antonella. E' stato commovente quanto Neeta, persuo desiderio, accompagnata da p.Paolo e da ungruppetto, per gentile concessione dei padri cappuc-cini, ha appoggiato la mano sulla tomba di padre Pio.Domenica grande evento: la Comunità, in collabora-zione con la Diocesi, ha tenuto un incontro di spiri-tualità presso l'auditorium dell'Istituto delle suore diTorremaggiore. I relatori sono stati, oltre il vescovodi San Severo e il nostro p.Paolo, Pino Guarnieri eLuigi Russo. Il nostro vescovo nella sua introduzio-ne ha detto che questo è l'anno che il Papa ha dedi-cato alla famiglia e che la Diocesi lo vivrà con unaserie di incontri tenuti dalle varie realtà diocesane, e

alla CFD è stato dato il compito di aprire questociclo. Il secondo a intervenire è stato p.Paolo che haparlato della spiritualità della Comunità. PinoGuarnieri ha poi parlato del matrimonio e dellafamiglia nel pensiero di don D.Barsotti (...). Allafine ha parlato Luigi Russo presentando il libro"Divo Barsotti testimone di Dio nell'Italia del nove-cento" (...) Terminate le relazioni, si è aperto undibattito nel quale ci sono state diverse testimonian-ze dei presenti.Il pranzo ci ha uniti con numerosi fratelli e sorelle diFoggia.Non è mancata una nota di tristezza perché è venutaa mancare la mamma di Giovanni Memoli, e c'èstata la visita a casa Memoli. Nella chiesa diS.Giovanni Battista in san Paolo Civitate nella santaMessa, alla presenza dei figli, parenti e amici e ditutta la comunità parrocchiale, hanno fatto la consa-crazione Antonietta e Ciro Niro, culmine e chiusu-ra di una domenica assai intensa. La Comunità rin-grazia vivamente Mons.Seccia e quanti hanno colla-borato e partecipato.

Silvana Conga e Dunia Russi

Casa San Sergio

Il padre continua la sua vita da patriarca. Ogni tantosembra sentirsi più affaticato, e passa più ore in came-ra, cammina più faticosamente e sonnecchia; altrevolte è più pimpante, scrive, detta, esce... Ora si èmesso in testa che vuole andare in Sri-Lanka, "dove -dice - ci sono tanti figlioli, consacrati e aspiranti, chenon conosco. Se sono andato in Benin, perché non inSri-Lanka?..." Già, perché? Difficile rispondere. Ladomanda ha una sua logica intrinseca e ferrea.Intanto qui cerchiamo di accudirlo bene. Il padre sidiverte con i nostri due Damiano e Romain, unodell'Asia equatoriale e l'altro dell'Africa... a tavolaogni tanto predice loro che diventeranno vescovi ocardinali, ma che dovranno esercitare il loro mini-stero... al Polo sud! E mentre dice questo osservadivertito le loro reazioni... Intanto il freddo è arriva-to davvero: una mattina il termometro segnava cin-que gradi sotto zero (fuori, in casa... qualcosina dipiù), ed era uno spettacolo vedere lo stupore diRomain e Damiano, che nei loro paesi d'origine nonhanno mai veduto il termometro scendere sotto iventi gradi.

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L'8 dicembre un giovane amico della Comunità,Luciano Russotto, ha fatto la consacrazione allaMadonna nella nostra cappella, secondo la formuladi san Luigi Maria Grignon de Montfort. Luciano loricorderanno sicuramente i fratelli della Sardegna,perché ormai da tre anni il nostro amico non perde ilcorso di esercizi estivo sardo. Impressionante è ilricorrente richiamo del Montfort al concetto di"schiavitù" per Maria... una parola che oggi non èpiù usata, ma che se ben compresa, secondo l'otticadel Montfort, esprime un concetto di donazionemolto forte. Emettendo questa consacrazione connoi, davanti a p.Serafino e al padre, Luciano intendecosì affidare anche a noi questa sua volontà di esse-re tutto di Dio attraverso Maria, e noi ci siamo impe-gnati di aiutarci vicendevolmente.E' stato con noi qualche giorno Charbel, fratello delIV ramo di Casa San Gregorio: ogni tanto è benerivedersi e stare un poco insieme, soprattutto con ilpadre.Prima di Natale il giovane figlio del consacratoaustraliano Herman Plustwick, che è stato quasi unmese ospite da noi, ha fatto l'ingresso in aspirantato.Lo ha voluto pronunciare in italiano. Peter è davve-ro un bravo ragazzo, sereno, sorridente... E' statoper noi una presenza bella.Per il Natale anche noi di Casa San Sergio abbianofatto il presepio, in refettorio. Avendo poche pecore,e avendo invece diverse statuine di elefanti prove-nienti dallo Sri-Lanka e dall'Africa, abbiamo messoun paio di pachidermi. E così, insieme all'asino e albove, e alle miti pecorelle, hanno trovato posto nelnostro presepio anche solenni e maestosi elefanti.

Ifratelli di Casa San Sergio

Barsotti? Risposta scontata: è la Bona Betti che,dopo aver partecipato al convegno di Palermo e diTrento, è la persona più adatta a tenere per laSardegna la conferenza sulla presentazione del libro."Divo Barsotti, testimone di Dio nell'Italia delNovecento". Un libro tutt'altro che facile, per cui èimpegnativo e pensare un incontro, aperto a tutti, conil tema del libro, e questo sia da parte della relatrice,sia da parte del gruppo incaricato di organizzare.Non sono mancati gli incoraggiamenti, oltre quellodi p. Serafino, è giunto gradito quello del nostroArcivescovo.Si è quindi lavorato e cercati di fare il possibile: sisono preparati gli inviti, e la lunga lista delle perso-ne a cui spedirlo, poi, per il giorno 19 si è resa lasede accogliente con belle composizioni di fiori. Inuna sala gremita, è presente al tavolo della relatriceanche Mons. Tiddia e l'Assistente di FamigliaTanuccia.L'incontro, Bona Betti, lo imposta non tanto sul con-tenuto delle singole relazioni del libro (a cui comun-que ogni tanto fa riferimento) quanto sul pensierospirituale di don Divo Barsotti costituito in sintesinel titolo del libro in questione.Sarebbe lungo riferire i tanti passaggi importanti chemi ritrovo tra gli appunti, vi dico solo che, da gran-de comunicatrice e appassionata dell'argomento lanostra Bona ha saputo tenere attenta l'assemblea perpiù di un'ora e rispondere alle domande che sonoseguite.Il bilancio della serata è sicuramente positivo.Grazie Bona per questo tuo lavoro e per qualchedisagio che hai dovuto affrontare

M. Laura Marangiu

Dalla Val di Fiemme a Oristano per La cronaca dei "Numeri"parlare del padre

Chi può essere il personaggio che vola dalla Val diFiemme a Oristano col solo intento di parlar di p.

C'è il libro dei Numeri, e c'è anche la cronaca deinumeri con al centro il nostro Serafino, che si esibi-sce sempre con il suo numero preferito e sempre

Casa San Sergio, Incontro sul canto grego-riano. Nel mese di novembre abbiamo avutoa Casa San Sergio una relazione del prof.Alberto Turco, di Verona, docente di cantopresso la Facoltà Santa Cecilia di Roma. Hatenuto una lezione di grande interesse sulcanto gregoriano. Eccolo nella foto insieme aStefano Albertazzi, responsabile dei canti perle case di vita comune.

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imprevedibile: l'ingresso in aspirantato.La visita di don Serafino inizia (nei nostri cuori)ancor prima della sua corporale venuta tra noi, nonsolo con i preparativi ma con la bella circolare delpadre del Notiziario di dicembre che ci invita all'a-pertura al mondo e ai fratelli. Così il grande capovive la sua permanenza tra noi in quattro (numerocosmico) località diverse: Sommatino, San Cataldo,Caltanissetta e Favara, una cittadina in provincia diAgrigento dove la CFD era (dico era) sconosciutafinchè il nostro pellegrino non ha esibito il suonumero preferito.Ma iniziamo con i numeri: arrivano in nove,Serafino, Alessandro, Renzo, Annalisa, Stefano,Maria Teresa, Serenella, Antonio, Charbel; sette(segno di pienezza) fratelli provenienti da tuttal'Italia, più un fratello escatologico del IV ramo,quindi l'ottavo (otto, segno di eternità come l'ottavogiorno, giorno al di la della pienezza).L'interpretazione teologica è che Serafino eraaccompagnato non solo da tutta la totalità della CFDterrena, ma anche da quella celeste (i nostri caridefunti). Ed è stata una bella esperienza di fraternitàper tutti soprattutto per quelli che hanno messo adisposizione un guanciale per il riposo notturno e perquelli che durante il giorno li hanno tenuti svegli.Il venerdì pomeriggio Serafino, accompagnato dallasua truppa e da alcuni consacrati, si è recato a Favaradove era stato invitato a presiedere una veglia di pre-ghiera organizzata dai gruppi di preghiera diMedjugorie in occasione della giornata di preghierae di digiuno indetta dal Papa per la pace. Quasi cin-que ore di preghiera tra rosario. messa e adorazione.Serafino ha parlato della preghiera del cuore e deldigiuno: le sue parole sono state affascinanti, ma avolte anche terrificanti specialmente quando ha inci-tato tutti ad essere dei kamikaze (ovviamente per farmorire l'uomo vecchio in vista della vita eterna) edha augurato a tutti di avere almeno qualcuno che ci"odiasse" (così potevamo come Kolbe, amare chi ciodia). Certo che e' strano il modo di parlare di que-sto "prete pellegrino"! Al termine, come di consue-tudine, spara qualche parola magica sulla CFD echissà perché c'è sempre qualcuno a credere in quel-le parole, ma vista la tarda ora si rinvia all'indoma-ni, sabato pomeriggio, l'ingresso in aspirantato di 12(numero degli apostoli o delle tribù di Israele o 12nuovi gruppi che ci auguriamo nascano a Favara) o14 (doppio sette) , nemmeno Serafino è riuscito acontarli tutti: comunque è solo una questione dinumeri. Ebbene così probabilmente Favara sarà lanona città della nostra famiglia: otto, eternità senzatempo, nove eternità senza spazio...licenza teologi-ca!! E sì, proprio come diceva il padre riguardo l'a-pertura, la famiglia della Sicilia centrale si apre a

Il padre a Roma insieme a parte del grup-po, insieme ai nuovi consacrati colombianiJosè Arturo (dietro al padre) e la moglieLuz Marina (a destra rispetto a Josè Arturo)

nuovi orizzonti.La mattinata del sabato si è tenuta dalle clarisse aCaltanissetta con una conversazione sui voti. Eranopresenti anche alcuni consacrati di Palermo chehanno vissuto con noi questi momenti comunitari.E' stato davvero interessante e chiarificante, peccatoche non molti erano presenti, infatti i giovani diSommatino con i sette angeli stavano facendo frater-nità a Santa Rita – borgata vicino Sommatino, met-tendo in comune i loro beni spirituali, le loro vite.Nel tardi pomeriggio ci si è trasferiti a San Cataldoper la messa e la meditazione sulla presenza di Gesùche cammina accanto a noi. Anche qui al terminedella riflessione mentre in molti recitavano i vespri,il "mago" Serafino in disparte con qualche personaincuriosita scambia qualche parola concludendoovviamente con il rito di aspirantato. Chissà perchéè così bravo a moltiplicare gli aspiranti e non riescea moltiplicare i manuali che non bastano mai a suf-ficienza. Forse (?) in tutto otto nuovi aspiranti che sivanno ad aggiungere a quelli di Favara con magnogaudio dei responsabili della formazione che rischia-vano di essere disoccupati: nessuno più gli toglierà ilpane quotidiano.La domenica è stata caratterizzata dal consueto riti-ro-adunanza: siamo stati spronati a non farci condi-zionare dai fatti esterni che spesso ci distraggono.Vuoi essere guarito? Vuoi veramente essere guarito?... sei guarito!! Con queste parole i presenti, ai qualisi sono aggiunti alcuni fratelli di Siracusa, sono statiincoraggiati ad essere santi e a vivere bene il presen-te, non il passato o il futuro, ma l'atto presente che èPresenza! Serafino ha anche insistito sulla fraternità:dice, infatti, che dovremmo vivere una vita comuni-taria anche al di fuori degli atti comunitari. Comesarebbe bello!!Durante la Messa ci sono state sei consacrazioni,

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tutte al femminile: Miriam e Maria Concetta diCaltanissetta, Letizia di San Cataldo, Annalisa,Francesca e Salvatrice detta Lulla di Sommatino; aloro un augurio di santità, che possano essere dei verikamikaze, circondati da nemici. Il numero sei è quasila perfezione, quindi è simbolo della imperfezione,della incompletezza; ma ... no problem perché ladonazione al Signore arriva alla perfezione grazie alcuore generoso di Diana, la nostra assistente, che rin-nova i voti annuali. Cosi in tutto sette donazioni alSignore!! In più al termine della celebrazione euca-ristica ci sono stati altri tre ingressi in aspirantato:una amica di Fifa V. e una collega di studio di MariaS. con la madre tutte e tre di Caltanissetta. Durante ilpranzo il nostro padre generale tra un boccone e l'al-tro riesce a collezione altri due aspirantati, il maritodi Maria Concetta neo consacrata e una amica diFrancesca anche questa neo consacrata. E' bellovedere come la nostra scelta di vita possa toccare ilcuore di chi ci è vicini: in una parola, testimonianza.Amore che si diffonde e tutto penetra.Nel pomeriggio prima della partenza, a sorpresa,Fifina, moglie del nostro delegato Mimmo, ha chie-sto di iniziare la preparazione ai voti. Cosa si puòvolere di più? Ma non fermiamoci perché la perfe-zione della carità la raggiungeremo solo dopo l'in-contro con sorella morte.Un grazie a tutti, in particolare a chi ha messo incomune le proprie case, il proprio tempo, anche senon presenti fisicamente come la nostra caraCarolina, di Sommatino, che ha preparato per i neoconsacrati una torta segno della sua gioia e presenzatra noi; grazie a Giovanni V. e Lillo C. (che si è sciol-to davanti alla tenerezza del piccolo Filippo, facen-do anche da baby-sitter) per l'organizzazione; grazieagli otto angeli di cui ricordiamo con affetto il pian -

to di Renzo: siamo ormai UNO!!Serafino grazie per l'entusiasmo e la ventata dinovità (gli aspiranti di cui non si conosce il numero)che ci hai donato: tutto ciò ci aiuterà a crescere adessere aperti, per essere sempre più un cuor solo eun'anima sola. Un cuore sempre più grande.

Franco, Concetta e Filippo.

II silenzio monastico

La sala della parrocchia dei Tre Santi accoglie, perl'adunanza mensile, molti fratelli della Famiglia delTrentino Alto Adige.Valerio, affiancato da Bona, ci parlerà del silenziomonastico."Noi viviamo per uscire da questo mondo"; con l'ar-dita affermazione del padre, Valerio ci immettesenza preamboli nella meditazione. La vita – prose-gue – è un costante cammino, spesso impervio ericco di ostacoli: il traguardo è riuscire a diventarefigli di Dio.E il silenzio? Esso è finalizzato alla nostra vita spiri-tuale, attraverso l'attenzione alle vari situazioni divita e l'abitudine al contatto con noi stessi. Dio ciparla continuamente, ma il mondo fa continuamenteirruzione nella nostra mente, ci assale con il chiassoesteriore, rende difficile l'ascolto. spingendoci avivere in una dimensione in cui si finisce per essereignari di Dio. D'altra parte è presente in noi unchiasso interiore, che ci condiziona con le preoccu-pazioni, le curiosità, i ricordi, che con le loro vanitàci risospingono verso il passato. Non coltiviamo latentazione di tornare indietro: il nostro pellegrinag-gio è breve e il nostro spirito è condizionabile.

Il Delegato dello Sri-LankaAnura Perera dal padre. Ilnostro fratello dello Sri-LankaAnura Perera, di fresca nomi-na come Delegato, e quindiresponsabile per tutto Io Sri-Lanka, è venuto in Italia nelmese di dicembre a conoscereil padre. Eccolo qui ripreso alsuo arrivo nella cappella diCasa San Sergio, insieme allamoglie Samanthi (anch'essaconsacrata) e ai suoi duebimbi.

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Salvatore Zinzula, diOristano, è venuto aCasa San Sergio,dove ha fatto la con-sacrazione. Eccoloqui in questa fotoinsieme al padre, adalcuni fratelli dellavita comune eRosanna Manca,anche lei consacratanella Famiglia Sarda.

Liberiamoci del superfluo, non solo per quanto attie-ne alle cose materiali, ma anche ai pensieri cheinquietano la mente; le preoccupazioni sono spessosterili e non portano a conclusioni positive; le curio-sità e il pettegolezzo che ne consegue (sanColombano dice che nulla piace tanto agli uominiche parlare delle cose altrui) ci distolgono dal guar-dare ai nostri fratelli con amore distaccato dalledebolezze che condizionano la natura di ognuno."Anche se tutti gli altri non fossero come dovrebbe-ro – precisa Valerio citando un monaco anonimo –resta nella pace; il tuo silenzio porterà al bene più ditutti i tuoi discorsi e i tuoi rimproveri"."Siamo giusti nei riguardi di una persona - ammoni-sce Giovanni Paolo II - se l'amiamo".Per quanto riguarda noi stessi, il silenzio ci aiuterà apercepire la voce di Dio, sempre presente nel nostrocuore, anche se così spesso ignorata. I santi nonhanno mai sacrificato il tempo del loro colloquio conDio: in particolare san Benedetto, alla cui Regola siispira la nostra, con il detto "Secum abitare", ci rac-comanda il raccoglimento interiore.Bona con un breve intervento, indicando qualchemezzo per allenarci al silenzio, suggerisce di chie-dere a Dio la grazia della lettura "saporosa" della suaParola. Egli ci è vicino sempre, "sta alla porta ebussa"; noi per riuscire ad aprire quella porta, dob-biamo perseverare giorno per giorno, ricominciandoogni mattina.Il silenzio che accoglie le riflessioni di questi duenostri fratelli, significativamente è il primo frutto delloro generoso impegno. L'essere insieme in tanti,nessuno privo dei quotidiani problemi del vivere, haaiutato ciascuno a ridimensionare i propri.Al momento del congedo è più forte la stretta dimano, più caldo l'abbraccio e il saluto beneauguran-te. La porta a cui il Signore ha bussato si prepara, inquesto tempo di Avvento, a schiudersi a Colui che,

nel silenzio della notte di Betlemme, venne duemilaanni or sono, a portare la salvezza agli uomini dibuona volontà.

Liliana Bordone

Siracusa: Diario di una visita moltospeciale

Venerdì 26 ottobre sono le ore 18.30 e a casa diAmelia Pocchi c'è subbuglio. Quale sarà la causa?Semplice: Divo Barsotti è a Siracusa. Quale gioia perla comunità! Dopo i saluti si recitano i Vespri, sidecide di cantarli. Silverio intona e, un po' traballan-ti ed incerti cantiamo i Salmi. La gioia del padre franoi rende belle anche le nostre esitazioni. Il pensierodi don Divo va ai defunti della comunità di Siracusa,a coloro che l'hanno fondata. Li ricorda affettuosa-mente, recitando per loro un' Ave Maria. Poi, mentreil padre si riposa un po', un ristretto gruppo di pre-para ad un agape fraterna. L'arrivo del padre portaogni benedizione; dal cielo con un abbondante scro-scio, giunge la pioggia attesa da tanto tempo, addi-rittura qualcuno sostiene da due anni.Sabato 27 ottobre; ci ritroviamo tutti alle 9.30 nellachiesa di Grottasanta. Si recitano le Lodi e dopo ilpadre ci introduce l'argomento che sarà trattato nelpomeriggio al santuario della Madonna delle Lacrimeper il convegno sul Cuore Immacolato di Maria, inoccasione dell'atto di affidamento che il Presidentedella Regione, Cuffaro, avrebbe fatto della Sicilia allaMadonna. Il padre ci ha detto: "se apparteniamo aCristo, ancor più apparteniamo alla Madre. Il Cristoci ha comprato col suo sangue, ma apparteniamoanche alla Vergine, poiché Lei è corredentrice".Alle ore 15.00 ci ritroviamo al Santuario per ilConvegno. Saremo di parte, ma l'applauso caloroso

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che ha accolto p. Barsotti è stato davvero commo-vente. Il suo intervento è stato chiarificatore, haveramente fatto capire a noi siciliani il passo chestava per compiersi per mezzo del presidente dellaRegione. Il padre ha detto: "la Chiesa non può pos-sedere nulla, né tantomeno lo può il sacerdote.Poiché l'atto di affidamento è un passaggio di pro-prietà, un dono, che sia il sacerdote a compierlo,poco conta; se invece è il presidente della Regione,quale rappresentante dello Stato, vero proprietariodel territorio, a compiere tale passo, realmenteviene affidata, o meglio viene ceduta, la nostraSicilia alla Madonna.È una vera consacrazione a Maria, noi ci doniamopienamente a Lei, come territorio, ma anche comesingoli, vivendo nel quotidiano il nostro impegno dicristiani consapevoli della scelta fatta, cioè cheviviamo in questo mondo, ma che non apparteniamoad esso. Il gesto compiuto dal presidente Cuffaro, inginocchio davanti all'altare, deve essere un monitoper il mondo intero a ripetere con convinzione, inpiena adesione di spirito, tale evento poiché è ciòche la Madonna ha chiesto a Fatima a Lucia ".Oltre a p. Barsotti erano presenti: Renè Laurentin, p.Ljudevit Rupcic, p. Elias Vella, la veggente MarijaPavlovic Lunetti. Al momento dell'atto di affida-mento, il presidente Cuffaro si è in ginocchiato edemozionato ha donato la Sicilia alla Vergine al suoCuore Immacolato, tanto sensibile agli eventi umani.Per questo ha ricordato le sofferenze, le difficoltà deisiciliani e le ingiustizie subite. Ha affidato in modoparticolare le famiglie, affinché si mantengano inte-gre e siano promotrici di una sana morale; ha chie-sto alla Madonna di essere guida ai governanti, pro-tezione per i giovani, custode per gli anziani, faro diluce e di pace affinché la Sicilia stessa la imiti edivenga per l'Italia, il Mediterraneo e il mondo inte-

Anche p.Silvano si muove, e recentementeè stato in Calabria. Eccolo qui mentre pre-siede l'ingresso in aspirantato di MariaPucci, a Castrovillari

ro punto di riferimento.Più tardi, il presidente Cuffaro, intervistato per il TGlocale, ha detto commosso: "ero molto contento edemozionato per ciò che mi è stato chiesto, ma l'in-tervento di don Barsotti mi ha fatto prenderecoscienza di quello che ho fatto e l'ho fatto in pienacoscienza. Questo lascerà un segno indelebile nellamia vita".Domenica 28 ottobre: ci ritroviamo presso l'istitutodelle suore francescane missionarie di Siracusa.Siamo in tanti, arrivano anche molti fratelli daRagusa e Caltanissetta. Don Divo ha una parolaaffettuosa, un profondo e dolce sguardo paterno pertutti. Dopo la recita delle Lodi, il padre riprende esottolinea, nella sua meditazione, il valore dell'attodi affidamento alla Vergine del giorno prima. Glidispiace che molti non abbiano compreso l'impor-tanza di ciò che è avvenuto ed invita noi tutti a vive-re d'ora innanzi con la consapevolezza di appartene-re alla Madonna.Alle 11.00 inizia la celebrazione della S. Messa, nonc'è il microfono, e la voce del padre è molto flebile,ciononostante l'emozione di tutti è grandissima perla sua presenza. L'omelia è incentrata sull'umiltà;dobbiamo essere umili. Il Signore avendoci redenticon il Suo sangue, ci ha restituito la dignità di uomi-ni. Non ci vuole dunque umiliati, ma umili.Dopo pranzo il padre rivolge ai presenti la sua bene-dizione e ci comunica la sua gioia di aver trascorsoquesti giorni qui in Sicilia. Il primo pomeriggio èvissuto in fraternità; Silverio gioca con i bambini emostra le sue doti atletiche, nonostante la tonaca.Ignazio, in trasferta siracusana, preferisce un'attivitàmolto più tranquilla e si addormenta placidamentesu uno scivolo.Alle 16.00 ci riuniamo per la recita dei Vespri, infi-ne salutiamo ancora il padre, scattiamo qualche fotoe ci lasciamo, con tanta gioia nel cuore per aver rice-vuto il dono di una visita tanto speciale.

Rosy e Angela

Pregare sempre

Siamo convenuti presso l'istituto Marianum perascoltare il relatore Francesco Ostuni. Mi piacericordare la presenza di Rosetta e Marina di Cortina,nostre aspiranti.Monachesimo è vivere in povertà senza eccessivepreoccupazioni; vivere lontano dal mondo: monaco= mono, solitario.La vocazione monastica si fonde ad una chiamata,come Abramo lascia tutto e va! Le avversità ci spin-gono a Dio, però la vocazione deve nascere dal desi-

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derio di perfezione, dal timore del peccato; la nostrapreghiera deve essere fatta con concretezza, affidan-doci a Dio. La chiamata alla nostra vocazione è l'a-scolto della voce di Dio. La conversione deriva dalriconoscimento dei propri peccati e l'impegno dievitarli nel futuro; è ancora porre la propria sicurez-za in Dio, ne consegue la rinuncia ai beni del mondo,la ricerca del silenzio e della solitudine per non esse-re distratti da nulla che sia lode a Dio. Concentrarese stessi per vivere la Divina Presenza ed estraniarsi,sentirsi stranieri di questo mondo. Dio ci ama, perrispondere con riconoscenza ci comportiamo concarità e amore verso i fratelli. Il cammino verso Dioè un cammino attento, essenziale, alimentato dallapreghiera. Ci sono di aiuto gli articoli 18-21 delnostro Statuto da meditare. (...)Grazie Francesco, con l'augurio di ogni bene!

Clementina Celi

Castrovillari (1)

"Andate in tutto il inondo e predicate il Vangelo aogni creatura"È stata una grande gioia la presenza, anche se breve, dip. Silvano nostro fratello del IV ramo, che con il suosguardo limpido e la sia dolce voce, ha arricchito i nostricuori ed i nostri pensieri dell'amore grande di Dio.Ci siamo abbandonati all'ascolto delle sue parole inun clima sereno e gioioso non solo per la presenza dialcune sorelle del gruppo S. Francésco di Paola diCosenza, ma anche per l'ingresso in aspirantato diMaria Pucci. Siamo stati invitati a lasciarci andare,ad avere fiducia, a donarci in modo assoluto ma inparticolare per la nostra crescita, a condividere, arapportarci tra di noi, al modo di porsi per amare eper essere amati perché, dopo aver sperimentato ciòcon l'umiltà, saremo pronti a spogliarci di tutto escegliere Gesù, scegliere la Croce e far si che la pro-pria vita diventi sempre un offrire, un darsi. La mat-tina dopo ci sono stati due incontri particolari conMaria e Gilda due sorelle ammalate: quanta soffe-renza, quanto dolore, ma quanto coraggio in questedue donne nel soffrire ma offrendo con serenità eforza tutto al Signore.Non ti dimentichiamo fratello Silvano ma ti ringra-ziamo di cuore per averci fatto vivere intensamentequesti momenti insieme facendoci sentire sempreaccolti nel grande cuore di Gesù.

Chiara

Castrovillari (2)

Solo grazie.Sono aspirante da pochi giorni e, conoscere p.Silvano è stato per me molto gratificante. Spero checiò mi faccia fortificare nella fede e di questo rin-grazio Dio, perché niente è per caso, ma solo per suavolontà. Sono certa che il mio cuore si colmerà d'a-more e diventerà più generoso. Mi affido allo SpiritoSanto affinché possa farmi cercare e gustare Dioogni giorno di più e darmi gioia, pace e amore.Chiedo una preghiera a voi tutti della Comunità.

Maria Pucci

Modena: resoconto dell'incontro sulConvegno di Palermo

Sabato 24 novembre, alle ore 16, nell'aula magnadel Seminario metropolitano si è tenuto l'incontrosul Convegno di Palermo.Erano presenti almeno 50 persone di cui la metàappartenenti alla Comunità. Mi addolora dover nota-re la totale assenza di sacerdoti, monaci, monache efrati.L'attenzione è stata molto alta, mentre molto menol'interesse al dibattito, praticamente inesistente. Irelatori Emmanuele Morandi e suo fratello donGiacomo hanno tenuto due relazioni, a mio pareremolto interessanti.Emmanuele ha insistito su due punti:1- La particolarità della nascita di una Comunità di

laici generata proprio da un sacerdote mistico.2- La caratteristica della CFD, comunità di monaci

nel mondo, di presentarsi come risposta allasituazione socioreligiosa dello scorso secolo: p.Barsotti interpretando il monachesimo comeradicale risposta alla situazione mondana del1900 (peraltro ispirandosi a s. Benedetto abate)allarga la proposta di diventare monaco a tutti icristiani di qualsiasi estrazione culturale, socialeanagrafica e professionale

Da questa geniale intuizione, maturata con preghie-re, meditazioni, ascesi è nata una comunità di mona-ci nel mondo: la CFD.Don Giacomo invece si propone di cercare quale èstata ed è l'influenza di don Divo nella Chiesa e pro-pone due filoni, che secondo lui, hanno in qualchemodo inciso sulla Chiesa che si preparava alConcilio Ecumenico Vaticano Il.1- La necessità, da parte della Chiesa di riscoprire

la dimensione contemplativa del cristianesimo.2- La necessità di leggere e meditare la Sacra

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Suor Stefania, clarissa cappuccina, insieme a treconsorelle, mentre festeggia il primo anno di per-manenza presso l'isola greca di Syrios. SuorStefania è figlia di una nostra consacrata diBomporto (Modena) ed è una super-affezionatadella nostra Comunità. Ci fa piacere sentirla

sorellacara, e vogliamo ricordarla, oltre che nella pre-ghiera, anche con questa bella immagine che cimanda (suor Stefania è la seconda a destra).

Scrittura; è peraltro emblematico il fatto che p.Barsotti abbia prodotto una vastissima serie dicommenti e meditazioni di moltissimi libri dellaBibbia.

In particolare don Giacomo si riferisce al commentoagli Atti degli apostoli (la Chiesa nascente).Molto di più ci sarebbe da scrivere sulle due relazio-ni ma mi fermo qui anche se desidererei comunicarea tutti i loro contenuti. Peccato che troppi degli invi-tati all'incontro non siano stati disposti a conoscereun vero testimone di Dio. Anche questo mi suggeri-sce che come don Divo non ha mai fatto molto chias-so mentre testimoniava, così anche il suo messaggionon lo può fare: arriva in silenzio e nascondimentoai "piccoli" a cui Gesù lo ha voluto dedicare.

MimmaMalavolti

Sono stato là in Benin

Dopo circa 40 giorni di permanenza in Benin ecco-mi di nuovo a casa. La vita riprende il suo corso, mail mio spirito è ancora lì in Africa. Non sarà certa-mente facile dimenticare il grande caldo, la polveredelle strade sconnesse ed in terra battuta sollevata diveicoli, gli innumerevoli motocicli usati anche comemototaxi circolanti per le strade di Cotonou ed intutte le città beninesi che inquinano l'aria, i tantipoveri che incontrano per le strade del centro a chie-dere l'elemosina, i ciechi, i ragazzi disabili che nonpotendo camminare strisciano per terra aiutandosicon le mani e le ginocchia, Teresa la bimba di dueanni dell'orfanotrofio di Candi ritenuta colpevoledella morte per emorragia della madre durante ilparto, il bimbo nato da pochi giorni ancora senzanome entrambi salvati da padre Jaques, un missiona-rio francese che da oltre 36 anni vive in Benin, men-tre stavano per essere sacrificati dal capo del villag-gio perché ritenuti possibile causa di disgrazia e por-tati all'orfanotrofio, i bei canti accompagnati daitamburi durante le messe domenicali e la grande par -

tecipazione di donne uomini e bambini alla celebra-zione eucaristica.Sicuramente il Benin sarà da me ricordato anche peravere conosciuto loro, le nostre care sorelle chevivono in casa Santa Teresa a Parakou. Suor Angelanapoletana e superiore della casa, sr. Benedetta brin-disina di Oria, sr. Veronica modenese, sr. Francescadello Sri-Lanka, Patrizia postulante beninese,Alfonsina beninese novizia. Care sorelle come potròdimenticare i tanti giorni di preghiera vissuti insie-me? Come potrò dimenticare la vostra serenità, lavostra gioia, la vostra sicurezza, l'amore e la caritàfraterna che sapete scambiarvi e che sapete infonde-re a chi vi sta vicino?Come dimenticare la cetra di Benedetta, la chitarraed il sorriso di Veronica e Francesca, il canto melo-dioso di Patrizia il tamburo di Alfonsine e soprattut-to quell'amore materno che ha saputo darmi Angelanei tre giorni trascorsi insieme a Cotonou prima delmio ritorno in Italia?Leggendo un'omelia del padre sul notiziario dinovembre 2001 mi sono soffermato a meditare que-sto suo pensiero: "se pensiamo che Dio vive nelnostro cuore, è compito di ogni cristiano rivelarlo aquelli che non lo conoscono. Noi consacrati dellaCFD non dobbiamo sentirci nazionalisti ma cattolicied il cattolico vive come sua patria qualunque postoDio lo metta". Ebbene tutto questo voi lo fate e lovivete con grande naturalezza.Vi voglio bene vi porterò nel cuore, grazie di tuttoche Dio vi benedica.

Gregorio Catozzella (Modugno - Bari)

Un aggiornamento da Cittadella

Carissimi fratelli della Comunità, vi scrivo per con-dividere con voi tutte le grazie che il Signore havoluto accordarci dal mese di settembre 2000 adoggi. Non abbiamo mai pubblicato nulla sulNotiziario e vorremmo che tutta la Comunità parte-

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cipasse alla nostra gioia. Nel mese di settembre2000, all'apertura dell'anno comunitario allaMadonna del Covolo, in seguito all'ingresso in aspi-rantato di Elsa Sabbadin, è nato il primo GruppoCFD a Cittadella (PD) e, su proposta della neo aspi-rante, è stato a s. Giustina, patrona di Padova. È unasanta dalle origini molte antiche della quale si cono-sce ben poco. Ricordo che la sua festa si celebra il 5ottobre. Chiediamo per il nostro piccolo Gruppo eper tutta la Comunità la sua protezione e il suo aiuto.Nel primo incontro tenutosi nella settimana successi-va, presente il nostro Assistente di Famiglia LuigiZuanon, è entrata in aspirantato un'altra sorella,Adriana Toniolo e da allora ci incontriamo regolar-mente tutte le settimane con il resto dei componenti,"staccatisi" dal Gruppo di Castelfranco Veneto. Il 25aprile 2001 ci siamo recati tutti insieme allaMadonna del Sasso per festeggiare il compleannodel padre e per l'inaugurazione della Via Crucis. Inquel giorno è maturato nelle nostre aspiranti il vivodesiderio di appartenere per sempre alla Comunità.Elsa ed Adriana hanno pronunciato il loro "CercoDio solo" il 27 maggio 2001 a Mestre. con il nostrocarissimo p. Serafino. Continuiamo ad incontrarciregolarmente ogni settimana, frequentiamo le adu-nanze mensili e cerchiamo di fare nostro il pensierodel padre creando un rapporto di amicizia fraternafra di noi e rafforzando quella fede che ci permette diriconoscere ed incontrare Cristo nel nostro ambientequotidiano. La nostra consapevolezza di appartenerea questa grande famiglia monastica, si va via viarafforzando e in ogni incontro preghiamo perché sirealizzi nel mondo la volontà di Dio e perché ciascu-no di noi sappia accettare e amare questa SuaVolontà, soprattutto quando non risponde alle nostreaspettative. Nell'incontro di oggi abbiamo riflettutosu una circolare del padre che parlava del Natale.Cos'è per noi il Natale? "È il dono di qualcuno chevive totalmente nel rapporto che stabilisce con ognisingolo uomo che si incontra con Lui. Un incontrovivo, stupendo, anche se vissuto nell'umiltà, nellasemplicità di un evento che sembra non avere nulladi straordinario " .

Il Gruppo di Cittadella

Napoli

Sabato 10 novembre ci siamo riuniti presso i PadriAgostiniani per l'adunanza mensile, che però questavolta ha assunto un carattere un po' particolare, inquanto Placido Pucino, il nostro Assistente diFamiglia, è stato sostituito, per motivi di salute dallacara Maria Persico, insediatasi ufficialmente.Dopo alcuni attimi di raccoglimento, Maria ha ini -

ziato la sua relazione sugli atti comunitari del nostromonachesimo. Con molto garbo ci ha illustrato ilcontenuto dell'art. 14 dello Statuto che abbiamoricevuto all'atto di consacrazione: esso rappresentala regola della nostra Comunità monastica.L'incontro settimanale e l'adunanza mensile sono imezzi che la Comunità ci offre per farci incontrarecon il Signore e farci progredire nel cammino di per-fezione evangelica: solo così potremo raggiungere unrapporto di comunione più vero con i fratelli. Infattiil padre, nel II vol. delle Circolari, scrive: "L'incontroè il ritorno settimanale di un impegno religioso; è unincontro con Dio nell'ascolto della sua parola e con ifratelli, uniti da una carità vicendevole".Maria Persico si è soffermata, per quanto riguardal'incontro settimanale, a dire che esso deve esserevissuto con carità, evitando di fare mormorazioni,critiche e di mostrare invidie ed antipatie. Tutto ciòservirebbe solo a farci chiudere in noi stessi, allonta-nandoci dagli altri per ignorarli. Ogni incontro setti-manale serve per la nostra formazione comunitaria,biblica e spirituale, e deve trattare argomenti specifi-ci, già programmati all'inizio dell'anno comunitario.Compito dell'Assistente di gruppo è quello di prepa-rare con cura l'argomento e di ampliarlo, magariprendendo spunti dalle Circolari del padre, esso deveessere espresso in una forma semplice e atta a susci-tare discussioni e riflessioni.L'incontro settimanale deve anche servire per ascol-tare con amore i problemi, le malattie che affliggonoi fratelli, senza dare. però troppo spazio alle chiac-chiere.Molta importanza viene attribuita ancheall'Adunanza mensile. che dà l'opportunità a tutti imembri dei vari Gruppi di incontrarsi, di conoscersimeglio e di scambiare le proprie idee. Nelle adunan-ze l'Assistente di Famiglia comunica gli avvisi cheinteressano tutti i gruppi e chiede quando è necessa-rio, di dare il nostro aiuto e la nostra disponibilità conun gesto di carità o con un impegno di preghiera.Quest'anno è stato stabilito come tema "La spiritua-lità monastica nella CFD". Alcuni consacrati, sceltidal Comitato della Cultura, hanno ricevuto l'incari-co di preparare tale argomento, attingendo dai libridel padre.Augurandoci di stare bene insieme, in un clima digrande fratellanza, e di intraprendere con fede que-sto nostro cammino spirituale, Maria Persico ci hacongedati, dandoci appuntamento al prossimo ritiro.Domenica 25 novembre ci siano riuniti presso l'isti-tuto delle suore domenicane per il nostro ritiro men-sile. Il tema è stato "La preghiera", relatrice è stataSilvana Fasano. Prendendo spunto dai libri delpadre, Antony Bloom e di padre Dolindo Ruotolo,Silvana ci ha detto che la preghiera, per essere tale,

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Scene tratte dal documentario"Vita nella CFD". Quale dei duequadri preferite, il dinamismo dellavita religiosa, la corsa paolinaverso la meta con il fuoco spiritua-le dietro e dentro...

...o la quiete contemplativa, la calma, la parresia,il puro abbandono del monaco nel mondo? (... perla cronaca, trattasi di Ignazio di Sommatino)

deve rappresentare il riposo totale delle mente, delcuore e della volontà: così facendo si entra in rap-porto con Dio, dedicandoci completamente a Lui.Altro modo di pregare è la "preghiera continua",tipica del monaco, quella cioè che tende ad esserecome il nostro stesso respiro, diventando noi ascol-tatori di una voce che viene dal di dentro: essa servea rendere comprensibile in ogni circostanza la vocedel Signore. Esiste poi la "preghiera di domanda",che non è quella di lode, ma un sentimento dellanostra dipendenza da Dio. Tutta la nostra vita è untendere a Dio; quanto più si chiede a Dio, tanto piùil Signore è contento di ascoltarci e di esaudirci. Manoi possiamo chiedergli molto solo se siamo sicuriche Dio ci ascolta.Secondo padre Dolindo Ruotolo, la preghiera del"Padre Nostro", insistente e continua, non serve perDio, ma per noi, per orientare la nostra anima a Luie per metterci in comunicazione con Lui. Dopo larelazione di Silvana, che è stata molto coinvolgenteed esauriente, siamo stati in adorazione delSantissimo, per poi partecipare alla S. Messa, offi-ciata da don Ciro Micillo.

Carla Romano e Liliana Leonardi

La storia di Kingsley e Carmeneeta

Molti sapranno che da qualche mese la nostraFamiglia ospita Kingsley e Carmeneeta, due fratellidello Sri Lanka.

Appena arrivati da noi, si sono presentati dicendo diaver fatto il viaggio della speranza e "la speranza —come dice il padre — è la virtù dei disperati". Loro,infatti, hanno abbandonato tutto: la loro terra, illavoro, gli amici, i figli ... per chiedere a Dio la gra-zia di uno stato di salute migliore.Carmeneeta soffre per una malattia mal curata chel'ha indotta all'immobilità. Visitata nell'ospedale diSan Giovanni Rotondo, la "Casa Sollievo della sof-ferenza", si è deciso tutto in un baleno: la loro per-manenza qui, le cure mediche, un intervento chirur-gico rischioso. Il tutto senza remore, senza dubbi,fiduciosi solo nell'aiuto di Dio. E questi due fratellinell'aiuto di Dio ci sperano davvero. Lo si vede dacome incessantemente Lo pregano. Ad osservarlisiamo ammirati tutti e non solo noi della CFD, maanche gli altri malati, il personale ospedaliero echiunque li avvicina.E mentre loro pregano tutto fila, fila liscio guidato dauna mano benefica, invisibile.Ora Carmeneeta è stata operata, è andato tutto bene,deve soggiornare in rianimazione per un mese, ma èla prassi di un intervento tanto delicato.Per il Santo Natale abbiamo pensato ad un dono.Vorremmo che all'uscita dalla sala di rianimazionepossa trovare ad aspettarla i suoi figli.Dovranno fare un viaggio tanto lungo, costoso, forseanche pericoloso, ma... cosa volete? Abbiamoimparato anche noi: "la speranza è la virtù dei dispe-rati".

Maria De Cata (San Severo)

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Fu probabilmente la prospettivadell'imminente inizio della vitaeremitica che indusse il Padre asvolgere negli Esercizi di Prunettatemi di carattere propriamentemonastico, alcuni dei quali, inmodo così esteso per la primavolta; del silenzio aveva detto: "Lacondizione di una comunione conDio che ci parla è l'estasi: uscireda noi stessi e da tutto . Dobbiamochiedere a Dio come Salomone"un cuore che ascolta", cioè unadisponibilità ad accogliere laparola di Dio ed un puro abbandono alle esi-genze divine. Parlò anche del Verbo: "Questaparola che è Dio è altissimo silenzio...La Parolanon può esprimersi che nel silenzio, perché Dio èal di là di ogni parola che possa essere percepi-ta ed intesa, altrimenti non sarebbe Dio. Dio èl'Ineffabile, Mistero."Fu precisamente a Prunetta, il 6 agosto 1955,che nel rievocare la Festa della Trasfigurazionetrascorsa nell'anno precedente a La Salette ,ilpadre confermò con prole ispirate questa cele-brazione come fondamentale, propria, dellaC.F.D.: "Che cosa vuoi dire per noi il misterodella Trasfigurazione se non realizzare la perfe-zione e la gloria del Cristo? Tutto quello che èsuo, non è nostro? Trasfigurazione in Lui – dive-niamo Cristo, la gloria di Dio, la sua ricchezza,la sua vita – Lui perché siamo in Lui. Dio si èdonato e ci ha preso, ci ha preso coi nostri pec-cati per distruggerli,...ha preso da noi l'umanitàper darci la sua divinità. Ma la divinità è sua,anche se diveniamo Dio per partecipazione.Trasfigurati in Cristo siamo Figli, una sola cosacol Figlio; in qualche modo siamo il Figlio. E'questa la nostra vocazione."Tutte le meditazioni di Prunetta furono raccolte inun libro: "La via del ritorno" che fu pubblicatodalla L.E.F. l'anno successivoLa conclusione delle meditazioni contiene il fon-damento della spiritualità "barsottiana," in un'at-tenzione all'opera interiore di Dio nell'anima:"Lo Spirito Santo lentamente trasforma le incli-nazioni umane di peccato in inclinazioni divine

anche se le inclinazioni cattiveri mangono – nessuno è conferma-to in grazia - L'anima si libera dalmale....Non alcuni momenti, tuttala nostra vita è trasformata nelladipendenza dallo Spirito Santo.Dunque: docilità nostra, abban-dono pieno all'impulso che sgor-ga dal profondo, aspirazionecontinua a Dio – trascendere ognilimite, superare tutte le cose perabbracciare Lui in un irrefrenabi-le desiderio d'amore".Le sorelle che ascoltavano queste

parole, sentendosi proporre certi vertici di vitaspirituale, come non si spaventavano? Eranofiduciose, erano umili; Lo confermano le paroledi Vittoria Pacchioni al termine degli Esercizi. "Il

nostro Padre ci parla di fiducia e di abbandono:gli aiuti non ci mancheranno: Dio è fedele: ciparlerà, ci spingerà. E' bello l'ideale intravisto, epotrebbe sgomentarci, ma la fiducia e l'abban-dono vinceranno ogni lotta interiore, aprirannoogni barriera, faranno crollare ogni difesa...el' anima si aprirà alla gioia. Ci ama tanto ilSignore! Lui compirà tutto, farà di noi, dellaComunità...strumenti delle sue opere, testimo-nianza di Lui nel mondo." Anna Ferrari, che allo-ra era una delle più giovani, dice che neppure leisi spaventava; aveva capito che proprio a lei erarivolta la parola di Paolo: "Se manchiamo difede egli rimane fedele , fedele perché non puòrinnegare se stesso."(2 Tim:2,13). Il Signore con-fermava sempre con la sua parola la parola delPadre. Al termine degli esercizi di Prunetta fece-ro la loro comparsa nella Comunità due venezia-ne: Gina Todesco e Jolanda Ciotti. Il canto delMagnificat che concluse la celebrazione della S.Messa dell'8 agosto restò nel cuore di moltesorelle che ancora dopo molti anni lo ricordava-no. Al termine degli Esercizi il padre fece il suoprimo, memorabile viaggio in Terrasanta, conpadreTuroldo dei Servi di Maria.

Bona Betti

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Nella vita monastica di ogni epocala preghiera è fondamentale in quan-to respiro dell'anima, che permetteal monaco di mantenere viva lacomunione interiore con Dio. SanBenedetto dedica all'ufficio divinoun'ampia sezione della sua Regola(capp. VIII-XX), soffermandosi sulsuo ordinamento (capp. VIII-XVIII), sulla disposizione d'animoadatta alla celebrazione (cap. XIX)ed infine sulla riverenza nella pre-ghiera (cap. XX), per sottolinearecome l'orazione sia essenziale perconservare le disposizioni propriealla grazia divina e dialogare conDio come figli adottivi mediante loSpirito Santo. La preghiera esprimeadorazione, lode, amore nei con-fronti del Padre celeste, ma è anche efficace stru-mento di conoscenza della volontà divina e dirichiesta di aiuto per compierla. Come per Pacomioe Basilio anche per Benedetto, forse con maggioreprecisione rispetto ai suoi predecessori, la preghie-ra scandisce il tempo e la giornata dei monaci equindi ogni ora del giorno e della notte corrispondeun preciso momento di orazione. La partecipazioneassidua alla preghiera comunitaria è segno diprofonda obbedienza e mansuetudine, ma anche diincondizionata disponibilità a servire il Signore."Così la nostra preghiera è vera – spiega p. Barsotti-- in quanto suppone una nostra volontà di dedizio-ne, di offerta" (Ascolta o figlio pag. 67). Al suonodella campana i monaci devono muoversi fisica-mente per andare a pregare, ma anche spiritualmen-te per trovare nell'anima il silenzio interiore. Essidevono impegnarsi con ogni loro capacità e grandezelo a recitare l'ufficio per testimoniare fede since-ra e devozione verso il Padre. Particolarmentesignificativo è il cap. XIII, in cui si sottolinea l'im-portanza del Padre Nostro come preghiera conclusi-va delle Lodi mattutine e dei Vespri, orazione chel'abate deve recitare a voce alta "a motivo dellespine di contese che solitamente sorgono in comu-nità" ( cap. XIII, 12). L'opera di Dio (così la Regoladefinisce la Liturgia delle ore presso i benedettini)è una forma di apostolato, di cui si comprende ilvalore soltanto attraverso una fede pura, perché lapreghiera, malgrado la sua innegabile fecondità spi -

rituale, è priva di per sé di un effet-to esteriore. Nel coro liturgico ilmonaco deve sentirsi in comunionefraterna con la Gerusalemme cele-ste e presentarsi davanti a Dio conumiltà, fiducia, purezza di cuore edi mente, per lasciare che lo Spiritogli insegni a pregare secondo Dio."Quando cantiamo i salmi – dice s.Benedetto – cerchiamo di mettere insintonia il nostro cuore con la nostravoce" (cap. XIX, 7). Il santo dunqueinsiste con parole semplici masignificative sulla rettitudine nellapreghiera. La mansuetudine delmonaco si esprime compiutamentenell'armonia fraterna caratteristicadel coro monastico. Recitare l'uffi-cio divino con fervore permette di

esercitare molte virtù ed in particolare quelle teolo-gali. Inoltre la lode divina consente l'assimilazionea Cristo, purché non manchi un'adeguata prepara-zione del cuore. I monaci devono portare davanti aDio la loro fragilità, tribolazione e miseria cosìcome quella degli altri uomini, sicuri di ottenere perloro stessi e per tutto il mondo perdono e miseri-cordia. Nella vita contemplativa il benedettino com-pie un cammino di purificazione, che lo conducegradualmente a lasciarsi trasformare dall'azionedivina, finché la sua anima giunge alla perfezionespirituale. Nel ventesimo capitolo lo scrittore si sof-ferma sulla riverenza nell'orazione per rilevarecome sia importante presentare a Dio le propriesuppliche umilmente, senza molte parole, bensì conpurezza interiore e compunzione fino alle lacrime.Poi aggiunge: "Breve e pura sia dunque la nostrapreghiera. a meno che, sotto l'ispirazione della gra-zia divina, un particolare fervore ne sostenga ladurata" (cap. XX, 4). Il monaco si rivolge dunque aDio con rispetto ed umiltà, ma anche con abbando-no, confidenza e Amore filiale. Scrive p. Barsotti:"Fondamento di tutto è l'umiltà, l'umiltà di chiconosce davvero il suo nulla, e perciò sa che nullaegli può fare senza l'aiuto divino". E ancora: "Noinon ci abbandoniamo che in quanto preghiamo".

Gabriele Dini

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Il giorno 7 dicembre 2001 è stato un giorno belloper tutta la Comunità: tre sorelle della vita comuneche hanno concluso il loro armo di noviziato, hannopronunciato i loro primi voti al Signore. Francesca,Roshini e Sherin da oggi si chiamano rispettiva-mente suor Miriam, suor Cristina e suor Martina.Abbiamo fatto gran festa per loro perché ancorauna volta il Signore ha dimostrato la sua grandezzae bontà verso le sue creature.Tutto è cominciato alle ore 16.00 di venerdì 7dicembre, al santuario del Sasso; abbiamo scelto iprimi vespri dell'Immacolata perché, Madre sem-pre Vergine, sicuramente avrebbe accolto questenostre sorelle sotto la sua protezione in quel giornocosì speciale per loro; abbiamo recitato il rosario eal termine è iniziata la celebrazione. Le sorelle pre-senti hanno accompagnato la S. Messa con i canti,mentre il loro cuore sicuro era accanto alle futureprofesse. Anche se fisicamente non eravamo accan-to a loro, abbiamo percepito la loro emozione epaura; infatti, all'appello, seppur con molta sicurez-za, chiaramente si notava la loro emozione. Lapaura e l'emozione sono sempre grandi ma dentrodi te in ogni modo avverti che qualcosa di grande tista succedendo: ed è proprio quello che è accadutoa Roshini, Francesca e Sherin. Dopo l'omelia delpadre, tutta imperniata sulla figura di Maria, Madresempre Vergine, le nostre sorelle, una alla volta, difronte al padre Serafino hanno espresso la loro pro-messa di voler seguire Gesù nella via dei precettievangelici fino alla morte di croce. Poi la consegnadell'abito e l'imposizione del nome: momenti cul-minanti perché fanno nuova la persona, ma non l'a-pice; dopo la vestizione infatti nelle mani di padreSerafino hanno detto il loro "sì".

La S.Messa poi è proseguita come di consueto, maora davanti all'altare ci sono tre nuove sorelle che siuniscono, insieme al pane e al vino, offerti al sacer-dote. Ma non solo, è la Comunità stessa che ora hatre anime su cui contare e per cui pregare perchéveramente continuino ad essere fedeli alla lorounione con il Signore. Ma non è ancora finita: infat-ti grazie all'aiuto di tutti i fratelli del Sasso, in par-ticolare Efrem, Ireneo e p.Bernardo, abbiamo potu-to continuare insieme la nostra festa intorno ad unafantastica mensa. Da non dimenticare poi che quelgiorno era festa anche per Lucia, Malka e Nilankache hanno fatto l'ingresso in noviziato. Quindi aquesto punto l'appuntamento è à a Dio piacendo -per quest'altr'anno, magari alla stessa ora e nellostesso posto!Grazie a tutti quelli che hanno partecipato a questomomento e che in un qualche modo hanno parteci-pato per la festa delle nostre tre sorelle; grazie ailoro genitori che, anche se non erano tutti presenti,però con il cuore erano insieme a noi, avendocidonato le loro figlie; grazie a tutti i fratelli e sorel-le della vita comune che ci hanno sostenuto spiri-tualmente e materialmente; grazie a tutti i nostrisuperiori, per quello che rappresentano per noi; gra-zie al Signore per tutte le grandi cose che continuaad operare nella sua Chiesa. Grazie suor Miriam,suor Cristina e suor Martina per quello che siete eper aver offerto la vostra vita a Dio; possa il Signorebenedirvi in eterno.Uniti nella preghiera.

Una sorella

Le nostre tre sorelle, da

sinistra: sr Martina, sr.

Miriam e sr. Cristina.

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Un fratelloLe tre religioni che riconoscono in Abramo il loropadre, tutte proclamano l'unità di Dio. Ma una diffe-renza infinita divide i cristiani dall'islamismo, e inparte anche dall'ebraismo. Il Dio-Uno non può néconoscere né amare, perché conoscenza e amoreimplicano un rapporto, un rapporto del soggetto cheama e conosce con colui che è amato e conosciuto.Per questo il Dio-Uno è uno Dio che non pensa e nonama, anche se è amato dall'uomo. E' quello che cidice la Divina commedia nell'ultimo verso delle trecantiche: tutto si muove incontro a Lui, ma Egli rima-ne immutabile in sé. Il nostro Dio, al contrario, comeci ripetono continuamente i Vangeli, è il Padre diGesù Cristo. In Sé medesimo Dio non è soltanto Uno,ma anche Trino: Egli è il Padre, il Figlio, lo SpiritoSanto. Se Dio si è fatto uomo, non cessa per questo diessere infinitamente trascendente ogni natura creata;non cessa di essere il Dio immutabile in Sé, ma è coluiche nella persona del Figlio è entrato in comunionecon noi, ci conosce, ci ama, si è fatto uomo per amore,per amore nostro è morto sopra la croce.Il rapporto con Dio è possibile solo nel Figlio e per ilFiglio ("nessuno conosce il Padre se non il Figlio"),ma per chi nega la divinità del Cristo ogni rapporto

con Dio, ossia il Padre, è vago, indefinito (giudicasolo il Signore, ma oggettivamente non si capisce cherapporto possa avere con il Padre chi volontariamentee coscientemente nega la divinità del Cristo, FiglioUnigenito).Il Padre non ama che il Figlio, e il Figlio vive in te sehai ricevuto il suo Spirito (battesimo) e se lo mantie-ni con una vita di grazia. Noi cristiani siamo membradel suo Mistico Corpo, e ciò ci dà la possibilità di rap-portarci a Dio: nella preghiera eucaristica terza dicia-mo: "perché (i fedeli) diventino in Lui un solo Corpoe un solo Spirito".Un esempio di autentica preghiera cristiana è quella disan Francesco: si rivolge più che altro al Padre,all'Altissimo; ma lo fa perché si sente unito al Cristo,ed è dunque il Cristo che prega in lui il Padre Suo.Dio non diviene uomo nella sua natura: Egli rimaneDio, ma è nella persona del Figlio che Egli entra incomunione con noi. Dobbiamo affermare che lePersone divine non sono tre Dei, l'unità di Dio non èdistrutta dalla Trinità delle Persone, anche se ogniPersona è Dio stesso. E' questo il grande mistero diDio, che solo la rivelazione cristiana ci ha svelato.

il padre

Nel Consiglio dello scorso maggio si parlò di un sito Internet della Comunità. In realtà questo sito è già esistente, evi si può accedere tranquillamente.Vi è contenuto materiale vario sul padre e sulla Comunità, inserti, omelie, riflessioni, notizie sulla CFD, eccetera. Diper sé il mezzo è buono, e non dobbiamo avere paura di usare anche questo strumento se è efficace a dare noti-zie e informazioni sulla nostra Comunità, ben consapevoli peraltro che il mezzo più importante per una "trasmis-sione" è il rapporto personale, fatto da persona vivente davanti a persona vivente.Vi è però un problema di fronte al quale ci siamo arenati. Mettendo la Comunità in questa maniera su Internet, especificandola meglio, certamente diverse saranno le persone che la contatteranno, e non solo dall'Italia; ci saran-no presumibilmente decine di contatti, di domande, di richieste di informazioni, richieste di stampe e libri del padre;sapendo poi che si tratta di una comunità religiosa ci saranno anche esposizioni di casi personali, richieste di aiuto,eccetera. "Rischiamo" di avere decine e decine di contatti ogni giorno. Sarebbe come la nostra cassetta delle lette-re fosse ogni giorno riempita da ottanta-novanta lettere cui occorre rispondere in giornata, perché il giorno dopone arriveranno altrettante.Tutto bello; ma la domanda è: chi risponde? Si dirà: la Comunità. Sì, ma chi, materialmente?Non abbiamo individuato la persona che può fare questo servizio. Di fronte a questo "inghippo" ci siamo arenati,e ci stiamo ancora domandando come risolvere la questione. Da un punto di vista tecnico, tutto sarebbe pronto perpartire, ma al momento tutto è fermo per questo motivo.Ci sembrava giusto informarne tutta la Comunità.

La Presidenza

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Un nostro amico di Prato, Marcello Pierucci, hascritto un libretto su un personaggio davvero sin-golare, un amico suo morto una ventina di annifa, un uomo che gestiva un bar tabacchi nellapiazza principale della sua città. Il libretto rac-conta la storia di quest'uomo, che veniva da unafamiglia socialista e che un giorno si mise in testadi leggere il Vangelo.Abbiamo letto questo libretto con grande interes-se (anche il padre se lo è fatto leggere), ancheperché la vita di questo Renzo Buricchi è la vita ditutti: sposato, con famiglia, apriva il bar tabacchialla mattina presto e lo chiudeva la sera alle22.00. Citiamo questo libretto e soprattutto questavita per ringraziare il Signore delle grandi opereche fa, e per dire che "è possibile ": non ci sonoscuse di mancanza di tempo per la santità.Pubblichiamo una pagina, quella che riguarda lamorte di Renzo Buricchi, a dir poco singolare, eal tempo stesso ringraziamo Marcello per la suaopera.

Quando il 3 ottobre 1983 lo portarono in sala dirianimazione dell'ospedale di , Prato, RenzoBuricchi era ormai molto prossimo a concluderela sua vita terrena. Appena poche ora prima stavalavorando nel suo campo a Seano, paese del cir-condario pratese, dove era nato settanta anniprima. Sia medici che infermieri lo riconobberoquando ancora non era stata fatta la sua identifi-cazione. Renzo Buricchi aveva lavorato per cin-quant'anni nel suo "bar tabacchi" in piazza delComune a Prato, e pertanto possiamo tranquilla-mente affermare che non esisteva pratese che nonlo conoscesse.Per questo motivo era molto più conosciuto degliillustri personaggi residenti nel Palazzo comunaleproprio di fronte al suo negozio, perché sappiamobene come vanno le cose della politica: oggi uno,domani un altro... e lui, invece, dietro al banco diquel bar con la sua mole robusta e lo sguardo digrande osservatore, non si era mai mosso di lì.I medici diagnosticarono subito un grave attaccocardiaco, ma prima ancora che potessero prende-re delle decisioni, quel cuore cessò di battere.Fecero un tentativo doveroso quanto disperato, equalche minuto dopo insperatamente le funzioni

vitali ripresero.Ma appena prese conoscenza e fu in grado di par-lare, si verificò un fatto imprevisto: Renzo, con unvolto pieno di gioia, disse: "E' bellissimo! Misono trovato in una grande luce e ho provato unabeatitudine così grande che è impossibile da rac-contare, poi tutto è scomparso perché voi – dicerivolgendosi ai medici quasi con benevolo rim-provero – mi avete riportato da questa parte".I sanitari, sorpresi, comprendono perfettamente lagrande esperienza da lui fatta, più che dalle paro-le dall'espressione raggiante e gloriosa di unuomo che, pur per pochi attimi, era entrato neltunnel di quel processo che noi chiamiamo morte.L'ordine dato dai medici di assoluto riposo èinfranto da loro stessi perché troppa è la curiositàdi udire il racconto di una simile esperienza.Quando io fui ammesso nella stanza dell'ospeda-le quale suo amico per una breve visita, compresiche mi aspettava con ansia e la prima cosa che midisse fu: "Marcello, io lo dico a te e tu lo devi direa tutti: morire è meraviglioso! Si passa di colpodentro una luce che non ha uguali e provi una pacee una beatitudine che non è confrontabile con nes-sun'altra sensazione". Mi richiese insistentemen-te la promessa che fino a quando fossi vissutoavrei annunziato a chiunque l'inesistenza dellamorte.Tre giorni dopo, il 6 ottobre, un medico si avvici-na al letto di Renzo e chiede se ha bisogno di qual-cosa. Risposta: "Io no, dottore. E lei ha bisogno?"Poi prosegue: "Vede, dottore, io non ho altro dachiedere, perché questa esperienza mi ha dato lacertezza su quanto ho pensato in tanti anni, e cioèche l'uomo passa tutta la vita ai margini dellaGloria di Dio e non se ne accorge. E la Gloria diDio è proprio quella luce nella quale, sia proprioper brevissimo tempo, mi è stata data la possibi-lità di entrare".Detto questo si addormentò, e non riaprì più gliocchi in questo mondo.Si concluse così la vita di Renzo Buricchi cheaveva fatto per cinquant'anni il tabaccaio nellacittà di Prato.

(tratto da: Marcello Pierucci, "Un cipresso permaestro ", Edizione Studio Domenicane)

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Se Giovanni scrivessealla Comunità come sefosse l'ottava chiesacosa le direbbe? E' ladomanda che continuoa farmi da un mese, percui ho deciso di tentareuna risposta.E' certo che laComunità, come le settechiese dell'Apocalisse, ècustodita da un Angeloparticolare, espressionedella protezione di Dioche l'ha voluta e checontinua a farla vivereed a farla conoscere nelmondo.Altra certezza è che ilSignore sa come ci com-portiamo noi tutti che nefacciamo parte, usu-fruendo di questa parti-colare protezione divi-na. Quello che non sappiamo è come il Signoreci giudica.Con la consacrazione ci ha chiamati a far partedi questo manipolo di privilegiati e Lui solo sacon quale coerenza viviamo questa sua chia-mata. Il suo "vieni" ed il suo "ascolta" caratte-rizzano quotidianamente il nostro cammino diawicinamento a Lui? Le nostre opere, la nostrafede, l'amore ed il servizio che diamo agli altri,sono degni della sua predilezione?Quanto vorrei non sentirmi dire come alla chie-sa di Sardi "conosco le tue opere; ti si credevivo invece sei morto, non ho trovato le tueopere perfette davanti a Dio".Ma Signore, ti riferisci proprio a me? "Sì, per-ché presumevi, credevi e ti comportavi come ilfariseo..., senza dire mai "Signore, abbi pietà,

consolami, anche se seicon me adirato".Cosa devo fare, allora,perché tu possa trovar-mi degno di vedere iltuo volto? "Hai tutto, laGrazia e lo SpiritoSanto e tanti altri doniperché tu posa vivere latua chiamata in modoautentico da monaconel mondo".Fra i tanti doni che ilSignore ci ha dato, c'èpure lo Statuto che ciesorta (art. 18) a viverela vita di Comunitàmediante la qualesiamo educati a spo-gliarci del nostro indivi-dualismo e che rende"più facile la rinuncia asé stessi nella pazienzae nell'umiltà per viverel'amore". Esso ci dice

pure "una è la Carità, anche se duplice è l'og-getto di essa. Niente è da preferirsi alla Carità,niente è peggiore della discordia e della inimi-cizia" (artt. 31-32).Ci siamo qualche volta domandati come ono-riamo questo impegno di carità verso Dio everso gli uomini? Utilizziamo i consigli evange-lici come strumenti del nostro cammino di amoreverso Dio? L'amore per i fratelli è fatto di atten-zione, di solidarietà, di rispetto, di comunione?Oppure viviamo il nostro rapporto con Dio inmaniera superficiale e quello con gli uomini tramormorii, giudizi, pettegolezzi, ostentazioni evanagloria? Ci copriamo spesso il volto con unamaschera per nascondere agli altri come real-mente siamo, oppure ci apriamo per farciamare così come siamo mettendo a nudo tutta

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la nostra realtà intima?Cerchiamo, nell'impegno di amore, di non esse-re freddi; alla chiesa di Efeso, che Io era, ilSignore ha detto che non le dava "da mangia-

re dall'albero della vita che sta nel Paradiso di

Dio".il nostro Statuto ci raccomanda "perché sia pos-sibile una vita di preghiera [..] che ognuno col-tivi il raccoglimento, la mortificazione e difendaquel tanto di silenzio e di solitudine che a cia-scuno è possibile" (art. 27).La nostra vocazione monastica deve nasceredall'amore di Dio, dal desiderio della vita eter-na, dalla fedeltà a Cristo e si realizza con lalotta al demonio, il timore del peccato, il pen-siero della morte come strumento per arrivare aDio.Egli ci chiama e se la sua Parola entra in noi eci converte, noi saremo elevati alla sua felicità.Siamo fedeli alla nostra consacrazione ed alnostro essere monaci nel mondo? Se non vivre-mo con impegno il nostro monachesimo,rischiamo di sentirci dire, come i cristiani diLaodicea, che siamo tiepidi, superficiali edindifferenti e perciò meritiamo di essere vomita-ti. Con la consacrazione, devo sentirmi "impe-

gnato a rendere testimonianza di una presenza

di Dio fra gli uomini... ad essere strumento dipace... messaggero di gioia; (si) eviti ogni giu-dizio malevolo, ogni durezza di cuore; (il con-sacrato) sia umile, tollerante, operatore di pace

perché possa essere riconosciuto Figlio di Dio"

(art. 33).Ci sforziamo di essere così come ci chiede laComunità in questo articolo dello Statuto? Ci

sentiremo dire dal Cristo quello che ha detto aicristiani di Pergamo "tu tieni saldo il mio nome

e non hai rinnegato la mia fede"? L'i mperviosentiero che porta a Dio attraverso tappe suc-cessive di svestizione del proprio io, ci porta ariempirci di Dio ed ad avere la pienezza dellaCarità?Siamo veramente monaci, cioè, come diceBasilio, "cristiani che, rivestiti di Cristo, cercano

Dio solo"? Ai cristiani di Sardi, il Signore rac-comanda: "svegliati e rinvigorisci ciò che rima-ne e sta per morire, perché non ho trovato le tueopere perfette davanti al mio Dio" .Vogliamo sentirci dire queste parole o, piuttosto,queste altre "non cancellerò il suo nome dallibro della vita ma lo riconoscerò davanti alPadre mio ed ai suoi Angeli"? Sarebbe vera-mente triste non essere riconosciuti come figlidavanti al Padre!La prospettiva più bella, più stimolante e cheogni fratello e sorella della Comunità dovrebbeaugurarsi è quella che il Signore enuncia allafine del terzo capitolo dell'Apocalisse: "Io, tuttiquelli che amo, li rimprovero e li castigo... ecco,sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta lamia voce e mi apre la porta, lo verrò da lui,

cenerò con lui ed egli con me. II vincitore lo faròsedere con me sul mio trono, come lo ho vinto emi sono assiso con il Padre mio sul suo trono".

Bellissimo ed intimo dialogo di amore che cipropone il Cristo, ma abbiamo fede e, soprat-tutto, speranza per poterlo veramente realizza-re?Vieni Signore Gesù!

Nello stato di aridità e di abbandono pare che l'anima si avvantaggi,più, nella via della perfezione; perché in questo stato si cammina confede Con tutto che bio sta nascosto, l'anima però sempre sta attentae applicata a Lui; ma è una applicazione nella sola volontà di bio. Tuttociò che l'anima apprende, in questo stato, la fa spogliare da tutto edella resta sola con bio solo.

(Santa Veronica Giuliani, dal "Diario")

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.... A ModenaDa sinistra: donGiacomo Morandi,Emmanuele Morandi,Carla Bergamini

.... A CaltanissettaDa sinistra: don CataldoNaro, Preside dellaFacoltà teologica diPalermo, Mons. AlfredoGarsia, vescovo diCaltanissetta, il prof.Pino Gioia, docente difilosofia delle religioniall'Università di Palermo

.... A RomaDa sinistra: il Presidedell'Istituto di Scienze reli-giose della Gregoriana, SivShonberg, Delegata diRoma, un padre missionarioche ha tenuto una delle rela-zioni, Stefano Albertazzi,della vita comune.

...a San SeveroDa sinistra: p.Paolo, Pino Guarnieri, Mons.Seccia,Vescovo di San Severo, Luigi Russo

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II prof. Gianfranco Morra, uno dei più noti sociologi italiani, ha parlato del padrea Bologna in una conferenza tenuta il 5 dicembre 2001.

Riteniamo doveroso pubblicare per intero il suo intervento, sperando di fare cosa gradita a tutti.

Ringrazio il prof. Giuseppe Guarnieri per questo invito aparlare di don Divo Barsotti in occasione della comparsadi una ricca e stimolante raccolta di scritti su di lui (DivoBarsotti, testimone di Dio nell'Italia del Novecento). Pino èstato uno dei miei primi scolari, ora è "maestro", ma infondo siamo sempre rimasti tutti e due "scolari". E con ciòesprimo una convinzione di Divo Barsotti: che "uno solo èil nostro Maestro" ( Mt. 23, 8). Ho ripensato ai miei incon-tri, virtuali e reali con questo testimone di Dio. Negli anniCinquanta il suo diario La fuga immobile, col suo titolovolutamente plotiniano, fu tra le opere che mi aiutarono araggiungere una adeguata intuizione dell'esperienza reli-giosa. Negli anni Settanta i miei interessi sono andati allafilosofia della religione, con i due volumi dell'opera Diosenza Dio (Il ed., Japadre, L'Aquila 1981-89), nei qualiseguivo una linea non lontana da quella di don Divo: pri-mato della esperienza religiosa, assenza di Dio come"Tutt'Altro" e insieme sua presenza come "Non aliud", pos-sibilità di un discorso analogico su Dio e superiorità dellateologia negativa e della mistica. In quegli anni ero anchei mpegnato nella Grande Antologia Filosofica di MicheleFederico Sciacca, con un contributo di 700 pagine sullafilosofia della religione nell'Ottocento e , nel Novecento. Efurono proprio gli scritti di Barsotti che mi stimolarono allaconoscenza della teologia ortodossa. Più tardi, quale pre-sidente del Premio Internazionale di Cultura cattolica, riten-ni di proporlo per il riconoscimento, che gli fu conferito nel1 988 (un premio, giunto ormai alla ventesima edizione,che fu dato anche ai cardinali Ratzinger e Biffi, come purea don Giussani e Augusto Del Noce). In quella occasioneebbi modo di stare con lui due giorni a Bassano delGrappa e di ascoltare alcune sue meditazioni. Nel 1998,ricorrendo il secondo centenario della nascita, stesi unostudio sulla La filosofia di Leopardi, pel quale mi avvalsi diuna stimolante monografia di Barsotti, quella su La religio-

ne di Giacomo Leopardi, con la sua tesi provocatoria (eper me ancora ardua) che la "religiosità" del poeta diRecanati sarebbe superiore a quella del Manzoni.

Ma il colloquio con le sue opere (più di seicento titoli, nonpochi dei quali tradotti in lingue straniere) è durato a lungoe dura ancora. Un insieme così vasto di scritti, da far tre-mar le vene ai polsi. Si tratta di un caleidoscopio ricco evariegato, certo, ma anche riconducibile ad un Leitmotiv

unico e unificante. Tale principio fondamentale è il cristo-centrismo. Tutto il resto costituisce, in fondo, i raggi di que-sta stella polare, le pietre aggiunte alla "pietra d'angolo"che regge tutto l'edificio, il motore che consente infinitiviaggi pneumatici. Barsotti, sacerdote cattolico, è stato un

sapiente consigliere spirituale, un efficace insegnante neiseminari, un uomo di profonda cultura, un poeta delicatoed un efficace scrittore. E' stato un esempio e un anticipa-tore di uno dei più grandi risultati del Concilio VaticanoSecondo: la riscoperta della scrittura non tanto in sensostorico-critico o fondamentalistico, quanto soprattutto allaluce dello Spirito sotto la guida della Tradizione per la cre-scita dei credenti. Fenomenologo sofferto della esperienzareligiosa in tutte le sue manifestazioni, ha lasciato nei suoinumerosi Diari la memoria di un itinerarium mentis indeum e ancor più cordis in deum. I suoi scritti di spiritua-lità sono una toccante analisi di come la Rivelazione si fastoria e salvezza per tutto l'uomo e per tutti gli uomini.Barsotti ha avuto il merito, in anni in cui dominavano eanche spadroneggiavano teologi con tendenze intellettua-listiche, di enunciare, nel solco aperto da De Lubac,Daniélou e soprattutto von Balthasar, una antropologia teo-logica, nella quale l'uomo riconosce il volto di Dio in Cristo,nella sua propria intimità e nel volto dei fratelli. Molto agi-rono su di lui, in tal senso, due importanti tradizioni: quel-la della patristica, sulla quale ci ha donato uno degli scrit-ti più penetranti (La dottrina dell'amore nei padri dellaChiesa fino a Ireneo, Vita e Pensiero, Milano 1963); equella della teologia orientale della bellezza, studiata daBarsotti con "intelletto d'amore" sin dagli anni giovanili (ilsuo libro sul Cristianesimo russo, LEF, Firenze, è del 1948).

Barsotti ebbe la sorte di tutti i profeti. Più volte nei suoiDiari egli parla di "congiura del silenzio", di "rifiuto", di"emarginazione". Egli fu isolato e combattuto per quellescoperte, che i ruminanti preconciliari (se vogliamo servir-ci dell ' immagine del Maritain) non potevano che rifiutare.Quando, però, i montoni postconciliari ebbero distruttoquel vecchio modo di fare teologia, in nome del rifiuto dellecosiddette "ellenizzazione" e "romanizzazione" dellaChiesa, Barsotti capì che il rimedio era peggiore del male,in quanto apriva le porte ad una teologia secolaristicadistruttiva della originalità e della efficacia del messaggiocristiano, non di rado ridotto alla sociologia o alla psicolo-gia. Era la banalizzazione della comunione dei santi a cri-stianesimo sociale. Ha scritto Barsotti nel volume Vivere lafede oggi, che è del 1992: "La Chiesa esiste per donareDio a tutti gli uomini e portare a Dio tutti gli uomini. E ' benaltro che battersi per la giustizia sociale, la promozioneumana, i diritti dell'uomo, la pace nel mondo" (p. 106).Anche in ciò Barsotti è stato maestro: nel sapersi mantene-re lontano dalla falsa e interessata antitesi tra conservatorie progressisti, per enunciare una ecclesiologia della unitàagapica e per indicare nella verità e nella santità il fonda -

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mento di ogni rinnovamento fedele alla tradizione ed almistero della liturgia – una liturgia che non va moderniz-zata, ma eternizzata nella sua perenne novità. Barsotti haobbedito al Magistero della Chiesa con intelligenza docilee rispettosa della coscienza di tutti, soprattutto di coloroche hanno il compito di insegnamento e di guida.Pensatore agostiniano, ha riproposto la tradizione cattoli-ca dell' "ordo amoris" – una tradizione a tal punto peren-ne, che egli l'ha saputo ritrovare presente, con l'ardimentodella carità, anche in autori apparentemente lontani dalVangelo, come Leopardi, o decisamente anticattolici, comeDostoevskij .

Barsotti ha enunciato la forma più alta di ecumenismo –o di cattolicesimo, dato che le due parole si equivalgono.Che non è confusione di religiosità diverse, né sincretismodi spiritualità incomparabili, né concordiamo confusiona-rio, né espediente sociale o politico. Non è quell'atteggia-mento per cui il cattolico rispetta tutte le religioni, meno lapropria (per servirci di una definizione umoristica diffusain ambienti ecclesiali). In questa enunciazione egli sapevabene i rischi che correva, ma non ha voluto evitarli, inquanto era in grado di superarli. L'ecumenismo di Barsottiè un elemento della sua mistica cristologica. Egli è convin-to che il primato, nella religione, va alla esperienza, nonalla teologia, la quale costituisce una conoscenza di secon-do grado, valida solo nella misura in cui sia fondata sullaprima: "La fede sta alla teologia (scrive) come l'esperienzasensibile sta alla conoscenza razionale" (L'attesa, SEI,Torino 1995, p. 264). E ciò perché la stessa mistica è unaforma di teologia: "Vi è, scrive in Monachesimo e mistica( Abbazia s. Benedetto, Seregno 1 996, p. 66), un ambitoproprio della teologia mistica, ma giustamente la mistica èuna teologia: conoscenza di Dio". Certo, una conoscenzanon catafatica, ma apofatica, come mostrò il più raziona-lista dei teologi, s. Tommaso d'Aquino, che non volle com-pletare la sua Summa, dato che tutto quanto aveva scrittogli sembrava insignificante come un fuscello di paglia("omnia quae scripsi, mihi videntur paleae").

Ora se è vero, come scrive s. Paolo, che l'intero univer-so geme nell'attesa della liberazione (cfr. Rom. 8, 22), sideve anche ammettere che ogni esperienza religiosa anti-cipa nostalgicamente e prepara quell'adempimento ultimoe definitivo della spiritualità umana che fu il messaggio diGesù. L'ecumenismo mistico di Barsotti non è né teologico,né ecclesiologico, né diplomatico. E un ecumenismo misti-co: "unica (scrive) è la religione dell'uomo, non solo per-ché la natura dell'uomo è fondamentalmente identica intutti, ma una sola è la via che conduce a Dio perché è quel-la che Dio stesso ha percorsa per scendere all'uomo" (IISignore è uno, Ed: del Seminario, Caltanisetta 1 991, p.28). La rivelazione di Cristo non sconfessa le precedentirivelazioni cosmica e profetica – le completa e le compie.Barsotti ha preceduto la Costituzione Conciliare "Lumen etgentium", laddove vi leggiamo. "Tutto ciò che di buono edi vero si trova nelle religioni è ritenuto dalla Chiesa comepreparazione al Vangelo" (par. 1 6). La superiorità del cri-stianesimo non avviene per esclusione, ma per assunzione.

Una assunzione che non può essere limitata alla successio-ne temporale delle religioni, ma va intesa nel senso del cri-stocentrismo mistico e della attesa escatologica propria diogni religione. E che non richiede neppure una conversio-ne di coloro che credono in religioni diverse da quella cat-tolica, dato che "Cristo è tutto ed è in tutto" e "il cristiane-simo dimostra di essere l'unica religione vera nella suacapacità di assumere tutta la vita religiosa del mondo" (InCristo, p. 156). E ciò in piena consonanza con la "Lumengentium", la quale, al par. 22, assicura la salvezza "nonsolamente ai cristiani, ma anche a tutti gli uomini di buonavolontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia. Cristoinfatti è morto per tutti".

Siamo, come si comprende, ad una altezza tale, che ledifferenze si scolorano e le contrapposizioni si spengono,in quanto gli alberi contano meno della foresta. E tale fore-sta è la centralità di Cristo in ogni realtà e, pertanto, inogni religione, anche se non cristiana. E non tocca certo ame, che teologo non sono, esprimere un giudizio critico suquesto ecumenismo mistico di Barsotti, del quale egli stes-so ha sentito tutti i rischi, se è vero che scrive nel suo dia-rio In Cristo (Rusconi, Milano 1 988, p. 37): "Non è senzapericolo studiare le religioni e vedere la loro convergenzain Cristo". Ho solo voluto, con queste poche e da pocoparole, indicare i molti motivi per cui la testimonianza suaè stata così rilevante nell'Italia del Novecento.

Barsotti, in fondo, col suo cristocentrismo, con la sua riva-lutazione della liturgia e dei sacramenti, con le sue radicinella tradizione pneumatica orientale, con il suo ecumeni-smo escatologico, con il suo richiamo al primato della fedecostituisce il più salutare antidoto in un'epoca che non dirado, in nome dell'aiuto materiale ai poveri e ai disereda-ti, finisce per congiurare contro la spiritualità e la mistica,trasformando la Chiesa in una succursale della CroceRossa. Di questa sua maieutica della spiritualità misticaBarsotti ha sempre avuto piena consapevolezza, tanto cheposso concludere questa breve e tenue presentazione conle parole di una sua intervista, concessa nel 1997:"Bisogna tornare ad annunciare Cristo in tutta la sua radi-calità. Oggi la predicazione della Chiesa parla solo inci-dentalmente di Cristo. La protezione della vita, la pace deipopoli sono tutte cose importanti, e la Chiesa fa bene adimpegnarsi, ma il cristianesimo è altro. Non è solo promo-zione umana. In passato c 'era forse troppo moralismo, maoggi esistono solo i problemi sociali. Non si parla più diCristo, di Dio. Oggi la Chiesa non parla più a nessuno.Forse solo ai politici; finisce sui giornali, ma poi la gentecerca il cibo spirituale altrove, come nelle sette, ed è uncibo inquinato. Si punta troppo sulla dottrina sociale: nontocca alla Chiesa eliminare la povertà del mondo. L'hadetto Gesù: i poveri li avrete sempre con voi. Questo nonci esime dal fare, ma senza pretendere di risolvere que-stioni sociali una volta per tutte. Il nostro compito è un altro:la salvezza dell'uomo per l'eternità" (nel vol. di R. Righetto,Monaci. Silenzio e profezia nell 'era post-cristiana,Camunia, Firenze 1997, pp. 41-2).