Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

15
LA VOCE DEL PADRONE di Roberto Seghetti L’informazione è un bene pubblico, che contribuisce alla consapevolezza dei cittadini e li aiuta nell’esercizio dei loro diritti, non ultimo quello della scelta dei rappresentanti. Ma è anche un affare privato, per grandi gruppi editoriali, nei quali si intrecciano i destini e le volontà dei più importanti protagonisti del capitalismo italiano. Ecco la mappa dei padroni del quarto potere. I rapporto tra la funzione di servizio collettivo che svolge l’informazione nella società e i legittimi ma privati interessi degli industriali, dei banchieri, dei finanzieri e dei politici che posseggono i pacchetti azionari di quotidiani, periodici, tv, radio e società di raccolta pubblicitaria è da molto tempo argomento di dibattito appassionato. Se ne parla in Italia, ma anche in tutti gli altri paesi in cui si presenta sempre più spesso il problema degli intrecci tra l’industria della notizia, l’intrattenimento, le imprese manifatturiere, il sistema bancario e finanziario. In questo breve articolo non si punta a sostenere un’opinione o una proposta di soluzione. L’obiettivo è più semplice: mettere in fila i nomi degli azionisti ai quali fanno capo oggi i principali gruppi editoriali privati italiani e indicare alcuni dei rapporti che li collegano. Può essere un esercizio apparentemente banale: gli addetti ai lavori conoscono già, in tutto o in parte, queste informazioni. Il problema è che non le conoscono gli altri. E la conoscenza non è mai un fatto banale. In questo primo elenco, che prende le mosse da Rcs Mediagroup, un salotto dove si possono incontrare alcuni tra i nomi più importanti del capitalismo italiano, non si trovano in realtà tutti gli editori. Tra l’altro mancano le agenzie di stampa, fornitori all’ingrosso e strumento centrale quanto poco conosciuto dell’industria dell’informazione. Se ne parlerà in un prossimo articolo. Le informazioni sono tratte da notizie di stampa e dalle pubblicazioni della Consob, la Commissione che vigila sul mercato finanziario. La Consob pubblica regolarmente gli azionisti che posseggono pacchetti di titoli superiori alla soglia del due per cento del capitale sociale delle aziende quotate e i patti parasociali con relativi firmatari (www. consob.it, vedere sotto società quotate: vi si trovano l’azionariato, le partecipazioni rilevanti, gli organi sociali, gli eventuali patti parasociali). Le informazioni risalgono al 14 febbraio 2007. RCS MEDIAGROUP Rcs è uno dei principali gruppi editoriali italiani ed europei. Oltre al settore libri e librerie (un marchio per tutti: Rizzoli), il gruppo controlla quotidiani, periodici, radio, raccolta pubblicitaria. Tra questi: Corriere della sera , Gazzetta dello sport , City , Io Donna , Magazine , Il Mondo , Style , ViviMilano , Sportweek , Novella 2000 , Astra , Amica , Anna , Brava casa , Max , Casamica , Rcs pubblicità, Agr radio, Cnr radio, Play Radio, Rin Digital Radio. Tra le partecipazioni all’estero, in Spagna Rcs Mediagroup controlla, tra l’altro: El Mundo , il quotidiano economico Expansion e quello sportivo Marca . Al gruppo Rcs fa anche capo il 7,5 per cento del gruppo italiano Poligrafici editoriale, che controlla Il Giorno , La Nazione , Il Resto del Carlino , il Quotidiano nazionale . Chi controlla Rcs Mediagroup Il capitale sociale della Rcs Mediagroup è controllato da un patto di sindacato di cui fanno parte i principali operatori finanziari, bancari e industriali italiani, uniti da un accordo di mutuo rispetto e legame. Del patto di sindacato, che controlla oltre il 60 per cento delle azioni, fanno parte con pacchetti di titoli di diversa ampiezza: Mediobanca, Fiat, Gruppo Pesenti, Gruppo Ligresti, Diego Della Valle, Pirelli, Banca Intesa, Generali, Capitalia, Sinpar, Merloni, Mittel, Eridano finanziaria, Edison, Gemina. Fuori dal patto vi sono anche altri azionisti forti, tra i quali figura per esempio la

description

Chi controlla mass-media , stampa, tv , giorali in italia, i loro legami con la finanza ,con le industrie le banche e lo Stato che attuano continue censure e manipolano le masse distorcendo le informazioni

Transcript of Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

Page 1: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

LA VOCE DEL PADRONE di Roberto Seghetti L’informazione è un bene pubblico, che contribuisce alla consapevolezza dei cittadini e li aiuta nell’esercizio dei loro diritti, non ultimo quello della scelta dei rappresentanti. Ma è anche un affare privato, per grandi gruppi editoriali, nei quali si intrecciano i destini e le volontà dei più importanti protagonisti del capitalismo italiano. Ecco la mappa dei padroni del quarto potere.

I rapporto tra la funzione di servizio collettivo che svolge l’informazione nella società e i legittimi ma privati interessi degli industriali, dei banchieri, dei finanzieri e dei politici che posseggono i pacchetti azionari di quotidiani, periodici, tv, radio e società di raccolta pubblicitaria è da molto tempo argomento di dibattito appassionato. Se ne parla in Italia, ma anche in tutti gli altri paesi in cui si presenta sempre più spesso il problema degli intrecci tra l’industria della notizia, l’intrattenimento, le imprese manifatturiere, il sistema bancario e finanziario. In questo breve articolo non si punta a sostenere un’opinione o una proposta di soluzione. L’obiettivo è più semplice: mettere in fila i nomi degli azionisti ai quali fanno capo oggi i principali gruppi editoriali privati italiani e indicare alcuni dei rapporti che li collegano. Può essere un esercizio apparentemente banale: gli addetti ai lavori conoscono già, in tutto o in parte, queste informazioni. Il problema è che non le conoscono gli altri. E la conoscenza non è mai un fatto banale. In questo primo elenco, che prende le mosse da Rcs Mediagroup, un salotto dove si possono incontrare alcuni tra i nomi più importanti del capitalismo italiano, non si trovano in realtà tutti gli editori. Tra l’altro mancano le agenzie di stampa, fornitori all’ingrosso e strumento centrale quanto poco conosciuto dell’industria dell’informazione. Se ne parlerà in un prossimo articolo. Le informazioni sono tratte da notizie di stampa e dalle pubblicazioni della Consob, la Commissione che vigila sul mercato finanziario. La Consob pubblica regolarmente gli azionisti che posseggono pacchetti di titoli superiori alla soglia del due per cento del capitale sociale delle aziende quotate e i patti parasociali con relativi firmatari (www. consob.it, vedere sotto società quotate: vi si trovano l’azionariato, le partecipazioni rilevanti, gli organi sociali, gli eventuali patti parasociali). Le informazioni risalgono al 14 febbraio 2007.

RCS MEDIAGROUP

Rcs è uno dei principali gruppi editoriali italiani ed europei. Oltre al settore libri e librerie (un marchio per tutti: Rizzoli), il gruppo controlla quotidiani, periodici, radio, raccolta pubblicitaria. Tra questi: Corriere della sera , Gazzetta dello sport , City , Io Donna , Magazine , Il Mondo , Style , ViviMilano , Sportweek , Novella 2000 , Astra , Amica , Anna , Brava casa , Max , Casamica , Rcs pubblicità, Agr radio, Cnr radio, Play Radio, Rin Digital Radio. Tra le partecipazioni all’estero, in Spagna Rcs Mediagroup controlla, tra l’altro: El Mundo , il quotidiano economico Expansion e quello sportivo Marca . Al gruppo Rcs fa anche capo il 7,5 per cento del gruppo italiano Poligrafici editoriale, che controlla Il Giorno , La Nazione , Il Resto del Carlino , il Quotidiano nazionale .

Chi controlla Rcs Mediagroup

Il capitale sociale della Rcs Mediagroup è controllato da un patto di sindacato di cui fanno parte i principali operatori finanziari, bancari e industriali italiani, uniti da un accordo di mutuo rispetto e legame. Del patto di sindacato, che controlla oltre il 60 per cento delle azioni, fanno parte con pacchetti di titoli di diversa ampiezza: Mediobanca, Fiat, Gruppo Pesenti, Gruppo Ligresti, Diego Della Valle, Pirelli, Banca Intesa, Generali, Capitalia, Sinpar, Merloni, Mittel, Eridano finanziaria, Edison, Gemina. Fuori dal patto vi sono anche altri azionisti forti, tra i quali figura per esempio la

Page 2: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

famiglia dei costruttori romani Toti. Non solo. Al di là del patto di sindacato, ciò che emerge è anche un intreccio diretto e indiretto di partecipazioni tra i diversi azionisti. Tutto questo fa di Rcs Mediagroup un caso emblematico del capitalismo italiano e un esempio di come l’assetto proprietario dei mezzi di comunicazione crei oggi un oggettivo conflitto tra la necessaria libertà, autonomia e neutralità dell’informazione e i potenziali interessi di coloro che sono i proprietari dei veicoli che portano le notizie fino al pubblico.

I principali azionisti:

Mediobanca

La banca d’affari milanese (la più importante dal punto di vista storico ma con una forte e stabile presenza ancora oggi in tutti gli affari più importanti del capitalismo nazionale) controlla direttamente il 14,2 per cento di Rcs. Mediobanca è a sua volta partecipata da alcuni grandi azionisti, tra i quali: la banca romana Capitalia (possiede 9,6 per cento di Mediobanca e il 2,1 per cento di Rcs), la banca milanese Unicredito (7,7 per cento), il gruppo assicurativo, immobiliare e sanitario della famiglia Ligresti (controlla il 4 per cento di Mediobanca e il 5,1 per cento di Rcs), il finanziere francese Bolloré (4,9 per cento), il gruppo finanziario francese Groupama (4,8 per cento), il gruppo immobiliare del costruttore romano Danilo Coppola (4,5 per cento), il principale gruppo assicurativo italiano, le Generali (hanno il 2,1 per cento di Mediobanca e il 3,7 per cento di Rcs). Anche altri azionisti contano molto, pur non controllando quote di rilievo, perché fanno parte di uno storico patto di sindacato che controlla Mediobanca. Ecco i nomi e i relativi pacchetti azionari secondo quanto è scritto in questo accordo: il gruppo assicurativo milanese, vicino a Berlusconi, Mediolanum (1,8 per cento), la Pirelli (gomme e telecomunicazioni) di Marco Tronchetti Provera Pirelli (1,8 per cento di Mediobanca e 4,8 per cento di Rcs), il regno della famiglia Agnelli, la Fiat (1,8 per cento di Mediobanca e 10,2 per cento di Rcs), il colosso delle comunicazioni Telecom Italia (1,8 per cento), Ferrero (0,66 per cento), l’imprenditore dell’abbigliamento e finanziarie Della Valle (0,4 per cento e 4,3 per cento di Rcs), Cerutti e altri. La Fininvest della famiglia Berlusconi non fa parte del patto di sindacato direttamente. Da informazioni di stampa risulta avere lo 0,1 per cento della Mediobanca. Ma dire solo questo sarebbe riduttivo. Mediobanca è anche il principale azionista di: • Assicurazioni Generali, gigante assicurativo, forse la più importante multinazionale italiana (Mediobanca ne possiede il 13,6 per cento), le quali a loro volta controllano: il 3,7 per cento della Rcs; il 5,2 per cento della Pirelli, che a sua volta possiede il 4,8 per cento di Rcs; il 5,0 per cento di Intesa San Paolo, che a sua volta controlla il 4,8 per cento di Rcs; il 2 per cento della Fiat, che a sua volta controlla il 10,2 per cento di Rcs; il 2,1 per cento di Mediobanca che possiede appunto il 14,2 per cento di Rcs.

• Pirelli, società attraverso la quale Tronchetti Provera controlla insieme ad altri soci

• Telecom Italia (Mediobanca possiede il 3,9 per cento di Pirelli), la quale a sua volta controlla il 4,8 per cento di Rcs.

Fiat

Il gruppo Fiat controlla il 10,2 per cento di Rcs e vede tra i suoi principali azionisti Agnelli & C Sapa (30,4 per cento. La famiglia controlla direttamente anche il quotidiano La Stampa e la società di raccolta pubblicitaria Publikompas), Generali (possiedono il 2,0 per cento della Fiat e il 3,7 per cento della Rcs), Unicredito (5,2 per cento).

Gruppo Pesenti

Page 3: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

Il gruppo cementiero (Italcementi) che fa capo alla famiglia Pesenti controlla il 7,2 per cento della Rcs, ma è anche tra i principali azionisti (2,6 per cento) della Mediobanca, che a sua volta possiede il 14,2 per cento di Rcs (vedi Mediobanca).

Gruppo Ligresti

Il gruppo assicurativo, immobiliario e delle cliniche (Fondiaria, Sai, Milano) che fa capo alla famiglia Ligresti controlla il 5,1 per cento di Rcs. Ma è anche azionista di: Mediobanca (Ligresti ne possiede il 4,0 per cento), la quale a sua volta controlla il 14,2 per cento di Rcs (vedi a cascata le partecipazioni di Mediobanca); Pirelli (Ligresti ne possiede il 4,2 per cento) che a sua volta controlla il 4,8 per cento di Rcs.

Gruppo Benetton

La famiglia Benetton (abbigliamento, Autostrade, Autogrill, telecomunicazioni, televisione) controlla il 5,0 per cento della Rcs Mediagroup. Nello stesso tempo è anche azionista di Pirelli (3,9 per cento), che a sua volta possiede il 4,8 per cento di Rcs.

Famiglia Toti

Attraverso la Si.To. la famiglia di costruttori romani Toti controlla il 5,1 per cento di Rcs Mediagroup. Nello stesso tempo la famiglia Toti è anche un azionista importante di Capitalia (fa parte del patto di sindacato), la quale a sua volta possiede direttamente il 2,1 per cento di Rcs ed è azionista fondamentale di Mediobanca.

Banca popolare italiana Formalmente la Banca popolare italiana, ex Lodi, controllata da migliaia di azionisti, fra i quali figurano Holmo (Coop) con il 3,4 per cento, Leonardo Capital (2,0) e Credit Suisse (2,0), possiede il 5,8 per cento dei titoli Rcs. Ma è già noto che la famiglia Rotelli (cliniche) ne ha opzionato a tempo una parte e così, quando il passaggio delle azioni avverrà, Rotelli giungerà a superare il 5,0 per cento della Rcs Mediagroup con un corrispondente calo della partecipazione della Bpi.

Intesa San Paolo

Questa mega banca è il prodotto della fusione tra Banca Intesa e San Paolo di Torino. Possiede direttamente il 4,8 per cento della Rcs ed è controllata da Credit Agricole (5,4 per cento), F. Cassa di Risparmio di Bologna (2,7), F. Cassa di Risparmio di Padova (4,1), F. Cariplo (4,6) Generali (5,0 di Intesa San Paolo e 3,7 di Rcs), Giovanni Agnelli & C (2,4 e, attraverso Fiat, 10,2 per cento di Rcs), Carlo Tassara Spa (2,2), Compagnia San Paolo (7,6), F.Cr Parma (4,9).

Pirelli

Il gruppo Pirelli (cavi e telecomunicazioni) controlla il 4,8 per cento della Rcs (oltre a essere uno dei principali azionisti della catena di controllo di Telecom Italia , nella cui pancia ci sono anche la rete televisiva La 7 e l’agenzia di stampa ApCom) ed è a sua volta partecipato da: Gruppo Ligresti (4,2 per cento Pirelli e 5,1 della Rcs), Tronchetti Provera (25,5 per cento), Mediobanca (3,9 per cento e 14,2 della Rcs), Gruppo Benetton (3,9 per cento e 5,0 di Rcs), Generali (5,2 per cento e 3,7 di Rcs), Capitalia (1,5 per cento e 2,1 di Rcs).

Della Valle

Page 4: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

Diego della Valle (Tod’s, Fay...), che partecipa anche al capitale di Mediobanca, controlla direttamente il 4,3 per cento della Rcs Mediagroup.

Assicurazioni Generali

È il principale gruppo assicurativo italiano e una delle poche, vere multinazionale italiane. Direttamente le Generali controllano il 3,7 per cento di Rcs Mediagroup. A sua volta le Generali sono partecipate da: Mediobanca (ha il 13,6 per cento di Generali ed il 14,2 di Rcs), Banca d’Italia (4,7 per cento), Gruppo Ligresti (2,4 per cento e 5,1 per cento di Rcs), Capitalia (3,0 per cento e 2,1 di Rcs), (Tassara 2,2 per cento Generali e grande azionista anche di Intesa San Paolo), Unicredito (3,6 per cento). Le Assicurazioni Generali sono anche azioniste di: Mediobanca (ne possiedono il 2,1 per cento) la quale a sua volta controlla il 14,2 per cento di Rcs (vedi a cascata le partecipazioni di Mediobanca); Intesa San Paolo (5,0 per cento), che a sua volta controlla il 4,8 per cento di Rcs; Capitalia (2,3 per cento), a sua volta azionista Rcs con il 2,1 per cento; Pirelli ( 5,2 per cento), a sua volta azionista Rcs con il 4,8 per cento.

Capitalia

La grande banca romana controlla il 2,1 per cento di Rcs. Nel suo capitale figurano F.Cr. Roma (7,1), Banco di Sicilia (3,3), F. Manodori (3,8), Abn Amro (7,6), gruppo Ligresi (3,1 di Capitalia e 5,1 diretto di Rcs), Generali (2,3 di Capitalia e 3,7 diretto di Rcs), Libyan Arab B. 5,0), Regione Sicilia (3,3 per cento), famiglia Angelucci (2,1 per cento, famiglia attiva nel settore delle cliniche ma anche in quello dei quotidiani), famiglia Toti (2,0 per cento e 5,1 per cento diretto Rcs). Al di fuori di questo gruppo figurano come azionisti anche il banco Santander della potente famiglia spagnola Botin, presente anche nelle Generali, il finanziere francese Bolloré, azionista di rilievo della ediobanca, che è a sua volta azionista centrale di Generali e di Rcs. Capitalia è azionista a sua volta di: Mediobanca (9,6 per cento e 14,2 per cento diretto Rcs); Pirelli (1,5), che a sua volta possiede il 4,8 di Rcs; Generali (3,0) che a sua volta possiede direttamente il 3,7 per cento di Rcs;

Ubs fiduciaria

Possiede il 3,4 per cento di Rcs.

Mittel

È la finanziaria bresciana roccaforte di Giovanni Bazoli. Possiede l’1,2 per cento di Rcs. Mittel è decisiva anche in Intesa San Paolo , di cui Bazoli è nume tutelare, la quale possiede il 4,7 di Rcs. E’ in corso la trattativa per la fusione tra Mittel e la Hopa , finanziaria bresciana guidata da Chicco Gnutti, in cui figura come azionista anche l’Unipol. In seguito a questo matrimonio Mittel parteciperà alla catena di comando della Telecom Italia.

Gemina Gemina controlla l’1,0 per cento di Rcs. A sua volta è controllata da Investimenti Infrastrutture (famiglia Romiti, famiglia Benetton, che controlla direttamente il 5,0 per cento di Rcs) con il 20 per cento, dalla famiglia Toti con il 12,2 per cento (a sua volta possiede il 5,1 per cento di Rcs), da Capitalia con il 2,0 per cento (controlla il 2,1 di Rcs), Generali con il 2,8 per cento (controlla il 3,7 di Rcs), Mediobanca con il 12,6 per cento (controlla il 14,2 per cento di Rcs) e gruppo Ligresti con il 3,0 per cento (controlla il 5,1 per cento di Rcs).

Edison

Il gigante privato dell’elettricità controllato da Edf e Transalpina possiede l’1 percento di Rcs.

Page 5: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

Merloni

La Merloni Invest di Francesco Merloni possiede l’1,5 per cento di Rcs.

Sinpar

La Sinpar della famiglia Lucchini (ex acciaierie di Brescia ora finite in mano a investitori russi) possiede l’1,8 per cento della Rcs.

Eridano Finanziaria

La finanziaria della famiglia Bertazzoni (elettrodomestici Smeg) controlla l’1,1 per cento di Rcs.

MEDIASET

Mediaset è un colosso televisivo e pubblicitario in Europa. In Italia controlla Canale 5, Italia uno, Rete quattro. La società di raccolta pubblicitaria è Publitalia. Nel luglio 2006 la capogruppo Mediaset ha celebrato i dieci anni dalla quotazione alla Borsa valori di Milano. Oggi rappresenta il principale gruppo televisivo commerciale italiano e una delle maggiori imprese di comunicazione a livello mondiale. I ricavi netti consolidati dell’attività in Italia hanno raggiunto nel 2005 2.748,1 milioni di euro (+4,5%% rispetto al 2004). Il risultato operativo è stato di 828,7 milioni di euro (+4,1%). La redditività operativa ha toccato la soglia del 30,2% (30,2% nel 2004). L’utile preimposte è stato di 778,6 milioni di euro (+4,6%). Il Gruppo Mediaset, in Italia, è impegnato nelle seguenti attività: televisione generalista analogica; canali tematici gratuiti in digitale terrestre; offerta pay per view in digitale terrestre; multimedialità. Il gruppo Mediaset controlla oggi più del 40 per cento dell’intero share nazionale e il 20 per cento dello share in Spagna. Raccoglie una quota proporzionale di risorse pubblicitarie.

Chi controlla Mediaset

L’azionariato del gruppo Mediaset è abbastanza semplice: la quota di maggioranza è controllata, attraverso la Fininvest , dalla famiglia Berlusconi , che ha interessi anche nel settore immobiliare e alcune partecipazioni nel settore assicurativo e bancario. Direttamente alla famiglia Berlusconi, sempre attraverso la Fininvest , fa capo anche la maggioranza del gruppo editoriale Mondadori, colosso librario e dei periodici. Alla signora Veronica Lario, moglie di Silvio Berlusconi, fa capo una quota importante del quotidiano Il Foglio . Al costruttore Paolo Berlusconi e alla Mondadori fanno capo importanti pacchetti azionari del quotidiano Il Giornale . La Fininvest ha piccole partecipazioni in Mediobanca e in Capitalia, che a loro volta sono azioniste di Rcs Mediagroup.

Fininvest (39,2 per cento)

È la società finanziaria controllata dalla famiglia Berlusconi.

Capital Research and Management Company

Questo fondo internazionale possiede il 7,5 per cento del gruppo Mediaste.

ARNOLDO MONDADORI EDITORE

Il gruppo Mondadori è il principale gruppo librario e di periodici in Italia e tra i più importanti in Europa, con partecipazioni forti in Francia, Grecia, Inghilterra. La Mondadori pubblicità ha una

Page 6: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

quota decisiva del mercato in Italia. La distribuzione è altrettanto forte. Tra i marchi librari, oltre alla stessa Mondadori, basti citare il controllo diretto di Einaudi, Sperling & Kupfer, Electa, Piemme, Random House Mondadori, più le partecipazioni in altri marchi. Tra periodici e radio ecco una breve e incompleta lista delle testate più importanti: Panorama , Tv Sorrisi e canzoni , Chi , Donna moderna , Grazia , Auto oggi , Cambio , Casa viva , Confidenze , Economy , Flair , Focus , Guida Tv , Men’s Health , Prometeo , Starbene , Sale & Pepe , Cosmopolitan , Cucina moderna , Nuovi argomenti , Ciak, Radio 101.

Chi controlla la Mondadori

La famiglia Berlusconi , attraverso la Fininvest e altre società, controlla il 57,4 per cento del gruppo.

Silchester International Investors Ldt

Questo fondo detiene il 3,1 per cento della Mondadori.

Tweedy Browne Company LLC

Questo fondo controlla il 5,0 della Mondadori.

GRUPPO EDITORIALE L’ESPRESSO

Il gruppo Editoriale l’Espresso è uno dei principali poli editoriali italiani. Controlla il quotidiano La Repubblica e i periodici ad esso collegati, una catena di giornali locali di grande rilevanza, il settimanale l’Espresso , ma anche Limes e Micromega ; il sito di Repubblica.it è, tra le testate di informazione on line, il più visitato in Italia, Kataweb è una delle principali imprese in Internet. Posizioni di assoluto rilievo sul mercato hanno conquistato le radio del gruppo, a cominciare da Radio Deejay e Radio Capital, la televisione All Music e la concessionaria di pubblicità A. Manzoni. Ecco alcune delle testate controllate: La Repubblica ( Il Venerdì , D La repubblica delle donne , Salute , Trova Roma , Trova Milano , Metropoli , XL , Velvet ), L’Espresso , Micromega , Limes , National Geographic Italia , Le Scienze , Il Tirreno , La Nuova Sardegna , Messaggero veneto , Il Piccolo , Gazzetta di Mantova , Il Mattino di Padova , La Provincia Pavese , Il Centro , La Tribunadi Treviso , Gazzetta di Reggio , La Nuova Ferrara , Nuova Gazzetta di Modena , La Nuova Venezia , La Città .

Chi controlla il gruppo Espresso

Il gruppo Editoriale l’Espresso è controllato da Carlo De Benedetti , attraverso alcune sue società, con il 53,2 per cento delle azioni. De Benedetti, oltre ad essere uno dei principali editori italiani, ha interessi nel settore delle comunicazioni e dell’energia. Tra l’altro oggi partecipa a una delle cordate per rilevare l’Alitalia.

Carlo Caracciolo

Caracciolo è uno dei fondatori de l’Espresso e di Repubblica . Oggi possiede il 10,0 per cento del gruppo.

Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste

Questa fondazione possiede il 2,0 per cento del gruppo editoriale.

Page 7: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

Assicurazioni Generali

Il colosso assicurativo possiede il 2,0 per cento del gruppo Espresso. Ma a sua volta controlla una quota del gruppo Rcs Mediagroup ed è partecipata da diversi azionisti presenti anche nel gruppo Rcs, come Capitalia e Mediobanca.

Giulia Maria Crespi Mozzoni

La signora Crespi controlla il 2,3 per cento del gruppo Espresso. Fa parte di una famiglia storica dell’editoria italiana, presente tra l’altro nella storia della proprietà del principale concorrente di Repubblica , Il Corriere della Sera .

GRUPPO CALTAGIRONE

Caltagirone Editore è oggi uno dei principali gruppi editoriali d’Italia. La società fu costituita nel dicembre del 1999 e quotata in Borsa nel luglio del 2000. Controlla testate storiche come Il Messaggero di Roma Il Mattino di Napoli, Il Gazzettino di Venezia, il Corriere Adriatico di Ancona e il Nuovo quotidiano di Puglia. Caltagirone Editore è presente anche nel settore della free press con Leggo , il primo quotidiano nazionale gratuito, con oltre 1.050.000 mila copie distribuite ogni giorno; è presente in Internet con il portale Caltanet. Appartengono al gruppo le concessionarie di pubblicità Piemme ed Area Nord Spa, B2Win, specializzata in servizi di Contact Center, e l’emittente regionale Telefriuli.

Chi controlla il gruppo Caltagirone

Il 54,7 per cento del capitale della Caltagirone editore, società del gruppo Caltagirone (un impero nel settore delle costruzioni e delle grandi opere, azionista anche di banche come il Monte dei Paschi di Siena), appartiene a società che fanno capo a Francesco Gaetano Caltagirone. Il 33,3 per cento fanno capo a società di Edoardo Caltagirone.

GRUPPO RIFFESER

Il gruppo editoriale che fa capo alla famiglia Riffeser controlla diversi quotidiani diffusi nelle regioni del Centro Italia e del Nord. Tra questi, il Quotidiano nazionale , Il Giorno , La Nazione , Il Resto del Carlino . Fanno capo al gruppo anche alcuni periodici, diversi impianti di stampa e la Spe , società per la raccolta pubblicitaria.

Chi controlla il gruppo Riffeser

Le società che fanno capo a Maria Luisa Riffeser Monti controllano il 57,8 per cento del gruppo. Andrea Riffeser , amministratore delegato del gruppo, possiede il 7,4 delle azioni. Tamburi investment partner ha un pacchetto del 7,8 per cento di titoli del gruppo Riffeser. Tuttavia va tenuto presente che quotidiani ed altre attività di informazione sono sotto il controllo della società Poligrafici editoriale , della quale Maria Luisa Riffeser Monti controlla, attraverso le proprie società, il 60 per cento del capitale. La Fondazione Cassa di risparmio di Trieste ha il 2,9 per cento. L’ Amber Capital LP controlla il 2,6 per cento. E il gruppo Rcs controlla il 7,5 per cento di Poligrafici Editoriale.

LA STAMPA

Page 8: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

La Stampa è uno dei principali quotidiani italiani. Insieme alla società di raccolta pubblicitaria Publikompass rappresenta uno dei gruppi editoriali più importanti del Paese.

Chi controlla La Stampa

La Stampa è il giornale della famiglia Agnelli . Al gruppo Fiat fa anche capo il 10,2 per cento del gruppo Rcs.

IL SOLE 24 ORE

Il Sole 24 Ore è uno dei principali quotidiani italiani per copie vendute. Nel settore dell’economia è il numero uno in Italia e tra i primi in Europa. Oltre al quotidiano, il gruppo Sole 24 ore controlla Radio 24, una delle principali emittenti di informazione radiofonica in Italia e un complesso editoriale di prima grandezza, un colosso nel settore delle pubblicazioni di carattere tecnico, scientifico, economico, professionale.

Chi controlla il gruppo de Il Sole 24 ore

Il gruppo fa capo alla Confindustria , oggi presieduta da Luca Cordero di Montezemolo, che è anche presidente del gruppo Fiat. Nella Confindustria hanno un ruolo decisivo molti degli industriali che figurano nei principali gruppi editoriali, da Rcs a l’Espresso.

TELECOM ITALIA MEDIA (LA7 E APCOM)

Sia la emittente televisiva La7, tv generalista e quarto polo televisivo nazionale, dopo Mediaset, Rai e Sky, sia l’agenzia di stampa ApCom fanno capo a Telecom Italia Media.

Chi controlla Telecom Italia Media

Telecom Italia , con il 69,2 per cento del capitale, è il maggiore azionista. Il gruppo delle comunicazioni è controllato a sua volta da una complicata catena di azionisti: Hopa (Fingruppo, Antonveneta, Unipol, Montepaschi e Bpi) controlla il 3,7 per cento di T.I.; Olimpia ( Pirelli e Benetton , entrambi presenti anche nel capitale di Rcs Mediagroup) controlla il 18,0 per cento; Brandes Investment partners controlla il 3,6 per cento; Assicurazioni Generali (presenti anche nel capitale di Rcs Meadiagroup e del Gruppo Editoriale l’Espresso) posseggono il 2,0 per cento.

GRUPPO CIANCIO SANFILIPPO

È un gruppo di prima grandezza e di fondamentale importanza soprattutto nel Mezzogiorno quello che fa capo a Mario Ciancio Sanfilippo . Questo editore è oggi il punto di riferimento di alcune emittenti televisive, tra le quali Antenna Sicilia e Telecolor, di emittenti radiofoniche come Radio Sis e Radio Telecolor. Mario Ciancio Sanfilippo controlla il quotidiano La Sicilia , è azionista di maggioranza de La Gazzetta del Mezzogiorno , è azionista de La Gazzetta del Sud . Ha inoltre altre partecipazioni in emittenti e gruppi editoriali. Mario Ciancio Sanfilippo stampa e distribuisce in Sicilia e nella provincia di Reggio Calabria diversi quotidiani nazionali.

SKY

La piattaforma digitale via satellite è nata il 31 Luglio 2003. Nel dicembre 2006 il numero degli abbonati SKY è risultato di 4 milioni, con un incremento delle sottoscrizioni di oltre 2 milioni e 100 mila famiglie dal suo lancio sul mercato italiano. Il 95 per cento dei sottoscrittori ha scelto di

Page 9: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

abbonarsi ai pacchetti premium che includono il cinema e/o lo sport. Diversi canali sono compresi nel pacchetto offerto, compresi canali di informazione all news, come SKY Tg24 o i classici Cnn, Bbs, Sky o Al Jazeera. La piattaforma digitale di SKY comprende oltre 160 canali tematici, audio, pay per view e servizi interattivi. Di fatto la platea televisiva di SKY è stimata in oltre 13 milioni di telespettatori. Al netto delle repliche e delle attività di autopromozione dei canali, la piattaforma trasmette ogni anno oltre 31 mila ore di programmi televisivi autoprodotti, di cui più di 18 mila ore prodotte dalle reti SKY e 13 mila ore dai canali terzi.

Chi controlla SKY SKY Italia fa capo al 100 per cento a News Corp, società Usa controllata dal magnate australiano Rupert Murdoch.

(AIDEM 2.2007) A chi appartiene l'informazione in Italia? Beh, per iniziare giusto per vederci meglio, un bel post per capire come siamo messi a informazione in Italia. Che l’informazione italiana sia profondamente assoggettata ai poteri politici ed economici è un dato di fatto. I gruppi editoriali dei maggiori quotidiani nazionali sono controllati da politici e da aziende. La “Repubblica” e l’“Espresso” (oltre che Radio deejay eRadio Capital) fanno parte del gruppo editoriale “L’Espresso SpA” che risponde direttamente alle Compagnie Industriali Riunite della famiglia De Benedetti. [1] Il “Corriere della Sera” appartiene al gruppo RCS, assieme alla “Gazzetta dello Sport”, a “Radio 105”, a “Radio Montecarlo” e alle case editrici “Rizzoli”, “Bompiani”, “Fabbri Editori”, “Sonzogno”, “Sansoni”. La società editoriale ha fra i suoi maggiori azionisti Mediobanca, Fiat, il gruppo Pirelli (rappresentato dall’imprenditore Marco Tronchetti Provera), e Banca Intesa San Paolo. [2] Il quotiano torinese “La Stampa” appartiene all’azienda automobilistica FIAT. La Confindustria[3] (l’attuale presidente è Emma Marcegaglia) controlla il “Sole 24 Ore”. “Milano Finanza” è del gruppo “Mediolanum”, di proprietà per il 50% della “Fininvest” di Maria Elvira Berlusconi. [4] “Panorama” e “Radio 101” sono editi dalla “Mondadori” che fa parte anch’essa del gruppo “Finivest”. [5] “Il Giornale”, fondato da Indro Montanelli nel 1974 è di proprietà, per l’89%, di Paolo Berlusconi. [6] La maggiore azionista de “Il Foglio”, quotidiano fondato nel 1996 da Giuliano Ferrara, è Veronica Lario Berlusconi, con il 36% delle azioni. [7] “Il Messaggero” e “Il Mattino” appartengono al gruppoCaltagirone Editore di Gaetano Caltagirone [8] (la figlia, Azzurra, è compagna del leader dell’UDC Pier Ferdinando Casini). Attraverso una lunga e articolata normativa, col tempo sempre più clientelare e gravosa, avviata in epoca moderna con la legge n° 461 del 5 agosto 1981, chiamata “Disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l’editoria”, e proseguita poi con la legge n° 62 “Nuove norme sull’editoria e sui prodotti editoriali” del 7 marzo 2001, lo Stato italiano elargisce, annualmente, intorno ai 700 milioni di euro per finanziare i vari gruppi editoriali. [9] Alcuni esempi: il “Corriere della Sera”, e quindi il gruppo RCS, ottiene dallo Stato circa 23 milioni di euro l’anno. Il quotidiano della Confindustria, “Il Sole 24 Ore”, riceve più di 19 milioni di euro, quello della Fiat ne percepisce 7 milioni e laMondadori, l’azienda di Silvio Berlusconi, 10 milioni, oltre a uno sconto statale per le spedizioni postali di quasi 19 milioni

Page 10: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

CHI POSSIEDE O CONTROLLA, SEDUTO NEI CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE, I PRINCIPALI QUOTIDIANI ITALIANI? INCHIESTA SULLA LONGA MANUS DELLA BANCHE E DELL’INDUSTRIA NELLA CARTA STAMPATA La teoria dei ‘sei gradi di separazione’ è un’ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altro abitante del globo terrestre attraverso una catena di conoscenze con non più di cinque intermediari. Proposta per la prima volta nel 1929 dallo scrittore ungherese Karinthy in un racconto breve intitolato Catene, venne confermata nel 1967 dal sociologo americano Stanley Milgram e più tardi, nel 2001, da Duncan Watts della Columbia University. La ricerca di Watts, pubblicata su Sciencenel 2003, permise l’applicazione della teoria dei sei gradi di separazione anche in aree differenti, tra cui l’analisi delle reti informatiche ed elettriche, la trasmissione delle malattie, la teoria dei grafi, le telecomunicazioni e la progettazione della componentistica dei computer. La nostra inchiesta vuole dimostrare che la legge di Watts non si applica alle relazioni fra le principali testate giornalistiche italiane e il capitalismo industriale-finanziario, o più precisamente che, analizzando i legami esistenti, andrebbe corretta al ribasso, in non più di tre gradi di separazione. Con quali effetti sulla libertà di informazione? La cosiddetta linea editoriale è ciò che distingue in sostanza una testata giornalistica da un’altra. Rappresenta, diremmo in linguaggio aziendale, una sorta di missione strategica, l’ipotesi di fondo a partire dalla quale si scelgono e si analizzano le notizie. Dall’esistenza di linee editoriali diverse – il cosiddetto pluralismo informativo – dipende la qualità dell’informazione, perché il pluralismo garantisce al cittadino/lettore la possibilità di conoscere notizie differenti lette da punti di vista differenti. Non solo. Dal pluralismo informativo dipende anche la possibilità che uno Stato possa dirsi democratico, dal momento che un elettore adeguatamente informato è messo in condizione di esercitare un voto consapevole. Il caso opposto, quello cioè di una rappresentazione univoca della realtà socio-politico-economica di un Paese (pensiamo alla Pravda di staliniana memoria), impedisce la corretta formazione del consenso, e quindi il libero esplicarsi dei meccanismi democratici. Ciò detto, dove si forma la linea editoriale di una testata? Come suggerisce il termine, è espressione della visione dell’editore, e si forma nel luogo in cui questi (che è il proprietario del giornale) prende le sue decisioni strategiche. Nelle moderne società capitalistiche questo luogo è il Consiglio di amministrazione. Diamo quindi un’occhiata a chi siede nei Cda dei principali giornali italiani e valutiamo di quali tipi di interessi siano portatori, dal momento che sulla base degli interessi del Consiglio si forma la linea editoriale.

Page 11: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

clicca qui per ingrandire la mappa

Partiamo dal più importante quotidiano a diffusione nazionale, il Corriere della Sera. Il suo editore è il gruppo RCS (Rizzoli Corriere della Sera), quotato in borsa. Il Corsera ha fama di essere il giornale super partes per definizione, quello che meglio rappresenta il tipo di linea editoriale tipico dell’informazione anglosassone (come si dice di solito, ‘all’americana’), per definizione indipendente da interessi particolari. Ma, analizzando il suo Cda, più che super partes dovremmo definirlo inter partes: in esso siedono infatti John Elkann, presidente di Fiat e di Exor (la holding finanziaria della famiglia Agnelli); Franzo Grande Stevens, avvocato storico di casa Agnelli, ex vicepresidente Fiat e attualmente presidente della Fondazione San Paolo; Carlo Pesenti, consigliere di Italcementi, Unicredit, Italmobiliare e Mediobanca; Berardino Libonati, consigliere di Telecom Italia e Pirelli; Jonella Ligresti, consigliere di Fondiaria, Italmobiliare e Mediobanca; Diego Della Valle, consigliere di Tod’s, Marcolin e Generali Assicurazioni; Renato Pagliaro, consigliere di Telecom Italia, Pirelli e Mediobanca; Giuseppe Lucchini delle omonime acciaierie; Paolo Merloni, CEO (Chief Executive Officer, ossia amministratore delegato) di Merloni Finanziaria, gruppo Indesit Company; Enrico Salza, consigliere di Intesa San Paolo; Raffaele Agrusti, consigliere di Assicurazioni Generali; Roberto Bertazzoni, consigliere di Mediobanca; e Claudio De Conto, di Pirelli Real Estate. Fra Corsera e Fiat, Pirelli, Telecom Italia, Mediobanca, Intesa, e tutte le altre aziende citate, ci sono zero gradi di separazione, cioè sono direttamente collegate fra loro. Grande finanza, banche, assicurazioni, automotive, telecomunicazioni, cementifici, acciaierie, pneumatici, immobili, moda, elettrodomestici: non c’è praticamente nessun settore del made in Italy che non possa dire la sua sui contenuti e sulla posizione del giornale. Viene da dire che in Italia essere indipendenti coincide col dipendere da tutti, nessuno escluso: la linea editoriale del Corrierone nazionale risentirà quindi delle esigenze e degli accordi reciproci fra le aziende che siedono in Consiglio: nessuna visione strategica a prescindere, e una pletora di manovre tattiche in risposta alle necessità del momento. Meno compromessa, ma solo all’apparenza, La Repubblica, che fa parte del Gruppo l’Espresso di Carlo De Benedetti. Nel Cda de L’Espresso troviamo Sergio Erede, amministratore di

Page 12: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

Luxottica; Luca Paravicini Crespi, consigliere della Piaggio dei Colaninno (dove siede accanto a Vito Varvaro, il quale a sua volta è anche nel Cda della Tod’s di Diego Della Valle) e figlio di Giulia Maria Crespi, ex direttore editoriale del Corriere ed ex presidente del Fai; e Mario Greco, consigliere di Indesit Company (dove siede anche Emma Marcegaglia) e della Saras di Massimo Moratti (già rappresentato nel Cda del Corriere attraverso i consiglieri del gruppo Pirelli). Massimo Moratti rappresenta inoltre il trait d’union fra il Gruppo L’Espresso e la famiglia Berlusconi, poiché siede, oltre che nel Cda della Saras, anche in quello della Pirelli, accanto a Carlo Secchi, ex rettore della Bocconi e amministratore Mediaset. La famiglia Berlusconi controlla direttamente Il Giornale, edito dal gruppo Mondadori, mentre la famiglia Agnelli è proprietaria del quotidiano La Stampa di Torino. Il Messaggero di Roma, il Mattino di Napoli, il Gazzettino di Venezia e il Nuovo Quotidiano di Puglia sono editi dalla Caltagirone Editore, di proprietà della famiglia Caltagirone (grandi opere, cementifici, immobili): fra gli altri, siedono nel Cda di Caltagirone Editore, Azzurra Caltagirone, moglie di Pier Ferdinando Casini, e Francesco Gaetano Caltagirone, consigliere di Monte dei Paschi e di Generali Assicurazioni. Il Resto del Carlino di Bologna, la Nazione di Firenze e Il Giorno di Milano sono invece posseduti dalla Poligrafici Editoriale, collegata con due gradi di separazione a Telecom Italia, Generali Assicurazioni e Gemina (attraverso Massimo Paniccia e Aldo Minucci); e con tre gradi di separazione (attraverso Roberto Tunioli, Sergio Marchese e Giuseppe Lazzaroni), alla Premafin della famiglia Ligresti. Infine una notazione quasi umoristica. Libero, l’aggressiva testata di destra e Il Riformista, quotidiano timidamente di sinistra, hanno lo stesso editore (e quindi zero gradi di separazione!): Giampaolo Angelucci, proprietario di un impero fatto di cliniche e strutture sanitarie (fra cui l’ospedale S. Raffaele di Roma), e messo agli arresti domiciliari il 9 febbraio dello scorso anno per falso e truffa ai danni delle Asl. La situazione non migliora, anzi se possibile peggiora, quando si analizzano i quotidiani finanziari. Il Sole 24 Ore, come è noto, è appannaggio dell’universo Confindustria, quindi diretta espressione dei desiderata dei principali gruppi industriali del Paese. Nel suo Cda siedono, fra gli altri, Giancarlo Cerutti, consigliere di amministrazione di Saras; Luigi Abete, presidente di Bnl (gruppo Paribas), fratello di Giancarlo Abete (presidente della Figc) e consigliere anche della Tod’s di Diego Della Valle; e Antonio Favrin, collega di Cda, in Safilo Group, di Ennio Doris, che siede in Mediolanum della famiglia Berlusconi e in Mediobanca. A proposito dei legami fra industria, editoria e sport, è interessante notare come quattro delle principali squadre di calcio italiane appartengono a gruppi industriali che possiedono, o amministrano più o meno direttamente, almeno un quotidiano generalista: la Juventus degli Agnelli (che influenzano la Stampa e il Corriere), il Milan di Berlusconi (Il Giornale), la Fiorentina dei fratelli Della Valle (il Corriere), e infine l’Inter di Massimo Moratti (il Corriere e La Repubblica). Milano Finanza e Italia Oggi, quotidiani economici molto conosciuti fra gli addetti ai lavori, sono invece editi dalla Class dei fratelli Panerai, e nel Cda del gruppo “leader nell’informazione finanziaria, nel lifestyle e nei luxury good products” (come si autodefinisce), siedono Maurizio Carfagna, consigliere di Mediolanum, e Victor Uckmar, il più celebre fiscalista italiano, i cui servigi sono stati richiesti in passato da ogni possibile gruppo industriale, e che oggi è amministratore della Tiscali di Renato Soru. Non sorprende quindi che gli analisti finanziari italiani lamentino l’impossibilità di rintracciare informazioni equilibrate sulla base delle quali valutare i bilanci delle società, o che scandali come quello della Cirio o della Parmalat siano stati tenuti nascosti finché non è stato ‘troppo tardi’ perché i piccoli investitori (ma non le grandi banche!) potessero rendersi conto della reale situazione. E qui è necessario notare un dettaglio sconcertante. Tiscali è l’editore de L’Unità – il

Page 13: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

quotidiano del principale partito ‘di sinistra’ del Paese, il Pd – che risulta pertanto a un solo grado di separazione da Milano Finanza e Capital (attraverso Uckmar); e a due gradi di separazione (lo stesso Uckmar e Carfagna), dalla Mediolanum di Berlusconi. Esiste poi un Consiglio di amministrazione dove tutti i gruppi industriali e bancari citati, a eccezione della famiglia De Benedetti, si incontrano, ed è quello di Mediobanca, ai tempi di Enrico Cuccia – suo fondatore – il ‘salotto buono’ della grande finanza, quella che dirigeva i destini dell’economia italiana sulla base di un preciso progetto strategico (più o meno condivisibile, per carità, ma almeno un progetto c’era), e ora trasformato in enclave di ogni possibile mediazione. Nessuno stupore che l’economia italiana navighi, per la verità a ritmi piuttosto bassi, alla deriva, priva com’è di un timoniere (una volta questo era il ruolo dei politici), in grado di darle una rotta qualsiasi. E ora tiriamo le somme: se sei sono i gradi di separazione fra due entità qualsiasi prese a caso, è evidente che tre, due, uno, o nessun grado di separazione non rappresentano un legame casuale. Esiste quindi la precisa volontà da parte di industria e finanza di controllare le notizie. Prova ne sia l’ostinazione con cui tanti imprenditori e manager italiani (un esempio per tutti – senza scomodare Silvio Berlusconi – è Diego Della Valle, che si è sottoposto ad anni di paziente anticamera pur di essere ammesso al Cda del Corsera), cercano di forzare la porta dei circuiti informativi. Ovviamente non è prudente che il legame sia sempre diretto, perché una situazione di controllo trasparente potrebbe far nascere qualche lecito dubbio nella mente dei cittadini lettori/elettori sull’attendibilità di quel che apprendono nella lettura dei quotidiani o addirittura potrebbe obbligare i direttori e le redazioni dei grandi giornali a fare i conti con il loro ruolo di utili idioti (ovviamente in buona fede, non ne abbiano a male per la definizione). Divengono quindi necessari degli ‘intermediari’ che intorbidino le acque nascondendo gli interessi reali, e che nello stesso tempo costituiscano il trait d’union fra quelli che devono apparire come opposti estremismi. Il profilo tipico di questa figura essenziale è quello del ‘tecnico’: avvocato, consulente, commercialista, revisore, sempre al corrente dei panni sporchi di famiglia (di più famiglie), al contempo confessore e uomo di fiducia, vincolato, più o meno direttamente, al segreto professionale. Come Berardino Libonati (classe 1934), titolare dello studio legale Jaeger-Libonati e ordinario di diritto commerciale all’Università La Sapienza di Roma, che ha ricoperto la carica di presidente del Cda del Banco di Sicilia dal 1994 al 1997; dal 1998 al 1999 e stato presidente di Telecom Italia e di Tim; ha fatto parte del collegio sindacale di Eni dal 1992 al 1995; dal 2003 al 2007 è stato membro del Cda della Nomisma di Romano Prodi; dal 2001 al 2007 è stato consigliere di amministrazione di Mediobanca; è stato presidente del Cda di Alitalia dal febbraio al luglio 2007, e presidente del Cda di Banca di Roma dal 2002 al 2007. Attualmente, oltre a far parte dei Cda di Pirelli, Telecom e RCS, è vicepresidente del gruppo Unicredit. Nel suo curriculum vitae pubblicato sul sito di Pirelli, in una nota particolarmente umoristica, si legge che “è in possesso dei requisiti contemplati dal codice di autodisciplina delle società quotate per essere qualificato come indipendente”. Un altro ‘super tecnico’ è Mario Greco (classe 1957), consigliere del gruppo l’Espresso, di Saras, di Indesit Company, di Fastweb e di Banca Fideuram, laureato con lode in economia all’Università di Roma. Partner fino al 1994 di McKinsey&Company, la più importante società mondiale di consulenza strategica, è stato amministratore delegato e CEO di Ras dal 1998 fino al 2005. Poi c’è Carlo Secchi (classe 1944), professore ordinario di Politica economica europea all’Università Commerciale Luigi Bocconi (è stato il diciassettesimo rettore della stessa università dal 2000 al 2004), attualmente nel Consiglio di amministrazione di cinque aziende quotate in borsa: Pirelli, Italcementi, Mediaset, Allianz-Ras e Parmalat, nonché di Fondazione

Page 14: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia

Teatro alla Scala, TEM Tangenziali Esterne di Milano, Milano Serravalle, La Centrale Sviluppo del Mediterraneo, Premuda, e futuro consigliere della società che dovrà organizzare l’Expo 2015 a Milano. Uomini potenti perché – loro sì – informati, ma nello stesso tempo condannati a servire il sistema, indispensabili ma sostituibili, schiavi delle beghe piccole e grandi e dei capricci degli imprenditori di cui sono al soldo, con la loro indubbia statura professionale che basta a stento a ritoccare la facciata. Quali sono gli effetti di questa tragica analisi sulla libertà di informazione? 7 aprile 2010. Poco prima delle 10.30 decolla dall’aerodromo militare di Payerne il primo aereo alimentato esclusivamente a energia solare. Si chiama Solar Impulse e ha sorvolato per due ore la Svizzera occidentale. L’aereo è stato progettato per volare giorno e notte senza produrre alcuna emissione. Sulle ali del Solar Impulse, costruito in fibra di carbonio, sono installate 12mila cellule fotovoltaiche. L’aereo è a elica ed è spinto da quattro motori elettrici. Il velivolo, per la cui costruzione sono stati impiegati sei anni, è il prototipo di un aeroplano che secondo i programmi compirà il giro del mondo senza carburante nel 2012. Si tratta di un aereo dalle vaste dimensioni, ha infatti l’apertura alare di un Airbus A340, ma il suo peso è equivalente a quello di un’auto di medie dimensioni. In un periodo in cui il prezzo del petrolio è in brusca risalita e il tema della sostenibilità ambientale sempre più trattato, ci si immagina che questa notizia debba ricevere gli onori della cronaca e che venga salutata con entusiasmo. Invece no, in Italia nemmeno una parola, né in televisione né sui giornali, con l’eccezione di un articoletto sul Sole 24 Ore pubblicato sull’inserto online Nuove energie e di un pezzo su L’Osservatore Romano. Forse perché l’opinione pubblica rimanga convinta dell’insostituibilità dell’oro nero? Quante altre notizie non vengono date? Non possiamo saperlo, ma siamo ragionevolmente certi che le notizie pubblicate sono quelle che non infastidiscono nessuno. Cronaca nera, pettegolezzi politici e non, pochissimo approfondimento e quasi nessuna inchiesta, notizie dall’estero estremamente limitate, e solo quando non se ne può fare a meno: guerre, tsunami, terremoti. Anche la lotta tutta nostrana fra chi è pro e chi contro Berlusconi, fra il partito dell’odio e quello dell’amore, o la querelle fra Stato confessionale e Stato laico, sono comode cortine di fumo per non parlare di altro: la crisi economica, la responsabilità delle banche nel suo perdurare, la grande impresa che non sa che fare. Emma Marcegaglia chiede al governo, nel corso del convegno degli industriali del 10 aprile 2010, di impegnarsi entro due mesi per un investimento di almeno 1 miliardo di euro su ricerca e innovazione e di circa 1-1,5 miliardi sulle opere infrastrutturali. Ma con i soldi di chi? E tagliando quali costi? E cosa ci darebbe in cambio la grande industria? Emma non lo dice, nessuno glielo chiede. Intrallazzi fra pubblico e privato costantemente oscurati, miliardi che corrono ma nessuno lo sa, accordi sottobanco con la criminalità organizzata, servizi segreti a disposizione di interessi privati: verità solo annusate che è impossibile addentare, mentre leggiamo di pedofilia vaticana, di un federalismo misterioso, dell’ennesima esternazione di un premier che ormai ha superato i confini del bene e del male e della morte prematura di un Presidente polacco. È proprio il caso di dirlo: beata ignoranza!

Giovanna Baer

Page 15: Chi controlla mass-media , stampa, tv in italia